1°Prova

SENTENTIA : Girone Infernale

" Solo per la morte noi siamo insostituibili"

~Jurgen Grobe~

Tutti sappiamo bene che un giorno moriremo. Tuttavia, pensare alla fine della nostra vita può scatenare un sentimento di vero terrore per molte persone. Io per primo. Si tratta di una realtà talmente dura che gli uomini preferiscono allontanarsene. Ma questo ha qualcosa a che vedere con il fatto di sentire che anche la nostra fine è vicina? In altre parole, con la paura che proviamo al pensiero che arriverà quel giorno anche per noi, finiamo per vedere in qualcuno in fin di vita un riflesso della nostra morte? Essa ci ricorda che siamo vulnerabili e finiti, rivela al nostro Io, così come lo conosciamo, indipendentemente dal fatto che possa cambiare o meno, che prima o poi sparirà. E per questo motivo ho paura. Una paura tremenda alla quale non posso ribellarmi.

~Dormitorio ~ ( Settimo giorno di Strazio)

Scrivo freneticamente da stamattina. Chinato come un pazzo sulla mia brandina a scrivere dei pochi giorni rimasti prima della mia condanna. Non riesco nemmeno a capire quale sia la data di oggi. Abbiamo un solo calendario in questa spoglia prigione, un solo calendario che pare essere sbagliato sotto tutti i punti di vista; per non parlare dell'orologio appeso sul muro. Un maledetto orologio che segna la stessa ora senza mai cambiare. Tutt'ora, io e miei compagni di morte non siamo ancora riusciti a capire dove ci troviamo e cosa stia succedendo.

L'unica cosa che ricordiamo è di esserci svegliati dentro una sporca infermeria, circondati da medici sconosciuti che ci hanno informato di avere una forte amnesia e che in verità, non siamo altro che brutali assassini destinati alla morte. Criminali condannati al girone infernale. E se come dicono, non sono nient'altro che uno spietato assassino? Allora perché non ricordo quello che ho fatto? Perché persino i miei compagni non ricordano quello che hanno fatto prima di venire qui? Sui loro volti non vi è dipinto altro se non l'orrendo terrore della morte. Un terrore che da sempre minaccia di divorarmi da dentro.
In questa cella tutti sembrano contare sulla mia persona eppure non sanno della mia inumana fobia. Loro non sono a conoscenza dei pianti disperati che libero nel cuore della notte.

Gli unici ricordi, sorti nella nostra lunga permanenza in questo luogo, sono quelli dei nostri genitori. Oltre a quello, non ricordiamo nient'altro. Non ricordiamo nulla. E la cosa ci sta facendo letteralmente impazzire.

- Jake! - una giovane voce mi riporta al presente, obbligandomi a nascondere in fretta il diario sotto il letto.

- Jake!!- mi ricompongono velocemente asciugando ogni traccia di pianto dalla mia faccia stanca.

- Daniel sono qui! - rispondo, aspettando che il più giovane di noi mi trovi.

Daniel Hollander è un ragazzo di tredici anni; mandato dentro questo inferno con l'accusa di essere un malato mentale e di aver massacrato tutta la sua famiglia compresi i suoi fratelli gemelli di tre anni.

- Jake!! E' arrivata un'altra condanna! Sbrigati stanno per portare via Troye!!- alle sue parole mi scaravento giù dal letto e fuori dal grigio dormitorio verso il cortile dai recinti spinati. Le urla e i pianti dei miei compagni sono tal cosa straziante per le mie orecchie. Taglienti come pugnali nel petto.

- No per favore! Non voglio morire!! Lasciatemi!!- Troye si sta dimenando come un cervo intrappolato. Come una vittima pronta a cadere per mano di un feroce predatore. Il suo volto è quello di uno che sta per vedere la morte in tutta la sua gloria.

- Jake!! Salvami!! Digli che non ucciderò più nessuno!! Sarò una brava persona lo giuro!! - le sue lacrime scendono copiosamente sul viso infangato, istigando e spingendo anche le mie a cadere insieme alle sue. In tutto questo, dodici uomini armati stanno tenendo sotto pugno il resto dei miei compagni, obbligandoli a stare fermi mentre, altri quattro di loro sono intenti a trascinare la figura piangente e angosciata di Troye fuori dal cortile.

- Per favore!! Lasciatelo andare!! Possiamo migliorare! Possiamo cambiare! Dateci un'altra possibilità!!- cerco di persuaderli in ogni modo, anche in ginocchio; tentando nel frattempo di afferrare e liberare Troye dalle loro grinfie demoniache.

- Vi prego diamine!! - grido più forte, solo per vedermi cadere con uno spintone al suolo, colpito da uno dei tanti uomini in uniforme.

