74- L'abito bianco e le sue rose rosse
P.O.V.
Megan
Costretti a rimanere in questa stanza con la cortese musica degli ospiti a farci da sottofondo io e Nicole beviamo dagli alti calici il nostro champagne personalmente scelto, mentre Caleb, Joseph e Nicolas parlano tra di loro con già in mano i bicchieri vuoti dei loro delitti.
<A che cosa pensi?> Interrompe tra di noi il silenzio Nicole, afferrando da uno dei contenitori in vetro presenti sul tavolo del self service una fragola e tranciandone la punta con i denti, così da evitare di rovinarsi il rossetto.
<Sono felice e maledettamente arrabbiata con loro>
<Anche io>
<Perché sono invidiosa>
<Anche io>
<Però gli voglio bene>
<Già ... anche io>
<Quindi forse possiamo smettere di essere arrabbiate>, ragiono, e lei solleva una spalla con veloce decisione.
<Forse>
Proprio in quell'istante Celine sopraggiunge sulla scena ancora nel suo abito da sposa, solo per raggiungere noi, con Kevin a pochi passi di distanza alle sue spalle che saluta tutti con la mano e un grosso sorriso.
Appena la nostra amica giunge a destinazione ci trova entrambe con le braccia intrecciate e i calici pendolanti dalle mani, avendo già rinunciato all'opzione di non fargliela pagare.
Decide di stare al gioco, e con un sorriso recupera l'unico bicchiere presente nella centralità della distanza mia e della mia amica, passando una mano a dividerci.
<Allora ragazze come va? Procede bene la serata?>
Si dimostra agguerrita. La sua spigliatezza è un'arma ed in un attimo ci rendiamo conto di non poterla battere. Scoppiamo a ridere, portando Celine con noi, e poi eccoci tutte quante strette in un unico abbraccio.
<Certo che sei pazza, lo sai?>Chiedo per informarmi, mentre poso il mento sulla sua spalla ricoperta di pizzo.
<E il vestito è uno splendore davvero>, ammette Nicole, probabilmente imitando la mia posa perché la sua voce risulta più roca.
<Avete visto la magnificenza dell'operato di Nicolas?>
<Erano più belli i nostri amici neo sposini>
A questa mia frase, di comune accordo, decidiamo di separarci tutte e tre per fissarci dritto negli occhi.
<Lo credete davvero?>
<Certo che lo crediamo>, si aggiunge Nicole, <si vedeva lontano un miglio quanta emozione provavate>
<Io non ci potevo credere! Kevin ... ha fatto tutto in un modo così perfetto, mi ha portata al museo, e poi mi ha detto che oltre al blocco per i disegni c'era un'altra sorpresa>
<"Una promessa e una richiesta", uh?>Le ricordo, e Celine annuisce lentamente.
<La promessa era di avere una famiglia insieme, un giorno. Mi ha fatto un discorso bellissimo che per poco non mi portava alle lacrime! E per la richiesta ... mi ha chiesta in sposa. Si è messo in ginocchio di fronte a tutti e ha estratto l'anello dalla tasca>
<Avremmo voluto esserci per vederlo!>
<E' stata una sorpresa anche per me! Così mi sono vendicata, ed ho deciso di fare una sorpresa a voi!>
<E ci sei riuscita maledettamente bene>
<Sono io la pazza che si era spiegata da sola il motivo di due bouquet>, commento facendo ridere entrambe.
<Era tutto perfetto, non lo credete anche voi?>
<Tutto magnifico, Celine, sul serio>
Una ragazza tra la folla attira la sua attenzione, e sbilanciandosi a un saluto Celine evidenzia la sua importanza.
<Scusate ragazze, ma devo andare assolutamente. I posti dei tavoli li sapete, avete organizzato tutto voi! Quindi sedetevi e mettetevi comode perché tra poco c'è il brindisi e poi la cena>
<Farai un discorso?>
<Io no, ma sicuramente Kevin si sarà inventato qualcosa quindi prego solo di non avere la voce tanto rotta da non potergli rispondere, e di non piangere>
<Andrai alla grande, vedrai>
Quando rimaniamo sole ci perdiamo entrambe all'interno di un sospiro che ci fa voltare l'una verso l'altra, per poi soffermarci su Celine.
Celine ... che è una sposa.
Il tempo passa dannatamente in fretta alle volte.
Presto, come afferma Nicole, si troveranno in una casa piena di bambini a cui badare, e che ci chiameranno "zie" ogni qualvolta avranno bisogno di coccole.
Lentamente mi avvicino a Caleb nascondendomi nell'interno del suo braccio.
<Ehi ... >, sussurra cercandomi con lo sguardo e chinandosi quindi verso di me.
<Ehi ... Ho incontrato la nostra sposa>
<Ed io il nostro sposo>
<Cosa diceva Kevin?>
<Che ha un discorso magnifico che vuole farmi ascoltare per primo, per essere sicuro che non ci siano errori>
<Perfezionista>
<E la sposa?>
<Che non aveva preparato nessun discorso, ma pregava di non avere la voce troppo rotta per riuscire a farne uno a tavolino>
Ride sommessamente, stringendomi più vicina a se. <Ottimo, stesso metodo organizzativo>
<Si è scritto tutto in un biglietto vero?>
<Puoi giurarci>
Annuisco stancamente, fiera di conoscerli tanto bene e lascio che questo abbraccio mi culli dentro il suo calore.
Gli invitati passano a fianco a noi perdendosi dentro fila di discorsi che le nostre orecchie non odono, privandosi del resto del mondo per poter essere sole, l'una a contatto dell'altra.
Sento la sua mano posarsi sul mio fianco e a quel contatto chiudo gli occhi, senza provare minimamente ad allontanarlo.
