62- Impresso sulla pelle

P.O.V.
Nicolas

Il registro dei guadagni mi scruta dal basso dedicandomi un accennato presagio di cupo rosso, all'orizzonte.
Sospiro pesantemente con il pensiero di dover limitare le opere di beneficenza senza reddito, giù in strada, almeno per qualche giorno, e concentrarmi insieme a Celine sui clienti che siamo riusciti ad accaparrarci.

<Nic è pronto il disegno?>, mi urla la mia socia dall'altra parte del negozio, facendomi sbuffare di impazienza.

<Si, Ce', è proprio qui, vieni a prendertelo>

L'ordine è impartito e riccioli d'oro si presenta poco dopo in un conseguirsi di passi in grado di farmi divertire, nonostante l'esasperazione che mi ha costretto a raggiungere, e di ricordarmi anni di infanzia passati con mia sorella in sfide senza tempo, al solo fine di farla ridere.

<E' perfetto, Nic, ma come ci sei riuscito? E'proprio come me lo ero immaginato!>, commenta con occhi e bocca spalancati dallo stupore della mia penna.

L'ispirazione era arrivata senza avvisare, ed io l'avevo cavalcata al fine di non perderla.

<Sul serio?>

<Ma si, certo! Sapevo di non potermi sbagliare, sei grandioso!>

<Pensi tu al resto?>

<Certo, non devi preoccuparti, hai fatto anche troppo. Vedrai, sarà bellissimo!>

Senza dubbio sorprendente, visto il motivo di tale richiesta di cui sono il solo a conoscerne la natura.

<Assicurati di accostare bene la porta uscendo, e gira due volte la chiave>, le urlo di rimando non appena se ne va via con il mio disegno in direzione dell'ingresso.

<Devi proprio ripetermelo ogni giorno, vero?>

<Si!> rispondo divertito nonostante tenti di mantenere un tono onesto e disinvolto, ma percependo il suo sospiro di sconforto lascio il compito alle labbra di sollevarsi in una curvatura sincera, a lei invisibile.

Decido di intrattenermi ancora per un po' all'interno in modo da concludere l'inventario, fare i conti delle spese, sistemare gli appuntamenti e pulire gli strumenti. Ho quasi fatto tutto un'ora dopo quando sento la porta dell'ingresso aprirsi, e dei passi raggiungermi.

<Hai dimenticato qualcosa, Celine?>, chiedo distrattamente, ma non percependo risposta mi fermo per poter ascoltare con più attenzione quel misterioso cammino.

Sembrano leggere le orme, e sempre più vicine. Un respiro di paura mi scorre lungo la schiena immaginando la presenza di un ladro nel cuore della notte, ma ad ogni modo decido di voltarmi nella sua direzione, attendendo sentenza.

E non avevo mai immaginato che un ladro potesse essere tanto sexy, e che non cercasse affatto guadagno in denaro.

Almeno non con me.

Rilascio un respiro e mi appoggio con i fianchi al tavolo alle mie spalle, dove sono ancora presenti i disegni da riordinare del nostro catalogo, mettendomi comodo per studiarla con la dovuta attenzione che merita.

<Come sapevi dove trovarmi?>

<Posso anche io riservare sorprese, sai? E poi ci tenevo a ricambiare il favore, ti sei presentato così tante volte al locale che stavolta volevo essere io a vedere il posto in cui lavori>

<E ti piace?>, chiedo in un sorriso, notando quanto possa essere bella la sua presenza all'interno del mio mondo.

<Si, ti rappresenta molto>

Si, mi rappresenta, e a lei piace, le piaccio. Cosa mi rende più felice? L'averla nel mio quotidiano o il trovarla alla fine di un turno particolarmente stressante, riuscendo a donarmi un po' di pace?

E' un dono del cielo nato per riuscire a calmarmi, mentalmente e fisicamente. Riesco finalmente a rallentare, ed è la sua sola presenza a permettermelo.

