Capitolo 42
Non era stato facile per lei presentarsi lì e Martina lo aveva capito mentre la osservava assumere un atteggiamento imbarazzato per via della sua irruzione improvvisa, nonostante la calorosa accoglienza di Walter e Angela.
-Mi dispiace di essere piombata a quest'ora, e senza preavviso, ma avevo un urgente bisogno di parlarti. Non sapevo come raggiungerti e ho chiesto ad Andrea. È stato lui a dirmi che ti avrei trovata qui a Roma. Trovandomi qui in zona per lavoro ho deciso di approfittarne.- disse la donna spiegando i motivi della sua presenza. Martina decise di non metterla ulteriormente a disagio, andandole incontro.
-Qui vicino c'è una pizzeria e preparano un'ottima pizza al piatto. Ti va di accompagnarmi?- le propose la giovane cercando di tranquillizzarla e ciò prese alla sprovvista Silvia che non si aspettava un simile invito da parte della ragazza.
-Sono appena uscita da lavoro, ed effettivamente ancora non ho cenato. Per cui mi farebbe molto piacere.-
Martina raggiunse la sua camera, mise a posto i libri disposti sulla scrivania, afferrò il suo parka verde militare, la borsa, e uscì trovando Silvia ad aspettarla alla porta d'ingresso.
Arrivate in pizzeria riuscirono ad ordinare subito, dal momento che non trovarono molti tavoli occupati. Scelsero il tavolo più appartato possibile, dove avrebbero potuto parlare in tranquillità.
-Allora, qual buon vento ti porta qui a Roma?- chiese Martina prendendo posto e versandosi un bicchiere d'acqua naturale.
-La nostra sede radiofonica di Milano sta collaborando con la sede gemella di Roma. Faremo da sponsor al concerto di Natale che verrà trasmesso in televisione. Inoltre la mia famiglia abita qui e, se tutto andrà come credo, chiederò il trasferimento da Milano.-
-Mi dispiace per questa tua scelta, immagino non sia stata facile da prendere. Non è una scelta presa a cuor leggero soprattutto quando si tratta di cambiare città, lasciare i propri amici, abbandonare le proprie abitudini...-
-Non è stata una scelta semplice ma è la mia occasione per ricominciare a vivere da zero.-
Martina non osò rispondere, capendo perfettamente il nocciolo del suo discorso. Decise di lasciarle dire tutto quello che aveva dentro di sé.
-È il motivo principale che mi ha spinta a cercarti.-
-Dimmi, ti ascolto!- disse Martina invitandola a proseguire senza indugio. Dopo che il cameriere ebbe portato i piatti con le pizze, e augurata una buona cena, Silvia riprese il suo discorso.
-A prescindere dalle nostre divergenze, e incidenti di percorso, entrambe abbiamo a cuore il benessere della medesima persona, Ermal. Dunque sono qui nella speranza di riuscire a sistemare le cose.-
Brevi attimi di silenzio a seguire
-Quando avevo conosciuto Ermal anni fa, ero convinta che il nostro rapporto sarebbe stato uno di quelli destinati a durare tutta la vita. Ero convinta che il nostro lavoro, i nostri impegni, non sarebbero mai stati capaci di poter rovinare un rapporto basato sulla fiducia reciproca. Avevamo qualche opinione divergente ma eravamo entrambi sempre ben aperti al dialogo e al confronto. Dopo nove anni di relazione, ed un lavoro stabile, solitamente si inizia a pensare in grande. Così una sera gli proposi di provare ad avere dei figli ma, da parte sua, trovai un muro invalicabile. I bambini erano un impegno troppo grande per un lavoro come il nostro e noi eravamo entrambi sempre impegnati, lui soprattutto. In più, lui non si sentiva pronto ad essere padre con la sua esperienza d'infanzia. Da allora, ogni scusa era buona per litigare, creare inutili discussioni e fraintendimenti. I nostri impegni iniziarono a non combaciare più e, riuscire a vedersi prima di andare a dormire era già un miracolo. La verità era che le cose tra noi iniziavano a non andare più già da tanto tempo. Stava diventando una relazione che andava avanti per abitudine. Non era mia intenzione dare il via ad un eterno "tira e molla" e prendemmo la scelta migliore per entrambi, ovvero porre fine alla nostra storia.-
Martina la ascoltava in religioso silenzio, cercando di capire in anticipo la morale di quella sua lunga digressione. Cosa aveva a che fare lei con i motivi che avevano portato alla loro rottura? A quei tempi lei lo vedeva ancora come un amico.
