Tutto questo Alice (non) lo sa

Nonostante i timori degli insegnanti, gli esami di maturità con la riforma non destabilizzarono più di tanto i ragazzi, al contrario si trovarono molto a loro agio con la seconda prova a risposte multiple.
Tra gli scritti e l'orale successero diversi eventi: Irene, nonostante sapesse che non avrebbe dimenticato facilmente Bilal, decise di dare una possibilità a Guido, il quale smise di fare il dongiovanni per mettere la testa a posto; Samira e Ivan si misero d'accordo per confessare le rispettive ambizioni alle famiglie, pur sapendo che rischiavano entrambi l'ostracismo: tuttavia si buttarono, per poi darsi appuntamento davanti alla scuola per baciarsi appassionatamente, inseguiti dalle famiglie che appena videro il bacio tacquero sgomenti, per poi capire che forse non andavano ostacolati; Serena e Marco passarono il tempo tra le prove e i quadri ad organizzare quel matrimonio riparatore che faceva soffrire tutti, loro stessi per primi, ma anche Alice e Cesare, il quale aspettava tutte le sere la futura sposa di Bilello davanti al Mulino Scarlatto, senza che però lei si presentasse mai; Marta presentò la domanda di trasferimento al Provveditorato, al fine di chiudere per sempre con quel passato scomodo che la tormentava ancora nel presente; Laura fu oberata di lavoro in quanto preside provvisoria del Da Vinci, e questo la portò ad evitare un problema che prima o poi avrebbe dovuto affrontare: Giovanni Mastropietro.

                                      ***

Fu lui a venirle incontro, la notte prima degli esami orali.
<< Come mai volevi parlarmi? >> esordì la Castelli.
<< E me lo chiedi anche? Eviti di parlarmi da quasi tre mesi, prima o poi meritavo un confronto... >> cominciò Mastropietro.
<< Sono piena di lavoro fin sopra i capelli, Giovanni! >> ribadì Laura.
<< Comunque non voglio parlare più di questo. Sono venuto a dirti che parto >> cambiò discorso Giovanni.
<< Come sarebbe a dire che parti? >> domandò lei.
<< Raggiungo mia madre a Torino per l'estate, lì deciderò se tornerò ad insegnare al Da Vinci anche l'anno prossimo oppure se chiederò il trasferimento >> rispose lui.
<< Non dovresti farlo, sei bravo. I sentimenti non dovrebbero interferire con il lavoro... >> sospirò l'una.
<< Nel mondo delle idee, forse. Ma nella realtà i sentimenti c'entrano sempre, e io non posso continuare a vederti tutti i giorni sapendo che hai scelto tuo marito >> replicò l'altro.
<< Appunto, è mio marito. E poi ho passato i quarant'anni, non posso fare l'adolescente e seguire il cuore... Che direbbero i miei figli? >> lo fece ragionare la prima.
<< Non sei solo la madre di Franco e Alberto, sei anche una donna, Laura! >> protestò il secondo.
<< Tu non puoi saperlo perché non hai figli >> si oppose la docente di Letteratura Italiana.
<< Però ho un cuore, e ce l'hai anche tu. Battono all'unisono perché vogliono stare insieme! Comunque se non vuoi capirlo, sappi solo che partirò il 4 luglio, dopo che saranno usciti i quadri >> la avvertì quello di Matematica e Fisica.
<< Fai buon viaggio >> concluse Laura, sperando di mettere un punto definitivo a quella storia.
Ma sentiva che più cercava di tenere Giovanni fuori dalla porta della sua esistenza, più lui avrebbe fatto di tutto per cercare di entrare.

