33- Vento di novità

P.O.V.
William

Dalla cucina alla sala schiere di camerieri fanno avanti e indietro per far sparire il disordine che i nostri ospiti del pomeriggio hanno lasciato contrattato, imbevuti di alcol. Un modo come un altro per affrontare i nostri traffici, ma niente di troppo scomodo. Non erano i peggiori con cui fare affari.

<Monty sai dove è mio padre?>

Vestito di tutto punto, il sottoposto che ci fa da maggiordomo, guardia del corpo e informatore, con un piede sulle scale in marmo e una mano sul corrimano il legno scuro, si volta a fissarmi ruotando il corpo dei gradi che bastano per prestarmi la dovuta attenzione.

<No signore non lo vedo da stamattina, è chiuso nel suo studio per affari>

<Sono passati i Rogers oggi, vedi di informarlo>

<Sarà fatto>, lo sento rispondere prima di dirigermi verso lo studio al piano inferiore lasciando le carte nel dossier adeguato. Chiudo la porta con due mandate, e lascio cadere la chiave nella tasca interna del mio cappotto, dove la so al sicuro, prima di dirigermi in un'altra stanza, osservando con la coda dell'occhio Monty.

Da giorni ho deciso di braccare a stretto mio padre, arrivando alla conclusione di dover fare la stessa cosa con Monty, che da anni sembra conoscerlo, molto prima di quanto abbiano fatto tutti gli altri, mia madre compresa ... mi domando se anche lui provenga dal suo passato, e se quindi abbia le chiavi per la soluzione al mio futuro.

Non ci sono dossier sul suo conto, niente che nello studio di mio padre mi abbia portato a tracciare un profilo della vita di Monty oltre quella che già conosciamo. Conoscendo la premura di mio padre nell'assumere persone fidate, indagando per prima cosa sulla loro vita e le esperienze fatte, quell'assenza di carte e preoccupazioni mi ha trascinato in un vortice di dubbi, e domande ancora oggi inespresse.

Adesso però ho altro di cui occuparmi, pur trattandosi ancora una volta di pulizia negli affari di mio padre.

Spalanco la porta senza pensare e la ragazza seduta a terra sobbalza, emettendo un sussulto non udibile dalla sua bocca coperta dalla stoffa che stringe tra i denti e che corre a legarsi sulla sua nuca, intrappolandole parte dei capelli. Con delicatezza e un mezzo sorriso mi procuro di chiudere il divisorio con attenzione, e lenta precauzione, costatando con malizia di vederla per la prima volta con addosso abiti normali. Avrei dovuto dire ai tuoi sottoposti in piedi al suo fianco di prenderla in tarda notte, così da scoprire se sia tornata ad indossare la camicia da notte che i miei soldi le hanno permesso di indossare, o se sia passata direttamente al coricarsi nuda, dopo il nostro piacevole amplesso che forse ha risvegliato la sua sensualità ... un tempo tanto celata.

<Bentrovata, Lorelan>, la saluto facendomi avanti, e studiando come quel vestito a tubino arancione acceso le doni particolarmente con l'incarnato scuro e i capelli mori lunghi, analizzando poi le scarpe a tacco altro nere e panna distanti nella stanza e separate dai suoi nudi e dipinti piedi, arcuati quanto basta da renderla donna anche per quella piccola parte. Mi domando come appaia una volta legata, in tutto il corpo, per mezzo delle mie corde, che posa assumano quei piedi e quelle gambe, una volta stretti in un cappio che li congiunge alle mani di lei, legate dietro la schiena, e mi riprometto un giorno di arrivare a scoprirlo, vedere ... come le si arrosa la pelle, al seguito dei miei attacchi.

Non pensavo fosse una donna capace di indossare scarpe del genere.

L'avevo scambiata per una verginella intimorita e vestita da forme indegne, ma a quanto pare era a conoscenza del suo corpo, meglio così ... perché mi sarà utile.

