Immacolata selfieception

Serena aveva imparato ormai benissimo a nascondere le occhiaie delle notti passate ad esibirsi al Mulino Scarlatto: per un mese intero era riuscita a mascherare benissimo quelle misere cinque ore di sonno che si faceva dal lunedì al venerdì.
Quella mattina di inizio dicembre, in cui faceva particolarmente caldo per il periodo in corso, l'attenzione era concentrata su sua sorella Agnese, intenta a scrivere su Direct, la sezione delle chat di Instagram; come al solito s'era fatta rimorchiare - o aveva cominciato lei - dall'ennesimo povero depresso che invece di prendere l'iniziativa dal vivo si attaccava i social per avere un'interfaccia con l'altro sesso.
<< Chi è lo sfortunato? >> domandò sedendosi vicino a lei per fare colazione.
<< Ignorante... Instagram è una piattaforma di grandi opportunità, per gli incontri... Dovresti sfruttarlo di più anche tu, che stai sempre da sola... >> commentò Agnese, continuando a scrivere.
<< Sinceramente non ne ho bisogno... Ma non è un po' triste come tecnica di rimorchio? E poi dimostri di essere bipolare: nel pubblico l'assistente ingegnere di nostra madre e nel privato "Immacolata selfieception"? >> chiese la minore.
<< A parte che Immacolata è il mio secondo nome. E poi è veramente un gran figo, dai... >> dichiarò la maggiore, facendole vedere il soggetto con cui stava chattando.
<< Lo sai che somiglia vagamente al prof Piani di Chimica e Biologia? Non è sposato, ma magari questo è un suo figlio illegittimo... E poi queste foto sembrano vecchie di qualche decennio >> osservò Serena.
<< Come sei intrigante, Sere... E poi su Instagram esistono delle cose chiamate filtri. Magari è un effetto retrò. Anzi, è sicuramente un effetto retrò, visto che dice di avere trent'anni >> sentenziò l'una.
<< Secondo me è Piani che cerca di abbordarti fingendosi un ragazzino. Poi tu credi a quello che ti pare. Lui è fatto così, un tipo da "una botta e via". Io ti ho avvertita... >> cercò di metterla in guardia l'altra.
Sapeva di predicare bene e razzolare male: continuava a vedersi con Marco ma in contemporanea seguitava ad esibirsi come poledancer, e criticava sua sorella per qualche incontro occasionale su Instagram.
<< E poi non sono sola, c'è Marco adesso >> puntualizzò, per riacquistare moralmente punti.
<< Chi, il tuo compagno di classe? È talmente moscio che quasi non ci si accorge di lui... >> roteò gli occhi la sorella. << Comunque mi ha chiesto di incontrarlo. Venerdì 8 dicembre, il giorno dell'Immacolata Concezione. Che dolce, ha giocato con il mio nickname... >> sospirò subito dopo, sognante.
Serena bevve il suo caffellatte, sicura che qualche giorno più in là Agnese si sarebbe trovata davanti Enrico Piani, con tanto di capelli appena brizzolati e dieci anni arbitrariamente tolti.

