32- Vicinanza e distacco

P.O.V.
Megan

Le dita hanno vita propria, non è il cervello che le obbliga quanto l'inscio di un dolce risveglio mattutino trascorso del più caldo degli abbracci, stretta tra le braccia dell'uomo che ami, mentre alto il sole, testimone del nostro ritardo come lo era stata la luna dei nostri baci, crea macchie di foglie, ombre di alberi sul suo viso, correndogli anche lungo il petto, come la migliore delle opere d'arte di cui posso essere la sola spettatrice, perché mai nessun'altra lo fisserà così, trovandolo innocente nel suo tranquillo e infantile risposo, dolce quanto sensuale, mezzo nudo dalla vita in su e dal respiro leggero, a sollevargli il petto in brevi boccate che l'occhio segue, portandoti a riemetterle.

Non posso ancora credere alla mia fortuna, al sorriso che non riesce ad abbandonarmi lo sguardo avendolo ritrovato con me, e non so veramente cosa possa aver fatto per meritarmelo. Se solo credessi alla reincarnazione di altre vite, come sostiene Nicole, potrei dire di essere stata la più caritatevole donna del mondo, finalmente ricompensata per il suo duro lavoro, o la peggiore degli assassini se questo ragionamento della reincarnazione funzionasse al contrario, non sono mai riuscita a capirlo, ma dovrei aver reso l'idea, non potendo dipingere questo spettacolo.

Eccoli che curiosi i miei ingestibili polpastrelli sono corsi all'arcuatura del suo sopracciglio destro, il fianco che mi porge, dovendo rispettare la sua metà del letto, cosa a cui io sono solita non sottostare mai, infrazione che ci aveva giocato duri colpi durante il nostro periodo di amicizia.

Ma adesso non siamo più solo quello giusto? Possiamo forse ... non esserlo mai stati? Solo quello intendo, solo amici. In cuor mio direi di no, ma non posso confermarlo con precisione perché oggi regna il buon umore, e non posso non valutarne gli effetti.

Infastidito e forse stanco dalla mia sempre più esigente audacia, Caleb sbatte qualche volta gli occhi debolmente, voltandosi poi dalla mia parte per abbracciarmi più forte, e seppellirmi nel calore del suo corpo una buona volta.

<TI ho svegliato?> domando in un sorriso, e la risposta sopraggiunte con lentezza.

<Mi stavi accarezzando ... continua a farlo>

<Adesso te ne approfitti>

<Hai iniziato prima tu>

E forse in una risposta inconscia o meno, non posso arrivare a saperlo, anche lui inizia a sfiorarmi, prima i capelli poi la schiena, debolmente e mentre è ancora immerso all'interno del suo sogno. Ha un profumo così buono .... Lo intrappolo chiudendo gli occhi e godendo di un profondo respiro contro il suo collo, venendo ricambiata con un bacio dolce quanto spinto poco sopra il seno.

Siamo nel suo letto e la casa è vuota. Sono sgattaiolata tra le sue coperte in piena notte, dopo averlo buttato giù dal letto per venire ad aprirmi, ammettendo quanto ne sentissi la mancanza. Era successo tutto tanto velocemente che non mi ero riuscita ad abituare, la cena a ristornate con Deborah e Luis, la giornata al mare, la cena in un paesino della località balneare, la sua guida alla macchina di Kevin, le nostre promesse, preservate in punti diversi ma incisi nella testa. La mia collana è proprio qui, tra di noi, tra il suo ed il mio petto, e la sua presenza mi piace da pazzi, mi piace il modo con cui nel corso della scorsa serata l'ho trovato a fissarla, in un mezzo sorriso.

Spero davvero che tra di noi tutto continui ancora ad andare così bene, ma con noi due non si può mai sapere, siamo imprevedibili anche a noi stessi, quindi forse siamo in grado di stupirci, tenendo lontane le liti, almeno per un po'. Sento come se ci sia molto altro da scoprire, tesori di una vicinanza che prima d'ora non abbiamo mai avuto, e non solo in termini fisici, penso arrossendo, nonostante Caleb mi abbia aperto un mondo sulla perfetta unione dei nostri corpi, quanto mentali. Ho come la sensazione che Caleb mi nasconda ancora molto che ancora non sono venuta a scoprire, nonostante ci conosciamo da sempre so bene che qualcosa ha deciso di tenersela per se, come ho fatto io, ma forse adesso è finalmente tempo di rilevarsi completamente all'altro, come non ci siamo concessi mai.