<A cosa stai pensando, Meg?>
<A quanto tutto questo sia perfetto ... i fiori, la sorpresa>
Dall'alto percepisco il suo sorriso raggiungermi mentre si arriccia in un bacio che depone sulla mia testa, rimanendo fermo per alcuni attimi per assaporare il mio profumo.
<È vero che oggi sei incredibilmente dolce. Mi piace. Ti va di accomodarci a tavola?> Annuisco lentamente e lui mi anticipa, individuando le nostre postazioni per la serata.
Sorrisi felici si nascondo dietro sottili vetri di flûte, celando il gioco di discorsi nati da uno scambio di sguardi e opinioni contrastanti di persone riunite intorno a un tavolo, conoscenti, amici o familiari, in questo giorno di festa che ci vede tutti complici della medesima allegria, segreti portatori di buon umore e invidia.
Dal loro tavolo Celine e Kevin non smetto di fissarsi, di scambiarsi occhiate dolci o mezzi sorrisi soddisfatti mentre le persone intorno a loro si congratulano del bel traguardo raggiunto.
Sembra solo ieri il giovane ricordo dei loro litigi macchiati di reciproche divergenze.
Il loro amore è cresciuto molto, come un fiore è sbocciato nel suo apice ed ora a turno i nostri amici lo spiano rigoglioso dalle reciproche postazioni, venendo presi vittime di questi comuni ricordi che ci fanno sorridere e sperare di poter riavere indietro piccoli frammenti di un comune passato.
Se mi fisso intorno vedo i loro sorrisi, la complicità che per tutti questi anni ci ha tenuti uniti mentre Nicolas e Nicole ridono di uno scherzo fatto a Joseph, Caleb, in piedi a fianco del tavolo d'onore, posa una mano sulla spalla di Kevin, rassicurandolo e portandolo a dedicargli un'espressione di pura gratitudine per tutto ciò che ha fatto. Mi fisso intorno e vedo noi. Ma non Ian. Non trovo il mio migliore amico in tutto questo, e inevitabilmente, nonostante mi fosse stato vietato di provarlo, il cuore viene un poco ferito da questo vuoto. Avrei voluto che fosse tra di noi, a ridere, a scherzare.
Piccoli colpetti di un cucchiaio contro il vetro di un calice richiamano l'attenzione su Tom, in piedi a fianco a Meredith.
<Buonasera a tutti voi. Volevo ringraziarvi per essere qui presenti in questo felice giorno, e volevo fare un brindisi a tutti noi e all'amore dei nostri cari amici, spendendo però due parole su questa fantastica donna al mio fianco. Meredith, ti amo come se fosse il primo giorno che ti ho incontrata, ti amo perché sei onesta, perché mi completi e perché solo tu riesci a capirmi, meglio di chiunque altro. Non tutti hanno la fortuna di poter vivere un'amore come il nostro. Grazie per essere rimasta, per aver lottato per noi>
Lancio uno sguardo a Caleb già immobile nel fissarmi, e sorrido gentilmente pensando nella mia mente a quelle stesse parole e offrendogliele in dono.
Grazie ... per essere rimasto.
Poco dopo anche Kevin lo eguaglia: si alza in piedi e gli occhi di Celine corrono divertiti e disperati al tempo stesso a me e a Nicole, ma la verità è che la sua fortuna è evidente, e meritata. E' tempo che impari ad accoglierla ed accettarla con interezza.
<Io e Celine stiamo insieme da otto anni. Chi ci conosce sa bene cosa significhi per due come noi, testardi e senza dubbio troppo sicuri di se stessi ... questa caratteristica riguarda principalmente lei>, beffeggia Kevin, emozionato dalla sua postazione con gli occhi lucidi ed il bicchiere abbandonato in una mano, facendo compiere al piedistallo del vetro piccoli giri contro la tovaglia. <Nessuno di noi due aveva mai avuto un rapporto tanto duraturo, e nessuno dei due credeva che questo lo sarebbe stato ... Dio, mi ero preparato un discorso ma non ho abbastanza voce per leggerlo!>
Ed in effetti la sua voce trema ma è una vibrazione piacevole e la mano di Celine, curiosa, arriva ad accarezzarla a bordo pelle, per poterla percepire sulla propria e forse per riuscire ad arrestarla e scorgerne il continuo.
Kevin volta il viso verso di lei e sollevando appena gli angoli delle labbra mostra la sicurezza riuscita ad ottenere, solo grazie alla presenza di sua moglie.
<Era una notte come tante. Ricordo di aver pensato questo della sera che ci siamo conosciuti.
Non avevo sogni e alcun tipo di prospettiva futura, e l'unico impegno previsto in agenda consisteva nell'attendere il sopraggiungere del buio per compiere il solito giro per locali, insieme ai miei due compagni di bevute, senza aver niente da festeggiare se non la nostra quotidianità.
Celine invece quella sera era damigella d'onore per un'addio al nubilato con i fiocchi.
Se qualcuno se lo stesse chiedendo si, le ho impedito di uscire ieri notte, non volevo che un'incontro fortuito mandasse a monte il matrimonio, e non potete darmi torto!
Per chi non conoscesse questa storia gli basti sapere che fu un colpo di fulmine.
Riuscii a strapparle il nostro primo bacio con un'assurdo imbroglio, partecipando a uno dei giochi della serata, ed era stata una gran bella esperienza che mi aveva fatto sospettare di aver trovato la donna della mia vita. La conferma arrivò subito dopo, quando mi diede del cafone per il mio gioco di prestigio incline al furto>
Sentir raccontare del loro primo incontro è sempre un dolce rituale al quale non ci sottraiamo mai. Si percepisce costantemente l'emozione di quel giorno nella voce di entrambi, seppure ancora non eravamo amici e non eravamo stati presenti alla serata è come se lo fossimo stati, perché loro ci hanno concesso l'invito per accedere costantemente ai loro ricordi, come spettatori all'interno di un teatro.
