60- Miele sulle labbra, l'audacia
P.O.V.
Ian
Concentro la mia attenzione sul campo da corsa, osservando i fantini recuperare le proprie postazioni.
È arrivato il giorno della gara in cui finalmente avrò conferma o meno delle mie scommesse, affiancato dalla onnipresente figura della Sokolov.
I miei pensieri non sono realmente disposti a farci da accompagnatori però, dunque li obbligo al silenzio, al fine di rimanere concentrato.
Non mi posso permettere distrazioni in un giorno come questo.
<Sono posti molto belli, li ha pagati Richard Lee?>, fa richiesta la voce piegata in un accento russo della Sokolov ed io mi siedo, accomodandomi al suo fianco per beneficiare della stessa vista.
<Solo il meglio per una donna come te>
<Quale gentilezza ... avrei preferito ben altro dono, come la sua testa o un'uscita a cena insieme>
<Perché ti spingi a tanto? Sai che il suo volere è quello di vederci insieme ... perché gliela dai vinta?>, tento di capire voltandomi nella sua direzione perfetta ed impreziosita dalle perle ai lobi, mentre i suoi occhi divertiti mi osservano.
<"Solo quando la testa si fida ed è inflessa che si può procedere a tagliare di netto la nuca">
<Un detto macabro>
<L'autore è mio padre. Mi consigliava di spingere il nemico alla fiducia per poter vincere>
<E tu hai continuato a farlo. Sono anche io uno dei tuoi nemici?>, le domando, e lei sorride nella sua pelliccia color caramello.
<La tua copertura ti porta costantemente a dubitare>
<Sei una donna pericolosa, Illiya. Ti basti sapere che ne sto tenendo conto>
Sorride quasi le avessi offerto il migliore dei complimenti e torna a osservare questa specie di arena che è l'ippodromo in un giorno tanto soleggiato da obbligarci a spesse lenti da sole, in una schermatura che può favorirci l'imbroglio.
<Ian i cavalli sono pronti, tra poco inizia la gara>, mi informa Bjorn comparendo alle mie spalle per parlarmi all'orecchio.
<Hai già raccolto le puntate?>
<Si ma avrei bisogno che tu passassi dalle stalle a piano terra, in modo da parlare con gli altri allibratori, ti vogliono conoscere>
<Ma certo, arrivo subito>, rispondo, poco prima di sentire la sua ritirata percorrere la strada delle gradinate alle mie spalle, ma ricordandomi di una cosa da dire sono costretto a voltarmi.
<Bjorn!>, lo richiamo, una volta in piedi ma non è lui che trovo: a poco meno di un metro Dafne è sul gradino precedente al mio, e mi sta fissando, prima di correre con gli occhi a Illiya, ancora attenta ad osservare lo spoglio campo.
<C'era una scommessa in atto ... mi sbaglio?>
Torna a parlare la sua melodica voce, ed io rispondo con il dovuto distacco.
<No, è così>
<Sotto un tempo di sette minuti con Weeky, è ciò che mi hai promesso. In caso di perdita il tuo cavallo verrà sostituito dal mio nella gara>
<E la Sokolov potrà puntare su di te>
<Non mi importa di quell'ereditiera russa>
<Importa a me>, faccio presente, <e importa a Richard quindi la scommessa è ancora valida>
<Non ci riuscirà mai, è il caso tu ti arrenda>
Oh, ma io sono qui per sorprenderti ragazzina, farti scoprire che con me l'impossibile può divenire estremamente reale.
Dipingo in viso un falso sorriso e la supero, arrivando fino alle scuderie al di sotto delle gradinate. Passo la concitata folla di addetti e fantini nei percorsi invisibili alla gara e tra loro mi nascondo, colto da un'idea che mi allontana dai nuovi incontri richiesti da Bjorn ancora per un po'.
Weeky scalcia all'interno del suo box in legno, tiene gli occhi fissi dinanzi a se. Il numero tre stampato in nero su carta bianca risplende nel suo valore, posato sul suo fianco e affisso alla sella, ed io lo accarezzo lentamente sotto di esso in modo che si calmi.
Da dentro questo gabbiotto la vista della corsa è terrorizzante, si riescono a scorgere gli spettatori scalpitanti in piedi o sulle scomode sedie in plastica ridere di buon gusto e con clamore, sperando in una futura vincita mentre sventolano tra le mani i cartellini della puntata.
