Capitolo 3 - Paese? Nahim?

Purtroppo però non era facile mantenere altezza e velocità allo stesso tempo, perciò, ogni volta che atterravo, cadevo appena toccavo terra provocandomi lividi dolorosi. Tuttavia stavo cominciando a prenderci gusto a trasformarmi ogni volta che volevo. Quando continuavamo il nostro tragitto, provavo nuove figure aeree per divertimento e per aggirare correnti d’aria, ma il mio problema rimaneva sempre l’atterraggio anche se mi facevo aiutare dal mio Dirka.

Dopo quasi tre giorni di viaggio Mirel mi chiese di atterrare e, dopo il mio ennesimo capitombolo, disse: «Ormai ci siamo, questo posto lo riconosco. Rimonta a cavallo.» e detto questo si fermò davanti ad un albero. Nel frattempo io montai su Tempest.

«Wara re kvareri Sirio runa. Raio tori mire berut.» pronunciò. Poi la corteccia dell’albero si aprì come una porta e ne uscì un cavallo bianco alato dalla criniera argentea. Io rimasi sbalordita. 
«Spero che il viaggio non vi abbia stancato per colpa dei nostri problemi.» disse il cavallo, la cui voce faceva capire che era un maschio, a Mirel.
«Assolutamente, Sirio. Speriamo noi, invece, di non aver fatto troppo tardi.»
«Non preoccupatevi di questo. Non è troppo tardi.» poi si volse verso di me «E così questa è la futura sovrana? Non pensavo fosse così giovane.»
«Bada a non disprezzarla perché sai che è un disonore, anche se non è ancora regina.» ribatté Gabriel.
«Mi scuso messere. Posso sapere il nome della ragazza?» disse il cavallo voltatosi verso di me.
«Mi chiamo Elois. E voi? se posso chiedere.» risposi.
«Molto ben educata la signorina, mi chiamo Sirio come hai potuto osservare prima.» poi si voltò per rientrare nell’albero. «Vogliate seguirmi signori.» poi si avviò all’interno.

Appena entrata notai che era una specie di villaggio ma le case erano all’interno ad enormi e robusti alberi, ed erano disposti a mezzaluna. Nel centro un palazzo colossale si ergeva in tutta la sua magnificenza.

«Possiamo andare a riposarci? Io e Omega siamo un po’ stanchi.» disse Gabriel.
«Si certo, accompagno io Elois.» rispose Mirel. Poi lei si accostò a me. «Qualche domanda?»
«Si, circa una dozzina! Cosa è successo da quando mi hai chiesto di atterrare?» mi sembrava giusto riassumere! Erano veramente troppe!
«Ho detto di aprire la porta e chiamarmi Sirio. La lingua che ho parlato, è la Lingua del Drago Minore. Si chiama “minore” perché la leggenda narra che il drago erede al trono della terra della magia, quello maggiore, comprese che la magia poteva essere anche oscura. Quando suo fratello minore lo scoprì gli chiese spiegazioni, ma lui anziché rivelargli le sue malefiche intenzioni, tentò di ucciderlo, però senza riuscirci. Così scappò e salì al trono il drago minore, che regna tuttora. Ma arriverà suo fratello maggiore a rinfacciargli l’accaduto?» nel frattempo mi guardai attorno. I paesani vivevano tranquilli, alcuni si fermavano a guardarmi appena passavo.
«E Sirio?» chiesi curiosa guardandolo camminare davanti a noi.
«Per quanto riguarda il cavallo, si, è reale non stai sognando, ma è il cavallo della regina. Il suo fedele maggiordomo.»
«E sa parlare! Ne avrò uno anche io?» chiesi.
«Si, sarà lui il tuo.»
Mentre ascoltavo, vidi nel cielo altri cavalli come Sirio, ma di colori diversi ed alcuni erano anche cavalcati. Mirel si accorse che li fissavo e disse: «I cavalli che vengono cavalcati sono le guardie reali della città, tutti quanti posso parlare. Se non altro sono magici. Ma non distrarti…guarda siamo quasi arrivati.»