<E' stata Celine a condurti qui?>

<Può avermi accennato qualcosa, qualche indicazione stradale e l'orario in cui trovarti da solo, oltre all'avermi lasciato le sue chiavi del negozio>, me le mostra facendole cadere da un suo dito teso, <non aveva chiuso la porta, stasera>

<Spero che tu invece l'abbia fatto>

<Niente brutti incontri con i ladri questa notte, caro Nicolas>

<Avanti, prendimi in giro>

<Eri terrorizzato>

<Si, eh? Beh, non lo sono più>

<Non hai paura di me?>, e nel chiederlo solleva entrambe le sopracciglia, divertita.

<La paura è l'ultimo sentimento che mi provochi>

<Dovresti temermi invece, perché sono venuta qui per un motivo>

Con la solita eleganza che ormai la caratterizza, avanza nella mia direzione stretta, come non l'avevo mai vista, in un paio di attillati jeans in grado di evidenziarle le curve in una maniera spaventosa, fino a rendermi riarsa la gola intrappolandomi la voce, per poi rifinire con una maglia trasparente nera, a maniche lunghe, sopra la quale corrono ballerini eleganti pois di stoffa vellutata. Ad attrarmi però è il fiocco presente sul colletto, che vorrei intrappolare tra le dita per spingerla, dolcemente, a guadagnarsi e bruciare quei pochi metri che ci dividono.

Al SaPlaya ho assaggiato le sue labbra, ed ora non riesco a dimenticarmene il sapore tanto da continuare a cercarlo come un disperato.
Non voglio più negarmelo, voglio nuovamente quel contatto, la sua bocca sopra la mia, rivoglio la dolcezza e la passione di quel giorno, resi ancora più speciali, stanotte, dalla nostra più completa solitudine.

<Nicolas ... non vuoi sapere le ragioni?>

<Di cosa?>, chiedo sua stordita vittima, e lei sorride della mia confusione. Ancora avanza, intrappolandomi in questa specie di scherma.

<Per cui sono qui, come ti ho detto>

<Credevo di essere io solo la ragione>

<Per questo ti chiamo arrogante>, mi beffeggia, ma io non riesco a ridere perché la mia fairy mi ha raggiunto e adesso sta percorrendo con la mano il mio petto, al di sopra della maglietta.

Segue con gli occhi stregata il gesto, percependo probabilmente il mio calore sotto quel tessuto, mentre io rimango immobile a scrutare la sua testa china, le onde che i suoi capelli creano entrando in contatto con il suo viso.

<Voglio uno di questi>, pronuncia sottovoce, ed io ho bisogno di qualche secondo per capirla.

Spalanco gli occhi riuscendoci. <Cosa?>

Scoperto il mio sconcerto l'attenzione della fata torna al mio viso, senza però spostare la distrazione che è la sua mano dal mio pettorale destro.

<Voglio un tatuaggio, Nicolas, e voglio che sia tu a farmelo>

Mi vuole morto, per caso? Se ne esce così, senza motivo, avanzando una richiesta assurda.

Perché assurda? Sei un tatuatore!, mi prende in giro la mia voce interiore, ma le ricordo che sono anche un uomo, e vedere solo un centimetro della sua immacolata pelle riesce a destabilizzarmi, trattandosi di lei.

E poi ... significherebbe molto altro per me, in qualche modo riuscire, in piccola parte, anche solo a guarirla, coprire le sue ferite con la mia arte, come facevo con mia sorella ... tremo al pensiero che Celine possa averle detto persino questo, non sono ancora pronto ad aprirmi su quella finestra di lutto, ma i suoi occhi sembrano non sapere niente ed aver avanzato richiesta solo provenendo dal cuore.

Marchiare quella tela bianca con l'inchiostro guidato dalla mia mano ... ha un che di peccato, ed io non so se voglio resistere, non so se cedere, indeciso anche se provocarle ulteriore dolore, ma tenendo lo sguardo fisso nel suo non riesco a pensare.

