59- Fairy

P.O.V.
Nicolas

Non conosco il motivo per il quale sono arrivato in un posto simile, in questa sovraffollata ora. O meglio, ne conosco il reale desiderio, ma non avrei mai pensato mi spingesse a tanto.
Sfidare in un aperto dialogo la forza di William e la scaltrezza di sua madre, in un colpo solo.
Eppure il SaPlaya è la mia tentazione ed io sono un peccatore incapace di resistere, e che ha imparato a strizzare l'occhio buono al titanico Hulk a guardia della porta, che ormai in una quieta rassegnazione mi lascia passare e raggiungere Joffrey.

Il barman ride mentre mi vede arrivare, probabilmente in ricordo della mia eccellente performance.
Non posso smentirlo, sono stato grande, ma ora vorrei vedere la mia stella, se mi venisse concessa, di grazia, da questo profondo pozzo nero dei desideri nel quale lancio una moneta, sperando che il mio si avveri.

<Ma guardate chi è tornato, il musicista!>, cantilena simile ad un coro di barzelletta la voce di quella che mi pare di ricordare si chiami Natalie, appoggiata con i gomiti sul piano di questo stesso bancone.
<Joffrey, due dita di bourbon>

<In arrivo signora>

<Mentre per il nostro caro musicista ...>, avanza lei, divertita dal mio spavento.

<Grazie, non voglio niente>

<Proprio niente?>

Niente?

C'è una cosa che vorrei, ma risiede nel pozzo dei desideri.
Natalie però è la guardiana che lo controlla.

<Sei stato bravo l'altra sera, ragazzo>, ci tiene a farmi sapere ristabilendo un tono limpido, fermo. <Hai fatto ridere le ragazze, mi sei piaciuto ... meriti un premio>

<Non voglio niente>

<Ne sei certo?>

Taccio poiché il mio spirito me lo comanda, e la strega riesca a tradurlo, schioccando le dita in una direzione, come cenno di richiamo, per poi spostare su di esso anche gli occhi, al fine di garantire l'efficacia del suo ordine.

<Lorelan, eccoti qui. Raggiungici, ti prego>

Al suono del suo nome volto la testa di scatto cercandola ... e nel trovarla mi pento di essermi mosso a ricerca.
Come la prima volta Lorelan è sorpresa di vedermi.
Lo credo bene, avevamo stabilito uno specifico giorno a settimana per vederci, ma io non potevo più resistere e mi sono affrettato.

Avevo immaginato che quel giorno concordato fosse l'unico anche per lei, ma la sua presenza qui me lo nega, spingendomi verso il confine di una fastidiosa delusione che tento in tutti i modi di arginare.

La vista mi aiuta nell'impresa, portando le testa verso altre mete, come il suo seno.

Lorelan non ha praticamente niente addosso se non una vestaglia trasparente in tessuto nero, ricamata con del pizzo e decoro ai margini delle maniche, degli orli, scoprendo il suo fisico perfetto già fin troppo visibile grazie all'abbinamento nero dell'intimo.
Non voglio nemmeno provare a soffermarmici per non impazzire.

Come può mostrare tutto questo ai clienti e rimanere disinvolta?

Sta giocando duro per avere la paga che le spetta, ed ecco che il cuore viene proprio trafitto dalla sua freccia, finalmente resosi conto dell'assurdo lavoro di concubina e amante.

<Lorelan, vedo che non sei impegnata>

<Non mi ha richiamato per nessun altro cliente dunque non mi sono fatta avanti, come avevamo concordato>

<Ma certo, ti permetto solo la scelta dei migliori, ma ecco qui il tuo nuovo incarico: porta il nostro musicista in uno dei prive e divertiti con lui>

Il respiro mi si arresta ed il cervello sembra non aver capito.

Che cosa dovrebbe fare?

Anche Lorelan ha uno sguardo perso, gli occhi sono spalancati e sorpresi, sa di non poter disobbedire, eppure vorrebbe in qualsiasi modo riuscire a rallentare.

<Che significa?>

<Il ragazzo non ha accettato i soldi ricavati dalla serata, dunque necessita della giusta ricompensa, non trovi?>

<Immagino di sì>

Lo immagina?

