L'esperimento sociale
<< Guarda, guarda come si scazzottano! >> esclamò Paolo quel lunedì mattina di inizio ottobre, mentre guardava insieme a Samira e Ivan il video che Nina aveva messo in rete sui prof De Sanctis e Piani che si prendevano a pugni il primo giorno di scuola.
<< Chissà cosa li fa stare così incazzati... >> commentò Bertovicz.
<< Qualsiasi cosa sia, non dovremmo fare quello che stiamo facendo... >> li ammonì la Taheri.
<< Però almeno hanno contribuito ai miei esercizi per entrare alla scuola di cinema! >> ricordò loro Nina, entrando in quel momento.
<< A' Nì, hai fatto er boom de visualizzazioni! >> si complimentò Amato, soffocando l'ennesima risata.
<< Cerca di non far circolare troppo quel video, visto che ce l'abbiamo in seconda ora, mentre tra poco arriva la Castelli a cui non sfugge niente... >> lo avvertì Samira.
<< Perché, cosa mi dovrebbe sfuggire? >> esordì la professoressa, entrando in classe.
<< Ivan, prof... Lo vede il sorriso a trentadue denti di Ivan? >> inventò prontamente la Mazzanti, indicando il compagno di classe che le resse il gioco.
<< Sì, lo vedo. Hai alzato la tua media in Matematica, Bertovicz? >> ribatté Laura, poco convinta.
<< Tra pochi giorni farò il provino per entrare al Conservatorio... >> annunciò il diretto interessato.
<< Ah, quindi anche tuo padre e tuo fratello sono d'accordo? >> replicò la docente, andando a individuare il punto debole del suo alunno: suo padre Andrej Bertovicz e suo fratello Igor avevano una piccola ditta di ristrutturazioni, e immaginavano una carriera di muratore anche per Ivan; il quale, però, aveva la passione per la musica, e solo sua madre Alina lo sosteneva, mentre il resto della famiglia pensava che fosse solo una parentesi che sarebbe durata poco.
<< Mah, diciamo di sì... >> biascicò il ragazzo.
<< Certo... Siccome ci credo poco, anzi sono sicura che questa storia sia vera come è vero che sono la Regina Elisabetta, che ne dici di parlarci di Jacopone da Todi? >> lo incastrò la Castelli.
Ivan sbiancò, guardando male Nina e il fatto che l'avesse messo sotto i riflettori per difenderli; quest'ultima per farsi perdonare gli disse in labiale "Ti suggerisco", ma nemmeno questo sfuggì all'occhio attento di Laura.
<< Mazzanti, che ne dici di venire anche tu? Ti vedo particolarmente reattiva stamattina... >> la pizzicò. Nina andò alla cattedra, mettendosi di fronte ad Ivan: forse avrebbero preso poco più di sei, ma almeno erano riusciti a tenerle nascosta l'esistenza del video.
***
Al cambio dell'ora Laura era riuscita ad interrogare due alunni al prezzo di uno con discreti risultati - sei e mezzo Ivan, sette Nina - e sentiva la necessità di un caffè; alle macchinette c'erano solo Ettore "Aforisma" Calvani che stava revisionando il distributore delle merendine, mentre a quello delle bevande calde c'era già Emma.
<< Mattinata stressante anche per te? >> fece la Castelli.
<< Oh, ciao Laura. Il lunedì mattina è devastante per tutti, o quasi. Dipende dal punto di vista in cui lo osservi... >> commentò la Di Nardo con un tono quanto più lontano possibile dallo stress di inizio settimana.
<< Tutto ok? Ci sono delle droghe in quel caffè? >> osservò la Castelli.
<< Ma non è caffè, Laura. È tè deteinato >> sorrise l'una, serafica.
<< Ma siete sicuri di stare bene, stamattina? Ivan Bertovicz millanta esami di conservatorio, Nina Mazzanti nasconde palesemente qualcosa, Ettore non ha ancora sparato una delle sue massime e tu stai bevendo del tè deteinato. Di lunedì mattina >> analizzò l'altra.