<Un buon lavoro ragazzi, e giusto in tempo>, commento sedendomi alla poltrona che le è dinanzi, mentre lei, con le gambe unite e stese su di un lato, scoperte dal vestito in una posa da sirena, i capelli sconvolti per quanto lunghi e lisci, sparati da tutte le parti, mi fissa con odio, ed uno sguardo che all'apparenza sembra ricordi il nostro unico incontro. Fa piacere il non essere stati dimenticati.

Molte cose erano cambiate, tranne il suo debito. Dopo la morte del capo famiglia avvenuta per mano mia nella loro casa con un colpo di pistola la madre si era impiccata, suicida dei suoi pensieri, e l'aveva abbandonata. Non sbagliavo quando avevo definito quella famiglia egoista e senza una minima idea delle conseguenze delle loro azioni, assurdamente ingrati ... per cui adesso tutta quella gratitudine non espressa la sconterà la figlia, ripagando il debito rimasto, per il resto della vita.

La stoffa bianca è ancora torturata dai suoi denti affilati e bianchi, contornati da una bocca che adesso vorrei sentire altrove ma tempo al tempo mi dico, senza capire cosa mi faccia realmente sangue di questa ragazza ... forse il pensiero di averla totalmente in pugno ... o forse, nuovamente, questo carattere che non mi sarei mai aspettato manifestasse, dopo essere stata violentata.

<Allora Lorelan, immagino di dover discutere con te di affari, essendo la sola rimasta della famiglia mi sbaglio?>, domanda ironica a cui nemmeno mi favorisce risposta, facendomi sorridere mentre mi guarda con odio. <Sono qui per dirti che prima di togliersi la vita tua madre non ha saldato il debito che avevate nei nostri confronti, e che si tratta di una grossa, enorme cifra, sai? Adesso la tua vita mi appartiene, e tu dovrai lavorare per tutta la sua durata per poterti riscattare, altrimenti riceverai molto peggio della salvezza che si sono presi i tuoi genitori da questa vita, mi capisci bene? E non sfidarmi, so quello che dico e come farlo, non permetterò in alcun modo che tu muoia, quindi vedi di capire la mia posizione: tu saldi il debito, e poi potrai considerarti finalmente libera da noi, totale padrona della tua vita, ci siamo capiti?> Non annuisce ma non importa, mi è bastato vederla smettere di morde la stoffa per vedere quanto collabora. <Bene>.

MI alzo recuperando il telefono e componendo un numero già fisso in memoria. Natalie risponde al terzo squillo.

<Natalie, informa mia madre che ho un'altra ragazza da portarle, e che verrò nel pomeriggio per lasciarla>

<Signore, suo padre alle cinque ha un appuntamento>, mi informa uno dei due uomini, obbedendo all'ordine che ho imposto nel dover essere informato di tutti i suoi impegni.

<Di cosa si tratta?>

<Vuole assumere un nuovo membro per il personale. Lo incontrerà nel suo studio>

Devo esserci, almeno quando esce. Torno a Natalie, avendo fatto un calco degli incontri della giornata.

<Verrò per le quattro e mezza, non mi tratterò molto. Dille di far trovare tutto pronto>

P.O.V.
Ian

Avrei detto una Jaguar, nella scelta della giusta macchina per uno come Monty ma mi ha sorpreso manifestando più sfarzo di quanto pensassi con un'Alfa Romeo 250 del sessanta, e non posso non interrogarmi sulla sua vanità, e sullo sfarzo di cui si circonda. Una macchina del genere costa come dieci o quindici delle nostre proprietà, e riscatterebbe i giusti benefici per un posto del genere, invece di restare sotto il culo di quest'uomo grassoccio mezzo pelato dagli occhiali neri tondi che fissa la strada da sotto il suo cappello grigio in feltro, detestabile quanto la moda che sfoggia. O quanto lui, in generale.

<Manca ancora molto?>

Sono le quattro e venti, e ancora la strada, lastricata di alberi, sembra deserta verso i limiti del possibile.

Che abbia finalmente deciso di mettere fine al nostro reciproco odio, portarmi in un posto deserto, e spararmi un colpo alla nuca?