<Allora direi che è perfetto, le regole sono le stesse: uno dei nostri uomini vi scorterà su e rimarrà dietro la porta a spiarvi dall'oblò per vedere che tutto vada secondo gli accordi. Non deludermi Lorelan, può essere il giusto trampolino per fare un gran passo avanti>, la beffeggia questa piccola capa, ma la malinconica è troppo confusa per poterle dare retta.

Mi afferra la mano, mentre rimango stoicamente immobile.
Questo la spinge a voltarsi, con ancora gli occhi sconvolti dalla leggera svolta degli eventi.

<Non sali?>, mi chiede, ed io tento di parlare mentre mi obbligo a fissarla in viso.

<Non sei obbligata, non devi>

<Lo credi davvero?>

<Non ti permetterò di farlo>

<Vuoi per caso un'altra delle ragazze?>
Tremo, perché chiedendomelo Lorelan è arrivata a un soffio dal mio viso e non intende allontanarsi.
Potrebbe sembrare un obbligo ma ecco che vedo il divertimento raggiungerla in maniera celata, troppo nascosta per essere di conforto.

<Sai che non è così>

Le sue dita curiose giocherellano con i primi bottoni della mia camicia bianca mentre siamo in piedi su queste scale ricoperte da un tappeto rosso, per poi raggiungere il gilet grigio informale e in tinta con i pantaloni. Vengo direttamente dal lavoro e sono distrutto a causa della giornata stranamente pesante. Non ci metto niente, se continua, ad arrendermi alla sua mano e ai suoi occhi, e probabilmente deve saperlo.
Mi cura con il suo tocco, per poi dire lievemente:

<Sei ancora più bello, così>

<Tu invece non hai niente addosso>

<L'hai notato?>, mi prende in giro e un altro brivido mi attraversa. Non avendo perso la stretta delle nostre mani lei la usa come leva, obbligandomi ad avanzare, ed io sono totalmente sotto il suo controllo mentre mi volta le spalle togliendomi il fiato con la vista del suo corpo mezzo nudo e a malapena celato dalla vestaglia, pallido, perfetto.

Mi sento uno schifo a fare certi pensieri ma il mio desiderio è inevitabile e risiede persino nello spazio del mio cuore.
La voglio perché la conosco, perché ormai ho capito di provare qualcosa di serio per lei ed il suo animo ferito.
Mi basterebbe anche solo fermarci e prenderla tra le braccia, non l'ho fatto mai ... ma Lorelan non è della stessa idea ed io prego che sia realmente la sua volontà a guidarla.

La fatidica stanza ci raggiunge ed è diversa da quella della scorsa volta, appare molto più grande per quanto continui ad esserci lo spazio imbottito di seduta, dal quale poterla ammirare. Niente tavolino da cocktail o piano su cui vederla strusciarsi e ballare, solo dell'incredibile spazio vuoto capace di avere conseguenze ben più disastrose.

Non cessa di accarezzarmi attirando tutta la mia attenzione su di se, mentre viene illuminato da questa luce cobalto come una seconda pelle in grado di enfatizzarle il colore degli occhi.

<Vuoi rimanere in piedi?>

<Non lo so>

<Sei confuso?>, mi prende in giro, ma non attacca.

<Non voglio obbligarti a fare quello che non vuoi>

<Chi ti dice che io sia obbligata? Tu non sei tutti gli altri, Nicolas, non lo sarai mai>

Se ha deciso di uccidermi dovrebbe sapere che solo con questa frase ci è riuscita benissimo.
Non posso che rimanere immobile mentre continua a giocherellare con i primi bottoni della camicia, calamitandovi anche i suoi occhi.
Poi la vedo chinarsi sulla mia pelle e la sento baciarmi alla base del collo.

Trattengo un gemito, chiudo gli occhi, sentendo solo il rimbombare furioso del mio cuore.
Lorelan mi incita a scostarmi dalla porta, e sotto la sua guida raggiungo il piccolo spazio di seduta con il respiro a pezzi. Lei mi resta dinanzi.

