Capitolo 30
Dopo la partenza di Ermal, da Firenze, Martina continuò a studiare costantemente per l'esame, giorno dopo giorno, sotto la supervisione di suo padre che le diede preziosi consigli su come perfezionare la sua tecnica. Quando arrivò il fatidico 27 aprile, Martina era già a Roma da tre giorni. I suoi genitori rimasero a Firenze e si sarebbero incontrati direttamente il giorno del concerto di Ermal al Forum di Assago.
-Scusa papà ma, per mia e tua sanità mentale, è meglio se resti qui.- ripeté la ragazza il giorno prima della partenza. Lei non trovava pace in ogni minima azione che faceva e i suoi genitori non facevano altro che ridere guardandola.
Andava a fare visita, ogni tanto ovviamente, anche da Fabrizio per parlare o semplicemente per giocare un po' con i bambini.
-Posso dire che suoni in maniera eccellente? Domani spaccherai il mondo.- disse euforico Fabrizio per farle coraggio. Alla vigilia dell'esame l'ansia della ragazza arrivò alle stelle.
-Non so Fab...c'è qualcosa che non mi convince.- rispose la ragazza con qualche dubbio di troppo sulla testa.
-È una tua paranoia Martina! Hai ricevuto complimenti da parte di tutti noi e Ra ti ha addirittura invitato a suonare con noi, alle prove per la data dell'Olimpico.-
-Sì Andrea è sempre molto carino con me...come tutti gli altri del resto. Pensa che mi chiamò al telefono il primo giorno di università per augurarmi buona fortuna. La sera prima dovevo uscire con il figlio e invece decise di darmi buca per suonare la sua batteria.- disse lei facendo ridere Fabrizio davanti al suo racconto.
-Ma tutto sommato siamo una grande famiglia!-
-Anche con la band di Ermal trovammo forte affinità e ne fui molto felice.-
Anche Martina fu felice di sentir pronunciare quelle parole da Fab. La fece emozionare perché riconosceva la sincerità di Fabrizio e sapeva quanto lui ci tenesse.
-Alla fine sei riuscita a comprare un regalo ad Ermal per il suo compleanno? Riuscite a sentirvi spesso?-
-Si ci sentiamo abbastanza regolarmente. Il giorno del suo compleanno l'ho chiamato a telefono, abbiamo parlato e nei giorni a seguire ci siamo scambiati qualche messaggio di tanto in tanto. Ieri sono riuscita a prendere il regalo finalmente. Marco mi aveva detto che Ermal stava pensando di comprare una nuova chitarra e che probabilmente l'avrebbe comprata poco prima dell'inizio del tour estivo. Dato che cercava un modello ed una marca in particolare, sono passata in un negozio di strumenti musicali in centro e l'ho ordinata.
-Hai fatto benissimo e sono sicuro che ne resterà molto contento quando la vedrà.-
-Sì...onde evitare che la ordinasse anche lui ho detto a Marco di temporeggiare. Domani quando i miei zii partiranno per Milano porteranno la chitarra con loro ed Ermal non sospetterà di nulla.-
Anche questa volta aveva pensato ed organizzato tutto nei minimi dettagli. Aveva un non so che di inquietante nel sentirsi maniaca del controllo e della previsione.
Il giorno del suo esame Martina aveva completamente perso il senno e iniziava a compiere gesti senza senso e del tutto casuali. Alle otto di mattina si trovava già in sala d'aspetto e Alessia cercava in tutti i modi possibili di tranquillizzarla.
-Alessia non è carino ridere delle sventure di una tua cara amica.- ripeteva a pappagallo mentre continua a scuotere random gli spartiti.
-Quanto sei melodrammatica! Rilassati e vedrai che andrà tutto bene. Stai solo facendo impazzire me in questo modo.-
Ermal chiamò dicendo di essere appena sceso dal treno. Arrivò un minuto prima che arrivasse il turno della ragazza. Martina lo vide fare il suo ingresso prima di entrare in aula. Così con un sorriso smagliante gli andò incontro per abbracciarlo.