<Dici sul serio?>

<Mai stata più seria, arrogante>

<E che tatuaggio vuoi?>

<Credo che lascerò decidere a te>

Senza aspettarsi una mia risposta, con calma si dirige verso la postazione appositamente scelta per sedute di questo tipo, si mette comoda e poi mi osserva mentre sono ancora immobile.

Non sono ancora molto convinto di volerlo fare, specie dovendomi scontrare con la sua sicurezza.

<Dove lo vuoi?>

<Ha importanza?>

<Si, se devo iniziare a disegnare>

Solleva gli occhi al cielo, e sospira. <Non fare battute assurde, Nic, voglio dire; ha importanza, affinché tu ti decida a iniziare?>

<Certe zone provocano molto dolore>

<Ed è da quello che mi salvaguardi?>

<Non potresti muoverti per giorni, dovrai prestarci attenzione>

<Va bene, lo farò>

<Dovrai tenerci intorno un bendaggio, può non essere piacevole>

<Se ti stai chiedendo se le conseguenze possono dare noia non a me ma a un futuro cliente, sappi che sei fuori strada. Sei stato l'unico con cui ho deciso di spogliarmi e ballare, quindi almeno che non dia noia a te vedi di raggiungermi e dirmi cosa devo fare>

Sono stato l'unico quindi ad averla vista nuda?
A quel pensiero mi perdo, ricordando le sue forme e ciò che si nasconde sotto quegli abiti.

Sospiro pesantemente per scacciare quei ricordi, arrivando ad ogni modo a convincermi.

<D'accordo, Fairy, ma devi dirmi dove>

<Niente sul polso o in faccia>

<E' un'inizio, due zone le abbiamo scartate>, commento stanco occupandomi di prendere gli aghi monouso dall'autoclave sterilizzante, afferrando anche il barattolo di vasellina.

<Nemmeno sulla nuca!>

<Nessuna donna si fa un tatuaggio sulla nuca!>, commento sollevando la testa verso il muro, stanco della sua improvvisa confusione, e lei si fa divertita.

<Cosa vuoi che ne sappia ... va bene allora, scarterei anche le braccia e le mani, quindi rimangono il collo del piede, le spalle, il busto e le gambe. Sulla schiena non voglio niente, e poi mi piacerebbe molto vederlo>

Non ci proverei mai a toccare quella schiena. L'arcuatura perfetta è già di per se un'opera d'arte e come tale non deve essere minimamente contaminata.

Mi sta lasciando carta bianca ... escludo il piede, nonostante la sensualità erogena di quella parte di lei che già a prima vista fa i conti con la sua femminilità, costantemente stretta in alti tacchi, perché le impedirebbe di camminare bene per i prossimi giorni.

Le chilometriche gambe sono una tentazione molto forte, ma richiederebbero un disegno elaborato ed essendo la sua prima volta non voglio sbilanciarmi tanto.

Restano il busto e le spalle.
Sulle sue clavicole potrei lasciare un mio piccolo pensiero, ma voglio che sia lei per ultima a decidere.

<Le clavicole?>

<Tu non hai disegni li>, nota con disappunto, ed io ricevo quell'appunto con stupore. Mi volto a fissarla.

<No, non li ho>

<Allora un altro punto?>

<Le costole>

<Vada per quelle>

<No, ti farà male>

<Dici che tornerò a sentire dolore? Sarebbe una sorpresa>, mi risponde a bassa voce, ed io non riesco a capire a cosa possa riferirsi, ma c'è sempre uno stretto legame con la sua anima ferita che io in tutti i modi voglio curare.

<Non devi essere uguale a me, lo facciamo sulla clavicola...>, commento avvicinandomi a lei con la vasellina, ricevendo il contraccolpo della sua risposta.

<No!Le costole o vado via!>

<Lo sai che sei esasperante?>, chiedo, stappando il coperchio. Lorelan si morde un labbro, divertita della mia retorica domanda.