- Hai avuto pietà della donna che hai torturato e dato fuoco?- mi chiede uno di loro avvicinandosi con un ghigno velenoso sulle labbra screpolate. Non rispondo, anzi sono esterrefatto dalla rivelazione. Quale donna?

- Non credo- risponde lui per me e prima che possa dire qualcosa se ne va; dandomi le spalle e lasciandomi soccombere nella mia angoscia. Troye è stato preso.

Condannato.

Un' altro caro compagno ci ha lasciati e io non sono riuscito a fare niente.

- Jake...?- Daniel viene verso di me con un'espressione di puro terrore. Mi guarda per un fratto di secondi per poi cercare rifugio tra le mie braccia. Affogando le sue lacrime nella mia maglietta già bagnata. Presto anche gli altri vengono a sedersi attorno a noi, trovando conforto sulla mia spalla. Sono tutti più giovani di me ed io sono rimasto l'unico trentenne nel bel mezzo di ragazzi di vent'anni, tra cui, Daniel il più giovane.

( Ottavo giorno di Strazio)

E' cosi da sempre. La stessa storia ogni dannato e benedetto giorno! Mi son persino dovuto inventare un giorno della settimana per tener conto del tempo trascorso qui dentro; sperando inutilmente che qualcuno dal mondo esterno ci trovi prima della fine e se questo non dovesse succedere, che qualcuno almeno trovi il mio diario.

- Ragazzi venite tutti qui!-Stando alle poche informazioni che sono riuscito a raccogliere in questi interminabili giorni, gli uomini mascherati venivano a prenderci ogni fine settimana.

- Ci hai chiamati? - la figura di Francisco appare sull'entrata del dormitorio.

- Si Fra, va a chiamare il resto dei nostri compagni. Devo parlarvi- con un balzo scendo dal letto a castello venendo a depositarmi sul freddo pavimento del dormitorio. Gli altri non ci mettono molto ad arrivare e in breve tempo mi ritrovo accerchiato dai miei compagni, diventati per me una famiglia. Siamo arrivati qui in venti ed ora siamo rimasti solo in dodici. - Ragazzi stando sui miei calcoli, vengono a prenderci ogni fine settimana-

La mia confessione viene subito accompagnata da sussulti e brontolii sommessi. - Vorresti dire che oggi è Domenica? Per questo hanno preso Troye?- domanda Richard con aria confusa. Annuisco, inclinando la testa di lato per osservarli meglio. Uno per uno.

- Si ragazzi, ho contato sette giorni esatti da quando ho cominciato il mio calendario, e passano giusto sette giorni prima del loro arrivo- alle mie parole Daniel scoppia a piangere. Lascio che un lungo sospiro abbandoni le mie labbra prima d'intimare a Daniel di venire vicino a me.

- Anch'io ho una paura disumana ma prima o poi, se nessuno ci trova, ci verranno a prendere tutti- spiego con l'afflizione nel cuore, mentre ottusamente cerco di ignorare il mio corpo tremante come una foglia sbattuta dal vento. Non faccio nemmeno in tempo a distogliere lo sguardo che molti di loro si sono già avviati verso il pianto e la disperazione. - Ragazzi! Cosi non mi aiutate! -Le loro espressioni sono perse, intrecciate con la più viva e ardente paura. Non riesco a guardarli. Daniel sposta le sue mani sul mio braccio, stringendo la manica della mia camicia come un'ancora di salvezza, forse l'unica a tenerlo ancora in piedi. Frustato porto una mano sui miei capelli non sapendo che fare. Oltre all'attesa di quello che dovrà accadere, mi inquietano altri due interrogativi antecedenti e senza risposte: quando e come moriremo? E il quando è meno preoccupante del come.

(Nano Giorno di Strazio)

- Jake chi pensi resterà per ultimo?- Daniel è appoggiato sul mio stomaco con tutta la sua folta chioma bionda. Entrambi sdraiati sul gelido pavimento con gli occhi rivolti verso il soffitto; a dispetto degli altri che sono invece occupati a giocare a Tris e a borbottare parole di sottofondo.- Credo che usino un metodo preciso...- dico riflettendo a voce alta.

-Che vuoi dire?- Daniel aggrotta la fronte cercando di intendere le mie parole.

- Se ci fai caso...sembrano seguire una scala, ovvero, i gironi di Dante Alighieri- rispondo cautamente.

- E chi è Dante Alighieri?- domanda lui voltando lo sguardo verso di me. - Ma scusa! Quanto ignorante sei? Capisco se non ti ricordi dei crimini commessi e di cosa hai fatto i giorni prima di venire qui ma, non puoi dirmi di non essere andato a scuola! -

Eccoli che cominciano.

- Scusami tanto se a te è tornato un briciolo di memoria e a me ancora niente! - continua Daniel.

- Matthias, Daniel...per favore- Un debole sorriso riaffiora sulle mia bocca, ricordandomi che è solo grazie a loro se non ho ancora definitivamente perso il senno.