-Finalmente sei arrivato!-
-Pensavi che me ne fossi dimenticato?-
-No ma avevo paura che non riuscissi ad arrivare in tempo.-
-E invece sono qui! Arrivato per un pelo ma ci sono riuscito. Vedrai che andrà tutto bene e farai un esame magnifico.- disse lui lasciandole un bacio sulla fronte prima di lasciarla raggiungere l'aula insieme all'esaminatore. Rimase nella sala d'attesa insieme ad Alessia ad aspettare di vedere la sua ragazza uscire da quella stanza raggiante come mai prima di allora. Preferì non esporsi più di tanto. Dopotutto era andato lì per sostenere la sua fidanzata e non per raccomandarla. Era talmente preparata e qualificata da non avere bisogno di eventuali raccomandazioni. Improvvisamente udirono degli applausi provenire dalla stanza e videro la porta dell'aula aprirsi rivelando la figura di Martina impegnata a stringere la mano a giudici ed esaminatori. La ragazza dopo aver ringraziato uscì e chiuse la porta alle sue spalle.
-Allora come è andata?- chiese Alessia vedendo la sua amica avvicinarsi verso la loro direzione. Martina sorrideva e abbracciava continuamente lei ed Ermal.
-Deduco sia stato un successone altrimenti, nel peggiore dei casi, potrebbe aver perso l'ultimo neurone funzionante.- rispose il riccio cercando di ottenere risposte dalla sua ragazza. La guardava dritta negli occhi e sapeva che avrebbe ceduto.
-I miei neuroni funzionano perfettamente. È andata benissimo, o almeno credo. Hanno apprezzato la scelta del brano proposto e mi hanno fatto i complimenti. Non per vantarmi ma ho qualche speranza di aver superato la prova. Uno di loro ha detto anche di essere stato collega di studi di mio padre.-
-Solo "qualche"? Vuoi scherzare? Non te lo hanno detto con frasi dirette ma te le hanno comunque servite sul piatto d'argento. Amica mia svegliamoci! Per quanto riguarda i risultati concreti invece? Quando li avrai?-
-Dicono tra due o tre settimane più o meno.-
-Ansia fino alla fine insomma! Benissimo...-
-Si ma ora non ho alcuna intenzione di pensarci troppo. Quindi andiamo a prendere il treno e andiamo a Milano.- parlò la giovane di casa Vigentini afferrando le mani di Ermal ed Alessia per condurli verso l'uscita e andarono a prendere il treno. Fabrizio sarebbe arrivato il giorno stesso del concerto insieme a Giada e ai bambini. I genitori di Andrea erano a Milano dalla sera prima, decidendo di approfittarne per visitare la città, Maria e Roberto erano lì dalla mattina probabilmente. Andrea propose loro di alloggiare nella vecchia casa di Azzurra, visto che al momento era inabitata. Non mancavano letti per quattro persone e non sarebbero stati nemmeno tanto lontani dal centro della città. Alessia sarebbe stata ospitata da Ermal a casa sua, nonostante lei stesse cercando un hotel. Era sua ospite e dunque l'hotel era fuori discussione. Una volta arrivati a casa di Ermal, il cantante si preoccupò di mostrare ad Alessia la sua stanza insieme al resto della casa e Martina aiutò la sua amica a disfare le valigie e a sistemarsi con calma.
-Alessia fa come se fossi a casa tua. Io devo uscire ma conto di tornare in poche ore. In mia assenza potrai chiedere qualsiasi cosa a Martina. A dopo ragazze!- disse Ermal, chiudendo la porta alla sua spalle, dopo aver dato un bacio sulle labbra alla sua fidanzata. Era giusto che ora si occupasse dei suoi impegni, anche se c'era ormai ben poco da sbrigare.
-Una volta terminato di sistemare le valigie potremmo andare a fare una passeggiata in Piazza Duomo.- propose così Martina decisamente in vena di svago.
-Non male come idea. Ci sto!-
Era una bellissima giornata di sole e ne approfittarono per scattare qualche foto e gustare un buon gelato. Prima di tornare a casa di Ermal, Martina telefonò a quest'ultimo per sapere dove fosse e, quando le disse di essere a casa di Andrea, la ragazza decise di raggiungerli. Arrivarono nel giro di pochi minuti e suonarono al citofono. Andrea aprì la porta e andò loro incontro per abbracciare le ragazze e complimentarsi con sua cugina.
-Ho saputo che hai fatto scintille stamattina. Che bella la genetica quando non sbaglia mai.-
-Mio padre lo avrà detto pure ai muri immagino. Stamattina l'ho chiamato prima di prendere il treno per Milano.-
-Tu non hai idea di quanto fosse euforico...Non so se lo sai ma in questi giorni staranno a casa di Azzurra. Poco fa sono stato lì insieme ad Ermal, che doveva recuperare la tua valigia, e tuo padre non faceva altro che vantarsi e urlare al mondo quanto sua figlia fosse brava e bella e ha chiesto due volte ad Ermal di raccontarle tutto il tuo esame e i commenti degli esaminatori. Dire che gli brillavano gli occhi è fin troppo riduttivo.- parlò Andrea accompagnando le ragazze in sala dove trovarono Marco ed Ermal seduti a consumare un veloce aperitivo.
