P.O.V.
Ian
La stanza è ricoperta dai vari fogli contenuti nei dossier, in un cimitero di parole che non lascia spazio al mio riposo.
Sospiro passandomi entrambe le mani sul viso, ripensando alla mia sfortuna che sembra non avere fine perché la porta della stanza si apre, rivelando un Damien, fresco di giornata.
<Sei in ritardo>, sibilo tornando a leggere i fascicoli con sopra riportarti tutti i traffici di Richard Lee.
Abbiamo pochi momenti per vedersi, io e lui, e non posso permettermi di perderli, considerando essere il mio unico rapporto con la realtà ed il mio vero io, quello frustrato e incazzato con il mondo per essere stato costretto ad andarsene di casa sua, al posto del sorridente e pagato scagnozzo di uno dei peggiori uomini in circolazione, pronto a stare al suo gioco e ai suoi servigi. Felice di poter essere frustrato e di poter sfogare tale sentimento su Damien, una buona volta.
<Hai pienamente ragione, ma sfortunatamente ieri notte mi sono trovato a salvare una principessa in difficoltà dalle fauci del lupo cattivo>
<Di chi stai parlando, quale principessa?>
<Quale altra principessa che tu conosci se non la cara Megan>, quella frase mi fa gelare. Mi immobilizzo sul posto rimanendo a osservarlo in un modo ... che sembra pregarlo di rimangiarsi tale parole. Non può essere successo davvero, ma lui è imperterrito, e si spinge a confermarmelo. <Sta indagando, dovresti rimetterla a posto, ha raggiunto il SaPlaya e non penso che vi voglia ritornare tanto presto ma ha avanzato domande. Fortuna vuole che vi fosse un evento in maschera e che nessuno l'abbia riconosciuta, ma William era lì, e le ha parlato>
<Cazzo>
<Già>
<Come facevi a sapere dove stava andando?>
Si stringe nelle spalle divertito. <Istinto>
<Istinto un corno, la pedini?>
<Per caso sbaglio a farlo? La principessa ama mettersi nei casini, e molto presto supererà la sottile linea di confine tra il fastidio e il problema>
<Basta così, ho capito, le parlerò>, dico fuori di me, alzandomi di scatto da questo letto, solleticando solo le sue risa.
<E intendi farlo adesso?>
<No, Richard mi ha chiamato. Per adesso tieni queste>, gli porgo un nuovo dossier senza scritte, fatto da me e con all'interno il contenuto da lui richiesto, <sono le foto che volevi, incastrano Xavier con il traffico d'armi ma non sono riuscito a riprendere Monty, temo sospetti di me>
<Quell'uomo non fa altro nella vita che sospettare>
<Non è lontano dalla verità. E ci andrà ancora più vicino se tu mi giochi lo scherzetto della scorsa volta e corri dalla polizia con queste tra le mani>
<Devi avermi giudicato male, solitamente aspetto che il corpo del mio nemico passeggi lungo la riva del fiume>
<L'ultima volta che abbiamo parlato mi hai urlato contro. Non ti ritengo un tipo paziente, scusami se sbaglio> Sorride divertito, sfogliando le foto. <Non correre con quelle al distretto. Non cercare di ingraziarti la polizia>
<Stai tranquillo, non sono ben visto nemmeno lì>
<Allora si può sapere con chi collabori?>
<Gente fidata, Ian. Gente che non mi ammazzerebbe una volta voltatogli le spalle. Posso definirti uno di loro?>
Ancora non lo so, ma avrò modo di scoprirlo.
Afferro il giacchetto da sopra la sedia, indossandolo.
<Me ne vado adesso, ti porgo i miei saluti, Damien>
<Buon continuo di giornata!>
Chiudo la porta sul suo sorriso.
La reggia dei Lee si manifesta al termine del viale. Monty è al mio fianco, intento come sempre alla guida, osservando attraverso le piccole lenti nere e tenendo costantemente lo sguardo vigile la strada con attenzione maniacale. Nemmeno il più piccolo inconveniente ci potrebbe allontanare dalla destinazione. Sfortuna vuole che la sua eccellenza alla guida e la continua disponibilità con cui si offre in richiesta hanno fatto di lui a tutti gli effetti il mio autista personale, oltre che guardia carceraria, ed io devo assolutamente trovare un modo affinché questo legame si rompa.