Non gli permetterei di farlo, ma mi domando se veramente sotto quella giacchetta ci sia una pistola, ma nonostante il modello scoperto dell'auto e il vento che ci rema contro, il tessuto non si smuove quanto basta a rivelarmelo, per cui resta solo alla mia fantasia o sicurezza il compito di deciderlo.

Direi di si, in ogni caso.

<La casa del signor Lee è distante dal quel posto che chiami casa>

<Quanto basta a non fargli sentire lo sgradevole odore di sudore di noi lavoratori?>, beffeggio, voltandomi per vederlo sorridere di una battuta rimasta solamente nella sua testa.

<Per molto tempo il signor Lee ha sentito l'odore fetido della fatica>

<Giusto, stavo per dimenticarmi che anche lui è stato povero ... si dice in giro che venga dal niente, non è così? Che abbia costruito l'impero che tiene solo grazie ai suoi sforzi e dopo anni. Tu invece che mi dici Monty? Vieni anche tu da un posto simile?>, domando indicando con il pollice il posto che ormai ci siamo lasciati alle spalle, e il suo sorriso non accenna ad andarsene. Vorrei farlo sparire con un solo schiaffo, decisivo.

Nuova fonte di sorpresa il conducente dell'auto mentre si avvolge in un silenzio risucchiando la mia domanda, senza far trasparire però l'ironia che questa ha suscitato.

Per mezz'ora ascoltiamo il fastidioso suono emesso dalla sua radio ferma su un canale straniero, che lui tanto ama sentire ... per la maggior parte si tratta di ritmi e parole spagnole, forse una o due volte già sentiti, ma con cadenze tanto fastidiose da rendere affatto orecchiabili. La tortura però porta i suoi frutti quando al termine della strada ci scontriamo con un cancello che, dopo essere stati fermi per poco, si apre ai nostri occhi come si aprirebbero le porte dell'inferno, lasciandoci con la macchina entrare all'interno dell'imperiale proprietà. Non riesco a qualificare cosa sia più grande, se l'edificio o il giardino, ma ad ogni modo se ne legge lo sfarzo e il lusso in entrambi, tramite le statue sparse in giardino, le fontane, i fili del l'erba tagliati tutti alla stessa altezza, o le balaustre e i cornicioni che reggono la grigia proprietà, rinifita persino nelle facciate con marmi e stili architettonici, composti tanto alla perfezione da non poter essere fissati senza invidia.

Semplicemente fermo a fissare il suo impero ... trovo modo di odiare una persona tanto carica di eccessivo lusso. Come è possibile che venga dal niente, un uomo del genere? Come può essere arrivato a tanto, dopo aver patito così poco? Fin dove l'ha spinto il desiderio, avendo patito la fame? Eppure è ciò che cerco, la riuscita, la libertà, per gente come noi, la riconquista di qualcosa materiale come morale, fino anche all'eccesso se necessario ... ma non derivante da un guadagno simile, non con soldi sporchi e macchiati di sangue, per questo lo detesto, per le scarpe lucide con cui ci schiaccia a noi la testa, formiche del suo sadico gioco, e quel gesto, arrivo a pensare, non mi troverò mia a ripeterlo in futuro, fossi anche schiavo della ricchezza.

Come se non bastasse un uomo in divisa viene ad aprirmi la portiera. Fisso il suo viso cercandone la stanchezza, ma quella che porta è una maschera impenetrabile capace di renderlo tanto asettico da non essere umano, e voglio sperare che la colla con cui l'ha fissata non sia tanto secca da impedirgli per sempre di toglierla.

Dieci minuti di anticipo, occupata da un'eccessiva calma di Monty che lentamente percorre i gradini all'entrata della casa, finendo a farsi aprire il portone dall'ultimo dei servitori in fila sulla scalinate, appositamente posto li, mi viene da pensare, prima di superarlo e entrare nell'ingresso della casa.