                                    ***

Poco prima che suonasse la campanella della prima ora, Laura stava per andare un attimo in bagno, quando vide uscire, dalla porta dell'ultimo gabinetto, prima Emma e poi Vito, uno di seguito all'altra, ridacchiando complici.
<< Laura... >> salutò Lojacono, uscendo dal bagno.
<< Posso spiegare, veramente... >> disse la Di Nardo, ritornando un po' seria e alzando le mani.
<< Lo spero veramente >> ribatté la Castelli.
<< Stiamo provando ad avere un figlio >> spiegò Emma, a cui il pallino di diventare madre era venuto già due mesi prima.
<< E non bastava la dieta sana? Adesso anche il sesso supplementare in bagno prima delle lezioni? >> replicò Laura con un velo di rimprovero.
<< E dai, non fare la bacchettona... Non siamo i primi a farlo >> commentò la docente di Letteratura Inglese.
<< Non sto facendo la bacchettona, ma siamo pur sempre insegnanti, e dobbiamo dare il buon esempio: vuoi che ti ricordi cos'era successo l'anno scorso ad Irene Tindari? >> le rammendò quella di Letteratura Italiana.
<< Lei è rimasta incinta per sbaglio, ma ha comunque deciso di tenerlo. Io e Vito invece lo vogliamo davvero... E non credo che, tra il ponte dell'Immacolata e le vacanze di Natale, avremo così tanto tempo >> immaginò l'una.
<< Con la signora Lojacono in arrivo? >> le ricordò l'altra.
<< Ti prego, non me la nominare. Sono convinta che quella donna mi odi. Se muoio o vado in carcere dopo l'8, sappi che non sarà andata bene... >> sospirò la prima.
<< Le future suocere sono sempre così. Poi con il matrimonio e il consolidamento dei legàmi familiari diventa ancora peggio. Ma se veramente riuscirete a diventare genitori, magari si ammorbidisce... >> la rassicurò la seconda.
La campanella della prima ora parve sottolineare le sue parole.
<< Dai, andiamo ad affrontare questi quattro giorni prima dell'Immacolata... >> la esortò poi, mentre uscivano dal bagno.

                                    ***

Alice e Paolo si baciavano sull'uscio della classe I C prima che arrivasse De Sanctis: stavano insieme da un mese e mezzo ma avevano un'intesa fortissima nonostante non c'entrassero niente l'uno con l'altra, e anche se si erano persi di vista per quattro anni, sembrava che fossero una coppia da sempre; Nina li oltrepassò, salutandoli educatamente, e alzando gli occhi dal cielo subito dopo che fu lontana da loro.
<< Non è che sei gelosa? >> domandò Ivan, piazzandosi davanti alla Mazzanti, che prendeva come al solito il posto vicino ad Amato.
<< Io? A' Ivan, ma che dici...? >> si schermì la ragazza.
<< Sembrava >> rispose il giovane.
<< Ti sembrava male. Paolo e io siamo sempre stati solo amici e compagni di banco. Solo che quando gli dicevo io di trovarsi uno scopo, nella vita, non mi ascoltava. Adesso che c'è la Rigoni, invece, ha un guizzo all'improvviso... >> puntualizzò lei.
<< Magari è l'amore? >> la sfidò lui.
<< Magari è l'incoerenza. Come la tua, che pare che hai il futuro assicurato al Conservatorio e invece non hai nemmeno il coraggio di dire ai tuoi che vuoi trasformare la musica in una professione >> rimbeccò l'una.
<< Lo sai come sono fatti mio padre e mio fratello. Sono muratori da generazioni, aspettano solo il mio diploma per farmi entrare nella ditta. Per carità, è stata la nostra fortuna, ma io non riesco neanche a tenerli in mano i mattoni... >> protestò l'altro.
<< Appunto, non ti rende compresso questa situazione? >> osservò la prima.
<< Non lo immagini nemmeno quanto. Perché, i tuoi non hanno avuto niente in contrario a sapere che ti piaceva il cinema? >> chiese giustamente il secondo.
<< E invece sì. Mi hanno detto che è un ambito molto fatuo, che c'è competizione e che non stanno certo ad aspettare me. Ma io voglio stare dietro le quinte, mica sul palco. Non penso di dover affrontare chissà quale calvario di invidie e gelosie... >> si giustificò la Mazzanti.
<< Se hanno detto che è fatuo diventare registi, pensa violinisti professionisti... >> sottolineò Bertovicz.
<< Esistono i concorsi pubblici per i vari musicisti dell'orchestra nazionale. Oh, e quella europea, che è ancora più prestigiosa. Ma queste cose dovresti saperle, essendo il tuo campo preferito. Diglielo ai tuoi, che se ti impegni puoi raggiungere grandi traguardi, ma che anche loro devono stare dalla parte tua... >> lo motivò Nina.
<< E che dovrei fare? Dare una botta in testa a mio padre e a mio fratello e resettarli? >> fece Ivan demoralizzato.
<< Sai che puoi fare? Glielo dici adesso che viene il ponte dell'Immacolata! Senza remore, come va va... >> propose l'italiana.
<< Io ci posso provare, però non ti prometto niente... >> rispose il bulgaro.
Nina stava per rispondere, quando si sentirono i passi di De Sanctis verso l'aula, seguiti dalla sua figura austera che prendeva posto alla cattedra.
Tutti gli studenti tornarono ai rispettivi posti, anche Paolo che aveva dovuto salutare Alice frettolosamente, sull'uscio.
<< Tu insisti >> sussurrò la Mazzanti a Bertovicz, in conclusione del suo discorso, prima che cominciasse la lezione di Storia e Filosofia.

