Prova Finale
Prova Finale
Tema : I Tre Desideri
Vento accecante, aria bollente.
Camminavo sotto il pesante e costante sguardo del sole.
Colpita dal potere dei raggi focosi.
- Daryanne cammina- Mi asciugai il sudore sulla fronte con il dorso della mano, spostando lo sguardo sulla mia sorella gemella.
Stanca, stremata dalla lunga camminata nel deserto.
- Non ci riesco! Stiamo camminando da tre giorni senza sosta! - Daryanne si accasciò sulla sabbia dorata, cercando una sacca d'acqua dalle nostre provviste quasi finite.
- Se continui con questo passo finiremo l'acqua ancor prima di raggiungere Kenzemiah- ribadii, osservando come stesse svuotando l'intera sacca in grosse sorsate.
Sospirai profondamente, avendo compassione dei suoi occhi stanchi e dei sandali consumati.
Sapendo nel profondo, che alla fine, non era colpa di nessuna delle due. Non era colpa nostra se il nostro regno stava lentamente marcendo nel letame. Non era colpa della nostra famiglia se stesse sbiadendo nel nulla.
Avevamo per poco scampato la morte, costrette a scappare per non finire sotto la spada dei nostri nemici. Figlie della regina Jaelenne e del re Jaelussius, precipitati verso la morte come un ramo rinsecchito contro la terra. E non c'era stato modo e verso di salvarli.
Non c'era stata nessuna possibilità di evitare tale avvenimento.
E ora mi piangevo addosso, mi dilaniavo da sola, portando sulle spalle il peso della mia famiglia, il dolore di mia sorella, il pianto del mio regno e il colossale strazio della mia anima.
- Daryenne alzati e cammina- l'afferrai per il braccio, alzandola sui suoi piedi, trascinandola dietro di me.
- Lasciami morire Sahelenne! Davvero non riesco più a continuare!- fui tentata di colpirla sul viso ma tratteni la rabbia, stringendo la mano formicolante in un pugno saldo.
- Tu non morirai! Noi non moriremo!- Non ero scampata dalla morte solo per incontrarla nel deserto. Non avevo rischiato la mia vita per vederla spegnersi sotto i dardi del sole e spirare come granelli di sabbia. Avremmo continuato a camminare anche con la maledetta taglia sulla nostra testa. Una taglia che consisteva in un premio di cento lingotti d'oro se qualcuno fosse riuscito a trovarci e riportarci indietro.
Vive o morte.
Continuammo a camminare attraversando lunghi spazi con l'intenzione di raggiungere il paese più vicino.
Tra le pause e le piccole soste si fece presto notte.
__
Guardai mia sorella dormire beatamente.
Ci eravamo rifugiate in una ristretta oasi, isolata nel bel mezzo del deserto.
Chiusi gli occhi, portando lo sguardo verso le vive e nitide stelle.
Chiedendomi se per caso i nostri genitori ci stessero proteggendo da lassù.
Tra me e Daryenne, io ero considerata la più responsabile e la più forte, per questo avevo spesso preso io le redini nella nostra famiglia.
Una famiglia amorevole e irripetibilmente unica. Stroncata nei fiori degli anni per mano della guerra. Per mano del regno Hussanry, dominato e popolato da creature perfide, dagli occhi velati dall'odio; dall'ardente bisogno di distruggere.
Incessante, effervescente esigenza di sterminare
Trascinai la mia mente verso un altro pensiero, desiderando e bramando quei tempi in cui il coraggio era l'ordine del giorno; volendo anch'io essere tenace e intrepida.
Pertanto, cosa amavo di loro? Cosa amavo dei guerrieri di un tempo antico? Cosa adoravo dei prodi di un era sparita?
Oh, il modo in cui loro combattevano per la loro dignità.
Il modo in cui ardevano davanti al loro nemico.
Come con assidua persistenza difendevano il loro diritto.
Il loro Regno.
Il loro territorio.
In campo di battaglia non conoscevano la paura, anzi, essa era un avversario troppo ignobile, non degno del loro essere.
La paura non poteva competere, lei non poteva succedere.
Loro erano invincibili nell'animo.
Indistruttibili nel profondo.
Perché i guerrieri di un tempo sapevano cosa volevano e dove andavano.
La potenza che gli dominava era surreale e l'amore per la vittoria inconcepibile.
Il nemico non aveva scampo quando arrivavano, la sconfitta scappava ancor prima di scendere nel campo di battaglia.
