Come i biancospini d'inverno
Tutti gli insegnanti del liceo Da Vinci si aspettavano quello che sarebbe successo in quelle settimane di gennaio, in cui si svolgevano gli scrutini; tutti, meno che i nuovi docenti.
In particolare, Virgilio proprio non si capacitava del fatto che perfino Paolo Amato, che inventava le scuse più improbabili per non farsi interrogare, in quei giorni fosse diventato uno studente modello, addirittura che decidesse di presentarsi volontario, e non era l'unico; perciò quel pomeriggio di metà gennaio si trovava in sala docenti, e guardava e riguardava perplesso il registro di classe del I C, cercando di carpire il motivo della differenza tra i voti dei ragazzi durante il primo quadrimestre e quelli degli stessi all'inizio del secondo.
<< Virgilio, come mai così accanito sul lavoro? >> domandò Laura, entrando in quel momento insieme a Giovanni Mastropietro. Da quando gli aveva risposto, la sera della Vigilia di Natale, la sua disposizione nei confronti del collega era cambiata, rendendola più serena e meno terrorizzata all'idea di tradire il marito per lui. Aveva deciso di non prendere nemmeno in considerazione l'eventualità.
<< Non mi sembra nemmeno il registro di classe del I C... Non so cosa gli è successo, a questi ragazzi, specialmente ad Amato... >> commentò De Sanctis.
<< Due sono le cose: o la presenza di Alice Rigoni gli fa bene, oppure è un gran drittone >> rispose la Castelli.
<< Ovvero? >> chiese lui.
<< Tu non puoi saperlo, sei arrivato quest'anno. È tempo di scrutini, Virgilio: gli alunni, anche i peggiori, all'improvviso si ricordano di studiare, desiderano farsi mettere otto anche se hanno la media del quattro >> rispose lei.
<< Ma sono dei briganti! >> si indignò Virgilio.
<< Sono ragazzi, Virgilio. Anch'io sono appena arrivato, ma già li ho perdonati... >> sorrise Mastropietro. Laura lo guardò a lungo: non aveva figli, ma con gli alunni si dimostrava molto paterno. Si impose di contare fino a dieci prima di formulare anche solo un pensiero positivo su di lui.
<< Mah, io questa cosa non la condivido e nemmeno la capisco... >> dichiarò il docente di Storia e Filosofia.
Quando furono un po' lontani dal collega, Laura volle esprimere l'osservazione su Giovanni che si era tenuta per sé.
<< È bello quello che hai detto sui ragazzi. Sei stato quasi... paterno, con loro >> sostenne.
<< Sono i nostri ragazzi, Laura. Dobbiamo essere degli esempi per loro, non dei dittatori. Se hanno qualcosa da dirci, con questo atteggiamento, dobbiamo ascoltarli >> spiegò l'insegnante.
La docente storica sentì i suoi buoni propositi vacillare: ragionavano addirittura allo stesso modo, con la stessa testa.
***
Durante la ricreazione del giorno successivo, Alice notò che Irene passava molto tempo al telefono, sorridendo come un'ebete.
<< Allora vanno davvero bene le cose con Bilal? >> domandò la Rigoni.
<< Oh, sì. È un tipo a posto. Anzi, molto più che a posto... È veramente incredibile! >> esclamò estasiata la Bussolati.
<< Lo sai che un giorno si sposerà con una ragazza che gli è stata promessa in Pakistan e voi non vi rivedrete più? >> tentò di ricordarle la prima.
<< Ma quanto sei noiosa, Ali... Certo che lo so! Ma chissà quando... Per oggi, ci accontentiamo di essere, per usare le sue parole, "come i biancospini d'inverno" >> spiegò la seconda.
<< Ossia? >> fece l'una.
<< I biancospini sono i primi fiori che spuntano tra gennaio e febbraio. Presto lasceranno il posto ai fiori primaverili, ma intanto che durano, sono i più belli e profumati di tutti >> argomentò Irene.
<< È veramente un poeta. Non l'avrei mai detto >> disse Alice.
<< Così come io non avrei mai detto che avresti trovato interessante uno come Paolo Amato, sapendo che sei stracotta di Marco praticamente da sempre >> ribatté Irene.
<< Non parliamone più. Marco ha fatto la sua scelta. È felice con Serena. E io con Paolo >> tagliò corto l'aspirante fotografa. Aveva smesso di ipotizzare se le cose con Bilello fossero andate diversamente: sentiva che altrimenti si sarebbe tormentata fino a distruggersi.