Dovevo immaginare il peccato di una scena simile.
La vestaglia scivola lenta dal suo corpo lasciandola vestita di solo quell'intimo a malapena coprente che mi spedisce alla soglia dell'inferno.

Una leggera musica ipnotica accompagna i suoi gesti, ci rende partecipi di un sogno ed io non so se crederci, se arrendermi ancora una volta a questo piccolo gioco.

Non andremo a letto insieme, le regole di questo posto lo vietano. Le ragazze devono essere portate fuori per quel tipo di richiesta, dunque saggeremo le porte, sempre più ravvicinate, della provocazione ed io non so se saprò resistere.

Ho un tamburo al centro del petto che le due affusolate mani suonano senza sosta, impedendomi la pace mentale.

Viene a sedersi su di me. Poso le mani sulle sue nude cosce strette intorno ai miei fianchi per impedirglielo  ma lei mi fissa negli occhi, vinta da quella stretta, e mi posa una dito sulle labbra, impedendomi qualsiasi tipo di richiesta.

Un solo microscopico gesto e sono in paradiso.

Lorelan muove i fianchi su di me, spedendomi in un'altra dimensione e accorgendosi inevitabilmente dell'eccitazione che mi porto addosso.
Non mi è indifferente, non può mai esserlo trattandosi di lei, della mia malinconica fata che tanto odia essere considerata triste e arresa.
Ed è così bella ...

Muove nuovamente i fianchi in una leggera onda ed io sono costretto a genere in modo cupo, afferrandole con più forza le gambe, chiudendo gli occhi.
Quando vedo i suoi sono come leggermente spalancati nel trovarmi già così distrutto dal piacere per suo totale e incontrollabile merito.

Compie passi avanti nella seduzione correndo con le mani dietro la sua schiena, per poter procedere.
La blocco prima di poter morire definitivamente di infarto.

<Non provarci>, ringhio e la mia minaccia la fa sorridere.

<Quell'uomo alla porta ci sta fissando, sono le regole, devo spogliarmi e ballare per te>

Vorrà dire su di me, ma non la correggo.

Ho la testa che scoppia ed un contrasto interiore che si interroga cosa sia meglio fare, se restare o fuggire per sempre da qui.
Nel frattempo Lorelan ha trovato la chiusura del reggiseno, ed un piccolo suono ci avverte del suo cedimento.

<Perché è qui a osservare?>, provo a chiedere.

<È un uomo di William, deve capire se sto lavorando>

<E ti ha visto lavorare molto stasera?>

Trafitta da quella mia lieve predica Lorelan solleva lo sguardo, reggendosi ancora con le mani le coppe del reggiseno.

<No, non quanto adesso, con gli altri ho solo parlato>

Vorrei non provare il sollievo che sento, perché è effimero ed incredibilmente momentaneo.

<Sei la scusa perfetta per far credere a William che stia veramente facendo ciò che mi comanda. Ancora una volta riesci a prenderlo in giro senza nemmeno accorgerti>

<Forse mi prenderà alla sua corte come giullare>

<No se rimani tra le mie gambe>

Ed ecco che quel sottile e trasparente indumento si lascia cadere a terra, guidato dal comando di una sola mano, riuscendo a scoprirla totalmente, togliendomi il respiro.

Ha un seno perfetto e la pelle immacolata, pallida, incontaminata al confronto della mia, ancora celata al di sotto degli abiti, e devo resistere alla tentazione di toccarla.

Sposto la presa delle mie mani su altri punti delle sue gambe, pregando di non averle fatto male con la precedente stretta ma dovendo trovare comunque un punto di forza con cui trattenere il desiderio, per quanto il solo pensiero sarebbe accostarla al mio corpo, posarle le mani sul sedere e permetterle di muoversi liberamente, conducendomi sull'orlo della pazzia.

Sfiora con un dito il profilo del mio labbro inferiore, costringendomi ancora una volta a resistere alla sua vista troppo ravvicinata.

Probabilmente non si accorge dell'effetto devastante che produce nel mio corpo, facendo salire come febbre l'eccitazione.
Necessito di tutto il controllo del mondo per poter resistere, ma lei non collabora. Lentamente parte a sfilare i bottoni dalle asole prima del gilet poi della camicia, portandomi ad essere a petto nudo, proprio come lei.