                                   ***

Alla seconda ora della III C Enrico alternava le spiegazioni dell'apparato digerente alla messaggistica in Direct con la misteriosa "Immacolata selfieception"; i ragazzi della classe sapevano che, rispetto al suo eterno opposto De Sanctis, era molto permissivo nel far tener loro i cellulari accesi, ma vederlo chattare con quel sorriso ebete stampato in faccia voleva dire solo una cosa: l'affascinante docente di Chimica e Biologia aveva una donna.
<< Prof? Ma ci sta insegnando come funziona l'apparato digerente o come si dà o meno spago agli sconosciuti su Direct? No, perché quello già lo sappiamo fare da soli... >> intervenne Irene.
<< Eh? Bussolati, hai detto qualcosa? >> fece Enrico, come richiamato da qualcosa che lo teneva in stato di tranche.
Dalla seconda fila a destra, Serena ne immaginava il motivo: il professore si scriveva con sua sorella Agnese, non c'era alcun dubbio.
<< Che sta a rimorchià, proffe? >> domandò Cesare.
<< Promettete che non dite niente a nessuno. Specialmente al prof De Sanctis, che sennò mi percula fino al duemila e mille... >> esordì il docente.
<< Saremo delle tombe! >> giurò Guido.
<< Ho visto solo le sue foto, ma la incontrò l'8, all'Immacolata. Pensate che si chiama come la festa... >> proseguì Piani, mentre la Vismara alzava gli occhi al cielo: aveva ufficialmente scoperto che si trattava della sorella maggiore.
<< Beh, allora ci provi, prof. Se è amore, perché non si butta? >> lo incoraggiò Alice.
<< Grazie dell'incoraggiamento, Rigoni. Se veramente va in porto questa cosa, avrai dieci fisso fino alla maturità in Chimica e Biologia! >> annunciò Enrico. << E otto per tutti gli altri, se tenete le dita incrociate per me! >> aggiunse poi, tra gli applausi generali.
Serena sperò che quella pagliacciata finisse presto.

