49- La vittoria

P.O.V.
Megan

Osservo con tranquilla impazienza fin dove quelle peccaminose labbra possono arrivare a colpire.

Trovandole sempre più audaci rompo l'idillio di una mia possibile vittoria.

<Adesso basta>, sibilo, tanto da destare comunque l'attenzione di Kartal.

<A che ti riferisci?>

Lo ignoro, abbandonandolo di tronco e ricavandomi il giusto spazio tra la folla.

Vuole un bacio? Bene lo avrà.
Ma non significa proprio niente solo ... che non posso vederlo tra le braccia di quella.

Notando la mia ritirata Caleb chiude gli occhi, tentando di mascherarmi l'arricciatura assunta dalla sua arcata superiore, ma nonostante la confusione riesco a vederla e a permetterle di infiammarmi, facendomi continuare ad avanzare, fino loro.

Persino quella cretina di Deborah ha chiuso gli occhi e sporto le labbra, in attesa di un suo bacio, per cui neanche si accorge di me quando la spingo di lato, poso la mano sulla nuca di Caleb e faccio mie le sue labbra.

Mi gusto il sapore. Godo di questo magnifico contatto, mentre Bambi al nostro fianco passa dalla sorpresa alla rabbia, urlando parole che la musica copre.

Approfondisco l'avventura della mia lingua.
Mi spingo ancora più vicino al suo corpo facendo passare le dita tra i suoi capelli, con desiderio e disperazione, vedendolo poi, una volta allontanatami, sorridere apertamente con gli occhi ancora chiusi.

<Mmh, era il nostro primo bacio Debora, non ti facevo tanto audace>, mi beffeggia, perché so per certo che non sia stato in grado di confondere il sapore, proprio come io non potrei mai arrivare a fare con il suo.

Lo ignoro e continuo con l'audacia, incurante di ciò che veramente sta accadendo.
Ci stiamo baciando in una stanza rinchiusi con gli altri, e non me ne interessa proprio niente.

Mordo un suo labbro, gesto che gli fa socchiudere gli occhi e arrivare a fissarmi, certo di trovare proprio me, stretta su di lui.

<Dove l'hai mandata?>

<Abbastanza lontano da non poterti più toccare>

<E Kartal?>

<Ti interessa?>

<Non doveva nemmeno provare a toccarti>

<Eri divertito>

<Per il tuo disagio, non per il suo carattere>

<E non avevi nemmeno un po' paura di quello che stava succedendo?>

<Non più come una volta, Megan, tu ora sei mia, non appartieni ad altri, e lo sai persino tu per questo eri in difficoltà>

Nascondo il viso sul suo collo, per potervi lasciare un bacio.

<Sei molto sicuro di te>

<Persino io sono tuo. Come puoi non rendertene conto?>

<Non voglio che Deborah ti tocchi, solo io posso>

<Allora non smettere di farlo>

Prendo alla lettera questo dettato comando, ed eseguo quanto richiesto.
Con la coda dell'occhio gli vedo socchiudere le palpebre, mentre le mie dita scorrono voraci dal collo in giù, dietro la sua schiena. Una perdendosi sulle sue spalle, l'altra cercando la via al fianco delle sue costole per averlo vicino e passare verso il centro della schiena.
Lo sento tremare mentre mi accosto, ma non è ancora niente perché questo contatto mi era mancato. Poggio le labbra sulla pelle rimasta scoperta, accarezzandolo prima di punirlo con i denti.
Caleb sorride e trema. Le sue mani immobili prendono d'un tratto posizione: si fermano su un mio fianco e al centro della mia schiena attirandomi a se, e capisco che, metaforicamente, stiamo ancora ballando, il gioco non è terminato essendosi solo momentaneamente sospeso. Ho ancora il mio mazzo di carte, per cui posso continuare a controbattere, per quanto significhi danneggiarmi nel provarlo.

Lentamente inizio a dondolare i fianchi al ritmo impartito dalla musica. Stupito per un attimo non risponde, ma poi mi attira ancora più, per vedere fino a dove posso arrivare.
Non ho limiti.
Accosto il suo bacino al mio e lo provoco, mentre ancora sul collo lo bacio, e capisco quanto bene deve essersi sentito nel marcare in passato il territorio. Questo ballo lo classifica come mio. Semplice proprietà esclusiva che nessun altro deve arrivare a toccare. Mio sotto ogni ambito, persino il più nascosto.

