Chapter X - Photograph
Il fatto che Simon fosse uscito infuriato dalla sua camera, dove c'ero io mezza drogata, mi lasciò un po' perplessa.
Che avevo detto di male?
Forse si era reso conto che ormai, per me, era una routine occupare abusivamente la sua stanza e in qualche modo si era offeso?
Non riuscivo ancora a capire.
Eppure le parole di Jason mi ronzavano in testa.
Perché ce l'aveva tanto con me?
Perché tutti improvvisamente ce l'avevano con me?
Mille domande mi ronzavano in testa e il fatto che Jason adesso potesse entrare liberamente nella mia testa, dirmi parole senza senso e sembrare un super pedofilo, non mi aiutava per nulla.
Spostai lo sguardo sul comodino, dove un piccolo orologio segnava l'orario di quella fredda e umida mattina.
9:30
Sbiancai dallo shock, come avrei fatto con la scuola?
Per di più mia madre non sapeva nulla, quindi presumo che non sappia nemmeno che sono nuovamente da Layla.
Layla, certo!
Sia lei che Simon sono a casa.
Ma in tutto questo casino, non mi spiegavo la presenza di Lydia in casa loro.
Non me la raccontavano giusta e questo mi provocò un bruciore allo stomaco, la sua presenza lì dentro era insopportabile per me.
In quel momento, comunque, avrei preferito scomparire.
Mi trovavo in una casa dove due persone mi odiavano, Layla era sparita e Simon aveva sperimentato l'arte del ciclo.
Non desideravo di meglio.
Respirai profondamente e pregai con tutta me stessa che Layla spuntasse all'improvviso, aiutandomi ad uscire.
Ma non arrivò.
Entrai nuovamente nel panico mentre sentì la porta d'ingresso sbattere rumorosamente.
Mi guardai attorno e poggiai i piedi per terra.
Ero scalza e, quando il mio tallone poggiò terra, un brivido mi percorse la schiena.
Odiavo Novembre.
Mi alzai, un pò dolorante, e mi diressi alla finestra.
Dove Lydia e i fratelli Pevensie stavano correndo, con delle cartelle in mano.
Ma stavano andando a scuola alle 10:00?
Ok, loro avevano sempre Matthew, quindi erano giustificati.
Argh, li invidiavo in quel momento.
Consideriamo anche che mi hanno lasciata qui da sola, a casa loro.
Mi sa che Layla si fidava un pò troppo di me.
Quest'ultima, dopo che formulai questo pensiero, si girò verso la finestra.
Di soppiatto, senza farsi vedere.
Mi sorrise a trentadue denti e annuì con la testa, mimando un qualcosa come "a più tardi."
Poi andò via.
Mi aveva letto nel pensiero?
Scoppiai a ridere, dopo questo pensiero, e mi sostenni la pancia per le troppe risate.
Era ovvio che Layla non potesse farlo ma stavo vedendo troppe cose strane e ormai mi immaginavo l'assurdo.
Ad un tratto la mia testa cominciò a rimbombare e mi accasciai a terra.
«Layla può fare questo e altro» era di nuovo Jason e d'istinto chiusi gli occhi.
Stavo proteggendo qualcosa d'ignoto per me e, se tempo fa un tizio qualsiasi mi avesse detto che un vampiro si sarebbe insidiato nella mia testa, probabilmente gli avrei riso in faccia.
Ma era reale e stavo diventando sempre più pazza.
Mi alzai, sempre con gli occhi chiusi, e cercai di camminare «ho già visto dove siete. Perché credi che Layla ti abbia guardata? Ha letto i tuoi pensieri e ha captato la mia presenza.»
Storsi la bocca e mi tappai le orecchie
«NON VOGLIO SENTIRTI! STA ZITTO ED ESCI DALLA MIA TESTA»
urlai.
Ma il dolore aumentava e una risata rimbombò dentro la mia testa, aprì gli occhi, contro la mia volontà.
Non riuscivo più a controllarmi.
«Bambolina io non posso uscire dalla tua testa, ormai io sono te e tu sei me.
Siamo un'unica persona» i miei occhi si fecero pesanti e le palpebre erano ormai semichiuse.
Mi alzai da terra e mi misi dritta, barcollando un pò «sai quando sei venuta a trovarmi e io ho usato quella spada contro di te, non era tutto casuale» un'altra risata «e tu mi hai sottovalutato troppo. Quella spada ha un compito specifico. Adesso metà del mio DNA scorre in te, vedi che bello! Sei come una mia creazione, anzi no, sei una mia creazione» un'altra risata.