Ho bisogno di una macchina. Ho bisogno dell'indipendenza per poter tornare nel South Side e parlare con Megan. Che cosa le è saltato in mente, si rende conto dei rischi che corre? Ma parlo io, che me lo domando mentre sono sotto copertura a casa di un mafioso, parlo io ... che in questa faccenda sto pregando di esserne il più lontano quanto il più vicino.
Che cosa dovrei dirle, con che coraggio tornarle a parlare? Credevo avessimo chiarito tutto da quando ci siamo salutati l'ultima volta, annunciando un momentaneo addio. Credevo di aver archiviato la questione mentre adesso mi trovo di nuovo da capo a pensare che effettivamente non avevo chiarito proprio niente. Mi sono mostrato a lei come indifeso, arreso, mentre avrei solo voluto iniziare a lottare, le ho fatto intendere che per me non ne valesse la pena e Megan è finita per accettarlo, facendo i conti con la mia scelta ma senza abbandonare con caparbietà la sua.
Dannazione Meg, cosa devo fare con te? Dove sei Caleb, perché non le parli?
Espiro profondamente e troppo rumorosamente da riuscire persino ad attirare lo sguardo di Monty facendolo allontanare dalla strada. Una specie di miracolo che però mi condanna.
<Problemi?>
<Nessun problema Monty, continua a guidare>
<Ne sei certo?>
<Eri uno psicologo nella tua precedente vita, Monty?>
<Quanto di più lontano>, se la ride, ed io assottiglio lo sguardo.
<Potrei arrivare a indovinare>
<Il giorno in cui lo farai non sarà la sola cosa che arriverai a scoprire, te lo garantisco>
<Cosa vuoi dirmi con questo?>
<Aspetta e vedrai>, conclude superando il cancello dell'entrata, per arrivare a parcheggiare proprio dinanzi alla proprietà.
Con consumata esperienza data da settimane di continua routine mi avvio verso la porta secondaria della cucina secondo gli ordini impartiti ma il richiamo della mia guardia mi arresta sul posto.
<Non devi più passare per la cucina, Ian, adesso sei uno dei nostri, lavori legalmente come allibratore dunque il tuo ruolo all'interno di questa casa è abbastanza giustificabile da permetterti di passare per l'entrata>
Annuisco distrattamente, ricordandomi il discorso di Richard quando mi aveva assunto, e dunque era così, eravamo arrivati a questo punto. E' un progresso se non altro, ed io non posso lasciarmelo sfuggire.
Con silente avviso la mano di Monty indica la strada che poco dopo mi trovo a percorrere.
Sono passati diversi giorni dall'ultima volta che sono entrato dal portone principale, e ancora è fresco il ricordo di quando Richard mi aveva assunto, prendendomi sotto la sua ala. Ho fatto da corriere e da occultatore, sono diventare il suo allibratore e adesso sto nuovamente per raggiungerlo nel suo studio in attesa di nuovi in carichi. Non ho idea di cosa mi aspetti, ma sono pronto a tutto, e deciso a concludere questa storia, una buona volta.
<Avanti, venite>, ci accoglie attraverso il legno la voce di Richard Lee una volta bussato al suo studio. Ci accoglie con un sorriso divertito e le braccia aperte, venendomi poi incontro. Tento di guadagnare il suo stesso buonumore e forse ci riesco perché, in alcun modo, vedo un cambiamento nelle iridi color cobalto di Lee.
<Ian, Ian, Ian. Caro ragazzo ma come ci riesci? Illiya Sokolov, sul serio?>
Mi stringo nelle spalle, felice della sua reazione perché in fondo io non avevo fatto assolutamente niente, era stata lei ad avvicinarmi. Le sue mani battono su entrambi i miei avambracci, divertiti dalla risposta ottenuta.
<Sei un portento, dico sul serio! Hai presente quale pesce hai preso all'amo? Monty, la Sokolov! Perché noi non ci siamo riusciti?>
<Immagino che la nostra età ci sia andata contro>, sibila Monty, in una battuta affatto celata, che Richard ignora, forse volontariamente, forse ... perché la sua voce di serpente gli aveva permesso di emetterla a un sibilo di suono troppo basso per poter essere udito.