<Quello che voglio dire è che Celine mi ha reso un uomo migliore. Avevo capito da quel bacio che sarebbe stata lei la donna con cui condividere il resto delle mie giornate, ma probabilmente senza la sua caparbietà non saremmo mai arrivati fino a questo punto, e sono felice di esserci.
Quindi brindo a questo, brindo a Meredith e a Tom, al loro amore e alla gentilezza avuta nel concederci di festeggiare insieme a loro in questo bellissimo giorno, e brindo a Celine. Brindo a te, Morisot, perché senza te non sarei niente adesso. Sono felice di essere riuscito ad amarti>
Il suo calice si solleva, seguito subito dopo dai nostri, lasciando per ultimo quello tremante di Celine rimasta ferma a fissare lui. Non ci concede nessun discorso strappalacrime, forse a causa della sua voce rotta, ma fissando gli occhi di lui pronuncia un basso "ti amo" in grado di contenere tutto il loro passato.
Quindi innalza il calice, ponendo fine al brindisi.
Il ritmo veloce della festa strega le gonne delle invitate, insinuandosi persino al di sotto degli smoking di bassa fattura degli uomini, costringendo tutta la sala a tenere il ritmo dal proprio posto a tavola o esibirsi sulla pista che adesso appare gremita, complice anche lei di questo incantesimo al quale presta servizio.
Proprio su queste veloci note i passi della piccola Wendy sopraggiungono, fermandosi esattamente di fronte a me che sono volta ad osservare il resto della sala con piacevole interesse, interrompendo il mio buon umore con il suo viso arrabbiato.
Più volte l'ho vista dedicarmi questa posa che la vede a gambe spalancate e pugni indirizzati verso i fianchi ma mai prima d'ora, dietro la sua rabbia, ero riuscita a scorgere anche la sua tristezza, e trovarla mi spinge a rivolgermi a lei con tutta l'attenzione possibile, piegandomi verso il suo dolce viso da bambina ed i suoi riccioli rossi, perfettamente acconciati.
Attorno al tavolo è rimasto solo Nicolas. Nicole e Joseph si sono lasciati trascinare, sotto costrizione di Celine, dalla musica ed ora si trovano l'una di fronte all'altro, stretti in uno a ballare pieni di sorrisi mentre tentano di non venire spintonati troppo dall'esaltata ressa mentre Caleb è a fianco di Kevin, intento a parlare con alcuni degli ospiti, dunque è solo il viso del mio amico a cercarmi confuso non appena la piccola inizia a parlare.
<Questo gioco non mi piace. Voglio che finisca subito!> Esclama, ed io confusa tento di farmi partecipe dei suoi pensieri.
<Che gioco, Wendy?>
<Ian mi ha detto che stiamo giocando ma io non mi diverto, voglio che torni!>
<Wendy ...>
<Fallo tornare Megan!> Ordina, ed i suoi occhi si riempiono di lacrime, le sue mani perdono la loro aggressiva stretta che le vedeva chiuse in due pugni e si distendono con tremore, per poi accorrere ad intrappolare le salate scie corse lungo le sue guance.
<Avanti, vieni qui>, sussurro, ma prima che lo faccia lei mi muovo io: prendo Wendy tra le braccia e lei me lo lascia fare. Me lo concede, lascia che l'accomodi sopra le mie gambe nonostante per tutta la vita sia stata gelosa di me e del mio rapporto con Ian. Ora questa bambina singhiozza contro il mio petto e fa correre le sue piccole braccia intorno al mio collo tenendomi stretta, mentre un sussulto la smuove da capo a piedi, facendola sobbalzare contro il mio corpo, ed io chiudo gli occhi intrappolandomela tra le braccia e portandomela più vicina.
Nicolas osserva ogni cosa senza dire una sola parola, ed io non ho modo di parlare avendo tra le braccia la mia anima, ferita e in lacrime.
Wendy ed io siamo state entrambe abbandonate, ed io tremo di timore nel pensare di esserlo per sempre, ma non posso cedere perché voglio dimostrare a Caleb di essere in grado di sorridere, di sostenere tutto questo. Voglio far credere a me stessa di esserne in grado, e, sicura di me, di riuscirci un giorno, per me stessa e per Wendy.
<Ascoltami piccola, Ian tornerà. Tornerà qui da noi, ma ora è molto occupato e non può venire ma ti prometto che lo convincerò a farlo, va bene?> Le chiedo, e lentamente al di sotto del mio collo la sento annuire. Sospiro piano rivolgendo i miei occhi al soffitto della sala mentre me la stringo più forte al petto per regolarizzare i nostri battiti, e quindi decido di sigillare questa nuova alleanza, nel migliore dei modi.
<Ti va di ballare un poco con me, Wendy?> Un attesa prolungata, ma alla fine la piccola cede, scende dalle mie gambe, e finendo di asciugarsi le lacrime mi tende la mano che più che volentieri accetto. Poco dopo siamo entrambe nella ressa, a lasciarci vincere sempre più forzatamente dal buonumore finché questi non appare spontaneo, finché la stanchezza infiniti minuti dopo non ci costringe a fermarci, e a tornare entrambe alle nostre rispettive postazioni.
Ho un sorriso dipinto in viso quando riprendo il controllo della mia sedia, rimanendo ancora in compagnia di Nicolas, che noto adesso mostra un'espressione circospetta.