- La tua teoria mi interessa...continua- mi sollecita Gérard, il più silenzioso del gruppo.

- Okay, come dicevo...pare che vadano dal crimine meno atroce a quello più grave- mi accorgo che ora tutti mi stanno ascoltando e si sono avvicinati.

- Se ci pensate il primo di noi ad essere stato preso era Tom e...-

Vengo subito interrotto dall'intervento impaziente di Seth.

- E infatti! Tom era stato accusato di aver aiutato dei malintenzionati a gestire un traffico umano, quindi di aver ucciso indirettamente giusto?- esclama Seth illuminato.

- Esatto- rispondo alla sua osservazione, notando solo in quel momento i loro volti sorpresi e perplessi.

- Quindi uno di noi deve aver commesso il crimine più grande..non è vero? - chiede Daniel esitante. - Si, a uno di noi aspetta il girone peggiore- rispondo impassibile.

( Decimo Giorno di Strazio)

- Jake...Non voglio morire- Daniel è sempre al mio fianco. Pertanto, da quando l'hanno portato qui ha subito cominciato a sentire il bisogno di avere una famiglia. Lui vede il resto del gruppo come fratelli maggiori dove io sono invece la figura paterna.

-Lo so...- rispondo stanco. Spoglio di ogni cosa.

- Mancano quattro giorni...- I suoi occhi scuri sembrano implorare la morte di avere pietà di lui. - Guarda!- Daniel porta la mia mano sul suo petto.

- Il mio cuore batte cosi forte ogni giorno! Ho incubi di continuo e non riesco a dormire! Jake non voglio nemmeno dormire...- Mi dispiace davvero. Loro non sanno quanto mi fa male. Quanto sia straziante l'idea di non poter fare assolutamente nulla.

- Jake...uccidimi! Preferisco morire per mano tua se proprio devo!- Non riesco nemmeno a reagire. Le mie labbra sono serrate e i miei occhi sbarrati.

- Daniel!- Matthias afferra Daniel per il bavero della maglietta. - Non lo vedi che sta soffrendo anche lui?! Ti pare che Jake voglia ucciderti?!- Gli osservo in silenzio. - Ma è una mia scelta Matthias!! Voglio morire per mano di Jake e non di quei demoni! Non voglio che mi prendano! Non voglio essere toccato...!- Matthias sospira, allentando la presa per poi lasciarlo andare.

( Quattordicesimo giorno di Strazio)

Non vola una mosca nella stanza e i miei compagni sono più nervosi del solito. C'è un silenzio tombale da far raccapricciare la pelle e la paura è cosi forte che se potrebbe, farebbe rumore. Non riesco a pensare ad altro se non al fatto che oggi uno di noi deve morire ancora. - Stanno arrivando! - Francisco ci avvisa correndo ansioso nella nostra direzione. In pochissimo tempo la porta viene spalancata e subito una trentina di uomini armati è dentro il nostro dormitorio.

-Daniel Hollander! La morte ti aspetta- un sorriso sinistro è stampato su quello che penso sia il capo degli uomini armati.

- No! No! No! Jake! Non voglio morire! - Daniel si avvinghia contro il mio braccio quasi come se la sua vita dipendesse da esso.

D'istinto uso il mio corpo come scudo per proteggerlo.

- Jake Skargard! Non ti conviene!- la voce del comandante è spaventosamente minacciosa. Nonostante ciò, a mia sorpresa persino gli altri si fanno da scudo per difendere Daniel.

- Si vede che oggi non volete collaborare? Bene!- incrocia le braccia voltandosi verso i suoi uomini.
- chiamate altri 10 uomini a rapporto, si vede che oggi organizzeremo un pre-inferno prima del vero inferno-.
Il suo volto è quello di un diavolo senza pietà e temo per i miei compagni. Mi distrugge non riuscire a prevedere le loro mosse. Mi devasta non capire cos'hanno in mente questa volta.

-Mentre aspettiamo, ditemi un po' come volete morire, sai...stavo optando per lo squartamento, oppure spellarvi vivi...o anzi che ne dici Jake di darvi fuoco? O meglio! Matthias tu ne sai qualcosa dell'acido?- Ci sta rinfacciando i nostri peccati e si vede che ne sta traendo gusto.
Il comandante scoppia poi in una risata mostruosa accompagnato dagli altri uomini. Un branco di malati. Possiamo anche aver ucciso e fatto cose abominevoli ma loro, loro non sono altrettanto migliori.
- Jack che ne dici se cominciamo con uno di voi? Perché non cominciare con Kevin Jacques? - Kevin si allontana verso l'angolo più remoto del dormitorio. - Kevin vieni qui! Resta unito ai tuoi compagni! - grido allarmato, avendo intuito la loro prossima mossa.