<Ascoltami Ian, qui c'è in ballo una bella somma di denaro, la ragazza detiene una cospicua dote oltre che un povere parente mezzo pazzo che non è in grado nemmeno di sentirla. Devi corteggiarla, capito? Corteggiala e avvicinala tanto da convincerla ad investire. Voglio la sua puntata su un cavallo. Non importa quale, scegli tu. L'ultima volta che vi siete visti non ha concluso un'affare, vero?>
<Ha confermato la proposta fatta al suo uomo, l'asiatico>
<Allora mezzo percorso è già stato superato, vedi di volare nel resto, non manca molto alla prossima gara>
<Se posso dire ...>
<Si?>
<Non mi era sembrata incline a scommettere. Ha fatto notare che anche Alhena parteciperà alla corsa, e si è sottratta non promettendo diagnostiche>
Il viso di Richard si oscura, ascoltando il nome della giumenta. <Alhena correrà in gara?>
<E' così signore>
Alla conferma Lee sposta gli occhi su Monty, rimasto alle mie spalle. <Monty ...>
<Vedrò di provvedere, signore>
<Impedisci a Dafne di gareggiare>
<Sarà fatto signore>
<Voglio che la Sokolov scommetta a tutti i costi! E voglio che vinca, almeno per ora>
Intuendolo come un congedo, la guardia carceraria si ritira, lasciandoci soli all'interno dello studio, occhi negli occhi.
<Se questo affare andrà in porto voglio che tu sia presente a cena, la prossima settimana. Daremo una festa in onore di un membro importante della nostra famiglia e vorrei che tu presenziassi al fine di farti conoscere. Ti presenterò a ognuno di loro, parenti come collaboratori. Avrai un ruolo in questa famiglia, e dovrai vedere di mantenerlo>
<D'accordo signore>
<La Sokolov, Ian. Non devi pensare a nient'altro, solo alla Sokolov>
<Ma certo signore>, rispondo mentre nella mia mente si fa largo un solo pensiero.
Devo parlare con Megan.
P.O.V.
Nicole
Trattengo tremore e paura mentre mi occupo del mio salone ed in particolare della posizione dei vari pettini. Aggiusto con precisione le sedie con le mani che mi tremano, ancora agitate per ciò che ho passato la scorsa notte.
A Megan non ho mostrato niente ma quando quel cliente del SaPlaya mi si era avvicinato ho veramente provato terrore, misto al disgusto, eppure non era certo la prima volta che una frase simile mi veniva rivolta, anche se mai prima d'ora si era macchiata di tanto marcio.
Sentirsi dare della puttana, nonostante sia il proprio mestiere, ferisce più a fondo di un coltello impiantato nell'orgoglio, sentendo l'uomo in questione credere di avere un qualsiasi diritto di proprietà su di te. Non l'aveva, non ce l'ha, non l'avrebbe mai avuto nemmeno mi fossi concessa, non sono di nessuno oltre che di me stessa, ed i suoi soldi, la sua fama, il suo dominio, non possono arrivare a comprarmi e avermi. Niente può far assoggettare un essere umano ad un altro essere umano.
Ma ho avuto paura, pensando che potesse accadere. Immaginando di uscire completamente spezzata da quella notte. E quando ho visto Megan svenire ... ringrazio solo che ci fosse stato quell'uomo carico di buone intenzioni a salvarla. Grazie a lui sono tornata a sperare, a credere che in fondo, oltre quel mondo disgustoso ci fosse del buono, una galanteria gratuita e donata, anche se persino ora stento a crederci e continuo a tremare.
Sono scossa e impaurita, e questo luogo cerca solo di donarmi la giusta pace.
E' la pima volta che sembra non riuscirci.
Il campanello posto sopra l'entrata emette un breve rintocco, avvertendo dell'entrata in scena di Nicolas, ma non gli preso attenzione continuando a torturare questa spazzola.
<Allora, nanerottola, come ci sentiamo oggi? Cosa abbiamo in programma, per far ingelosire Joseph?>
Non gli rispondo continuando con le mie faccende come ho sempre fatto, imperterrita ed immaginando di essere finalmente da sola.
