85- Piccola fata
P.O.V.
Megan
Vedo la tristezza corromperle gli occhi mentre ascolta le mie parole con pazienza, ed il silenzio che ne segue.
<Quindi vi siete lasciati? Crescerai da sola vostro figlio?>
Sedute su questo mio nuovo letto ci fronteggiamo con rispettosa attesa, riuscendo a comunicare anche solo con semplici espressioni.
<Che cosa dovrei fare? Caleb ha paura, e posso capirlo ma ne ho molta anche io. Temo il mondo in cui viviamo, Lorelan, ne ho un sacco paura ma devo portare avanti questa gravidanza. Per lui, o per lei, ancora non lo so>
Mi sorride ed io la ricambio, vedendola poi intrecciare le mani presa dall'angosciosa paura di una situazione senza dubbio precaria.
<Non riescono ad incastrarlo, vero? William intendo. Ne uscirà sempre pulito, nonostante tutto quello che ha fatto>
<Potresti denunciarlo>
Ride tristemente, arrivando a sfidarmi. <Per cosa? Un'accusa di stupro cade subito in prescrizione per uomini come lui, o non viene affatto considerata essendo stato capace, con i soldi, di pagare il risarcimento dei danni>
<Si parla di violenza, Lorelan, e non sei stata la prima>
<Ma io sono l'unica ad essere rimasta viva>
La tragica affermazione rimane sospesa su di noi, facendo calare i colori della stanza.
<Stai pensando a quelle ragazze uccise?>
<Perché, Megan? Perché?>
<Ho pensato fosse per sua madre. Per quel poco che abbiamo parlato ho creduto che suo padre non gli riservasse sufficiente amore>
<Hai parlato con lui?> Persino il suo giudizio mi trafigge.
<Solo una volta>
<È malato, Megan, seriamente malato e sembra che tu ne racconti con tranquillità. Non vedi l'orrore dietro a tutto questo?>
<Lo vedo, ma non posso non considerarlo vittima di altri. È diventato l'uomo che è per sua scelta, è vero, ma è stato costantemente indirizzato da suo padre>
<Non mi importa. Ammazza le donne, ed io voglio dar loro giustizia>
<Lorelan ...>
<Non provare a mettermi in guardia, Megan! Non ci provare> Esclama, puntandomi un dito contro. <Quell'uomo mi ha distrutto la vita. Voglio vendicarmi>
<Credevo che Nicolas ti avesse persuasa!>
<Persuasa?> Domanda, alzandosi dal letto di scatto e guardandomi con sofferenza. <Vuoi dire guarita, non è vero?>
Non replico e un dito della sua mano colpisce proprio al centro del suo petto.
<Mi ha distrutta, Megan! Mi ha distrutta, e ogni volta che provo ad avere un rapporto più intimo con Nicolas non posso non pensare a dove sono state quelle viscide mani! Come mi hanno toccato, come mi hanno fatta sentire!>
<Nicolas è un uomo diverso>
<E credi che non lo sappia?> Chiede in lacrime, tirando su con il naso per non cadere sotto i miei occhi. <Lui è un uomo favoloso ed è troppo per una come me. Ha creduto di guarirmi, credevo anche io potesse farlo, ma nonostante sia riuscito a cancellare molte delle mie ferite non sarà mai in grado di sconfiggerle. Vivrò sempre con il peso di uno stupro, puoi capirlo questo?>
Mi mordo un labbro, tentando di governare quest'ansia che mi sta montando nel corpo e tenendo a bada la differenza di confronto tra noi due, portatrice della mia ignoranza.
Non posso affatto immaginare come lei stia, ma non posso non riservarle parole di conforto.
<Forse puoi imparare a conviverci però>
Scuote la testa lentamente, tirandosi dietro il mio sguardo.
<Non se William Lee sarà ancora nel mondo dei vivi>
Apro appena le labbra ma lei non mi da modo di esprimermi, fuggendo veloce fuori dalla stanza.
P.O.V.