D'un tratto ricambia, sfoderando l'artiglieria e rispondendo alle mie provocazioni: si struscia su di me, rispondendomi, e poi nel buio della stanza fa correre la mano sempre più in alto, superando le costole, fino ad arrivare segretamente al mio seno che stringe in una palmo.

Senza fiato mi guardo attorno, costatando di non essere stati visti mentre la sua mano diviene sempre più arrogante e vorace, certa di passare inosservata nel nostro intreccio.
Sono costretta a fare un passo indietro ed allontanarla per non impazzire: sento i capezzoli tesi contro le coppe del reggiseno ed un'insana voglia di lui che esige uno sfogo, adesso.

Mi volto, portando la mia schiena contro il suo petto e continuando a ballare, a ritmo sempre più lento per stuzzicarlo, ed ecco che percepisco anche il desiderio che lui ha di me, incontenibile tanto quanto il mio.

<Così non è meglio per nessuno di noi due, principessa>

<Preferisco capricciosa>

<È giusto, è quello che sei, specie in momenti come questi>

<Momenti di che tipo?>, ansimo, e la sua voce arriva sempre più vicina nel parlare.

<In cui vorrei sbatterti contro una parete e scoparti>

Volgare, ma detto sempre con un tono così dolce e seducente ...
Mi trovo ad arrossire, piena di desiderio e voglia di lui.
Mi struscio con più forza, sperando di ottenere almeno un po' di sollievo.

<Ed è quello che vuoi anche tu. Non mentirmi, Megan, ti conosco. Ti sento, mi vuoi.
Puoi avermi, se dici a tutti di noi>

<Posso averti comunque>

<Non stasera. Non ... ora>

Malefiche le sue dita, da dietro, arrivando a cercarmi intrufolandosi nello spacco del vestito che poco prima era rimasto a osservare, curandomi e incendiandomi con una dolce carezza sopra il sesso.

Come è possibile che nessuno se ne accorga?
La calca intorno a noi ci porta sempre più vicini, e incurante continua a danzare questo ritmo sulle note della provocazione.

<Anche tu mi vuoi ... e non desideri aspettare>

<Vere entrambe le cose, persino per te>, scava ancora più a fondo, finendo ad inserire quello che credo essere il medio, lentamente, dentro il mio corpo.
Il fiato mi si spezza, tento di arginare il rumore di un gemito e trovandomi bagnata anche lui prova desistere, prima di riprendere con voce roca a chiedermi: <non mi vuoi?>

Riesco a chiudere le gambe, credendo di poter migliorare la mia posizione, ma la sensazione peggiora perché costringo le sue dita a una trappola, sempre più profonda all'interno del mio piacere, e il viso mi si arrossa, il cuore per incredibile rallenta fino a morire, la bocca separa le labbra presa dall'incitazione di questo suo sporco contatto.

<Non stai giocando lealmente>

<Sei stata tu a costringermi>

<Caleb ... non puoi farmi questo, qui>

Non so resistere, non mi tentare, sto per godere.
Cerco con le mani un'appiglio, un respiro, e sono costretta ad aggrapparmi al suo braccio.

<È così bello che tu mi desideri tanto, starei dentro di te per la fine dei miei giorni, te l'assicuro>

<Allora portami via>

<Non prima di aver ottenuto ciò che voglio>

E come a farmelo capire, mi costringere con la mano libera ad aprire ancora un poco le gambe, così da riuscire a far scorrere un secondo dito dentro di me.
Tremo di piacere, ed ormai posso dichiararmi vinta dalla sua forza.

<Non venire>, mi rimprovera con voce aspra.

<Mi stai facendo godere>, faccio notare senza fiato.

<Non farlo, ti voglio dopo>

<Allora non stuzzicarmi>

<Non ci riesco, non so toglierti le mani di dosso>

Affonda con più forza, ed io tremo per il colpo, mi accosto ancora più a lui, sfiorando involontariamente la sua erezione. Geme, venendo coinvolto in questo gioco, in cui tento in tutti i modi di farlo partecipe.
Porto la mano indietro per toccarlo ma me lo vieta.