<L'ho visto andare in officina stamani, ma niente ragazza in vista, finalmente si muove da solo. Sembrava arrabbiato, si può sapere cosa ha in testa?>
Deve essere arrabbiato dall'ultima volta che abbiamo litigato e mi ha detto quelle parole, ma io non ho davvero la forza per parlarne e supplicherei pur di rimanere da sola.
<Una cosa è certa, quell'uomo è davvero un pezzo di ghiaccio!>
<Ora basta Nicolas!>, butto fuori frustrata, a quell'ennesima provocazione. Parlando lancio la spazzola a terra, non volendo nulla in mano e a quel gesto scherza, alzando entrambe le sue in segno di resa.
<Ehi ehi, va bene, basta ti sei svegliata, ho capito!>
<Non hai capito proprio niente invece, la voglio finire!>
<Cosa vuoi finire, nanerottola?>, chiede abbassando le braccia e fissandomi con un sorriso all'apparenza dolce ma al quale non tengo affatto.
<Tutto questo! Voglio farla finita con questa recita. Voglio smettere di avere a che fare con te e con i tuoi discorsi del cazzo su Joseph!>
<Qualcuno si è alzato male, stamattina ... >, provoca, ma nemmeno lo sto a sentire, arrabbiata come sono. Le mani mi continuano a tremare ma ho la voce ferma, ed è quanto basta per attingere la giusta forza.
<Joseph non è affatto l'uomo che credi e non è un pezzo di ghiaccio, tu lo sei! Lui è un uomo che mi capisce, che mi ha sempre capita fin da quando ero bambina. Non è coraggioso, è vero, ma non si nasconde dietro questa assurda ironia come fai sempre tu, si fa avanti e magari arriva anche a urlarmi frasi senza senso o logica ma lo fa! Quando parla è sempre convinto delle sue idee. Joseph è un uomo sicuro. E' un uomo, mentre tu cosa sei Nicolas? Sei solo un bambino con un'immensa paura, che si diverte a fare i suoi giochetti, a provocare, pur di non rivelare la persone che è davvero, mi sbaglio per caso?>
<Stai parlando da sola, vuoi davvero che ti risponda?>
<No non lo voglio perché so di avere ragione. Ti conosco da un pezzo ormai. Abbiamo scopato, è vero, è stato una vita fa, e ammetto di aver sbagliato, non avrei mai dovuto usarti in quel modo>
<Ti stai davvero pentendo nanerottola?>
<Non avevo capito la persona che eri davvero, credevo che tu fossi lo sfogo più utile, il migliore, per potermi far dimenticare di Joseph, per cui ti ho usato per riuscirci! Credevo tu fossi fatto per questo, la tua assurda e stentata ironia ti faceva sempre apparire come un coglione pronto ad essere preso e gettato su un letto con un solo soffio ed io l'ho fatto, perché sono una stupida e mai, mai capace di scegliere ed avvicinarmi alla persona giusta! Non ho tenuto conto dei tuoi sentimenti, e Dio mi perdoni sono arrivata a ferirti>
<Di cosa stai parlando, Nicole, si può sapere che ti prende oggi?>, continua a chiedere retrocedendo per la stanza dal momento che io sto avanzando, come un pazza, e piegata in avanti, con i capelli che mi fanno da divisori ai lati verso il mondo e le braccia piegate contro il petto, in un cenno che parrebbe di preghiera mentre tento di strapparmi il cuore e porlo su questo altare di sofferenza, al fine di sacrificarlo di fronte ad un nuovo dolore. Sono stata sciocca, e infantile, scema quanto basta per cadere in un'errore simile, perché perché lo avevo fatto? Nicolas aveva continuato a sedersi sulla nostra sedia, al Brunett. Non lo aveva fatto perché mi amava, lui non mi ama, ha paura di farlo, lui tiene a me, ed io avrei dovuto anche solo pensare a quella sedia per riuscire a capirlo. Perché sono stata così egoista e sciocca?
<Mi rende che mi sono svegliata finalmente, ho capito tutto Nicolas e tu non puoi più nasconderti, dietro questo stupido gioco, dietro le tue bugie, le tue battute e le tue mezze verità! E' vero, Joseph sta con un'altra, si vede con un'altra, ridi con me della mia stupidità! Ah, ah, ah!>
<Sembri una pazza>, afferma con orrore, impaurito e orripilato da questa pietosa scena.
