Chapter V - All because of a car
Simon si era comodamente seduto sul divano con le gambe appoggiate nel tavolino.
Era da un po' che era intento a fissare la macchinina di mia madre con gli occhi che brillavano, stavolta in senso figurato.
La studiò attentamente con gli occhi e poi si andò a sedere su di essa, il suo sguardo diventò triste «la mia Dorothy» piagnucolò, saltando sul sedile e quasi sul punto di romperlo, poi si rivolse a me con gli occhi lucidi.
Era ingiusto, sapeva recitare meglio di me!
«Kitty, sei senza cuore» piagnucolò ancora, mentre io mi pietrificavo sul posto «la mia Dorothy, la mia piccolina....chissà come sta soffrendo» si mise una mano sul petto, all'altezza del cuore, abbassando il capo.
Io lo guardai con un sopracciglio inarcato, non avevo intenzione di cambiare idea e lui sembrò accorgersene perché alzò un occhio.
Notando che lo stavo fissando, lo riabbassò «oh la mia Dorothy» ripetè, oddio ne aveva fatto un dramma.
Stufa della situazione, salì in camera mia e mi cambiai velocemente scendendo in salotto, dove lo ritrovai seduto sul divano.
Mi venne incontro tutto fiero e io mi girai verso di lui «lo faccio solo per Dorothy» ma che stavo dicendo? Ero impazzita.
Lui annuì raggiante «lei te ne sarà grata» non sapendo come comportarmi, cominciai a torturarmi un ciuffo di capelli.
In 17 anni della mia vita questo era il mio primo appuntamento, tutto perché il lavoro non me l'aveva mai permesso.
A proposito non lavoravo da tanto, vabbè non era un problema, il vero dilemma era uno solo, ossia: come diamine ci si comporta ad un appuntamento?
Guardai Simon da dietro, lui sembrava tranquillo ed era ovvio, a lui non importava niente di questa uscita, voleva solo Dorothy e dopodiché sarebbe ritornato ad essere il solito stronzo che era.
Mi arrivò una scarica di gelosia, oh andiamo, non potevo essere gelosa di una macchina.
Mi sentì sprofondare quando realizzai che questo non poteva essere considerato nemmeno un appuntamento, maledetta Dorothy e maledetta Layla.
Avvolta nei miei pensieri non mi accorsi che Simon si era fermato e che io ero finita contro la sua schiena, sbattendo, violentemente, la faccia contro il suo giubbotto di pelle.
Stai più attenta imbranata, mi dissi mentalmente mentre Simon fece finta di nulla.
Mi massaggiai il naso e lui mi passò il casco, lo ringraziai con lo sguardo mentre guardavo l'enorme moto nera davanti a noi.
Ma io dico, potrebbe vivere tranquillamente senza Dorothy se hai una moto, ma no, ovviamente devo andarci di mezzo io.
Sai che novità.
Provai ad allacciarmi il casco ma con scarsi risultati così, non volendo fare la figura della fessa, cercai di distrarlo
«la tua moto ha un nome?» oddio, volevo sprofondare.
Lui sorrise felice e poi toccò la sua moto delicatamente «la mia moto é un lui, si chiama Jack» era un colpo basso, volevo scoppiare a ridere e rotolarmi per terra.
Jack e Dorothy, non mi immagino il nome che darà ai suoi figli, oh poverini «dammi qua, intronata» mi urlò Simon, prendendomi il casco e allacciandomelo, l'aveva fatto in un secondo e la sua faccia era a un palmo dalla mia, volevo sprofondare ancora, ancora e ancora.
Lui, ancora una volta, fece finta di nulla e salì sulla moto.
Oh insomma, ero solo io quella agitata?
Simon si sistemò per bene e poi mi fece cenno di salire, titubante cercai di farlo.
Sarei morta stasera ne ero sicura.
Brenda Kylei, 17 anni, morta nel tentativo di salire su una moto.
Simon mi porse la mano annoiato, ma io lo capivo dagli occhi, mi stava prendendo di nuovo in giro.
Sconfitta, accettai il suo aiuto e in men che non si dica mi ritrovai dietro di lui, con le gambe penzolanti «tieniti forte a me» senza ribattere lo feci, aiutatemi vi prego.
Simon sfrecciò e io stavo quasi per volare via dalla moto, così mi strinsi più forte e appoggiai la testa sulla sua schiena, non sarei mai salita su quell'affare, mai più!
Dallo specchietto vidi Simon sul punto di scoppiare a ridere, stavolta non si poteva nascondere, ma io si, avevo di nuovo fatto una figuraccia «dove stiamo andando?» gli chiesi urlando e lui si girò verso di me «da nessuna parte, ti faccio fare un giro in moto» oh ma che carino, più che altro voleva farmi morire su quell'affare.