William
Assaporo le due dita di Bourbon servite da Joffrey al bancone del Sa Playa facendo poi accostare il vetro del bicchiere al marmo del piano rialzato, al fianco di questi panchetti.
L'unico posto in cui ho saputo rifugiarmi. Non ho altro luogo mentre mio padre, probabilmente, è corso in una delle sue tane da scarafaggio, pronto per nascondersi.
Non voglio sfuggire, non amo rintanarmi. Quello che prediligo è la sfida in campo aperto. Possono solo provare a sfidarmi, andando così incontro ai risultati.
Io e Richard siamo diversi, e forse questo a molte persone può sfuggire, soffermandosi sulla nostra parentela: io sono più forte, la mia infanzia mi ha permesso di esserlo mentre a lui è stata concessa solo metà della sua vita per diventarlo.
L'intelligenza lo grazia, ma alle volte la sola furbizia non basta. Serve anche sangue freddo, a sufficienza per poter sparare. Solo con lui non l'ho mai avuto, cadendo nella trappola di un'abitudine in grado di rendermi prevedibile, ma gli errori sono fatti per essere superati, giungendo così a uno stadio di crescita superiore in grado di proteggerti.
Posso non essere l'uomo che un giorno impugnerà il grilletto e ucciderà Richard Lee ma sarò quello che lo condurrà alla porta dell'inferno. Lo sto già facendo, avendo bruciato per primo il suo amico più caro.
<Hai sentito le novità, William? Il sindaco si dimette! Ne arriverà un altro per controllare tutti questi piccoli paesi, persino il South Side> esordisce così il mio miglior barman, trascinandosi con se il mio sorriso mesto.
<Era ora che se ne andasse, non aveva un minimo di colonna vertebrale, ed era troppo attaccato alla sua famiglia> ricordo, ripescando alla mente la notte in cui sono venuto a far visita al municipio e alla sua casa, dando inizio a tutto, ottenendo la cartella di mio padre.
Un uomo di potere non deve avere scrupoli o punti deboli, non può scoprire le sue carte, altrimenti non occorrerà niente a uomini come me per raggirarli e corromperli, mettendoli sotto scacco.
<Si tratta di un ragazzo in questo caso. Chissà se riuscirà a gestire questo intero posto, vedremo>
<Si, vedremo>, confermo, afferrando il nuovo bicchiere riempito del suo nettare e volgendomi verso la sala.
Un movimento all'entrata però attira il mio sguardo, e con sorpresa vedo la dolce Lorelan.
<Lorelan ... quale buon vento>
<Buongiorno>
<Ho saputo che lavori molto>, affermo sotto il suo viso orripilato dalle mie parole, ma poco importa, provocarla mi fa stare bene. Specie da quando sancisce una sorta di diverso potere, tra me e lei.
<Non ho molta voglia di lavorare, pensavo che saremo potuti stare insieme>
Sollevo un sopracciglio, fissandola con piacevole interesse ma ben in attesa del sopraggiungere della trappola. Non penserà davvero che le creda?
<Sul serio?>
<Ho saputo che hai un rapporto speciale ... con solo alcune donne>
Le sue parole sfrontate sono studiate con sospetto e ammirazione sia da me sia dal gentile barman alle mie spalle, prima che possa posare la mia bevuta sopra il tavolo, tornando a parlare con l'attenzione che merita.
<Vuoi provarlo?>
<Non dico mai di no>
Affino lo sguardo analizzando fin nel profondo quella sicurezza di cui tanto si veste, e alla fine decido che un po' di divertimento non può farmi certo del male. Mi sollevo dallo sgabello, arrivandole molto vicino e smuovendola in un sussulto. Una bella reazione, mostra la sua vera faccia.
Non so a cosa voglia arrivare ma arriccio un labbro e poi tendo la mano, mostrandole la via.
<Dopo di te>
Ci sono molte cose che un posto come il Sa Playa nasconde: traffici, perversioni, incassi illeciti e ancora più affondo, nelle cupe tenebre di corridoi percorsi da poco, sadismi e desideri non accessibili a tutti e racchiusi in poche, piccole stanze.