Non resisto alla passione, torno a fissare la sua curiosità mentre fissa il mio fianco, i miei tatuaggi.
Gli abiti sono volati lontani e adesso la sua mano sta percorrendo il filo di quei disegni neri.
Osserva attentamente la loro geometria ed io mi lascio analizzare.

<Conosco questa figura ...>, parte a dirmi, mentre accarezza l'albero della vita celtico disegnato sulla terza e quarta costola.

<Sono irlandese>

<Davvero? È della tua tradizione?>

Annuisco, vedendola poi trovare anche l'anello Claddagh poco più distante, simbolo dell'amore eterno, sapevo che l'avrebbe notato.

<Anche questo conosco, ma non so cosa significhi>

Assurdo che stiamo parlando di questo mentre lei è mezza nuda e seduta su di me.
Ma ogni cosa va bene pur di riuscirmi a distrarre e poi lei sembra veramente ardere di curiosità, desiderosa di scoprirmi, e questo mi fa sorridere.

<Si tratta di una leggenda, che lega amore e amicizia, ovvero i sentimenti provati da Joyce per la sua amata. Lui era un argentiere irlandese di Galway costretto alla schiavitù dai corsari, e quando torno nella madrepatria quattordici anni dopo si recò subito da lei, donandole questo anello, come simbolo del suo impegno e dell'incapacità di dimenticarla>

<Quattordici anni sono molti>

<Non per l'amore, per quello si può aspettare persino una vita>

Ti ho aspettata per una vita, piccola fata.

Incontrollabile la mia mano si spinge a saggiare la perfezione della sua nuda schiena e perdersi nell'arcuatura formatasi e per l'incredibile il mio tocco le irrigidisce ancora di più i capezzoli, tesi nella mia direzione.
Vorrei prenderli tra le labbra e al tempo stesso andarci piano.
Lorelan ha paura degli uomini.
Non si accorge dell'effetto che procura loro, sembra stordita dinanzi al desiderio che c'è venuto ad avvolgere ed io non me ne voglio provare.
Ma al tempo stesso la reclamo, ora più che mai.

L'uomo alla porta distrattamente ci lancia qualche occhiata prima di tornare a prestare attenzione alla sala al piano di sotto ed io prego in tutti i modi che lei non si volti mostrando la sua nudità perché potrei morire di gelosia. Che insensato sentimento il richiedere di averla solo per me, eppure è ciò che anelo mentre prego che un giorno lo sia davvero.

I suoi fianchi tornano a muoversi sulla mia eccitazione, provocandomi un fremito, e a differenza di poco prima non si arrestano, continuando imperterriti.

<Lorelan ti prego ... fermati>

<Non voglio>, geme, e quel tono mi porta a spalancare gli occhi per scorgere quel breve cenno di rossore sulle sue gote. <È così bello ...>

Come può un uomo riuscire a controllarsi avendo tra le braccia una simile creatura?
Non può, la sua dedizione lo sconcerta, al pari della sua totale inesperienza all'interno di un mondo simile.

<Ti prego, per oggi basta così ... Lorelan ... basta>

Ma non vorrei affatto che smetta e nemmeno lei.
Si china sul mio viso, accostando il petto contro il mio, pelle contro pelle, e mi lascia un piccolo bacio sulla guancia.

<Fairy ...>, gemo in maniera inconscia, spinto a precipitare proprio dentro il pozzo dei mei maledetti desideri.

<Come mi hai chiamato?>, chiede, ad un respiro dal mio viso, ed io ho bisogno di qualche istante per riuscire a ricordare.

<Significa fata>

<Sei celtico ... le fate sono costantemente presenti nella tua cultura>

<Risiedi in ogni pensiero>, confesso, vinto dalla voglia di riuscire a farla mia.
Lorelan tiene entrambe le mani a contorno del mio viso.
Il suo seno ormai è premuto totalmente contro il mio petto, l'erezione nei pantaloni non ha controllo come il fiato, e la sua bocca è tanto vicina da apparire ancora più morbida di quanto mi sia mai immaginato.
Mi osserva con quei suoi immensi occhi a palla, celesti chiaro, affilati però dai lati, a causa di un sorriso.