Weeky è agitato, e lo sono anche io. Osservare la concretizzazione dell'attesa mette entrambi in angoscia, facendoci dubitare delle nostre abilità come non dovremmo mai spingerci a fare.
Scorgo Dafne due file dopo Illiya attendere con pazienza il fischio di inizio.
Si, la sfida è ancora valida, ed ho bisogno di vincerla. Ci ho pensato molto stanotte, tornando all'hotel dopo la visita all'ospedale da Caleb e sono giunto a una conclusione.
Tempo fa ci eravamo promessi che in caso di mia perdita lei e Alhena ne avrebbero beneficiato con favori che pochi minuti prima non si era assentata dal ricordarmi, ma in caso di una mia vittoria ... resta valida l'opzione di vedere Dafne farsi da parte, senza incappare più nei miei affari. Ed ho deciso che questo secondo scenario, per assurdo, potrebbe essere il migliore.
Devo allontanarmi da Dafne, ho sbagliato tutto fin dall'inizio, non voglio averci niente a che fare. Il mio scopo è un altro, è portare Lee alle strette, vendicarmi di William per conto di Megan e l'unico modo per riuscire a farlo mi obbliga a tenere Dafne incredibilmente distante, lontana dai miei casini, impossibilitata a farne nascere di nuovi.
Non sono un uomo come William, non lo potrei mai essere. Finirei per affezionarmi alla prigioniera della mia vendetta e compatirla, quando una donna come lei non ha certo bisogno della mia pena.
Deve conoscere la persona che ospita sotto le lenzuola, e di conseguenza deve essersi schierata volontariamente dalla sua parte, per cui non ha affatto bisogno di spiegazioni o di essere salvata, usata, da me.
Che viva la sua vita e lo faccia sufficientemente lontano dalla mia.
Sfioro il muso di Weeky ricordandomi le parole di Bjorn a proposito di questo animale: fin dal primo giorno mi aveva reso a conoscenza della sua imprevidibilità ed ora io sto scommettendo tutto su di lui, ma se è vero che Weeky sente, che ha un cuore e che da lui si fa modificare nell'umore allora che ascolti la mia preghiera, perché ho veramente bisogno che faccia del suo meglio adesso.
<Vedi quella donna Weeky? Quella vestita in celeste chiaro>, con un dito gliela indico, ben cosciente che Dafne non possa vederci dal nostro gabbiotto. <Io e lei abbiamo fatto una scommessa su di te>
Mi sembra ridicolo dover parlare ad un cavallo al pari di un confidente. Presenziare alla corte di Lee deve avermi reso pazzo ma poco importa se significa vincere.
<Le ho detto che riuscirai a percorrere l'intero campo e arrivare primo nella sfida sotto un tempo di sette minuti. Ce la farai vero? Se ce la farai ti ricompenserò con tutte le carote che vuoi>
Weeky nitrisce in disaccordo ed io colpevole, in un sorriso, mi rendo conto dell'errore.
<Carote? Ma cosa sei, un coniglio? Assolutamente no! Fieno. Un sacco di fieno e avena, cereali>, ne sembra decisamente più felice quindi io posso tornare tranquillo.
<Ma che accidenti ne so di cosa mangia un cavallo>, commento sottovoce, ed il muso del chiamato in causa si volta verso di me, mettendomi soggezione. <Vedo che capisci, allora rimaniamo che mi dici direttamente tu cosa vuoi, ti sta bene? Ma devi vincere Weeky, vinci ed io ti sarò riconoscente a vita>
Lo sarò davvero, se solo questo cavallo riuscisse a darmi ascolto.
<Stiamo per iniziare>, ci avverte il fantino con il numero tre affisso al petto, entrando nel box. Annuisco e mi faccio da parte, permettendogli di montare in sella, per poi tornare al piano superiore.
Non mi accomodo al fianco della russa, rimango semplicemente in piedi alla fine delle scalinate, in modo da osservare con sufficiente distacco ciò che sta per succedere, e quello che vedo davanti a me, per lunghi momenti prima del colpo di inizio, è la chioma dorata di quella piccola ragazza che non sono ancora riuscito a decifrare.
Sentendosi osservata volta solo di un quarto la testa nella mia direzione, senza vedermi, ma il gesto è quanto di sufficiente a costringermi a distogliere l'attenzione.