<< Non tutto è come sembra, ma non è detto che vada male. Dietro i dubbi ci sono sempre delle opportunità... >> intervenne il tecnico.
<< Ecco, appunto >> roteò gli occhi la docente di Letteratura Italiana.
<< Il caffè intossica gli organi. E i miei organi e quelli di Vito tutto devono essere, adesso, meno che intossicati >> commentò quella di Letteratura Inglese, rinnovando il suo sorriso.
<< Emma, devi dirmi qualcosa? >> domandò la prima.
<< Qualche giorno fa sono stata dalla ginecologa, che mi ha detto che adesso è il periodo migliore per rimanere incinta... >> rivelò la seconda.
<< Seriamente? >> chiese Laura.
<< Lo so cosa stai pensando. Ho trentotto anni e il mio orologio biologico aveva cominciare già da tempo. Ma ci ho messo così tanto a trovare l'uomo giusto, e adesso che l'ho trovato ho un desiderio: diventare la madre dei suoi figli... >> confidò Emma emozionata.
<< E io sono felice per te e per Vito. Ma state attenti. Una gravidanza alla tua età potrebbe essere rischiosa >> la avvertì la Castelli.
<< Grazie che ti preoccupi per me. Sei un'amica, una di quelle vere che non ti infiocchettano nulla. Ma Vito e io ci amiamo, e siamo convinti che andrà tutto bene... >> la rassicurò la Di Nardo.
<< Una nuova vita che nasce porta alla nuova vita anche chi è già al mondo >> sentenziò Aforisma, come a suggellare quella speranza di inizio ottobre.
***
Quella mattina in III C il prof De Sanctis non riuscì a fare a meno di notare continue risatine che inframezzavano tra una branca del sistema tripartito di Hegel e l'altra.
Ed era una cosa che gli dava particolarmente fastidio.
<< Non so se è l'aria frizzantina dell'autunno o qualcos'altro, ma si può sapere cosa vi distrae così tanto dal sistema hegeliano, stamattina? >> sbottò, alzandosi in piedi con le mani sulla cattedra.
Per tutta risposta ebbe altre risatine.
<< Niente, prof... >> cercò di rimediare Alice.
<< Niente è troppo poco. Durantini, ti vedo piuttosto allegro... Vuoi dirmi tu cosa succede? >> riprese Virgilio, sempre più insofferente a tutta quell'ilarità.
<< Ce lo deve da dì lei, proffe, che se scazzotta co 'n collega così, er primo giorno de scola... >> ribatté divertito Cesare, trascinandosi dietro le risate dei compagni.
<< Però siete venuti bene in video... >> commentò Serena riprendendo fiato dopo aver riso fino alle lacrime.
<< Ma venuti chi? Quale video? >> si alterò ancora di più De Sanctis.
<< Come, non lo sa? Qualcuno ha messo su YouTube il video della scazzottata tra lei e il prof Piani, si chiama "La rissa dei prof" e ha ottenuto milioni di visualizzazioni in mezzo mese... >> spiegò Irene.
<< Ma si può sapere che ci trovate di divertente nello sputtanare delle persone in rete, anche se uno dei due soggetti in questione è un grandissimo pezzo di m...? >> continuò adirato il docente, cercando faticosamente di non trascendere.
<< Proffe, ma che fa? Dice le parolacce? >> lo prese in giro Guido.
<< Negroni, non girare il dito nella piaga... >> lo riprese Virgilio, quando la porta si spalancò all'improvviso.
<< Delle star! Questa scuola possiede delle star! >> esordì il preside Urbani, applaudendo le mani mentre entrava in aula seguito da Nina Mazzanti con la sua inseparabile telecamera e da Enrico Piani, che scambiò uno sguardo in cagnesco col collega De Sanctis.
<< Buongiorno, preside! >> salutarono in coro i ragazzi del III C, alzandosi in piedi.
<< Comodi, ragazzi. Sono venuto per annunciarvi una meravigliosa idea che mi ha fatto venire in mente la vostra geniale compagna, Nina Mazzanti >> cominciò Urbani.
<< Ovvero? >> fece allora Virgilio.