                                    ***

All'ora della ricreazione Laura era andata, come al solito, alle macchinette del caffè: con la coda dell'occhio vide Emma e Vito entrare in bagno e pensò che forse insistere tanto con l'avere un figlio sarebbe stata una strategia fallimentare, per loro, e che dovessero semplicemente aspettare che arrivasse, come era successo a lei e Gabriele con Franco e Alberto.
<< C'è molta intesa tra di loro, non trovi? >> fece la voce di Giovanni Mastropietro dietro di lei.
<< Giovanni, sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo... >> trasalì la Castelli.
<< Scusa... È che mi era sembrato facessi una riflessione su Emma e Vito, una riflessione che volevo condividere anch'io >> si spiegò il collega.
<< Vogliono un figlio. A tutti i costi. Ecco perché si appartano sempre >> si affrettò a spiegare lei. Quell'uomo era l'ultima persona con cui intendeva parlare di certi argomenti, visto l'effetto che le suscitava.
<< Avranno capito che un domani potrebbe essere troppo tardi e stanno prendendo l'ultimo treno... >> osservò lui.
<< Ma che ne sai tu, che non hai figli e nemmeno ci hai mai pensato ad averne? >> si indignò la donna, che non solo cercava di fare resistenza verso quei sentimenti che provava per il docente, ma coglieva nelle sue parole anche delle critiche nei confronti della sua migliore amica e del suo fidanzato.
<< Touche. Ma non per mia scelta. È che non ho mai trovato la donna giusta... >> si arrese l'uomo.
Laura cercò di evitare il suo sguardo.
<< Ce ne sono tante, tra le colleghe del Da Vinci, che aspettano l'uomo che voglia l'amore quanto loro >> tergiversò quindi.
<< Non t'ama chi amor ti dice, ma t'ama chi ti guarda e tace... >> motteggiò Aforisma, citando Shakespeare e sottolineando il silenzio che seguitò tra i due.
Silenzio che fu interrotto da un suono, quello di un flash: la macchina fotografica di Alice aveva immortalato le loro espressioni sbigottite.
<< Rigoni! Ma siamo così interessanti? >> fece poi Laura, riprendendosi.
<< È l'ultimo anno, prof. Tutto è interessante, adesso come adesso >> spiegò la ragazza, congedandosi e lasciandoli lì.
<< Forse hai ragione tu, mi devo guardare intorno >> rispose Mastropietro, voltandole le spalle.
La Castelli si ricordò all'improvviso che la ricreazione stava finendo e si sbrigò a prendere il caffè, chiedendosi se quella del collega fosse una provocazione o meno.

                                   ***

Nel frattempo Serena era corsa fino al piano terra, dove suo padre, Walter Vismara, svolgeva la professione di psicologo del liceo Da Vinci, che l'anno prima era di Nicola Michetti; sapeva bene che la ricreazione durava solo un quarto d'ora, ma essere la figlia di colui che analizzava le menti di studenti, professori, parenti e personale ATA le dava un certo vantaggio: e poi si trattava di una questione che avrebbe riguardato sia la famiglia che la loro reputazione all'interno della scuola.
<< Avanti >> disse l'uomo, non appena sentì bussare. La porta si aprì e sua figlia comparve sull'uscio.
<< Non è un po' poco il tempo della ricreazione per una chiacchierata? >> esordì, invitandola ad accomodarsi.
Serena si sedette di fronte al padre a braccia conserte.
<< Dobbiamo parlare >> riferì.
<< E di cosa? >> domandò Walter.
<< Di Agnese. Mi sa che si vuole scopare il prof Piani. O lui vuole scopare lei. O addirittura la cosa è reciproca... >> rispose la ragazza.
<< Conosciamo i costumi liberi di tua sorella. Lei dice che cerca l'uomo giusto. Io dico che vuole trovarsi un'altra vita che un po' si distacchi dal ruolo di assistente di vostra madre... >> puntualizzò lo psicologo.
<< E tu perché sei così tranquillo? Tua figlia, mia sorella, è stata adescata su Instagram da un docente che millanta di essere adulto, ma che si è scazzottato col collega De Sanctis il primo giorno di scuola, per una donna che si sono contesi vent'anni fa! >> si scaldò la studentessa.
<< E allora? >> ribatté il professionista.
<< Ti prego, papà! Agnese si racconta una cazzata e la racconta a tutti... Vuole farci credere che sia solo un'avventura, ma sappiamo bene tutti e due che sogna il principe azzurro da quando ha tre anni! >> sbottò lei.
<< Il punto non è questo, Sere. Il punto è che la vostra generazione, filtrata attraverso i social network, è talmente preoccupata dal giudizio degli altri che è come se, dal punto di vista sentimentale e sessuale, fosse tornata indietro agli Anni Cinquanta. Come se dovesse chiedere l'approvazione di qualcuno per scoparsi chicchessia. La nostra, nata negli Anni Sessanta e cresciuta tra i Settanta e gli Ottanta, non si faceva tutti questi problemi per farsi una scopata: l'ho sempre detto, sono tutti questi fronzoli che vi hanno resi dubbiosi e alla ricerca di un'approvazione che non vi serve. Sfido io che finite preda del primo venuto... >> commentò lui.
<< Dici? >> fece la figlia.
<< Dico, dico. Dovresti rilassarti, tesoro. E magari prendere esempio da tua sorella. Stai somigliando un po' troppo a tua madre, con la sua mania del controllo >> sottolineò il padre.
<< Pensa quello che vuoi. Io però continuo a tenerla d'occhio >> decise Serena, dopodiché dovette tornare di sopra mentre suonava la campanella della quarta ora.