I fantini hanno preso posizione, la musica di accompagnamento all'attesa si arresta e un'incredibile silenzio avvolge l'intero ippodromo.
Un uomo solleva il braccio ma non riesco a vedere ciò che tiene in mano.
La punta verso il cielo ... e quando odo il colpo della pallottola uscire dalla canna e volare in aria sobbalzo inconsciamente, ed i cavalli iniziano a correre.
Non li vedo, non riesco a mantenermi concentrato.
Quello che sento nelle orecchie è ancora il colpo di quell'arma.
Quello che vedo dietro gli occhi ... è l'immagine di un molo, e non riesce ad abbandonarmi.
Sento freddo, tremo dei pensieri che mi stanno percorrendo la mente, cerco il giusto distacco con cui ero riuscito a vestirmi ... ma non lo trovo.
Il tempo passa, sempre, sempre più veloce. Metà campo è percorso, e poco dopo, compiuti i due giri, il gong di fine corsa annuncia il vincitore ... e si tratta di Weeky.
Esclamazioni e sorrisi, accompagnati da battiti di mani, mi ripescano dal profondo oceano dell'inconscio e dell'angoscia riportandomi a galla con colpetti felici su entrambe le spalle.
<È stato un vero privilegio fare affari con te, Ian, siamo felici di averti a bordo>
<Ancora una volta Richard Lee è riuscito a circondarsi di gente capace>
Sorrido forzatamente, rispondendo loro: <siete gentili, grazie a voi per avermi dato fiducia>
<Lo faremmo sempre d'ora in poi ragazzo, dillo pure al tuo capo. Non mi sarei mai spinto a fare una puntata del genere conoscendo quel cavallo!>
E non sarebbe stato il solo.
Cerco un viso specifico di donna in quella folla di complimenti, ma non riesco a trovarlo, e la confusione torna a vestire i suoi panni, isolandomi dal mondo.
La sedia di Dafne è vuota, lei non è qui.
La Sokolov applaude vinta dall'allegria mentre uomini intorno a lei, conoscenti di vecchia data, notano la sua presenza e si destreggiano in elogi.
L'uomo che poco prima aveva sparato il colpo dell'inizio annuncia il secondo turno di gara ed un pensiero, un'idea mi disorienta e vortica nella testa, spingendomi ad osservare il centralino di partenza.
Non riesco a vedere niente ma l'immaginazione corre, e lo sconcerto veste i panni della sorpresa.
Non posso credere che l'abbia fatto.
La pistola torna alla ricerca del cielo, il colpo segna l'inizio, i gabbiotti si aprono ... e con velocità, accompagnata dagli altri sei sfidanti, esce Alhena volando con la sua grigia criniera, e sopra di lei Dafne, vestita da cavallerizza, guida la corsa spingendola a lottare contro il vento, contro il tempo.
Apro appena la bocca senza però riuscire ad emettere una sola parola.
Dafne sta gareggiando.
Nonostante abbia vinto Weeky.
Nonostante Richard Lee le avesse obbligatoriamente impedito di farlo.
Osservo Illiya e scorgo persino in lei la curiosità della sorpresa.
Un allibratore si fa al suo fianco e le vedo estrarre divertita del denaro.
Non riesco a muovermi, ne tanto meno a parlare.
Dafne è l'unica donna fantino di questa gara, e sta volando con la sua cavalla sulla pista, incurante di tutto.
Cosa dovrei pensare adesso? Perché ha fatto un gesto simile?
Chi sei ... Dafne?
Incapace di distogliere lo sguardo vengo catturato dalla sua femminile figura, dalla bellezza che assume nel controllo di questa gara: i capelli biondi come l'oro sono legati in una treccia alta mentre i suoi abiti, i pantaloni marroni a vita alta e stretti, la maglietta a maniche corte color panna, gli stivali terminanti al ginocchio, non riescono a mascherare le sue forme di donna, la grinta con la quale sta mangiando la pista, creando uno stacco con gli altri partecipanti.
Non l'avevo mai vista cavalcare prima d'ora, tranne quando al maneggio aveva deciso di allontanarsi con furia da me, in groppa ad Alhena ma era stato un attimo e non aveva tutto questo fascino ... c'era in gioco la provocazione a quel tempo seppure non posso dire che adesso non valga altrettanto.
Riesce a catturare il mio sguardo come quello di molti altri, li noto sporgendo di poco al lato la testa, e tra di loro vedo anche la figura di Monty, immobile.
