Capitolo 12
La mattina seguente, Martina si alzò, di buon ora, svegliata dai primi raggi del sole, che filtravano dalle persiane della sua finestra. Il programma per quella giornata era: aiutare sua madre con le faccende di casa e poi raggiungere suo padre, a lavoro, per il pomeriggio. L'arrivo di Zia Angela e Zio Walter era previsto tra meno di due settimane ma, sua madre, aveva deciso di anticipare i preparativi, soprattutto i letti dove andavano cambiate le lenzuola. La loro, era una casa di due piani dove, il primo piano, era abitato da loro e, il secondo, era praticamente inutilizzato, a parte in occasioni come compleanni, feste natalizie. La madre metteva a disposizione un letto matrimoniale e due singoli ed evitava loro di affittare una camera in hotel. Stessa cosa avevano fatto gli zii a casa loro, a Roma. Era la loro scusa per passare del tempo insieme e ne era più che felice. Erano gli unici parenti a cui era tanto legata.
In verità, ci sarebbero i suoi zii paterni. L'unico problema era che, con loro, non aveva mai avuto molti rapporti. Non si era mai sentita a suo agio in loro presenza e non era mai riuscita ad andare d'accordo con i suoi cugini Elisa e Samuele, ora sposato e con due bambine. Sua madre diceva sempre che, quello di Elisa, era un comportamento da persona invidiosa ma Martina non ne riusciva a comprendere il motivo. Cosa poteva averle mai fatto? Eppure non le interessava, al tempo stesso, trovare la risposta. Vivevano in Svizzera da ormai 6 anni, da quando suo zio, nonché fratello di suo padre, aveva accettato una proposta di lavoro lì, a tempo indeterminato.
Nel pomeriggio, suo padre, avrebbe iniziato le prove generali con i ragazzini, si sarebbe organizzata la scaletta e lei aveva dato la sua completa disponibilità. Inoltre, andavano fatte le prove del loro duetto. Roberto aveva scelto di cantare Melodia di Giugno e aveva chiesto, anche a Fabrizio, il suo consenso per poterla cantare. Ora non vedeva l'ora di vedere il risultato e aveva chiesto, alla ragazza, di fargli avere il video dell'esibizione della serata. Sperava di non trovarsi, di nuovo, faccia a faccia con Lorenzo. Era proprio l'ultima persona che voleva vedere, in quel momento, ma sapeva che era praticamente impossibile. Mentre osservava sua madre, impegnata nelle faccende domestiche, le venne un lampo di genio, o meglio, la risposta all'interrogativo che si era posta e che aveva portato a farla dormire poco durante tutta la notte.
-Tu lo sapevi già! Tu sapevi di me e Lorenzo! Per questo motivo avevi deciso di non dirmelo prima del mio arrivo.- le aveva chiesto Martina mentre la aiutava a togliere la polvere per casa. Aveva visto sua madre smettere di pulire, l'aveva vista raggiungere il tavolo, sedersi sulla sedia e invitarla a mettersi accanto a lei. Quel gesto, per Martina, era la conferma ai suoi dubbi. Sua madre lo aveva capito...
-Avevi mantenuto i contatti con tutti i tuoi amici, tranne che con lui. Ma tra te e Lorenzo avevo sempre notato un attaccamento particolare, soprattutto da parte tua. Una mamma conosce troppo bene i suoi figli e conosce i loro pensieri, le loro paure.-
-Perchè non me ne hai mai parlato?-
-Perchè far riemergere vecchie ferite fa sempre male. Cerchi di mostrare indifferenza, ma poi aspetti il momento in cui sai di essere sola per tirare fuori tutte le lacrime represse.-
Sua madre conosceva i suoi scheletri nell'armadio senza dire una parola. Le era bastato osservarla per capire tutto il dolore che stava provando.
La abbracciò cadendo in un pianto liberatorio. Le lacrime scendevano ininterrottamente e a poco serviva asciugarle il volto, nella speranza di non vederne altre.
-Ci ho provato....a non soffrire....troppo ma lui....- iniziò a parlare la ragazza tra un singhiozzo e un altro ma sua madre la fermò, non doveva dare spiegazioni a nessuno.
-Non dire nulla, la mamma sa.- le rispose confortandola tra una carezza e l'altra.
-Piuttosto pensa alle tue nuove amicizie. Hai Alessia, Fabrizio e la sua famiglia, Andrea dice che sei diventata molto amica di Ermal e del resto della band. A proposito, alla fine, ieri hai preso il regalo per Ermal?- chiese la donna per farle tornare il sorriso e ottenne il suo obiettivo.
-Sì, ho visto un bracciale con le ali ed una chitarra e l'ho preso pensando subito a lui.-
-Benissimo! Sono sicura che gli piacerà sicuramente! Ah giusto stavo per dimenticare, Andrea mi ha chiamata, stamattina,dicendo che arriverà tra due giorni. Vorrebbe assistere all'evento di tuo padre.-
-Ma è bellissimo!- esclamò esultando dalla gioia.
