Capitolo 10 - Felicità e dolore
Un soldato si trasformò in un topo, entrò, neutralizzò le guardie di un cancello e ci fece entrare. Passando per le segrete arrivammo nel cortile: non c’era altra via di scampo se non volare.
«Shon, vieni con me.» passammo per il perimetro del campo fino agli spalti dove rallentammo il passo.
«Elois, ascolta» mi fermò lui preoccupato «se questa missione non andasse a buon fine…volevo dirti una cosa.» mi prese il mento e mi diede un bacio veloce. «Li slinka.» Ti amo.
In quel preciso istante ero la ragazza più felice al mondo, ma quel momento non durò a lungo: suoni di lame che si incrociavano riecheggiavano dal campo. Ci precipitammo più veloci che mai, ma la battaglia era già iniziata ed il sangue aveva cominciato a scorrere.
Noi due ci alzammo in volo in forma di draghi ed andammo verso il fondo del campo. Shon evocò liane, cespugli e qualsiasi altro vegetale, poi toccò a me. Soffiai fuoco su di un cespuglio e questo bruciò come fosse un ramo secco, infine, a catena, bruciarono tutte le piante creando una barriera intorno ai nemici.
Poi un urlo.
Rohot sbucò dalle nuvole trasformato nella sua viverna nera ed andò in picchiata verso i nostri soldati. Mi precipitai all’attacco quando Shon mi superò e attaccò il mostro.
«Non ce la puoi fare da solo!» gli urlai e gli corsi incontro.
«Ferma! Voglio cavarmela da solo. Ho un conto in sospeso con lui.» mi disse mentre attaccava il drago nero. Rimasi sorpresa dalla determinazione che aveva quel draghetto verde contro la viverna che in confronto a lui era enorme.
Una voce entrò nella mja testa e mi distrasse. «Regina, abbiamo trovaro la Creatrice. È salva alla bare e sotto cure mediche.» disse uno dei soldati che guidavano i battaglioni a terra.
«Grazie, ora termianiamo questa battaglia.»
Il collegamento mentale terminò e mi concentrai sullo scontro.
All’improvviso la viverna contrattaccò, spedendo Shon a terra privo di sensi. Gli andai in soccorso, ma, prima che potessi avvicinarmi, la viverna pronunciò: «Warker kaila!» e il drago verde si alzò in piedi
«Shon? Tutto bene?» gli chiesi. Non rispose.
«Mokera.» uccidila, disse Rohot alle sue spalle.
Shon aprì gli occhi, diventati rossi come rubini, e mi attaccò. Mi ferì le ali, il torace, le coda senza esclusione di colpi. Nel frattempo la viverna ci guardava divertita, poi ridendo disse: «L’unico modo per fermarlo e liberarlo dall’incantesimo è ucciderlo.»
Aveva ragione: quello evocato era una magia utilizzata da pochi. La persona ubbidiva al mago fino alla fine della sua vita, senza discutere e protestare. Era uno degli incantesimi che solo chi conosceva il nome del Dirka del soggetto mirato poteva infliggerlo.
Il sortilegio non poteva più essere ritirato.
Questo vuol dire che è la fine… Perché esistono così tante formule magiche?
Un odio profondo si insediò nel mio petto e scattai in direzione della viverna, ma Shon mi si parò davanti facendomi cadere a terra.
Mi alzai, e con le lacrime agli occhi sia di paura, sia di odio che di amore, evocai un’aquila di fuoco grande quanto un drago che investì Shon nelle vesti di Zanzibar e Rohot.
«Hare…» Addio, mormorai e un incendio divampò avvolgendoli.
Era finita.
Ma non sapevo se in positivo o negativo.
Vedevo le cose offuscate. Ed una fitta di dolore mi perforò il petto. Non so cosa successe dopo di preciso. L’unica cosa di cui sono sicura è che Nahim era salva. Ma non riuscivo a pensare ad altro che a lui: il mio compagno di studi, la persona di cui mi ero davvero innamorata in tutta la mia vita e che avevo perso per opera mia e solo mia… Shon…
~Revisionato
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