<Credi davvero che lui tornerà?> Mi domanda, ed io a quell'interrogativo sollevo il capo perdendo il sorriso, ma non il coraggio che quella piccola ragazzina dai capelli rossi mi ha donato.
<Tornerà, gli parlerò, faremo pace, e ogni cosa riprenderà a essere come prima, vedrai>, gli prometto, e le miei parole vengono sigillate dalle sue labbra mentre beve un sorso di questo buon vino, sotto le luci scintillanti della sala.
Con la coda dell'occhio scorgo il profilo di una pallida e curata mano, tesa alla mia destra, tra me e Caleb, in un chiaro invito reso concreto dalle parole che subito dopo la seguono.
<Posso avere l'onore di questo ballo, Meggie?>
Volgo il viso verso Caleb che sembra divertito da questa piacevole interruzione, e poi ruoto il corpo verso Kevin, in piedi proprio alle mie spalle.
<Al secondo posto, subito dopo il ballo con la sposa! Devo esserne onorata>
<Devi, sempre che il tuo uomo ce lo conceda ...>, commenta, studiando il viso del diretto interessato.
<Come dirti di no in un giorno simile? E' tutta tua, ma restituiscimela intera>
<Agli ordini, signore, sarà fatto! Adesso se vuole scusarmi ... signorina ...>
Divertita afferro la sua mano tesa e lascio che quella presa mi sollevi e mi trascini dolcemente fino alla pista da ballo adesso più libera e intenta a riprodurre una melodia leggera, particolarmente lenta e dolce come il sorriso che mi dedica, tornando a fissarmi.
<Un matrimonio, uh? Stavolta hai fatto le cose veramente in grande ...>, commento il suo coraggio e Kevin non appare affatto risentito, anzi potrei dire che sembra per tutti i versi soddisfatto della sua riuscita, e lo credo bene.
<Si, sai come si dice, dopo otto anni di fidanzamento le donne vogliono sicurezza, una famiglia, una casa ...>
<E l'uomo proprio niente, eh?>
<Assolutamente! L'uomo potrebbe vivere scapolo per tutta la vita!> Mi beffeggia, riuscendo benissimo al contempo a stuzzicarmi e intenerirmi, come solo lui sa fare.
<Sono felice, Kevin. Per te e per Morisot, finalmente avrete tutto ciò che insieme speravate>
<Anche io sono felice, Maggie, come non lo ero da tempo>, confessa, ed il suo volto disteso me lo fa credere, spingendomi verso il confine di nuove domande.
<È vero, nell'ultimo periodo sei apparso distante, più ... preoccupato. Non eri il Kevin che conoscevo ma sono felice che lui sia di nuovo tra noi!>
Il mio commento pare divertirlo, perché posta la sua mano al termine della mia schiena mi avvicina ancora più a se, sbilanciandosi in un sorriso in grado di scaldarmi il cuore.
<È vero, per alcuni mesi ho vestito i panni di un altro>
<Come è successo?>
<Si è trattato solo di un periodo, Meg, ma ora ti prometto che è passato. Ho fatto scelte di cui non vado fiero, che so bene non avrebbero reso te fiera, ma ho rimediato ai miei errori nel miglior modo possibile. Sono arrivato fino a qui, mi sono sposato con Morisot, ho ottenuto ciò che volevo>
Sollevo dalla sua spalla la mano e la poso sulla sua tempia, lasciandogli una carezza leggera.
<Mi sei mancato, lo sai? Il nostro gruppo non era lo stesso, senza di te>
<Anche la tua amicizia mi è mancata molto>
<E i nostri pomeriggi al bar, a bere the?>
<Si, direi anche quelli, o le ore passate in biblioteca a insegnarti come studiare!>
<Aah! Non me lo ricordare!> Commento gettando la testa all'indietro. <Ero una vera frana al tuo confronto!>
<Non è affatto vero, sei migliorata e mi hai superato>
<In cosa, Kev? Non ho nemmeno un'obbiettivo!>
<E allora createlo. Pensa a che cosa ti piacerebbe fare, che cosa ami, che persona vuoi diventare>
I suoi occhi ardenti di passione illuminano l'intera sala, stregandomi con la loro magia.
<Hai fatto così anche tu?>
<Escludi i miei sbagli, e senza dubbio potrai dire di essere riuscita a superarmi>
<Non so ancora che cosa mi piace fare ...>
<Allora scoprilo! E lotta per averlo! Sei una ragazza tenace ... sono sicuro che in poco tempo potrai conquistare tutto quello che vuoi. Hai avuto anche Caleb, no?>
<Ma ho perso Ian>
I suoi occhi si scuriscono, rimanendo comunque teneri. <È solo ferito, Meg, sono certo che poi tornerà da noi>
<Spero che sia vero, l'ho promesso persino a Wendy, e quella bambina non mi perdona se non mantengo la parola data!>
Ride di buon umore, lasciandomi una carezza sulla schiena, ma poi quella fiamma, dalla sua abrasione, rilascia solo il fumo della cenere all'interno del quale sono dispersi pensieri e ricordi, a me inaccessibili e forse estranei.
<I bambini sono così, non è vero? Puri e privi di colpe ...> Aggrotto la fronte, senza a riuscire a concepire la provenienza di una simile riflessione, ma poi con un mezzo sorriso triste Kevin mi rende partecipe dei suoi pensieri, avanzando una domanda che mi offre modo di riflettere. <Ti ho mai parlato di Gabriel, Megan?> Scuoto la testa, in direzione di un no. <Era un bambino piccolo, più o meno dell'età di Wendy, abitava nel mio palazzo ... siamo diventati amici e grazie a lui ho capito che desideravo molto di più, per me e Celine, che il lavoro non avrebbe riempito il calore dato da una famiglia. Gli devo molto, era davvero speciale ...>
<Deve esserlo stato per forza. È anche grazie a lui se sei arrivato fin qui>
<Si, dovrò trovare un modo per ringraziarlo>
<Forse quando torni alla casa di città>
Un lampo di dolore trafigge i suoi occhi, o almeno mi è parso, perché è stato presente solo per un attimo.
