76- Preziosi consigli
P.O.V.
Ian
La notte risplende cupa attraverso il vetro perfettamente lucidato di queste finestre mentre con i fascicoli in mano delle vincite, presi sotto indiretto ordine di Monty nello studio di Richard, torno indietro fino alla porta di ingresso, prima che una musica mi arresti.
Le sue note dolci mi spingo a ricercarla mentre la sua melodia lenta a tratti si disperde nella casa sfiorando gli alti soffitti delle stanze, accarezzando il tessuto delle tende, il morbido rivestimento dei mobili, finché non mi congiunge a sé, in questo grande salone con solo un piano presente al suo centro, e il suonatore che ne risveglia le note.
William è a capo chino sulla tastiera del piano a coda intento a mantenere la sua schiena rigida e la posizione eretta di fiera nobiltà, lasciandomi correre con lo sguardo lungo il suo abbigliamento totalmente scuro e informale, analizzando a pieno ogni sua mossa. Suona privo di spartito questo famoso accompagnamento facendomi scendere mio malgrado a patti con la sua maestria mentre mi dipingo una smorfia in viso, a dimostrazione della mia reticenza nel notarla.
Al seguito di quest'analisi le sue dita si muovono attente verso i tasti più acuti e dopo una piccola catena di suoni il motivo arriva al suo apice, bruciando nella cenere della sua viva fiamma, fino a spegnersi.
<E' stato mio padre a insegnarmi a suonare>, spiega alla mia presenza affatto passata inosservata come nemmeno contavo fosse, prestandomi quindi la dovuta attenzione quando si volge a me fissandomi in viso.
<Uno dei molti talenti di Richard Lee>, constato evidenziando l'ovvio, ed i suoi occhi si restringono, prima di pormi una sconveniente domanda.
<Da dove vieni Ian e perché credi che mio padre si fidi così tanto di te?>
<Vengo da un posto privo di lussi, e quando ho interrogato con la medesima domanda il signor Lee riguardo la sua fiducia mi ha risposto di averla solo perché sente di rispecchiarmi in me. Crede che siamo simili, tutto qui>
Sorride a queste parole, passandosele tra le labbra un'istante dopo. <Simili, uh?>
Non rispondo, lasciando che siano i suoi soli pensieri a condurlo verso dove più desidera. Riesco quasi a scorgere i meccanismi interni alla sua mente, pur non riuscendo a comprendere il loro fine, mentre continua a svettare il suo sorriso, affatto timido o vittima dell'imbroglio. Capisco il suo sincero sentimento e la confusione mi accoglie sotto le sue vesti, non lasciandomi altra via.
<Forse lo siete davvero ... sapevi che pure mio padre, un tempo, è stato povero? Devi aver notato la stanza costantemente chiusa a chiave del piano superiore.
È il nascondiglio per i suoi cimeli, ed io ne possiedo la chiave. Vuoi scoprire i suoi segreti, caro, simile Ian?>
Il ricordo della notte in cui tenevo Dafne ubriaca tra le braccia bussa alla porta della mia coscienza, ripristinando l'istante esatto della scoperta di quello sgabuzzino.
<No>
<No?> Domanda incuriosito, ma io sono sempre più ferreo.
<No>
Se solo fosse una delle molte prove lasciate come una scia di briciole da suo padre adesso potrei dire di averla superata, ma l'espressione di William non lascia intendere nè vincitori nè vinti facendomi sospettare del fine che potrebbe trarre da tutto questo.
<Sto per partire, ho delle questioni da dover sistemare. Potrei lasciare accidentalmente la chiave nella toppa e mio padre non ne saprebbe niente. Saresti libero di curiosare all'interno, magari scomparendo qualcosa in grado di fare luce alle tue idee ma stai attento a prendere o desiderare le cose d'altri. Volere è peccare>
La sua voce al termine nella frase viene arrotolata in un sorriso pieno di capriccio, e comprendo bene quanto una raccomandazione simile possa non essere indirizzata verso un'oggetto materiale.
Dal fondo della stanza un uomo si affaccia sulla scena, vestito di tutto punto.