E non vedo l'ora che questo avvenga, alla più totale luce del sole.

<Caleb?>

<Mh?>

Sorrido in risposta. <E' mezzogiorno>

<Non ti muovere da qui>

<Alle quattro e mezza devo essere da Laura in negozio, e prima dobbiamo mangiare, oltre che recuperare il cambio in casa mia>

<Ce la facciamo per tempo, Meg ... non ti muovere>

<Non è facile dirti di no, sai?>

Alzo gli occhi, trovando i suoi chiusi e un furbo sorriso arricciargli la bocca. <Ne sono felice>

Già, direi proprio che debba esserlo. Il mio potere della persuasione, sicuramente quello della tenacia, vengono sempre meno a cospetto dei suoi, seduzione, dolcezza e caparbietà, facendomi uscire costantemente sconfitta da una lotta silente di cui non facciamo parola.

Mi avvicino ancora di più al suo viso e lascio dolci baci sulle guance. La bocca si allontana senza a malincuore, per cui non le permetto di soffrire mai troppo il distacco. Lui, steso, rimane immobile con un mezzo sorriso timido e non proferisce parola. Si prende tutti i miei baci, assorbendo la buona ragione che mi avrebbe vista già in piedi da questo letto un'ora fa.

Con forza serra la presa intorno al mio corpo, mi conduce al suo cospetto e mi bacia. Un bacio dolce, sulle labbra, prima di scendere giù fino al mio collo.

<Sono felice della tua visita, alle quattro e mezza di notte>

<Non sembrava molto>

<Ci ho ripensato ... non ho mai avuto un risveglio migliore>

<Sul serio?> Sono pronta a fargli avere anche molto di meglio, confesso a me stessa rimanendo a fissarlo. Come in un gioco anche i suoi, aprendosi lentamente, mi intrappolano, donandomi il loro dolce buongiorno, alla vigilia di questa giornata.

Il mio tocco è finito sulle sue labbra, e con dolcezza lo vedo stringermi la mano e baciare una per una le mie dita, prima di posarsi il mio palmo sul petto, all'altezza del cuore, e lasciarlo fermo li, intrappolato dalla sua stretta.

<Caleb ... dobbiamo parlare di una cosa>

Tace per qualche istante, prima di scoprire le mie carte. <Ian>

Annuisco lentamente, e lui sembra accettarlo dopo un profondo respiro. Aveva avuto modo di aspettarselo.

<Cosa pensavi di fare?>, domando, pronta a sentire la sua opinione.

<Dovrei parlargli>

<Da solo?>

<Credo sia meglio>

<Adesso?>

Aggrotta la fronte, forse intuendo il filo del mio discorso. <Cosa vuoi fare Meg?>

<Ci ho pensato, e anche io ritengo che dobbiamo parlargli, separatamente per non farci vedere subito insieme ... ma aspetterei, non sono ancora pronta, non trovo le parole ... e non voglio che gli altri già lo scoprano, non ci lascerebbero un attimo in pace>

<Più ritardiamo e peggio sarà>

<Ian non verrà mai a sapere quando tutto è iniziato. Lo scoprirebbe solo da noi, a tempo debito. Dopo tutti questi anni non vuoi dei momenti solo per noi?>

<Tu cosa ne pensi?>

<Gli altri non ci lascerebbero un attimo stare, saremo sempre vittime di battute o stratagemmi per starci lontani. Sia Nicolas che Nicole troverebbero un modo per vederci più spesso. Sai come fanno, temono di essere lasciati da soli quando altri si fidanzano>

<Non ringrazierò mai il cielo abbastanza per gli amici che ci siamo scelti>

<Cosa ne pensi?>

<Che sia da egoisti>

<Non lo siamo?>

<Lo siamo, lo possiamo essere, ma solo per un mese, non un giorno di più. Dopo un mese Ian deve venire a saperlo, non potrei mentire oltre>

<Credo sia perfetto, in un mese dovrebbe anche aver aggiustato la sua situazione, con il lavoro e tutto il resto ... avremmo modo di parlare>