-Quando stava con te lui era un'altra persona: era felice, spensierato. Tu lo avevi reso migliore e pieno di vita, era tornato ad essere l'Ermal dei nostri primissimi anni insieme e, ti dirò la verità, questo fatto mi rendeva molto invidiosa nei tuoi confronti.-
-Perché mi stai raccontando tutto ciò?- chiese Martina, confusa e piena di dubbi, interrompendo il monologo della donna seduta davanti a sé.
-Perché voglio che tu comprenda cosa rappresenti per Ermal. Perché tu sei riuscita in un'impresa, in cui io stessa mi sono battuta per anni, e senza rendertene nemmeno conto.-
Martina spalancò gli occhi tremolante. Aveva paura di quello che Silvia avrebbe potuto dire e sentirsi stupida. Abbassò il suo sguardo verso il pavimento e cercò di trattenere le lacrime che minacciavano prepotentemente di uscire.
-Non è mia intenzione spaventarti ma voglio che tu abbia una visione completa di tutta questa storia prima che tu decida di gettare questi mesi passati insieme nel dimenticatoio, e di andare tutto a catafascio. Diversi giorni fa sono stata da Ermal per annunciargli il mio trasferimento, per salutarlo, e mi ha detto di voi.-
Martina decise, una volta pronta, di tornare ad avere gli occhi fissi verso Silvia.
-La situazione è più complicata di quel che credi.- rispose Martina mettendosi sulla difensiva.
-Non ne dubito, e lungi da me volermi impicciare nelle vostre cose, o fare l'avvocato difensore, perché è un ruolo che non mi compete. In una discussione come la vostra, raramente qualcuno ne esce pulito e privo di colpe.
-Perché lo hai cercato più volte per sistemare le cose tra voi?- chiese Martina cercando di reprimere dentro di sé un'altra emozione: la rabbia.
-Secondo te? Perché volevo provare a far funzionare le cose come un tempo. Ero pronta a rinunciare all'idea di un matrimonio, di avere una famiglia. Saremmo rimasti solo io e lui.-
-Tu sapevi che avevamo iniziato a frequentarci.-
-No, non lo sapevo. Quando lo incontrai a Sanremo, lo invitai per parlare, non appena cercai di dargli un bacio lui mi bloccò dicendomi che nulla sarebbe tornato come prima. Voi due ancora non eravate fidanzati, ma lui già era troppo preso da te.-
-E al Forum?-
-Lui mi aveva invitata ad assistere al concerto. Al termine dello spettacolo ero andata da lui per complimentarmi, mi aveva chiesto se stavo bene, come stava procedendo il lavoro, e io gli avevo risposto che stavo bene e che una ferita così grande si sarebbe rimarginata solo con il tempo.-
-Lì ammetto le mie colpe. Non riuscivo a stargli accanto e mostrarmi indifferente davanti alle tue sofferenze.- ammise la giovane portando una mano sugli occhi, iniziando a sentirli pesanti.
-Così chiesi ad Ermal di restarti accanto fino a quando saresti stata meglio.-
-Gentile da parte tua, ma sono cose che capitano nella vita.-
-Proprio perché le ho sperimentate in prima persona so cosa si prova.-
Martina sapeva di aver agito ingenuamente, priva di cattive intenzioni ma, ricevere la morale da Silvia, era l'ultima cosa che il suo carattere orgoglioso voleva. Per qualche minuto Silvia non parlò, cercando di capire cosa altro restava da dire.
-Capisco, e ti fa onore! Non tutti lo avrebbero fatto.-
-Lo so, ma non dovevo chiedere ad Ermal di compiere un tale sacrificio. È stata la mia stessa paranoia ad allontanarlo da me.- disse Martina iniziando a sentire le prime lacrime rigarle il viso. Fece profondi respiri, asciugò le guance, per poi tornare a parlare.
-Lui non se la sentiva di cercarti e così, per evitare ulteriori preoccupazioni da parte mia, mi aveva assicurato che stessi bene. Poi, a posteriori, rivelò di avermi mentito e io mi sentii presa in giro, ferita. Gli bastava essere onesto e sarebbe finita lì, e invece nulla. Mi vedevo come una farfalla dalle ali spezzate.-
Avevano finito di mangiare la loro pizza ma, essendo una serata fredda, decisero di stare dentro a parlare in tranquillità.