<Si, lo so>

Per giunta ora dovrà anche togliersi la maglia ... di male in peggio. O di bene in meglio.

<Non sembri molto felice>, nota, ormai stesa sull'imbottita poltrona della stanza.

<Sto aspettando tu ci ripensi>

<Non voglio farlo>

<Perché?>

Abbassa gli occhi intimidita, e poi confessa la sua colpa.

<Perché voglio qualcosa di tuo>

Rimango immobile, assorbendomi la sua confessione.

<Allora cosa aspetti a toglierti la maglia?>, chiedo dopo un po' spezzando il silenzio che si era venuto a creare e riavendo indietro i suoi occhi attenti, e ancora più vicini di prima.

<Non vuoi pensarci tu, invece?>

<Vuoi finirla di provocare?>

Sbuffa arresa, mentre io mi rendo conto di essere sempre più divertito dalla situazione venutasi a creare.

<Sappi che non sei affatto divertente, comunque>

Non ho mai pensato di esserlo, specie con le mie battute idiote e quest'enorme tristezza che mi porto dentro, ma ogni pensiero esce dalla mente quando la vedo, da stesa, arcuare la schiena e farsi passare la maglietta sopra la testa, fino a restare in reggiseno di pizzo nero sotto il mio attento sguardo.

Tornato ad affacciarsi il suo viso, mi faccio beffa della sua provocazione ma lei finge innocenza, scrutandomi con quei suoi due cieli. Vinto faccio accordi per la resa e lentamente, immerse due dita nel barattolo, mi accingo ad un primo tocco verso la zona prefissata, le costole del fianco sinistro, poco sotto il cuore, perdendomi all'interno della mia stessa carezza per alcuni attimi.

Lei non fa niente per ridestarmi per cui sono costretto ad occuparmene da solo, farmi da parte e retrocedere verso la postazione dove sono presenti gli aghi precedentemente presi, oltre che lo sgabello con le quattro ruote sul quale sono solito svolgere il mio lavoro, nella completa comodità.

Afferro entrambi e torno a farmi vicino a lei in un'accorciata vicinanza che mi toglie il respiro.

Lorelan dal basso mi guarda, attende paziente una mia decisione, ma io non so darmela.

Si tratta di lei, del suo corpo ... ed io come un pittore su una tela bianca attendo la giusta ispirazione.

Vuole qualcosa di mio ... il mio tratto sulla sua epidermide, o molto altro? Qualcosa che solo io sarei in grado di donarle o un semplice, piccolo disegno che le faccia fare i conti con i suoi livelli di dolore e paura?

Voglio curare la malinconica, voglio guarirla da questa sua tristezza ...

E per farlo, fino ad ora, mi sono servito dell'audacia. Posso continuare a farlo, trattandosi di qualcosa di così indelebile, indimenticabile negli anni?
Posso prendere la fiducia che la sua completa serenità mi offre e donare me e lei a quell'idea?

<Ti fidi così tanto? Non vuoi dirmi cosa ti piacerebbe?>, le domando, con la macchinetta con ago e pigmento in una mano, pronto a procedere verso una sua possibile risposta.

<No, Nicolas, pensaci tu>

Mi lascia il compito di decidere, di prendere le redini.

<Niente ritratti, scritte o date, per favore>, aggiunge però poi, vinta dal terrore.

Per poco non rido sentendo quella voce spezzare la tensione creatasi, e torno a fissarla con tutto l'amore che ormai sento per lei.

<Promesso, niente di tutto questo>

<Allora va bene ... quando vuoi partire io sono pronta>

Attende paziente stesa su di un fianco, nel più totale silenzio di questo posto nel quale si riesce a malapena ad udire il mondo al di fuori, il suono dei motorini che passano, i clackson, le canzoni dei negozi ... ogni cosa è distante, e perfetta nella sua lontananza, mentre noi rimaniamo più vicini, soli.

