Capitolo 9

Il Golden Tropical era un enorme padiglione costruito, in occasione di conferenze, concerti, fiere ed eventi simili. Avevano ampliato la struttura e per l'inaugurazione avevano invitato Ermal lì, a tenere un concerto per i suoi fan, con la sua band.

Una melodia iniziò a farsi strada impaziente di farsi ascoltare.

"Ti ricordi quando eri bambino
Con i sogni legati al cuscino
Ti ricordi quando eri capace
Di sentirti con poco felice
E da un gesto del tutto banale
Imparavi che volto avesse l'amore"

Il sogno di ogni bambina, quello di vivere come una principessa, nel suo castello da fiaba, insieme al suo principe azzurro. Un principe che le mostra il suo mondo, per condividerlo con lei.
La storia del vero amore e del vissero per sempre felici e contenti.
Quando si è bambini, tutto è più semplice.
Un mondo spensierato, privo di problemi e responsabilità dove un semplice:" Ciao vuoi essere mio amico?" è sufficiente per condividere giochi, risate e tanto divertimento.

"Ti ricordi le notti a parlare
E a incollare la luna nel cielo
Con un dito puoi farla sparire
Come una sposa dietro al suo velo
Di sudore e di lacrime amare
Ci sembrava la cura di tutto il sale"

Pensò a quando Ermal e Marco rimasero a dormire da lei e Andrea.
Dopo aver cercato una soluzione per salvare la sua relazione con Silvia era rimasto lì, in quella camera, per farle compagnia. Marco ed Andrea, invece, erano troppo stanchi per assecondarlo nella sua folle idea di passare l'ennesima nottata in bianco. Lui guardava una ragazza fragile, che cercava di nascondere le proprie insicurezze per non apparire debole. E lui l'aveva stretta a sé, perché per lei ci sarebbe stato sempre. Così come anche il resto del gruppo.

-Ovunque sarai se avrai bisogno di noi, ci chiamerai e correremo da te.-

Anche se alla fine accadde il contrario, perché furono gli altri a correre prima in suo aiuto.

"Per stare bene penso a te
Per stare male penso a te e me
Il futuro era bellissimo per noi
Ti volevo bene forse anche di più
Fuoco che non brucia e non si spegne mai
Ti manco e non lo so, mi manchi e non lo sai"

I giorni successivi alla sua partenza e a quella di Marco e Andrea, furono deleteri. Si sentiva disorientata, le mancavano le loro battute, le mancava il loro modo di giocare e scherzare alla loro età, le mancava vederli suonare e cantare insieme e le mancava, soprattutto, finire le lezioni in università e non trovare Marco e Andrea ad aspettarla.

"Scorre un fiume, somiglia alla vita
E la nostra sembrava in salita
Non è vero era solo paura
Di affrontare la parte più dura"

-Prima o poi mi dirai cosa ti ha fatto quel ragazzo, per segnarti così tanto?- gli chiese Marco qualche giorno dopo la partenza di Ermal. Erano in soggiorno a bere una cioccolata calda, in una di quelle giornate grigie e malinconiche. E poi c'erano quelle foto che Martina aveva trovato dentro un vecchio libro di filosofia del liceo. C'erano compagne di liceo, c'era Simona ed un altro ragazzo, nella stessa foto.
-E lui?- continuó lui di seguito.

-Nessuno di importante, soltanto un vecchio conoscente. Diciamo che è una persona che dimenticherei volentieri di averlo conosciuto.- rispose lei di fretta. Marco però non lo aveva convinto e lei lo sapeva bene. Quella era un'altra storia che, a lei, faceva ancora tanto male parlarne. Certo era una storia superata, ma dentro, non era più la stessa di prima. Non era mai stata una ragazza aperta e pronta a confidarsi. Preferiva, piuttosto, restare chiusa nella sua campana di vetro perché parlarne con qualcuno significava riportare alla luce ricordi dolorosi. Questo lo sapeva fin troppo bene ma stava imparando che chiedere aiuto era umano.