<Siete pronto signore?>
Sistemandosi il cappotto addosso, William si alza in piedi, abbandonando la sua seduta sul panchetto del pianoforte.
<Si, Zaineb, possiamo andare>
Tengo alto il mento quando la sua figura mi passa a fianco, resistendo all'impulso di rivolgermi a lui lasciandogli un pugno in pieno viso. Supera indenne la mia postazione, ma poi torna a rivolgermisi.
<Ahh, un'ultima cosa, quasi dimenticavo. Come è stata l'esperienza vissuta con Monty?>
<L'incidente in auto? Abbiamo evitato il rischio, la ragazzina sta bene>
<Sei a conoscenza della sua tenuta di campagna? Monty possiede una distesa di ulivi e vigneti. Prova a farci un salto, dista solo tre chilometri da qui, è un gran bel posto. Ci sono molti segreti sepolti in quella terra>
<Perché dovrei?>
<Conosco bene il tuo gioco Ian, e lo accetto. Ti sto offrendo la soluzione a tutto ma resta a te il compito di affrontare la realtà. Sei disposto a portare un simile peso?>
<Sono un semplice allibratore>, commento in un finto sorriso rivolgendomi a lui, covando dentro il corpo un rancore che non sa estinguersi.
<Forse si, forse no, ma mio padre ha ragione, sei quanto più simile possa esserci alla sua mente. Anche con quella dovrai fare i conti, altrimenti finirà per sovrastarti un giorno>
Volge le mie spalle alla mia direzione, facendosi passare oltre la testa una sottile collana.
<A presto, caro Ian>, lo sento sussurrare, poi le sue mani posano il suo cimelio sul coperchio ormai chiuso del piano.
Nella notte la dorata chiave appesa al filo brilla, e la tentazione di averla è tanto forte da non resistere.
William se ne va, e in sua assenza la mia mano corre fino alla chiave.
Analizzo nella solitudine la sua forma, chiedendomi quale possa essere l'insano scopo capace di spingere quel demone a venirmi incontro.
Siamo veramente sulla stessa barca?
Lui e Illiya sono complici, ma entrambi pronti a tradirsi.
Vale la stessa cosa per lui e me? Quale è il suo fine? Che cosa spera?
Tenendomi da parte queste domande nascondo la chiave nella tasca interna del giubbotto, riservandola per un momento migliore nell'istante in cui la porta di casa si chiude, vincolandomi al suo interno.
Tra poco Monty tornerà per fare da guardia alla principessa, per cui devo andarmene da qui.
Mi appresto ad avvicinarmi all'uscita, abbandonando la stanza del piano, quando una debole mano a pochi passi dalla mia conquista raggiunge la mia postazione, arrestandomi.
Volto lo sguardo ben sapendo ciò che mi aspetta, e un sospiro dopo vedo lei, ancora immobile nella sua stretta ferra.
<Sta per arrivare Monty. Baderà a te, il mio lavoro è finito>, la informo provando di nuovo ad andarmene ma non me lo consente.
Prego solo che William sia sufficientemente lontano per non sentire questa conversazione.
<Voglio parlare>
<Di che cosa?>
<Di quello che è capitato>
<Non sono affari miei>
<Si invece!> Protesta, bloccando nuovamente il mio ennesimo e patetico tentativo di abbandonare questa casa. <L'ultima volta che ci siamo visti, ti ho parlato di William e ...>
<Devo ripetermi? Non mi riguarda>, sibilo contro il suo viso, ed i suoi occhi celesti da dolci si tramutano in rabbiosi, scurendosi nutriti dall'ira come tempeste.
<Si può sapere perché fai così? Credevo che saremo potuti essere amici>
<Amici?> La beffeggio, sospirando pesantemente.
Sono stanco dell'amicizia. Che cos'è che voglio?
<Si, amici. L'ultima volta mi hai aiutata>
<Rischiavi che William ti vedesse, ed eri ubriaca. Ho fatto quello che farebbero tutti>
<Allora perché mi hai salvata?>
<Ancora con questa storia?> Protesto, pregando che questa domanda possa avere un limite di scadenza, ma Dafne è ancora troppo sicura di sé.