Passano lunghi minuti in cui sono costretto a decidere cosa fare, e quando ci riesco, giungendo ad una conclusione, il cuore batte come un forsennato nel petto pregando di fare la cosa giusta.

Ho paura di una sua possibile reazione, del suo disgusto, di un allontanamento ... e capisco quanto il provare amore possa rendere le persone incerte, degli altri e di loro stessi. Non mi ero mai sentito tanto fragile ed esposto ai venti. Nicole deve aver provato tutto questo, parlando di Jospeh, ed io stupido ed infantile la prendevo in giro per la sue immotivate reazioni.
Adesso potrei affrontare a spada tratta chiunque osi mettere in discussione il nome e la vita di Lorelan. La difenderei, ci sarei sempre per lei, ma tremo di timore non potendo dire se vale lo stesso, mentre procedo avendo scelto per la via dell'audacia e permetto la creazione di questa fase di transfer design in cui stabilisco le linee guida, prima di approfondire i tratti, e marchiare di chiaro scuro.

Lorelan non protesta. Per tutto il tempo non emette un solo fiato. Non scalpita. Non si lamenta.

La puntura dell'ago le è indifferente e questo silenzio mi trasmette un'insolita preoccupazione: temo trattenga troppo il fiato, e scoprendo non essere così mi limito ad alternare gli occhi dal disegno al lei per tentare di individuare la verità.

Non sente più ciò che è in grado di farle male. La sua sopportazione al dolore è tanto alta e condizionata da una vita della quale non sono a conoscenza arrivando quasi a infastidirmi con i suoi misteri.

Ma poi Lorelan perde una lacrima.
Non sono certo se di sofferenza, ma quella goccia cade e dentro di essa è racchiuso quel passato che precipita e ci abbandona.

Allontano la mano studiando la mia opera prendere vita sulla sua pelle.

E' bellissima e piena di significato essendo incisa in lei, ed il cuore torna nuovamente a scalpitare.

<E' finita?>

<Si ...>, rispondo esitante, e notando il mio timore Lorelan mi cerca rimanendo immobile nella sua posa.

Lentamente mi sposto, recuperando l'apposito asciugamano e intingendolo sotto il getto dell'acqua calda, torno a lei e sotto i suoi occhi applico quest'ultimo passaggio, celandole ancora per alcuni istanti la sorpresa. Ma poi sono costretto a rivelarla.

Espiro profondamente, senza che lei mi veda, e recupero lo specchio.

Prego di aver fatto la cosa giusta ... spero, che lei possa capirla.

Tolgo l'asciugamano con lentezza, sollevo il vetro ... e le permetto di scorgere ciò che è nato come un gesto spontaneo sulla sua pelle perfetta.

Intrappolata in quel riflesso Lorelan tace mostrandomi un viso totalmente privo di un'interpretabile espressione. Il silenzio mi distrugge. Assordante il suono del mio cuore rimbomba nel petto e nelle orecchie, ma tutto smette di muoversi e tace non appena i suoi occhi trovano i miei.
Scorgo felicità e dolcezza in grado di lenire la mia preoccupazione, e finalmente posso tornare a respirare.

L'anello Claddgh si è donato spontaneamente al suo corpo, si è lasciato riscoprire e disegnare, ed ora risiede poco al di sotto del suo cuore, in una confessione di ciò che provo ormai affatto celata.

<Era quello che volevo>, confessa la fata emettendo un flebile respiro, con dentro gli occhi confini di dolci lacrime, e l'animo vola leggero, lasciandosi catturare dal suo, dai suoi occhi, dalle dolci labbra, dal suo cuore ... perché ormai ogni parte di lui gli appartiene.

<Lorelan ...>

Non resisto più. Mi chino su di lei e la bacio.
Lorelan non esita a ricambiare, la mia e la sua lingua tornano nuovamente in contatto, si affrontano nella migliore delle sfide che non dichiara ne vincitori ne vinti. La stringo a me, passandole un braccio sotto la schiena, l'avvicino, bevo come il vino il suo respiro e la desidero, con tutto me stesso, con la testa, con l'anima, con ogni parte di me, dalla punta delle dita fino alla sporgenza delle labbra, dai piedi alla testa, con tutto me stesso, perché ormai non mi rimane niente che non sia già suo.

