Capitolo 39
Martina era seduta vicino la finestra e guardava il panorama che si presentava davanti ai suoi occhi. Non sempre riusciva a distinguere le macchine che transitavano lungo il viale di casa sua ma il risultato di quella visuale era un panorama ingrigito. Riusciva a malapena a percepire una macchina in transito dal rumore del motore in accensione.
Era arrivato il penultimo mese dell’anno. Gli alberi avevano ormai perso gran parte delle loro foglie, che ora giacciono a terra, e la nebbia aveva fatto la sua prima comparsa. Novembre è davvero il mese più strano: gli alberi si spogliano e la gente si copre. I vestiti a maniche corte e pantaloncini avevano lasciato il posto a giacche e soprabiti.
La sua routine, dal giorno del suo ritorno a Roma, era la seguente: si alzava dal letto, studiava, oppure trascorreva le sue giornate a guardare fuori dalla finestra, soprattutto dal giorno del ritorno di Andrea a Milano. Lui le rimase accanto per quasi dieci giorni, il tempo di riprendersi completamente, e poi ripartì. Furono giorni bui, soprattutto quelli successivi alla partenza di Ermal. Questi, prima di partire, le disse che avrebbero ripreso il discorso. Alcune volte provò a telefonarle, ma lei non rispose mai, e liquidò scrivendogli messaggi su whatsapp del tipo:” La febbre sta scendendo, non preoccuparti.” oppure “Tutto bene gli impegni di lavoro?”, e ancora nei post concerti “Ho visto le dirette Instagram, siete stati meravigliosi.”. Probabilmente smise di cercarla proprio perché non trovò feedback positivi da parte della ragazza. Se solo avesse ascoltato la sua voce, avrebbe percepito maggiormente la sua lontananza e ne avrebbe sentito la mancanza. Era la cosa più giusta da fare, si convinse. Raramente usava il suo cellulare e, molto spesso, Alessia o Andrea dovevano chiamare al telefono fisso di casa Vigentini per riuscire a parlarle. Il figlio di Andrea Ra provò più di una volta a farla uscire dalla sua stanza ma lei fu irremovibile.
-Vedi chi è, magari potrebbe essere importante.- diceva Walter ogni volta che sentiva il suo telefono squillare. Lei puntualmente liquidava con le solite scuse:” Non ho voglia”, “Risponderò più tardi”, “Nulla di urgente”. Nemmeno guardava più per vedere chi effettivamente fosse.
Insomma, soprattutto i primi tempi, non poteva considerarsi la migliore compagnia del mondo dal momento che cercava di stare sola il più possibile, con i propri pensieri. L’ultima volta che fece visita alla tomba di Valeria fu pochi giorni prima del suo ritorno a Roma, ad agosto, e non essendo tornata lì per i primi giorni di novembre aveva chiesto a sua madre di portarle un bel mazzo di fiori freschi.
Il tour di Ermal poteva dirsi concluso da un mese, secondo quanto detto da Andrea. L’ultima data si svolse a Lugano, verso la metà di Ottobre, e si concluse con uno show case eccezionale che seguì in diretta streaming in compagnia di Fabrizio ed Anita.
-Che bravo lo zio Ermal!- esclamò Anita completamente coinvolta nella visione dello show.
-Ma quando torna a trovarci?-
-Ermal è occupato in questo periodo, a papà! Però vedrai che, non appena sarà libero, verrà sicuramente.- le rispose Fabrizio mentre rivolse uno sguardo alla giovane dai capelli lunghi e neri, seduta sul divano accanto a loro. La vide osservare fisso lo schermo, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva mostrarsi afflitta, soprattutto davanti agli occhi della piccola. Lei si sarebbe preoccupata e avrebbe chiesto spiegazioni. Meglio mostrarsi risoluta. Tale comportamento non sfuggì a Fabrizio che notò immediatamente il movimento della ragazza, di portare l'indice destro verso gli occhi per asciugare le prime lacrime.
-Anita, tuo padre ha ragione! Vedrai che tornerà quando meno te lo aspetti e ti farà una bellissima sorpresa.- commentò Martina entrando nella conversazione fra padre e figlia.
-Come a Carnevale?- chiese entusiasta la bambina immaginando il giorno in cui lo avrebbe rivisto.
