Capitolo 14
Aspettava con ansia il messaggio di risposta da Alessia. Erano le undici di mattina e ancora non si era fatta viva.
-Devi stare al pianoforte tutto il tempo stasera?- chiese Ermal ripassando la scaletta per l'ultima volta.
-Ci dividiamo io e Lorenzo tre esibizioni a testa. I ragazzi sono 15 e ognuno di loro fa 2 esibizioni. Anche perché papà presenta la serata e si esibisce verso fine serata con me, poi ci sono i ringraziamenti finali e dopo ci sono tutti i ragazzi che chiudono la serata cantando We are the world di Michael Jackson.-
-Ci leggo un però tra le righe.-
-Papà ha proposto all'ultimo di cantare una canzone insieme io e Lorenzo e non so che fare. Lui ha accettato subito con entusiasmo. Non ho fatto proprio i salti di gioia ma sono sicura che ci darà l'opportunità di chiarire una volta per tutte. In più sto aspettando un messaggio da Alessia e sembra essere sparita nel nulla.-
-Stavate parlando di un argomento importante? Magari ha avuto una mattinata un po' impegnativa.-
-Probabile! Più tardi la chiamerò a telefono se ne avrò la possibilità.-
-Qui siamo a buon punto e Andrea sta aiutando tuo padre, con gli strumenti e le sedie da sistemare, insieme a Lorenzo. Ci resta da provare Grande Amore del Volo se non sbaglio.- rispose il riccio giocherellando con gli spartiti fra le mani.
-Esatto! E a proposito di Lorenzo, appena avrà finito di aiutare mio padre ci raggiungerà qui per provare la canzone che dovremmo cantare. Non so cosa ha intenzione di fare, gli ho dato carta bianca.-
-Stai sprizzando gioia da tutti i pori in vista di questo duetto. Sei uno spettacolo guarda! So che non ti fa molto impazzire, ma lo hai detto anche tu che sarà l'occasione giusta per parlare e chiarire. D'accordo se lui ci raggiungerà da un momento all'altro meglio sbrigarci a provare il brano.-
Ermal raggiunse la ragazza al pianoforte e le si sedette accanto. Aveva posizionato gli spartiti davanti a loro. Martina sentiva il cuore battere all'impazzata ed era convinta che prima o poi sarebbe uscito dal petto. Cercava di evitare il suo sguardo, non sarebbe riuscita a tenere alto lo sguardo fisso sugli occhi di lui. Avevano iniziato a suonare le prime note e Martina cercava di stargli al passo ma ogni tanto sbagliava nota e ricominciava da capo. Prima o poi avrebbe imparato.
-Menomale che usiamo la base. Abbiamo evitato un disastro.-
-Quanto sei esagerata! Non distrarti e riprendiamo!- ribatté lui toccando tasti random per richiamare l'attenzione della giovane.
Chiudo gli occhi e penso a lei
Il profumo dolce della pelle sua
E' una voce dentro che mi sta portando dove nasce il sole
Le mani di Ermal cercavano di guidare al meglio Martina che sembrava cominciare ad andare nel panico.
-È questione di allenamento. Quando riuscirai a prendere confidenza con lo strumento sarai in grado di suonare tutto il repertorio musicale possibile ed inimmaginabile. E riuscirai a suonare e a parlare di altro contemporaneamente.-
Le mani di Ermal vagavano per tutto il pianoforte e la ragazza lo osservava rapita da tanta meraviglia. Era eccezionale! Provò ad imitarlo ma proprio mentre lui stava per ricominciare a suonare, le loro mani si sfiorano e si sovrapposero.
Amore, solo amore è quello che sento
Dimmi perché quando penso, penso solo a te
Dimmi perché quando vedo, vedo solo te
Dimmi perché quando credo, credo solo in te grande amore
La giovane smise lentamente di suonare ma non allontanò le sue mani da quelle del cantante che le circondavano. Guardava le sue dita tremolanti e agitate intrecciarsi con quelle di lui che la portavano a rilassarsi e a lasciarsi andare. Sentiva lo sguardo di lui su di sé. Lo aveva visto, con la coda dell'occhio, voltarsi verso di lei. Stava pensando di fare finta di nulla, iniziare a guardare mani, spartiti, tasti bianchi e neri, insomma tutto tranne lui. Ma alla fine decise di prendere coraggio, alzare il viso ed incrociare il suo sguardo. Di nuovo si trovava combattuta e la sua parte istintiva stava per avere la meglio quando iniziarono a sentire il respiro di uno sempre più vicino all'altro. Ne aveva visti un miliardo di film del genere e lei sapeva benissimo come sarebbe andata a finire e non le dispiaceva tutto sommato. Forse non dispiaceva nemmeno a lui e questo la mandava ancora più in confusione. I loro nasi si sfioravano e le loro labbra erano sempre più vicine. Un momento magico che sembrava destinato a durare in eterno. Ma nulla è eterno e lo squillo di un cellulare arrivò a mettere un punto a quella magia.