Il loro spirito sovrastava e superava ogni mia aspettazione.
E io avevo bisogno di quel coraggio che sapeva smuovere monti e mari.
Invece ero qui, un'ombra nel deserto che non aveva nessuna certezza che sarebbe sopravvissuta.
Eppure stanotte, il firmamento sembrava sussurrare segreti lontani e rivelare manoscritti sigillati.
Era notte fonda quando girandomi sull'altro lato del nostro tappeto, notai una sagoma incurvata rovistare tra le nostre provviste. Mi alzai lentamente, di soppiatto, sfilando il mio pugnale dalla cintura di cuoio, avvicinandomi come un predatore verso la vittima.
Mia madre mi aveva spesso detto che il deserto non era solo dominato da viandanti ma anche da poveri uomini esiliati dal regno a causa della lebbra o di qualche grave reato.
-Dimmi subito chi sei!?- afferrai l'uomo per Il bavero della tunica voltandolo verso di me, scoprendo un vecchio barbuto con gli occhi spalancati per la paura.
-Ho bisogno di un po' di cibo per mia nipote!- gridò lui ancor prima che potessi minacciarlo. Sgranai gli occhi lasciandolo andare, avendo misericordia non di lui ma della bambina portata in causa.
-Porta la bambina qui e poi ti crederò- abbassai l'arma infilandola di nuovo nella cintura sotto il mio mantello. Accostandomi a mia sorella che si era leggermente destata dal suo sonno.
-E' successo qualcosa?- la voce di Daryenne era impregnata di sonno e stanchezza.
-Non e' successo nulla, continua a dormire- la tranquillizzai, portando una mano sulla sua chioma ramata in lenti gesti circolari.
L'uomo barbuto si fece presto vivo, accompagnato da una piccola bambina dal corpo affaticato.
Alla vista di lei persi il motivo della mia rabbia, il tassello principale della mia irritazione; e con un cenno del capo gli dissi di proseguire. Gli permisi di sfamare la fragile creatura innocente ed esente da ogni tipo e forma di male.
-Grazie infinite! Sei una giovane di buon cuore- disse lui facendo un lieve inchino davanti al mio cospetto.
-Non c'è bisogno che vi inchiniate- anche se ero figlia di una regina, in quel momento non ero nessuno.
Non ero superiore, né inferiore ma sul medesimo livello.
Mentre sua nipote mangiava affannosamente lui si sedette vicino a me, contemplando le stelle sotto lo stesso cielo, aprendosi completamente senza trattenersi.
Parlandomi delle sue sventure e del percorso difficile, della strada tortuosa che si era ritrovato a dover camminare.
-Come ti chiami giovane donna ?- i suoi occhi ancora riflessivi e proiettati verso l'immenso firmamento.
-Sahelenne- risposi, guardando la bimba trovare conforto tra le braccia del vecchio sconosciuto.
-"Miracolo", ma che bel nome con un bel significato... e dimmi, tua sorella invece?-
Dubitavo fortemente di essere un miracolo, non quando ero intrappolata in una situazione senza via di uscita. Non quando le nostre vite erano pericolosamente appese a un filo, a migliaia di metri dalla terra.
Non potevo considerarmi un tale miracolo quando ero certa che una volta spezzato quel filo, sarei indubbiamente precipitata nel vuoto.
-Daryenne...-replicai ascoltando i respiri del vento nel deserto.
-"Vittoria". Davvero nomi incantevoli. Vostra madre sapeva il fatto suo- annui, riconoscendo che mia madre era difatti stata una donna formidabile.
Degna di essere chiamata regina.
Non passò molto tempo prima che mi chiedesse la mia storia e nonostante fossi diffidente e riservata, mi trovai piano piano a raccontare tutto dall'inizio.
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Il giorno seguente fummo costretti a prendere diverse strade, ma non prima che il vecchio Horan mi indicasse una strada più corta per raggiungere la città di kenzhemia, non prima che mi dicesse di passare per " Il mercato degli antichi segreti".
-Chi era quell'uomo?- mi domandò mia sorella, ancora con lo sguardo ipnotizzato dal vecchio in lontananza.
-Non lo so, l'ho conosciuto mentre dormivi- Daryenne mi raggiunse cercando i miei occhi.
-Ci possiamo fidare?- portai la mia attenzione dal sole cocente su di lei.