-Lo so, è quello che gli ho detto anche io, e lui non te ne fa una colpa.-
-No Silvia, sto incolpando me stessa e il mio carattere insicuro. In altri casi sarebbe finita diversamente: avremmo discusso e saremmo andati avanti. Invece io ho iniziato a dubitare di lui, della sua fiducia e l'ho allontanato per paura di soffrire nuovamente. La mia mente, in un solo istante venne invasa da milioni di dubbi e paure: Lo perdono o non lo perdono? C'è altro che mi tiene ancora nascosto? E se la situazione dovesse peggiorare? A volte penso che sia un calvario vivere nella paura perenne di soffrire.-
-Cerca di pensare positivo, e di vedere uno spiraglio di luce anche nei giorni più cupi e tenebrosi.- le consigliò Silvia prima di ordinare il caffè per entrambe.
Martina capì che una cosa le rimase ancora da fare: chiudere tutti i ponti con quel passato che tanto la traumatizzava, una volta per tutte. Solo allora sarebbe riuscita a vivere la propria vita senza timore.
-Lascia che lui ti aiuti, aggrappati a lui come unica ancora di salvezza.-
-Ti ringrazio Silvia! Spero solo di essere ancora in tempo.- le disse grata la giovane prima di salutarla e di guardarla prendere la strada opposta alla sua. Forse non è mai troppo tardi per mettere ogni cosa al proprio posto. Martina tornò a casa con il cuore più leggero e il sorriso sulle labbra. Alle 7:30 del giorno dopo era già attiva da un po'. Si recò in Conservatorio per poter avere il permesso di assentarsi dalle lezioni. Due erano le opzioni da prendere in considerazione: tardare la partenza da lì a due settimane prima delle vacanze di Natale, ed era fuori discussione per lei aspettare altre tre settimane, oppure seguire la lezione a distanza. Il regolamento lo permetteva e dunque doveva solo decidere e comunicare la sua decisione, via mail, da lì a cinque giorni.
Decise di chiamare anche Alessia e James per parlare loro dell'incontro avvenuto con Silvia la sera precedente. Si incontrarono in un bar e Martina raccontò tutto, e cercando di dimenticare nulla.
-Che colpo di scena ragazzi! Chi se lo sarebbe mai aspettato...- esclamò Alessia, ancora incredula, davanti alle parole della sua amica. le consigliò di scegliere la lezione telematica, e di non tardare di troppo la sua partenza.
-Ale' si dice: plot twist.- la corresse James davanti ad una buona cioccolata calda.
-No raga, io devo ancora riprendermi. Quindi, se le cose tra lei ed Ermal, dovessero andare a buon fine dovremmo ringraziare tutti Silvia? Io sto ridendo.- continuò lei facendo finta di uscire indignata dal bar. Quella scena fece ridere tutti, soprattutto Martina che, anche se lo nascose, dovette ancora realizzare quanto successo nella sua testa.
-Cosa hai intenzione di fare adesso? Hai fatto dei programmi?- chiese James sperando di darle qualche buon consiglio.
-No purtroppo non ho ancora programmato granché. Sono stata al Santa Cecilia per discutere con il rettore riguardo ad una mia possibile assenza dalle lezioni.- rispose lei spiegando di seguito le opzioni avanzate dal rettore.
-Ma che te frega se dovessi mancare per un mese? Scegli la lezione telematica e parti.- esclamò James invitandola anche lui a cogliere l'occasione al volo.
-Anzi il rettore è stato molto gentile nel venirmi incontro.-
-E cosa gli hai detto:"Signor Rettore non potrò venire a lezione per un mese perché devo fare pace con il mio ragazzo."?- disse Alessia continuando a ridere.
-Il cervello di Alessia è andato completamente.- disse Martina rivolgendosi a James.
-Ora è fissata perché Silvia ha portato alla grande svolta.- rispose lui ridendo fra sé.
-Io non riesco a pensare ad altro. Voglio solo raggiungere Milano e parlare con Ermal. Il resto non mi interessa.-
Non sapeva neanche come iniziare il discorso, una volta lì, ma la invitarono a mantenere la calma e a chiamare Andrea, o in alternativa Marco. Doveva avere dettagli sulle giornate di Ermal, sui suoi impegni in programma, e dove lo avrebbe trovato. Così dopo aver salutato i due ragazzi, Martina si affrettò a tornare a casa, promettendo loro di tenerli aggiornati sui vari sviluppi. Intenta a preparare le valigie, e a comprare i biglietti, decise di chiamare Andrea che, in quel preciso momento, si trovava in palestra.
-Ah bene vedo che ti sei dato anche allo sport.- affermò incredula la ragazza prendendosi gioco del povero Vige.