-Già! come a Carnevale…- rispose Martina a bassa voce prima di spostare la sua attenzione verso un punto indefinito della stanza. Ripensò inevitabilmente a quel giorno: il momento del suo arrivo, le foto scattate con Anita e il meraviglioso vestito bianco e argento che le regalò.
Da quando Andrea era tornato a Milano, Fabrizio aveva cercato, studio permettendo, di farle trascorrere più tempo possibile con i suoi figli. Un giorno andò a prenderla lui stesso e la portò di peso fuori casa.
-Fabrizio non mi va!- esclamò la giovane cercando di imporsi invano.
-Tu oggi uscirai da questa casa. È inconcepibile che tu voglia passare il resto del tuo tempo qui dentro. Non te lo lascerò fare!- rispose lui riuscendo ad avere la meglio.
-Sono giorni che Anita chiede di te. Per quanto tempo ancora dovrò continuare a dirle che non puoi uscire di casa perché hai ancora la febbre? Non è giusto nei suoi confronti, ma nemmeno nei tuoi. Non puoi comportarti così! Ti sei sorbita sei ore di macchina per raggiungere Milano ed aiutare Ermal in agonia. Parlavi di motivazione, di andare avanti con grinta, e ora ti stai gettando nello sconforto, comportandoti nel suo stesso identico modo.-
Le dava fastidio ammetterlo, perché voleva essere lasciata in pace, ma Fabrizio aveva dannatamente ragione. Lo ascoltò con attenzione e senza obiettare, dal momento che non c’era granché su cui obiettare. Fabrizio aveva il 100% della ragione e lei aveva torto.
-Aspetta qui…- rispose lei prima di rientrare di nuovo in casa. Raggiunse la sua camera, prese il suo giubbino di pelle e uscì, lasciando un post-it a sua zia in cui la avvertì di essere uscita con Fabrizio. Lei avrebbe fatto sicuramente i salti di gioia, sapendola fuori casa, ma lei, di uscire in quel momento, proprio non ne aveva voglia. Dava ragione a Fabrizio ma aveva accettato solo per farlo contento. Mentre passeggiavano lungo la strada che portava a casa Mobrici, Martina raccontò a Fabrizio quanto accaduto tra lei ed Ermal. Fabrizio disse di aver provato a parlare con lui si aggrappasse a qualsiasi scusa pur di non affrontare quell’argomento. Lei, allo stesso tempo, stava cercando di affrontare le giornate nel tentativo di non cadere nell’improvvisa voglia di chiamarlo. C’erano giorni in cui riusciva a tenersi occupata nel modo giusto e c’erano altri giorni in cui non pensarlo era davvero impossibile. Anche se una mattina si trovò sul punto di chiamarlo, ma poi si bloccò. Aveva bisogno di stare da sola.
-Perché non ne parlate? Vi potrebbe far bene.- parlò Fabrizio cercando di fare da mediatore fra i due.
-Ora no Fab, non me la sento…- rispose lei sicura della scelta presa.
Con l’arrivo del mese di novembre erano ormai poche le giornate tiepide che permettevano di passare qualche ora all’aperto infatti, lei e la piccola Anita, avevano smesso da un po’ di trascorrere i loro pomeriggi al parco. Alcune volte, Giada la portava da lei, a casa Vigentini, o era Martina stessa ad andare da loro.
-Perché non esci con Alessia? Anche solamente per poche ore. Mi ha chiamata questa mattina per avere tue notizie. Dice che sei irrintracciabile da giorni.- disse sua zia una volta fatto ritorno a casa per ora di cena.
-Non ho voglia zia! È stato già un grande sacrificio per me uscire e far contenti Fabrizio e la sua famiglia. Magari le dirò di venire qui domani e di trascorrere del tempo insieme.-
Aveva bisogno di tempo, solo di tempo. E infatti il giorno dopo andò a prenderla lei stessa con la macchina di sua zia. Nelle giornate particolarmente fredde non serviva inventare altre scuse per decidere di non voler uscire, ma con Alessia ci volevano ben altro per riuscire a convincerla.
-Hai il cellulare per optional? È stato inventato per un motivo, non è un giocattolo.- parlò Alessia irritata non appena la vide arrivare con la macchina.
-Buongiorno anche a te Alessia.- rispose Martina vedendo la sua amica salire a bordo della sua autovettura e sistemarsi.
