Prologue

Quando quella mattina mia madre mi svegliò, non avevo idea di quello che sarebbe successo di lì a poco, anzi, sbadigliai rumorosamente e mi alzai.

Mia madre, Lydia, era già seduta sulla sua macchinina rossa, girovagando per casa, senza neanche controllare se le sue urla, accompagnate dal rumore del suo ventaglio, mi avessero smossa dal mio habitat naturale, il letto per intenderci.

Nel frattempo Dylan, il mio manager, stava fuori dalla mia porta, muovendo rumorosamente i piedi, probabilmente stava camminando avanti indietro per il corridoio.

Mi avvicinai all'armadio, dopo essere uscita dal bagno, prendendo la mia divisa scolastica.

Nonostante fossi un'attrice famosa e avessi un vuoto di memoria da un anno, anche se nessuno ne era a conoscenza, ero riuscita ad arrivare al mio quarto anno di scuola superiore.

Quella mattina era il mio primo giorno «Signorina Lydia! La prego, la consegna è domani, cosa dirá il direttore? Dannazione, Signorina Lydia» indossai velocemente il sopra della divisa.

Oh, povero Stiles.

Stiles è colui che si occupa di pubblicare i romanzi scritti da mia madre, nonostante lo faccia impazzire, so che in realtà gli vuole molto bene.

Più che altro, oggi dovevo concentrarmi su me stessa, finalmente mi ero alzata in orario, non ero andata di matto e, cosa più importante, non ero in ritardo per il primo giorno.

Una delle mie caratteristiche, oltre ad essere esageratamente esuberante e un'attrice di successo, consisteva nell'arrivare sempre e costantemente in ritardo.

Presi la cartella e aprì di scatto la porta.

Dylan era circa trenta metri distante da me, portava i suoi soliti occhiali da vista e aveva la faccia tutta sudata.

Si girò lentamente verso di me, fissandomi con gli occhi che brillavano.

Mi corse incontro, stavolta con gli occhi che lacrimavano «oh, non ci credo Brenda» mi prese le mani e scoppiò a piangere più forte «sei in anticipo, sei in anticipo! Oggi nevica ne sono sicuro» scoppiai a ridere e cominciai a muovere le nostre mani, su e giù «lo prometto Dylan, da oggi la mia vita cambierà, niente più ritardi» gli lasciai le mani e feci una posa di vittoria, come se sotto di me ci fosse un podio.

Dylan mi batté le mani, asciugandosi, poco dopo, gli occhi, dalle lacrime di gioia «si vai così Brenda, sono così fiero di te» poi, tranquillo, guardò il suo orologio ma non durò a lungo poiché gli occhi li strabuzzarono «sono le 8:10, Brenda, sei in ritardo come al solito!» ok, forse avevo parlato troppo ma a tutti capita di sognare.

Scoppiai in una crisi isterica.

Si sentì una risata «Stiles, prendimi se ci riesci. Maro non agitarti» urlò mia madre, cominciando a sfrecciare con la macchinina e lasciando il volante per sistemare Maro.

Maro è lo scoiattolino della mamma, vive nelle sue strambe acconciature ed è molto intelligente, forse più di me.

Io, nel frattempo, mi girai verso Dylan e Stiles «mi spiegate chi le ha dato la patente?» chiesi curiosa mentre Stiles mi guardava male e con uno sguardo disperato «tu ti preoccupi per la patente? Ma é normale guidare per casa?» annuì sicura, cosa c'era di strano?

Chiyo ci raggiunse, tutta sudata e col fiatone.
Aveva i capelli raccolti in uno chignon disordinato, e puntava il dito su mia madre che, ignara di tutto, sfrecciava tranquilla casa casa «Signorina Lydia, ho appena lavato il pavimento» Chiyo é la nostra governante, amorevole e simpatica, le voglio un mondo di bene.

Mia madre scoppiò a ridere più forte, poi svanì in una nuvola di fumo, lasciando il suo sosia-pupazzo.

Mi avvicinai e presi il pupazzo a mazzatte, con la mia mazza di gomma.

Nel pupazzo c'erano incise tre parole: Vi ho fregati.

«Arriverò tardi!» urlai, prendendo Dylan sotto braccio, salutando tutti.

Dylan all'inizio si divincolò, poi, colto da una rassegnazione degna di un depresso, si arrese alla mia stretta e si fece trascinare.

Corsi ridendo, con sotto braccio Dylan  e in mano il mio amatissimo martello.

Lo so, sarei sembrata una psicopatica ma non che fossi tanto normale.

Mentre correvo, la mia attenzione si posò sulla casa accanto la mia, i nuovi vicini sarebbero arrivati a momenti e io, da ottima persona qual ero, non vedevo l'ora di conoscerli!

Arrivammo velocemente in macchina e, dopo aver posizionato Dylan al volante e mettendogli la cintura, mi sistemai nel posto accanto al suo, cominciando a calciare da tutte le parti.

«Le 8:40! Sono le 8:40, Dylan corri, corri. Sfida le leggi della fisica? La velocità è fisica?» Dylan mi fissò, sfrecciando più forte «oh piccola Brenda, la tua ignoranza non ha limiti» misi il broncio «arrivavo tutti i giorni in ritardo, tra cui i giorni con prima ora fisica, preferisco volare con i pandacorni che fare quella materia orribile, no che non creda ai pandacorni o siano animali orribili ma dai i pandacorni sfidano le leggi della fisica volando, capisci?» cominciai a gesticolare e lui scosse la testa «sfrecciamo come i pandacorni allora» alzai le mani al cielo «viva i pandacorni!» almeno avevo mandato via l'ansia e la tensione.

Il problema é che mi sarei persa il discorso del primo giorno e, ovviamente, del primo giorno per i nuovi studenti.

Sbuffai accasciandomi sul sedile.
Cominciamo davvero bene.

~Spazio Autrice~
Da quanto tempo ragazzi? Eppure eccomi qui, con almeno quattro anni di differenza.
Il mio primo libro lo scrissi nel 2015, pieno di errori e al solo scopo di divertirmi ma, soprattutto, di divertire voi.
Dopo questo lasso di tempo, ho intrapreso nuovamente la scelta di ricominciare a scrivere.
Ed eccomi nuovamente qui,
è tutto spiegato nella descrizione, il capitolo é corto, lo so bene, ma i prossimi saranno più lunghi.
Mi dispiace per gli altri libri che, come potete ben notare, sto lasciando incompleti. Tuttavia, per ragioni mie e, soprattutto per ciò che sto provando in questo periodo.
Un abbraccio e alla prossima ❤️

P.s prima della correzione questo libro era un FF su Rossana, ci sono moltissime reference e ho deciso io stessa di lasciare i primi capitoli così com'erano.

Grazie ancora,

~Aly

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