<Si ... forse quel giorno potrò>
Sorrido tentato di risollevargli l'umore e poi chino la testa appoggiandola alla sua spalla. Assaporo il profumo della sua acqua di colonia e mi lascio trascinare dai suoi passi in questa danza, rimanendo a parlarle più vicino al suo orecchio, in modo che sia solo lui a sentire.
<Anche io devo dirti grazie, Kevin. Per tutti questi anni hai avuto un sacco di pazienza con me, mi hai sempre ascoltata e mi hai insegnato tutto quello che so, iniziandomi ai libri e allo studio. Non ho smesso per un giorno di desiderare di essere in grado di stupirti e renderti fiero, e prima che la vita ti risucchi all'interno del ruolo di padre volevo farti sapere che ha già avuto una figlia, che ti ammirava e invidiava da lontano, sperando di diventare come te un giorno>
Gli vedo mordersi l'angolo delle labbra per evitarmi di scorgere il suo sorriso, poi mi cela il suo viso del tutto spingendomi a chinare il mento così da avvicinare le labbra alla mia fronte.
<Allora permettimi di dire che ho fatto un egregio lavoro, come padre>, sussurra per poi posarmi un bacio nello spazio che si era prefissato, ed io con gli occhi chiusi e il viso chino sorrido di quel gesto dolce, continuando con lui a danzare su queste note lente, perfette.
<Il migliore che potessi sperare>
P.O.V.
Kevin
Il cuore riceve la sua carezza non appena i miei occhi vedono Megan riacquistare posto a tavola, prendendo tra le proprie la mano di Caleb, che vinto da quel gesto volge lo sguardo nella sua direzione, rimanendo a fissarla con dolcezza senza che lei minimamente se ne accorga, persa come è nell'approcciarsi con il resto della comitiva presente intorno a loro, attiva e pronta a quello scambio come è stato per molto tempo.
Anche il mio corpo subisce un dolce richiamo: come una ventata fresca d'estate la mano di Celine sfiora la mia, risalendo lungo il braccio per attirare la mia attenzione al centro di questa pista, ed io volto il viso di lato per tornare a fissare mia moglie con tutto l'amore che merita.
<Va tutto bene?> Si procura di chiedermi, avendo forse scorto la mia tristezza al di sotto di queste vesti.
<Adesso si>, la rassicurò, stringendo la sua mano nella mia e avvicinandomi a lei per posare un bacio sulla bocca priva di rossetto. Mi gusto il suo sapore e soggiorno sulla morbidezza di quel contatto, desiderando perdermi al suo interno.
<Che cosa ne dice di un altro ballo insieme, mogliettina?>
<Si può fare, e solo per oggi ti permetterò di chiamarmi così>
<Anche Morisot nel primo periodo non ti stava bene>, le rammento ponendo il corpo nella posa di ballo per spingere il suo a fare lo stesso, <ma ti sei abituata, vedrai che anche questo soprannome potrà starti bene>
<Nel tuo discorso hai ricordato la notte in cui ci siamo conosciuti>
Annuisco lasciando che il suo palmo aperto si posi al di sopra del mio cuore celato dagli abiti, mostrandomi il suo dito indice con la nuova brillante fede argentata.
<Ricordo ogni particolare di quella sera>
<Davvero? E che cosa in particolare?>
<Il sapore del tuo rossetto>
Solleva un sopracciglio, mostrandosi scettica. <Davvero?>
<Davvero. Aveva il gusto delle fragole, dovevi averci applicato un lucida labbra>
<Si, lo feci, e che altro ricordi?>
<Ricordo il tuo vestito. Era un abito bianco con delle rose rosse, e ti stava da Dio>
<Sul serio?>
<Sul serio>
<Poco fa hai detto di avere pure bevuto, non è che ti stai sbilanciando un po' troppo?>
Vuole sentirsi dire quanto la amo, penso, ed io l'accontento, perché non smetterei mai di ripeterlo, o forse è solo il suo bisogno di certezze a manifestarsi, lo stesso che per molto tempo mi ha confuso per la sua presenza e portata.
Lei, la persona tanto forte quanto sicura di se si era rivelata nella sua vera natura, una volta imparato a conoscermi, e mi aveva mostrato tempo addietro quella piccola e celata parte del suo essere, quella flebile e tremolante fiamma che necessitava costantemente del respiro di un altro per essere alimentata.
Scoprirla mi aveva sconcertato, facendomi tremare per la sua fragilità, e mi aveva spinto ad amarla, ancora più forte, più intensamente di quanto credessi, ed ora non posso che bramarla con maggiore intensità, desiderando di offrirle sempre più certezze di quanto si aspetti. Per questo lascio fuoriuscire il mio respiro, concedo via libera all'anima in modo che l'alimenti, con una sola piccola frase proveniente direttamente dal mio cuore.
<Ho iniziato ad amarti da quel momento, Morisot. Da quando ti ho vista dentro quel bar nel tuo vestito dalle rose rosse, vinta da un sorriso e dal buonumore della serata.