-Buongiorno un corno! Che fine hai fatto? L'ultima volta che ti ho vista eri sul tuo letto con la febbre.-
-Dopo la convalescenza Andrea è partito e mi sono presa qualche giorno per me.-
-Sì certo, avevi bisogno di riposo bla bla bla. Andrea è tornato a Milano da quasi due settimane.-
Ops aveva perso la cognizione del tempo. Le erano sembrati di essere trascorsi al massimo la metà dei giorni.
-Mi dispiace Alessia ma non ho potuto fare diversamente.-
-Oh tu potevi eccome! A cosa servono gli amici se nel momento del bisogno di isoli e te la sbrighi da sola?- disse Alessia rifilandole una ramanzina niente male. Aveva ragione, ma doveva anche lei aver imparato a conoscere il suo carattere. C’era un motivo se non l’aveva cercata in queste settimane.
-E dovevo chiamarti per piangere ogni giorno la mancanza di Ermal? Il perché ci siamo lasciati? No mi dispiace, ma questo era fuori discussione.-
-Ogni tanto ricordati che piangere non è sintomo di debolezza.-
Poteva anche avere ragione ma ciò di cui aveva bisogno era parlarne il meno possibile. Questo l'avrebbe aiutata a tenere la mente occupata e a cadere il meno possibile nella malinconia. Martina fece delle promesse alla sua amica: le promise che avrebbe parlato senza tenere tutto dentro, le promise di tornare ad essere più rintracciabile a telefono e poi promise di uscire un po' di più nel weekend.
-La scorsa settimana sono uscita con James e i suoi amici. Dovresti uscire con noi qualche volta.- aveva rivelato Alessia mentre stavano gustando una deliziosa cioccolata calda. Si trovarono subito d'accordo sul film da guardare insieme: Colazione da Tiffany, grande classico e capolavoro del cinema anni ottanta, anche se lui preferiva di gran lunga guardare serie TV, documentari di argomentazioni scientifiche e animali. La sua più grande passione restava la musica; suonava la batteria. Nonostante Alessia e James fossero più piccoli di lei di qualche anno, riuscirono sempre a non farla sentire un pesce fuor d'acqua per i loro anni di differenza. Era stata Martina stessa a presentare Alessia al ragazzo, quando ancora condivideva lo stesso corso di studi con la sua amica. Andarono a mangiare al McDonald's durante la pausa pranzo e la giovane Vigentini chiamò il ragazzo per invitarlo a raggiungerla, e mangiare insieme a loro. Alessia era ancora agli albori delle sue esplorazioni della città di Roma e James, di tanto in tanto, si offrì disponibile i primi tempi di farle da guida.
-I suoi amici li conosco di vista, anche se non ho mai avuto l'occasione di uscire insieme a loro.-
-Te pareva...chissà perché non avevo dubbi.- rispose Alessia facendo sorridere l'amica in risposta.
-Da grande vuoi diventare suora di clausura? Con tutto il rispetto per le suore.-
-Non ci avevo mai pensato. Non sarebbe male come idea.-
-Non ti azzardare!-
-Peccato mi avevi appena illuminato la giornata.- concluse divertita Martina.
Aveva saputo, dal figlio di Andrea stesso, di aver superato l'esame di ammissione al Santa Cecilia e che avrebbero seguito insieme le varie lezioni, ad eccezione le lezioni di strumento dove lui avrebbe seguito percussioni e lei pianoforte. Martina fu felice davanti a quella notizia. Una nuova esperienza da condividere insieme anche se, ultimamente, non avevano avuto molte occasioni di vedersi. Nonostante ciò avevano continuato a sentirsi di tanto in tanto, la sera, a telefono, o per messaggio. Qualche giorno dopo, da quello in cui Fabrizio si presentò alla porta di casa, per prelevarla con la forza, aveva trascorso un pomeriggio dai Mobrici. Trovò con sua grande sorpresa il resto della band. Stavano lavorando al nuovo disco di Fabrizio e Andrea Ra aveva deciso di portare suo figlio con sé, curioso di osservare l'operato. Giada uscì per fare la spesa con Libero e la piccola Anita decise di restare a casa, vista la presenza di Martina. Prima di uscire di casa, invitò la ragazza a fermarsi da loro per cena e quest'ultima si trovò costretta ad accettare l'invito, soprattutto davanti le urla esultanti e festose dei bambini. Le erano mancati terribilmente!