-Esatto! Ora aiutami a preparare tutti i letti, così poi raggiungi tuo padre a lavoro. Non so se Lorenzo, oggi, ha il giorno libero, o meno, però non cercare di evitarlo, non serve. Cercate di avere un rapporto civile, d'accordo?-
Non era nei suoi piani ignorarlo, anzi, non lo aveva nemmeno preso in considerazione. Era rimasta scioccata nel vederlo lì ma, dopo anni, non covava più rancore nei suoi confronti. Era smettendo di pensarlo che l'aveva portata a stare meglio e a dimenticarlo.
-Tranquilla, lo farò!-
Sua madre le aveva subito lasciato un bacio sulla fronte ed aveva successivamente raggiunto le camere, del secondo piano, seguita da sua figlia.
***
-Hai intenzione di partire subito per Bari?- chiese Andrea Vigentini guardando Ermal preparare le valigie a casa sua a Milano.
La sera precedente, l'avevano passata tutti insieme, loro della band.
-Stavo pensando di partire tra due giorni e andare a fare oggi i biglietti.-
-Avrei un qualcosa da proporti. Parto per Firenze, raggiungo i miei zii lì per le feste di Natale, e Martina è già lì da qualche giorno. Mio zio sta organizzando un evento musicale con tutti gli allievi della sua scuola e pare abbia coinvolto anche Martina per suonare al piano.
Bonus della serata: Zio e Martina che duetteranno con Melodia di Giugno. Non puoi perderlo e potresti partire per Bari il giorno dopo!-
-Sì me ne stava parlando Fabrizio poco fa.- rispose l'albanese smettendo, per un attimo, di preparare le valigie.
-Allora è perfetto! I letti li abbiamo già, senza chiamare in albergo, i biglietti li facciamo subito ed è fatta!- parlò Andrea prendendo il suo portatile per ordinare i biglietti. Ermal, invece, sembrò rifletterci un po', non del tutto convinto ma poi si convinse e accettò. Decisero di non dirlo a Martina e farle una sorpresa. Le aveva preso un regalo per Natale ed era intenzionato a darglielo una volta tornato a Milano, dopo le feste ma, vista l'occasione era il caso di anticipare la consegna del regalo. A Milano la trovava, a volte, persa nei suoi pensieri, vedeva che non stava in perfetta forma e qualcosa la tormentava. Lui le aveva parlato di Silvia, lei di quel Lorenzo e si erano fatti forza a vicenda. Dopotutto lei era salita fino a Milano per aiutarlo, dunque, era giunto il momento, per lui, di fare la stessa cosa e aiutare lei.
Non sapeva cosa aspettarsi, nemmeno se avrebbe accettato il suo aiuto. Lui glielo avrebbe proposto e lasciato, poi a lei, la libertà di scegliere.
Sì, era la scelta più giusta da fare!
-Bene mia zia è stata avvisata e ci aspetta. Le ho chiesto di non dire di te a Martina, sarà una sorpresa.- parlò Vige risvegliando l'amico improvvisamente dai suoi pensieri.
-Come? Sì hai ragione tu!- e chiaramente non aveva seguito il suo discorso.
-Ermal tutto bene? Mi stai ascoltando?-
-Piú o meno! Perché non andiamo domani direttamente?- chiese al suo amico, nella speranza che non abbia preso già i biglietti del treno.
-In teoria non ci sarebbe alcun problema, i biglietti non sono ancora stati presi.- parlò Andrea prendendo il portatile del suo amico nella stanza affianco.
-Bene, è tutto deciso allora! Prepariamo tutto il necessario!- concluse il riccio finendo di sistemare la sua valigia.
***
-Alice alza il timbro di voce! Tu canti un' intera canzone con un timbro di voce piatto. Lasciati trasportare e cerca di trasmettere emozioni. Fai capire, a chi ti ascolta, cosa provi mentre canti questo pezzo. Hai solo 9 anni, e ne hai di tempo per migliorare ma meglio iniziare da subito no?-
Roberto aveva una commissione da sbrigare e aveva chiesto a Martina e Lorenzo di andare a scuola per aiutare i ragazzini. Avrebbe perso più di metà giornata al comune a sbrigare le pratiche finali per l'evento che si sarebbe svolto da lì a due giorni. Ma qualcosa non le tornava. Era già andato tempo fa a consegnare i documenti al comune, per avere l'approvazione del sindaco. Perché tornarci ora a meno di 48 ore dallo spettacolo?
-Marti ho paura di non riuscire a cantare bene davanti a tutti. Sbaglierò e farò una bruttissima figura.- rispose la bambina allontanandosi dal microfono e uscendo fuori dalla sala prove.
-Vuoi che vada io?- chiese Lorenzo afferrandole un braccio. Martina si fermò davanti ma non cercò il suo sguardo. Non voleva farlo assolutamente!
