Chapter XI - It's everything ok

Sbuffai, spostando la mia penna nell'altra mano e grattandomi nervosamente la testa. Non vedevo Simon da ventiquattro ore e l'attesa mi rodeva lo stomaco, cosa gli avrei detto per la foto?

Mi rivenne in mente quello strano ragazzo e la sua fidanzata, sembravano felici e spensierati e il ragazzo aveva gli stessi capelli di Layla.

Buttai la penna a terra mentre le parole di Abigail e Mia mi tornarono in mente, quelli nella foto dovevano per forza essere Ava e Jones, rispettivamente il fratello gemello di Layla e Simon e la nuova arrivata.

Una morsa mi fece rigirare le budella nello stomaco, avevo tolto a Simon l'unico ricordo che gli rimenava di suo fratello.

Mi sentì terribilmente in colpa e il respiro mi mancò, avevo voglia di dirgli tutto, di condividere quel che sapevo con lui ma non era possibile.

Dovevo tenerlo al sicuro su questa storia, lui era normale, proprio come me.

Ma l'amaro in bocca nelle parole di Jason al suo "Simon Elphis" mi rimasero in testa. Quasi non scoppiai a ridere, Simon, quel Simon, un Elphis? Impossibile.

In primo luogo: non sapevo nemmeno cosa fossero gli Elphis e credo che non esistano cose del genere, anche se ormai si poteva credere a qualsiasi costa, visto e considerato l'esistenza dei vampiri.

Seconda cosa, non era verde, bianco, viola o qualsiasi altro colore e non era di certo bitorzoluto, anzi, era bellissimo.

Arrossì al mio pensiero, ma cambiai subito rotta. Jason non era più venuto a "trovarmi", segno che era riuscito nel suo intento, mi sentì male nel sapere che, in piccola parte, era riuscito a fare tutto grazie a me.

Deglutì a fatica e continuai a fare i miei compiti d'algebra, sperando di non essere disturbata da mia madre. Odiavo quando mi buttava addosso il suo martello di gomma e odiavo quando urlava.

Ma non potevo farci nulla.

***

Il giorno prima non uscì nemmeno un attimo di casa, finendo algebra ed evitando categoricamente le chiamate di Layla e i richiami di Dylan.

Non ne avevo la forza mentale e non sapevo cosa dirle. Sorseggiando il mio cappuccino, entrai distrattamente a scuola.

Raggiunsi velocemente il mio armadietto, sistemai la tuta, che mi sarebbe servita per la quinta ora, e posai i libri che mi sarebbero serviti per la terza e quarta ora, rispettivamente algebra e inglese.

Presi i libri di chimica e fisica e finì velocemente il mio cappuccino, buttandolo nel primo cestino vicino. Ero a pezzi e sicuramente si notava parecchio.

Mia e Abigail mi vennero immediatamente incontro e, quest'ultima, mi prese una ciocca di capelli, rigirandosela tra le dita.
Storsi il naso, odiavo quando mi toccavano i capelli e ultimamente lo facevano tutti «ti ho mai detto che hai dei capelli bellissimi?» la guardai sorridendo e alzai lo sguardo, chiudendo rumorosamente l'armadietto.

«Chissà perché me lo dicono in tanti.» Sorrisi mentre lei alzò le spalle, continuando per secondi. Spostai lo sguardo verso Mia, che non faceva altro che controllare il telefono. «Novità?» Le chiesi, incamminandomi con loro verso l'aula che dovevamo dividere con la quinta.

Chiesi molte volte il motivo del nostro studio con le quinte ad Abigail, lei mi rispondeva sempre che dovevamo apprendere ciò da fare l'anno prossimo per gli esami mentre, quelli di quinta, avevano bisogno di un aula, visto che quella di prima era esplosa.

Non chiesi nemmeno il motivo, probabilmente nemmeno lei sapeva darmi una spiegazione, soprattutto per tutte le cose strane che stavano accadendo.

«No» rispose secca Mia con gli occhi lucidi «non lo sento da quattro giorni, è troppo ormai! Io devo avvertire la polizia, sua madre non risponde, suo padre nemmeno. Gli ho lasciato almeno cento messaggi in segreteria. Io...io non so che fare» singhiozzò ed io mi sentì ancora più a pezzi.

Non sapevo come aiutarla o come confortarla, non avevo mai perso il mio ragazzo e in ogni caso, quand'ero triste, mi ingozzavo sempre di gelato o schifezze varie.

Ma l'angoscia che sentì in Mia, il dolore e le borse nei suoi occhi, nel suo sguardo, il cuore a pezzi, le parole strozzate, mi rimasero impresse come una fotografia nella mente.