<I pazzi sono i soli sinceri>, confesso dall'abisso del mio dolore, smettendo di avanzare per il momento. Siamo al centro della stanza, nuovamente uno di fronte all'altro, ed io dritta come lui, le braccia abbandonate lungo i fianchi, il vestito piegato dalle mie prese di posizione, lo guardo sconfitta e vinta, con le gambe poco più divaricate delle spalle, nella posa che assumevo da bambina quando non riuscivo a completare il gioco della campana.
C'era sempre qualcuno a battermi e quel qualcuno ... era sempre Joseph, ed ora non era cambiato niente.
Non stavamo insieme ma era lui a vincere. Lui a sconfiggermi mentre io mangiavo la polvere della terra.
<Tu non sei realmente innamorato di me, Nicolas. Tu hai paura d'amare>
<Che cosa stai dicendo?>
<L'ho capito solo ora. Tu metti sempre un muro tra te e le persone, che giustifica e nasconde chi sei davvero, ma io l'ho scorto. Ho visto la vittima che sei perché ti conosco meglio di tutti, ti ho visto piegato in un angolo al centro del tuo dolore e non ho fatto niente per fermarti. Mi odio, perché ho partecipato alla costruzione di altri muri credendo che fossero capaci di proteggerti, senza pensare a quanto potessero soffocarti.
Nicolas ... mi dispiace davvero, per tutto il male che ti ho fatto. E per quello che sarei potuta arrivare a farti>, commento sentendo al bordo degli occhi le lacrime, <ma ti prometto che d'ora in poi non sarai più vittima del mio egoismo, ti prometto che d'ora in poi ci penserò io a proteggerti, come nessuno ha potuto fare mai>
<Nicole, basta>
<Eri sempre tu ad occuparti di tua sorella, i vostri genitori non erano presenti, nessuno ha potuto crescerti ...>
<Nicole ho detto basta!>
<... ma io sono la tua migliore amica e non permetterò che tu ti distrugga. Ti lascerò tornare a provare amore ma per farlo questa recita tra di noi deve finire, una volta per tutte. Non voglio più la tua ironia a giustificazione di ogni cosa, non voglio più il tuo sorrisetto impertinente o le tue mani a solleticarmi al di sotto dei vestiti, non voglio niente, perché tutto questo, prima di adesso mi ha confusa, ma adesso ci vedo, e non ho intenzione di continuare a far piangere in un angolo quel bambino>
<Non sai di cosa stai parlando, ma quale bambino, quale dolore?>
<Il tuo Nicolas>, commento ed una lacrima fugge via dai miei occhi sotto il suo sguardo non più orripilato ma colpito, ferito, forse un poco più spoglio dell'armatura che mi sto costringendo a levare e più umano, mentre quello sguardo di bambino torna a me, facendomi sorridere. <Il tuo Nicolas, il tuo cuore. Non permetterò che nessun altro lo calpesti, te lo prometto. Non mi permetterò di continuare a calpestarlo>, giuro rimanendo sempre a fissarlo e tentando di intrapollare ogni suo cambiamento.
<Eravamo mal assortiti, non credi?>, dico ridendo a un certo punto, e asciugandomi con un dorso della mano le lacrime. <Insomma ... due testoni come noi che provavano ad andare d'accordo. Non ci riusciva molto bene no?>
Ricordo delle volte, dopo aver fatto l'amore, quando litigavamo per vedere chi più di noi due era scostante. Solo adesso mi rendo conto di aver sempre vinto io quelle battaglie.
Lui che rimane nel letto, sotto le lenzuola, pregandomi di non andare ... era un tacito richiamo nell'offrire ulteriore amore, non passione, amore, dolcezza, riserbo, cura, che nessuno prima di me era arrivato a donare ... ed io gliene avevo concesso così poco, una briciola di quel tutto che avrei potuto dare, perché non l'avevo ancora scoperto il tesoro dentro il suo cuore. Non avevo ancora compreso la purezza della sua dolce anima.