<Non provarci>

<Voglio ricambiare>

<Non muoverti o succede un disastro>

<Di che tipo?>

<Lo sai, non so resisterti e non voglio cedere>

<Nemmeno io voglio>

<Di a tutti di noi>

<Perché lo desideri tanto?>

<Perché voglio baciarti quando voglio, di fronte ai nostri amici>

<Non sono pronta a dirlo a Ian>

<Perché?>

L'eccitazione mi fa rivelare la verità, socchiusi gli occhi.
<Perché ho paura di perdere la sua amicizia>

<Solo questo?>

<Non voglio ferirlo>

<Ma ami far soffrire me>

No, io ti amo.

Tremo nel pensarlo, una volta per tutte, senza però riuscire a dirlo.

<Non è così>

<Allora dillo ai nostri amici presenti. Ci sono Celine e Nicolas, prova a dirlo a loro, poi sarà anche il turno di Joseph>

<Significherebbe lasciarti vincere?>

<No ... far vincere entrambi>

<Perché non mi riesce di crederlo?>

<Perché ti sei dimenticata i miei baci, capricciosa>

<Allora dammeli>

<Prima la verità>

<Prima le tue labbra>

Lentamente lo vedo chinarsi verso di me, ancora alle mie spalle e con le dita della mano destra perse tra le mie cosce.

<Le avrai addosso tutta la notte, se dirai a loro di noi>

Sono tentata, eccitata e sessualmente confusa. Per un attimo desisto, ed ecco che la sua tortura inizia di nuovo a ruotare in tanti piccoli cerchi, all'interno di me.
Mi aggrappo nuovamente a un suo braccio mentre tendo la mano indietro, verso una sua coscia, per impedirgli di allontanarsi, e dondolo su di lui, spinta dai suoi gesti in un modo totalmente inconscio.

Ringhia sulla mia pelle di un singhiozzo cupo, affonda i denti sul mio collo resistendo al mio passo, sempre più ritmato e frenetico nel voler ottenere la pace immaginaria.

Con sforzo sfila le dita e fa un veloce passo indietro, allontanandosi.
Sento un freddo improvviso e uno strappo al cuore, per poi voltarmi ad osservare il suo respiro.

Il suo petto è impazzito ed il suo sguardo lucido, il pantalone teso al di sotto della lunga camicia e l'attenzione alta.

Passa una mano sul volto per recuperare una forma di controllo, poi la frena dinanzi a me, affinché smetta di muovere anche il più piccolo passo verso la sua direzione.

<Adesso conosci i termi dell'accordo, prendere o lasciare>

<Non stai scherzando>

<Non sono mai stato più serio>

Lo costato persino da sola, osservando la sua audacia, lo sguardo cupo con il quale sembra spogliarmi ricambiando il mio favore, inconscio e dettato dal bisogno di lui, delle sue mani.

<Va bene>

<Che cosa?>

Vuole che lo dica.
Lo sentirà.

<Va bene, accetto>

<Allora fai strada>

Annuisco, tremando di eccitazione, certa però di stare facendo la cosa giusta, avendo solo avuto bisogno di un lieve incoraggiamento.

Nemmeno troppo lieve, ma poco importa.
Ha usato i suoi trucchi ed ha vinto, vince sempre seppure non se ne rende conto.

Arriviamo fino a loro, i miei due amici intenti a parlare tra di loro appoggiati alle colonne di un rustico arco interno, al limite della cucina.
Sul volto di Nicolas leggo lo stupore, mentre Celine sfoggia la felicità. Poi lo vedo annuire, leggermente.
La mia paura però non domanda.

<Nicolas, Celine ... io e Caleb dobbiamo dirvi una cosa>, confesso, venendo affiancata dal mio torturatore e recuperando l'attenzione di entrambi.

<Si?>, chiede lei, ed io mi faccio coraggio.

<Io e lui stiamo insieme>

Attendo con pazienza che la notizia venga assimilata, leggendo sui loro volti varie emozioni.

<Però, ce ne sono di sorprese questa sera>, commenta Nicolas, passandosi una mano contro il collo, divertito.
Celine invece precipita su di me prima che possa chiedergli a cosa si riferisca.

<Dite sul serio? Dio, sono contenta per voi, sapevo che sarebbe finita così siete stupendi!>

<Ian lo sa?>

La domanda del secolo, emessa da Nicolas e soddisfatta da Caleb.

<Non ancora, Meg vuole aspettare, nel momento giusto gli parleremo entrambi, adesso manca solo Joseph>

<Dove è andato?> , chiedo.