-Cara cugina devo pur cercare di mantenermi in forma. Sto oziando troppo in quest'ultimo periodo.-
-Ecco bravo, questo è lo spirito giusto. Devo venire a Milano e parlare assolutamente con Ermal.-
-Mi dispiace deluderti ma non lo troverai qui. Ieri sera mi ha scritto di essere sceso a Bari già da qualche giorno.- rivelò Andrea sconvolgendo i piani della ragazza.
-COSA?-
-Anzi mi aveva detto di essere intenzionato a tornare solamente pochi giorni prima del matrimonio. Datti una mossa e raggiungilo!-
-SEI IMPAZZITO PER CASO?-
Non era mai stata lì a Bari, non sapeva come orientarsi, e non conosceva nemmeno l'indirizzo di casa di sua madre.
-Mai stato più serio di così. Si torna a compiere itinerari da follia, cara cugina.- disse Andrea euforico facendo sbuffare la ragazza completamente nel panico.
-Prima o poi riuscirò a soffocarti con le mie stesse mani. Riesci a procurarti il numero di sua madre, o di sua sorella?...vabbè fai tu, basta che ti sbrighi.- si convinse la ragazza riuscendo ad udire un urlo di esultanza dall'altra parte del telefono.
-Dammi qualche minuto e ti faccio sapere. Aspetta a prenotare qualsiasi biglietto. So che probabilmente mi odierai ma credo che faresti prima a raggiungerlo prendendo l'aereo. Godo! Ci voleva l'amore per farti prendere di nuovo un aereo.-
In quel preciso istante Andrea prese a tappare le sue orecchie mentre sentiva Martina delirare al telefono e sentendo frasi del tipo:"Andrea io ti uccido!", e poi "Questo è fuori discussione!" "Non prenderò mai più un aereo in vita mia." ma come diceva lui, era arrivato il momento di affrontare le prime paure.
-No io vi detesto!-
-Mmm io non credo.- ammise con convinzione Andrea prima di chiudere la telefonata.
Aveva messo al corrente i suoi zii dell'idea di raggiungere Ermal, aveva usato la scusa delle fedi da comprare per Azzurra e Andrea, ma insomma non era costretta a dire tutto per filo e per segno.
-Mi raccomando, Azzurra mi ha chiesto di ricordarti che devi andare in atelier a prendere le misure per il tuo vestito.- parlò Angela vedendola finire di preparare la valigia.
-Sì zia non preoccuparti. Non appena sarò a Milano andrò subito lì.-
Poco dopo aver parlato con Andrea, Martina ricevette una chiamata dalla madre di Ermal. Andrea pensò di dare direttamente il numero alla donna per dare loro modo di organizzarsi subito.
La giovane si rese conto che, prendendo l'aereo la mattina seguente, nel giro di due ore sarebbe giunta a destinazione. E così accadde! La donna andò a prenderla lei stessa al momento del suo arrivo in aeroporto. Era in compagnia del figlio minore e della piccola Miria che, non appena vide la ragazza, le corse incontro e si lasciò prendere in braccio.
-Che bello finalmente anche tu sei qui!- esultò la bambina al settimo cielo.
-Visto che bella sorpresa?- disse sorridente Martina salutando gli altri due con un cenno della mano.
-E ora andiamo dallo zio Ermal, che ne dici?- seguito da un altro grido di esultanza da parte della bimba che aveva fra le braccia. Dopo aver abbracciato anche la madre di Ermal, e suo fratello, Rinald prese la valigia della ragazza e la caricò sul portabagagli dell'auto.
-Ermal è dal gioielliere a scegliere le fedi. Ti portiamo lì.- disse Rinald mettendo in moto la macchina.
Ad Ermal non capitò mai l'occasione di comprare un anello per qualcuno. Poteva scegliere il materiale, l'incisione da scrivere, ma quale misura avrebbe dovuto scegliere per Azzurra? Sapeva quella di Andrea ma il suo amico non le aveva fatto sapere quella della sua futura moglie.
-Mi piace questa coppia di fedi d'oro, semplici ma molto eleganti. Certo più di un parere sarebbe sempre ben accetto ma l'altro testimone risulta attualmente irraggiungibile. Devo vedere bene la taglia per la sposa.- disse Ermal al gioielliere mentre mostrava le sue preferenze.
-Azzurra porta una taglia 16.- parlò Martina sulla soglia del negozio. Ermal la riconobbe ancora prima di voltarsi ed incrociare il suo sguardo. La sua voce era inconfondibile e l'avrebbe riconosciuta fra mille.
Era la stessa voce che si chiedeva se un giorno avrebbe sentito di nuovo.
Quel giorno era arrivato!
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