Lei era quella razionale, quella che non si sarebbe mai lasciava coinvolgere troppo da relazioni sentimentali, non dopo l'ultima volta. Era la paura a parlare e ne era consapevole.
Sì in lei c'era una grandissima paura di lasciarsi andare e di restarci poi troppo scottata. E questa volta lei non lo avrebbe superato, perché non sarebbe stata forte abbastanza.

-Marco hai presente il Titanic che urta l'iceberg e pian piano affonda? Ecco mi sono sentita così, e non voglio più provarlo.-

"Ma per quanto difficile sia
L'ordinario con te diventava magia.
Il futuro era bellissimo per noi
Ti volevo bene forse anche di più
Fuoco che non brucia e non si spegne mai
Ti manco e non lo so, mi manchi e non lo sai
Io ti voglio ancora bene e pure tu
Cuore che ti stringe e non tradisce mai"

Era stupido, forse, essere ancora suggestionata da un qualcosa che era successo quattro anni prima. Non riusciva a lasciarsi andare. Ci provava ma era più forte di lei. Era il quinto anno di liceo quando aveva conosciuto Lorenzo. Frequentavano la stessa scuola, lo stesso anno, eppure lei, prima di quel giorno, non lo aveva mai visto. E anche se il primo giorno non si erano scambiati tante parole, per lei era stato il fatidico colpo di fulmine.

"Ma tu non parli mai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?"

Inizialmente, nessuno dei due fu in grado di fare il primo passo, lei troppo ostinata a pensare che il primo passo spetti sempre al ragazzo. Lui che preferì aspettare il tempo facesse il suo corso. Scelse la strada più facile

"Ti voglio bene ma niente di più."

Balle, tutte balle! Era stato soltanto paura a parlare e niente spina dorsale.

"Se ti vergogni fai prima a finirla qui. Perché se pensi di meritare il meglio, e io non lo sono, non c'è altro da dire."

"Non è colpa mia, io sono fatto così, non ci riesco a lasciarmi andare."

Che cosa era tutto quello? Era un incubo!

"Non ricordo come mai non ci sei più
Ti manco e non lo so, mi manchi e non lo sai."

Quando lei decise di metterlo alle strette, scelse di mollare tutto e sparire.

"Odio le favole e il gran finale perché
Quello che conta è qualcosa per cui una fine non c'è
Non ci credere se ti dicono che passerà da sé
Mi manchi e non lo sai"

Maledetta frase! Sentita ormai troppe volte quando i suoi amici cercavano di consolarla:" Vedrai che passerà! Meriti il meglio e non è lui!".
A volte le invidiava quelle principesse Disney che tanto adorava guardare. Odiava il loro lieto fine, ottenuto quasi con poco, e che lei non avrebbe avuto mai.
Lei sapeva cosa davvero aveva importanza nella vita: l'amicizia, l'affetto della famiglia e sapeva di avere tutto. Eppure si sentiva vuota dentro, come se le mancasse qualcosa di importante. Ma cosa? Non lo sapeva ma voleva scoprirlo.

"Il futuro era bellissimo per noi
Io ti voglio ancora bene e pure tu me ne vuoi
Sii felice e non dimenticarmi mai
Ti manco e non lo so, mi manchi e non lo sai"

Una lacrima le rigò una guancia e Martina sentì il bisogno di uscire fuori e prendere aria.

-Fabrizio ti dispiace se mi assento un attimo? Ho bisogno di uscire fuori e respirare aria fresca.-

-Tutto bene? Vuoi che venga con te?-

-No no tranquillo, va tutto bene. Torno subito.- si scusó con Fabrizio e uscì. Tanto queste lacrime sarebbero andate via presto no?

-Se dovessi avere problemi con la sicurezza, mostra loro il mio pass e ti faranno passare dalla porta dietro il palco. Eviterai la folla di gente.-
La ragazza lo ringraziò e iniziò ad avviarsi verso l'uscita. Ermal stava iniziando, pian piano, a lacerare la barriera che si era costruita nel tempo e questo la destabilizzava.