                                     ***

Laura sperò che quella giornata, resa lunga dai colloqui pomeridiani di inizio mese, finisse presto: la consapevolezza di condividere lo stesso tetto scolastico con un uomo che le stava facendo mettere in discussione la sua vita la portava gradualmente ad odiare quel mestiere d'insegnante che tanto aveva amato e che ogni anno l'aveva spinta anche ad impicciarsi pur di aiutare i suoi ragazzi a risolvere i loro problemi; ricordava ancora i disturbi alimentari di Rachele Grandi, la voglia di Concetta Fabbri di poter camminare, la ricerca della felicità di Valerio Gracchi, quella serenità familiare che mancava alle sorelle Tindari, l'amore difficile e contrastato tra Sara Michetti e Francesco Altobelli; e adesso le inquietudini di Irene Bussolati, la svogliatezza di Paolo Amato, la passione per la musica di Ivan Bertovicz, l'indecifrabilità di Alice Rigoni e Marco Bilello.
Tornò a casa e parcheggiò di fronte al portone come se fosse una liberazione; scese dall'auto e cercò di non ascoltare la nenia sul futuro di Hassan il Veggente, né il casino che proveniva dal bar Parisi.
Aprì il portone e fece per dirigersi al suo palazzo, quando si sentì chiamare.
<< Prof! >> era Alice.
<< Rigoni, che è successo? Guarda, sono distrutta... >> commentò mettendo le mani avanti.
<< Le volevo dare questa, ho sviluppato una copia per lei e una per il prof Mastropietro. Siete veramente una bella coppia. Di colleghi. Una bella coppia di colleghi >> spiegò la ragazza.
Laura rimase in silenzio a causa della sincerità spiazzante della sua alunna: con quella foto di lei e Giovanni davanti alla macchinetta del caffè aveva colto quello che lei stava faticosamente nascondendo. E che doveva continuare a nascondere: si stava innamorando del suo collega, sebbene fosse sposata - anzi sposatissima - con Gabriele; ci stava provando, a tenere in piedi il suo matrimonio, ma la sera della rievocazione di quando erano giovani, la Castelli aveva sentito un grande affetto, della tenerezza forse, ma la passione era un'altra cosa.
Quello che provava per Giovanni era improvviso, per certi versi anche violento, ma le sbatteva in faccia una realtà che la donna si stava rifiutando di vedere: lei e Gabriele probabilmente stavano insieme per i figli, e una volta che se n'erano andati, la noia era subentrata, prepotente, nella vita dei coniugi Baldi.
Nascose nella borsa quella foto, per poi prendere le chiavi e aprire la porta del condominio.

