Capitolo 25

Ormai mancava sempre meno alla data dell'esame e Martina non faceva altro che studiare e suonare con suo padre che supervisionava di tanto in tanto l'operato.

-Papà sei sicuro che vada bene?- chiedeva ansiosa la piccola Vigentini.

-Ma certo figliola! Sono anni che suoni il pianoforte, non sei una principiante alle prime armi.-

Martina, anche davanti le parole di suo padre, non riusciva ad essere tranquilla del tutto. Non era semplice passare esami del genere. Aveva conosciuto ragazzi che erano riusciti a passare l'esame al secondo tentativo e con tanti anni di esperienza dietro le spalle. Lei invece aveva suonato sempre saltuariamente e con poca costanza. Chi le garantiva che sarebbe stata ammessa al primo tentativo? Nessuno purtroppo! Doveva solo continuare a fare pratica il più possibile.

-Se lo dici tu papà...- rispose con tono poco convinto.

-No così non va bene! Devi essere convinta del fatto che riuscirai a farcela e devi essere la prima a crederci. Alla fine hai deciso di provare anche l'esame di ammissione al Giuseppe Verdi di Milano?-

Quando erano tutti a Milano, Andrea provò a convincere Roberto a far intraprendere i suoi studi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Era tra i migliori, oltre al Santa Cecilia di Roma e avrebbe avuto più appoggi su cui contare. Per lei, invece, era indifferente ma sapeva che Andrea lo aveva fatto con la scusa di far passare a lei ed Ermal più tempo possibile insieme. Era convinta che stando a Roma avrebbe studiato seriamente e senza distrazioni. A Milano stando con loro avrebbe trascurato il suo studio e voleva evitare assolutamente perché non aveva altro tempo da perdere. Ne aveva perso fin troppo!

-Ci sto pensando! Sono più propensa a provare solo al Santa Cecilia, al momento. Poi non so, tutto può succedere!-
Alla fine poteva ancora prendersi altro tempo per decidere. La prova a Milano si sarebbe svolta nel mese di luglio e avrebbe avuto altri tre mesi per rifletterci su. Al momento però la sua mente era occupata da altro, ovvero, parlare ai suoi genitori di Ermal. Magari avevano già intuito qualcosa ma lei non chiedeva altro se non il loro appoggio. E quale momento migliore per farlo se non durante l'ora di cena, in cui si sta tutti insieme.
-Comunque tra qualche settimana mi piacerebbe far venire Ermal, qui a Firenze, per qualche giorno. Per voi sarebbe un problema? Da due mesi a questa parte, io ed Ermal, abbiamo iniziato a frequentarci. So che magari non vi sareste mai aspettati una notizia simile, per via della nostra differenza di età, o per altri motivi ancora, però noi ci vogliamo tanto bene e fa di tutto pur di rendermi felice.- iniziò a parlare introducendo il discorso. Aveva paura della loro risposta, tanta! Magari loro non sarebbero stati d'accordo ma lei avrebbe fatto cambiare loro idea. Ermal era speciale e ne valeva la pena lottare e superare gli ostacoli insieme.

-Noi, in realtà, avevamo intuito qualcosa già da Natale, davanti ai vostri modi di interagire, e poi la conferma l'abbiamo ricevuta a Milano, da Andrea. Se tu sei felice anche noi lo siamo con te e può venire qui senza problemi. In fondo a noi piace tanto Ermal, perché non dovremmo essere contenti?-
Era stata sua madre Maria a parlare a nome loro. Era andata bene tutto sommato, le stavano dicendo che a loro Ermal piace, anche se lo sapeva già, e che rispettavano la loro scelta.
Benissimo non le serviva altro!

-Devi esserne convinta Marti, il lavoro di Ermal non è facile. Ci saranno periodi in cui vi vedrete molto raramente, se non quasi mai! Ve la sentite di affrontare questa lontananza?- chiese suo padre ormai quasi conclusa quella riunione familiare.

-Io credo di sì papà! Fino ad ora non abbiamo avuto problemi e ci stiamo impegnando al fine di rendere il tutto sopportabile.-

Suo padre decise di non insistere. La felicità di sua figlia, per lui, veniva prima di ogni cosa.

-E allora saremo felici di dare il benvenuto, nella nostra famiglia, ad Ermal!- rispose così Roberto avvicinandosi a sua figlia per darle un abbraccio. Martina era sempre più emozionata davanti alle parole di suo padre e non vedeva l'ora di dare la notizia al suo fidanzato. Ormai poteva definirlo assolutamente tale.
-Non so se lo sai ma Ermal, a Milano, ci ha inviati ad assistere al suo concerto al Forum. Invito rivolto anche a zia Angela e zio Walter, essendo i genitori di Andrea.-

-Davvero?- chiese lei sorpresa.

-Sì! È stato gentile da parte sua renderci partecipi di un suo grande traguardo. È l'ennesima conferma del suo essere speciale.- rispose Maria mentre sparecchiava la tavola.