-Lasciami restare, al sicuro, dentro la mia bolla, Ermal, ti prego.-

"Mi hai strappato l'amore di bocca
Ma ogni tanto una stronza ci tocca"

Quell'ultima frase le aveva appena strappato un sorriso tenero tra un singhiozzo ed un altro.
Aveva con il tempo alzato, davanti a lei uno scudo protettivo, che la teneva al sicuro da ogni dolore. Non riusciva ad affidare se stessa a qualcuno. Ci provava, ma con scarsi risultati. Le bastava andare indietro con la mente, per tornare a fare passi indietro.
Dopo aver asciugato il voto dalle lacrime aveva raggiunto di nuovo Fabrizio che, nel frattempo, si era spostato alle sedie ai lati del palco. Era un dietro le quinte riservato, dove il pubblico non poteva avere accesso. Non era sua intenzione farsi notare perché, da amico, non voleva rubare la scena al compare suo. Quella era la sua serata ed era giusto così. Sperava solo di essere notato da Martina, al suo ritorno. Le aveva mandato un messaggio per informarla di aver cambiato postazione e fortunatamente non aveva tardato ad arrivare.

-Spero non ti dispiaccia ma non ce la facevo più a stare in piedi.- disse lui prendendole una sedia e metterla vicino a lui.

-No hai fatto bene, anzi te lo avrei proposto io.-

-Capiscimi, inizio ad avere una certa età!-

-Ma se hai 43 anni e continui ad essere un ragazzino.-

-Un giorno mi darai ragione. Da qui, inoltre, abbiamo una visuale ottima- disse Fabrizio Moro osservando i fotografi fare scatti con la loro reflex.

-Ma scatteranno delle foto anche a noi?- chiese la ragazza vedendo scattare foto ai fan.

-Direi di sì ma non le metteranno sui social, anche perché nessuno si aspetta la mia presenza qui, stasera.-

-Meglio!-

A fine concerto Martina chiese loro di poter vedere le foto scattate. Voleva vedere le foto migliori per poterle poi scaricare sul suo telefono. La prima era una foto scattata a Fabrizio, intento ad osservare Ermal sul palco. Le piacevano anche i primi piani fatti ad Ermal e alla band.

-Che ne pensi, secondo te poi metteranno i filtri, alle foto, prima di caricarle??-

-Ma no!- esclamò ridendo la ragazza scorrendo le foto di continuo.
-Solo tu metti ventimila filtri, alle foto, prima di pubblicarle.-

A fine serata aveva anche scambiato qualche parola con alcune fan. Erano emozionate e contente di quella serata appena trascorsa.
L'orologio segnava la mezzanotte e Martina sperava con tutta se stessa di riuscire ad alzarsi per studiare il giorno dopo, senza lamentele.
Aveva notato Fabrizio parlare con Ermal, probabilmente gli stava proponendo di andare domani a quella famosa mostra.

-E quindi domani tu vorresti passare un'intera giornata sui libri?- chiese Ermal avvicinandosi alle sue spalle.

-Mi dispiace ma non posso proprio venire. Vedi, le opzioni di mia zia sono due: "o scegli di passare a Milano tre giorni di totale relax e quando torni ti metti sotto a studiare per recuperare. Oppure passi una settimana lì tra libri e svago."- disse, imitandola, e facendo ridere Andrea, che rispose dietro di lei.

-È già tanto che ti abbia dato una seconda opzione. Quel che dice, di solito è legge. Io prendo uno Spritz, al bar del padiglione qui affianco. Chi si unisce a me?- chiese Andrea già troppo euforico senza nemmeno aver bevuto. E gli altri decisero di seguirlo raggiungendo il bancone del locale.

-Ermal dai vieni- disse Marco trascinandolo verso di sé con un braccio. Martina vedendoli andare via, si allontanò per raggiungere dei tavolini lì fuori. Non le andava di stare con loro. Le piaceva, di notte, uscire fuori a guardare le stelle.
Non sentiva i suoi genitori da poco prima del suo arrivo a Milano e sentiva la loro mancanza. E lo stesso valeva per Alessia.