Pregai con tutta me stessa che si girasse, doveva guardare la strada, non me.
Lo guardai confusa mentre stavo andando a fuoco «mi stai dicendo che vedremo la città su una moto, in questa posizione?» dentro di me ero combattuta, da un lato ero triste perché lo faceva solo per Dorothy, da un altro ero curiosa perché avrei passato del tempo con lui e conoscerlo meglio.
Lui mi fece l'occhiolino e poi si girò
«si Kitty, mi avrai tutto per te» gli diedi un pugnetto nella spalla, cercando di non cadere e morire prima del previsto «ahio» si lamentò e io scoppiai a ridere.
Conobbi posti che nemmeno sapevo l'esistenza, anche se intravisti da una moto in corsa era già qualcosa e, quando arrivammo a casa, mia madre era affacciata dalla finestra con una macchina fotografica in mano.
Oh no, vi prego.
Scesi velocemente dalla moto e mi misi davanti a Simon, in modo che non vedesse mia madre.
Che figura.
Sorrisi tirata e Simon mi tolse il casco
«grazie davvero, mi hai evitato una figuraccia» lui mi sorrise e mi mandò un bacio «tutto per te, mia piccola Kitty» cercai con tutta me stessa di non ridere ma le labbra mi tradirono e questo lo fece ridere.
Senza farmi vedere da lui mi girai ma di mia madre nessuna traccia.
Fiù «nonostante tutto grazie mille per oggi, spero che..» non finì la frase, che una voce arrivò dritta alle mie orecchie, ma non era rivolta a me
«Simon tesoro» Lydia si precipitò davanti a lui e lo abbracciò mentre il diretto interessato cercava di togliersela di dosso, chiaramente disgustato «non chiamarmi tesoro» le urlò, staccandosela di dosso.
Volevo sprofondare, prima che potessi aprire bocca, lei mi guardò disgustata, come qualcuno che vede qualcosa che non gli piace, infatti io a lei non piacevo per niente e finalmente l'avevo capito «è tutta colpa tua» mi urlò, il che non mi smosse per niente, qui era sempre colpa mia
«sei entrata nelle nostre vite e le hai cambiate, sottolineo in peggio»
alzò una mano in aria mentre io cercavo di risponderle, aveva parlato solo lei e questa situazione doveva finire, doveva spiegarmi perché aveva fatto il doppiogioco con me, non le avevo fatto nulla di male, anzi, all'inizio nemmeno la conoscevo.
Ma non dissi nulla, Simon aveva uno sguardo duro e le afferrò il braccio, gli occhi gli luccicavano come diamanti, era infuriato «adesso basta, andiamo a casa» mi salutò con gli occhi e la trascinò via.
Sotto la sua presa, Lydia si divincolava ma con scarsi risultati.
Lo ammetto, mi faceva un po' pena.
Sospirai, affranta, entrando dentro casa.
Non era così che volevo salutarlo.
Non era che sembrava non odiarmi più.
***
Lunedì arrivò presto e con lui un altro giorno di scuola, sbadigliai rumorosamente mentre aspettavo il professore di chimica, era illegale averla a prima ora.
Sbattei la penna sul banco, ero frustata e, sicuramente, appena avrei visto Lydia, mi sarei fatta dire il suo numero civico solo per bruciarle casa.
Oh, si che l'avrei fatto.
In classe entrarono altri ragazzi di cui non conoscevo l'esistenza, non erano nel mio stesso corso ne ero sicura.
Picchiettai la spalla di una ragazza davanti a me, lei si girò confusa e notai che stava chiacchierando con un'altra ragazza «ehm scusate...volevo chiedervi se voi sapete chi sono tutti questi ragazzi che stanno entrando»
volevo sparire dalla faccia della terra, mi sentivo così stupida.
Gli occhi di una delle ragazze si illuminò «ma tu sei Brenda Kylei, oddio! Comunque sono i ragazzi di quinta»
si rivolse all'altra con gli occhi a forma di cuore «da oggi avremo lezione di chimica e fisica con loro» inarcai un sopracciglio per la situazione strana ma annuì «ok, grazie mille e con che classe siamo?» la ragazza dell'informazione mi fissò, come se avessi detto la cosa più strana del mondo «con la 5 A ovviamente. Mi presento sono Abigail Swartz» le sorrisi e anche l'altra ragazza si presentò «io sono Mia Morgan» sorrisi «io sono Bree» lei mi sorrise di rimando, mentre Abigail le diede una pacca sulla spalla
«Mia é un pò timida all'inizio»
anch'io le diedi una pacca sulla spalla
«non devi fare la timida con me, va bene?» lei annuì insicura mentre io cercai di farle dire anche qualcosa di stupido «lo sapete che con noi ci saranno anche Simon Pevensie, John Mortimer e Oliver Gomi?» oh fantastico, che bellissimo scherzo del destino, ero felice di avere Simon e Layla tra i piedi ma non tanto Lydia tra i piedi di Simon.