Questo tizio ha davvero dei problemi.
Il fatto che fossi di nuovo sotto il suo controllo mi fece infuriare.
Ma stavolta non mi liberai.
Iniziai a camminare e a frugare in camera di Simon, contro la mia volontà.
Se solo Simon vedesse....
Ma non avrebbe capito comunque.
Mi dispiace così tanto, io sono un mostro.
Frugai tra il suo armadio ma evidentemente Jason non aveva trovato nulla che gli interessasse.
Frugai così nei cassetti del suo comodino ed è lì che trovai una foto.
Raffigurava un ragazzo abbastanza alto, con i capelli biondi e gli occhi castani.
Il ragazzo aveva una mano nel fianco e con l'altra cingeva la vita di una ragazza, un pò più bassa di lui con capelli biondi e degli occhi nocciola.
Erano davvero carini insieme «bingo» sentì dentro la mia testa.
Ma chi erano quei due ragazzi e perché Simon aveva una loro foto in camera.
Ma soprattutto perché Jason stava cercando quella foto?
Improvvisamente tornai lucida ma caddi nuovamente a terra.
Sbattei il fondoschiena e impreca sottovoce.
Ma perché ero sempre io a farmi male?
Mi massaggiai il sedere mentre il mal di testa era scomparso del tutto, così come la foto e Jason.
Eh? Ma questo non aveva senso.
Cosa avrei detto a Simon?
Scoppiai in lacrime, Simon non mi avrebbe mai perdonata.
Sarebbe stata la fine.
***
«Hai una faccia da funerale tesoro, sicura che la febbre ti sia passata?» mia madre mi stava guardando dalla sua macchinina giocattolo mentre io stavo bevendo una cioccolata calda.
Ero tornata a casa ore prima, cercando di togliere ogni traccia della mia presenza da casa di Simon.
Soprattutto la scomparsa di quella foto per colpa mia.
Mi sentì terribilmente in colpa.
Ero rientrata a casa con dei vestiti di Layla e sapevo che avrei dovuto ridarglieli, proprio come i precedenti.
Mia madre era venuta alla porta e mi aveva fatto l'interrogatorio, dicendomi che la sera prima Layla aveva telefonato dicendole che mi avevano trovato con la febbre alta.
Mia madre aveva provato a venire ma in qualche modo Layla era riuscita a convincerla.
Ma non so come.
Questo mia madre non me lo disse ma sapevo che per una mamma iper protettiva come lei, tutto questo era strano.
Non feci comunque domande e ringraziai mentalmente i fratelli Pevensie, li stavo provocando un sacco di problemi e loro erano costretti ad inventarsi ogni genere di scuse.
Invece ero io che dovevo scusarmi con loro «si mamma, tranquilla, non ho più la febbre» sorrisi tirata, sorseggiando la cioccolata e guardando Chiyo dal salotto.
Era intenta a pulire la tavola dopo la colazione matta che mia madre e Rei avevano fatto.
Nemmeno se fossero dei maiali in una fattoria.
Mia madre non notò il sorriso finto che feci anzi, mi sorrise a sua volta, aprendo il suo solito ventaglio e guardandomi con aria maliziosa «allora dimmi, hai dormito due volte a casa dei Pevensie e suppongo che tu abbia visto qualcosa del tuo amichetto» quasi non sputai tutta la cioccolata, dove stava andando a parare?
Aggrottai le sopracciglia e la guardai interrogativa «che intendi dire?» lei fece un giro con la macchinina, inseguita, ovviamente, da Stiles, che stava strisciando a terra, esausto «beh Simon Pevensie ti dice qualcosa?» abbassai gli occhi.
Certo che mi diceva qualcosa ma Simon mi odiava e se, avesse saputo della foto, la nostra "amicizia" sarebbe finita per sempre.
Avevamo già litigato abbastanza ma ero convinta che per Simon quella foto significasse molto.
Mia madre sembrò non notare il mio sguardo triste e questo mi fece un po' male «considerando il fatto che la prima volta ero in camera con Layla e la seconda avevo la febbre direi che il ben di Dio che intendi tu, potremmo solo immaginarlo» le dissi con freddezza, guardando verso la finestra.
Mia madre stava per rispondermi ma fu interrotta da Stiles, il quale l'aveva presa per la schiena.
Maro si agitò sopra la sua testa e con un balzo arrivò nella mia «Signorina Lydia potrebbe immaginare la storia?» strillò.
Mia madre lo buttò in aria con un pugno e poi ripartì con la macchinina per casa, lasciandomi finalmente in pace e con Maro alle calcagne.
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