<Nessun'altra richiesta da avanzare, adesso?>

<Vorrei un bacio>

<Mh ... si, sei davvero egoista a quanto pare>, mi prende in giro posando le labbra sulle mie prima che possa protestare di non esserlo affatto, perché un bacio del genere, capace di togliermi il fiato, è più una sua vittoria che una delle mie, ma ne è già consapevole di suo visto il mezzo sorriso che gli sento spuntare a un lato delle labbra, e così mi metto di impegno anche io, per riuscire a batterlo. Poso entrambe le mani sul suo petto e lo faccio sdraiare di schiena, stendendomi in parte su di lui approfondendo quindi questo bacio passionale per la mia sola vittoria, perdendomi nel suo sapore e nella morbidezza dei suoi capelli che faccio scorre tra le mani.

Un mese è il nostro periodo di tempo per viverci a pieno, per scoprire veramente ogni cosa l'uno dell'altra e vedere se possiamo realmente funzionare insieme. Un mese, e poi anche tutti gli altri lo verranno a sapere, e al Brunett non dovremmo più fingere ... a casa, a lavoro, da nessuna parte, e non con Ian. Spero di aver scelto la soluzione migliore, perché in cuor mio penso sia così. Ho bisogno di una buona dose di coraggio per poterlo affrontare, ho bisogno di Caleb premuto sulla mia pelle, come un marchio a fuoco, e della forza con cui mi sento sprovvista al momento, a seguito della novità delle sue mani. Non voglio altro adesso che godermi questa passione, chiudere gli occhi ai suoi baci, al suo tocco, e non pensare a nient'altro, perché l'ho desiderato così tanto da non volermene più privare, per un'intera vita.

Affronteremo ogni cosa, con il giusto tempo, e non più da soli, ma fianco a fianco, mano nella mano così da essere più forti, nel solo modo con cui funzioniamo. Insieme. Il resto è sola e semplice autodistruzione.

________________________

Tutte le strade portano ad un lavoro che, crudelmente, ti strappa via da un bel sogno che non avresti voluto abbandonare, e come risultato ottieni solo un'indelebile sorriso in viso capace di far voltare la gente per strada, un magnifico sorriso che la me di pochi anni fa avrebbe invidiato, e le ultime parole che lui ti ha detto, mentre uscivi di casa.

La borsa è vittima di inarrestabili oscillazioni, pendolare della mia ballerina mano, e come il batacchio di una campana è il giusto segnale ad indicare a festa lo stato in cui mi trovo. Potessi, razionalmente, fingerei ... ma perché farlo? Perché se ancora le labbra riportano i suoi baci?

<Oh, Megan sei qui? Stai andando a lavoro?> Sposto la testa in direzione di quel richiamo e trovo Nicole in piedi, al centro del salone, con una scopa in mano e nessun cliente da servire sulle sedie nere girevoli dell'attesa, accompagnata da un sottofondo di musica udibile dalla strada.

<Si, stavo giusto andando, tu mi cercavi?>

<Non io, Ian è passato poco fa e mi ha detto di dirti che dovete vedervi per parlare, oggi alle tre, all'albero in cui avete pranzato il giorno della scommessa. Ha fatto intendere che tu avresti capito>

<E' così, Nic, ma sai di cosa?>

<Non ne ho idea, ma potresti iniziare a farlo con me, delle due giornate in cui sei scomparsa ... con Caleb>

<Non ora, Nic, giuro che ti racconterò tutto>

<E lo farai anche con Ian?>

Mi arresto sulla porta, avendo accorciato la nostra distanza. Vorrei non averlo fatto, per non leggere il suo rimprovero.

<Lo farò ... ho bisogno di tempo, ma gli parlerò, lo prometto>

P.O.V.
Ian

Dal centro del petto recupero la giusta dose di coraggio per farmi avanti, superare questa recinsione di confine e dare inizio a tutto, osservando l'intorno mentre procedo. L'equipe che ho abbandonato lavora ancora sotto pressione, al cospetto del sole, tirando avanti con quelle molliche di pane e offesa che Half tira loro, in segno di ricompensa, e mi trovo a pensare di aver, ad ogni modo, fatto la cosa giusta, non volendomi accontentare. Anche facendo la fame quelle briciole non mi sarebbero bastate, l'odio con cui persino adesso Half mi guarda non mi avrebbero portato a un giusto equilibrio mentale, con il passare dei giorni.

