Gli esami non finiscono mai

Era da prima del ponte della Festa della Repubblica che Irene non usciva più di casa, e Alice se n'era accorta; infatti la sua migliore amica, da quando Bilal Taheri l'aveva lasciata, si sentiva come se fosse andata sotto un treno: sciatta e chiusa in sé stessa, era irriconoscibile per gli altri, ma agli occhi della Rigoni, quelli erano i segni preparatori di qualcosa di folle ed estremo che balenava nella mente della Bussolati.
D'altra parte la giovane aspirante fotografa non era solo in ansia per l'amica di sempre, ma anche perché era da qualche tempo che si teneva dentro quel bacio scambiato tra la prof Di Nardo e il collega Cecchi, quel bacio che aveva immortalato col suo flash e che non aveva avuto il coraggio di confessare a Lojacono: sapeva bene che quelli erano affari loro e che lei non ci sarebbe dovuta entrare, ma aveva notato come la docente di Letteratura Inglese si stava lasciando andare da quando aveva perso il bambino che portava in grembo, e la sua coscienza le diceva che sarebbe stato giusto fare qualcosa.
Quando il ponte del 2 giugno finì, decise che al rientro a scuola avrebbe affrontato quel problema scomodo, il tutto facendosi aiutare da Marco a trascinare Irene fino al Da Vinci.
<< Non ci voglio andare... A che serve andare a scuola e prendere la maturità, se poi tutto finisce? >> chiedeva con voce laconica mentre Alice la trascinava per il braccio destro e Marco per quello sinistro.
<< Faccio finta di non aver sentito... >> commentò la Rigoni.
<< E poi ti boccerebbero e ti ritroveresti a rimandare il problema, solo l'anno prossimo... >> aggiunse Bilello.
<< Possiamo dire che ho la febbre? Che ho un esaurimento nervoso? O che sono morta, magari? >> insistette la Bussolati.
<< Tu sei viva e adesso vieni con noi... Vero, Marco? >> domandò Alice, cercando la risposta di questi.
Ma il ragazzo guardava insistentemente il cellulare, sperando in un messaggio che non arrivava.
Ultimamente Serena era strana, troppo strana. Non rispondeva ai messaggi, lei che aveva voluto stare con Marco con tutte le sue forze.
<< Sì, sì... >> disse in tono distratto, mentre invitava Irene a montare sul suo motorino e a mettere il casco senza fare troppe storie.
Alice nel frattempo aspettava Paolo, doveva trovare assolutamente l'occasione di dirgli che non lo amava più, che forse non l'avrebbe mai amato con la stessa intensità di come amava Marco.
Il giovane Amato parcheggiò in quel momento, la salutò come al solito con un bacio a stampo e le allungò il casco. La Rigoni pensò che almeno quella questione poteva aspettare.

                                      ***

Marco aspettò fino alla fine della prima ora per avere l'occasione di parlare con Serena del perché fosse così sfuggente.
<< Prima o poi mi dovrai parlare >> la aspettò sull'uscio dell'aula, facendola trasalire.
<< Oddio, Marco! Mi hai fatto prendere un colpo... >> sussultò la Vismara.
<< Era l'unico modo per capire cosa ti passa per la testa ultimamente... Stiamo insieme, te lo ricordi? >> replicò Bilello.
<< Guarda, è meglio se non lo sai... >> si schermì lei.
<< Ma perché mi dici così? Dopo tutto quello che c'è stato tra noi, dopo che mi hai voluto tu... >> rinfacciò lui.
<< Certo, perché sono la tua seconda scelta! D'altra parte, chi potrebbe mai amare veramente una lapdancer del Mulino Scarlatto? >> rimbeccò l'una.
<< Smettila di fare la vittima e dimmi chiaramente che cosa sta succedendo >> la affrontò l'altro.
<< Se anche te lo dicessi, non potresti fare niente. Anzi, ti farei un favore. Ho prenotato per domani pomeriggio un appuntamento al Policlinico Umberto I per un'interruzione di gravidanza >> confessò la prima.
<< C...cosa? Tu...? >> balbettò l'altro, letteralmente sotto shock.
<< Sono incinta, Marco. E molto probabilmente il padre sei tu... >> confidò Serena, con gli occhi azzurri lucidi di risentimento.
<< Come sarebbe a dire "molto probabilmente"? Mi hai tradito, Serena? Ti prego, mi merito una risposta! >> la supplicò Marco.
<< A cosa servirebbe, tanto domani pomeriggio mi libero del problema... >> dichiarò la giovane, facendo per tornare in classe, ma il ragazzo la prese per un braccio.
<< Mi prendo ogni responsabilità! >> decise lui.
Lei lo guardò stralunata. << Tu sei pazzo... >> commentò.
<< Sono perfettamente lucido. Abbiamo passato la vita a non prendere decisioni nette, questo bambino sarebbe la nostra occasione! Sposiamoci, e cresciamolo insieme... >> propose l'uno prendendole le mani.
<< Saresti infelice per sempre... >> obiettò l'altra.
<< Non importa. La donna che amavo ha scelto un altro da mesi, e tu sei convinta che non troverai mai l'amore vero. Non abbiamo niente da perdere, tutti e due >> ribatté Bilello.
<< Forse hai ragione... >> ammise la Vismara.
Non avevano neanche vent'anni, e già si trovavano a fronteggiare una situazione molto più grande di loro.