Lo era davvero un ragazzo speciale e lei era molto orgogliosa di lui. Ora aspettava solo di chiamarlo al telefono per raccontargli tutto. Ovviamente doveva anche dirgli del cambio di data del suo esame ma avrebbe affrontato un discorso alla volta. Gli inviò un messaggio dopo cena, per le nove, e ora era in attesa di una sua risposta. In prima mattinata lui le aveva scritto dicendole che ormai la cartolina era quasi ultimata e sarebbero ripartiti il giorno dopo, nel pomeriggio. Dopo neanche dieci minuti lui la chiamò finalmente a telefono.

-Ermal tutto bene?- chiese lei sentendo interferenze con la linea da non riuscire a comprendere al meglio le parole di lui. Poco dopo la situazione sembrò migliorare e iniziò a sentire la voce di Ermal sempre più chiara.
-Come state voi? Tutto bene?- chiese lei pensando quanto fosse bello udire la sua voce dopo giorni.

-Siamo un po' stanchi ma stiamo bene! Ora possiamo finalmente tornare a casa. Perchè la nostra casa è dove siamo insieme!-rispose lui con tono tranquillo e rilassato. Lo sentì ridere dopo essersi autocitato ma in fondo aveva ragione, anche per lei si sentiva a casa tra le sue braccia accoglienti.

E se non è con te
E se non era un posto raggiungibile
Allora io mi fermo e smetto di cercare
Se non sei tu la casa io non so più abitare

-Sai sempre come farmi piangere. Perché non mi raggiungi a Firenze dopo la diretta del serale di Amici? Sai ne ho parlato con i miei genitori e sei il benvenuto, ovviamente, e abbiamo preparato il letto per te, lo stesso dell'altra volta. Mamma ha detto:" questo ormai è il letto di Ermal e ogni volta gli preparerò lo stesso."-

-Sono lacrime di gioia però. È davvero molto gentile tua madre. Immagino tu abbia accennato loro qualcosa.-

-Più che altro è stata una conferma a cose che avevano capito già da soli. Mio padre ha esordito esclamando:" Guarda che non dormo io, ho cento occhi."- disse lei facendo ridere il cantante dall'altra parte del telefono.

-Che ti avevo detto? D'accordo verrò tra due giorni ma solo se continuerai comunque a fare i tuoi allenamenti senza troppe distrazioni.-

-Ma dai io sto studiando tantissimo adesso proprio perché vorrei riposare al tuo arrivo. Me la merito dopotutto una breve pausa. Ultimamente non vedo altro oltre allo studio.-

-Manca poco e poi sarai libera.- disse Ermal cercando di infonderle coraggio. Era ormai agli sgoccioli, non poteva cedere adesso.

-Sì e a proposito di questo c'è una notizia che dovrei darti. La data è stata anticipata al 27 Aprile.-

-Ma proprio questi giorni vicini alla data del concerto dovevano scegliere? D'accordo verrò a Roma con te e al termine dell'esame partiremo subito per Milano.- disse il riccio cercando di organizzarsi la giornata.

-Ermal devi restare a Milano! Saranno giorni impegnativi dopotutto e io appena possibile ti raggiungerò.-

-Non se ne parla! Sarà un giorno importante per te e voglio esserci! Non mi interessa quello che diranno alla casa discografica. Sei la mia fidanzata e loro possono aspettare qualche ora.-
Ermal iniziò ad esprimere tutto il suo disappunto, esprimendo le sue idee a riguardo. L'aveva definita la sua fidanzata; in altre occasione avrebbe mostrato gioia e sorrisi a cinquanta denti, ma in quel caso non riusciva a soffermarsi.

-Per favore Ermal ragiona! La carriera è molto importante per te e non voglio che arrivi a metterla in secondo piano.-
Martina sapeva che prima o poi sarebbe uscito fuori il discorso, era questione di poco tempo.

-Ma nemmeno voglio mettere in secondo piano te che sei più importante.-

-Prova a mettere tutto sullo stesso piano di importanza.-

-Restando a Milano quel giorno avrò messo automaticamente te in secondo piano. Potrei benissimo occuparmi degli ultimi preparativi al nostro ritorno. Non ho alcuna intenzione di discutere con te.-

Chiusero la telefonata poco dopo, con il riccio stanco che stava per andare a dormire. Avrebbero ripreso il discorso al suo arrivo a Firenze. Ermal era irremovibile e non voleva trovare un punto di incontro. Avevano due opinioni diverse a riguardo e non voleva arrivare a discutere pesantemente con lui per far valere le sue ragioni. Conoscendo Ermal, quel giorno, sarebbe andato lì a prescindere. La verità è che anche lei, al posto suo, avrebbe fatto di tutto per essere presente. Sapeva essere testardo anche più di lei ma non voleva farlo allontanare da Milano alla vigilia del concerto. Gli avrebbe evitato inutili problemi ma ad Ermal non interessava.
Lui era pronto ad andare contro tutti e lei non poteva permetterlo. Il giorno dopo fu il più difficile da superare. La giornata sembrava non finire mai. Martina rimase tutto il giorno con il suo cellulare accanto, in attesa di leggere qualche messaggio da parte di Ermal, ma lui non si fece vivo. Dentro di sé era combattuta e non sapeva se chiamarlo, a telefono, o aspettare il suo arrivo. Quel che sapeva era di stare molto male per la telefonata della sera prima. Si aspettava una reazione del genere da parte di Ermal ma non da arrivare al punto di sentirlo controllare il volume della voce per evitare di urlare. Non era arrabbiato con lei, questo era sicuro, ma con la situazione che era venuta a crearsi. Le veniva da piangere e, anche se cercava di buttare fuori tutta la frustrazione repressa, non ci riusciva e questo la faceva stare ulteriormente male. Voleva sentire ancora la sua voce, voleva tornare a parlare ancora con lui, a telefono, per dirgli di andare avanti e buttarsi i problemi alle spalle. Voleva abbracciarlo per poter affondare il viso contro il suo petto. A lei mancava lui e quella breve discussione aveva accentuato il suo stato d'animo attuale. Pensò alle parole che suo padre le aveva rivolto a pranzo