Voleva qualcosa di mio ed io gliel'ho donato. Le ho offerto la chiave del mio cuore. Una dichiarazione d'amore, perché tra me e lei non ci siano più schemi e distrazioni ma pura e semplice attrazione, la stessa che avrebbero provato e manifestato due ragazzi normali, tanto simili a noi.

La voglio. La amo. Non è più un segreto per entrambi. Ed anche lei prova qualcosa, me lo dice con questi baci, sporgendosi sempre di più nella mia direzione.

Senza fiato mi allontano, ma non voglio certo finirla qui.

Scendo con la mano in picchiata raggiungendo il bottone dei suoi jeans e Lorelan mi lascia fare, permettendomi di toglierglieli.

La mia fata vestita con solo il suo nero intimo, avente sul fianco disegnato il simbolo della nostra passione, dentro il mio negozio di tatuaggi ... no, non potevo immaginare conclusione migliore a questa giornata. Vorrei che ogni sera fosse così, un ritorno alle sue dolci braccia, in grado di cullarmi.

<Nicolas, io ...>, parte a dirmi, ma io poso una dito sulla sua bocca, vincolandole le parole.

<Shh, non voglio spingermi troppo in là, voglio solo provare una cosa>

<Che cosa?>

Sorrido divertito, sentendola vestire i panni della vittima. <Lo vedrai>

Anche se non si limiterà solo a vedere ma anche a sentire, come probabilmente da tempo non è tornata a fare mai.

Sposto la mia seduta arrivando davanti a lei e alle sue chilometriche gambe sulle quali faccio scorrere lenti gli slip neri in pizzo.

Lorelan mi osserva ed io la ricambio, procedendo però nel concludere quella discesa senza staccare i nostri occhi. Ed eccole le sue mutandine strette in una mia mano destinate a rivelare la sua nudità perfetta, depilata e bellissima, proprio davanti a me.

Lascio cadere quell'inutile pezzo di stoffa al nostro fianco, divertito dal ruolo di potere che mi trovo ad assumere. Lorelan segue con lo sguardo quella caduta, prima di tornare con timore a quello che sto per farle ... ma non deve avere paura, perché ogni cosa su di lei sarà guidata da solo amore, eterna passione che non riesco a spegnere, da che l'ho vista camminare con le altre ragazze per le strade della città nel suo vestito di seta blu. Niente è cambiato da allora, arrivando persino ad un drastico peggioramento, avendo percepito il desiderio crescere ad ogni parola, gesto, che la mia fata mi donava.

E' ora di ricambiarla, metterla al corrente di ciò che riesce davvero a provocarmi, dunque afferro le sue gambe, aprendole quanto basta per farla mia. La costringo a scorrere in un solo gesto nella sua postazione,ed il suo corpo slitta in direzione del mio in un gesto perfetto.
Ecco che riesco a far piegare le sue gambe sopra le mie spalle, e percorrere con la bocca l'interno soffice delle sue cosce.

Perdermi nella loro stretta mi distrugge. Sentire il suo odore, il profumo che emana la sua femminilità ... mi rende pazzo.

<Nicolas ...>

<Lasciami fare, Fairy ... ti prometto che non te ne pentirai>, gemo silenziosamente, avvicinandomi sempre di più verso il suo centro, pari passo con la sua incertezza sempre più ingombrante.

Deve imparare a fidarsi, ad arrendersi verso ciò che sente.

Farò di tutto affinché posa riuscirci.

La mia bocca l'ha raggiunta. Dolcemente deposita un lieve bacio e solo a quel contatto la mia piccola fata geme, costringendomi ad alzare gli occhi e fissarla.

