36- L'allibratore
P.O.V.
Ian
La risata di Xavier, adesso soffocata, scuote ancora le pareti di questo posto, per poi lasciare il posto all'incredulità. Lo vedo privarsi del camicie mentre una nuova macchina nera, cilindrfata, parcheggia proprio dinanzi all'ingresso ... lasciando scendere Richard, seguito da William.
<Cosa è succeso? Abbiamo visto la polizia andarsene!>, prorompe il vero proprietario di questo posto, ed io sorrido con l'adrenalina all'improvviso corsa via dal mio corpo, lasciandomi sfinito.
<Una pazzia ... è successa una pazzia, ed il merito va a questo ragazzo>
La grande mano di Xavier colpisce la mia schiena togliendomi il fiato, per poi costringermi ad alzarmi.
Richard mi osserva con attenzione, ancora senza capire.
<Ho fatto partire la produzione, e fatto credere alla polizia che la cocaina rimasta fosse semplice grano ...>, confesso e la risposta gli fa sollevare entrambe le sopracciglia fino all'attaccatura dei capelli, ma inevitabilmente i miei occhi vanno verso William, fermo alle sue spalle, inespressivo.
<Ha fatto molto di più, ha giocato con il fuoco! Avevamo inserito in maniera alternata cocaina e farina nelle macchine, e quando il capo della polizia ha accettato di analizzare il prodotto, Ian ha scelto una delle macchine con la cocaina, solo per sentirsi scartare la proposta, e venire scelta l'altra, con dentro il grano>
<E' la verità Ian?>
<Si signore>
<Signor Lee, questo posto è salvo, ma dovremmo stare attenti in futuro perché verranno a controllare>
<Faremo tutto il possibile, Xavier, e tu mi aiuterai>
<Certo signore>
<Per quanto ti riguarda Ian ...>, alzo la testa di nuovo dopo averla abbassata verso terra in cerca di fiato, per pochi attimi. <Ti aspetto nel mio ufficio per le nove, Monty ti accompagnerà fin lì>
<Si signore>
<Buon lavoro>
Richard Lee si volta tornando alla macchina, dopo avermi parlato come uno dei suoi uomini più fidati, e non posso credere alla mia impagabile fortuna, non posso crederci ... e il viso di William mi dice di non farlo. Lui non beve la mia sincerità, lui è sempre presente nei momenti importanti, deciso a togliermi di mezzo, il prima possibile. E' un problema da non sottovalutare, anche se per adesso non può essermi fatto niente ... perché ho salvato Xavier, uno della cerchia dei ristretti, questo posto ovvero il nostro unico magazzino e la merce, senza dover sprecarla.
<Dimmi solo una cosa, Ian, perché proprio nella macchina macinatrice?>, domanda Xavier alle mie spalle, mentre Richard ancora percorre a piedi con calma il tragitto che lo separa dalla macchina. <Una persona qualunque si sarebbe preoccupata di svuotare semplicemente le sacche con dentro il grano, per poi sostituirle con la farina. Perché fare questa sceneggiata? Perché sparare alla cieca, senza sapere come potrebbe finire?>
<Uno di loro avrebbe subito assaggiato la cocaina nelle sacche, e noi non avremmo potuto mescolarla al grano senza ovviamente confonderla e poi ... >, continuo osservando William ancora immobile, < ... amo il rischio, e amo sfidare la sorte>
<Adesso so perché Richard ti abbia scelto, continua di questo passo e potremmo trovarci nella stessa cerchia di amici, vedrai>
Ma io non voglio solo quella cerchia. Io voglio molto di più. Voglio distruggere il ciclo. E per farlo devo abbattere una sola persona. Una sola, e poi tutto il resto cadrà con lei in un immenso e inarrestabile domino in cui nessuno uscirà vivo. Nessuno. Compreso io.
Passo l'asciugamano tra i capelli bagnati sfrizzolandoli con vigore, dopo averne legato un altro in vita, percorrendo poi la camera.
Abbasso la testa, occupandomi della nuca, avvicinandomi quindi all'armadio per scegliere i giusti abiti. Lancio lo straccio alle mie spalle lasciandolo cadere sul letto, optando per una delle camicie perfettamente stirate, blu scura, una giacchetta e un paio di Jeans.
<Nessun colpo di pallottola, sei incredibilmente sano a quanto vedo>
Sobbalzo a quella voce e mi giro di scatto.
