Dov'è più verde il venerdì

La mattina dell'8 marzo fu una ricorrenza della Festa delle Donne piuttosto insolita, come poté constatare Laura quella mattina entrando in III C: i ragazzi erano incuriositi da una serie di articoli e video su YouTube che parlavano di un movimento ambientalista iniziato da una ragazza svedese di sedici anni, di nome Greta Thunberg.
<< Ragazzi, cosa c'è di così interessante stamattina? Sicuramente non si tratta di D'Annunzio... >> constatò, richiamando la loro attenzione.
<< No, prof, il programma non c'entra >> rispose Serena.
<< C'entra allora la Festa delle Donne? >> chiese allora la Castelli.
<< Quasi >> ribatté Marco.
<< In che senso "quasi"? >> insistette l'insegnante.
<< Non si tratta direttamente di qualcosa riguardante la Festa delle Donne, ma di un movimento ambientalista comunque concepito da una donna. Una ragazza poco più giovane di noi, Greta Thunberg >> spiegò Alice.
<< Una ragazza di sedici anni che ha dato il via a un movimento ambientalista? >> domandò la docente.
<< Oh sì. Pensi prof, non è andata a scuola per scioperare contro il deterioramento del clima sulla Terra. E ha avuto subito un sacco di seguaci che nemmeno Chiara Ferragni su Instagram: questi seguaci si radunano per protestare e parlare dei cambiamenti climatici tutti i venerdì, infatti le loro manifestazioni si chiamano Fridays For Future >> spiegò Irene.
<< I Venerdì Verdi, li abbiamo ribattezzati noi >> puntualizzò Guido.
<< E tutto questo dove è successo? >> volle sapere la professoressa.
<< In Svezia, a Stoccolma. Greta è figlia di due attori >> disse Marco.
La Castelli pensò che i ragazzi nel 2019 sapevano ancora fare la differenza, anche se dovevano ricorrere a gesti eclatanti.
Il fatto, poi, che fosse stata una giovane donna a scuotere le coscienze per una causa così nobile, si intonava perfettamente con l'8 marzo.
<< Se vi interessa, oggi possiamo fare uno steappo al programma: parleremo delle forme di ambientalismo nella letteratura italiana. Sarà una lezione interessante... >> esordì Laura, aprendo il libro di Italiano.

                                      ***

Le vicende climatiche avevano attirato l'attenzione anche in I C: Nina Mazzanti aveva mostrato alla professoressa Di Nardo le riprese che aveva fatto alle primissime manifestazioni del movimento Fridays For Future ed Emma aveva deciso di mostrarle alla classe con un proiettore.
Nina era fierissima del suo lavoro, ma soprattutto a renderla felice era lo sguardo innamorato di Ivan rivolto verso di lei: la serata di San Valentino passata al concerto d'archi, nella Gipsoteca della Facoltà di Lettere e Filosofia alla Sapienza, era stata stata fondamentale per accendere la scintilla; essere mossi dalla voglia di avverare un sogno li rendeva l'uno la forza dell'altra.
Di tutto questo gioco di sguardi si era accorta anche Samira, e il pensiero di Ivan felice con un'altra, unito a quello che lei, invece, nella sua vita non avrebbe potuto scegliere niente, nemmeno l'uomo che amava, la distruggeva dentro.
Quando finì la proiezione, tutti scattarono in piedi per un applauso.
<< Complimenti, Mazzanti. Sicuramente diventerai una straordinaria regista... Oddio, mi sento svenire... >> si complimentò Emma, ma poi cominciò a girarle la testa e crollò a terra. I ragazzi si raggrupparono intorno a lei.
<< Oddio, proffe! >> esclamò Paolo.
<< Mannaggia, è pure incinta! >> si preoccupò Nina.
<< Che aspettate? Qualcuno faccia qualcosa! Andate a chiamare aiuto! >> comandò Samira, prendendo il polso della situazione. Ivan scattò fuori dalla classe, andando a cercare Vito Lojacono.