Da quell'istante ... ho desiderato rimanere al tuo fianco, e no, non l'ho pensato perché ero sufficientemente ubriaco. Il nostro primo bacio mi ha reso tuo, tanto da convincermi a scendere a patti con il tuo brutto carattere!>
<Non ho un brutto carattere!>
<Sei pessima a mentire, e lo sai>
<E va bene, d'accordo, forse posso essere un po' troppo agguerrita alle volte ...>
<Alle volte>, commento in un sorriso, ma lei non cede.
<E posso aver voluto portarti all'esasperazione, per vedere se saresti rimasto>
<Mi hai messo alla prova?>
Mi fingo ferito ma non abbocca. Lei dalla sua ha armi più che taglienti da utilizzare, e con esse anche la nostra immancabile verità.
<Come se tu non lo sapessi! Certo che l'ho fatto, ma non ero così sicura che saresti rimasto ...>
<Mentre adesso siamo qui>, commento, stringendola a me tanto vicino da rendere i nostri corpi uno solo, fondendo i nostri petti. <Sei diventata mia moglie, Morisot, una moglie da amare>
<E tu un marito da sopportare. Che Dio mi dia la forza per poterlo fare ogni giorno!>
<Celine ...>, la sollecito, ma lei non si lascia vincere.
Certe persone credono che in una coppia sia sempre uno dei due ad amare maggiormente l'altro.
Essendo il solo a parlare costantemente si può pensare che sia io, ma la verità è che più di una volta l'amore di Celine mi ha destabilizzato per la sua portata.
Dietro la sua corazza la mia donna non pronuncia una sola parola d'amore in grado di lenire il mio animo, ma la sua fiamma dietro quella maglia di ferro ha imparato a sciogliersi nella sua cera in una maniera quasi distruttiva, solo per me, liquefacendosi fino a distruggersi ed io sono il solo che la vede, nessuno sguardo si è posato all'interno di quella camera oscura rischiarata solo dal dorato calore di quella candela, nessuno ha conosciuto il suo spirito fragile, nessuno che non sia io, ed ormai ho imparato ad amarlo.
L'anima di Morisot mi ama in tutto il suo essere, e quello che desidero, in questo giorno, è la sua armatura cada, che i lacci che la tengono unita vengano corrotti dall'abrasione della fiamma tramutatasi in un incendio, voglio le sue parole e le voglio adesso, voglio la sua debolezza proprio qui, tra le mie mani. Quella debolezza che non si tramuta altro che in ennesima forza, sopraffacendomi nuovamente ma stavolta in maniera dolce, quasi come l'impervia onda di un mare in tempesta quando precipita a terra, nascondendoti sotto il suo manto schiumoso, fino a farti mancare l'aria e vivere della sua sola acqua.
<... ti prego, dimmelo>
<Che cosa?>
<Lo sai. Ce lo siamo ripetuto per molti anni>
<Perché vuoi che te lo dica adesso? Ormai ne sei a conoscenza>
<Oggi è un giorno diverso. Oggi anche noi siamo diversi, e quando usciremo da questa stanza saremo persone nuove. Tu sarai mia moglie, ed io tuo marito>
Da dietro quegli occhi vedo la fiamma brillare e tremare del mio respiro, venuto ad accarezzarla come un debole vento.
<Avanti Morisot, parla ...>
<Io ti amo>, sussurra, ed il primo laccio della sua armatura cede strappandosi nella stoffa, mostrandomi la sua spalla scoperta dalla rete di maglia, proprio sopra al suo cuore.
<Quanto?> Chiedo in un sorriso, respirando il suo respiro, desiderando sentirlo.
<Più della mia stessa vita>
<La tua vita ha un valore>, le ricordo, mentre dentro il mio corpo il cuore trema, vittima della passione con cui il fuoco della donna che amo lo riduce.
<La tua ne ha molto di più per me>
<Non vedo l'ora di avere dei figli solo nostri. Voglio una bambina che ti somigli. Voglio una ragazzina da viziare e amare con tutto il mio cuore. Ma anche un bambino mi andrebbe bene, basta che possieda la tua anima, Morisot, ed io li proteggerò con tutto me stesso>
Ormai a terra risiede l'armatura che per molto tempo ha protetto la mia donna, mostrandomela nella sua flebile sottoveste di lana bianca, candida e pura, pallida, perfetta nella sua insicurezza e perfezione, mentre viene accarezzata dalla mia mano. Scorro lungo la sua schiena, lasciando il mio cuore corrodere.
<Ho mantenuto la mia promessa amore mio>, le sussurro mentre le lacrime sopraggiungono ai suoi occhi, <sono tornato a casa, adesso tocca a te mantenere fede alla tua parte di accordo. Se fossi tornato mi avresti detto i nomi dei nostri figli. Dimmeli adesso, in un orecchio, così che io possa essere il solo a sentirli>
Tremante Celine si solleva sulle punte, e si avvicina al mio orecchio, come richiesto.
La sua voce pronuncia lenta le due scelte, il nome del nostro piccolo maschio e quello della nostra femmina, spingendomi a chiudere gli occhi e a sorridere mentre la sento tornare verso terra, scendendo dalla nostra nuvola.
<Si>, sussurro ancora ad occhi chiusi, <sono due nomi bellissimi. Toccherà a te stavolta la sorpresa. Comunque andrà nostro figlio o nostra figlia avranno un pezzo di noi. Erediteranno i nostri ricordi, Morisot. Avranno i nostri cuori e noi permetteremo loro di prenderseli. Sei pronta a questo Celine?>
<Solo se resterai al mio fianco>
Sorrido posando la mia fronte contro la sua, con il cuore ormai sgretolato al centro del petto, stregato dal gioco della sua fiamma, vittima sua come non è mai stato.
<Sempre>
P.O.V.