Mirel aveva ragione eravamo davanti al portone d’ingresso, dove ci fermammo.
«Sono Siro, aprite. Abbiamo visite importanti.» disse lui girandosi leggermente vero di me. Poi il portone si aprì.
All’entrata c’erano fiori e piante di qualunque genere e colore. In fondo c’era un trono fatto in legno e oro affiancato da due piccoli aceri rossi ad ogni lato e vi era seduta la regina: una donna dai capelli argentei che le ricadevano lungo la schiena e vestita completamente di verde. A lato della stanza c’erano delle sedie, in legno anch’esse, dove vi erano sedute delle persone vestite con tuniche di vari colori.

La Regina si alzò e disse: «Benvenute. Bentornata Mirel.» poi si voltò verso me «Tu dovresti essere Elois. Vi ho chiesto di venire il prima possibile perché i miei poteri si stanno indebolendo. E tu devi essere pronta quando arriverà l’ora in cui sarai tu a sederti su questo trono.» si avvicinò. Alla vita portava una cintura fatta di rami intricati su di loro.

«Ho avuto le medesime notizie dal mio Dirka qualche giorno fa.» dissi io.
«Il mio Dirka? Non conosci il suo nome?» chiese lei con tono sorpreso.
«No, mi dispiace.» risposi mortificata.
«Ma ti sai trasformare in lui, vero?» chiese.
«Si, certo. Me l'ha insegnato Mirel pochi giorni fa.»
«Bene. Vuol dire meno lavoro per noi. Sai anche usare i poteri fuori dalla trasformazione?»
«No.» dissi pensierosa. Erano tante le cose che non sapevo fare.
«Capisco. Solo un’ultima cosa: puoi trasformarti per me? Vorrei vedere un drago nella sua statura normale.» mi chiese lei. Come fa a sapere che è un drago?!

«Certo.» risposi titubante. Chiusi gli occhi ed evocai la dragonessa. «Dobbiamo trasformarci. Per ordine della Regina.» le dissi io.
«D’accordo!» poi lei mi avvolse con la coda e mi alzai di statura mutando forma e diventando un drago. Per poco non toccavo il soffitto!
«Ecco fatto.» le dissi io tramite il pensiero.
«Molto bene. Sei proprio come me.» mi trasmise lei per niente sorpresa, poi disse: «Grazie, ora ritrasformati pure. Hai passato il test. Poi segui Shon, lui ti mostrerà il tuo alloggio e li potrai riposarti. Quando sarai pronta ritorna qui: devo parlarti e spiegarti alcune cose.»

Quando finì di parlare mi ero già ritrasformata. Dopo mi si avvicinò un ragazzo dai capelli neri e gli oc-chi verdi, di un colore così puro da perdersi: Shon. Aveva più o meno la mia età, forse due anni di più.
«Prego, da questa parte.» disse lui indicandomi un corridoio nel lato destro della sala, dopodiché mi insegnò la strada fino alla mia stanza. 
«Spero sia di vostro gradimento, Signorina.» mi disse aprendo la porta.
«Oh, no. Ti prego chiamami Elois e dammi del tu.» replicai, non sopportavo che qualcuno mi paragonasse più grande o importante di quello che sono. In fin dei conti ero pur sempre una ragazza, no?
«Come desideri, Elois.» fece un sorrisetto compiaciuto. «Ora ti lascio, sarai stanca e devi riposare. Ricorda: torna alla sala del trono quando sarai pronta. Mettici pure quanto ti serve.»
«Grazie. Ci rivedremo?» dissi scherzosa.
«Si, prima di quanto pensi.» poi mi fece l’occhiolino e si allontanò. Io arrossii e lo guardai finché non scomparve dietro un angolo.

Entrai nella camera, c’erano due stanze: la prima aveva al centro un tavolino con un vaso di gigli, mentre alla parete era appeso un quadro che rappresentava un ragazzo inginocchiato vicino ad una rupe con il capo abbassato ed un’aria triste. Era fatto talmente bene che a chiunque sarebbe arrivata la tristezza con cui era stato dipinto. Sotto c’era una scrivania, su cui c'erano dei fogli bianchi ed un calamaio con una penna d’aquila. Dall’altra parte un mobiletto conteneva dei libri di diversi colori e dimensioni.