Non vorrei soffermarmi a posare gli occhi sui particolari perché metà di quegli oggetti non sarei in grado, poi, di descriverli nuovamente a parole, ma i numerosi quadri all'interno della casa mi stregano e catturano lo sguardo, scene di paesaggi e città, o volti di persone ritratti nel tempo. Donano un aspetto romantico in senso artistico all'interna atmosfera, senza far a pugni con il nuovo e innovativo arredamento nel resto degli spazi, specie nel soggiorno a doppia altezza con ballatoio del piano di sotto annesso, a caratterizzarlo, e quell'enorme camino impossibile da scordare.

<E' di suo gusto, la casa?>

<Congeniata nei minimi particolari ... anche per il resto delle situazioni il signor Lee opera così?>

<Molto, molto più attentamente, non si lascia sfuggire un'anomalia>, mi provoca avvicinandosi alle scale. <L'arredamento è soprattutto merito della moglie e della famiglia,il signore non entrò molto nei dettagli, a eccezione dei quadri>

<Li scelse lui?>

<Uno per uno, è un'amante dell'arte, e tende solitamente a valorizzarla, in ogni sua forma>

Interessante a sapersi, scoprire di aver a che fare con un uomo all'apparenza intelligente, furbo e amante dei benefici del mondo, fino a succhiarne il midollo. <Prego da questa parte, la sta attendendo nel suo studio>

Un'udienza privata, che impagabile onore.

Monty precede la traversata, camminando con il suo solito passo stanco fino a raggiungere il cardine di un'importante e spessa porta, sulla quale batte due pugni, ravvicinati.

<Avanti>, ci accoglie la voce dell'uomo dall'altra parte, ed io torno nelle mie vesti e nel mio corpo con serietà, pronto a fronteggiare faccia a faccia l'uomo che tra non molto sarà il capo delle mie azioni, criminali o no, pur di condurre i suoi affari.

<Bentrovato Ian>

<Signor Lee>

<Mi ha fatto molto piacere sapere che hai accettato il mio invito>

<Lei è stato molto convincente>

<Prego, accomodati, Monty ... puoi lasciarci>

<Si, signore, mi troverete al piano di sotto se avete bisogno>

<Molto bene>

Alle mie spalle la porta si chiude, e all'improvviso sono solo, di fronte a degli occhi celeste ghiaccio.

Prima d'ora non ero mai riuscito a vederlo con tanta chiarezza. Nel nostro solo incontro il sole remava contro i suoi tratti impedendomi di studiargli il viso, ma ora la luce naturale del giorno non lascia spazio ai dubbi e lo rivela seduto dietro questa scrivania, i gomiti sui tavoli e le mani tra di loro strette, un sorriso in viso, i capelli bianchi, l'abito di alta sartoria blu scuro addosso e quegli occhi ... gelidi come lastre di spesso ghiaccio.

Constato con sorpresa di ritrovare nel suo viso qualcosa di familiare, ormai perso però all'interno della memoria.

Mi prometto di scoprire cosa.

<L'ultima volta che ci siamo parlati mi hai detto di non voler lavorare per i ricchi, se non sai da dove proviene il loro denaro ... prego, accomodati>

Eseguo quella specie di ordine mettendomi lentamente a sedere su una delle due comode sedie poste dinanzi alla scrivania, trovandomi sempre più vicino ai suoi pericolosi occhi.

<Solitamente è così, ma i soldi in casa hanno iniziato a scarseggiare ed io non ho mai gradito patire la fame>

<Direi che siamo in due>

<A che cosa le servo, signor Lee?>

<Richard, ti prego. Ancora potrei non saperlo, ho bisogno di capire alcune cose, prima di dirtelo>

<Per esempio?>

<Che persona realmente sei>, risponde con un tono basso di voce, e quella, quegli occhi, le azioni che so che compie, mi spediscono a tremare in scariche di brividi, sperando non se ne accorga.

<Credo che in parte lo abbia capito, quel giorno mi ha inquadrato molto bene>

<Tu dici? Ne vorrei una riprova. Per ora lavorerai per me come corriere ... vuoi chiedere di che cosa?>

<Immagino non sia lecito chiedere>, so essere discreto se lo voglio, prima lezione, signor Lee.