Lei non li aveva distolti, ed ora mi guarda con un misto di adorazione e timore, creando un connubio perfetto. Le sorrido, e poi mi faccio ancora più vicino, tirando fuori la lingua.

Lorelan getta la testa indietro quando percorro la lunghezza della sua apertura, si lascia vincere dal patos mentre io sono sempre più divertito ed eccitato dalla sua facile resa.

Le serve così poco ... per bagnarsi, arrendersi.

Approfondisco il mio tocco ed entro di lei con la lingua. Me lo lascia fare, e l'attimo dopo mi gusto anche il dolce nettare del suo corpo, perdendomi al suo interno.

Ingovernabili le mani della fata sono corse a stringermi i capelli quasi a trattenermi. Le lascio libere di fare ciò che vogliono mentre approfondisco questa specie di bacio, arrivando sempre più a fondo alla ricerca della fonte del suo piacere.

La sento gemere, forte, le sue dita stringono con più forza le mie ciocche, dandomi il chiaro segno di insistere ancora in quel punto scovato, dunque decido di farlo, anche se non più con la lingua. Passo le dita sul suo sesso, lasciando una carezza sul monte di Venere, saggiando poi delicatamente la sensibilità del clitoride, permettendo loro di scorrerle dentro, e prendere il posto della lingua.
E' bagnata fin nel profondo, mi vuole, e percepirlo in questo modo, riuscire a vederlo, è un piacere che mi appaga i sensi, fino all'inverosimile.

Mi occupo ancora di donarle piacere, spingendola verso l'orlo del delirio sul quale voglio vederla fremere e tremare, invocare il mio nome con tutta la passione possibile.

Sollevo una delle mani lasciando l'altra persa nel suo corpo e le afferro uno dei seni, cercando il capezzolo sotto la stoffa.

Lorelan sembra al limite per cui non allontano troppo gli occhi per sentirla lamentarsi più forte.
La obbligo ad inarcarsi, ancora, spingersi più a fondo verso la mia bocca, arrendersi e lei fa tutto questo, si dona completamente a me, senza riserve.

Inverto ancora il compito di mani e bocca, tornando a saggiare il suo nettare per potermi tornare a gustare appieno il suo desiderio, e sento il suo corpo rispondermi, l'orgasmo montare a velocità della luce.

Stringo con più forza il capezzolo provocandole fitte di piacere misto a dolore, ritorno con le dita dentro di lei e velocizzo il loro tocco, spingendola a gemere con più forza.

Poi mi chino e la bacio, gustandomi la morbidezza della sua bocca, bevendo i suoi gemiti, sentendola protestare stringendomi un labbro tra i denti ... osservando da più vicino il suo viso arrossato ed i suoi occhi socchiusi lucidi quando d'un tratto l'orgasmo la investe, come l'alta marea.

<Nicolas!>, urla fino a togliersi il fiato, ed io sorrido ricompensandola con un ultimo bacio prima di tornare tra le sue gambe e assaporarla affondo, senza perdermi una goccia del suo piacere, del mio, intrappolandomelo tra le labbra.

Tengo le mani strette sulle sue cosce mentre le sue sono ancora perse con forza a stringermi nei capelli, e continuiamo così a tenerci avvinti finché l'alta marea non passa, lasciando sudati e tremanti per la forza con cui ci ha spazzati via.

Gli occhi della mia fata sono lucidi, offuscati dal piacere, le sue gambe ancora scosse dai tremori, il suo corpo percorso di pelle d'oca mentre quell'angolo di paradiso al termine delle sue gambe mi tenta verso l'ultimo stadio del nostro rapporto fisico, ma resisto deciso a ritardare l'appagamento, nonostante tra le mie di gambe sent la voglia assurda che ho di lei richiedere la giusta attenzione ricevendo in cambio una totale e obbligata indifferenza, che mi costringo ad offrirle.

<E'stato ...>, inizia, senza però riuscire a continuare, gonfiandomi a dismisura l'ego.