Il conto alla rovescia segna il termine della gara ma è un suono ovattato, distante, quando noto Monty, lontano cinquanta metri da me ed in piedi nella mia stessa posa al termine della gradinate, sfilare da sotto il nero cappotto un fucile di precisione e puntare il mirino in direzione del campo di gara, immaginando di intrappolare Dafne al suo centro.
Il terrore mi immobilizza.
Per lunghi istanti non so che fare, vedo solo quel fucile, la sua testa china in direzione del mirino, la folla ignara al di sotto esultare concitata ... sento il verso dei gabbiani venire sostituito da quello degli zoccoli in corsa, ed è un attimo che ecco torno a muovermi, a correre in un principio di pazzia percorrendo gli stessi corridoi che pochi secondi prima avevo affrontato con la calma, sussurrando parole dolci a Weeky, mentre nella testa non vedo altro che il viso concentrato di Monty sotto le spesse lenti, e non ho tempo di esitare.
<Signore lì non si può andare! Signore, signore si fermi!>
Lascio che quella voce scompaia alle mie spalle, e che il buio di questa specie di sotterraneo venga sostituito dalla luce naturale del sole alto in cielo.
Sono sulla pista di galoppo e a pochi metri Alhena fronteggia la mia direzione. E' una follia ma non mi importa, non mi importa niente le vado incontro, gareggio contro la sua velocità, dimezzo lo spazio tra noi ... perché non posso vedere nessun altro ferito, nessun colpo di pistola incastrarsi nel ventre di un altro, non posso, nemmeno se si tratta di Dafne, specie ... se si tratta di lei, dopo un gesto simile.
Circa cinque metri è la distanza che mi separa dalla cavalla quando d'un tratto mi fermo ed alzo le mani al cielo: Alhena risponde, presa dal terrore, si solleva alzando gli arti superiori e Dafne lotta per rimanere in sella mentre gli altri concorrenti ci raggiungono. Si crea il caos, gli animali si spaventano l'un con l'altro, impazziti corrono in direzioni diverse, si sparpagliano ed è quanto di sufficiente per deviare la tratta del colpo in canna.
Alhena non si calma, scalcia ancora, protesta, ed è un attimo prima di vedere Dafne cadere.
Riesco a prenderla tra le braccia e precipitare a terra di schiena quando il proiettile di Monty sfreccia nell'aria incassando un colpo a vuoto, poiché Alhena è riuscita a rifugiarsi all'interno del proprio box.
Resto con gli occhi chiusi mentre il mondo continua a girare, mentre gli zoccoli degli animali, guidati dai fantini, muovono la terra alimentando nuvole di polvere e si fanno più distanti al fine di mettere in salvo loro stessi e noi, mentre le braccia sono avvolte intorno alla vita di lei, impegnate a stringerla, vietandole d'andarsene.
Ha un buon profumo ed è incredibilmente leggera, anche se non abbastanza da farmi dimenticare la sua presenza, ma non importa perché vedo ancora lo stormo dei gabbiani, sento ancora il suono di quel proiettile mentre giunge fino a noi, il cuore terrorizzato che batte impazzito contro il petto al pari del suo: le mani di Dafne sono tra i miei capelli, il suo seno è contro il mio petto, preme sul mio cuore e cerca rifugio. Nessuno di noi parla. Nessuno riesce a far sciogliere questo abbraccio nato dalla paura per cui rimaniamo stesi, per un tempo infinito, attendendo la calma del mare, mentre infuria contro la stiva della nostra nave, aspettiamo, rimanendo immobili, sentendoci.
Il suo respiro mi accarezza il viso, il mio nella caduta si era spezzato venendo a contatto con il terreno e sono spinto ad aprire gli occhi e guardarla.
Cado nei suoi, celesti come il cielo a far loro da sfondo, mentre alcune ciocche dorate al pari del sole si sono liberate dalla treccia e le incornciano il viso.
Sappiamo entrambi quello che è appena successo.
E nessuno dei due trova anche solo la forza per poterne parlare.
Imbarazzata e impaurita Dafne si solleva mettendosi a sedere, ed io la imito cercando alle mie spalle, con gli occhi verso le gradinate, la figura di Monty ma sembra essere sparito.
Nemmeno la Solokov è presente, come metà degli spettatori.
<Stai bene?>, le domando, tornando al suo viso.