                                     ***

La mattina successiva Marta si accorse che qualcosa impegnava particolarmente Enrico, per spingerlo a passare tutto quel tempo sullo smartphone che nemmeno un alunno.
<< Hai una donna? >> domandò la Storione, comparendo all'improvviso dietro Piani nella sala dei professori.
<< Marta! Ma che si compare così? >> si spaventò Enrico.
<< Sei tu che eri tremendamente distratto, caro Enrico. Tu hai una donna, altrimenti come mai tutto questo coinvolgimento? >> chiese la docente di Scienze della Terra.
<< Se anche fosse, saresti gelosa? >> ribatté quello di Chimica e Biologia.
<< Ti piacerebbe... Sono anche passati diciotto anni... >> gli ricordò lei.
<< Allora non ti roderà il culo se ti dico che ha ventisei anni, che è laureata in Ingegneria Edile e che ne conosco solo il nickname, "Immacolata selfieception" >> rispose lui.
Un suono soffocato provenne dalla gola di lei, un sibilo che si trasformò in una fragorosa risata, talmente forte che costrinse Marta a buttare la testa all'indietro e a chiudere gli occhi, strizzandoli.
<< Che te ridi? >> fece Enrico indignato.
<< E me lo chiedi, Enrì? Tutta la serietà di questa ragazza viene distrutta da questo nickname semplicemente ridicolo... >> commentò la Storione.
<< È originale... E poi sarete rimasti solo tu e Virgilio a tenere i nomi seri su Instagram... Anzi, lui nemmeno ce l'ha Instagram... >> puntualizzò Piani.
<< Vabbè, scusa... Però dai, quel nickname la rende veramente poco seria rispetto al suo curriculum, chiunque sia... >> disse la donna.
<< Chi è poco seria? >> intervenne Virgilio, entrando in quel momento per prendere il registro.
<< La spasimante di Enrico >> replicò Marta.
<< Raccattata dove? Su Facebook? Su Twitter? Su Snapchat? >> domandò De Sanctis.
<< Instagram >> ribatté Enrico a mezza voce.
<< Poveraccia, allora... >> lo prese in giro il docente di Storia e Filosofia.
<< Parla quello che ha accannato la Ferrante nel bel mezzo di una cena... >> rimbeccò il collega.
<< Non avevamo niente in comune. Tu avresti qualcosa in comune con questa sciacquetta dei social? >> chiese l'uno.
<< Non è una sciacquetta! >> esclamò infastidito l'altro.
<< Pare che sia laureata in Ingegneria Edile >> spiegò la Storione.
<< E allora vediamo come va a finire. Così, per farci quattro risate mentre lei cerca di inculcarti un po' di cultura... >> dichiarò De Sanctis.
<< Virgilio... >> lo rimproverò bonariamente Marta.
<< Ci incontriamo l'8, e vedrete che faremo scintille! >> promise Piani, prendendo il registro e uscendo dall'aula docenti con aria di superiorità. Marta e Virgilio si guardarono come se il loro collega si fosse bevuto il cervello.