                                      ***

Alla seconda ora c'era Educazione Fisica e Alice pensò che avrebbe dovuto dire la verità al professor Lojacono, altrimenti in futuro il coraggio le sarebbe venuto meno.
Mentre i suoi compagni di classe si apprestavano a fare la corsa di riscaldamento nel cortile interno, la Rigoni si avvicinò al docente.
<< Prof, le vorrei parlare... >> esordì timidamente.
<< Che c'è, Rigoni? Hai il ciclo e non puoi fare lezione? Eppure indossi la tuta... >> replicò perplesso Lojacono.
<< Devo parlarle di una cosa che ho visto, anche se non so se sta bene, perché riguarda la prof Di Nardo... >> cominciò lei.
<< Che vai farneticando, Rigoni? >> cercò di capire lui.
<< Qualche tempo fa stavo tornando dal bagno e ho visto la prof che spingeva il Cecchi dentro l'aula docenti mentre si... baciavano. E io ho la prova >> confessò l'alunna.
<< Dov'è? >> la incalzò il professore.
Alice tirò fuori dalla tasca della felpa una fotografia piegata in due, che ritraeva i due insegnanti nel momento in cui erano stati colti in flagrante dal flash della Reflex.
L'uomo gliela strappò letteralmente dalle mani, poi se ne andò verso una delle entrate del piano terra, scuro in volto.
<< Prof, ma dove va? Aspetti! Magari è un equivoco... >> cercò di fermarlo la Rigoni, ma lui non la ascoltò.
Le sue mani erano chiuse a pugno, e aveva una gran voglia di usarle.