***
Mancava poco alla fine della ricreazione, quando Laura e Marta sentirono vomitare in uno dei gabinetti del bagno delle donne.
<< Ma chi è? >> domandò la Castelli.
<< Sono io... >> fece la voce di Emma da dietro la porta.
<< Emma? >> chiesero in coro le colleghe.
<< Tutto bene? >> chiese la Storione.
La Di Nardo aprì la porta: era bianca come un cencio, ma sorrideva.
<< Non vi preoccupate per me, al contrario cercate di gioire: mi sa che sono finalmente incinta! >> comunicò Emma tutta contenta.
Laura e Marta si scambiarono uno sguardo rassegnato: l'amica se ne stava seriamente facendo una malattia.
<< Ma sei sicura? >> domandò perciò la docente di Letteratura Italiana.
<< Sto vomitando da giorni e ho comprato un test di gravidanza. Stasera voglio farlo >> replicò quella di Letteratura Inglese.
<< E noi ti auguriamo un esito positivo, ma non ti fissare, mi raccomando, non ti fissare >> la pregò la professoressa di Scienze della Terra.
<< Tranquille, ragazze. Non mi sto fissando, davvero. Non si sta fissando neanche Vito. È solo che vogliamo così tanto diventare genitori... >> si giustificò Emma.
Le colleghe non seppero come controbattere. La campanella di fine ricreazione le tolse dall'imbarazzo, mentre si dirigevano tutte e tre nelle classi dove avrebbero avuto la quarta ora.
***
Le due classi che avevano rispettivamente quell'ora con De Sanctis e con Piani si ritrovarono con due supplenti dell'ultimo minuto, mentre Nina aveva un permesso speciale firmato dal preside Urbani in persona: si sarebbero ritrovati nell'ufficio di quest'ultimo lei e i due professori per seguire la proiezione dei filmati della Mazzanti sulla convivenza dei docenti di Storia e Filosofia e di Matematica e Fisica.
<< Complimenti, cari colleghi. Avete veramente interpretato la vostra missione come uno spettacolo da mandare in scena. Solo che lo avete trasportato nella realtà, mostrando cinque meravigliosi mesi di civile collaborazione! >> si congratulò con Virgilio ed Enrico.
<< Abbiamo fatto il pos... >> si schermì il primo.
<< ...dato il nostro meglio, signor preside! >> lo interruppe il secondo.
De Sanctis e Nina si scambiarono uno sguardo consapevole: Piani sapeva essere un grandissimo ruffiano.
<< E anche tu, Mazzanti... Finora il lavoro che hai svolto è stato eccellente. Potrei seriamente fare il tuo nome per ottenere una borsa di studio al Centro Sperimentale... >> continuò il preside, rivolto alla studentessa. Alla Mazzanti brillarono gli occhi: una borsa di studio al Centro Sperimentale sarebbe stato più di quanto potesse desiderare. Non vedeva l'ora di dirlo ai suoi compagni, specialmente ad Ivan, con cui aveva in comune una passione artistica ma difficile da inseguire: Bertovicz aveva cominciato a suonare a Via del Corso per i turisti, al fine di cavarsela da solo.
Lo ammirava molto, e forse oltre all'ammirazione provava anche qualcosa di più.
<< Grazie, preside. Sarebbe come se lei desse vita al mio sogno. Non la deluderò, glielo giuro! >> promise la ragazza. Urbani li congedò.
Quando furono fuori, Nina non ebbe paura di mettere in guardia Virgilio ed Enrico, per quanto fossero i suoi insegnanti.
<< Adesso voi due andrete ancora più d'accordo in questo secondo quadrimestre, perché non ho intenzione di perdere la borsa di studio per colpa vostra! >> decretò puntando il dito contro i due docenti.
<< Cercheremo di fare i bravi >> commentò Piani, convincendo anche il suo granitico collega.
***
All'uscita Nina raggiunse Ivan prima che il ragazzo riuscisse a mettere in moto.
<< Aspetta! >> lo fermò.
<< Scusa, vado di fretta. Sai, devo andare a suonare, dopo i compiti... >> commentò lui.
<< Sono contenta che hai deciso di combattere contro tutto e tutti per avverare il tuo sogno >> sorrise lei.
<< Me l'hai insegnato tu >> le ricordò Bertovicz.