<< La nostra promettente alunna ha fatto un reportage del vostro incontro-scontro il primo giorno di scuola e lo ha condiviso in rete. Incuriosito dalla quantità di visualizzazioni ottenute dal video, ho voluto parlare con lei, la quale mi ha confidato una straordinaria passione per il cinema, che approvo completamente e che mi ha fatto venire un'idea: un esperimento sociale! >> proseguì Clemente.
<< In che senso, preside? >> chiese Piani.
<< Prendiamo due professori che si odiano a morte, voi due. Aggiungiamoci un periodo di nove mesi, quelli per cui dovrete sopportarvi, e un occhio attento che filmerà ogni istante di questa vostra convivenza. Il mio progetto vi porterà ad una tregua, se non addirittura alla pace: diventerete il fiore all'occhiello del Leonardo Da Vinci! Sono un genio! >> decretò il preside.
<< Ma che... >> provò a ribattere il docente di Storia e Filosofia.
<< Io non lo contraddirei al posto tuo. Mi fa paura >> sussurrò quello di Chimica e Biologia all'orecchio del collega.
<< Ok, allora è deciso! Mazzanti, hai filmato tutto? >> replicò Urbani.
<< Certo, preside! Ce la faranno i nostri eroi ad arrivare ad una tregua entro giugno? Seguiteci numerosi! >> recitò Nina, filmando prima Urbani, poi i diretti interessati, e infine sé stessa.
Virgilio ed Enrico si guardarono sconsolati: quell'uomo stravagante che aveva la pretesa di guidarli li aveva ufficialmente incastrati.
***
Al momento della ricreazione la notizia dell'esperimento sociale voluto da Urbani era sulla bocca di tutti; prima che suonasse la campanella arrivò sia ad Enrico che a Virgilio lo stesso identico messaggio su WhatsApp da parte della medesima mittente, Marta Storione:
Vediamoci a ricreazione sulla terrazza. Vi devo parlare. A tutti e due.
Quando arrivarono Marta li aspettava, fissandoli a braccia conserte mentre le venivano incontro, gli occhi verdi ridotti a fessure.
<< Marta... >> la salutò Enrico.
<< Ma come cazzo vi è venuto in mente di mettervi, anzi metterci in mostra a questo modo? >> sbottò, furiosa con entrambi.
<< Veramente quella stronzetta della Mazzanti ha ripreso noi, non te... >> precisò Virgilio.
<< Che c'entra, anche se non compaio in video lo sanno anche le pareti di questo liceo che vi odiate a causa mia! >> continuò adirata la Storione.
<< E pensi che per noi sia facile? Venire qui tutti i giorni e fare finta che il passato non sia mai esistito? >> ribatté De Sanctis.
<< E a me, ci avete pensato a me? Mi guardano tutti come la pietra dello scandalo, la mela della discordia! Marioni, quel pettegolo del bidello del secondo piano, sta facendo coi colleghi le scommesse su un possibile ritorno del nostro triangolo! >> rimbeccò allora la donna. << Siete talmente presi da voi stessi che non vi siete accorti di avermi messa mortalmente in difficoltà! >> aggiunse poi.
<< Noi non volevamo, davvero... >> cercò di rimediare Piani.
<< Un po' tardi per pentirsi, non trovi, Enrico? Una cosa però potete farla: voi avete messo in piedi questo casino e voi lo risolvete >> replicò la docente di Scienze della Terra.
<< In che senso? >> domandò Virgilio.
<< Il preside Urbani vuole fare un reportage sulla vostra convivenza da qui a giugno, giusto? Benissimo: allora voi vi stampate in faccia i vostri sorrisi migliori e lavorate affinché questa tregua non sia solo una finta! >> comandò Marta.
Enrico e Virgilio rimasero in silenzio per alcuni minuti.
<< Potete anche fare di testa vostra, ma se scegliete questo, andrò a raccontare a tutti i ragazzi del Da Vinci, dalle quarte ginnasio alle terze liceo, quello che è davvero successo diciotto anni fa. E non appena sapranno quanto siete stati ridicoli, sono sicura che non vi prenderanno mai più sul serio... >> decretò la docente in tono minaccioso.