                                     ***

Accorsero quest'ultimo, Laura, il bidello Marioni e Marta.
<< Come stai, amore mio? >> domandò premuroso il docente di Educazione Fisica.
<< Io... Non so, stavamo tanto bene a vedere i filmati della Mazzanti sui Fridays For Future, e poi mi sono sentita mancare, mi sono ritrovata a terra senza nemmeno accorgermene, e adesso mi fa male la pancia... >> spiegò la docente di Letteratura Inglese, toccandosi il ventre e guardando il compagno preoccupata.
<< Oggi pomeriggio ti prometto che andiamo dal medico... >> giurò Lojacono.
<< Oggi la dottoressa Dondi, la collega di mio marito, è di turno. Potete andare da lei... >> intervenne Laura.
<< Oh grazie, Laura. Non voglio che sia successo qualcosa al bambino... >> sospirò Emma.
<< Non è successo niente, vedrai. Te lo prometto >> la incoraggiò Vito.
Furono lui e Laura a portarla un po' fuori a prendere aria, mentre Marta rassicurava la classe che la stava tempestando di domande.
<< Il bambino della prof Di Nardo si salverà? >> fece Nina.
<< Mica è successo niente, vero proffe? >> aggiunse Paolo.
<< Non dovete preoccuparvi, ragazzi. Sicuramente è stata una cosa normale. Succede in gravidanza. Adesso calmiamoci tutti quanti e quando vi sarete un po' ripresi aprite il libro al capitolo 6, oggi cominciamo a parlare i minerali... >> sentenziò la Storione, avvicinandosi alla cattedra.

                                      ***

Per distrarsi Alice propose a Paolo di andare a vedere una nuova manifestazione del movimento Fridays For Future, per fare qualche fotografia: il giovane Amato non aveva fatto i salti di gioia, poiché non era il genere di appuntamento che immaginava, ma teneva troppo alla Rigoni per dirle di no.
A Piazza del Popolo c'era una folla oceanica di giovani militanti pacifici, raggruppati lì per scuotere le coscienze riguardo i cambiamenti climatici, e quando Alice li vide prese la macchina fotografica, e il suo puntuale, infallibile flash immortalò ogni momento di quel progetto aulico che non si sapeva dove avrebbe portato né quanto sarebbe durato, ma rendeva chiunque ne facesse parte un pezzo di qualcosa di immenso.
Mentre tornavano a casa, parlo con entusiasmo a Paolo di titto cio che aveva visto, pensando che non appena fosse tornata a casa avrebbe sviluppato le canzoni ascoltando una canzone decisamente appropriata per quell'occasione: "Il ragazzo della via Gluck" di Adriano Celentano:

Questa è la storia di uno di noi
Anche lui nato per caso in via Gluck
In una casa fuori città
Gente tranquilla che lavorava
Là dove c'era l'erba
Adesso c'è una città
E quella casa in mezzo al verde
Ormai dove sarà

Le immagini comparivano pian piano sulle istantanee appese ad asciugare ad un filo della camera rossa nelle cantine del palazzo: i ragazzi, gli striscioni, gli slogan contro l'inquinamento e i cambiamenti climatici che ne erano derivati.
La canzone che Alice ascoltava in quel momento si ambientava a Milano, ma anche a Roma e in tutte le altre grandi città d'Italia un tempo c'era un sacco di verde in più, ma la fame d'appartamenti della gente e il desiderio di lucro dei cosiddetti palazzinari avevano ingrandito le metropoli, cementificato l'ambiente e stravolto l'orizzonte.