<Mi piace, sai?>

Ricambio quel sorriso, avvicinandomi però sempre di più alle sue labbra.

<Non resisto più, Lorelan, sto per infrangere la promessa>

<Non l'hai infranta>

<Non ti ho sorpresa>

<Lo credi davvero? Non ho mai trovato un uomo come te Nicolas, ne in questa vita ne in quella precedente. Ognuno di loro era squallido a modo suo, si avvicinava solo per spingermi dentro di un letto senza nemmeno volermi ascoltare parlare, oppure mi fissava con malizia dimenticando per lunghi momenti che ero la stilista, non la modella a cui far sfoggiare l'ultimo capo di intimo. Mi sentivo denigrata, non volevo le loro attenzioni, e vivere qui dentro, lavorarci, accentua il mio incubo di non riuscire mai a poter trovare la persona giusta.
Poi ho conosciuto te, dentro un bar.
Mi fissavi con occhi diversi, mi fissi ancora con quegli occhi>

La studio a fondo, cercando di arginale l'emozione che provo dentro, sentendo le sue parole.
Ascoltandola mentre si apre con me, senza più divertimenti o intricati doppi sensi.
Ecco la pura e semplice verità.
Io e lei ci fissiamo così, non smetteremo mai di farlo.

<Hai un modo diverso di osservarmi. Non provi pena, non sempre almeno, lo fai quando mi chiami malinconica, e non mi vedi come un pezzo di carne su cui affondare i denti.
Mi consideri una tua pari, non mi denigri, mi sei sempre vicino quando ne ho bisogno e mi ascolti, mi fai dimenticare di questa assurda vita>

Solo noi due possiamo parlarci così, con il cuore in mano, in uno stupido night club. Ogni cosa ci scompare intorno, proprio come era successo quando ci eravamo incontrati, e ci porta nuovamente ad essere soli.
Nudi perché esposti, stretti nell'abbraccio che desideravo, cuore contro cuore ed occhi persi all'interno di altri.

<Sono così fortunata ad averti che non mi sembra vero>

<Sono io quello fortunato>

<Proprio perché sembri davvero crederlo non fai che confermare quello che penso. Uno solo di noi ha vinto alle vera lotteria, e sono io Nicolas la ragazza che tiene il biglietto in mano>

Sorrido della sua stupidità, sfiorandole il viso in una leggera carezza, ignorando il corpo che tenta di avere un contatto più profondo, è il cuore schierato in gioco e al momento si sente abbastanza forte da combattere contro tutto e tutti, riuscendo ad arrivare alla fine.

<Quindi non pensare nemmeno che io non sia sorpresa di averti. Lo sono eccome. È così difficile trovare uomini come te, uomini veri, che per assurdo non riesco a credere di averti>

<Non sono così perfetto, anche io ho i miei incubi, Fairy, e scappo da loro da una vita ...>

<Non voglio il principe azzurro, voglio te>, mi dice alla vicinanza di un respiro, fissandomi nella perfetta bordatura dei suoi celesti occhi. <Ti prego, Nicolas, baciami>

Come posso non acconsentire ad una simile richiesta?

Avrei voluto molto di più. Avrei voluto che non avvenisse in un luogo simile, con un uomo a fare a guardia alla nostra porta, ma non sono nel SaPlaya sono nel suo cuore, tra le gambe di questa donna, nel suo abbraccio, e non può esserci posto migliore per averla.

Per cui poso una mano sulla sua tempia, accarezzando con un pollice la perfezione della sua pelle e lentamente mi avvicino.
Il percorso è breve, il suo respiro sempre più vicino.

L'attimo dopo siano labbra contro labbra, e ci stiamo baciando.

Mi perdo, tocco le stelle, volo fino al confine del cielo assaporando il suo sapore di nettare, di perfezione, quando la mia lingua e la sua si incontrano dando vita ad un passionale scambio di profonde stoccate.