                                      ***

Dei ragazzi della III C solo Alice si diplomò con 100/100; la seguirono Marco con 85, Serena con 80, Guido con 70, Irene e Cesare con 65.
<< Ali, sei la solita secchiona! >> esclamò divertita Irene, complimentandosi con la sua migliore amica. Aveva ritrovato il sorriso accanto a Guido, come se la vicenda di Bilal non fosse mai accaduta.
<< Mi sono solo impegnata... >> si schermì quest'ultima, che aveva occhi ormai solo per Marco e Serena, i quali si mostravano come la coppia dell'anno ostentando un amore che non c'era.
<< Beh, è fantastico che ce l'abbiamo fatta tutti, no? E proprio poco prima del nostro matrimonio! >> cinguettò Serena, stringendo la mano di Marco e provocando una sensazione di acidità non solo in Alice, ma anche in Cesare. Le persone che amavano stavano per fare lo sbaglio più grande della loro vita.
<< A proposito, ve lo ricordate che siete tutti invitati? >> aggiunse la Vismara, anche se tutto quel caldo non faceva particolarmente bene alla sua gravidanza.
<< Sere, non credi che dovresti riposare? Non ti fa bene tutto questo sforzo nel tuo stato... >> le ricordò Marco.
<< E allora andiamo al bar all'angolo dove possiamo sederci all'ombra e prendere un aperitivo perché ce lo meritiamo. E poi ho una fame... >> pattuì la futura sposa, mentre tutti si accomodavano nella macchina di Guido, il primo del gruppo ad aver preso la patente.

                                     ***

Le nozze tra Serena e Marco erano state fissate per il 6 luglio; la sera precedente un maestrale improvviso aveva fatto accalcare grossi nuvoloni neri nei cieli di Roma, come se quei trentasei giorni di pausa dagli acquazzoni di maggio non ci fossero mai stati. Lampi e tuoni avevano cominciato a manifestarsi già verso le nove, rendendo calda e umida l'atmosfera ancora più del solito, e sicuramente sarebbero presto stati seguiti dalla pioggia.
Alice non ebbe particolarmente fame: i suoi familiari pensarono che si trattasse della tensione post-maturità, non immaginavano nemmeno che il sogno d'amore della ragazza stesse per tramontare definitivamente non appena il suo Marco avesse detto il fatidico sì davanti all'altare.
Dopo cena si affacciò alla finestra della sua stanza per fotografare il temporale imminente, quando il suo sguardo ricadde verso il basso: il giovane Bilello era da solo in cortile; la mano sinistra era in tasca, la destra teneva in mano una sigaretta accesa.
La Rigoni lo conosceva da una vita e non l'aveva mai visto fumare prima di quel momento; il ragazzo la vide e le fece cenno di scendere.
<< Da quand'è che fumi? >> gli domandò, quando fu sull'uscio del portone che dava sul cortile interno del caseggiato.
<< Da quando devo fare un matrimonio riparatore non avendo l'assoluta certezza di aver fatto io il danno... >> commentò Bilello.
<< Siamo nel 2019, una gravidanza indesiderata non dovrebbe essere considerata un danno >> ribadì la Rigoni.
<< Certe cose non cambiano, Ali. Io non so nemmeno se sono il padre del bambino che Serena aspetta. In altre circostanze non avrei mai sposato Serena, non mi ci sarei nemmeno messo insieme se tu... >> rispose lui, interrompendosi all'improvviso.
Un lampo illuminò il cortile a giorno per un attimo.
<< Se io...? >> volle sapere lei.
<< Se tu non ti fossi messa con Paolo Amato del I C >> confessò l'uno, le sue parole seguite da un tuono, come a suggellarle.
<< Non ti saresti mai messo con me. Non hai mai fatto nulla di avventato in vita tua >> replicò l'altra, abbassando lo sguardo.
<< Nemmeno tu, Ali. Stai sempre lì a repertare le vite degli altri, e ti scordi che anche tu sei viva! Che siamo vivi... >> esclamò concitato il primo.
<< Però tu ormai la tua scelta l'hai fatta >> si schermì la seconda.
<< Verrai domani? >> chiese Marco.
<< Non lo so. Non credo, dirò che non mi sono sentita bene, che ho preso freddo per fotografare il temporale. Scusami tu con Serena... >> ribatté Alice. Voleva solo tornare di sopra, e aspettare che quel giorno infernale passasse.
A quel punto il ragazzo prese tutto il coraggio che possedeva e la baciò come non aveva mai baciato nessun'altra prima; Alice rispose a quel bacio tanto desiderato con tutto il trasporto che non aveva mai avuto in vita sua.
<< Ripensaci >> concluse Marco, prima di lasciarla da sola in cortile. Cominciò a piovere proprio in quell'esatto momento, mentre di fronte all'entrata del Mulino Scarlatto Cesare aspettava Serena, il suo amore-ballerina che non sarebbe venuta neanche quella sera.