Le sorrisi debolmente e l'abbracciai d'istinto, Abigail ci guardò e non fece che unirsi a noi. Abbracciai entrambe, come se fossero l'unica speranza a cui mi sarei potuta aggrappare per sempre, come ossigeno, di cui non potevi farne proprio a meno.

Mia singhiozzò fortissimo e pianse lacrime di dolore. In realtà pensavamo tutte il peggio, Abigail addirittura che fosse morto; io non sapevo che pensare, ma sicuramente non a nulla di positivo. Ma non dicemmo mai queste cose a Mia, anche se, vista la situazione, poteva benissimo immaginarsela.

Ci staccammo tutte e tre e Abigail tirò un pugnetto di conforto alla bionda «dai Mia lo sai com'è John, appare e scompare di continuo» anche se non ne avevo la minima idea, avendo cambiato plesso da poco, annuì contenta, cercando di portarle speranza.

Mia si morse l'interno guancia, tirando su col naso «scompare per almeno sei ore, non quattro giorni» urlò ancora. A quel punto io e la mora ci guardammo, non sapendo più cose dire e fare. Così la prendemmo a braccetto e la trasportammo in classe, assicurandole che io avrei parlato con Simon, visto che avevo anche delle "innocue" questioni da chiarire, e che Abigail avrebbe sicuramente -cercato- di parlare con Oliver.

***

Appena entrate in classe l'aria viziata di sudore mi arrivò alle narici come se mi trovassi in una camera gas «per l'amor di Dio» urlò Abigail, frugando nella sua "borsetta per emergenze" e tappandosi un naso con le dita «vi prego, sono le otto del mattino, niente allenamenti, freschi di casa, potete mai puzzare in questo modo?» uscì un deodorante e lo spruzzò per tutta la classe, facendo tossire la maggior parte dei presenti.

Tra cui me e Mia. Non che comunque il tutto fosse sbagliato ma andiamo, così tanto....anche no.

Sbuffai e Mia si soffiò il naso, sorridendomi leggermente e debolmente. Ricambiai e, dopo un po', vagai con lo sguardo alla ricerca di qualcuno.

Subito i miei occhi incontrarono quelli azzurri di Simon, mi sorrise ma non ricambiai.

Non avrei mai potuto farlo. Al contrario, spostai lo sguardo dall'altro lato, colpevole.

Una tirata al braccio mi fece distrarre dal suo sguardo confuso e il mio colpevole.

Layla, con i suoi capelli corti e sbarazzini, era elettrica già di mattina «buongiorno Bree e buongiorno ragazze.» Ci salutò, sorridendo come al solito, come facesse ad essere così allegra di mattina, io non ne avevo proprio idea.

Ok si, amavo essere esuberante, ma la mattina, talvolta, mi era alquanto difficile. Mia la salutò distrattamente mentre Abigail fischiò, quelle due insieme non mi piacevano per niente «uoo come siamo allegre stamani, Adam torna in città?» guardai confusa entrambe mentre Layla annuiva «non vedo l'ora, peccato torni con Paul» la felicità le scemò dal viso per pochi minuti, difficili anche da captare ma poi ritornò pimpante come prima.

Mia rimase in silenzio ed io tossì, sventolando la mano verso di loro «potreste spiegare anche a me?» sclerai mentre Abigail si girava verso di me «Adam e Paul sono i fratelli di Lydia e torneranno finalmente dall'Erasmus in Giappone» iniziò Abigail «e Adam è il mio ragazzo» finì Layla mente io la guardai confusa, sentendomi ferita da quelle parole.

Fu come ricevere uno schiaffo, qui tutti avevano segreti anche per cose banali, come i ragazzi. Ed ovviamente io ero all'oscuro di tutto.

Annuì soltanto, felice per lei, anche se il senso di colpa mi tornò addosso come un alito di vento. Come potevo biasimarla? Stavo nascondendo cose ben peggiori di un ragazzo e mi sentivo in dovere di fare la ramanzina agli altri?

Oliver e Simon ci vennero incontro, bianchi come cadaveri e guardarono Mia spaventati. Deglutì a fatica e fissai Simon che, con aria severa ma angosciata, si riferì alla bionda.

Lo ascoltammo tutte ad orecchie tese, il mio cuore batteva all'impazzata e Mia diventò bianca come un lenzuolo.

Abigail affiancò Oliver «hanno trovato John o meglio John ha trovato noi» Mia scoppiò di nuovo a piangere, temendo il peggio.

Avrei preferito che Simon stette zitto «e non è in buone condizioni» concluse mentre io persi del tutto la testa.

Abigail si aggrappò al braccio di Oliver, io continuavo imperterrita a guardare Simon, che non si girò mai a guardarmi, Layla si tappò la bocca e Mia svenne.

Qualunque cosa fosse successa a John, non era qualcosa su cui potevano passarci sopra.

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