Vedo una delle mani tremarle, mentre si solleva per mettere apposto i capelli dietro l'orecchio, ma annuisce.
Avevo deciso che tra me e lei sarebbe tutto finito, ed ecco che l'attimo dopo sono tornato ad averla tra le braccia, ironico destino pronto a farsi beffa delle mie scelte.
<Dammi la mano>, la incito, tornando in piedi e tendendole la mia. Lei mi osserva dal basso. Non voleva risultare un'ordine, ma ho bisogno di portarla via da qui. Sembra capirlo, e l'attimo dopo mi allunga la sua, intrappolandola nella stretta offerta.
Devo farla vedere da un medico, zoppica, penso notandola avanzare mentre il brusio della ressa e della confusione ci accompagna in un macabro sottofondo.
Senza emettere una sola parola lancio nuovamente uno sguardo alla posizione di Monty, pensando che prima o poi, uomini come lui, la dovranno pagare, e una domanda mi balena in testa quando torno con gli occhi sulla coraggiosa e ferita figura della ragazza che con una mano si sostiene al mio braccio offerto, per poi spostarmi sul pallore di Alhena, poco più lontana e ancora febbricitante, tanto da dover necessitare dei consigli di un addetto per tornare normale.
Chi delle due voleva colpire?
Entrambe non dovevano essere presenti e la domanda rimasta nella mia testa mi sconcerta non appena ripenso al severo ordine impartito a Monty da Richard riguardo la ragazza.
Offro loro l'incertezza, scelgo il colpo in direzione dell'animale ma mi è impossibile non valutarne il rischio conseguente, le ferite riportate da una Dafne disarcionata se non più gravi di quelle di una Dafne tradita.
Quel colpo era per lei e posso soltanto ringraziare il fato che a sparare non fosse stato William perché so bene che non avrebbe sbagliato il colpo: ci avrebbe centrato entrambi, mentre correvo per salvarla, ed i nostri corpi sarebbero rimasti per sempre intrisi del sangue e della sabbia dall'arena.
Dafne cammina al mio fianco, probabilmente pensando lo stesso, ed in silenzio entriamo per ultimi nel blocco di partenza, passando al di sotto della metallica tettoia che ci accoglie nel suo buio obbligandoci a stringere gli occhi, e procedere con più attenzione d'ora in avanti.
<Ahi!>, sussulta di dolore non appena il medico tasta un punto specifico al collo del piede, applicandovi una leggera forza.
<Scusami, ma avevo bisogno di confermare, si tratta di una slogatura, dovrai tenerci il ghiaccio per un po', presto si gonfierà, e stai a riposo per qualche giorno ... ora ti trovo anche una fascia elastica da poter mettere intorno così da comprimerla>
<Grazie>, sussurra prima di abbassare il capo mentre l'uomo parte alla ricerca.
Io continuo ad osservarla dalla mia postazione con le braccia conserte, a valutare altri piccoli danni che il superficiale medico, giovane e particolarmente attratto dalla sua bellezza, può aver tralasciato.
William non mi perdonerebbe se gli riportassi a casa il giocattolo rotto.
<Ecco a te, faccio io?>, le domanda con la fascetta tra le mani.
<Prego>, risponde, ed eccolo che da bravo principe azzurro quello si china e con delicatezza le afferra il collo del piede. Le sorride perso, ed io sbuffo dalla patetica noia scaturita da una scena simile.
<Ecco fatto>
<La ringrazio>
<Si, dottore, grazie>, commento ironico, facendo valere solo in questo momento la mia presenza.
Nel suo camice si fa da parte, imbarazzato, ma non deve temere: se vuole giocare con questa piccola bambola non ha da chiedere a me il permesso, ma al suo egoista padrone.
<Figuratevi, per qualsiasi cosa mi trovate qui>
Dafne annuisce ed io mi volto, uscendo da quest'improvvisata infermeria per tornare a ragionare.
È successo tutto in poco meno di un attimo, così velocemente da impedirmi di pensare.
Ho interrotto il secondo turno della gara su cui Richard aveva investito risorse e tempo per salvare Dafne dalla pallottola di Monty, e presto questa voce si spargerà arrivando fino a delle indesiderate orecchie che bramo e temo vederle schierarmisi contro, ma poco importa perché ormai il dado è tratto.
Ho salvato la principessa dalla ferocia del drago e presto sarò costretto a subirne le conseguenze.