                                     ***

C'è un antico proverbio che recita: "La notte porta consiglio".
E la notte aveva proprio suggerito a Laura Castelli la decisione giusta da prendere: parlare con suo marito Gabriele, discutere a tavolino sul fatto  che il loro amore fosse finito e che si reggesse soltanto sui figli; era bastato che partissero per un anno per far emergere tutto il vuoto che ormai imperava nel loro rapporto.
Quella mattina Giovanni sarebbe partito per Torino: il suo treno sarebbe partito alle dieci dalla Stazione Termini, doveva cercare di fare in tempo per dirgli di fermarsi per dirgli che lo amava.
Corse fuori dal portone, e non vide che era andata a sbattere contro Alice.
<< Rigoni! Che ci fai qui? Oggi Bilello e Vismara si sposano... >> si stupì la docente.
<< Lo so. Per questo sto andando a fare quello che non ho mai fatto nella mia vita: prendere una decisione impulsiva! E lei? >> rispose l'ormai ex alunna.
<< Anch'io! >> esclamò la professoressa, correndo verso la sua automobile. Accese anche la radio, dove veniva trasmessa una canzone del 1973 di Francesco De Gregori, che si chiamava, guarda caso, "Alice":

Alice guarda i gatti
E i gatti guardano nel sole
Mentre il mondo sta girando senza fretta
Irene al quarto piano è lì tranquilla
Che si guarda nello specchio
E accende una sigaretta

Guardò il caseggiato e le persone che lo componevano: Alice che andava ad impedire un matrimonio sbagliato, anche se non glielo aveva detto chiaramente; Irene che finalmente felice invitava Guido Negroni a casa, dimenticando i fantasmi del passato per guardare al futuro.

E Lilly Marlen, bella più che mai
Sorride e non ti dice la sua età
Ma tutto questo Alice non lo sa

Passò davanti al bar Parisi, dove Liliana e Mauro continuavano a stare insieme: ancora non l'aveva lasciato, forse quello sarebbe stato per la madre della Bussolati, stavolta, l'amore vero.
L'auto di Laura lasciò il cortile, diretta alla volta della Stazione Termini.

Ma io non ci sto più
Gridò lo sposo e poi
Tutti pensarono dietro ai capelli
Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
Ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
Non è così che lui se ne andrà

In chiesa tutto era pronto: il prete, gli invitati, le decorazioni. Solo gli sposi sembravano essere con la testa da un'altra parte, come se quella funzione non li riguardasse.
Don Ferdinando, amico della famiglia Vismara, stava per enunciare la formula di rito, mentre Alice correva verso la struttura religiosa: non aveva mai fatto nulla di impulsivo in vita sua, ma Irene aveva ragione, non poteva stare per sempre lì a repertare le vicende degli altri. Presto avrebbe compiuto diciannove anni, era il tempo di buttarsi; forse era proprio quello il fantomatico futuro che Hassan il Veggente era convinto di vedere nel suo cappello.
<< Vuoi tu, Marco Bilello, prendere Serena Vismara come tua sposa, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e prometti di esserle fedele sempre, e di amarla e onorarla per tutti i giorni della tua vita? >> domandò il parroco allo sposo.
In quell'esatto momento si spalancarono le porte della chiesa: era Alice, senza macchina fotografica e con il fiatone.
Tutti si girarono verso di lei.
<< Non ti sposare... >> fece la ragazza, riprendendo fiato.
<< Ali... >> si stupì Marco.
<< Marco, io ti amo e forse l'ho sempre saputo, ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo. Ieri sera però, quando ci siamo baciati, ho capito cosa dovevo fare >> sorrise la Rigoni, vedendogli incontro.
<< E questa chi è? >> chiese giustamente Don Ferdinando.
<< L'unica con cui desidero passare davvero tutti i giorni della mia vita >> esordì Bilello. Poi si girò verso Serena. << Mi dispiace, Sere. Ma non posso prendermi una responsabilità che non è mia. Spero che tu sappia essere felice col vero padre del bambino >> le disse. Gli invitati cominciarono a pensare che lo sposo fosse impazzito, o che avesse bevuto poco prima della cerimonia.
L'ingegner Vismara, in prima fila col marito, era pallida come un fantasma e sgomenta al punto da negare quasi che quella scena assurda si stesse verificando sotto i suoi occhi.
<< Che cos'è questa storia? >> ebbe il coraggio di chiedere alla figlia.
<< Non è lui il padre >> rispose la sposa.
<< E chi sarebbe, di grazia? >> fece allora sua madre in tono irritato.
<< Di Cesare Durantini >> replicò Serena, mentre Marco avanzava verso Alice.
<< Alice Rigoni, interrompere un matrimonio è stato il colpo di testa più eclatante della tua vita, nonché l'unico. E sono contento che tu l'abbia fatto >> dichiarò, prendendole le mani.
<< Se tornassi indietro all'infinito lo rifarei >> affermò quest'ultima.
Si baciarono come se fossero soli, senza trecento paia di occhi che li osservavano. Poi, sempre tenendosi per mano, corsero verso l'uscita, verso il sole di luglio e la libertà.