                                       ***

Aldo Marioni lo vide arrivare al secondo piano che era una furia.
<< Lojacono, come mai quella faccia? >> domandò, sollevando il viso dal giornale che stava leggendo.
<< Dov'è Cecchi? >> berciò il docente di Educazione Fisica.
<< È andato con la Ferrante a fare una "missione segreta" sul preside, sinceramente non ho capito di cosa si tratta... >> rivelò il bidello, ma Vito già se n'era andato senza ringraziarlo, diretto verso l'ufficio del preside Urbani.
Trovò i due colleghi appiccicati al muro come se dovessero entrare nell'ufficio di Urbani come dei ladri.
<< Ti è piaciuto limonare con la mia fidanzata? >> fece Lojacono, attaccando Cecchi.
<< Vito, posso spiegar... >> tentò di giustificarsi Umberto, ma non fece in tempo a finire la frase che ricevette un pugno dritto in faccia, sotto gli occhi attoniti della Ferrante.
<< Vito, ma sei più pazzo del preside? >> esclamò.
<< Che c'entra il preside? >> chiese alterato Lojacono, guardando prima il collega a terra col naso sanguinante, poi la giovane insegnante di Storia dell'arte.
<< Era ubriaca, la tua Emma. Io l'ho soccorsa e lei mi è saltata addosso, ma dopo che mi aveva spinto dentro all'aula docenti sono riuscito a staccarla e lei si è messa a piangere e ad autoaccusarsi di essere una fidanzata e madre incapace. Ci sono le telecamere che lo dimostrano, se ti interessa... >> si difese Cecchi, mentre Claudia gli detergeva il sangue con delle salviette umidificate.
<< Scusa, Umberto. Mi è andato il sangue al cervello... >> si dispiacque l'uno.
<< E a me fuori dal naso. Ma non ti preoccupare, avrei fatto esattamente lo stesso >> rispose l'altro.
<< Certo che voi maschi ci mettete poco meno di un secondo a fare pace. Noi femmine, per un equivoco simile, siamo capaci di non parlarci per anni... >> si complimentò la Ferrante.
<< Ma perché stalkerate il preside? >> domandò Vito.
<< A me quell'uomo non è mai piaciuto, ma tutti mi dicevano che ero un complottista. Fino a prima del ponte... >> spiegò Umberto, mentre Claudia continuava a medicarlo.
<< È stato allora che abbiamo sentito una puzza terribile, come di morto, che dall'ufficio di Urbani si spandeva per tutto il piano... >> continuò quest'ultima.
<< Puzza di morto? >> chiese il docente di Educazione Fisica.
<< Potrebbe essere un serial killer che magari ha nascosto il cadavere di qualche bidella o inserviente dietro qualche libreria o porta segreta... >> ipotizzò la professoressa di Storia dell'arte.
<< Questo è troppo pittoresco. Io invece penso che commerci organi illegalmente... >> intervenne l'insegnante di Latino e Greco, che si interruppe all'improvviso quando si sentì un rumore provenire proprio dall'ufficio incriminato.
Umberto si fece coraggio ed entrò, seguito dai colleghi, ma quello che videro li raccapricciò: il preside Urbani era chino sulla cassaforte, mentre posizionava con cura un cuore umano in mezzo tra un cervello, un paio di polmoni e gli intestini tenue e crasso ancora aggrovigliati tra di loro.
Claudia ebbe un conato di vomito, e Vito la aiutò a reggersi in piedi mentre Umberto guardava con soddisfazione la conferma dei suoi sospetti.
<< Io lo sapevo che lei era pazzo, ma addirittura necrofilo, questo proprio non me lo aspettavo! >> esclamò con un lampo d'eccitazione negli occhi.
Clemente si girò sfoderando un sorriso innocente.
<< Non fraintendetemi, è solo la mia collezione... Voi non avete mai collezionato qualcosa? >> osò dire, mentre Lojacono chiamava la segreteria del reparto psichiatrico dell'Umberto I.
<< Lei è da manicomio... >> commentò disgustata Claudia, mentre Cecchi l'abbracciava, come a proteggerla da quell'essere incommentabile che li aveva guidati per nove mesi.

                                      ***

Venne portato via con l'ambulanza, mentre alcuni addetti del Reparto Psichiatrico portavano via gli organi per restituirli ai "legittimi proprietari"; passando per il primo piano Umberto e Claudia si erano fatti prestare una bottiglia di Prosecco dalla segretaria Daniela Fabbri detta la Trincona per la sua familiarità con l'alcol, e adesso vi si erano attaccati per riprendersi da ciò che avevano visto.
<< Vito! >> esclamò Emma, raggiungendolo sull'uscio che dal piano terra accedeva al cortile interno.
<< Emma! >> rispose questi, mentre lei lo abbracciò e lo baciò prima sulla bocca, poi su tutto il viso.
<< Scusa, scusa per tutto! Io non volevo tradirti con Umberto, ma non ero capace di intendere e di volere, questa storia del bambino mi ha fatta diventare pazza, poi ho saputo che avete affrontato il preside... >> parlò a raffica la Di Nardo, ma lui la zittì.
<< È tutto finito, amore mio. Se non possiamo avere figli, allora li adotteremo... >> la tranquillizzò.
<< Sì, li adotteremo... >> confermò la donna, riprendendo a baciarlo, mentre Cecchi e la Ferrante brindavano alla loro salute.
Poco distante, Alice sospirava seduta sugli scalini del cortile interno. Paolo si sedette accanto a lei.
<< Sono una cretina. Ho sollevato un polverone per una semplice foto, e non riesco neanche a dire la verità... >> disse mestamente lei.
<< Che sei innamorata de Marco? >> la aiutò lui.
<< E come hai fatto a capirlo? >> chiese l'una.
<< È che sei antisgamo, Ali. Te se legge tutto in faccia. Avevo visto come lo guardavi, ma ho cercato de fa finta de niente perché volevo sentillo da te >> dichiarò l'altro.
<< Mi dispiace, Paolo. Penserai che non ti ho mai amato... >> si scusò la Rigoni.
<< E invece te devo ringrazià, perché m'hai fatto capì che l'amore, quello che te sfruguja dentro, è n'artra cosa... >> spiegò Amato.
In quel momento, come se lo avessero evocato, arrivò Marco, mano nella mano con Serena.
<< Dobbiamo fare un annuncio >> esordì Bilello. Tutti gli sguardi si catalizzarono su di loro.
<< Aspettiamo un bambino, e dopo la maturità ci sposiamo! >> esclamò la Vismara con un sorriso a trentadue denti. Alice non era mai stata violenta, ma in quel momento, se avesse avuto più forza glieli avrebbe spaccati tutti e trentadue.