Notando di essere il solo ad avanzare mi volto verso di lei, solo per capire se è rimasta in infermeria con il suo spasimante, ma non lo ha fatto: è a pochi metri dietro di me, ancora vestita nei suoi panni di cavallerizza, e mi osserva senza inizialmente provare a parlare.
<Grazie>, sussurra però poi, ma ancora non sa quanto poco possa essere accondiscendente. Non gliela do vinta.
<Ricordavo diversa la nostra sfida. Weeky ha vinto ... avresti dovuto fatti da parte>
<Non l'ho fatto per andare contro di te>
<Allora ha più senso se ti schieri contro Lee>
<Quell'uomo non sa che cosa significhi per me gareggiare>, si protegge con audacia.
<Ma ti ha ricordato che non puoi farlo. Vogliamo parlare di quello sparo?>
<No, ti ho semplicemente ringraziato, fine del discorso>
<Sei stata incauta>, proseguo.
<Non vedo come possa interessarti>
<Non mi interessa, non tengo a te come persona e penso che non lo farò mai, ma non amo vedere morire qualcuno, sono diverso dalle bestie di cui ti circondi>
Dafne stringe gli occhi, forse ferita dalle mie parole.
<Nemmeno mi conosci>
<Conosco le tue compagnie, quindi grazie ma con te non voglio più avere niente a che fare. Spiegalo tu al tuo uomo il casino che si è creato prima che possa anche solo supporre, ti auguro una buona giornata>
<Credi di essere migliore? Le persone di cui mi circondo sono le stesse tue, non sei diverso da me!>
Le avevo dato le spalle, ma sono costretto a voltarmi nuovamente con un sorriso nella sua direzione, facendo i conti con la sua rabbia.
<Sono stanco di queste parole vuote, me ne vado>
<No, non lo farai!>
Quasi rido. <Non vedo come tu possa impedirmelo visto come sta messo quel piede, non l'hai sentito il caro dottore?>
<Devo sapere che accidenti vuoi da me. Sono stata la prima a farmi da parte e dire che non volevo alcun tipo di rapporto tra noi due, ma poi mi cerchi al maneggio, ti fai beffe di me, giochi con la mia pazienza, crei quella stupida scommessa e oggi mi salvi, solo per tornare ad essere un pezzo di ghiaccio che mi disprezza, e non vuole nemmeno sprecare il suo tempo per parlarmi. Vuoi dirmi che razza di persona sei?!>
Riassunto accurato, ha tenuto proprio in conto tutto... peccato che io non abbia una risposta, ed anche quella apparentemente più vicina non è un dono che voglio offrirle.
<Sei incoerente, e assurdo>, prosegue, senza riuscire a scorgere l'ironia che mi accoglie dietro questa facciata. Resto stregato dalla sua grinta, dal miele sulle labbra che si lascia assaporare nelle vesti d'audacia ma non posso permetterle di proseguire e agitarsi troppo, per quanto me ne compiacerei, perché non è a me che dovrebbe rivolgere la propria rabbia.
Questo scontro è assurdo e immotivato.
<Che cosa è che ti infastidisce davvero?>
<Pensi di sapere tutto di me, mi giudichi senza nemmeno conoscermi>
<Apri le gambe a William ogni notte, non va molto a favore della tua persona>
<Quindi io non sono altro che la donna di Will? È questo?>
Più o meno si, non l'ho mai vista in altre vestiti, nonostante riempa bene quelle della cavallerizza agguerrita.
<Non mi importa chi sei Dafne, ti ho solo salvata perché ho visto Monty prepararsi a sparare. Sembra tu non ti renda conto del reale mondo in cui vivi, vedi di farlo al più presto ... non ci sarò per sempre io a prenderti non appena cadrai>
Con queste ultime parole la lascio da sola senza sentire alcuna forma di protesta da parte sua, e mi incammino per raggiungere Illiya, l'altra misteriosa ragazza facente parte della mia nuova vita, nonostante non riesca a farmi sorgere la stesa dose di domande sulla sua persona quanto riesce questa piccola guerriera, che in maniera più o meno inconscia si è fatta strada tra i miei pensieri in lotta per non averla con loro.
Ma a lei non importa di loro, volendo continuare a porgere misteriosi quesiti di cui non so le risposte.
Di cui non dovrò mai spingermi a scoprire la soluzione, in modo da non espormi nuovamente, più di quanto non abbia già fatto.
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