-Che dici, dovrei rispondere?- parlò Ermal immobile con le labbra all'angolo della bocca della ragazza.
Voleva rispondergli di no, che chi lo cercava lo avrebbe richiamato, ma non voleva sembrare egoista, anche se la sua testa gli ripeteva che la domanda di Ermal era un chiaro segno di lui che volevo sentirsi dire no da parte sua.
-Forse è qualcosa di importante!-
Ermal si allontanò lentamente da lei e prese il telefono per rispondere.
-Sì Andrea sto arrivando!-
Era uscito dalla sala improvvisamente per raggiungere il suo amico mentre Martina, nel frattempo, venne attirata da una notifica presente nel suo telefono. Era il messaggio di Alessia che aspettava e lo iniziò a leggere con voce medio bassa. Dovette aspettare un po' prima che il battito del suo cuore tornasse regolare ma se quel cellulare non avesse squillato si sarebbero baciati. Era impossibile affermare il contrario.
-Mi dai il numero dello spacciatore che ti vende la droga? Sei fuori strada e stai facendo dei super film da urlo. Sono seria! Secondo te verrebbe a dirtelo se dovesse decidere di tornare da Silvia? Avrebbe così bisogno del tuo aiuto? A mio parere non ne avrebbe bisogno. A quel punto non aveva nemmeno senso parlare di nuovo di quel sogno fatto tempo fa.-
Il discorso del sogno lo aveva tirato fuori lei per curiosità e con zero aspettative sulla sua risposta, forse. Oppure sapeva benissimo dove voleva arrivare. Di una cosa era sicura, quando stava con Ermal il resto non contava e passava in secondo piano. Un qualcosa di forte la legava a lui, anche se ancora non aveva idea di cosa fosse.
Se dovessi dare il mio cuore a qualcuno sceglierei quella persona più adatta e capace di proteggerlo fino a tentare di sanarne le ferite.
A chi lo affiderei?
Lo ripeteva all' infinito nella sua testa e la persona più adatta era Ermal. Lo avrebbe fatto come amico e come ipotetico fidanzato. Doveva concedersi del tempo per riflettere e prendere la decisione giusta.
Nel frattempo c'era una scaletta da ripassare ed un duetto da preparare.
-Finalmente sei arrivato!- parlò la ragazza notando Lorenzo vicino la porta dell'entrata.
-Scusa sono riuscito a liberarmi soltanto ora. Andrea ha pensato di chiamare Ermal e ci siamo dati il cambio.-
-Non preoccuparti. Comunque per il duetto nostro di stasera hai qualche proposta?-
-Avevo pensato ad October and April dei The Rasmus. Cosa ne pensi?-
Quella canzone la conosceva anche troppo bene. Il giorno che si sono conosciuti la stavano passando in radio proprio in quel preciso istante. Le era sembrato un segno del destino. Lui nato nel mese di Ottobre, lei di Aprile. Erano destinati a stare insieme.
-Lorenzo io non credo sia una buona idea. La consideravo la nostra canzone ricordi?-
Lei glielo disse uno degli ultimi giorni prima che lui prese la decisione di troncare tutto.
-Lo so e vorrei riparare ad un errore fatto tempo fa. Ricordo che rimasi muto senza proferire parola.-
-Guarda non me lo ricordare. Ti avrei rotto volentieri una sedia in testa.-
-Me lo sarei meritato.-
Trascorse un minuto di silenzio in cui Lorenzo prese a guardarsi intorno mentre cercava le parole adatte per introdurre il suo discorso.
-Allora è deciso, preparo la base e quando vuoi iniziamo. Tu fai la voce maschile, io quella femminile.- gli aveva risposto la ragazza mentre preparava il testo della canzone, collegava i microfoni alle casse e la base della canzone al computer.