Lorelan però le conosce, segno che le donne, all'interno della loro abitazione, si confrontano e parlano tra loro, magari secondo un principio di intelligenza piuttosto labile ma senza dubbio affascinante.
Le donne sono creature meravigliose, infime e dolci allo stesso tempo, incredibili e patetiche in una parità di casi.
Entrati nella mia stanza preferita la figura di questa aggraziata donna, serva ancora delle buone maniere, esterne allo spirito del bordello, volteggia leggiadra tra mondi di peccato e depravazione, non venendone scalfita nel profondo, almeno da quanto traspare in superficie.
Il suo capo si volta proprio mentre sto raggiungendo gli oggetti della mia routine, pronti ad essere usati su una donna nuova.
Passo la corda tra le mani, avvertendone la ruvidezza, e Lorelan sembra accarezzarla con gli occhi allo stesso modo lasciandomi leggere la nascita della paura a cui tenta, in tutti i modi, di sottrarsi.
Sapevo che sarebbe finita così.
Sapevo che sarebbe tornata da me e capisco esattamente cosa le passi per la testa.
L'ho marchiata a fuoco e niente riuscirà a togliere quel sigillo impresso dal malanno, perché la normalità non è più in grado di soddisfare quella famelica bestia.
Siamo simili, io e lei, guidati allo stesso modo da un sentimento carico di ira, di odio, da infiammarci le vene in un attimo. Viviamo vittime di altri ed è proprio per questo motivo che la sento diversa da tutte le ragazze.
Forse .. è la donna che ho cercato per tutto questo tempo.
Forse è Lorelan ... la soluzione di tutto.
Queste corde hanno un preciso scopo ed è quello di mettere in trappola. Non voglio che nessuna di loro fugga, non lo sopporto, desidero averle, per sempre, affianco a me. Tanto strette da soffocarle nel mio abbraccio, tanto immobili da rendersi prive di vinta.
Voglio che non mi abbandonino, non voglio essere lasciato da solo ... perché sono solo da tutta una vita a causa dell'amore tolto a mio padre e dell'impossibilità di mia madre di esternare una qualsiasi emozione, travolgendomi nel suo impeto d'affetto, rimanendo costantemente distaccata nei suoi problemi.
Sono stato lasciato. Nato e cresciuto in un contesto avverso mi sono fatto strada nel mondo a mio modo eppure ciò non era bastato.
Quello che ancora cerco ... è il sentimento che solo una donna vera può offrire, e Lorelan è molto emotiva.
Il rapporto che abbiamo mi fa credere che in qualche modo potremo essere connessi, per sempre, in eterno. Altrimenti non sarebbe venuta fino a me, non mi avrebbe ricercato.
<Sono necessarie?>
<Vuoi entrare nel mio mondo no?>
<E quelle ne fanno parte?>
Sorrido, rimanendo con questa corda tra le mani.
<Quanto sai, Lorelan?>
<Non abbastanza, perché non me lo racconti tu?>
<Sono curioso di sentire la tua versione>
<Torturi le donne. Provi piacere nel sadismo, e poi le uccidi>
<Sono parole forti>
<E'quello che fai>
<Perché, ne hai prove?>
<No ma la tua conferma può esserlo. Dimmi la verità, William, qui dentro siamo soli>
Mordo un labbro divertito, avendo capito il suo gioco e mi faccio più vicino, vedendo come la sua spigliatezza soffra per la mancanza di respiro ed i suoi occhi, da statici, diventino pieni di vita, agitandosi impazziti.
Ha fatto uno sbaglio a venire da me.
<Vorrei tanto crederlo ...>, sussurro, e con un colpo apro il cappotto che la veste, liberandola dalla cinta in vita, e dalla tasca interna, dopo un'attenta indagine, recupero il registratore che aveva portato con se.
Lo lascio tra noi due in modo che entrambi possiamo vederlo con chiarezza, ed ecco che si accorge dell'errore compiuto.
Sfortunatamente però è troppo tardi.