"Un giorno senza te, è un giorno perso"
Le aveva mandato quel messaggio e leggendolo un lieve sorriso spuntò sul suo viso. Le mancava la sua amica, eccome se le mancava. Ed era solo il primo giorno. L'avrebbe chiamata il giorno dopo per essere aggiornata su eventuali novità.

-Sempre isolata te ne stai?- disse Ermal raggiungendola
-Andrea, è qui fuori!- esclamò alzando il tono di voce.

-Sto diventando prevedibile?-

-Un po'! Ti cercava Andrea ed eri svanita nel nulla.-

-Sì...è solo che non mi andava di seguirvi, è ho preferito aspettarvi qui fuori.-

-Qualcosa non va?-

-No è solo stanchezza! Mi basterà riposare questa notte.-

-Oh guarda, la notte di Carnevale organizzano, qui in Piazza Duomo una festa in maschera.- disse Ermal leggendo i volantini lì nelle vicinanze.

-Peccato che io non sappia ballare e per di più, sicuramente, sarò a Firenze dai miei genitori. Di solito a Natale siamo tutti lì e, sicuramente ci resterò anche durante il mese di Gennaio e Febbraio che non ho lezioni in università.-

-Potresti essere di aiuto per tuo padre per la famosa recita natalizia dei ragazzi del suo corso.-

-Vero! Ma non si aspetti che canti qualcosa perché è fuori discussione. Sono stonata!-

-Sai benissimo di essere una gran bugiarda.-

-Ma è la verità.-

-Strano, avrei giurato di aver visto una ragazza cantare con la piccola Anita. Alta, capelli neri. Non la conosci proprio?-

Touchè!

-Come è possibile? Tu eri lì ad origliare?-

-Io e Fabrizio. Però, a mia discolpa, posso dire che stavo con gli altri al garage, anzi, appena ho sentito pensavo fosse Giada a cantare. Ma poi ho scoperto che era al lavoro e la tua voce mi incuriosiva.-

Le aveva detto una frase che, lei trovava a dir poco bellissima e che mai si sarebbe aspettata di ricevere da qualcuno. Era un po' imbarazzata, ma era piacevole al tempo stesso esserlo.

-Non ti ho detto niente di che. Guarda che non è una dichiarazione.- parlò lui scompigliandole i capelli.

-Ti sei fatto il film da solo!-

-Davvero? Sei tutta rossa in faccia.-

-Ma dentro faceva caldo!-

-Anche dopo trenta minuti passati qui fuori da sola continui ad avere caldo?-

In quel momento la ragazza si limitó a voltargli le spalle per non essere guardata negli occhi. Ma lo sentiva ridere dietro di sé.

-Oh va bene, diciamo che mi emoziono facilmente.-
Lo sentiva mentre le scuoteva la spalla destra nel tentativo di cercare di voltarla di nuovo verso di lui e, inconsapevolmente, non poteva fare altro che cominciare a ridere anche lei, colpita da quella risata contagiosa.

-Grazie!- disse lui cercando di smettere di ridere

-Per cosa? -

-Hai mantenuto fede alla nostra promessa e sei venuta da me nel momento in cui ne avevo bisogno.-

-Tu avresti fatto la stessa cosa. Anche se non ti avessi cercato. E saremo uno la forza dell'altro.- disse prendendo la sua mano.

-Sempre!- stringendola a sua volta.

-E poi è stata un'idea di Marco venire a cercarti. Io l'ho soltanto accompagnato!-

-Dubito tu sia venuta solo per accompagnarlo, ma farò finta di crederti. Penso sia arrivata l'ora di salutarci. A domani!- rispose Ermal accarezzando i capelli della ragazza e dando una pacca sulla spalla ai suoi amici.

Una volta tornati a casa Martina salí al piano di sopra. Era pensierosa mentre si cambiava e si infilava sotto le lenzuola. Moriva di sonno ma al tempo stesso le parole di lui le tornavano continuamente alla mente.

"La tua voce mi incuriosiva troppo."
"Guarda che non è una dichiarazione"

-Martina dormi e non pensare. Dormi e non pensare.- disse parlando da sola dentro la sua camera. Sarebbe finita in qualche centro di recupero prima o poi.

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