-Aspetta Martina. Prima o poi dovremmo pur chiarire. Sono quasi dieci giorni che sei tornata e ancora non abbiamo avuto l'occasione di parlare tranquillamente senza interruzioni. I primi giorni andavano preparati i ragazzi, bisognava aiutare tuo padre e lo capisco, mi sembra giusto. Mi dispiace per come siano andate le cose, mi dispiace di averti fatta soffrire, mi dispiace per non esser stato chiaro fin da subito con te. Se potessi tornare indietro non lo rifarei, ho capito il valore di ciò che ho perso. Non mi sentivo pronto, avevo immaginato aspettative più grandi, avevo ingigantito il problema dove non era necessario. Ho sempre tenuto a te ma in modo diverso, ho sempre avuto un senso di protezione ma ero molto introverso e non te lo dimostravo nel modo giusto. Quando ero finalmente pronto ti ho cercata, sei mesi dopo la nostra rottura, ma le tue amiche mi dissero che stavi molto male e riaprire le ferite avrebbe solo peggiorato il tuo stato emotivo.-
She was like April sky
Sunrise in her eyes
Child of light
Shining star
Fire in her heart
Brightest day
Melting snow
Breaking through the chill
October and April
-Perchè mi dici queste cose soltanto adesso?-
-Non posso chiederti di dimenticare perché è impossibile. E non posso chiederti di provarci di nuovo, pur volendolo, perché sarei egoista e perché adesso non sarebbe la stessa cosa, non dopo aver visto come guardi Ermal. Sono gli stessi occhi che guardavano me. Vedo il suo senso di protezione nei tuoi confronti. È quello che avrei dovuto fare io ma che non ho fatto. È giusto che sia lui a prendersi cura di te. E sono sicuro che riuscirà a darti tutto ciò che io non ti ho dato e che meriti.-
He was like frozen sky
In October night
Darkest cloud
Endless storm
Raining from his heart
Coldest moon
Deepest blue
Tearing down the spring
October and April
-Tu eri tutto per me, eri il mio primo pensiero ad inizio di ogni giornata. Ero disposta ad andare fino in capo al mondo pur di trovare una soluzione. Ma mi rendevo conto che era un sentimento a senso unico e continuare non avrebbe portato beneficio a nessuno, piuttosto mi sarei fatta del male con le mie stesse mani. Doveva andare così, se ne avessimo parlato un anno fa non ti avrei dato modo di parlare, ti avrei evitato in tutti i modi possibili e mai e poi mai ti avrei perdonato per il dolore arrecato. Dopo quello che mi hai detto, io non provo rancore verso di te, mi hai detto la verità, cosa hai provato realmente, e l'ho apprezzato. Sono convinta che il tempo aiuterà a farci andare d'accordo. Ci vorrà un po' ma ci proveremo.-
Doveva cominciare a mostrare un po' più di maturità e di comprensione. E quale modo migliore, se non questo, di cominciare? Non poteva fargliene una colpa, avevano solo 16 anni, quasi 17 e gli errori e le esperienze fortificano il carattere, influenzano le nostre scelte e il nostro modo di pensare e di agire. Lorenzo non sapeva cosa altro dire, qualsiasi altra parola sarebbe stata non sufficiente forse. Così l'aveva abbracciata e stretta forte e l'aveva ringraziata per non averlo giudicato e per averlo capito. La ragazza ci mise un po' a ricambiare quell'abbraccio. Era la prima volta che il ragazzo metteva in mostra il suo lato espansivo ed era la prima volta che la abbracciava in quel modo.
-È la prima volta che mi abbracci in questo modo.-
-Era proprio necessario ricordarmi il mio carattere introverso del cavolo vero?-
-Colpa dell'abitudine. Va bene ora basta lacrime di coccodrillo e mettiamoci a lavoro. È un problema per te restare qui un' ora in più e tornare a casa più tardi?- chiese la ragazza guardando l'orologio appeso alla parete che segnava ora di pranzo.
-No assolutamente!-
-Bene allora cerchiamo di recuperare il tempo perso perché non abbiamo un solo altro minuto da perdere.-
Erano le quattro del pomeriggio e Martina ancora non era tornata a casa. Sua madre era a casa a stirare le camicie di suo marito e di Andrea. Si era offerta di stirare anche quella di Ermal ma aveva già tutto pronto e stirato per essere indossato.