                                      ***

I professori si riunirono nell'aula docenti - la presidenza era inagibile poiché la polizia vi aveva messo i sigilli per indagare sulle ulteriori prove della follia di Urbani - per prendere una decisione importante: poiché la figura del preside non poteva rimanere vacante adesso che i ragazzi si avvicinavano alla maturità, bisognava eleggere tra i membri del corpo docente un sostituto alla svelta.
<< Chi se la sente di prendere questo incarico? >> domandò la Castelli ai colleghi.
<< Così a caldo dici? >> fece Emma.
<< Io dovrei pensarci >> ammise Umberto.
<< Tutti dovrebbero un po' rifletterci sopra... Insomma, gli animi sono ancora molto agitati... >> gli diede manforte Claudia.
<< Ma perché non mettiamo ai voti? >> propose Marta.
Gli altri colleghi si girarono verso la Storione come se avesse detto una cosa ovvia a cui nessuno però aveva pensato.
<< Direi che è una buona idea >> la appoggiò Vito.
<< Però cerchiamo di cominciare da oggi queste votazioni perché l'8 giugno finiscono le lezioni e poi dobbiamo pensare agli esami di maturità, che quest'anno hanno tutta un'altra struttura >> ricordò Virgilio.
Aveva ragione: una riforma dell'esame di Stato imponeva che venisse abolita la cosiddetta terza prova scritta - il test multidisciplinare che avveniva dopo il tema e l'elaborato d'indirizzo - e al suo posto venissero messe delle risposte multiple però sempre legato alla materia principale del liceo o dell'istituto in questione.
<< E quella è un'altra magagna... >> commentò Enrico.
<< Guardate il lato positivo: essendoci tra le riforme anche l'abolizione della tesina, gli studenti all'orale non si concentreranno solo su quella! >> cercò di risollevarli Laura.
Ma in quel momento qualcuno aprì la porta che era rimasta socchiusa: era Nina Mazzanti e aveva un'espressione inquisitoria.
<< Mazzanti, come mai qui? >> domandò subito la Castelli.
<< Dovete giurarmi tutti una cosa >> esordì la ragazza.
<< Cosa? >> le venne incontro la Di Nardo.
<< Che anche se il preside è pazzo, l'esperimento sociale continui e si concluda per me con una borsa di studio all'Istituto di Cinematografia! >> impose la Mazzanti.
I docenti si guardarono tutti tra di loro: la follia di Clemente Urbani poteva seriamente mettere a repentaglio il futuro di Nina, dovevano fare qualcosa.
<< Tu porta avanti l'esperimento fino all'8 giugno, poi ci occuperemo personalmente della tua questione >> promise Laura. La Mazzanti se ne andò rassicurata: la prof Castelli sapeva parlare al cuore delle persone.