<< Veramente io ti dissi di parlare apertamente ai tuoi, ma tuo padre ti ha spiazzato, durante il ponte dell'Immacolata... >> puntualizzò la Mazzanti.
<< Alla fine la strada verso il successo è lunga e lastricata di difficoltà. A meno che un preside non ti incarichi di filmare due professori nel loro tentativo di non uccidersi >> replicò l'uno.
<< Mi ha proposto per una borsa di studio al Centro Sperimentale >> confessò l'altra.
<< Ma dici davvero? >> domandò il primo.
<< Solo se riesco a portare a termine questo esperimento fino a giugno >> sottolineò la seconda.
<< Beh, finora è filato tutto liscio >> la rassicurò Ivan.
<< Da qui a giugno può succedere qualsiasi cosa >> dichiarò Nina.
<< Sei troppo pessimista. Eppure è strano, mi hai spinto tu a sognare. Non ti arrendere, eh? >> concluse, dandole un buffetto su una guancia. La giovane sentì un tuffo al cuore e un brivido di piacere.
Lo guardò andare via col motorino, prima di riprendersi e fare lo stesso.
***
La relazione tra Bilal e Irene procedeva a gonfie vele; a guardarli con un po' d'invidia era Samira: suo fratello maggiore aveva una promessa sposa ad aspettarlo in Pakistan, esattamente come lei sapeva che un giorno avrebbe dovuto convolare a nozze con Abdul, solo che non riusciva a capacitarsi perché a lui fosse permesso godersi gli ultimi sprazzi di spensieratezza, mentre alla minore toccava essere scortata quasi ovunque dal futuro marito; a Khan voleva bene, ormai gli era affezionata, ma doveva ammettere che a volte sapeva essere veramente soffocante. Lei cercava di giustificarlo sempre, perfino quando sentenziava che le donne non avessero bisogno di un diploma per occuparsi delle faccende di casa e per crescere i figli: ma talvolta questa sua visione tradizionalista e bigotta era per lei motivo d'imbarazzo, specialmente quando il giovane aveva fatto un discorso simile davanti alla professoressa Castelli.
<< Cosa guardi, Samira? >> domandò Leila, la più piccola dei figli di Amir e Aisha Taheri.
<< Sono belli, vero? >> le fece notare Samira, indicando i baci tra Irene e Bilal, fuori dal ristorante.
<< Sono come i biancospini d'inverno. Belli, ma fatui. Dureranno poco. Gli amori invece devono essere come le rose, tirare fuori le spine per durare più a lungo possibile. Come te con Abdul. O io con Salman >> motteggiò la minore.
<< Sì, ma almeno si gode la libertà finché ce l'avrà. Perché a noi non è concessa? >> sospirò la maggiore, anche se dentro di sé già immaginava la risposta. La loro madre aveva indottrinato per bene l'ultimogenita della famiglia Taheri.
<< Perché siamo donne, Samira. Cosa penserebbero di noi in Pakistan, se ci comportiamo in maniera così libertina? >> la delucidò Leila.
Ma noi non siamo in Pakistan, avrebbe voluto risponderle Samira. Ma non disse niente per evitare di litigare. Il suo rapporto con le tradizioni si stava facendo ogni giorno più difficile.
***
Gennaio stava per volgere al termine; presto sarebbe cominciato febbraio, e come all'inizio di ogni febbraio sarebbe andato in onda il festival di Sanremo.
Quell'anno Virgilio aveva intenzione di acquistare in anticipo i biglietti per andare a vedere il Festival dei fiori in tribuna, al palco dell'Ariston, in compagnia di Marta, come avevano fatto già in passato, quand'erano ragazzi, nel 2000; solo che, in tempo di scrutini, tutti gli insegnanti del Da Vinci erano particolarmente impegnati a distinguere gli alunni che avevano sempre avuto una buona media da quelli che si erano ricordati di essere a ridosso dei pagellini per studiare.
Era il 31 gennaio del 2019, quando De Sanctis diede appuntamento alla Storione in sala docenti.
<< Come mai hai voluto vedermi, Virgilio? Guarda che lo sto leggendo, "Guerra e pace"... >> cominciò lei.
<< Non ti preoccupare, non volevo sincerarmi che avessi apprezzato il mio regalo. Tanto lo so che lo hai apprezzato. Ti volevo chiedere un'altra cosa... >> esordì lui.