<Cosa ci fai qui?>

<Sono venuto a ritirare l'ultimo stipendio, devi averlo ancora nel tuo ufficio>

<Non ti muovere vado a vedere, voi altri continuate a lavorare, Mark attento a quell'intonaco, non lavorare al contempo con l'idraulico>

<Si signore>

Resto in piedi sulla scena a gambe divaricate e braccia unite in un nodo di mani al termine della schiena, mentre stringo gli occhi per vedere in faccia il sole, scommettendo con lui chi per primo, tra noi due, può arrivare a spegnersi. Strascinati e pesanti passi mi fanno credere alla mia vittoria.

<Ho saputo che ti sei licenziato da lavoro>

<E' così>

<Quindi che sei venuto a fare?>

<Stavo cercando te>, confesso, e dall'espressione assunta dal suo viso posso dire che Monty ne sia sorpreso. Il suo capo non gliene aveva parlato? <Voglio incontrare il signor Lee>

<E perché di grazia?>

<Mi ha offerto un lavoro, l'ultima volta che è stato qui, e direi che è l'unica proposta che ho sentito nel giro di due settimane, quindi vorrei fargli sapere che accetto>

<A te? Un lavoro?>

<Proprio così>, proprio a me, il piantagrane. Devo ancora arrivare a capire perché lo abbia realmente fatto, il ricordo del suo incontro è ancora impresso nella mia mente, e non accenna ad andarsene.

<Dovrai parlare direttamente con lui, ma gli affari non lo consentono, quindi quello che ti propongo è venire alla villa di famiglia e aspettare. Se sarà pronto a riceverti allora avrai la tua offerta, altrimenti puoi pure tornartene da dove sei arrivato>

<Molto gentile da parte tua>

<Solo dovere, nessun piacere>

Oh, puoi contarci.

Sorrido sarcastico, sfidandolo nello sguardo.

<Quando potrò venire?>

<Perché tardare? TI aspetto qui alle cinque, fuori dal cantiere. Sarò io a portarti fino a lui>

<Alle cinque dunque>

Da lontano scorgo Half raggiungerci con una busta in mano, e una volta arrivato ci fissa preda della confusione, prima me, poi lo scagnozzo, ma non gli offro il tempo per riflettere oltre, afferro la busta e con appena una parola lo ringrazio, pronto a voltargli le spalle.

Rimane del tempo per informare mio padre e chiudere il resto dei conti, prima dell'arrivo delle tre e dell'appuntamento con Meg. Già so cosa dirle, da giorni mi sono preparato un discorso scritto a tavolino, e prego solo che mi perdoni per quest'immensa bugia. Non riesco a dirle la verità in questo caso, non riesco a non mentirle perché la voglio fuori da questa storia, e Caleb, dal canto suo, potrebbe fare lo stesso, non lo so per certo, ma se non ha intenzione di ferirla è l'ultima chance. Prima questo periodo passerà prima potremmo tornare alla nostra vita vera, ma adesso abbiamo l'ombra di un nemico da battere. E a quanto pare la strada e misteriosa figura di un'intelligente alleato, che dall'altra parte della strada, appoggiato a un palo e vestito di un cappotto lungo, mi fissa in un sorriso prima di raddrizzarsi, andandosene offrendomi le spalle, e giuro a me stesso che se al sua voce e le sue parole sono state una bugia allora quella schiena sarà la prima cosa che arriverò a colpire, portando Damien ad affogare nei suoi stessi intrighi, nonostante ormai ci abbia coinvolto, forse più del dovuto.

P.O.V.
Megan

L'ombra di questa chioma mi copre solamente in parte, concludendosi in un perfetto cerchio alle mie spalle, scurendo l'erba del giardino incolto, facendo correre la luce fino alla punta dei miei piedi e scaldandomi le gambe in questo inverno che si sta avvicinando sempre più in fretta, pronto ad entrare fin dentro le ossa.

Siedo e rifletto, su quanto è stato. Siedi e penso, da sola, in attesa, e per la prima volta in due giorni lascio lo spazio, all'interno del mio corpo, per qualcosa a cui non potevo pensare in presenza di Caleb. I ricordi mi sarebbero comparsi in viso e avrebbero alimentato le sue domande, alle quali per adesso non sono in grado di rispondere.