<Perché Lorelan? Ti ho dato un lavoro, una famiglia ed una casa. Alla morte dei tuoi genitori saresti morta di fame e stenti. I debiti si pagano, sempre. E' questo il modo che hai di farlo?>
Rimane in silenzio per alcuni minuti. Vedo il mutamento sul suo viso della facciata di normalità che a un tratto veste i panni della rabbia, dell'orrore che prova forse ad ogni nostro sguardo.
<Mi hai violentata!> Urla con tutta la forza, gli occhi lucidi fuori dalle orbite e il collo arrosato, teso nei muscoli, esaltando le sue vene e i nervi saldi che dimostra di avere.
Notevole non c'è che dire, ma è tutto inutile di fronte all'evidenza.
<Eppure sei qui, quale donna farebbe una cosa simile? Sei legata a me, Lorelan, in un modo che nemmeno ti immagini>
Non mi credere, eppure è un dato di fatto.
Nessuna sarebbe tornata.
Nella vita ho commesso così pochi errori da contarli sulle dita di una mano ma tra questi, senza ombra di dubbio, c'era stato il palese inconveniente di lasciare in vita due ragazze dopo averle torturate.
Nude, erano corse via da me sfuggendo alla morte e non si erano fatte più vive, come era normale che fosse.
Una reazione istintiva quella di fuggire dal proprio carnefice mentre questo martirio? Di che cosa parla?
Racconta di un bisogno. Lorelan non può più separarsi da me perché si è resa conto che siamo legati, ed è poesia per me percepirlo, mi fa intendere che siano stati piantati dei semi per un profondo e perfetto legame.
È così bello il contatto umano. La carezza di una madre da neonato. Il suo bacio, i suoi occhi, il suo sguardo ... Lorelan mi sta osservando con sufficienza ma io non le do ascolto.
<Non mi credi? Dovresti, posso dimostrartelo>
Obbligatoriamente la costringo a retrocedere in direzione del letto ma siamo ancora sufficientemente lontani, di diversi passi, per riuscire a raggiungerlo, continuando così ad osservarci negli occhi, fronteggiandoci.
<Non farò altro che odiarti, William. Mi hai rovinato la vita, sei un essere meschino, ed io ti odio>
Avrebbe potuto essere lei ... avrei voluto tanto che lo fosse.
Avanzo ancora d'un passo, sperando finalmente di metterla in trappola e stesa sul materasso dove potrò ammirarla dall'alto, in piedi al termine del letto o sul suo corpo, poco importa, il problema è che non me lo permette.
A poco meno di un metro sfugge via, scivolando di lato e correndo in direzione di uno dei mobili sul quale è posto un coltello per tagliare le funi.
Sorrido, lasciando cadere la corda sul letto mentre la vedo puntare l'arma nella mia direzione, tremando leggermente per quell'insolita audacia.
<Seriamente Lorelan? Stai puntando un coltello verso di me?>
Tace, mantenendo il suo sangue freddo, ma tutto questo è fin troppo patetico per non avere vita breve.
Le vado incontro, e l'agguerrita tenta un'affondo che scanso all'ultimo voltandomi su di un fianco prima di prendere il coltello dalla lama.
Sgrana gli occhi vedendo il mio sangue cadere per terra mentre esercito pressione sull'affilatura e guadagno la presa, fino ad ottenere il manico.
Nessun dolore da una ferita del genere.
Niente. Di. Niente.
<Devi sacrificare qualcosa per ottenere ciò che vuoi>, le spiego, immaginando di aver messo sull'altare dei doni la mia anima, ormai da tempo.
Con uno scatto veloce Lorelan corre verso la porta e sono costretto a seguirla con passi affrettati.
Impugno più stretta l'arma sferzando l'aria con la punta, per ferirla a un braccio da cui all'immediatezza perde sangue.
Lorelan urla di dolore a un passo dalla porta, a malapena aperta, che chiudo e blocco con il peso del mio corpo, tramite la mia mano, restando alle spalle di lei e braccandole addosso.