<< Così mi fai morire di curiosità... >> sorrise l'una.
<< Chiudi gli occhi... >> fece l'altro.
<< Ok... >> ubbidì la prima.
<< Ora aprili >> comandò il secondo.
Quello che si ritrovò davanti agli occhi la docente di Scienze della Terra la fece tornare indietro di diciotto anni, quando, a pochi mesi dalla maturità, aveva seguito Virgilio fino a Sanremo, dove avevano visto la cinquantesima edizione del Festival, vinta dagli Avion Travel.
Ricordava ancora l'emozione che aveva provato camminando per le strade del celebre comune ligure, mano nella mano con De Sanctis tra gli hotel sul mare dove alloggiavano i cantanti e gli ospiti italiani e internazionali e le folle oceaniche di fan che da sotto aspettavano di vedere i loro idoli per un autografo; aveva l'impressione che anche si trovasse lì per caso, in quella magica settimana, si sentisse una star.
<< Oh, Virgilio... Che emozione, mi sembra di tornare indietro nel tempo... >> commentò la donna, senza fiato.
<< Certo, 'sti cantanti di adesso non li capirò mai... Ma certi nomi... Ultimo, Mahmood, e questo Achille Lauro, ma non era un politico monarchico? >> protestò l'uomo.
<< Certo che sei proprio antico... Quelli sono nomi d'arte, quelli veri sono rispettivamente Nicolò Moricone, Alessandro Mahmoud e Lauro De Marinis... Dobbiamo chiedere ripetizioni ai ragazzi per farti arrivare preparato, prima che partiamo... >> decretò Marta ridendo. Risero insieme: in quel momento diciotto anni non sembravano mai essere passati.
***
L'edizione di Sanremo del 2019 fu vinta da Mahmood, portato al primo posto dagli esperti della Sala Stampa mentre il televoto popolare aveva portato sempre in palmo Ultimo.
Erano due canzoni diverse, ma quella del giovane milanese di origini nordafricane e sarde era un pezzo di storia personale, come lo era stata "Vietato morire" di Ermal Meta, classificatosi terzo nel 2017. Il vincitore parlava di un padre ludopatico che da un giorno all'altro se n'era andato via di casa.
Esattamente come se n'era andata Alice dalla quotidianità di Marco, da quando s'era messa con Paolo Amato; stava sempre con quest'ultimo e per Bilello non aveva neanche il tempo di un saluto.
Qui in periferia fa molto caldo
Mamma stai tranquilla sto arrivando
Te la prenderai per un bugiardo
Ti sembrava amore ma era altro
Beve champagne sotto il Ramadan
Alla tv danno Jackie Chan
Fuma narghilè mi chiede come va
Sapeva bene di non potersi lamentare, in fondo era felice con Serena. Andavano d'accordo. Ma non fermarsi a parlare con Alice sull'uscio, o nel cortile interno, gli pareva strano, come se da quando si fosse fidanzata avesse tracciato una linea invisibile tra di loro, e Bilello si sentiva come se gli mancasse un pezzo.
Corro più veloce per capire se domani tu mi fregherai
Non ho tempo per capire perché ora so cosa sei
È difficile stare al mondo
Quando perdi l'orgoglio
Lasci casa in un giorno
Tu dimmi se
Era come se Paolo, con il suo fare estroverso e guascone, si fosse portato via quella ragazza timida e ritrosa e avesse restituito ad occhi del mondo un'Alice più sciolta e spigliata, il che magari agli occhi di altre persone poteva anche fare piacere, ma che per Marco suonava come un sequestro di persona.
Volevi solo soldi, soldi
Anche se non ho mai avuto
Soldi, soldi
Prima mi parlavi fino a tardi, tardi
Mi chiedi come va, come va, come va
Sai già come va, come va, come va
La cosa che più gli dispiaceva era che, forse, era stato lui a spingerla a tanto: forse Alice provava molto di più dell'amicizia da parte del ragazzo; non le bastava condividerci l'aula, il caseggiato, le ore a parlare fino a tardi. E vedendo che non c'era feedback da Bilello, l'aveva cercato altrove.
Lasci la città ma nessuno lo sa
Prima eri qua, ora dove sei papà
Mi chiedi come va, come va, come va
Sai già come va, come va, come va
Lei lo aveva dimenticato, e lui doveva sforzarsi di fare lo stesso: non c'era altra soluzione.
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