Mia si rivolse a me sorridendo
«Abigail ha una cotta per Oliver dai tempi delle medie, però non si é mai avvicinata più di tanto perché attorno a lui c'era sempre qualche ragazza o Simon. Di solito quando si "incrociano" litigano sempre» continuai a inarcare un sopracciglio «andavate alle scuole medie con Simon?» loro annuirono
«Simon ha sempre vissuto qui, poi quattro anni fa é partito improvvisamente senza dire nulla, insieme a sua sorella e al fratello ed ora rieccolo qui. È ritornato due anni fa, poi Jones è sparito insieme ad Ava e sono ripartiti di nuovo. Oliver è quello che ne ha risentito fin da subito, Simon era come un fratello per lui» di nuovo, di nuovo quel Jones.
Presa da un momento di coraggio, sorrisi alle due «scusate, ma chi è Jones?» Mia mi guardò interrogativa e Abigail si sbattè una mano in fronte «Jones è il fratello gemello maggiore di Simon e Layla, non ne hai sentito parlare? È scomparso improvvisamente due anni fa con la fidanzata, Ava, la nuova arrivata. Che peccato, erano così carini, si pensa siano morti» mi sentì male per loro, sapevo cosa significasse perdere una persona cara.
Ma mi sentì ferita, Layla mi aveva nascosto una parte importante della sua vita.
Mia diede una piccola spallata a Abigail «beh, quando Simon è ripartito, con Oliver c'era sempre Abigail» sorrise maliziosa e fui felice che Mia non fosse più timida con me e le sorrisi, nel frattempo Abigail arrossì fino alla punta dei capelli, fin quando qualcuno non le diede un colpetto sulla testa con un libro «ahia» urlò Abigail, massaggiandosi la testa mentre Oliver se la rideva, non lo sopportavo quel ragazzo.
L'avevo conosciuto al terzo anno, quando ho dovuto presentare la seconda A mentre lui la terza A, volevo lanciargli il microfono in testa «qual buon vento Abigail, non ti vedo da tanto, come ti va la vita?» per me se la stava ridendo troppo e questo mi fece imbestialire e non poco «tutto apposto Oliver e a te? Penso che la puzza di colonia e ormoni femminili ti abbiano portato qui» nella sua voce percepivo la punta di gelosia e mi sentì male per lei.
Oliver storse il naso e si annusò, poi fece spallucce.
Quel ragazzo non capiva «si vede che io mi diverto e ho una vita sociale a differenza tua» questo era un colpo basso, stavo per intromettermi, quando qualcuno mi tappò la bocca da dietro e mi avvicinò al suo petto.
Un calore mi si sprigionò lungo tutta la nuca e mi girai per guardare Simon, mi staccai velocemente rossa e lo fissai male «sta buona Kitty, non intrometterti» il suo sguardo era duro e non ammetteva repliche «io non mi stavo intromettendo» sbottai e lui scoppiò a ridere «si come no» mentre noi "chiacchieravamo", Oliver e Abigail si stavano massacrando a parole.
Mia si girò verso Oliver e Simon e entrambi ricambiarono il suo sguardo «ragazzi, John non c'è?» Simon si girò preoccupato verso l'amico, il quale ricambiò lo sguardo.
Lo guardai interrogativa e lui scosse la testa «no, purtroppo sta male» Mia annuì, delusa ed io decisi di non fare domande, soprattutto dopo l'arrivo del professore.
Con grande sorpresa scoprì che il professore in questione era Matthew e che io era seduta davanti a Simon.
Quando Matthew entrò fissò intensamente me e lui e poi si presentò alla classe.
Dal canto nostro non ascoltammo quasi nulla, sia della presentazione sia della lezione.
Lui era troppo impegnato a chiamarmi in continuazione battendomi la penna sulla spalla ed io ero troppo impegnata ad ascoltarlo e a non scoppiare a ridere nel bel mezzo della lezione.
Quando la campanella suonò, mi precipitai subito fuori dalla classe mentre Simon mi prese per un braccio
«Kitty oggi passo a prenderti» lo fissai confusa mentre lui mormorava qualcosa come "Dorothy e macchina".