-Grazie per essere andato a prendere la mia valigia caro- disse grata dando al suo ragazzo un bacio sulle labbra.
-Prego!- rispose lui avvicinandosi alle sue labbra per chiedere altri nuovi baci.
-La tua bocca sà di gelato alle fragole.-
-A differenza della tua che sà di Jack Daniel's. Il sapore non mi piace, direi basta baci per oggi.-
-Non credo proprio splendore!-
-Occhio che potrei accecarti con i miei raggi...- esordì lei cercandosi di divincolarsi dalla presa salda del ragazzo che riuscì a non mollare la presa e a farla sedere nuovamente sulle sue gambe.
-Non ditemi che state facendo aperitivi da quando sei andato via...-
-In verità siamo arrivati poco prima che tu mi chiamassi. Siamo stati al Forum a vedere come è stato montato il palco. Volevi venire anche tu?-
-No tranquillo aspetterò domani!-
Osservare il panorama del Forum che iniziava a riempirsi di fan aveva tutto un altro effetto. Sarebbe stata senza dubbio una vista molto più bella.
-Ti hanno detto qualcosa i miei genitori?-
-A parte le grandi accoglienze, come sempre. Li abbiamo trovati che stavano scattando qualche fotografia e ci hanno invitati ad unirci a loro. Abbiamo parlato un po' di domani, mi hanno chiesto di te e ci hanno offerto qualche dolcetto.-
-Pensa che Zio Roberto ha voluto che Ermal si sedesse accanto a lui.-
-Sì Ermal è riuscito senza il minimo sforzo ad entrare nelle sue grazie e ora lo adora proprio.-
Adorava il carattere di Ermal così espansivo e capace di dare attenzioni ad una persona regalandole anche un semplice sorriso. Ma soprattutto adorava vedere i suoi genitori e il suo fidanzato andare d'accordo. Era quello che aveva sempre cercato e sognato tutto sommato. Certo doveva piacere a lei in primis, ma non avrebbe sopportato di vivere accanto ad un uomo che potesse non piacere ai suoi genitori. Lo avrebbero accettato lo stesso, ma per accontentare lei. Non sarebbe stato il massimo passare le feste insieme, compleanni, cenoni di Natale e Capodanno per poi riuscire a scambiare solo poche parole.
-Ermal a fine concerto avevi qualcosa in programma invece?- chiese Vige guardando il suo amico alzarsi dalla poltroncina e indossare il giubbino di pelle accanto a lui.
-Stavo pensando ad una serata tra noi amici e in più ci saranno le vostre famiglie, quella di Fabrizio e la mia. E stavo pensando alla sala grande dietro il backstage. Alla musica penseremo noi e Marco si è informato già per il cibo. Più che altro sono stato indeciso fino all'ultimo se farlo dopo il concerto o la sera del giorno dopo a casa mia.-
-Credo tu abbia fatto bene così Ermal, non preoccuparti!- rispose Alessia concordando in parte con la sua scelta.
-Concordo anche io con Alessia ma alla fine avrei appoggiato ogni tua scelta.- rispose anche Martina sistemando i ricci ribelli di Ermal. Anche se a volte le piaceva toccarli, per suo semplice gusto e voglia, anche vedendoli in ordine.
Martina pensò subito che Ermal avrebbe fatto le presentazioni. Conosceva già sua madre, erano già stati invitati da quest'ultima a trascorrere un fine settimana da loro a Bari, ma restavano ancora i suoi fratelli e gli amici della sua vecchia band, la Fame di Camilla. Sperava di poter piacere a loro così come era piaciuto Ermal alla sua famiglia.
-Secondo te piacerò alla tua famiglia?- chiese la ragazza una volta tornati a casa. Azzurra, una volta tornata da lavoro, conobbe anche lei Alessia e li invitò tutti a restare per cena. Rincasati verso le dieci inoltrate, Alessia decise di fare una doccia e di andare a dormire. Ermal e Martina rimasero sul divano a parlare da soli.
-Perché non dovresti? Non hai nulla da temere! Mia madre ha trovato da subito molta sintonia con te. Non ho fatto ancora le presentazioni ufficiali con i miei fratelli ma io parlo spesso di te a loro.-
-Davvero?- chiese piena di stupore.