Gli occhi neri di Wiliam, senza alcun fondo, sono in protagonisti della scena che mi si presenta davanti agli occhi, affiancati a dei calici da champagne, della sera della festa di paese. Le sue parole sono indelebili e il suo racconto di infanzia non abbandona le mie orecchie come il peggiore dei suoni. Mi ha rivelato in una sera ciò che non avrei mai voluto sapere della sua realtà, e adesso l'anima nera affatto dormiente nel suo corpo rende irrequieto il mio, tanto da farmi stringere in una morsa di dolore al ricordo di tutto quello che ha fatto ... delle donne che ha ucciso, del modo con cui mi ha toccato. Senza alcun motivo ho voluto mostrare la mia forza ad un uomo capace di schiacciarmi, ad un assassino che mi ha fatto credere di essermi salvata solo grazie ad essa e forze l'ho fatto davvero, mi ha parlato della sua ragazza, del fatto che adori le donne forti, ma ora non posso far a meno di sentirmi svuotata. Ogni sua visita mi risucchia l'anima rendendomi un guscio vuoto. Niente più campane a festa. L'umore gioioso era passato dopo aver saputo che Ian voleva vedermi, e subito dopo una volta rimasta sola, con i piedi problemi e gli immancabili dubbi.

Non potrei mai dire a Caleb cosa è successo, fargli sapere che, da sola, mi sono posta sulla testa un faro visibile a migliaia di chilometri, facendo incentrare l'attenzione di William solo su di me. Gesto sconsiderato e pazzo, ma non devo pentirmi troppo di averlo fatto, essendo comunque riuscita a salvaguardarmi. Quello a cui mi devo prestare da qui ai giorni avvenire non è altro che un'alternante gioco fatto di frecciatine e imprudenza, stando attenta a dove mi sarei trovata a mettere i piedi, perché solo in questo modo posso arrivare dove voglio, scoprire ciò che voglio ... William, tra le sue tante parole, mi aveva rivelato altre verità in merito a suo padre, e non possono passare inosservate. Devo scoprire cosa nasconde. Devo sapere che genere di uomo è la persona pronta a toglierci la terra da sotto i piedi, e perché tenga tanto a farlo.

Quale è il suo segreto?

Quale ... lo scopo?

<A quanto pare hai ricevuto il mio messaggio ...>

Una voce dolce ... di un pezzo del mio cuore.

<Ian ...>

Mi alzo in piedi e lo raggiungo, precipitando calorosamente nelle sue braccia, dopo quella che era parsa una vita, passata distanti.

<Ehi, ma che ti prende?>

<E' da un po' che non ci vediamo>

<E la colpa è mia?>

<In parte>, confesso, ricordando quel periodo assurdo nel quale sia lui che Caleb erano spariti dalla circolazione, senza minimante cercarmi.

<D'accordo allora, mi assumo la mia colpa se questa è la punizione>, commenta sciocco, ed io vorrei che fosse tutto più facile, vorrei non aver capito e aver avuto conferma da Caleb dei suoi sentimenti, perché non vorrei in alcun modo ferirlo, non l'ho mai voluto. Non voglio che torni a macchiarsi della conseguenza delle mie azioni, semplicemente voglio stringerlo così, per sempre, in un abbraccio sincero che lo protegga, da me come da tutto il resto.

<Ti va di sederci un attimo?>

<Sei in anticipo>

<Non volevo aspettare ...>

Insieme torniamo ad accomodarci sulla nostra panchina, ed io attendo paziente la spiegazione del suo comportamento, sapendo già che si tratta di quella.

<A questo proposito ... ti ho incontrato per scusarmi, per questo periodo ... si insomma per essere scomparso. Gli ultimi due giorni non ti ho trovato, ho saputo che eri insieme a Caleb, probabilmente a fare visita a sua madre>, sospende la frase, ma io taccio e non confermo, perché non è ancora il momento e non ho la forza per parlargli, <ma molto prima sono stato io a non farmi vivo e mi dispiace, essendomi licenziato da lavoro ho avuto dei casini e ho dovuto lasciare la mia richiesta in giro, in vari negozi>

<E adesso è tutto passato?>

<Si, è tutto passato, sto per avere un lavoro>

<Sembri esserne certo>

<Oggi ho incontrato un sottoposto dell'uomo che mi offrì il posto, devo incontrarlo sul tardo pomeriggio ma già so di essere dentro visto che il capo sembrava volermi>