I suoi affilati occhi da gatto verde scuro mi osservano, mostrandolo appoggiato all'infisso della finestra con nonchalance, osservandomi divertito e al tempo stesso incuriosito.
<Cosa ci fai qui Damien?>
<Sono venuto a farti visita. Ho scoperto che la stanza è affittata a nome tuo ma che i soldi non provengono dal tuo conto corrente attuale, una gentilezza da parte della famiglia Lee>
<Vedi di bussare la prossima volta che vieni qui, niente visite a sorpresa>
<Non posso attendere in corridoio che tu risponda, con il rischio di trovarmi accanto sul pianerottolo Monty. Sai ragazzo, non sono te, da quella gente non sono ben visto ...>
<Me ne domando il motivo>
<Ha fatto lo stesso Caleb, ma ci siamo chiariti su di un campo da basket>
A quel nome mi blocco, ascoltando ciò che ha da dirmi.
<Sta bene? Stanno tutti bene?>
<Un po' confusi della tua improvvisa ritirata ma si, stanno tutti bene, compreso tuo padre. Oh, certo e Megan, come dimenticarsela>
<Di cosa hai parlato con Caleb?>
<Perché non mi racconti invece tu la novità?>
<E' arrivata la polizia in magazzino oggi, per cui ho colto la palla al balzo per farmi notare da Richard. Ho salvato la situazione assicurandomi di nascondere la droga, e la polizia non ha potuto proseguire oltre l'indagine. E' stata una fortuna, e non me la sono lasciata sfuggire>
Segue un silenzio, che mi spinge a pensare.
<Non è stata una casualità ... hai fatto in modo che accadesse, non è vero?>
<Diciamo che ho spinto solo un pover uomo a fare la cosa giusta per salvare la sua famiglia>, commenta sorridendo ma io ne ho abbastanza del suo buonumore. Scatto all'improvviso arrivando dritto di fronte alla sua faccia, stanco dei suoi giochetti e delle cose che non mi dice. Oggi ho realmente rischiato di farmi beccare.
<Mi stai seguendo, sapevi che ero lì. Hai spinto quell'uomo a denunciare, decidendo di bruciare me pur di perseguire il tuo scopo>
<Ero certo che avresti usato la testa, per quanto William continui a girarti intorno>
<Hai idea di cosa ho dovuto fare per uscire da una situazione simile?! Era il mio primo giorno, il mio cazzo di primo giorno e tu hai deciso così! Potevano dare la colpa a me, il nuovo arrivato, e il gioco sarebbe finito te ne rendi conto?! Tutto perché non hai saputo aspettare altri cazzo di giorni!>, gli urlo conto con quanto fiato in gola e sento la vena sul collo gonfiarsi rapidamente, il viso arrossarsi. Alle mie parole Damien scatta in piedi, rimanendo a un centimetro dal mio viso.
<Tu lo sai da quanto aspetto? Mh?>, domanda con voce bassa, ma tutt'altro che calma. <Sai da quanti fottuti anni aspetto di piantare una pallottola al centro della fronte di Richard? Hai idea della merda in cui sono dovuto passare? Della vita che mi sono lasciato dietro per seguire la via della vendetta? No, no tu non sai un cazzo bambino viziato, quindi non venire a dire a me ciò che è giusto e ciò che non lo è affatto, perché non tu non sai realmente come è la storia, e non devi saperne niente. Quello che devi fare è utilizzare la bella testolina che ti ritrovi>, la sua unghia picchietta la mia tempia, ed io la scaccio di malo modo allontanandomi dal suo tocco, <e vedere di non fare casini prima che uno di loro ti uccida. Scopri ciò che avviene in quella casa, spiali e limitati a questo, al resto ci penso io. Che poi non vedo di che tu ti debba lamentare. Sono tutti a tessere le tue lodi no? Tutti i tuoi amici del South Side ti considerano una persona pacata e riflessiva, capace di fare le giuste scelte in momenti difficili e tu che fai? Adesso chiudi la vena, inizi a vedere rosso? Che fine ha fatto la tua calma in questa faccenda?>
<Sei tu che mangi la mia calma>, ringhio contro il suo sorriso.