Il suo pianto non è lenitivo alla ferita ma sembra curarla. Accolgo i suoi singhiozzi e la lascio sfogare una volta che ha finalmente appreso di essere caduta nella mia rete, prigioniera di un'azione che non è riuscita a prevedere per tempo.
<Cosa puoi sacrificare Lorelan, per avere la tua pace?> Le domandò in un'orecchio, facendo cessare il pianto con solo il tono freddo della mia voce. Tace fissando dritto davanti a se mentre i pensieri corrono. <Forse ... te stessa?>
Inverto le mani lentamente in modo che sia quella che impugna l'arma a premere contro la porta, così da lasciare libera la sinistra di correre sulla sua pelle nuda al di sopra delle spalle, provocandole un brivido.
Devo aver risvegliato il mio mostro perché il gesto le da il coraggio di voltarsi, fissandomi negli occhi.
<Hai distrutto la mia vita, William. Non ti prenderai anche la mia anima>
<Non scappare, Lorelan. Smettila di andartene. Torneresti sempre da me, non ti accorgi? È la resa dei conti. Lotti così tanto, invano, per un qualcosa che non puoi ottenere. Desideri essere libera da un passato che ti bracca ma quello, ragazza, è ciò che fa di te la donna che sei. Non lo capisci? Ti ho dato uno scopo. Ti ho dato la vita>
A queste parole scalpita, provando a fuggire via ma gentilmente glielo impedisco, afferrandole i polsi mentre prova a colpirmi.
<Non sarai altro che una puttana Lorelan, per sempre una semplice puttana che è stata stuprata da un uomo più forte di lei>
<Con queste parole mi spingi a reagire>
Sorrido appena, in un cenno di diniego con la testa.
<No Lorelan, ti sto facendo capire. Sei questo è come molti, prima di te, per ottenere quello che vogliono devono dare qualcosa in cambio>
<Non otterrò la libertà che voglio scopando con te>
<Ma tu non vuoi solo la libertà, non è vero? Tu vuoi anche una nuova vita>
Si arresta solo questo attimo, fissandomi senza capire in una confusione che le annebbia i sensi.
Vorrebbe prevedere le mie parole ma dovrebbe sapere quanto questo posto ha occhi per vedere, e bocche veloci, lingue ardite, per comunicare.
<C'è un uomo che viene costantemente qui, chiedendo di te, non è vero, Fairy? Molte donne l'hanno notato e Natalie è stata compresa tra di loro, me lo ha comunicato ... e mi ha messo addosso uno strano interesse di fare la sua conoscenza>
Persa nel mio sguardo trascina dietro con se la manifestazione di un dolore che non può più nascondere.
La sua vita non le importa ... ma quando nomino lui ahhh! Allora esiste l'amore, c'è! Ma ancora una volta non è per me ed io sono costretto ad analizzarlo al microscopio, per poter capire i suoi effetti.
<Stai lontano da lui>
<In cambio voglio un pagamento però, e sono sicuro che tu sappia di che cosa si tratta. Non farmi aspettare, Lorelan, odio perdere tempo>
Le sue guance si imporporano e le sue pupille si macchiano di lacrime, mentre, mi accorgo, sta facendo spazio al mio mondo, permettendomi di prendere tutto ciò che voglio.
<No ...>
<Volevi entrare nel mio mondo, Lorelan. È stata tua la scelta di metterci piede>
<Non hai vinto visto che agisco solo a nome suo>
<Ti sbagli, Lorelan. L'ho fatto eccome ... perché tu sei stata stuprata>, sussurro sul suo viso, chinandomi nella sua direzione, <e nessuna donna può tornare normale dopo un'evento del genere. Gli altri non l'hanno capito ma io si. É ciò che ci lega>
<Finirà, William. Un giorno tutto questo finirà, e non ci saranno più uomini come te. Il mondo sarà un posto migliore>
<Da secoli di anni siamo noi a governare, cosa ti fa credere che tutto questo possa cambiare in un attimo?> Domando, aprendo la sua camicia sganciando ad uno ad uno i bottoni.