-No resta qui e pensa a chi deve ancora provare. E chi ha finito può cominciare a tornare a casa. Puoi andare anche tu. È tutto pronto per dopodomani e penserò io ad Alice. La farò provare di nuovo, una volta che si sarà calmata, e la porterò a casa.
Lorenzo mollò pian piano la presa, fino a lasciarla completamente. C'erano ancora troppi muri tra loro e, aveva capito che, non era quello il modo giusto per mettere le cose a posto tra loro.
-Mi avevi promesso che avremmo parlato!-
-Sì Lorenzo ma non è questo il momento. E non dire che ti sto evitando perché non è così, anzi, sai che avrei i miei ottimi motivi per farlo. Ti ripeto, non è questo il momento adatto, ci sono i ragazzi.- concluse la ragazza dandogli le spalle per raggiungere la piccola, finita chissà dove. Alla fine era lì, dentro la scuola, non poteva essere uscita fuori e tornata a casa da sola. E infatti non sbagliava visto che era seduta sul pavimento, con le spalle al muro e le gambe incrociate.
-Ecco dov'eri finita!- esclamò la giovane sedendosi accanto a lei per farle compagnia.
-Sbaglio tutto Marti, non riesco a migliorare!-
-Ma ne hai ancora di tempo a disposizione per farlo. La recita è tra due giorni e questo significa che dobbiamo impegnarci di più per i prossimi due giorni.-
-Il maestro Roberto mi aiuta tanto, me lo ripete anche lui che posso fare grandi cose con la mia voce ma non ci riesco.-
Vederla piangere, così fragile e indifesa, le veniva voglia di soffocarla di abbracci, riempirla di coccole e affetto. Anche lei era così alla sua età e, il più delle volte, lo faceva quando era in cerca di affetto.
-Non ci riesci ma ci hai provato o non ci provi perché hai troppa paura di sbagliare tutto? Ali sei qui per imparare qualcosa che a te piace. Nessuno nasce bravo e con la consapevolezza di saper fare di tutto e di più.
Dickens non è nato come scrittore, e i racconti di Natale sono arrivati a tempo debito.
Einstein non è nato scienziato e ha passato anni e anni in laboratorio. E nemmeno il tuo cantante preferito è nato già super intonato e famoso. Sicuramente ci avrà messo un po' prima di arrivare al successo. Nessuno si trova qui per giudicarti o deridere di te. Però se non ci provi non imparerai mai! Ma non devi provarci solamente per dare a noi il contentino ma perché vuoi essere la prima a volerlo. Canti e stoni? Pazienza la prossima volta stai sicura che non sbaglierai. È solo questione di esercizio poi la tecnica verrà da sé.-
-Lorenzo dice che tu hai una voce bellissima e che saresti un'ottima insegnante come il maestro Roberto.-
-Te lo ha detto lui davvero?- domanda tra l'altro scontata visto che anche lei sapeva benissimo che era un comportamento tipico di lui e poi i bambini non mentono mai. Difatti la bambina davanti a lei annuì immediatamente.
-Alice ti racconto una cosa e ricordala bene perché è molto importante e un giorno mi darai ragione. Allora quando un ragazzo ti fa un complimento non farti abbindolare subito va bene? Molti di loro li fanno per senso di colpa, perché hanno capito di aver perso la loro occasione e vorrebbero farci cambiare idea. Però tu non devi mai lasciare che altre persone influenzino le tue scelte, sei furba, intelligente e non hai bisogno della loro guida.-
-Sono tutti quanti così?-
-Non tutti! C'è chi ti rivolge un sorriso, una carezza, un abbraccio, un complimento e senza chiedere nulla in cambio, perché è sincero, tiene a te e farebbe di tutto pur di saperti felice. Però sei sfigata perché magari questo amico abita lontano da te e spesso ti manca. Dai ora vai a casa, riposa, ci vediamo qui per la quattro del pomeriggio e riproviamo la canzone.-
La verità è che gli mancava Marco ma, soprattutto, sentiva la mancanza di Ermal. Voleva cercarlo ma poi, puntualmente, trovava una scusa per rimandare. Non era essere sbadati, era evitare di ascoltare la loro voce e avvertire maggiormente quella mancanza.
Alice l'abbracciò con il sorriso sulle labbra, come i bambini quando ricevono una caramella.
-Vedrai che tornerà presto il tuo amico!- disse la bambina prima di salutarla e avviarsi verso l'uscita. Nel frattempo era giunta ora di pranzo, tutti erano tornati a casa, suo padre chissà, e lei sarebbe andata una volta sistemata la sala prove.
-Temo di aver perso la mia chitarra, l'ho lasciata qui?-
Intravide una cesta riccia, con la coda dell'occhio, ma quella voce, inconfondibile, non lasciava alcun segno di dubbio.
-Ermal!-
Era lì, davanti a lei, e non riusciva a crederci.
L'unica cosa che voleva fare era stringerlo forte.
E se da adesso in poi non ci vediamo più
tu abbracciami senza fine.
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