Celine
Gli invitati abbandonano la sala in un congedo di sorrisi, lasciando volontariamente per ultimi il nostro gruppo di amici che per tutta la sera ha continuato a sostenerci e a tenerci compagnia, in qualsiasi modo fosse loro possibile.
<Per qualsiasi cosa non esitate a chiamarci, d'accordo? E Celine goditi la tua luna di miele, non pensare minimamente al lavoro, per quello ci sono io>, mi ricorda Nicolas con un tono di voce certo che mi fa sorridere per la dolcezza che cela.
Al suo fianco Nicole, Joseph, Megan e Caleb sembrano sostenerlo, tentando di nascondere un marcato divertimento che inizialmente non comprendo.
<Nicolas ... li vuoi lasciare andare?> Schiarisce i miei pensieri Joseph, ponendo la domanda in maniera al quanto impertinente.
Kevin mi trae a se, posando una mano sul mio fianco che sfiora con carezze leggere.
<E va bene, forza, andate a vivere il vostro idillio d'amore! Lasciateci pure perdere fino al giorno in cui non vi ricorderete che esistiamo. Prendetevi la vostra casa dal tetto rosso e sparite da qui!>
Non avrei mai pensato che tra tutti loro fosse Nicolas per primo a cedere. Nel corso degli anni non era mai stato troppo d'accordo con Kevin per quell'assurdo schieramento dalla parte di Ian che vedeva mio marito svettare sul fronte opposto, sotto la bandiera di Caleb.
Non ho mai compreso il loro rapporto di amore e contrasto, specie per queste sfumature, ma non posso non sorridere della dolcezza che mi trasmettono, in maniera del tutto involontaria.
<Avanti, venite tutti qui>, sento dire da Kevin in direzione degli altri.
Con un passo ci congiungiamo, e poco dopo siamo tutti quanti riuniti in un solo abbraccio. Al di sopra delle nostre teste la voce di mio marito torna a parlare. <Voglio bene a tutti quanti voi, lo sapete, vero?>
<Ma certo Kev che lo sappiamo>, commenta Nicole a voce bassa, e l'abbraccio diviene più stretto. I nostri cuori battono in un solo, quasi fosse una specie di addio.
Siamo folli e forse troppo legati, ma questo è il tipo di legame che abbiamo, e l'assenza di Ian ferisce pur venendo giustificata, lasciando un vuoto tra di noi.
Spero solo che un giorno possa tornare a riempirlo.
La stretta si scioglie e riprendiamo a fissarci negli occhi.
La mano di Kevin passa a sconvolgere i capelli di Joseph, lasciando un buffetto sul viso di Nicole, destinando ad un sorriso i restanti. Mi unisco a quella felice curva, prendendo il largo con lui verso il nostro futuro.
<Adesso andiamo, allora ...>, commenta Joseph tentennando.
<Si, ora andiamo>, si aggiunge Nicole, ma è Megan a mettere fine a tutto, dedicandoci l'ultima perfetta frase per una giornata come questa.
<Siate felici. Solo questo, d'accordo?>
Si rivolge a me ed io annuisco lentamente. La mia amica mi sorride ricambiando, poi l'interno gruppo ci lascia a noi stessi, e noi una volta soli torniamo a fissarci negli occhi, prendendoci alcuni istanti rendendoli unicamente nostri.
<Prima di partire per la luna di miele dobbiamo passare a prendere la mia valigia al monolocale di città. Subito dopo staremo insieme. Sei pronta per questa nuova vita, Morisot?>
<Prontissima>, confesso, e Kevin mi porge la mano lasciando che la prenda e cammini al suo fianco, parte stessa della sua vita, da qui agli anni avvenire.
Nel buio rischiarato dalla sola luce dei lampioni il condominio appare tetro, attraverso il filtro di questo finestrino che mi separa dalla sua tangenza come la migliore delle barriere.
Prima di scendere Kevin si rivolge a me, afferrandomi le mani.
Mi volto senza capire, interrogando la sua espressione, ma lui sembra avere ulteriori parole da pronunciare, prima di salire quelle poche scale che ci distanziano dalla nostra nuova vita.
<Oggi mi hai reso l'uomo più felice del mondo, Celine, lo sai? Il più felice e il più fortunato bastardo di questo mondo>
Vorrei rispondere con dell'ironia, ma il suo viso tenero nonostante la sicurezza delle sue parole mi impedisce di farlo, spingendomi a ricambiarlo nello stesso modo mentre ricevo la sua carezza sul viso.
<Nessun uomo ti amerà mai come ti amo io, Celine.
Dico sul serio, nessuno si spingerebbe mai a tanto, e nessuna donna potrebbe mai prendere il tuo posto. Questa ... mi classifica come tuo>, la sua mano afferra la fede presente nell'altra, indicandola con un ticchettio, sotto i miei occhi attenti che non si perdono una sola mossa.
<Se quello che ti dico ti fa paura devi solo dirmelo e la smetterò>
<No. Non ho paura. Per tutta la vita l'ho avuta, ma ora ti giuro che non ne è rimasta traccia. Sei stato tu a farla fuggire via>, confesso al suo sguardo sorpreso che forse non voleva sentire nient'altro che questo, stanotte.
Nel buio dell'abitacolo la luce del lampione filtrata attraverso il vetro gli illumina parzialmente il viso, rischiarando i suoi occhi ed il dolce sorriso, mostrandomi così la tenerezza a cui ho dato vita.
<Sarà un'amore fantastico. Lo sai questo, vero?>
Annuisco velocemente e la sua espressione si illumina nuovamente di questa nuova e bella certezza, quasi avesse ricevuto il più bel dono.