<E di cosa si tratta?>

<Ancora non lo so bene, dovrò parlare con lui ma una cosa è certa ... Meg ... non sarò più qui in paese>

<Cosa? Ti trasferisci?>

<Solo per un po' e non tutti i giorni>

<Perché?>

<E' un lavoro impegnativo e il capo è esigente, poi voglio già fare degli straordinari per recuperare i soldi che ho perso e darli a mio padre>

<Io davvero non capisco, Ian, non sai nemmeno di cosa si tratta eppure vuoi trasferirti in un'altra città e buttartici a capo fitto! Che cosa mi nascondi Ian? Cosa è che non mi dici?>

P.O.V.
Ian

Cosa è che non le dico? Un mare di cose. Il fatto che la amo, e che la sto proteggendo, e che per la prima volta le sto offrendo la falsità al solo scopo di non ferirla, ma non se la beve. Non beve niente delle mie parole, ma non mi scoraggio. Lascio sul mio viso un sorriso, posto a stemperare la sua improvvisa rabbia, pregando me stesso di essere quanto meno in grado di farcela credere.

Che cosa posso dirle, in modo che non possa cercarmi?

Damien mi aveva informato giorni fa su quanto mi sarei trovato ad affrontare. Mi aveva chiaramente detto di non perdere d'occhio Richard, o meglio di seguire alla lettera tutti gli ordini impartiti dai suoi uomini, in principio, così da andare sempre più vicino a lui. Per farlo non devo mai abbandonare il suo fianco, devo costantemente dimostrare la mia fedeltà, e come riuscirci con il rischio di cadere sempre tra le braccia di Meg in un momento di difficoltà, e rivelarle all'improvviso tutto, mentre magari alcuni dei suoi sono in ascolto? Devo tenere le distanze, da lei, da mio padre, proteggere le persone a cui voglio bene mettendo dei muri, al fine di non dimostrare il mio attaccamento ... devo proprio, per quanto adesso ora lei mi fissi così, ferita e improvvisamente lontana, scettica a tutto quello che le dico, o che potrei ancora dirle. Da sempre è in grado di scorgere i miei momenti di bugia, se avanzati in una situazione di dialogo, e il solo fatto che il mio sentimento non sia stato fonte dei nostri discorsi è riuscito a farmi preservare il segreto, almeno per adesso.

Cosa dirle, cosa? Tenerla distante è sempre stato un problema, ma devo riuscirci per lei, per noi. Non posso ragionare se la penso in pericolo.

<Meg ... quello che non riesco a dirti ... èche voglio staccare, da tutto questo>

<Che stai dicendo?>

<Non mi riferisco a te, o meglio non a te in particolare, ma la partenza di Kevin mi ha dato modo di riflettere. Non siamo mai stati completamente da soli, Meg, ci siamo sempre basati gli uni sugli altri ed ora io ho bisogno di trovare la mia strada, come ha fatto lui>

<Non la pensavi così quando sei scomparso per giorni, insieme a Caleb>

No, non la pensavo affatto così. Non la penso così. Lui e Megan solo le due persone che mi sono più care, non posso veramente stare senza di loro, ma vedo, almeno senza lei ... perché lui è parte della mia bugia, e adesso ci siamo entrambi macchiati di colpe.

<Ti prego Meg, vedi di capirmi. Ho bisogno di questo, almeno per un po'. Lavorare per me stesso e per mio padre, lontano da questo assurdo South Side, una buoan volta!>

<Non vuoi più stare qui? Mai più ... con me?>

<Megan ...> Dio, è mai possibile? Mi crede perché conosce la verità ... io odio il South Side, odio la svalutazione di noi stessi alla quale ci hanno costretto, odio faticare per tre monete l'ora quando ne vengono, per legge, date il doppio, odio che non ci sia una legge che lo imponga qua dentro, odio essere una carne da macello, odio non poter spiccare come vorrei, odio che ci taglino le ali ... odio questo posto, ma amo lei, amo gli amici che ci siamo fatti, amo mio fratello Caleb che in una giornata di gioco avevo reso partecipe della mia vita, e amo le canzoni che Wendy ripete, dopo averle sentire nei pomeriggi in biblioteca da questa ragazza al mio fianco, canti di una libertà che non ci è concessa. Per ironia cerco la libertà in una nuova e opprimente forma di prigionia, ma non posso fare altrimenti, se non offrirmi a pieno nelle mani di questo nuovo aguzzino. Raggiunge l'apice del dolore, per poi godere del piacere di un eterno volo, fatto senza limiti, ne confini.