Eh te pareva, giuro che avrei fracassato quella macchina.
Layla mi passò accanto e mi salutò allegramente, poi uscì.
Nonostante ciò continuai a parlare con Simon, ma poco dopo fui interrotta da Matthew che, arrivato da non so dove, mi fissò male e si rivolse a lui
«scusami Brenda ma dovrei parlare con Simon» lo fissai senza battere ciglio, nonostante il tono della voce e il modo in cui l'aveva detto, Simon non sembrava per niente turbato «nessun problema professore..?» oddio non sapevo come comportarmi, era praticamente il mio vicino di casa e lo zio di Simon.
Lui rise e mi fissò scherzosamente
«chiamami solo Matthew» annuì e poi vidi lui e Simon scomparire tra la folla di ragazzi.
Cercai con gli occhi Abigail e Mia e, dopo averle trovate, andai in mensa con loro.
Parlammo del più e del meno e ci sedemmo insieme, dopo un po' però mi sentì chiamare da Layla.
Lei era seduta più avanti con Lydia avvinghiata a Simon, Oliver ed altri ragazzi che non conoscevo.
Abigail e Mia fecero "no" con la testa ma io rimanevo pur sempre una persona educata, per cui mi alzai e mi diressi senza timore al loro tavolo «mi hai chiamata?» fissai intensamente Layla la quale, tutta contenta, annuì
«si, ti va di unirti a noi?» fissai Simon e Lydia, seduti vicini, anzi, mi correggo, lei seduta sopra di lui.
Da quando Simon aveva parlato con Matthew, non mi guardava più, se non male e questo mi faceva imbestialire.
Insomma l'avevo lasciato con lui per cinque minuti «volevo chiederti se ti andasse di sederti con noi» ripeté ed io non dissi nulla.
Mi guardai indietro, fissando Mia e Abigail, avevo promesso di mangiare con loro e non volevo deluderle «scusami Layla, avevo promesso a Mia e Abigail che avrei mangiato con loro»
Layla scosse la testa, sorridendomi
«fa nulla» mi sentì un po' in colpa mentre Lydia se la rideva «meglio, fai un favore a tutti» la rabbia mi accecò, non la sopportavo e sapevo che adesso si sarebbe messa male.
All'improvviso tutta la mensa calò in un silenzio tombale, ascoltando la discussione «come scusa?» chiesi cercando con lo sguardo Simon, lui prese la sua coca e se la portò alle labbra, ne bevve un po' e poi mi fissò negli occhi, erano vuoti e spenti «hai capito bene» mi disse, stava proteggendo Lydia, la stava assecondando!
Lei scoppiò a ridere «sei un fastidio per tutti, da quando sei arrivata hai provocato problemi su problemi su problemi» Oliver, Layla e tutti gli altri stettero zitti per tutto il tempo, compiaciuti dalle parole di Lydia , tranne, ovviamente, Layla e qualcosa mi fece intendere che nemmeno Oliver era d'accordo «sarebbe stato meglio se tu non fossi mai entrata nelle nostre vite» concluse Simon e da lì non ci visti più dalla rabbia.
Ma che aveva?
Passava dall'insultarmi, al salvarmi, al chiedermi di uscire fino ad insultarmi di nuovo.
Era umiliante e snervante.
Proprio ora che pensavo di aver deposto l'ascia di guerra.
Scoppiai a ridere mentre loro mi guardarono confusi «avete ragione, ma su una cosa ho ragione io» presi il loro vassoio di spaghetti e glielo rovesciai addosso, sotto lo sguardo stupito di tutta la scuola.
Lydia emise un urlo mentre Simon, togliendosi uno spaghetto dalla testa, scoppiò a ridere «sono sicura che quando qualcuno è una testa di cazzo dalla nascita non può diventare un angioletto dall'oggi al domani, vero Lydia?» la mensa scoppiò in una fragorosa risata mentre tutti mi applaudivano, ovviamente non quelli seduti al tavolo ad eccezione, nuovamente, di Oliver e Layla «te la farò pagare» gli occhi di Lydia brillarono mentre Simon la prendeva per le spalle, tutto sporco di salsa «calmati» la fissò negli occhi ma aveva uno sguardo diverso, era come se lo facesse per pietà..?
Matthew ci comparve davanti e fissò Simon e Lydia poi, sospettoso, spostò lo sguardo su di me «tu...» sussurrò «che cosa é successo?» volevo spiegargli tutto, ma le parole mi morirono in gola.
Avevo perso tutto il coraggio che avevo avuto fino ad allora.
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