<Non si sa, non lo vediamo da un po'>

<E Nicole?>

<Pure lei è uscita, spero che non abbiano litigato>

<Ce lo dirà sicuramente, ma per adesso siamo felici di voi due!>, continua Celine gratificandoci di sorrisi, prima che sia lei che Nicolas vengano trascinati via su specifica richiesta.

Mi volto verso Caleb, sorridente e in attesa.

<Sei soddisfatto adesso?>

<Molto>

<Lo credo bene>

<Sei arrabbiata, capricciosa?>

<Lasciami perdere, sono confusa>, confesso, tremando ancora per la voglia di averlo.
Non facciamo l'amore da un po'.

<Hai delle esigenze>, constata venendomi incontro, <direi che è arrivato il momento di soddisfarle>

<Mi è passata la voglia>

<Non sai mentire, e presto te ne renderai conto>

<Non metterò piede a casa tua>

<Allora ci muoveremo verso il tuo letto o su una qualsiasi superficie disponibile, dentro o fuori casa tua. Direi che l'attesa è stata abbastanza>

Tremo in accordo, dandogliela vinta.

Sul pianerottolo afferro le chiavi di casa. Fortuna vuole che mia madre sia fuori, e che una volta come tante altre non abbia lasciato disposizioni sul suo ritorno.

Accendo la luce di casa, sentendo i passi di lui non tardare a seguirmi.
La nostra storia si sta per ripetere, prima la festa, poi le confessioni, il momento della verità ed ora eccoci a casa mia, come la nostra prima volta, inclini a trovare giusto un letto per dar sfogo alle nostre emozioni.

Anche Caleb sembra pensarlo. Con un mezzo sorriso osserva me e l'interno, prima di lasciar scivolare l'occhio lungo l'apertura laterale del mio abito.

La prima volta che abbiamo fatto l'amore, la mia prima volta, ero sua vittima, dolce marionetta del suo volere ma adesso qualcosa è cambiato, mi sono scoperta donna e desiderosa di farmi valere, oltre che irritata stasera per il suo comportamento barbaro.

<Mi piace il tuo sguardo capricciosa, direi che stai architettando qualcosa. Mi rendi partecipe?>

<Sarai partecipe, ma come voglio io>

<È un'altra sfida?>

<Una promessa>

<Cosa vuoi fare, seduttrice?>

<Ricambiare il favore delle tue ... cure>

Divertito ride sommessamente ma un lampo di eccitazione fa brillare i suoi occhi più del solito.

<Come?>

<Un modo lo trovo, non eri forse tu a dire che qualsiasi cosa avessi fatto ti sarebbe piaciuta, indipendentemente?>

<È ancora così>

<Allora fidati di me e vieni più vicino, voglio il mio meritato bacio>

Esegue l'ordine come un diligente soldato arrivando sempre più vicino. Il fiato mi si spezza in visione della sua sensualità e di quello bocca scolpita, sempre, sempre più ad un passo.

<È stato meritato?>

<Ho fatto tutto quello che volevi>

Un velo di preoccupazione si posa sul suo viso, allontanandolo. <Non lo volevi anche tu?>

<Si>, confesso debolmente, confortandolo con sincerità e riportandolo a me. <Hai solo velocizzato l'affare>

<Sono stanco di aspettare>

<Anche io>

<Cosa?>

<Al momento le tue labbra>

<Stai diventando spigliata capricciosa>

<Ti desidero>

<Anche io>

<Io probabilmente molto di più>, ammetto torturando con le dita il profilo del suo viso e le morbide labbra non appena si fa più vicino.

<Che cosa te lo fa credere?>

<Quello che sento ... non ho mai provato niente di simile prima d'ora Caleb>

<Neppure io>

<Non ti credo>

<È così. Non c'è stato niente prima di te, Megan>

Arrossisco abbassando lo sguardo, vinta dalla timidezza mentre accarezzo il colletto della sua camicia.

<Per me non c'è stato niente, tu hai avuto molto altro>

<Senza significato, lo sai bene>

<No, non abbastanza>

Alzo gli occhi verso i suoi, brillanti di desiderio e bellissimi, del mio verde preferito tra tutte le cromature di colori, di un taglio tango particolare da attribuirgli ancora più profondità allo sguardo.

<Vuoi rendermi tuo in più di un modo stasera>

<Ce ne è solo uno per farlo>

<Quale?>

Amandoti.