A destra c’era l’altra stanza, una camera da letto, con un letto a due piazze rivestite con lenzuola da moltissimi colori e forme, e accanto appoggiava un comodino con una candela. Appeso al soffitto vi era un candelabro che faceva luce in tutta la stanza. La parete opposta era occupata da due enormi armadi e, fra i due, c’era una cassettiera con uno specchio.

Mi buttai sul letto sfinita, e stanca dopo tutte le mie avventure e il viaggio interminabile. La mia mente vagò per molto tempo, poi tornai alla realtà e mi resi conto di una cosa: qual è il nome del mio Dirka? Così lo evocai.
«Ciao Elois! Mi fai una visitina?» disse la dragonessa.
«Si, anche perché volevo chiederti una cosa: come ti chiami? La Regina si è stupita quando non le ho saputo dire il tuo nome. E poi sono curiosa.» le chiesi io.
«Sono contenta della tua domanda, è da tanto che la aspettavo. La Regina ha fatto bene a stupirsi perché è una delle prime cose che una persona chiede al suo Dirka, perché conoscendo il suo nome lo controlli meglio. Comunque, rispondendo alla tua domanda, io mi chiamo Nyx, e sono la dragonessa creatrice del fuoco
«Sul serio? Quindi è per questo che mi hanno scelta? Anch’io sono una creatrice?» le chiesi.
«Non proprio, la Creatrice è la regina della magia, la maga più importante e potente. Se non esistesse lei non esisterebbe la magia. E non è per questo che ti hanno scelta, ma perché hai le capacità richieste per quello che ti spetta.» spiegò Nyx.
«Ma perché proprio io, e non qualcun altro?»
«Se ci fosse una persona migliore avrebbero portato lei qui al posto tuo, non credi?»
«Quindi, quando salirò al trono, sarò la magia in persona! Ma se la regina precedente è morta come faccio ad avere i poteri?»

«I poteri li hai già sciocchina! Però ne avrai il pieno controllo dopo un rituale, ma lo capirai più avanti. Ora ti saluto, devi rimetterti in sesto e poi raggiungere la Regina. Quello che ti dirà sarà molto importante, quindi presta attenzione.» mi disse lei e poi si allontanò dandomi le spalle senza che la potessi salutare.

Mi alzai e aprii l’armadio: conteneva un paio di pantaloni color crema e una tunica rossa con un cordoncino in fili d’oro, troppo preziosa per una come me. Li presi e li indossai, mi sembravano più eleganti dei vestiti con cui ero arrivata. Poi mi diedi una rinfrescata ed uscii dalla camera. Percorsi il corridoio fino alla sala del trono, come mi aveva insegnato Shon, ed entrai: la stanza era vuota. Mi guardai intorno per controllare se ci fosse qualcuno, ma era deserta. Ad un tratto una porta a destra del trono si aprì e ne uscì la Regina.
«Elois! Che tempismo. Stavo appunto venendo a chiamarti.»
«Voleva vedermi, Regina.»
«Si, appunto per questo vorrei che rispondessi ad una domanda: hai mai sentito parlare di Nahim?»
«Si, certamente! In molte storie che si raccontano in paese se ne parla.»
«Quindi sai dei suoi poteri e delle cose che può fare?»
«Si.» mi dovevo preoccupare?
Fece una pausa per riflettere. Poi disse: «Sai qual è il mio nome? Io sono la Creatrice, si. La persona più potente del mondo e leggendaria, e per questo dovresti averlo già scoperto da te. Ho molte leggende che parlano di me: il mio vero nome è Nahim.» sorrise.
Io rimasi pietrificata dallo stupore. Un sacco di domande mi passavano per la testa, ma l’unica cosa che feci fu inginocchiarmi al suo cospetto. Era un onore per me essere di fronte a lei.
«No, alzati. Non inchinarti, siamo allo stesso livello di importanza. Ora seguimi, per favore. Abbiamo un allenamento da cominciare.» poi si volse in direzione della stanza in cui era uscita e ci entrò. Io la seguii come fa un cagnolino ed il suo padrone. Un mio grande sogno era diventato realtà!

~Revisionato

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