Questo ragazzo della via Gluck
Si divertiva a giocare con me
Ma un giorno disse vado in città
E lo diceva mentre piangeva

Pensò a come era cambiata la faccia di Roma, rispetto a quando erano giovani i suoi nonni e i suoi genitori - parlavano sempre del mitico ponentino, il vento che soffiava dal mare la sera e che oggi non c'era più - ma anche rispetto a quando lei era piccola: era nata nel 2000, ma erano quasi passati vent'anni e anche rispetto ad allora il mondo era un'altra cosa, non c'era bisogno di andare troppo indietro nel tempo per capire che tante cose erano cambiate.
Tutto questo le faceva venire in mente il peso di quei quasi diciannove anni che la caratterizzavano. Che caratterizzavano anche Marco.

È una fortuna per voi che restate
A piedi nudi a giocare nei prati
Mentre là in centro io respiro il cemento
Ma verrà un giorno che io tornerò
Ancora qui

Sentì un rumore all'improvviso che la fece trasalire.
<< Chi è? >> gridò.
<< Sono io, Marco >> rispose il giovane Bilello, aprendo la porta della camera rossa.
<< Mi è preso un colpo... >> fece la Rigoni, togliendosi una cuffia.
<< Scusa, non volevo. Ho sbagliato porta. Sono nato qui, ma queste cantine non le imparerò mai... Stavo cercando dei vinili di mio padre, volevo regalarne uno a Serena >> spiegò lui.
<< Ah, ok. La parte delle robe vecchie è più a destra, due porte dopo la mia camera rossa >> gli ricordò lei.
<< Che foto stai sviluppando? >> chiese l'uno.
<< Quelle della manifestazione Fridays For Future >> dichiarò l'altra.
<< Lo immaginavo. Ti colpiscono tutti i particolari, è sempre stato così >> commentò il primo.
<< Già... >> fece la seconda. Il ragazzo la conosceva bene come Paolo non avrebbe fatto mai. << Allora buona ricerca >> aggiunse poi.
<< Grazie >> concluse questi, allontanandosi.
La canzone si avviava verso la fine:

Se andiamo avanti così
Chissà come si farà
Chissà chissà

Mentre tornava dentro, ad occuparsi delle foto, pensò che forse il destino avesse portato Marco fin lì: le venne in mente che potesse esistere la possibilità che stessero sbagliando tutto entrambi, stando rispettivamente lei con Paolo e lui con Serena. Chissà cosa sarebbe successo, se fossero andati avanti così.