Respiro la sua aria, stringo a me il suo corpo seminudo, coperto semplicemente da uno slip in pizzo, la porto più vicino, la accolgo nel mio corpo.
Vorrei che vi prendesse fissa dimora, non dimenticandosi mai di noi.
L'assaporo e mi immergo in un mondo nuovo, il suo paradiso del quale vorrei avere le chiavi in modo da non poter più uscire.

Un sospiro tremolante sfugge dal suo controllo simulando un principio di gemito che mi fa rabbrividire, e tornare a cercarla.

Crede sul serio di essere lei ad aver vinto la lotteria? Io invece cosa dovrei dire? Sento i fuochi d'artificio, sono un paese in festa, mentre faccio mia la sua mente e la sua bocca.

Il rumore della porta non ci distrae, lo fa il tono baritonale che esce in un disprezzo dal nostro carceriere, privo di tatto.

<Il tempo è finito, Natalie ti vuole giù>

L'infisso torna a chiudersi, e una volta nuovamente da soli Lorelan si allontana.
La sua bocca è di un rosso vivo che mi strega, il suo seno la meta sul quale vorrei posare la testa, cercando consolazione a questa tortura.

Non voglio che se ne vada.

Stringo ancora un poco la presa sulla sua schiena, costringendola ad un ultimo bacio a stampo. Mi sorride, ne avanza un altro, poi lentamente si solleva con mio enorme disappunto.

La voglia di lei è ancora qui tra di noi, affatto celata per la mia vergogna ma lascio che rida di noi e si accorga di cosa realmente è in grado di fare, una come lei.

Afferra il reggiseno e se lo aggancia in poco meno di un attimo. Recuperati i miei vestiti, senza finire di abbottonarli, prendo la sua flebile vestaglia e mi occupo di farla passare sulle sue spalle, solo per tornare ad accarezzarla.

<È stato un bel bacio, arrogante, non mi sarei aspettata di peggio da uno come te>

<Te ne do altri cento se solo rimani>

<Devo tornare giù, hai sentito quell'uomo>

<Ti aspetto fuori. Aspetto che tu finisca il turno, così torni a casa con me>

<Si gela>

<Non mi interessa>

<Almeno hai la macchina? Aspettami dentro. Purtroppo ci vorranno delle ore prima che possa uscire, e tu per tutto il tempo ti pentirai immaginando cosa stia facendo>

<Ti prometto che non lo farò. Non interferirò, per quanto muoia di gelosia, voglio solo portarti a casa, nell'hotel in cui vivi con le altre. Concedimi almeno questo, ti prego>

Sorride voltandosi verso di me in uno sguardo che sembra volerla dire lunga su ciò che realmente mi concede, ma a me non basta, non proprio. Voglio di più, ancora maggiore spazio nel suo cuore.

Voglio che il suo corpo venga occupato da me, così come il mio è occupato da lei.

<Aspettami in macchina, tra poche ore sarò con te>, promette, ed io sorrido vincente, permettendole di passare.

Non allontano gli occhi dal suo corpo mentre le permetto di percorrere davanti a me le maestose scale, la seguo con lo sguardo persino mentre sto andando via, finché la vista non riceve i limiti della prudenza, obbligandomi a riprendere il cappotto con cui sono entrato e andarmene via, senza far scoprire a nessuno del nostro rapporto.

Solo la sua voce mi raggiunge, il richiamo di una delle ragazze che desta la nostra attenzione.

<Lorelan! Ecco dove eri finita, forza fatti avanti, degli uomini chiedono di te>

<Chiamami Fairy d'ora in poi, Trilli>

<Un soprannome, Lorelan? Sul serio? Perché?>

La risposta arriva dopo alcuni attimi ed io sento i suoi occhi percorrere il sentiero delle mia schiena mentre faccio passare la mano in una delle maniche del cappotto.

<Perché adesso ho qualcosa da perdere>

Sorrido vestito ormai del mio ultimo indumento in grado di prolungare la mia presenza, ed avvolto dal calore di quelle parole esco dal locale, andando ad aspettare in macchina il momento in cui tornerò ad essere riunito alla mia fata.

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