Il silenzio dei due colleghi fu più eloquente di mille parole.
<< Perfetto. Ho la quarta ora proprio in I C, che ne dite di far filmare alla Mazzanti una bella stretta di mano tra voi due? >> sorrise soddisfatta lei.
I due ex amici continuarono col silenzio-assenso.
<< Ci vediamo dopo >> concluse, voltando loro le spalle e tornando dentro. Sorrise mentre scendeva le scale: ormai li aveva in pugno.
***
<< Laura! Anche tu qui? >> fece la voce di Giovanni Mastropietro alle spalle della Castelli, in aula professori.
<< Giovanni! Pensavo che oggi avessi i colloqui... >> commentò questa, trasalendo.
<< In realtà sì, ma non c'erano molti genitori, oggi. Alla fine quella che si è trattenuta di più è stata la madre di Amato, che mi ha pregato di non bocciare il figlio anche quest'anno... >> rispose Mastropietro.
<< Quando imparerà quel ragazzo che non basterà mandare avanti la madre e che gli tocca studiare per farsi promuovere? >> sospirò lei.
<< Il punto è che ancora non li conosco bene, questi ragazzi. Non quanto te... >> decretò lui, avvicinandosi. Poi le mise una mano sulla spalla: quel gesto provocò un brivido sulla schiena di Laura, un brivido per il quale si sentì in colpa, visto che era di piacere.
<< Ma che ti ho spaventata, prima? >> domandò comprensivo.
La Castelli si sentì avvampare come non le succedeva più con suo marito da quando erano arrivati i figli: voleva imporsi di smettere, ma proprio non ci riusciva.
<< No, figurati... È che oggi è stata una giornata movimentata... >> si affrettò a dire la donna.
<< Quando mi hanno assegnato la cattedra di Matematica e Fisica qui, avevo letto che il Da Vinci era un liceo movimentato... Ma non pensavo così movimentato! >> osservò l'uomo.
Laura sorrise, ripensando a tutto ciò che era successo l'anno prima: la scampata chiusura, i Giulietta e Romeo del III A, il laboratorio teatrale, l'occupazione, il boom dei volontari a ridosso degli scrutini, lo scambio culturale, la guarigione di Concetta Fabbri e la morte di Bianca Ventoni che però aveva lasciato in eredità ai compagni di scuola la capacità di guardare il mondo attraverso i suoi occhi privi di filtri.
Guardò gli occhi nocciola del collega, ridendo di sé stessa nell'aver pensato che a confronto quell'anno si sarebbe annoiata: quel giorno aveva capito che non era affatto vero.
***
All'uscita Alice aveva tirato fuori la macchina fotografica, pronta a immortalare il primo evento che le fosse capitato a tiro, quando sentì qualcuno sbatterle addosso.
<< Oddio, scusa! >> esclamò, girandosi verso la persona con cui si era scontrata. Era Paolo Amato, il pluribocciato del I C.
<< Ma no, scusa te! È che proprio nun so ndo c'ho 'a testa... >> si scusò quest'ultimo. Alice lo ricordava ancora quando si trovava in classe con lei, durante la quarta ginnasio. Dopodiché lo avevano bocciato per ben due volte e si erano un po' persi di vista; ma in quel primo pomeriggio di inizio ottobre la Rigoni non poté fare a meno di constatare che il giovane Amato si fosse fatto bello.
<< Ma no, davvero... Sto sempre col naso all'aria, a fare le foto... >> commentò arrossendo lei.
<< Dai, invece è figo... T'ho visto, sai? Dico a immortalà i proffe quanno che se so' menati... >> ricordò lui.
<< Gli avrò fatto fare una figura di merda... >> si vergognò la Rigoni.
<< Mai quanto Nina, che l'ha fatti finì ar centro de n'esperimento... >> commentò ridendo Amato.
<< Ad ogni modo speriamo che vadano d'accordo... >> si augurò la giovane, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, imbarazzata. << Scusa, adesso devo andare a prendere l'autobus... >> disse poi.
<< Te do 'n passaggio, se vuoi... >> propose il ragazzo.