                                      ***

Qualche ora dopo, Emma e Vito si trovavano dalla ginecologa consigliata da Laura, la dottoressa Dondi; la Di Nardo le aveva esposto il malore che l'aveva colta, e del dolore che l'aveva di poco preannunciato.
<< È la prima volta che ha questa tipologia di malore? >> le domandò mentre la visitava.
<< Veramente no. So bene cosa vuole dire. Non sono più una ragazzina, specialmente per la prima gravidanza.  È stato abbastanza difficile rimanere incinta, ci ho messo dei mesi. Ma poi ci sono riuscita e finora è andato tutto bene... >> rispose la docente.
<< Capisco >> dedusse la ginecologa.
<< Dottoressa, ci sono problemi con il bambino? >> chiese preoccupata l'una.
<< Sicuramente è dovuto alle complicazioni della prima gravidanza alle soglie dei quarant'anni. Ma non si deve preoccupare. Torni a farsi controllare però >> la rassicurò l'altra.
Emma la guardò ancora, leggermente sconvolta.
<< Ovviamente per precauzione >> precisò la Dondi, facendola respirare.
Senza più pesi sul cuore, la professoressa del liceo Da Vinci raggiunse il suo compagno e tornarono a casa.
Una volta che se ne furono andati, la ginecologa raggiunse Gabriele Baldi nel suo studio.
<< Ho mentito >> confessò, come se avesse appena sputato un macigno.
<< A chi? >> domandò Baldi.
<< Alla collega di tua moglie. La situazione è molto più grave di quanto le abbia detto... >> confidò la Dondi.
<< Quanto più grave? >> la incalzò lui.
<< Quella della signora Di Nardo è una gravidanza a rischio, perché è caratterizzata da un utero ostile. Già è un miracolo che sia rimasta incinta: potrebbe perdere il bambino da un momento all'altro, e non potrebbe rimanere più incinta >> sospirò lei.
Gabriele tornò con la mente indietro nel tempo, a quando lui, Laura e il loro figlio maggiore Franco avevano dovuto mentire al minore, Alberto, nascondendogli il fatto che Bianca, la ragazza che amava, fosse malata di leucemia, e l'aveva scoperto da solo nel peggiore dei modi.
Così seppe la risposta da dare alla ginecologa.
<< Ascolta, Lorena. Le bugie non sono mai la soluzione migliore. Perché possono risolvere una situazione a livello temporaneo, ma a un certo punto la verità viene a galla e succede un casino. Ricordi mio figlio e Bianca Ventoni? >> fece l'uomo.
<< Certo che me lo ricordo. Hai fatto tutto quello che è in tuo potere per quella povera ragazza, il fatto che l'operazione al midollo osseo sia finita male è stata una tragica fatalità. Per Emma Di Nardo è diverso: il suo apparato riproduttivo è fatto così, la Natura glielo ha dato in quel modo e non si può combattere contro la Natura... Se anche le sbattessi la verità in faccia, come pensi che reagirebbe? Non hai idea del dramma che vive una donna quando non riesce a diventare incinta, batte tutte le strade, anche le più difficili o le più pericolose... >> obiettò la donna.
<< Ma non è ancora successo niente. Tuttavia se si presentasse un altro disturbo è necessario che la Di Nardo sappia, e che sia pronta >> disse l'uno.
L'altra non ribatté, perché aveva ragione lui; avrebbe dovuto fare appello a tutta la sua professionalità per comunicare ad Emma una notizia simile, anche se questa avesse causato la sua infelicità.

                                     ***

Nei giorni che seguirono, al liceo venne data molta importanza all'eco che aveva ricevuto il movimento ambientalista Fridays For Future: dopo la proiezione delle riprese di Nina, fu il turno delle foto che Alice aveva scattato l'8 marzo durante una delle manifestazioni dei giovani seguaci di Greta Thunberg; non essendo una persona con un'estrema voglia di esibirsi, era strano che avesse preso quella decisione, soprattutto davanti agli occhi di Paolo e di Irene, i quali avevano tentato di convincerla e ai quali lei aveva fatto resistenza fino all'ultimo; ma da un momento all'altro la Rigoni aveva deciso che forse esporre le sue foto all'ingresso del piano terra, proprio di fronte all'entrata, non sarebbe di certo stata una cattiva idea.
Quell'esposizione era stata un vero e proprio successo, tanto che alla fine della giornata dedicata - ovviamente il venerdì della settimana successiva - Laura e Giovanni, i quali ne erano stati i gestori, erano davvero soddisfatti.
<< Certo, che emozione è stata mobilitare la scuola in questa causa. Non so come un'introversa cronica come la Rigoni si sia convinta a fare una cosa così eclatante, ma sono contenta che tutti sappiano che c'è ancora chi pensa che il clima della Terra si possa ancora recuperare... >> commentò la Castelli.
<< Sembra di essere tornati ragazzi, non trovi? A quando si andava nelle piazze a manifestare contro un sistema a cui poi, alla fine, ci siamo uniformati, ma che allora credevamo davvero di rendere migliore... >> le fece presente Mastropietro.
<< Siamo stati dei ragazzini viziati e un po' ingenui. Ma non lo rinnego, anzi, rifarei tutto, se avessi di nuovo l'età dei nostri alunni >> sospirò lei.
Mentre ne parlava cercò di aggrapparsi a quei ricordi, a quando era adolescente e protestava contro quel Muro di Berlino che stava per essere abbattuto ma che ancora divideva l'Europa in due parti. Cercò di ricordare che, prima di ingrigirsi, anche Gabriele era così. Ma niente, più cercava di tenere a mente suo marito, più le veniva in mente il collega Mastropietro. Era come se il medico e il docente si sovrapponessero nella sua testa e la donna non fosse più capace di distinguerli tra di loro.
<< Chissà, magari ci siamo già incontrati senza saperlo... >> buttò lì lui.
Laura immaginò il loro incontro all'epoca, poi ad inizio Novecento, nell'Ottocento, nel Rinascimento e poi indietro fino al Medioevo, all'Antica Roma, addirittura nella Notte dei Tempi, durante la Preistoria.
<< Chissà, forse hai ragione... >> rispose, lasciando che anche l'immaginazione di Giovanni corresse almeno quanto stava correndo la sua.