                                      ***

Il 4 giugno cominciarono le votazioni per eleggere il preside momentaneo del Da Vinci: ognuno sperava che i tempi fossero brevi e che la questione non continuasse per colpa di qualche millesimo di voto.
In quella situazione strana gli studenti avevano più tempo libero che ore di lezioni, anche perché le sezioni erano tante e i supplenti scarseggiavano; poiché era giugno e faceva caldo il loro luogo preferito era il cortile interno.
Quel giorno Alice trovò il coraggio di rivolgere la parola a Marco nonostante avesse la morte nel cuore.
<< Volevo complimentarmi con te... Con voi. Tu e Serena. Auguri per il matrimonio e per il bambino >> disse con voce sommessa.
<< Mi sto solo prendendo le mie responsabilità. L'amavo, credo. Ma il sentimento si è affievolito, sempre che ce ne sia stato uno, e adesso è solo questo bambino che ci lega >> sospirò il giovane Bilello.
<< E... Sei sicuro di essere tu il padre? >> chiese a quel punto la Rigoni.
<< No, non lo sono. Ma cos'altro posso fare? Non ho mai fatto niente di importante nella vita, questa sarebbe la mia grande occasione >> replicò lui.
<< Nemmeno io ho mai fatto qualcosa di importante nella vita >> puntualizzò lei.
<< Ali, io non volevo arrivare a tanto. Se mi dovessi sposare per amore io... >> stava per confessare Marco, ma un grido proveniente dall'alto attirò la loro attenzione: da una delle finestre del terzo piano, Irene guardava tutti dal bordo del davanzale con espressione attonita, aspettando il momento giusto per lanciarsi nel vuoto. Alice corse a perdifiato su per le scale, per evitare che la sua migliore amica facesse una sciocchezza.

                                      ***

La trovarono di spalle, a gambe aperte sul davanzale, le mani appoggiate ai lati della finestra del bagno; guardava giù, come se una forza irresistibile le dicesse di buttarsi e porre fine a tutte le sue sofferenze.
<< Bussolati! >> la chiamò Laura, ma in maniera non troppo accorata per non farla distrarre e precipitare di sotto per sbaglio. Alice, che era rimasta sulla porta, avanzò piano verso l'interno.
<< Cosa vuole, prof? Dirmi quelle belle cose tipo che sono giovane, che tutto passa, che ne troverò altri mille meglio di Bilal, magari senza una promessa sposa ad aspettarli in Pakistan? >> la sfidò Irene, non girandosi verso la sua interlocutrice.
<< Non te le dirò, perché immagino che non ti facciano stare meglio. Ma togliersi la vita non è la soluzione, lo sai bene anche tu! >> tenne il punto l'insegnante.
Intanto una folla di curiosi si era accalcata sulla porta, poco dietro Alice.
<< E quale sarebbe la soluzione, prof? Mi guardi bene! Io non so fare niente, sono una figlia di nessuno, e l'unico ragazzo che mi abbia mai amata davvero, con il rispetto che merito, se ne andrà in Pakistan tra un mese per sposare una semisconosciuta! >> ribatté in lacrime l'alunna.
<< Hai diciotto anni e capisco che vedi tutto grande, immenso... Successe anche a mio figlio Alberto una cosa del genere. Ma fortunatamente esiste una cosa che si chiama tempo, che passa e guarisce tutte le ferite. Un giorno forse addirittura riderai di tutti questi dolori! Ti prego, ripensaci... >> la supplicò la Castelli. A quel punto la Bussolati si mosse, facendo tremare il resto dei presenti. Ma quel suo movimento fu all'indietro, per scendere dal davanzale, per chinarsi e piangere finalmente tutte le sue lacrime. La docente la abbracciò da dietro e mentre tutti applaudivano, quella scena fu immortalata dall'immancabile flash della Rigoni.
Successivamente a quel gesto le votazioni per il nuovo preside furono sospese: Laura Castelli fu eletta alla carica coram populo.
Intanto Alice corse ad abbracciare l'amica, anche se la Reflex al collo della Rigoni un po' intralciava quello slancio.
<< Ma tu non puoi proprio fare a meno di fotografare le vite degli altri? >> scherzò la Bussolati.
<< Non mi restano che quelle. La mia è sfumata nel momento esatto in cui Marco ha scelto di sposare Serena >> rispose mestamente Alice.
<< Manca un mese a questo matrimonio assurdo, per cui se davvero sprechi questa occasione sei una cretina! >> la avvisò Irene.
Poi le voltò le spalle, e una folla di gente premurosa la circondò.
Alice pensò alle parole della sua migliore amica: a volte era dannatamente plateale, ma aveva sempre preso la vita come veniva, cosa che lei non aveva mai fatto.