Mi sollevo sulle punte senza offrire la risposta rimasta celata nel mio cuore e lo bacio, appena e dolcemente, in modo da far schiudere quel dolce accesso che non mi nego più.
Solo dopo approfondisco, partecipe la dolcezza che come una nuvola rosa ci vortica intorno dandoci alla testa.

Lo voglio, in tutti i modi possibili, scoperti solo grazie a lui, alla pazienza che ha avuto, al sentimento che ci lega entrambi e dunque me lo prendo, facendo correre le mani in modo da sbottonare uno per uno ogni piccolo bottone di questa bella camicia cobalto che addosso gli sta da Dio.
Scopro la sua pelle, vi faccio correre le mani, guadagnandomi estrema passione attraverso un bacio sempre più lento sulle labbra, da lui guidate.

E poi scendo sempre più giù, verso la cerniera dei pantaloni.

Caleb allunga le mani per toccarmi ma glielo vieto categoricamente, decidendo di voler essere la sola per il momento a godere di rinnovata audacia.
Le rimetto a loro posto, consentendole di posarsi giusto sui miei fianchi e stringermi.
Poi faccio correre la zip.

Tremo di passione non appena sfioro l'elastico dei boxer, anche quelli di un blu scuro.

Allontano la bocca per permettere allo sguardo di scorrere verso il basso ed evitare l'indagine del suo, così da studiare con la dovuta attenzione ciò che la sua semi nudità mi rivela: un corpo da sogno ed una pelle da capogiro, quegli otto scacchetti che ormai conosco a memoria ed il solco della V data dai fianchi e della pelle tesa al di sopra dell'inguine, in un'estasi di perfezione che per un attimo mi fa perdere il controllo acquisito.

Poi la mia mano si rianima, andando ad intrufolarsi all'interno della stoffa dei marcati boxer, arrivando a sfiorarlo sotto di essa.

Caleb trema e dal suo torace fuoriesce un profondo respiro, simile a un gemito quando la mia mano circonda la sua rigida eccitazione, iniziando a fare su e giù per provocarla.

Deve desiderarmi da un pezzo per essere già così, proprio come accade per me e non se ne fa un vanto: posata una mano dietro la mia testa ed una sul mio mento dirige la mia bocca e sprofonda la lingua all'interno di essa, facendomi percepire sulla pelle cosa un mio contatto gli provoca.

Mi arrendo a quel bacio, continuando la mia dolce tortura e percependolo sempre più rigido, teso, in relazione a me, fino allo stremo e ad un tratto capisco che non mi basta.

Allontano la bocca e lo fisso negli occhi, rimanendo con la mano, stavolta ferma, intorno a lui, rendendo chiare le mie intenzioni, poi mi riavvicino e faccio partire una serie di baci dal collo fino a un'immaginaria linea sul suo torace, intrappolo uno dei capezzoli, e scendo sempre più giù inginocchiandomi.

La mia bocca lo manda in confusione, la sua mano non abbandona la presa tra i miei capelli dietro la mia testa, il suo respiro si fa sempre più rotto mentre io continuo il mio sentiero di baci, arrivando sempre più in basso.

La pelle tesa della V dei suoi muscoli è una tentazione troppo forte per poter essere ignorata: poso la bocca su di lei con maggiore premura, passando da un fianco all'altro con insolita delicatezza. Caleb geme ed il suo corpo ha uno spasmo, si tende maggiormente mentre riprendo il mio cammino che niente può arrivare ad arrestare.

Non l'ho mai fatto prima d'ora, sarà un'altra piacevole nuova esperienza da fare con lui nonostante mi tenda avvinta il timore di non poterne essere in grado.

<Megan ...>

Sollevo gli occhi a quel richiamo osservando dal basso, e vedere come il desiderio gli abbia modificato il viso annienta ogni mio timore, accrescendo la voglia di ottenere sempre di più.

Allontanando gli occhi dai suoi mi avvicino al suo sesso, ancora stretto nella mano sinistra e con dolcezza poso anche su di lui le mie labbra.

Dall'alto Caleb sospira, lo sento spostarsi, non gli permetto di muoversi: scorro con la bocca lungo un lato della lunghezza prima di prenderlo tra le mie labbra nascondendo i denti.