<Meg ... è solo per un po', solo per qualche giorno alla settimana, i weekend sarò con voi>

<Oh e pensi mi basti?>

<Meg ...>

<Abbiamo sempre vissuto fianco a fianco Ian! Ci eravamo promessi di andarcene, si, da qui ma tutti insieme, io, te e Caleb, perché adesso te ne esci fuori così? E' colpa del vecchio lavoro che ti sei lasciato alle spalle? Di Half?>

<Megan basta!>, scatto in piedi e le mani, inconsciamente, hanno spalancato i loro palmi sollevandosi all'altezza dei miei fianchi e dirigendosi verso terra, in un gesto incontrollato a significare che non voglio ferirla ma che al contempo voglio tenere la giusta distanza, così da respirare. <TI ho detto che si tratta solo di un periodo di tempo, e vorrei che tu lo accettassi. Ho bisogno di scoprire che cosa veramente amo, senza camminare nelle scarpe di mio padre e lavorare del suo lavoro! Devo capire che uomo sono quando sono solo, e cosa realmente risulto essere capace di fare>

<E non puoi farlo qui?>

Sorrido mestamente, ormai sconfitto dalla sua cecità.

<Qui? In questo posto? Davvero Megan?>, abbassa gli occhi, smettendo di fissarmi. <Perché ami tanto queste strade? Perché difendi tanto questi corpi senza vita di cittadini costretti a marciare in fila per poter prendere una briciola al volo, mentre cade dal tavolo dei ricchi? Perché ami tanto queste persone, che non hanno la forza di rialzarsi in piedi e far vedere il loro valore, dopo che altri li hanno schiacciati a terra?>

<Perché non tutti sono forti quanto te!>, scatta in piedi, cavalcando l'onda della ma improvvisa rabbia. <Perché non tutti hanno il carattere perfetto che hai tu, gli ideali che sostenti e sbandieri patriottico, perché non tutti sono portati a scegliere la giusta via delle cose mentre vedono l'altra dal loro più profitto! E questo non le rende cattive persone ma semplici umani! Pieni di errori, di difetti e contraddizioni, persone semplici che non capiscono la vera natura di questi problemi ... molti di loro hanno affrontato la guerra, gli uomini che si siedono su quelle sedie di plastica bianche, la sera, un tempo erano stati schierati al fronte e hanno combattuto la guerra, sotto ordine di altri. Non si rendono conto di cosa accade loro, non si accorgono di sbagliare nel farsi comandare perché questo gli ha sempre portato disciplina e salvezza, dignità in una vita passata ad arare i campi e patire la fame. Li amo perché voglio loro bene come se ne vuole a un figlio malato, mi fanno piangere e arrabbiare ma tornano sempre da me, tornano sempre a dare vita a questa citta spoglia e abituata a vestirsi del nostro giovane malcontento, per nutrirsi solo poche volte dell'inconscia felicità che porta i loro anni! Amo questi bambini malati e amo questo posto, per questo sono disposta a cacciare via la malattia da queste strade e vivere felice. Tu invece cosa hai da dirmi, eh? Credi di stare facendo la cosa giusta? Credi che scappare e finire in un luogo migliore dove le cose funzionano per il meglio sia la scelta migliore da fare? Non ti accorgi dell'errore? Che non si deve scappare verso un luogo perfetto ma rendere paradiso ciò che ora è inferno? Che fine hanno fatto le parole che mi hai detto sul tuo letto, con Wendy, con quel futuro, nell'altra stanza?>

<A cosa sono servite quelle parole, Meg? Assolutamente a niente, non sono servite a niente! La festa non ha portato alcun risultato e noi siamo punto e a capo, non possiamo battere gente simile, non possiamo riuscirci dobbiamo arrenderci!> Devi arrenderti, e farti da parte. Odiarmi e non cercare più di rincorrermi, perché solo così puoi essere al sicuro ... solo così Caleb saprà dove ti trovi e con chi sei, e potrà riferirmelo. Non so perché, tra tutte, abbia scelto la via della rabbia ... mai prima d'ora l'avevo fatto, mai prima di adesso mi ero trovato a ribattere a lei così, per quanto già in passato potessi avere ragione ... e improvvisamente vesto, in maniera del tutto personale e mia, i panni con cui Caleb per una vita intera, capisco, si è trovato a vestirsi. Sto mettendo un muro, tra di noi, come mai prima d'ora ho fatto, perché questa situazione non può essere arginata altro che con la distanza e la rabbia, la sola cosa con cui posso far intendere la mia posizione, senza rivelarmi troppo. <A cosa era servito, eh, Meg? Ci credi davvero?>

Improvvisamente la vedo abbassare gli occhi, e sono certo di cogliere delle lacrime.