-Ti sei mai fidata di qualcuno oltre alla nostra famiglia?-
Daryenne socchiuse gli occhi chiari con aria meditabonda.
-No.- rispose dopo un breve tempo.
-Se vuoi la fiducia, devi imparare a darla via anche tu - dopodiché mia sorella non fece più domande fino a quando non raggiungemmo la città.
Kenzhemia era una città che nasceva vicino a un fiume, conosciuta da molti come la dimora dei misteri; perché molte delle cose che accadevano in quel luogo non si potevano logicamente spiegare ne intendere.
-Finalmente! -mia sorella si buttò subito nella confusione del mercato in piazza, andando a cercare altre provviste.
Nel frattempo chiesi indicazioni per il mercato dei segreti antichi, inoltrandomi con sollecitudine in uno stretto vicolo che portava in un ampio giardino incantato e immerso nella natura.
Dinanzi a un piccolo bazar incastonato nelle rocce.
Entrai in quel posto enigmatico, scorgendo un anziana signora seduta su una vecchia sedia.
-Ti aspettavo mia cara- subito notai che era affetta da cecità, da come i suoi occhi parevano chiarissimi. A momenti bianchi. Pertanto, paralizzata sulla soglia come una statua di marmo a tali parole.
Mi aspettava...?
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Cominciai a suonare il violino sotto lo sguardo rapito e sedotto di mia sorella, esprimendo il mio primo desiderio con la forza dell'anima. Una forza indomabile e virile che mi sospingeva a volere di più, con tale passione da distruggermi il cuore.
"Voglio la saggezza". Volevo essere sapiente non solo per me stessa ma per il mio popolo. Volevo essere in grado di condurre il mio regno con meravigliosa giustizia. Volevo essere migliore dove mio padre era andato a mancare.
Continuai a suonare con vivido sentimento, sopra l'alta collina che scendeva verso casa mia.
Il mio regno.
Il regno di Jaelussius.
-Come faremo con i tutti quei numerosi nemici?- Daryenne spostò gli occhi in lontananza verso il nostro territorio occupato da spregevoli creature senza nome, mentre con l'altra mano teneva le briglie dei nostri nuovi cammelli, usati per poter attraversare il deserto per la seconda volta.
Sfregai il violino con più vigore e impeto, diffondendo una melodia celestiale, sprigionando con tutta la mia potenza la gloria della musica, sicura che tale suono stesse giungendo agli abitanti di Jaelussius. Una melodia insegnatami da mia madre durante la dura e pieghevole guerra.
Chiusi gli occhi, sentendo il potere invadermi il corpo, la mente e il cuore.
Strinsi le labbra, percependo la frenesia della magia schiantarsi con prestigio contro di me.
"Voglio una legione di soldati!".
Volevo i miei prodi venerati. Desideravo avere i miei uomini nel campo di battaglia. E soprattutto, ardevo dal desiderio di liberare la mia dimora.
-Sahelenne!- guardai gli occhi esterrefatti di mia sorella, intenti a guardare qualcosa oltre le mie spalle. Qualcosa di struggente e grande. Mi voltai in tempo per vedere file di soldati in piedi e retti dietro di noi.
Espressioni fiere e intrepide.
Zelo e coraggio in ogni loro respiro.
-Hai chiesto una legione...- mia sorella era sull'orlo delle lacrime. Stupefatta e scioccata da cosa stessero vedendo i suoi occhi. Un miracolo.
Erano di più quelli con noi che contro di noi.
-Suona Sahelenne! Continua a suonare! Esprimiamo l'ultimo desiderio!- Daryenne danzava con l'euforia e l'eccitazione. Un sorriso luminoso accecante era sulle sue labbra, e forse il primo dopo tanti anni di tenebre. Non aveva importanza se il violino avrebbe smesso di funzionare dopo l'ultimo desiderio. Non aveva alcuna importanza adesso.
Sorrisi nell'animo, contenta di aver incontrato il vecchio Horan, raggiante di aver ricevuto questo violino miracoloso da quella misteriosa anziana. Grata di aver imparato a cadere; di aver toccato il fondo della disperazione. Appagata di essere stata afflitta e trafitta da ogni parte. Perché il deserto che avevamo attraversato ci aveva insegnato a cadere.
Cadere per poi rialzarci di nuovo.
Continuai a suonare come una dannata senza redini e controllo.
-Voglio la "Vittoria" sopra ogni altra cosa"-
[1910 parole]
_Ery06_ Chrysalism_Agape_
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