<Avanti Morisot, avvicinati, dammi le tue labbra>
Dalla mia postazione eseguo con piacere quel tenero ordine e mi avvicino sempre più a lui finché le nostre labbra non entrano in contatto.
A quel punto chiudo gli occhi e mi perdo all'interno della dolce passione che ci ha circondati.
Anche lui sembra fare lo stesso mentre pone una mano sul mio viso scendendo lungo il collo, e quindi posandosi sul mio cuore tanto a lungo da farmi tremare.
Nella notte la sua fede è illuminata da quel sottile filo di luce ed io noto lo splendore di quell'argento non appena le nostre labbra si allontanano lentamente, abituandosi quindi al distacco pur desiderandosi.
<Arrivo subito, d'accordo? Questione di pochi minuti, aspettami qui>
Annuisco nuovamente e lui mi lascia con un sorriso.
Non stacca gli occhi da me, chiudendo la portiera.
Io lo seguo con i miei finché non sono inevitabilmente sola, ferma nell'abitacolo con il mio vestito bianco di sposa e un sorriso in viso, le dita che non riescono a stare ferme febbricitanti dalla moltitudine di idee che popolano la mia mente, resesi conto solo adesso delle novità a cui sta andando incontro.
La nostra vita sta mutando, e noi stiamo per andare incontro a questo cambiamento.
Per anni io e Kevin abbiamo vissuto insieme ma ora sarà tutto diverso, avremo una casa solo nostra, una vita da gestire, forse un giardino da curare e qualche animale.
Le bollette, le spese, i conti a cui far fronte, la spazzatura da buttare, i piatti da pulire, i film la sera da decidere, quando stanchi dal lavoro crolleremo a fianco sul divano e probabilmente nessuno dei due, dopo quel veloce litigio, arriverà a vedere molto oltre che i titoli di testo.
E poi, cos'altro?
Le mani accarezzano la mia pancia, ancora stretta dal bustino.
Poi ... una nuova vita.
Un figlio ci risucchierà la linfa e richiederà ogni più piccola briciola del nostro amore, ma io e Kevin abbiamo molto da donare, e sono certa che possiamo riuscirci, perché non avrei potuto scegliere uomo migliore al mio fianco. Non avrei potuto avere fortuna maggiore che quella di essere baciata da un piccolo pazzo dentro un cupo e buio locale in una notte d'addio al nubilato.
Febbricitante a questi nuovi pensieri scendo dalla macchina per andargli incontro. L'impresa è ardua ed il pesante vestito mi obbliga a sollevarlo ai lati, salendo le scale del condominio come una principessa delle fiabe, intenta a raggiungere il suo amore e congiungersi a lui in eterno.
Sorrido e salgo i gradini, uno alla volta perché le scarpe e l'abito non mi permettono altrimenti, ma vorrei correre lungo queste scale, arrivando a questa meritata meta che mi ha cambiato, rendendomi una donna diversa, più sicura di se stessa in una maniera totalmente diversa dalla grinta di cui si era rivestita, più reale cittadina di questo mondo, e forse più sincera, con gli altri così come con se stessa.
Supero i pianerottoli arrivando sempre più vicina al suo piano nel vestito bianco che viene illuminato solo in certi tratti dalla luna attraverso le finestre a nastro presenti nell'interruzione delle scale, veloci come pellicole di un film.
E quando sono vicina rallento appena.
Il mio volto ha ancora il suo sorriso, e nel silenzio di questo attimo i miei tacchi risuonano in una lenta marcia.
Abbasso la testa stando attenta a non inciampare e catturando con gli occhi solo l'orlo del mio abito bianco, contro il marmo dei gradini.
Salgo, ancora di più, finché la bianca trina non viene sporcata di un rosso scarlatto. Fisso quella colorazione senza capire, vedendo il rosso venire assorbito dalla stoffa e dipingere come rosse rosse sull'orlo del mio abito bianco, facendomi indossare le stesse vesti della notte in cui ho conosciuto lui.
Osservo ogni cosa, senza riuscire a capire, e nell'immobilità del momento tento di darmi una soluzione ma non ci riesco, e la testa si solleva automaticamente riscontrando la provenienza di quella colorazione.
Il mio corpo cade senza che io glielo comandi.
Il mio vestito bianco si sporca totalmente di rosso, e negli occhi vedo solo il suo viso, la posa del suo di corpo lungo questo pianerottolo.
Gli occhi di Kevin sono ancora aperti ma un pugnale è conficcato nel suo fianco, scaturendo la scia di sangue, e dalla sua bocca non c'è più un respiro di vita.
Accarezzo le sue labbra tra le mie lacrime, provando a trasmettere quell'ansito e prego dentro di me che niente di tutto questo sia vero ... ma sotto le mie dita la sua pelle è fredda e sembra non possedere già più la colorazione della vita.
Tremo facendo correre d'un tratto entrambe le mani sul suo viso, pregandolo di muoversi, di rispondermi, ma i suoi occhi aperti non mi vedono ... il suo cuore non mi sente.
Urlo con tutto il fiato che ho in corpo mentre sono seduta sui gradini di queste scale con l'abito divenuto scarlatto, tenendo la testa dell'uomo che amo sulle mie gambe per offrigli conforto e riposo ... ma nessuno mi risponde. Le porte affacciatesi su questi collegamenti rimangono sigillate ma dietro quegli spioncini percepisco migliaia di occhi puntati contro. Questo popolo non ha voce, non ha occhi, non ha orecchie e adesso nemmeno un cuore ... come non l'ho io, perché mi è stato strappato dal petto nell'esatto momento in cui quel pugnale ha trapassato la sua carne, conducendo al mondo dei morti l'uomo che più di tutti era alimentato dal feroce alito della vita.
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