                                   ***

Quei tre giorni passarono anche troppo in fretta per Ivan, il quale aveva promesso a Nina che avrebbe parlato con la famiglia della passione per la musica che gli riempiva i pensieri e che intendeva trasformare in una professione.
Venerdì 8 dicembre, all'ora di pranzo, Bertovicz pensò che fosse l'occasione perfetta per informare i suoi di questa scelta; quel primo pomeriggio sedevano tutti lì intorno al tavolo: lui, suo padre Andrej, sua madre Alina che stava servendo la pietanza e suo fratello maggiore Igor.
<< Guardate un po' cos'ho fatto... >> li sorprese la signora Bertovicz, mettendo nei piatti dei familiari una lasagna ripiena, oltre che dei classici ingredienti, anche di prosciutto cotto e uova sode.
<< Ma ci vanno tutte queste cose in una lasagna, mamma? >> domandò Igor.
<< Ma no, glupavo. In Italia la lasagna classica solitamente non si fa così. La signora Amato, la madre di Paolo, mi ha dato la ricetta di come si fa al Sud. Ed è molto, molto ripiena, ma buonissima... >> spiegò la signora Bertovicz.
<< Beh, tanto meglio, no? Igor e io tiriamo su palazzi tutti i giorni, abbiamo bisogno di energie. E tra pochi mesi anche Ivan... >> commentò Andrej.
Il giovane pensò che quello fosse il momento perfetto per esprimere il suo desiderio di lavorare con la musica.
<< Papà... >> esordì.
<< Non c'è bisogno che mi ringrazi, sinko. La nostra ditta aspetta solo te. Il primo figlio diplomato al liceo, accanto al primo figlio geometra... Da giugno ci toccherà cambiare il nome: da "Costruzioni Bertovicz e figlio" a "Costruzioni Bertovicz e figli"! >> esclamò entusiasta Andrej, e a quel punto Ivan non seppe cosa rispondere.
<< Prima bisogna insegnargli a tenere in mano i mattoni... >> rise Igor.
<< E dai, si impara tutto... Adesso come adesso si deve brindare! >> replicò il capofamiglia.
<< Sempre la signora Amato mi ha consigliato questo vino della Sicilia, si chiama... Marsala... >> si aggregò sorridente Alina, leggendo l'etichetta prima di versare la bevanda nei bicchieri dei familiari e poi anche nel suo.
<< Allora... Alla ditta "Costruzioni Bertovicz e figli"! >> brindò, sollevando il bicchiere.
<< Alla ditta! >> lo imitarono tutti, compreso Ivan che non sapeva con che coraggio si sarebbe ripresentato davanti a Nina, dopo quella grandissima dimostrazione di debolezza.

                                      ***

Chiedimi scusa anche per quello che sono
Spostati almeno e non provarci mai più
Quando di nuovo provo a rimettermi in piedi
E tu che mi chiedi cosa mi resta di me
E cosa mi porta a sbatterti in faccia il dolore
Non c'era posto migliore

Le parole della canzone "Frasi a metà" di Laura Pausini erano la colonna sonora del pedinamento di Serena nei confronti di sua sorella Agnese, per vedere se il suo amante misterioso fosse davvero il professor Piani.
Certo, sapeva bene di essere l'ultima persona a poterla criticare, ma sapere che andava a letto con un suo insegnante la riempiva d'imbarazzo, specialmente quell'anno, in cui avrebbe avuto la maturità.
Aveva una grandissima voglia di sputtanarli, magari lì davanti a tutti quelli che passavano davanti al Da Vinci, qualora avesse avuto ragione: non ci sarebbe stato posto migliore.

Sarà che hai preso tutto e l'hai buttato via
Qualsiasi cosa fu, qualunque cosa sia
Non ti accompagno più se non c'è più ragione
Si muore in mezzo a una frase
O di frasi a metà

La Vismara non sapeva che qualcun altro aveva avuto la sua stessa idea: Marta e Virgilio si erano messi d'accordo per scoprire l'identità dell'amante misteriosa di Enrico; infatti, nonostante l'amore fosse andato a complicare le cose tra loro, diciotto anni prima, avevano comunque condiviso tutto, e si sentivano in dovere di proteggere il loro collega e vecchio amico, se l'appuntamento galante si fosse rivelato un fake.
A quel punto sarebbero dovuti intervenire, e non sarebbe importato se fossero seguiti silenzi imbarazzanti e frasi lasciate a metà: sotto questo punto, i social erano pieni di insidie.

Quanta violenza hai sprecato in quel "lasciami andare"
Non c'era frase peggiore

Grande fu la sorpresa dei tre pedinatori quando si videro davanti la scena che immaginavano la peggiore di tutte e che invece si rivelò ai loro occhi con la sua romantica semplicità: Enrico Piani e Agnese Vismara erano due persone che si erano innamorate a prima vista, pur avendo come base soltanto qualche chat, alcune foto d'epoca, e il secondo nome di lei in comune con la ricorrenza in cui si sarebbero incontrati, l'Immacolata Concezione. Anzi, l'Immacolata selfieception.

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