                                      ***

L'8 giugno ci fu la festa di fine anno: gli alunni, specialmente i maturandi e coloro che erano consapevoli di avere di sicuro qualche debito formativo, ebbero l'occasione di passare le loro ultime ore di spensieratezza prima degli esami.
Anche i professori passavano gli ultimi momenti di svago prima di lavorare senza sosta fino all'uscita dei quadri, i quali sarebbero usciti all'inizio di luglio.
Dalle casse piazzate ai quattro angoli del cortile interno risuonavano le note di "Jambo", la seconda hit che sanciva la collaborazione di Giusy Ferreri con il duo Takagi & Ketra:

E non c'è bisogno di niente
Ahi ahi ahi ahi
Quando la notte ti prende
Ahi ahi ahi ahi
Tra il cielo e la savana tutto girava
Jambo bwana dicevi tu
Guardando me
Guardando me

<< Bella canzone, no? >> fece Enrico avvicinandosi a Marta.
<< Somiglia un po' a quella dell'anno scorso >> ammise quest'ultima.
<< Vabbè, però la formula è vincente. Ha scalato le classifiche anche quest'anno >> commentò Piani.
<< Ai tempi nostri i cantanti avevano ancora il gusto di fare musica >> disse la Storione con una punta di nostalgia.
<< Ti capisco... Tu quest'anno sei stata a Sanremo, ci sta che sei esigente... Ammesso che con Virgilio siate stati tutto il tempo solo a sentire le canzoni... >> insinuò lui.
<< Ma come ti permetti? Che ne sai tu delle dinamiche tra me e Virgilio, in questi mesi? >> si risentì lei, mentre la canzone continuava, riempiendo il silenzio che ne seguì:

Segui il fiume all'orizzonte
Dove l'estate non cambia colore
Ed è più vicino anche il sole
Sopra la linea dell'equatore
Tu dimmi che vuoi restare con me
Se il mare è blu voglio andarci con te

<< Allora è successo qualcosa tra voi ad Amburgo? >> continuò l'uno.
<< Basta, non insistere... >> lo pregò l'altra.
<< Se pensi solo a lui e io ti sono indifferente, allora perché sei così imbarazzata a dire la verità? >> insistette il primo.
<< Perché mi avete stufato, tutti e due! Vivete in un passato in cui sarò per sempre il vostro motivo di contesa, e questo mi distrugge, cazzo! >> protestò la seconda.
<< Ma questo binomio ti piace, ti fa sentire importante... >> replicò il docente, sorprendendola con un bacio a cui la collega non fece in tempo a sottrarsi.
Il tutto, ovviamente, davanti agli occhi di De Sanctis che stava raggiungendo Marta con due bicchieri di Crodino in mano, e che caddero rovinosamente a terra.
Quasi come uno sfottò, la hit continuava a risuonare dalle casse:

Ohhh, tu continua a ballare
Fino a quando ti pare
Come un'onda che sale
Ohhh, tu continua a ballare
Finché il tempo non scade
Finché il mondo non cade

<< Ciao, Virgilio... >> spezzò il silenzio Enrico, ma poco dopo un pugno del collega lo centrò in pieno viso.
<< A' matto... >> commentò contrariato Piani, mentre Virgilio lo guardava imbufalito.
<< Siete due grandissimi stronzi, e giuro che appena finiscono gli esami chiedo il trasferimento per non rivedervi mai più! >> minacciò Marta, alzandosi in piedi e andando a sbattere contro Nina che guardò sgomenta la rovina di un lavoro durato nove mesi e corse via.

                                      ***

La trovò Paolo, che piangeva in un'aula vuota del piano terra.
<< Aho, ma che ce stai a fa qua da sola? >> esordì sedendosi accanto a lei.
<< Non bastava che il preside Urbani fosse pazzo. Adesso quei due si sono rimessi a litigare per la Storione come se fossero diciottenni e come se non avessero mai tentato la riconciliazione. Ed erano l'argomento del mio lavoro! >> sbottò la Mazzanti disperata.
<< Guarda che la Castelli ha detto che il lavoro tuo è salvo... >> le ricordò Amato.
<< Sì, come no... Adesso è lei la preside, con tutto quello che ha da fare per il Da Vinci, ti pare che possa stare appresso al mio sogno? >> gli fece notare lei.
<< E invece c'avrebbe solo da imparà da te, perché te un sogno ce l'hai a differenza de tutti st'artri morti de sonno, e a me proprio questo me fa impazzì de te... >> confessò lui.
<< Davvero? >> chiese l'una, col cuore che batteva a mille.
<< E che me lo invento? >> sorrise l'altro, prendendole il viso tra le mani e baciandola. Nina rispose a quel bacio che avrebbe voluto dargli da quando l'aveva conosciuto, e quello le sembrò il film più bello della sua vita.

                         

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top