-Mi avevi detto che avresti provato l'ammissione anche al Giuseppe Verdi di Milano.- parlò il ragazzo, facendole cenno con la mano di sedersi accanto a lui, e la giovane Vigentini lo raggiunse.
-In realtà non ne sono mai stata del tutto convinta. Dopotutto anche mio padre e mio cugino Andrea hanno studiato qui al Santa Cecilia. Qui ho i miei zii, Fabrizio e la sua famiglia, e amici su cui contare. A Milano Andrea e gli altri sono sempre impegnati con la loro carriera e mi sentirei solo d'intralcio.- rispose la ragazza spiegando al giovane la sua situazione. Oltretutto ricordava di aver promesso al padre di studiare al Santa Cecilia e aveva intenzione di mantenere la promessa.
-Voglio seguire le orme di famiglia.-
-Mi sembra giusto, e comprendo perfettamente la tua scelta. Ho saputo che le lezioni inizieranno tra due settimane. Se vuoi passo a prenderti con la macchina e andiamo insieme.-
-Sì per me va benissimo. Altre volte passerò a prenderti io e ci alterneremo, come giusto che sia.- rispose Martina andando incontro alla gentilezza del suo amico. Dopotutto non era giusto far scomodare sempre lui, anche se probabilmente sarebbe passato a prenderla tranquillamente tutti i giorni, e senza lamentele.
-Perfetto! Allora ti chiamerò nei prossimi giorni e ci organizzeremo. Come procedono le cose con Ermal? L'ultima volta che ci siamo sentiti stavi per tornare qui a Roma, e tuo cugino ti aveva proposto di raggiungerli a Milano per qualche giorno. In più mi avevi raccontato della ex presente al suo concerto.- chiese successivamente il ragazzo.
Martina avrebbe voluto non sentire domande scomode simili ma sapeva che qualcuno, prima o poi, avrebbe ingenuamente chiesto. Non poteva dar loro la colpa dei problemi che aveva con Ermal.
Bastava solamente non scendere a raccontare troppo nei dettagli, no? Ovviamente non era questo il caso, dal momento che spesso si erano sentiti a telefono per passare il tempo.
-La situazione è letteralmente peggiorata, anzi tolgo la parola leggermente. Entrambi abbiamo la nostra parte di colpe, eppure non ho il coraggio di cercarlo. Non riesco ad affrontare nuovamente il discorso con lui.
Da quanto tempo ci conosciamo? sei, sette anni? Insomma conosci bene il mio carattere, e sai che il coraggio non è mai stato il mio forte, ma non sono mai stata completamente codarda.-
-Ma perché non vi date appuntamento? Vi incontrate da qualche parte, prendete un caffè, e poi il resto vien da sé.-
Era proprio quello il punto, non sapeva se sarebbe riuscita a farlo. Aveva paura di vederlo negli occhi e cedere ad un suo abbraccio. Sapeva che a quel punto non sarebbe stata più capace di allontanarsi da lui. Forse doveva solo cedere a quell'abbraccio e gettarsi tutto alle spalle. Sembrava la scelta più semplice da prendere, messa in questi termini, o no? Doveva davvero agire in questo modo?
-Non so Jaimie, devo pensarci su.- rispose la ragazza dopo un po' di tempo. Le piaceva chiamarlo in questo modo, era il suo modo di dimostrargli affetto senza ricorrere a nomignoli insensati, e lui non si mostrò mai contrario a quel nome alternativo.
-Io spero solo che tutto si risolva il prima possibile, e nel migliore dei modi. Mio padre e Fabrizio hanno sempre speso belle parole nei suoi confronti.-
-Lo spero anche io.-
-Adesso non tormentarti troppo, lascia che il tempo faccia il suo corso. Questo Sabato sto organizzando una festa a casa, ci sarà anche Alessia. Dovresti venire anche tu!
Ti farebbe bene uscire un po' e sono sicuro che anche Ermal non vorrebbe saperti chiusa in casa tutto il giorno. Hai dedicato del tempo per te, ma adesso basta! Guai a te se ti azzardi a darmi buca.-
L'idea di partecipare ad una festa, piena di gente pronta a far chiasso, non la entusiasmava affatto. Probabilmente Alessia l'avrebbe assillata tutto il tempo e ovviamente ci teneva a preservare i suoi timpani da eventuali deliri da parte della sua amica.
-Ci sarò!-
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