<Non mi hai risposto! Dimmelo e la smetterò!>
<Ero preoccupato per te! Monty aveva un cazzo di fucile a precisione puntato nella tua direzione, quindi mi sono mosso per proteggerti!> La mia voce fuoriesce esausta per quanto il suo tono sia particolarmente alto da smuoverla. Dafne ha gli occhi leggermente più aperti del solito.
<Grazie per averlo fatto>
Ed ecco che torno calamitato dalla sua ritrovata dolcezza.
Gli occhi hanno perso la loro furia ed ora mi studiano attenti e sinceri nella loro tenerezza.
Che genere di ragazza è, si può sapere? Perché mi incasina in questo modo la testa?
Provo ad allontanarmi anche solo di un passo dal suo corpo ma non me lo permette.
<Ian ...>
<Che cosa c'è, Dafne, che vuoi?>
<Monty è un uomo spregevole>
<Questo lo so, sono in pochi a non esserlo qua dentro>
<Non permettergli di avere il controllo. Richard può averlo delegato di prendersi cura di questa casa e degli affari, ma non permettergli di controllare tutto>
<Sembra che vi sfugga un semplice dato di fatto: sono un semplice allibratore, e lui è il mio capo, non posso niente>
<Ma Richard sembra fidarsi di te>
<Non quanto si fida di Monty>
<Si conoscono da anni, sono vecchi amici ma anche due persone totalmente diverse>
<Perché dici questo?>
<Sono molte le cose su cui non vanno d'accordo, a differenza tua e di Richard>
<Sai niente della tenuta di Monty in campagna? La sua distesa di ulivi>
<Posso accompagnarti, se mi fai uscire da qui>
Spalanco gli occhi, colpito da una simile strategia.
<Come credi che potrei riuscirci? Ti rendi conto di quello che mi chiedi?>
<Vuoi agire contro Monty e entrambi sappiamo che la sua proprietà è un punto di inizio. Tra poco inizieranno le corse dei cavalli, non mi faranno partecipare ma mi concederanno di allenarmi con Alhena per mio solo svago. Portami con te il giorno che arriverò alla stalla, e Monty non se ne accorgerà. Richard si è fatto accompagnare dai suoi fedeli, e William anche seppure non ne so il motivo. Rimangono pochi uomini intenti a portare avanti gli affari e a proteggere questa casa. Monty è uno solo, non può avere il controllo su tutto>
<È un grosso rischio, potrebbe non funzionare>
<O forse si, non lo puoi sapere>
Analizzo i suoi occhi dall'altro, rimanendo fermo su di lei. <Questo non cambierà niente tra di noi>
<Perché non vuoi essere mio amico?>
<Sei la donna di William. Esserti amico vuol dire procurarti solo guai, e no>, la anticipo, sollevando una mano per zittirla,<forse non sei solo questo, ma anche questo, ed io non posso dimenticarlo>
<Mi basterebbe che tu non mi parlassi con questo odio. Non sei tu quando lo fai>
<Non sai chi sono davvero>
<Forse sono arrivata a scoprirlo>
Se ci fosse riuscita sul serio forse non sarebbe tanto tranquilla di fronte all'uomo che può essere una minaccia per il suo intero mondo, per l'uomo che ama e forse anche per il padre, se veramente la terra di Monty custodisce in se quella fila di segreti che tanto mi era stata annunciata, senza trarmi in inganno.
<Fatti trovare domani alle tre alla stalla. Dovrò convincere dei clienti prima. Bjorn ci reggerà il gioco>
Annuisce velocemente proprio nel momento in cui dei passi stanchi girano intorno alla casa, raggiungendo la porta d'ingresso.
Ci distanziamo nell'istante in cui l'entrata si apre,
Dafne si allontana salendo le scale mentre io rimango a piano terra, fissando nella seguente solitudine il viso di Monty, immobile dietro le scure lenti.
<Hai preso quanto ti serviva?> Domanda, ed io sollevo la cartella delle vincite andandogli incontro, con ancora nella tasca del giacchetta la chiave per aprire i segreti di Richard, ed una strategia corsa fino al piano superiore utile a sventare il passato di Monty.
Presto forse avremo la resa dei conti.