                                       ***

Al rientro a casa, Alice incontrò Marco e gli corse incontro.
<< Ali... >> fece lui sorpreso.
<< Volevo ringraziarti >> disse lei.
<< E di cosa? >> domandò Bilello.
<< Di avermi spronata a mostrare le foto che avevo scattato alla manifestazione dell'8 marzo >> spiegò la Rigoni.
<< L'avrebbe fatto anche qualcun altro. Come Irene, o Paolo... >> ribatté il primo.
<< E invece no. Cioè, ci hanno provato entrambi, ma non volevo dare loro ascolto. Per timidezza, o magari perché penso di non essere particolarmente brava >> replicò la seconda.
<< Ma tu sei brava, Ali. Devi solo rendertene conto. Anche perché se vuoi fare l'Istituto di Fotografia a Roma, non credere che la gente insicura, anzi. Saranno tutti agguerriti >> commentò l'uno.
<< Dici che devo credere di più in me stessa? >> chiese l'altra.
<< Sì, ci devi credere di più. E oggi, con la tua mostra, lo hai fatto capire a tutti. Quindi non ringraziare me, piuttosto ringrazia te stessa >> rispose Marco.
Detto questo la salutò e si diresse verso il suo portone; Alice rimase un po' a rimuginare su ciò che lui le aveva detto, per poi scappare su per le scale, evitando le richieste inesistenti di Hassan il Veggente di leggere il suo futuro: già lo immaginava da sola, ed era pieno di dubbi sul suo futuro sentimentale con Paolo.

                                      ***

Qualche ora più tardi, il campanello dell'appartamento di Emma e Vito suonò; fu la Di Nardo ad andare ad aprire, e fu sorpresa di ritrovarsi faccia a faccia con la ginecologa Dondi.
<< Dottoressa, cosa ci fa qui a quest'ora? >> domandò stupita.
<< È stato il mio collega, il dottor Baldi, a darmi il vostro indirizzo. Dovevo comunicarvi qualcosa di importante >> rispose la Dondi.
<< C'è qualcosa che non va nelle mie analisi ed è emerso dopo? >> si spaventò la Di Nardo.
<< Non è emerso dopo. Ho deciso io di non dirglielo subito, per non darle motivo di stress >> replicò l'una.
<< Dottoressa, non mi faccia agitare. È successo qualcosa al bambino? Ha qualche sindrome specifica? Una malformazione? Una malattia? >> la incalzò l'altra, agitandosi sempre di più.
<< No, niente di tutto questo. Però la sua gravidanza è a rischio, e quindi deve stare attenta a tutto quello che fa, perché potrebbe perdere il suo bambino da un momento all'altro >> ribatté la ginecologa. Le sue parole furono per Emma una doccia fredda, tanto che nemmeno rispose quando la salutò e se ne andò.
<< Emma, chi era? >> sopraggiunse Vito. Ma lei non replicava. Era rimasta statuaria sull'uscio, come una statua di marmo.
<< Potrei perdere il bambino >> controbattè lei, lapidaria.
Lui la riaccompagnò dentro, in silenzio.

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