<Si? Beh a me non ne è rimasta molta, visto che, come dici tu, è stata assaporata e gustata dai denti aguzzi di Richard sulla porcellana di un piatto costoso quanto la tua intera vita, quindi sarà meglio che uno di noi la ritrovi, o qui cade tutto a pezzi. Mi hai capito? Rispondimi mi hai capito?>
<SI>
<Bene. E ora preparati, il tuo signore ti aspetta. E ricordati la faccenda del denaro: sei un poveraccio che punta ai soldi, non vuoi altro che quelli. La faccenda si è fatta seria ed ora aspetti un tuo compenso. Richard potrà reagire solo in due modi: o ti tenderà una bustarella, oppure ti offrirà un nuovo lavoro facendoti salire di grado, su uno scalino superiore, sempre più vicino a lui, avendo superato la prova ed essendo certo di poterti riservare la sua fiducia. Prega che sia la seconda, altrimenti sarò ancora più duro nell'offrirti un'altra possibilità, vedi di ricordartelo, e preparati a tutto, nella vita non c'è mai abbastanza tempo per fermarsi a pensare>
Chiudo per un attimo gli occhi con la presenza di Monty alle mie spalle, mentre le porte dello studio di Richard Lee sono serrate di fronte a noi, in attesa solo di un colpo della mia mano.
Prendo coraggio non volendo sentire ancora la presenza di Monty come un'inquietante fantasma, e busso in due colpi decisi, aspettandolo rispondere, quindi entro e sotto suo ordine lascio noi due soli all'interno della stanza.
Moty rimane fuori, e sul suo viso la porta si chiude, come i cancelli del paradiso.
<Prego Ian ... accomodati>
Lentamente mi avvicino a quelle sedie che ho imparato a conoscere, recitando nella testa il ruolo che mi sono cucito come un vestito addosso, e sedendomi è proprio quello che ho. La sicurezza di un uomo che oggi ha rischiato tutto nonostante ciò andasse a beneficio di altri, un uomo povero che aspetta la giusta ricompensa, per poi andarsene.
<Mi ha colpito molto ciò che hai fatto in quel magazzino Ian, per questo nonostante la rapidità ho deciso di parlare con te a quattr'occhi>
<Vuole darmi una ricompensa? Perché nn ho visto nessuna banconota dal mio servizio di corriere>, ammetto freddo, e dopo pochi istanti di esitazione Richard sorride, abbassando la glaciale arma di difesa che aveva aizzato, parlando per primo.
<Punti a fare soldi, non è così?>
<Credevo lo sapesse>
<Si, lo sapevo ... dunque ti aiuterò a guadagnarli. Voglio offrirti un nuovo posto di lavoro, Ian, ma per farlo ho bisogno di conoscerti>
<Cosa deve sapere?>
<Cosa sei capace di fare?>
<L'ha visto, lavoravo in un cantiere>
<Nient'altro?>
Resto fermo a pensare seriamente a ciò che la sua mente vuole sentirsi dire.
<Ho abbastanza sangue freddo da tenere una conversazione ... ma non abbastanza da uccidere una persona. Non ho mai voluto macchiare le mie mani del sangue di altri>
Non so quanto questo possa essere a mio beneficio, ma forse dal suo viso scopro di aver fornito la risposta giusta.
<Nemmeno io uccido Ian, mai>
La cosa per un'istante riesce a sorprendermi ... ma poi arrivo a pensare che se non è lui la mano a reggere la pistola è sicuramente il cervello che ne guida l'azione, ed io in vita mia non sono voluto essere nemmeno quello.
<Dunque direi che un lavoro come quello di guardia personale non ti si addice. Devi poter utilizzare il tuo ingegno piuttosto che la tua forza>
<So convincere le persone>, confesso in un ricordo.
<Quanto?>
<Abbastanza. Una sera io e un mio amico, Nicolas, eravamo in un bar a vedere una delle partire di football del campionato. Non ci sono molte televisioni nel South Side, il ristorante di Nino è l'unico ad averne una funzionante quindi l'interno gruppo cittadino era riunito intorno a quel piccolo schermo. Conoscendo gli esiti delle partite precedenti delle due squadre in gioco, ho scommesso sul vincitore dell'incontro e ho convinto gli altri a fare lo stesso. Nel bar si è creata una vera e propria ressa, ma la mia premonizione si è rivelata essere vera, per cui il denaro degli scommettitori della squadra perdente è finito nelle tasche delle persone che mi hanno seguito, e per giorni non hanno smesso di ringraziarmi>
<Deve essere proprio un segno del destino, quindi ...>
<Che cosa intende?>
Il viso di Richard si fa misterioso, e la sua voce esita nel volermi dare un responso. Da una delle cantere gli vedo recuperare una sigaretta dal marchio a me sconosciuto e un piccolo accendino rosso.