<Basta un solo piccolo uomo giusto, William. Solo lui e tu cadrai a pezzi>
<Non è un uomo che cerco, Lorelan ma una donna. Un tempo avessi potuto essere tu>
<E che mi dici di Dafne?>
Sorrido sul suo viso, stringendole un seno al solo fine di provocarle fastidio.
<Dafne non sarà mai lei>
Non potrà mai esserlo, perché quello che provo per la mia presunta cugina è più complicato di un intrigo, più contorto del mio dolore, più giusto e sbaglio al tempo stesso della cromatura di un grigio.
Lei mi ama, ma mi odia e adesso, forse, è solo il secondo sentimento a primeggiare ma io so tenerle testa, so farlo per questo rimarrà per sempre lei la sfida che ho da vincere per poter essere intero, a pezzi, o in qualsiasi altro modo.
Semplicemente al fine di esistere, come sento di non fare da tempo.
Afferro i suoi polsi e di colpo la tiro sul letto.
La sua schiena si scontra con la sponda del materasso, finendo carponi a terra e priva di respiro ma si rialza.
Lotta con le unghie e con i denti per non soccombermi.
Lascia un graffio sulla mia pelle mentre sulla sua, ormai, è sparso il mio sangue scaturito dalla ferita che l'aveva accarezzata.
Sollevo un palmo e la schiaffeggio in pieno, obbligandola a stendersi sul letto di colpo e permettendomi di afferrare la corda che mi giro tra le mani, al fine di srotolarne i nodi.
Ancora troppo libera tenta di colpirmi riuscendo a provocarmi solo del fastidio.
Ancora una volta afferro i suoi polsi ma stavolta, stringendolo insieme, faccio passare tra di loro la corda che poi fermo ad una sbarra del letto, sotto i suoi occhi che dal basso mi sfidano combattivi, ed io sono deciso a distruggerli.
<Può essere questo, il nostro rapporto ... posso essermi arresa. Ciò che mi hai fatto mi ha segnato in eterno. Hai preso la mia anima, Will. Non mi hai concesso di donarla a nessun altro, ma io adesso vedo un qualcosa che ti sfugge, adesso mentre sono sotto di te>, sussurra, con le fiamme dell'inferno dentro le iridi.
<Possiedi una crepa, e questa minaccia il tuo collasso. Arriverà il terremoto William, e se non sono stata abbastanza potente da innescarlo so che ci sarà la persona in grado di farlo, quella che non sono stata io, una più forte.
Sotto il tuo lurido corpo William ... io finalmente riesco a vedere la tua fragilità>
Digrigno i denti e rendo più strette le corde in un colpo, portando il suo corpo in avanti verso le sbarre e le braccia, i muscoli, ancora più tesi, in una resistenza forzata.
I sogni sono unicamente chimere. Non si può dar credito alle aspettative perché la vita vera solitamente non porta ad esaudirle.
Per questo motivo le mie mani sono sporche di sangue ed il mio corpo, trafelato dall'atto, è ansante e coperto di sudore sopra il suo corpo, che aveva protestato fino all'ultimo istante, in una supplica alla vita.
Credevo davvero che sarebbe potuta essere lei ...
Dafne non ha mai fatto niente per diventarlo, anzi per tutta la sua vita ha lottato contro un sentimento che percepiva come sbagliato ma che per me non era nient'altro che sincera e reciproca attrazione, pura complicità di gesti, ma lei lo ha diseredato, macchiandolo di colpa.
Mentre Lorelan ... Lorelan ha solo subito tutto questo, ha lottato fin dal principio per questo nostro rapporto ma alla fine si era arresa a questo nostro inevitabile e conclusivo atto che ci ha visti ancora uniti, inseparabili.
Le mie corde l'hanno stretta fino a privarla della voce e soffocare quella protesta di rabbia che ha rovinato tutto, fin dal principio.
Se solo mi avesse amato ...
Lentamente mi sollevo nudo dal letto osservando la mia opera scultorea, questa prigionia che in un pomeriggio ha intrappolato dentro di se un'altra vita, e una lacrima cade per quell'amore che potrei non ricevere mai.