Farlo mi provoca un piacere fuori dal normale.
La sua pelle è calda, morbida, e al tempo stesso dura, profumata ed estremamente tentatrice per la mia cupidigia, perfetta, persino quando mi ritraggo per tornare ad accoglierla.
Caleb mormora il mio nome, tiene entrambe le sue mani sulla mia testa adesso tentando di resistermi, senza spingermi ad altro, mentre constato sollevando lo sguardo che i suoi occhi per un momento si sono chiusi godendosi l'atto.

La mia bocca scorre, come la lingua, azzardo un bacio sulla punta, facendomi sempre più spigliata con l'avanzare dei minuti.
Sento le sue mani tentare di afferrarmi da sotto una stoffa un capezzolo, per provocarmi ulteriore piacere, ma non ce ne è bisognoso perché la sua eccitazione ha alimentato la mia, fino ed oltre l'inverosimile.

<Ti prego Meg, toccami ... ovunque, dove vuoi>

Lo faccio, alzo entrambe le mani in direzione del suo torace e scendo lungo le sue costole, i suoi fianchi, il suo ventre, le sue gambe, fino a far separare le due gemelle affinché compiano tragitti diversi: continuando a muovere la testa obbligo una a posarsi sul suo sedere, impedendogli di andarsene, mentre l'altra scorre ad affiancare la mia lingua per poi scendere lungo i testicoli.
Mugola in estasi, stringe più forte i miei capelli, tenta di fermarmi ma non ne ho l'intenzione e glielo faccio capire, rendendo sempre più dolci e provocatrici le mani, più veloce e seducente la lingua, la bocca.

<Dio ...>

È un richiamo troppo forte per desistere dunque alzo gli occhi e lo trovo distrutto dal piacere, ancora di più quando mi osserva sotto di lui, a provocarglielo.

Mi blocco solo per un attimo, percorrendo poi lentamente con la bocca tutta la sua lunghezza prendendolo fino all'elsa e questo lo fa impazzire definitivamente. Lo sento contro il fondo della gola, tento di respirare con il naso ma non mi da affatto fastidio, posseduta dalla voglia di vederlo cedere.

Getta il capo all'indietro non appena il piacere diviene troppo, spingendo mani e piedi a contrarsi nello spasmo.

Ricomincio a muovermi, sempre più forte, con maggiore intensità.

<Megan ti prego, non resisto più rallenta>

Non voglio; non lo faccio. Velocizzo ancora torturandolo anche con le mie mani.

<Meg...>

Passano dei lunghi ed interminabili minuti in cui io mi godo il suo respiro, il controllo che sento di avere, la sua pelle sulla mia bocca, prima che l'orgasmo lo prenda e lui sia costretto a venire in me, in spasmi sempre più incontrollati.
Mi affetto a deglutire senza pensare al sapore e mi beo della bellezza che un'azione del genere mi ha permesso di seguire.

È stato fantastico, molto meglio di quanto immaginassi, vederlo contorcersi dal piacere per mio solo merito ... è qualcosa che mi fa esaltare e sentire sempre più donna.

Mi costringe a rimettermi in piedi, e una volta riuscito mi abbraccia forte, accostandomi al suo petto mentre tenta di riottenere il respiro. Mezzo nudo, con la cerniera aperta, il sesso sporto, pantaloni e boxer calati mentre io sfoggio ancora il mio vestiario completo, cosa però che non tarda a notare.

Recuperata la giusta calma si vendica, denudandomi in un lampo e facendomi retrocedere sempre più velocemente verso camera mia.

Nei suoi occhi scorgo ancora la passione, niente affatto arginata, anzi accompagnata dalla sorpresa e dal timore di ciò che mi sono approcciata a fare.

<Adesso ricambio il favore>

<Ti è piaciuto?>

<Cosa pensi?>

<Non l'avevo mai fatto>

<Non me ne ero dimenticato>

<Sembravi apprezzarlo>

<Hai una bocca nella quale morirei, Megan, e una malizia femminile a renderti ancora più belle ed esperta di quanto tu non sia>

<Lo avevi immaginato?>, domando incerta, avendo, anche solo nella mia purezza, sognato delle notti sotto le coperte nuda e stretta a lui.