La fiamma scaturisce e la carta brucia, poi un'anima di fumo ascende fino al soffitto della stanza.
<Sai come si chiamava l'uomo che ha venduto le nostre informazioni alla polizia? Alhan Deppers. E vuoi sapere che mestiere faceva? Lui era ... un'allibratore, riguardo alle corse di cavalli, ovvero raccoglieva scommesse a nostro nome, legali e non. Ora, Ian, tu quanto ne sai di cavalli?>
<Niente per la verità ...>
<Dovrai informarti, perché voglio che tu prenda il suo posto>
<Vuole dire che non sarà più Xavier a seguirmi?>
<No, per i primi tempi si occuperà Monty di te, e tu, dal canto tuo, non dovrai più essere il corriere della nostra merce, dimentica quel lavoro e occupati di questo. Dovrai essere presente ad importanti pranzi e cene, dovrai conoscere la gente con cui facciamo affari e convincerli a darti fiducia ... quanto basta per giocare con il destino e la fortuna, in una gara di corsa>
<Chi mi dirà ciò che devo sapere?>
<Alhan aveva un'assistente, farò in modo che tu parli con lui. Presto saprai i nomi dei migliori cavalli del momento, rivedrai le loro sfide se necessario, e il prima possibile potrai entrerai a far parte del nostro mondo, ho bisogno di persone come te al mio fianco. Intelligenti, astute e pazze quanto basta da rischiare di perdere tutto.
Allora ... sei con me, Ian, ragazzo del South Side?>
Quelle parole aprono nuovi scenari, offrendomi visioni di speranza, lasciandomi intravedere un cuore pulsante alla fine di tutto questo, pronto per ricevere una pugnalata dritta al cuore.
<Si signore, sono dentro>
<Bene, allora iniziamo>
P.O.V.
William
Percorro trepidante il corridoio di casa, su e giù proprio come faceva mio padre qualche ora prima all'entrata del resort, mentre adesso tranquillo e accomodato alla poltrona del suo ufficio, fuma una sigaretta parlando in riunione con altri noi clienti, portano avanti gli affari.
<Da quanto è dentro Monty?>
<Poco più di un'ora>
<Devo parlargli>
<Suo padre mi ha chiesto di farla attendere>
<Beh non attenderò molto, vai di nuovo a parlargli altrimenti sarò io a entrare>
<Come vuole, signore>
Eseguendo l'ordine Monty scompare dal divisorio di queste due porte, che magicamente poco dopo si spalancano di loro iniziativa, lasciando uscire il gruppo di clienti.
Entro a loro posto rimanendo in piedi di fronte al suo tavolo, e Monty velocemente si dilegua, lasciandoci ai nostri discorsi padre e figlio.
<Di cosa volevi parlarmi con urgenza, William?>
<Come puoi fidarti di Ian? E' appena arrivato e già gli hai concesso il posto di allibratore>
<E' un ragazzo sveglio, ci sarà utile>
<Solo questo, papà? Solo questo? Hai preso quel ragazzo solo perché era sveglio?>, domando, ma mio padre tace, chiudendosi in uno sguardo furbo di intesa.
<Ha a che fare con il South Side, non è vero? Lo hai preso perché è da lì che viene, ma io non farò il tuo stesso errore. Al momento sei cieco, non vedi il rischi che comporta, ma io non permetterò che quest'uomo si faccia spazio tra le fila di questa famiglia, non permetterò che arrivi a schierarsi totalmente tra le nostre file. Ti impedirò di commettere quest'ennesima pazzia>
<Non potrai niente, William, perché io non te lo permetterò>
<Staremo a vedere>
Staremo a vedere chi tra noi due vincerà. A passo deciso recupero l'uscita, arrivando ad afferrare con una mano la maniglia della porta prima che la sua voce mi blocchi.
<Avevo intenzione di dare una festa la settimana prossima, in modo da festeggiare il compleanno di Dafne. Sai se tua madre vorrà essere presente?>
<Valle a parlare tu stesso, è nel bordello in cui l'hai lasciata>, rispondo prontamente, chiudendomi la porta alle spalle e mettendo fine a questa assurda conversazione. Il chiaro esempio della sua follia, ed una traccia come un'altra di un passato che ancora lo perseguita, portandolo a pagarne le conseguenze.
William
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