Presto potrò capire la provenienza di quella familiare cicatrice, dietro le spesse e nere lenti.
P.O.V.
Celine
Dal pallore del bianco il mio abito si è trasformato in un nero cromatismo di lutto, riflesso contro il corpo di tutti i presenti radunati al mio fianco, fermi ad osservare la bara che viene calata in basso, tre metri sotto la quota stabile del terreno.
Se solo mi fermassi a pensare a quanto tutto questo stia accadendo velocemente credo che impazzirei.
Se solo dessi voce ai miei pensieri ... non risolverei niente ma mi priverei del dolore della mia anima, di quelle maligne parole intrappolate nel mio essere non più rivolte con dolore verso l'uomo che amo ma direzionate verso un destino più beffardo, assurdo in ogni sua strategia.
Rimango immobile però senza poter far nulla di tutto questo, osservando solo come il corpo dell'uomo che amo viene intrappolato nel terreno, stabilendo in un netto contrasto la differenza tra noi, separandoci per sempre.
Ma forse le nostre anime possono non essere divise.
La fede argentea non ha abbandonato il mio dito, e so per certo che mai lo farà.
Nella mano ho intrappolato ancora il suo discorso, ma non ho la forza per leggerlo. Forse il giorno arriverà ma non è questo.
Il dolore non mi ha lasciato e so per certo quanto possa limitare l'interpretazione ai miei occhi, così come può fare al mio cuore rinchiuso in un mutismo assente, privo di suoni e emozioni.
Non ci sarà niente dopo Kevin, questa è una promessa.
Non ci sarà alcuna vita dopo di lui.
Perché il nostro amore era unico e insostituibile e niente potrà imitarlo.
Nessun uomo prenderà il suo posto, e nessun soffio di vita tornerà dentro il mio corpo ... perché io sono morta con lui ai piedi di quelle scale, sono stata trafitta dallo stesso coltello che ci ha uccisi entrambi.
Questa è la nostra fine.
Cado con lui dentro questa bara, ponendo fine al mio respiro.
Non sarai solo, amore mio, non sarai solo perché nemmeno la morte, nemmeno l'orrendo cuore di un uomo può separarci.
Noi non siamo divisi.
I nostri cuori non hanno perso il loro sincrono.
Il tuo non batte, ed il mio è morto insieme al tuo.
Ma ogni cosa immagino che abbia una propria fine.
Non sento niente e forse è giusto così.
Le lacrime sono terminate ed il mio cuore arido è afflitto.
Mi hai tolto l'armatura che tanto detestavi, Kevin, e privandomi di essa mi hai lasciata al gelo a causa della tua assenza.
I nostri amici intorno mi fissano con preoccupazione, credendo non me ne accorga.
Gli occhi di Megan sono gonfi di pianto, Kevin, ed è la sola, insieme a Caleb, a non essere tanto ipocrita da consolarmi.
Si aspettano che cada.
Attendono il momento del mio effettivo distacco terreno, ma ti prometto che per loro continuerò a fingere che sia tutto normale. Camminerò in questo mondo, lavorerò, ma sarò priva di anima.
Non se ne accorgeranno, ma io continuerò a vivere al tuo fianco, ora e per sempre.
Il prete che ci ha sposato celebra il tuo addio, benedicendo con dell'acqua la tua bara.
Semplice acqua ... dove è la santità? Dove è il Dio al quale tanto credevi, tanto da spingere un'atea come me a sposarsi in una sacrale chiesa, dove è? Dove si nasconde e perché ti ha lasciato morire?
Perché continua a far vincere i potenti, che cosa vuole da noi?
Ormai non credo più alla sua presenza. Ci avevi provato a convincermi Kevin, ma è il momento di infrangere i sogni visto che il nostro, il più grande, si è sgretolato proprio tra le nostre mani.
È tutto finito, ma ti prometto che continuerò a esistere finché i nostri ricordi sapranno riscaldarmi il cuore.
Ti prometto questo, continuerò a camminare per noi sulla terra, mentre afferro il bouquet di candide calle al termine della lettura del prete, lasciandole cadere sopra la tua bara, insieme alla mia anima.
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