<< D-davvero? >> balbettò l'una.
<< E certo, mica pe' finta... Mettete er casco però, eh... >> ammiccò l'altro, dandole un casco bianco che la ragazza indossò. Lui fece lo stesso con il casco nero.
Alice si mise dietro Paolo che metteva in moto; il giovane notò che lei appoggiava le mani al sellino e rise divertito.
<< Perché nun t'areggi a me? Così nun caschi... >> le fece. Alice sorrise scusandosi, facendo come diceva lui; provò un piacere sconosciuto a stringere con le braccia il torace di Paolo: era snello, ma tonico. Qualcosa di ancestrale le salì dallo stomaco fino alla mente, passando per il cuore, durante quel ritorno, qualcosa che davanti a Marco non aveva mai provato.
***
Arrivarono con il motorino fino al caseggiato dove abitava la ragazza; Paolo rivolse ai palazzi uno sguardo inquieto.
<< Ma come fai a abità nello stesso quartiere de na proffe? >> domandò sorridendo.
<< Mica ci abito solo io. Ci sono anche Irene Bussolati, Marco Bilello e la tua compagna di classe Samira Taheri >> puntualizzò Alice, togliendosi il casco e restuendolo al proprietario.
<< Sì, questo lo so... Solo che me fa strano... >> ammise lui.
<< Forse un po' all'inizio, ma poi ci si fa l'abitudine... >> commentò lei.
<< Allora io vado, eh... >> ribatté Amato.
<< Grazie del passaggio >> disse la Rigoni.
<< De niente... Comunque ce se vede... >> la salutò il giovane, mettendosi le cuffie sotto il casco e ripartendo alla volta di casa sua. Nelle sue orecchie si diffusero le note di "Piccola anima", brano di Ermal Meta cantato in duetto con Elisa:
Piccola anima che fuggi come se
Fossi un passero
Spaventato a morte
Qualcuno è qui per te
Se guardi bene ce l'hai di fronte
Fugge anche lui per non dover scappare
Se guardi bene ti sto di fronte
Se parli piano ti sento forte
Alice non aveva mai avuto mai amori che avessero superato quello che aveva sempre provato, negli anni, per Marco; immaginava però che non avrebbe mai trovato il coraggio di farsi avanti con lui, nemmeno adesso che era cominciato l'ultimo anno di liceo. Forse anche questo l'aveva spinta ad accettare il passaggio fin sotto casa da Paolo Amato, o forse no: qualsiasi motivo fosse, le andava bene così; sentiva che non era il caso di fermarsi troppo a pensare, aveva fatto così da tutta la vita.
Prese il suo cellulare, cercò una canzone, non sapendo che era quella che stava ascoltando anche lui:
Piccola anima
La luce dei lampioni ti accompagna a casa
Innamorata e sola
Quell'uomo infame non ti ha mai capita
Sai che a respirare non si fa fatica
È l'amore che ti tiene in vita
Era andato via troppo velocemente, non le aveva dato neanche il tempo di scattargli una foto prima che ripartisse.
<< Signorina Alice, ti leggo futuro in cappello! >> la voce di Hassan il Veggente superò quelle di Elisa ed Ermal Meta dentro le cuffie.
La Rigoni si tolse una cuffia.
<< E cosa vedi, Hassan? >> domandò gentilmente avvicinandosi al mendicante arabo che si levava il logoro cappello e ci guardava dentro.
<< Vedo cosa improvvisa, ma buona... Sorpresa lungo tua via... >> profetizzò Hassan.
Sicuramente l'aveva vista tornare con Paolo; tuttavia Alice volle dargli retta per quella volta, elargendogli qualche spiccio.
<< Grazie, Hassan >> disse suonando al campanello e sparendo dietro il portone non appena le fu aperto.
La canzone era arrivata ormai all'ultimo ritornello:
Quello che voglio io da te
Non lo so spiegare
Ma se tu vai via
Porti i miei sogni con te
Piccola anima
Tu non sei per niente piccola
Mentre correva verso casa, sperò che Paolo la riaccompagnasse più spesso.
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