"Devi esserne convinta Marti, il lavoro di Ermal non è facile. Ci saranno periodi in cui vi vedrete molto raramente, se non quasi mai! Ve la sentite di affrontare questa lontananza?"

Quei primi due mesi le erano sembrati molto rosei, senza problemi. La verità era che si trovavano solo all'inizio e andando avanti sarebbero saltati fuori problemi di ogni tipo e lei ne avrebbe sofferto, a lungo andare. Era un carattere abbastanza forte, e sapeva farsi valere, ma discutere pesantemente con Ermal, per lei, significava sentirsi morire dentro con un cuore frantumato in mille pezzi.
Lo stava guardando in televisione, con sua madre, in quel momento. Suo padre era stanco ed era corso a letto a riposare. Era particolarmente silenziosa mentre lo ascoltava commentare l'esibizione di un ragazzo della squadra bianca. Lo vedeva tranquillo, o magari era solo apparenza, e di tanto in tanto lo guardava sorridere e scherzare con gli altri colleghi. Era contenta di vederlo sereno, aveva un sorriso smagliante, ma non poteva dire la stessa cosa di lei stessa. Non ci riusciva proprio a sorridere, anche mettendoci impegno. Continuavano a rimbombare le parole di lui nella sua testa e l'unica cosa che poteva fare era aspettare il suo arrivo. La mattina dopo si alzò di buon ora e, dopo essersi vestita, raggiunse la cucina per fare colazione. Ermal le disse che sarebbe arrivato per le 11 e che non serviva andare a prenderlo in stazione perché sarebbe venuto con la sua macchina. Era in ansia, in quel momento più che mai, dato che ormai mancavano solo pochi minuti al suo arrivo. Per la prima volta non sapeva come comportarsi. Cosa gli avrebbe dovuto dire? Doveva comportarsi come se non fosse accaduto nulla? Non era da lui fare finta di nulla quindi avrebbe tirato fuori quel discorso troppo scomodo, prima o poi. Aveva paura di affrontarlo faccia a faccia, per telefono era tutto diverso e lei non avrebbe retto il peso del suo sguardo, puntato su di lei, tanto facilmente. Era salita a sistemare le camere, al piano di sopra, quando suonarono al citofono e andò ad aprire di corsa. Doveva essere lui perché era, da poco passato, l'orario d'arrivo previsto dal cantante. Infatti lo vide entrare dalla porta e guardare nella direzione della ragazza che scese gli ultimi gradini prima di raggiungerlo e abbracciarlo di scatto. Lui, preso alla sprovvista, ci mise qualche secondo prima di ricambiare l'abbraccio di lei e lasciandole delle carezze sulla testa. Quelle lacrime represse il giorno prima vennero tutte a galla nel momento in cui si strinsero l'un l'altro. Lui la consolava in silenzio per lasciarle il tempo di riprendersi. Aveva sempre una parola di conforto per ogni occasione ma non era quello il caso. Sapeva che il suo non era un semplice capriccio ma era spaventata da quanto accaduto. Aveva capito che, a volte, si sentiva di troppo, come un ostacolo tra lui e la sua carriera e diventava paranoica. Le sue fan avrebbero iniziato a parlare negativamente di lei e avrebbe accentuato ulteriormente il suo distacco. A dir la verità lei non si sentiva all'altezza di stare al suo fianco

-Cosa devo fare io con te eh? La leonessa ha smesso di ruggire.- affermò lui prendendole delicatamente il mento fino a far incrociare i loro sguardi.
A lei bastava solo averlo vicino, non le serviva altro. Un semplice abbraccio era riuscito a colmare una settimana di vuoti e di mancanze. Tornò ad abbracciarlo senza dire una parola, superflue in quel momento. Martina sentiva il battito del suo cuore, prima accelerato, tornare regolare, poco alla volta. Un grande sollievo per lei che non era riuscita a trovare pace finora. Aiutò Ermal a scendere le valigie e a sistemarsi nella sua stanza degli ospiti. Era rilassato, come la sera prima, e sperava solamente di chiarire quella discussione il prima possibile. Non riusciva ad essere se stessa senza prenderlo per mano, abbracciarlo, lasciargli baci sulle labbra e sentire emozioni che solo lui era in grado di farle provare.

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