<Parla, fairy, ti ascolto>, commento con sarcasmo, ma per la prima volta non si ostina a dire quanto possa arrivare ad essere arrogante.

Il piacere deve averla proprio destabilizzata.

<Bellissimo ...>, continua, rischiando di provocare un duro colpo al mio cuore. <Tutto quanto, tu, questo tatuaggio ... è tutto perfetto, Nic, non vorrei mai andarmene via>

Non vorrei mai che se ne andasse ...

Ma sono costretto all'ironia, per non essere troppo stucchevole.

<Vuoi accogliere i clienti così? Hai deciso di farmi fare incassi facili?>

Ride scuotendo il capo, e con l'interno di una gamba mi colpisce di lato in viso, beffeggiandomi, ed io divertito le rispondo mordendo quella carne, famelico.

<Scemo>

<Non sto scherzando, per me va bene>

Può stare così tutto il tempo che vuole, ma mi avverta quando potrò andarmi a fare una doccia fredda ...

<Smetterai mai di prendermi in giro?>

<Penso proprio di no>, specie se mi tiene ancora sufficientemente lontano da un "ti amo" troppo avventato.

D'un tratto il rumore di una porta che si chiude ci raggiunge facendoci cadere nello stupore.

<Sono già i clienti?>, domanda divertita lei, ma io non ho il tempo di fare molto prima che dei passi e una voce cantilena ci raggiunga. Mi getto sul suo corpo, coprendo la nudità della sua parte bassa.

<Nicolas, ti sei dimenticato di lasciarmi scritte le misure dell'abito come faccio a ... oh wow!! Oww! Ma come? Sono entrata nel mezzo di una visita ginecologica per sbaglio?>, domanda Celine affacciandosi sulla scena e tappandosi di colpo gli occhi, e Lorelan scoppia a ridere, avendo trovato l'intruso.

Io invece sbuffo infastidito dalla rottura dell'intimità venuta a crearsi.

E' possibile che ci sia sempre qualcuno a interrompere la nostra privacy?

<Celine ...>, la intimo, e percependo il mio tono di dittatore capo la piccoletta corre ai ripari.

<Certo, certo, ho capito, me ne vado! Però, permalosetto ... cos'è Lorelan, lo stia lasciando in bianco?>

<Celine!!>, grido provocando un'altra ondata di risa alla mia dolce e seducente fata.

<Ho capito, vado!>, ma attendo che sia la chiusura e la scattante mandata della porta, una volta recuperate le chiavi abbandonate da Fairy sul tavolo, a convincermi della sua vera dipartita. Quindi mi sollevo dal corpo di questa fantastica donna, notando quanto ancora riesca a stare bene la sua figura mezza nuda in quest'ambiente.

<Se vuoi ricambio>, sussurra suadente e l'intimità torna ad avvolgerci dentro una bolla, riuscendo a ripristinare il mio sorriso.

<Un'altra volta, magari>

Stasera ogni cosa è stata per lei. Ogni più piccola parte di me si è donata al suo servizio e spera ne possa conservare la memoria, perché ho lottato tanto per tirarla in salvo, per recuperarla da quel burrascoso vortice nero che presto si sarebbe cibato dei suoi pensieri e desideri, abbandonando il suo corpo ad errare come un semplice guscio vuoto senza più la fiamma della vita a comandarne le gesta.

Ho lottato tanto, e credo di esserci riuscito, ora Fairy è con me, tra le mie braccia, sulla mie labbra, mi sta baciando, e la mia e la sua anima non possono essere più unite, si accarezzano a vicenda, imparano a conoscersi e a non dimenticarsi.
Si pongono al dito, vicendevolmente, l'anello di Claddagh all'anulare sinistro promettendosi parole e azioni ancora troppo immature per essere dette, eppure sono presenti, sono qui, tra noi due, felici e appagate, contente del loro destino, di questa vita divenuta meno fredda, avendo imparato a mente le giuste leggi per riuscire a condividerla.

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