-Mi hai già lavato e messo ad asciugare i panni indossati in questi giorni addietro. Mi dispiace toglierti altro tempo.- parlò lui con un sorriso sulle labbra.
-Sciocchezze, non è affatto un disturbo. Io non riesco a capire che fine abbia fatto mia figlia. Sarebbe dovuta tornare almeno un' ora fa. Ovviamente ha già tutto pronto, come te, ma dovrebbe comunque darsi una sistemata ai capelli e cose così.-
Stava pensando a tutto nei minimi dettagli, anche dove non era più compito suo pensare. Ci teneva a vedere la buona riuscita della serata e a vedere il marito felice e pensava a far apparire impeccabile sua figlia.
-Diciamo che sua figlia è molto bella già al naturale però una giusta sistemata non fa mai male.-
-Sei molto caro Ermal. Meriti il meglio da questo mondo.-
-Ma era un complimento innocente.-
-Tu sei buono d'animo e sei pronto ad aiutare i tuoi amici, e non solo, senza ricevere aiuto in cambio. Conosci il valore prezioso della famiglia, dell'amicizia e dell'amore. E non lo dico per quello che hai detto su mia figlia ma perché sono sicura che lo avresti fatto anche per un'altra persona che conosci da poco. Non conosco tua madre ma le farei i complimenti per il figlio eccezionale che ha e che ha educato nel modo giusto.- rispose la donna riservandogli delle carezze sul braccio, quello che farebbe una qualsiasi madre orgogliosa del proprio figlio, oltre a riempirlo di amorevoli baci e abbracci.
-Bene ora ti lascio preparare in pace, vedo se Andrea e Roberto hanno bisogno di me e se hai bisogno puoi chiedere.-
-Ti ringrazio Maria!- si congedò grato vedendo la donna andare dal lato opposto al suo.
Due ore dopo erano in sala pronti per uscire, ovviamente tutti tranne Martina che era ancora in camera sua a passare il ferro ai capelli. Aveva passato la piastra ai capelli per renderli lisci e ora stava usando il ferro su qualche ciocca per dargli la forma boccolosa. Aveva indossato un vestito di pizzo bianco al petto e con la gonna sotto nera. Aveva abbinato una giacca nera, come la gonna, con due rose nere al lato e le spalline gonfie e scarpe basse.
-Martina sei pronta?- la chiamava suo padre dal piano di sotto
-Ci sono quasi!-
-Il ci sono quasi di mia figlia ci farà restare qui in attesa per un'altra ora.-
-Mi dispiace deluderti zio ma a Roma ha imparato a cronometrarsi per essere puntuale. Ha imparato a concedersi al massimo dieci minuti di ritardo.- parlò Andrea mentre si sistemava la camicia.
-Oh bene sta imparando!-
Ed effettivamente la ragazza scese le scale dopo cinque minuti esatti.
-Sto male vero? Lo sapevo io che dovevo fare i capelli meno ricci.- chiese la ragazza guardando gli altri restare in silenzio senza aprire bocca.
-Veramente sei perfetta così bambina mia!- parlò suo padre cingendole le spalle per alleggerire l'ansia da palcoscenico che lo assalì in quel momento.
-Papà che cosa ti ho detto riguardo a quell'appellativo lì?- disse lei fulminando suo padre divertito con lo sguardo.
-Che sarai la mia bambina anche tra quarant'anni?- rispose l'uomo cercando di farle il solletico per darle affettuosamente fastidio.
-Tutto il contrario invece!- esclamò lei facendo ridere tutti.
-Appellativo a parte ha ragione zio Roberto, stai benissimo!- si intromise Vige.
-Grazie Andrea!-
-Ermal tu cosa ne pensi?-
-Sono d'accordo! Ma nel dubbio potremmo vestirla da koala o panda.-
-Sei sempre il solito!- esclamò la ragazza mostrandogli una finta faccia imbronciata dal disaccordo.