I suoi occhi sono persi in un indefinito abisso e i suoi muscoli tesi rimango rigidi nella loro posa.
Non mi ha permesso di averla, ha protestato, ma non mi è importato, non l'ho violata. Perché non sarebbe stato solo l'atto carnale ad unire in un nodo anche le nostre anime quanto queste corde, braccia che tendo in direzione di una supplica.
La mia nudità si era fatta necessaria dopo, al seguito di tutto, quando immobile, e priva d'aria, era pronta nella sua immobilità a non fuggire dal mio amore, accogliendo il mio contatto, il mio abbraccio, donandomi un calore materno e rilassante.
Passo una mano tra i capelli e la guardo immobile su questo letto per l'ultima volta, prima di chinarmi verso il registratore e spegnere le nostre voci intrappolate all'interno, recuperando quindi con lentezza anche i vestiti e uscendo dalla stanza.
Avremo potuto essere realmente felici, ma forse non era la persona giusta.
Dentro la mente un paio di occhi verde scuro mi tormentano, ricordandone la beffa che li aveva smossi e la provocazione di un giorno, passato nella loro patetica città.
Sto arrivando cameriera, aspettami ... aspettami, che presto torneremo insieme.
P.O.V.
Nicolas
Sono perfettamente cosciente di quanto queste manifestazioni eccessive d'amore possano non piacerle, ma nonostante questo adesso mi trovo con un mazzo di fiori. Chiedere a Megan di comporli sarebbe stato imbarazzante, mi sono rivolto direttamente al fioraio della strada di sotto, affacciatosi sulla mia via, dandogli indicazione sulla tipologia e la colorazione da ottenere.
Lorelan mi è sempre sembrata una donna a cui regalare dei gigli bianchi. Semplici, eleganti, proprio come lei. Specchio del suo sorriso e della sua anima, perfetti.
Non vedo l'ora di mostrarglieli e vedere il suo disappunto.
Non apprezzerà, almeno in un primo momento, ne sono certo ma dentro di me ho percepito il bisogno di compiere una prova simile.
Credo che insieme abbiamo affrontato molto, troppo, forse non superandolo del tutto, ma possiamo riuscirci.
Il cuore mi era caduto a pezzi quando, dopo aver fatto l'amore in piedi in una via laterale del mercato, l'avevo vista scoppiare a piangere.
Non sono stato in grado di dire niente, non sapevo reagire. L'ho solo stretta a me pregando che bastasse. Quale consolazione si può offrire dopo una violenza del genere? Quale parole può portare un'altra persona, in modo che siano efficaci?
Purtroppo credo che in situazioni del genere sia lei stessa, per prima, a dover avere rispetto, amore, per se stessa. Lottare per tornare libera perché alle volte le parole degli altri possono essere totalmente inutili, spero che le mie non lo siano, non completamente, ma possono esserlo per anime ferite come la sua.
Deve lottare, per se, per noi, ricordarsi quanto è bella. Forte, potente, unica.
Bellissima.
La mia Fairy ...
La mia fata piange lacrime salate ed ha gli occhi celesti di una malinconia. Vorrebbe vivere in sicurezza nel suo guscio mentre io provo costantemente ad aprirlo.
E voglio riuscirci.
Voglio stupirla, amarla.
Per cui busso alla portone della sua stanza, tenendo stretto il mazzo di rose nonostante l'imbarazzo che queste portano a un tipo come me.
Resto in piedi nel silenzio facendo passare il peso da un piede all'altro. Sconfiggo malessere e noia muovendomi in gesti meccanici.
Ma ancora nessuno mi risponde.
Mi raggiunge un pianto, e solo adesso mi accorgo che la porta in parte è aperta.
La spalanco piano, trovando sul letto di lei il gruppo di ragazze radunate in una specie di cerchio fraterno dove il collante sono lacrime silenziose e inspiegabili.