Sorride mestamente, abbandonandosi con la schiena contro la sua poltrona. <No, non lo è, ma voglio comunque rivelartelo ragazzo, giusto perché non ci siano segreti tra di noi. Commerciamo in oppio, al mese sette tonnellate, cocaina e metanfetamina, questo per quanto riguarda le droghe pesanti, ma abbiamo anche le mani sul traffico di alcolici e la spedizione di questi in paesi in cui non sono regolarizzati, per non parlare delle armi. Possiamo dire che abbiamo voce su tutto, sulla politica quanto sul commercio, e che tu come piccolo corriere dei nostri affari, ti troverai a trasportare una delle cose di cui ti ho appena parlato anche se solitamente ai nuovi arrivati lasciamo prendere la cocaina, per iniziare, così da vedere che tipo di fiducia ci possa legare, e se possiamo arrivare a proporre altri tipi di offerte>

<Di che tipo?>

<Da semplice corriere potresti trasformarti in altro, una guardia, qualcuno della sicurezza, o un nostro agente, inserito dove vogliamo, altrimenti qualcuno legato ai nostri commerci ma dovresti conoscere bene le lingue, in quel caso>

<E guadagnerei di più?>, chiedo fingendomi interessanto. Una posizione del genere non mi interesserebbe per i soldi quanto per la sua influenza, ed è a quella che aspiro, per potermi avvicinare.

<Si, Ian, a quel punto guadagneresti di più, e ti troveresti a vivere in casa mia visti i turni richiesti. Capisco che non sia facile muoversi e affrontare un'ora di viaggio per raggiungere il proprio luogo di lavoro visto che è da qui che, verbalmente, faccia a faccia, Monty o io ti lasceremo compiti da svolgere. Non ci siamo mai fidati dei celluari>

<Non abito pù nel South Side e non ho un cellulare>

<Veramente?>

<Quale delle due?>

Inclina la testa, divertito dalla mia tenacia. <Il South Side>

<Si, è così>

<Perché?>

<Quel posto mi è sempre stato stretto e poi non ho un buon rapporto con mio padre>

<La famiglia è importante, non la dovresti abbandonare ...>, mi dice con ironia, e mi chiedo se davvero arriva a crederci.

<Ho pensato che guadagnando soldi al suo servizio avrei potuto farmi strada, quanto basta per vivere una vita degna di essere vissuta, lontana dalla povertà di quel posto>

<Come immaginavo, caro Ian, siamo più simili di molti altri. Sono felice che tu abbia ripensato alla nostra offerta>

<Non le darò modo di pentirsene>, gli prometto, non potendo.

Il signor Lee acquisisce le mie parole, e sembra assaporale in bocca, vorrebbe credermi, lo so, e mi fa paura il pensiero che lui si sia tanto rispecchiato in un ragazzo come me ... siamo davvero tanto simili, da poter essere associati? E' davvero un uomo del genere il tipo di futuro che mi aspetta?

<Ho un paio di cose da dirti, prima che tu inizi a lavorare, giusto per spiegarti alcune piccole regole della casa>

<La ascolto>

<Vedi, qua dentro abitano mia moglie, mio figlio, e parte dei nostri parenti più stretti e prossimi, legati ai nostri affari. Mia nipote è una ragazza tranquilla e solitamente passa le sue giornate nella serra di sua madre ... così come gran parte dei miei familiari è una persona semplice, e oltre alle persone direttamente coinvolte nessun altro sa ciò che facciamo qui dentro, quindi vorrei che tu non ne facessi parola, in caso ti trovassi a imbatterti in qualcuno di loro. Preferirei rimanesse tra di noi, per intenderci. Per questo motivo passerai la porta di ingresso solo se accompagnato da Monty, per adesso. Non essendo ospite di questa casa non saprei come giustificare approfonditamente l'ingresso di un giovane ragazzo nel mio studio da attento tipografo, e solitamente mi piace evitare le domande indiscrete, quindi rimarremo così. Ingresso principale solo se affiancato da Monty, come suo secondo, oppure ingresso secondario delle cucine, che ti porta direttamente qui da me. Non deve esserci scambio tra te e il resto della casa, nessuna interferenza.