Alice guarda i gatti
E i gatti girano nel sole
Mentre il sole fa l'amore con la luna
E il mendicante arabo
Ha un cancro nel cappello
Ma è convinto che sia un portafortuna

Laura era arrivata a Piazza dei Cinquecento, dove aveva parcheggiato l'auto per entrare nella Stazione Termini: erano le nove e trenta, aveva mezz'ora di vantaggio su Giovanni.
Corse dentro, facendosi largo tra la gente che arrivava a Roma e gente che partiva per altre destinazioni; nemmeno si rendeva conto di quello che stava facendo, era qualcosa di talmente poco ragionato che non era da lei: nel giro di due ore aveva lasciato suo marito Gabriele, col quale era sposata da più di vent'anni, per inseguire un uomo che amava da nove mesi.
In altre occasioni avrebbe pensato che un gesto simile potesse aspettarselo dai suoi figli o dai suoi alunni, ma in quel momento si sentiva più adolescente di loro. E ne andava fiera.
Era forse questo il futuro che andava predicando Hassan nel suo cappello? Forse quel mendicante aveva sempre avuto ragione.
Finalmente arrivò ai binari, dove riconobbe Giovanni, anche se di spalle, dai riccioli castani e dalla sua camicia preferita, quella a quadri verde erba e smeraldo.
<< Giovanni! >> lo richiamò. L'uomo si girò verso di lei e sorrise.
<< Una parte di me si aspettava che venissi a fermarmi >> commentò divertito.
<< Ho lasciato mio marito, e l'ultima buona fortuna mi è stata augurata dalla Rigoni, che stava andando ad impedire il matrimonio riparatore tra Bilello e la Vismara, quindi fai un po' te... >> rispose sorridendo anche lei.
<< Sembra la trama di una commedia americana >> osservò lui.
<< Non ti preoccupare, questa qui è tutta italiana e non sono mai stata così contenta di interpretarla >> lo corresse la Castelli, avvicinandosi a Mastropietro, il quale protese il viso in avanti e la baciò. Si baciarono per molti minuti, finché il treno per Torino non partì dietro di loro e in contemporanea un altro arrivava a Roma; quei treni erano come la vita: c'era chi andava e chi veniva, c'erano cose che finivano e che iniziavano. C'era la vita che si rinnovava, sempre.

E il tram di mezzanotte se ne va
Ma tutto questo Alice non lo sa

Alice e Marco erano fuggiti ad Ostia prendendo la metro in superficie che da Piramide li portò fino a Stella Marina, e si erano fermati in una spiaggia libera tra due stabilimenti.
Stesi dentro una barca, avevano aspettato il tramonto raccontando la loro storia ai proprietari dello stabilimento Plinius guadagnandosi la loro simpatia e facendosi offrire il pranzo e l'aperitivo. Dopodiché, finalmente sazi, quando era calata la notte avevano finalmente dato libero sfogo a quella passione che reprimevano da troppo tempo; Alice non aveva mai fatto sesso, e Marco fu attento a non farle sentire dolore quando la penetrò.
Tornarono a Roma con il tram di mezzanotte, con la brezza notturna che accarezzava i loro volti e si rendeva testimone della loro felicità. Quella che avevano finalmente preso in mano e che avrebbero vissuto per sempre.

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