<Non smetterò mai di crederci>

Vorrei davvero non farlo ... ma un mezzo sorriso mi si rivela in viso, ed io mi occupo di celarlo, prima che si faccia troppo evidente.

Dovevo immaginarmela una risposta simile.

Megan non è una ragazza che molla. Non si arrende, specie in questioni del genere, e solo Dio sa quanto vorrei non lo fosse. Spero che il non trovare indizi, per adesso, le basti a non proseguire la sua indagine. Dovremmo stare attenti, sia io che Caleb, a non trovarcela sulla strada mentre indaghiamo, a quel punto nessuna spiegazione sarebbe tanto valida.

<Ian ... io non voglio che tu parta così?>

<Come?>

<Arrabbiato ... con me?>

Potrei mai esserlo? Ho davvero la forza per riuscire ad esserlo, per più di pochi minuti?

<Cosa stai dicendo?>

<Che va bene ... ho capito cosa provi, ti sei arreso, non posso costringerti nemmeno se volessi ... >, non ne ha bisogno, anche io come lei ci credo. Pochi anni fa non lo avrei fatto, poche settimane fa non ci sarei riuscito ... ma lei era arrivata più in fondo di quanto osassi immaginare. <Ti chiedo solo di non partire arrabbiato con me, non ti cercherò, se non vorrai ... hai bisogno del tuo spazio, me lo hai fatto capire, e va bene ... ma fa che non diventi troppo, ho bisogno di te perché mi sei sempre stato vicino e sei il mio migliore amico. Solo tu e Caleb siete riusciti a capire cosa significate veramente per me, senza secondi fini. Siete i miei due guerrieri>, commenta stringendosi le spalle, senza trattenere le lacrime, ed io vorrei solo allungare una mano per estirparle. <Non posso perdere nessuno di voi due, non sarei intera altrimenti ...>

Un singhiozzo la scuote, e le impedisce di continuare e per me è assolutamente troppo, un chiaro segnale a scritte bianche e rosse di attenzione all'evidente pericolo. Corro da lei stringendomela tra le braccia, sentendo il suo petto tremare contro il mio.

Può non amarmi quanto la amo io ... ma questo nessuno ce lo può togliere. Questa sensazione che proviamo entrambi di sentirci completi solo quando ci troviamo persi in un abbraccio ... nessuno può, ed io, senza parole, tento in tutti i modi di farglielo capire.

<E' solo per un po' Meg ... solo per un po' ...>, una situazione temporanea, prima che ci colga l'epilogo. Prima che Richard, Monty o William si accorgano del mio doppio gioco. Solo un po' e poi potrò tornare da te, sul carro dei vincitori se tutto andrà bene, in una cassa in marcia funebre se ci troverà la sfortuna, e a quel punto mi potrai seppellire tre metri sotto la polvere della nostra terra, nelle fondamenta in cui è rimasto incastrato quel canto di libertà che solo tu riesci ancora a sentire e a canticchiare, in modo che possa non morire.

<Solo per un po' ...>, ripeto stringendola a me, e chiudendo gli occhi registro nella mente il suo calore, pregando affinché il suo ricordo non se ne vada nei giorni più difficili della mia lotta, quando niente sembrerà salvo, e ogni desiderio perduto ... spero che l'anima di Meg non mi abbandoni, e che, regina delle mie fiabe, possa riuscire anche a distanza ad infiammarmi il cuore di speranza. Non le serve niente. Tranne piccole scintille di parole e un sorriso aperto sul mondo. Solo il ricordo di lei, da bambina e in piedi, dietro il suo banco di scuola, a intonare il ritornello di una canzone che mi ha aperto il cuore e spalancato gli occhi, gettandomi per sempre all'interno dell'abisso.

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