Per quanto riguarda il mondo fuori, invece, ti troverai a fare affari con i clienti solo se affiancato da un tuo superiore ... vedrò quale delle mie teste calde affidarti, qualcuno con un briciolo di cervello non sarebbe male, mentre a te resta il compito di portare la roba in moto, prendere i soldi ed andartene, fine della storia.

Scontato dirti che l'importo deve tornare nell'intero della sua forma ... ti pagheremmo bene, non dimostrarti avido>

<L'avarizia non è tra le mie virtù>

<Eppure sei qui per i soldi, giusto? Oppure c'è altro?>

Sorrido colpito in pieno, ma lui passa sopra a quest'inopportuna domanda. Vuole avere, da solo, modo di rispondersi.

<Il resto ti verrà spiegato giorno dopo giorno, da chi di dovere. Se non abiti più nella tua vecchia casa allora dove stai?>

<Ancora non lo so, volevo prima aver modo di capire dove ci saremmo incontrati in futuro, prima di decidere>

<C'è un hotel sulla strada, a dieci minuti di macchina da qui, Monty ti ci accompagnerà con la macchina. Tutte le spese saranno a nostro nome, ti basterà lasciare il tuo nome alla reception>

<Grazie dell'offerta>

<Adesso puoi andare ...>

Mi congeda, e sotto ordine eseguo il comando, arrivando alla porta, prima di voltarmi.

<Qualcosa non è chiaro?>

<Ho come l'impressione di averla già vista, in passato ... molti anni fa>

Da questa distanza il colore dei suoi occhi mi colpisce ancora più di una lama, mentre recuperata una penna con cui firmare le carte, operazione svolta persino mentre mi parlava, tiene gli occhi puntati su di me, sorridendo tanto da far scoprire i denti.

<Una leggenda popolare afferma che ognuno di noi è stato in grado di vedere il diavolo, venendo in vita, e che solo la distrazione degli anni e di altri ricordi ci abbia portato a dimenticarlo.

Devi avere ancora ricordi di quel passato>

<Non dimentico facilmente, ricordi o anni che siano>

<Saprai dove trovarmi quel giorno>

Resto stoicamente immobile, quasi con incoscienza, prima di recuperare la mobilità del mio corpo, e uscire dalla stanza.

Percorro le scale di poco prima, trovando al termine Monty con il cellulare tra le mani, probabilmente intento a leggere l'ordine impartito dal sultano di questo posto, recuperando infatti subito dopo le chiavi dell'auto dal taschino.

Ancora una volta mi precede, distaccandosi metri più avanti e lasciandomi per alcuni istanti, dentro questa casa, ancora solo, a tentare di capire.

Sono a un passo dalla porta quando la vista si scontra con una figura in piedi a sbarrarmi il passaggio, rifinita in un abito grigio chiaro, cappotto, gilet, e cravatta, nera come le scarpe, terminando su di un viso squadrato e fisso, diretto verso il mio.

Ciocche bionde e ben controllate, creano onde al di sopra della sua fronte, tirate indietro sulle orecchie, enfatizzando il taglio degli occhi.

Resto fermo come lui al pari dell'altezza, recuperando la sicurezza che pensieri contrastati mi avevano deviato a formulare, portandomi sulla strada di un terreno non asfaltato e senza fine, quasi una trappola nella quale perdersi, senza soluzione.