Trilli solleva gli occhi percependo il mio arrivo, mostrandomi il loro rossore e il tremore della sua pelle, macchie di sfogo rosso che le coprono la fronte a causa del pianto, ed io la ricambio senza capire, percependo una stretta nel cuore.
<È morta, Nicolas. Stamattina>
Queste parole si perdono in un'immenso vuoto. Trilli rimane ferma a fissarmi ma io non riesco a muovermi.
Non vedo niente.
Non sento niente.
Lorelan è morta.
È morta ... ed io non sono stato in grado di donarle sufficiente amore.
La mia mano ricade. Il mazzo di fiori pende al mio fianco anche lui privo di forza, tramutandomi in una statua adesso priva anche del supporto di Trilli.
Il gruppo viene smosso da uno spasmo di pianto mentre io rimango in silenzio e fermo, finché un movimento non cattura i miei occhi.
A pezzi vedo Briany sulla soglia della stanza, con alle spalle, dall'altro lato del corridoio, una porta semiaperta che fa filtrare la luce, e gli occhi della ragazzina mi fissano, nella decade dei suoi anni, osservano il mio amore e l'amore che provo, che mi è stato spazzato via.
Quale giustizia può esserci a questo mondo? Dove è il mio riscatto?
Dove finisce ... il nostro amore?
Le ali della mia fata sono state spezzare ed ora il suo corpo cade, spinto dal vento, fino al freddo feretro di questo letto dove la sua assenza non conferma che dubbi sul luogo della sua morte, quella prigione che l'ha portata via con se.
Arretro verso la parete e cado, strusciando la schiena contro la rigatura del muro, rimanendo immobile con gli occhi a fissare quel letto vuoto, lo stesso in cui abbiamo fatto l'amore e dove non sono rimaste nient'altro che le nostre anime.
P.O.V.
Megan
Trattengo il singhiozzo per non farmi udire dall'apertura di questa porta, mentre cado contro di essa fino a terra.
Lorelan è morta.
È stata colpa mia. Non sono riuscita a fermarla, non ho compreso l'abisso del suo dolore. William l'ha ammazzata, ha ucciso ancora una volta e la colpa è mia, mia, mia soltanto.
Questo mondo sta cadendo a pezzi, la nostra vita è rovinata per sempre.
Kevin, Damien, Lorelan e tutto quello che abbiamo scoperto.
Dove finirà questo dolore? Avrà mai un termine?
Ogni cosa si sta distruggendo.
L'amore finisce e la giustizia decade. I supporti vengono tolti e uccisi, fatti fuori per sempre da un uomo, un mostro che ho sfidato e che punta la sua arma contro di loro.
Anche la speranza relativa alla sua umanità cade come un castello di carte rivelando la mia patetica e sbagliata rotta di pensieri in tutto il suo essere. Mostrandomi quando sono stata distante, sciocca, ricordandomi la sera a cui ero a un palmo dal suo viso e ho parlato delle sue morti, mi sono fatta scudo con la mia vita in una strategia di cui può essersi fatto beffa nella sua testa.
Un'improvviso crampo allo stomaco mi trafigge per la portata del suo dolore, la vista mi si appanna e la testa mi gira. La schiena sembra essere trafitta da un milione di aghi.
Con forza vado verso il bagno ma la visione è distorta. Il mio fiato è spezzato e le luci sono percepite confuse.
Sdraiata a terra mi appoggio con una mano alla vasca stringendo gli occhi nella paura di ciò che potrei vedere mentre un pianto mi bagna il viso e la schiena minaccia ancora fitte interne, in grado di togliermi il fiato.
Ma poi, con coraggio, mi costringo ad aprire gli occhi, e scorgendo tre le mie gambe il sangue vorrei urlare con tutto il fiato che ho in corpo, ma riesco solo a piangere trattenendo il labbro tra i denti per non sentire la mia voce rendersi vittima della situazione.
Provo a resistere, in tutti i modi ma alla fine non ci riesco, e la mia voce esce tra le pareti di questo bagno dando sfogo a tutta la sua rabbia.
Oggi William si è portato via con se più di una vita.
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