<Ma non importa sai? Perché troverai la persona che meriti ed io ti aiuterò ad ottenerla. Dovrà essere una donna forte ma sensibile, cento volte più di me, e ti dovrà amare, al massimo della sua forza, fino a morire. Dovrà essere il tuo mondo, ma ricorda ... anche tu dovrai essere il suo, perché anche lei potrebbe nascondersi dietro schemi prescritti, dietro muri invalicabili e tu non le devi permettere di nascondersi. Promettimi ... che non le permetterai mai di nascondersi>, sussurro prima di scoppiare a piangere, tentando di arginare quella diga che mi scuote e mi fa tremare più di una tempesta.
Le mani mi si bagnano, le lacrime ... le vedo cadere contro il pavimento mentre il corpo non riesce a smettere di essere sottoposto a quei brividi assurdi, di freddo, terrore e paura, che lo sconcertano con più potenza di un tuono, sotto il quale sono esposta, tremendamente sola, almeno per un primo momento.
Le braccia di lui arrivano a stringermi. Di colpo sono racchiusa dentro un suo caldo abbraccio ed a lui mi abbandono. Faccio correre via le mani dal viso per poterle ancorare dietro il suo collo e tenerlo stretto, racchiudere la sua pura anima di bambino contro il mio petto ed attingere dalla sua forza, nutrendomi di quella sorgente viva che è stata in grado di sorreggerlo per anni.
Vorrei giusto avere un minimo della sua caparbia audacia, un minimo della sua grinta, vorrei imparare da lui, ma per adesso mi godo il dolce momento dell'essere confortata dal suo petto, dalle sue braccia e dalla sua voce, quando torna ad accarezzarmi.
<Ti voglio bene, Nicole. Ti voglio bene ... più di qualunque altro>
Rido scossa di un singhiozzo, bagnandogli la felpa grigia delle mie lacrime. <Anche io ti voglio bene più di chiunque altro, scemo. E te ne vorrò sempre, qualsiasi sia la cazzata che andrai a fare>
Lo sento sorridere, appoggiato con il mento alla mia testa, e come lui mi sento una bambina, confortata da un peluche troppo grande e troppo caldo, proprio quello che desideravo.
<Sei l'unica che mi legge dentro .... con te è impossibile fingere>
<Non potrai più farlo ormai, e presto ti sarà impossibile farlo con chiunque. Troverai la donna perfetta per abbattere i tuoi muri. Solo grazie a lei non ti sarà più permesso nasconderti, piccolo bambino cocciuto e arrogante>
Ride delle mie offese stringendomi più forte, e adesso sono certa di non poter perdere un'amicizia simile. Legami del genere non possono rompersi, mai, non possono morire mai, o celarsi. Nemmeno dietro muri di parole.
P.O.V.
Kevin
Bacio la fronte di Celine, pregando ancora il tempo per permettermi di restare.
Da sotto i suoi capelli i suoi occhi mi guardano fissi, brillanti, dolci, innamorati, almeno quanto i miei.
<Ricordati quello che ci siamo promessi, Morisot. Presto sarà di ritorno>, le assicuro, ed eccola donarmi anche il suo dolce sorriso, in grado di sciogliermi.
<Mi troverai qui, amore>
<Ti farò conoscere anche Gabriel. Chiederò a sua madre se è possibile portarlo e lo farò entrare nella nostra vecchia casa>
Ride divertita, alla strana proposta di rapire quel dolcissimo bambino. <Va bene, Kevin, mi farebbe piacere conoscere il tuo condomino>
<Bene allora, la prossima volta lo spedisco con un pacco>
<Aspetterò l'avviso di garanzia>
Sorrido sulle sue labbra, lasciandole un dolce bacio.
<Aspettami Morisot. Aspettami sempre>
Annuisce sincera, promettendomi di farlo, per poi lasciarmi avvicinare alla macchina. Mi sento un marinaio appena sbarcato dal porto che fissa la sua riva, dove ancora in piedi lo salutano i cari, gli amori, gli amici, perché è così che Morisot mi guarda ... con la speranza di rivedermi presto un giorno.
Aspettami, aspettami sempre.
Aspettami Morisot, che presto sarò di nuovo da te.
Megan e Ian
Nicole e Nicolas
Celine e Kevin
E adesso ... chi di loro ci piace di più? ♥️
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