<E' possibile che Richard decida di parlare con te, privatamente, prima di ingaggiarti un lavoro, e che già dal giorno successivo tu possa iniziare a farlo. Si tratterà di semplice trasporto, probabilmente ... all'inizio dovrà aver modo di fidarsi e tu non gli impedirai di farlo, seguirai i suoi compiti alla lettera, ubbidendo alle sue regole. Non parlerai con chi non è di dovere. Non approfondirai rapporti commerciali che appositamente devo rimanere segreti, oscuri ai loro traffici, e più di tutto non farai domande inopportune, svettando troppo la tua arroganza. Ian .... Non dimostrarti troppo caparbio, già altri prima di te hanno provato a farsi strada, e a dimostrarsi più furbi dei loro superiori ma tu non devi provarci, se non vuoi rischiare la vita ... nessuno di loro ha fatto una bella fine, e adesso sono costretti a riposare per sempre sul fondo dei canali della città. Non avere più coraggio del necessario, altrimenti sei fuori. Occupati di stuzzicare solo Monty e gli informatori che sei sicuro non parleranno mai, e fatti strada, colpisci dritto al cuore>, si procura di dirmi Damien, gesticolando in più parti con frenesia e osservandomi con attenzione, come se fossi pronto da un momento all'altro a fare qualcosa di stupido.

<Ho capito, non uscirò dai tracciati>

<C'è un'altra cosa ... non avvicinarti mai a William, se non vuoi essere scoperto. Quell'uomo, quel ... sicario, è capace di scoprire fin da subito il tuo gioco, se non ti dimostri più furbo di lui. Stagli alla larga, giragli lontano, e non parlargli se non se direttamente interpellato, e anche in quel caso ... attento a ciò che fai uscire, lui legge in ogni tua parola. Non gli serve niente che una prova per sospettare ancora di più di te>

<Stiamo parlando del cretino con il rolex? Quello che ha cercato Caleb all'officina?>

<Stiamo parlando del figlio del capo che vuoi fregare, del suo più abile tiratore. Se vuoi vivere il tempo a Caleb per rivelare importanti informazioni alla polizia vedi di sopravvivere il tempo necessario. Esci fuori dal suo mirino, prima di finirci al centro>

<Sei l'uomo che ha assunto mio padre?>, mi interroga, con occhi neri, incapaci tuttavia di intimorirmi.

<E' così>

<Sai in che situazione ti sei voluto cacciare, sai ... chi è l'uomo per cui lavori?>

Dannatamente di più, ogni giorno che passa.

<Sono solo un corriere ... vengo informato dello stretto necessario>, ribatto in un sorriso, sfortunatamente vittima del mio fastidio. Di fronte a me ho l'uomo che ha minacciato mio fratello, che so aver fatto visita a Megan al ristornate, l'ho scoperto da uno dei camerieri, e non posso non essere piacevolmente onorato di aver fatto anche io la sua conoscenza. <Con permesso, dovrei andare ...> Faccio cenno di dover passare, e lui per alcuni istanti non si muove. Non abbasso gli occhi, ma stavolta, a differenza di Monty, so bene, grazie all'informazioni che mi ha dato Damien, della presenza delle due pistole nella fondina ascellare che nasconde al di sotto degli abiti, e voglio ancora di più procurarmene anche io, il prima possibile, una, per vedere cosa si prova quando la punti alla gola di un tipo del genere. Se ti senti veramente Dio, come sembra voler credere, e con quale sadico sentimento di potere ti trovi a convivere, tenendo tra le mani la vita di persone semplici e indifese, prive del giusto coraggio.

Con un gesto lascia stretto il passaggio alla mia uscita di scena ma non mi lamento o mi ritraggo, il confronto non mi fa paura, e invece che uscire parallelo all'entrata lo faccio muovendo un passo di lato, continuando a tenere il suo viso e il mio collegati, come una danza.

Superato quell'ostacolo osservo Monty attendermi al voltante della sua macchina e mi avvicino per raggiungerlo, sorridendo alla troppa prudenza che Damien mi ha raccomandato, sapendo di doverla compensare necessariamente con l'intelligenza, non avendola mai avuta troppa, ma tenendo comunque sempre le giuste carte per mettere in atto una buona strategia.

Felice di aver ballato con te William, spero vivamente di averne ancora, un altro po', un altro provocatorio e succulento assaggio.


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