-Ora andiamo! Anzi no, ho dimenticato il mio cellulare in camera, raccolgo la scaletta con l'ordine dei brani e gli spartiti. Voi cominciate ad andare e poi vi raggiungo. State andando in macchina?-
-Noi sì ma se non fai in tempo Andrea ed Ermal restano qui ad aspettarti e venite insieme. Possono parcheggiare la macchina sul retro della scuola.-
-Va bene allora faccio subito e vi raggiungiamo. Andrea ti squilla il telefono.-
-Scusate è Marco, devo rispondere!- disse avviandosi verso il terrazzo.
-A tra poco ragazzi! Ermal vai ad aiutare Martina o arriverà alla fine della serata e incita anche Andrea a fare subito.- disse la madre della ragazza chiudendo la porta alle sue spalle. Ermal salì le scale e raggiunse la camera della ragazza. L'avrebbe aiutata e le avrebbe dato il suo regalo per lei, era perfetto! Prese il pacchetto e aprì la porta della camera della ragazza e la vide chiudere un raccoglitore con dentro dei fogli.
-Ho fatto possiamo andare!-
-Sì ma ci toccherà aspettare ancora un po' perché Andrea è ancora a telefono con Marco.-
-Aspettiamo! Io l'ho sentito stamattina presto a telefono. Ha fatto una predica assurda per essere sparita e per non essermi fatta viva.-
-Ha ragione!-
-Ma sono stata occupata!-
-Le solite scuse! Oggi come sono andate le prove con Lorenzo?- chiese lui sedendosi sul letto accanto a lei.
-Bene, solo che abbiamo perso un po' di tempo all'inizio e siamo dovuti rimanere in sala prove fino alle quattro.-
-SÌ ho visto! Tua madre vagava ansiosa per casa in attesa del tuo ritorno.-
-Mi ha detto che gli hai dato il cambio. Hai finito di aiutare mio padre e Andrea al posto suo per permetterci di iniziare le prove subito e ti ringrazia.-
-Sono scappato subito in loro soccorso, è vero-
-E infatti non ci siamo salutati nel modo giusto.-
-Ma sono andato via in quel modo perché andavo di fretta e sapevo che comunque ci saremmo visti qui al tuo ritorno. Comunque ecco il famoso regalo che ti dovevo dare.- disse il cantante porgendole il pacchetto. La ragazza ringraziò entusiasta e scartò il pacco immediatamente. Ermal le aveva regalato una collana con un quadrifoglio rosa confetto.
-È bellissimo grazie!- esclamò felice del dono ricevuto. -Me la potresti mettere al collo per favore?- chiese abbracciandolo come una bambina felice. Il riccio la raggiunse di spalle, le fece spostare i capelli e gliela mise al collo.
-Sono sicuro che ti porterà davvero fortuna. E a proposito di salutarsi nel modo sbagliato. Di cosa stavamo parlando stamattina?-
-Avevamo finito in realtà.- rispose lei sistemando il colletto della sua camicia.
-Davvero? E allora potresti essere così gentile da rinfrescare la mia memoria?-
-Ermal, Martina andiamo?- urlava Andrea dal piano di sotto invitandoli a raggiungere la scuola in fretta!-
-Ecco lui sì che si trova nel posto sbagliato e al momento sbagliato.- rispose lui scatenando una risata divertita da parte della ragazza.
-E tu non vuoi lasciare le conversazioni interrotte!-
-No infatti. Andrea sto cambiando camicia, arrivo!- rispose il riccio all'amico seduto sopra il divano al piano di sotto.
-La camicia?-
-Avevi un' idea migliore genio?-
Martina sembrò rifletterci un po' su ma la risposta era più che ovvia.
-Effettivamente questa volta non avevo idee migliori.-
Era il momento, non avrebbe fatto un passo indietro, avrebbe rischiato. Nel caso più sfortunato si sarebbe beccata un palo enorme ma non era il suo caso. Era un bacio che cercavano entrambi e l'uno non avrebbe rifiutato l'altro. Respiro contro respiro, pelle contro pelle. La giovane prese ad attorcigliare i ricci di lui attorno al suo indice destro. Avvicinò le sue labbra all' angolo della bocca di lui.
Un bacio
Due baci
Tre baci
Finché lei non azzerò la distanza fra loro con un bacio vero. Non era uno di quei baci roventi e carichi di passione. Era un bacio dolce che sapeva di scoperta, di novità e di paura al tempo stesso.
La sua faccia parlava al suo posto. Era scioccato e non si aspettava un gesto simile da parte di Martina. Questa volta aveva stravolto i suoi piani davvero.
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