-Ma cosa ti stupisce?-
-No...è solo che non me lo aspettavo così subito.-
-Prima, dopo, poco cambia. E comunque non vedo l'ora di farti conoscere la figlia di Sabina. Sono sicuro che ti piacerà passare del tempo con lei.-
-Ho paura Ermal, moltissima!- ammise la giovane stringendo tra le sue le mani dell'uomo seduto accanto a lei.
-Ho paura di svegliarmi e ammettere a me stessa che tutto questo possa essere solo un sogno o una mia fantasia. Ho paura del futuro e l'evolversi della nostra relazione.-
Ermal stava imparando a conoscere le sue paure e pensò inevitabilmente alle parole che Lorenzo gli rivolse.
"Non potrà mettere lo studio in secondo piano ogni qualvolta ci sarà un problema nel vostro rapporto. E se dovessero esserci durante i tuoi tour e arriverete a vedervi una volta al mese come farete? Vedi Martina abbastanza forte da non cedere al primo ostacolo? Sai quanto lei si senta legata a te. Al primo litigio si butterà giù e non riuscirà ad andare avanti finché non riuscirete a vedervi di nuovo. Pensaci, se le vuoi davvero bene..."
Non aveva motivi per chiudere la loro relazione ma non voleva nemmeno che lei si aggrappasse totalmente a lui come sua unica ancora di salvezza perché non aveva bisogno di lui per andare avanti nella vita. Martina era una ragazza forte, audace che doveva solo imparare a credere in se stessa. Non voleva credere alle parole di Lorenzo che vedeva Martina come una persona debole. Non la conosceva davvero come credeva o non gli sarebbe passato per la mente di dire un'affermazione del genere.
-Se non ti amassi a questo punto non saremmo qui ma devi imparare a godere la vita giorno per giorno. Devi saper anche rischiare e non vivere nel continuo timore di agire con la costante paura di fare le scelte sbagliate. Ti ho promesso che avrei fatto di tutto pur di far funzionare le cose tra noi e non ho mai smesso. Io non so come sarà la nostra vita tra dieci, venti o magari quarant'anni. Non ho il dono della preveggenza. Il nostro futuro non è scritto, nulla è deciso. Siamo noi a scrivere come vogliamo la nostra storia. Siamo padroni del nostro destino. Non lasciare che altre mani scrivano al posto tuo.- concluse il suo discorso Ermal alzandosi dal divano per andare a dormire. Era giusto lasciare alla ragazza il tempo di meditare in pace.
-So solo che prima o poi ti stancherai di me e del mio carattere troppo paranoico da sopportare.- rispose lei prima di vederlo salire le scale, che conducevano al piano superiore, e senza ricevere alcuna risposta. Martina avrebbe voluto passare una bellissima serata con lui: guardare un film, ascoltare la musica, guardare i suoi occhi profondi per ore e invece aveva rovinato l'atmosfera che era venuta a crearsi in quel momento. Si sentiva in colpa e mancava solo un'ora allo scattare della mezzanotte.
Il giorno dell'evento più importante della sua carriera,
il giorno del suo ventiquattresimo compleanno. Aveva immaginato per giorni quel momento, su come lo avrebbero vissuto. Lei vicino a lui che fantasticava su come sarebbe andato il suo concerto, le parole che lui avrebbe rivolto ai fan, le loro emozioni. Lui le aveva appena detto che non vedeva l'ora di presentarle i suoi fratelli, la sua nipotina, e lei si era comportata come una persona egoista sminuendo le sue emozioni soprattutto sapendo quanto la sua famiglia fosse importante per lui.
Ermal continuava a darle certezze, a trasmetterle serenità e a dare alla loro relazione la giusta importanza.
-Come ho potuto essere così idiota?- chiese a se stessa battendo una mano contro la fronte. Si presentò a Firenze insieme ad Andrea a Natale e lo aveva fatto per vedere lei, non per altri motivi. Le aveva chiesto di andare a Lisbona perché voleva lei accanto a lui. Le aveva presentato sua madre, l’aveva raggiunta a Roma per trascorrere il Carnevale insieme. Aveva percorso Milano-Roma, andata e ritorno, in un giorno per essere presente ad uno degli esami più importanti per darle il suo supporto. Quali altre certezze doveva ancora darle?
-Al diavolo le mie paranoie!- esclamò salendo le scale di corsa per raggiungere la camera da letto. Quando aprì la porta della camera da letto lo vide leggere un libro con le spalle appoggiate alla testata del letto.
-Ti sei decisa a venire…- parlò lui appoggiando il libro sul comodino.