<Non c'è niente che abbia immaginato di non fare insieme a te, ma è stato molto meglio di ogni sogno. Vederti in ginocchio, sentirti su di me ... era quanto di sufficiente a farmi perdere il controllo>, confessa con candore destabilizzandomi e avvicinandomi allo sconcerto mentre, ormai nuda, mi obbliga con un colpo a stendermi sul letto, salendo poi come il predatore che è, su di me. <E a te? Che cosa piace?>

<Lo stesso>

<Vuoi avermi su di te?>

<Anche>

<Vedremo cosa possiamo fare, capricciosa>

Ed ecco la sua lingua impazzita correre tra le mie carni, senza premura alcuna.
Impazzisco in poco meno di un attimo, gemo il suo nome, già impaziente di averlo da prima, mentre mi occupavo del suo piacere.
Affondo le unghie nelle sue spalle, lui mi morde, per poi far correre la lingua, affiancata dalle dita, dentro di me, raggiungendomi a fondo.
Resisto per poco, cedo alle suppliche. Mi contorco e scalpito in tutti i modi al fine di combatterlo ma lui è il comandante di questa guerra, e non è smosso a pietà.
Affonda il dito ancora di più, come aveva fatto nel locale ed io grido, vinta, gemendo in modo contorto il suo nome.

Lo sento sollevarsi, strapparsi di dosso quei pochi vestiti che gli rimangono e fissarmi dall'alto, nudo come me e pronto a cedere alla mia prossima richiesta.
Si stende sopra il mio corpo afferrandomi le mani, poi di colpo si volta finendo di schiena e portandomi a cavalcioni su di lui.
Osservo i suoi occhi che nel buio luccicano di nuova attesa.

<Prendimi tu>, sussurra, ed io rabbrividisco al peccato scorto, tentando di non farlo trasparire.
Mi sollevo appena afferrandolo, e poi mi calo su di lui, in maniera lenta.

Caleb mi osserva senza staccare gli occhi, allontanando le nostre mani in modo da aggrapparsi al lenzuolo e permettermi di appoggiarmi sul suo petto in un'aperto spazio di manovra.

Muovo i fianchi, cavalcandolo e impartendo una specie di ritmo e a quel punto gli vedo chiudere le palpebre.
Il piacere gli fa sollevare le labbra sui denti e sospirare, stringere i muscoli del viso, senza però muoversi in tutto il resto, solo io lo faccio, godendomi le sue espressioni di piacere e il dolce suono di scontro prodotto dai nostri corpi.

Calo, fino in fondo, accogliendolo a pieno e a questo gesto Caleb geme spingendomi a fare lo stesso.
Spalanca quel verde smeraldo, mi osserva, mentre tento in tutti i modi di amarlo appieno, come richiesto.

Riesco a farlo gemere e tremare. Le mie unghie hanno tracciato segni rossi e potenti lungo tutta la parte superiore del suo corpo, graffiando persino le labbra quando la passione d'un tratto sale, dando velocità ai nostri corpi.

Siamo vicini alla fine, ma ancora non vogliamo rallentare.

Di colpo Caleb si alza, tenendomi ancora su di se, e circondandomi con le sue braccia per tenermi avvinta.
La sua bocca trova un mio capezzolo. Lo tortura, lo vizia rendendolo suo. Io gli tiro i capelli a ciocche, continuando a muovermi, sentendo le sue mani correre ad afferrarmi a pieno il sedere stabilendo un ritmo sempre più veloce.
Sempre, sempre più forte.
Ci annienta.
E di colpo l'orgasmo ci raggiunge, saggiandosi da lontano e abbattendosi contro le onde dei nostri corpi, ci costringe a fermarci ... e a stringerci ancora più forte l'uno con l'altro.

<Megan ...>, sussurra l'uomo che amo intrappolato tra le mie gambe, ma la voce è troppo distante, ovattata mi raggiunge da dentro un altro mondo, non riesco a sentirla, ma ricambio sussurrando altrettanto il suo nome, in un gemito lieve, appena affermato.

La stanchezza ci trova ancora stretti corpo contro corpo. Siamo portati a stenderci, ma non ad allontanarci rimanendo abbracciati ed uniti in un solo, perché il distacco, ancora, appare così inadeguato da essere inaccessibile, e vorrei trovare parole per quello che sento, dire ad alta voce ciò che ogni nostro scontro mi spinge a provare.

Tristezza, desiderio, passione, amore ... ma non trovo le parole, sono sfinita, e persa nella sua stretta possessiva che mi culla nel miglior conforto del mondo, permettendomi di tacere e di trovare la pace all'interno del suo calore.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top