-Ero convinta che ti avrei trovato già nel mondo dei sogni.- mentì lei con atteggiamento molto vago. In realtà sperò con tutta se stessa di riuscire a trovarlo ancora sveglio.
-Non ho sonno.-
Doveva parlare con Ermal, essere sincera con lui, con se stessa e chiedergli scusa. Glielo doveva per il suo comportamento e per la sua solita testardaggine che molto spesso le impediva di ragionare nel modo giusto.
-In tutti questi anni tutte le persone che conosco hanno perso le staffe, almeno una volta, per cercare di combattere le mie paranoie. Quando io ed Alessia frequentavamo la stessa università spesso ci incontravamo per studiare. Ricordo ancora il giorno in cui arrivò il suo turno e come riuscì ad asfaltarmi in grande stile. È successo tutto quando stavi male per la tua rottura con Silvia. Non riuscivo a contattarti e all'inizio pensai di aver fatto qualcosa di sbagliato o di averti offeso in qualche modo. Avevo chiesto a Fabrizio di poter venire qui a Milano e lui accettò. Il giorno prima della partenza venni assalita da innumerevoli dubbi:” Mi vorrà vedere? Mi chiuderà la porta in faccia? Secondo me non vuole vedere nessuno ma io lo voglio aiutare. Forse è tornato con Silvia e non vuole dirlo.-
-Perdonami ma l'ultima frase non ha senso…-
-Sì lo so, fu l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento.- rispose lei inducendo il riccio a scuotere la testa sorridendo.
-Ero addirittura arrivata sul punto di gettare la spugna. Alessia talmente stanca delle mie fantasie mi spinse improvvisamente verso la sua camera e mi chiuse lì dentro a chiave.- continuò lei facendolo ridere divertito.
-Mi fa piacere sapere quanto il fatto ti faccia ridere ma non è stato molto carino da parte sua. Mi rivolse testuali parole:”Non ti lego le mani e ti chiudo la bocca con il nastro isolante soltanto perché verrei accusata per sequestro di persona. Per il resto, puoi dire alla tua paranoia patologica che dovrebbe farsi una vacanza ogni tanto.”
Decise di venirmi a liberare dopo un’ora.-
-È stata un vero genio! Al suo posto ti avrei liberata il giorno dopo.- replicò lui guadagnandosi un’occhiata omicida dalla ragazza.
-Non ti picchio solo perché sto cercando di farmi perdonare carinamente.- affermò direttamente e senza ulteriori indugi.
-Mi sembra giusto porgerti le mie scuse. Non avrei dovuto comportarmi in quel modo e comprendo la tua delusione. Ogni gesto che compi verso di me dovrebbe frenare le mie paure e non aumentarle. Mi dai certezze che dovrebbero farmi capire che pensi costantemente alla nostra storia e che mai arriveresti a mollare tutto, perché non ne hai alcuna intenzione.-
-Io capisco che a volte la lontananza non aiuti ma ce la sto mettendo tutta per cercare di far andare le cose nel modo giusto. Perché lo voglio io, perché credo in un futuro per noi due e che sto cercando di costruire nel modo giusto.-
-Non lo metto in dubbio.-
-Sto andando contro i miei principi e contro chiunque tenti di dirmi che le cose tra noi non potrebbero mai funzionare.-
-Lo so, ti conosco!-
-E vorrei non parlarne più. Per di più io sto iniziando ad avere fame.-
Martina stava per proporre di cucinare qualcosa finché non lo sentì avvicinarsi pericolosamente a lei da dietro le spalle. Con le mani iniziò a sbottonare la camicia della ragazza e in quel momento capì che Ermal avrebbe mangiato tutt'altro. Lasciando a lui completamente il controllo, lo sentì spostare i suoi capelli lunghi da un lato e tracciare una scia di baci caldi mentre la sua camicia raggiunse direttamente il pavimento seguita dagli altri vestiti. Era nuda davanti a lui e non provava affatto vergogna o altro, neanche quando lui si posizionò sopra di lei.
-Questa maglietta e questi pantaloni mi sembrano di troppo.- disse lei vedendolo ancora vestito.
-Puoi sempre decidere di liberartene.-
Minuto più, minuto meno, quei vestiti sarebbero finiti ugualmente sul pavimento. In quel momento la giovane pensò a nient'altro se non ad amare e a sentirsi amati allo stesso modo e con uguale intensità. Sentiva un calore forte dentro il petto che la portava ad essere felice ed emozionata ogni volta.
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