Come non detto, quattro di loro si scagliano contro di lui, stroncando la sua unica via di fuga. Dannazione!!

-Prendetelo! Lui sarà il primo a passare sotto la decapitazione- Senza pensarci due volte lascio Daniel sotto la protezione di Matthias, scagliando tutto me stesso contro uno dei quattro uomini armati. - Non toccatelo bastardi!! - Il mio pugno vola dritto in faccia all'uomo armato, spaccandoli il naso e rischiando di fargli perdere l'equilibrio. - Oh Jake, immaginavo tu fossi un tipo combattente- esclama il comandante caricando la pistola. Il mio cuore comincia a galoppare senza redini.

- ma vedo che hai anche dimenticato chi tiene il coltello dalla parte del manico - il suo sorriso sprezzante mi basta per capire che non c'è modo di salvare tutti i miei compagni. Preme il grilletto. Un forte sparo riecheggia nella stanza. Sono paralizzato, non riesco a muovermi. Non voglio farlo perché so bene chi è stato colpito. - Matthias!!- Le urla di Daniel ne sono la conferma.

- No! Smettetela! È colpa mia! Prendete me!!- mi posiziono davanti a loro con le braccia aperte. - Vi prego basta cosi!!-

Ridono. Ridono più forte. E come se non bastasse aprono i grilletti e cominciano a sparare senza sosta.

L' unica musica a suonare nelle mie orecchie sono le grida laceranti dei mie compagni e il pianto disperato di Daniel. Una musica maledetta e sanguinante.

E poi nulla.

- Prendetelo- Mi lascio trasportare come una bambola di pezza per i lunghi corridori e dritto verso la mia condanna. Ho ancora paura di morire. Tremo al solo pensiero di non esistere più. Di non essere più cercato. Di non essere più trovato. Muoio e tremo alla sola idea di cancellare per sempre ogni parte di me ma, in questo preciso momento non riesco a sentirne il peso. Non quando la mia unica famiglia è morta. I miei compagni sono morti. Non esistono più! Dio! Non esistono più...

Libero il dolore e comincio a gridare come un forsennato, come una bestia posseduta;perdendo letteralmente il senno.

- legatelo al letto! Veloci!- Non capisco più niente. Sto forse morendo? Morendo?

Vedo luci abbaglianti. Sento voci. Tante mani mi stanno toccando.

- Iniettate il veleno nel braccio! Ora! -

Veleno...? Hanno detto veleno??

No! Non voglio morire! Aspettate!Non ancora! Devo fare molte cose! Devo seppellire i miei compagni!!

- Dottore! Non sta fermo!!-

- Non preoccupatevi...lasciate che si dimeni, morirà eventualmente-

Se chiudo gli occhi per certo morirò. Non devo assolutamente chiudere gli occhi. Non posso. Non voglio.

- Jake, smetti di combattere e lasciati andare- qualcuno mi sta parlando ma non posso vederlo. Non posso muovermi.

-Non credi sia arrivato il momento di chiudere quest'incubo ? Non vuoi passare oltre?- mi sta ancora parlando.

- Jake lascia che la morte faccia il suo compito, sai bene che non puoi vincerla-

Non posso vincerla...? Hai sentito Jake? Non puoi vincerla.

Penso ai miei compagni per un'ultima volta; per poi spingere la mente verso i miei genitori. Voglio solo gridare. Voglio solo piangere amaramente ma non ho più lacrime. Credo di avere finito tutta l'acqua nel corpo e il mio cuore sta cominciando a rallentare. Sento che si sta spegnendo. Non posso più fare niente. Cazzo! Hai vinto tu. Sì morte, hai vinto tu.

(5 minutes later...)

- Dottore è morto?-

- Aspetta vediamo...Jake mi sente ?Jake Scargard?-

- Si è morto, il paziente Jake Scargard è deceduto. Esperimento riuscito -

___

9.00 AM , Toronto (Canada) 2026, Laboratorio del Dott. Rowland. ( Presente)

-Buon risveglio, come si sente?-

E' ancora confuso e taciturno.

-Jake?- lo chiamo una seconda volta.

Al suono della mia voce inclina la testa di lato analizzando ogni singolo aspetto dell'ambiente circostante, prima di puntare la sua attenzione su di me. Afferro subito carta e penna pronto a scrivere.

" Il paziente Scargard è in uno stato di disorientamento".

- Sono arrivato in paradiso?- finalmente parla.

"Il paziente Scargard dice cose insensate".

Sorrido annotando ogni particolare.

-Buongiorno Scargard! Sono le 9.00 del mattino e ci troviamo a Toronto nel mio laboratorio in Canada- Alla mia introduzione stringe subito i pugni e aggrotta le sopracciglia, fissandomi con occhi adirati.

- Non dirmi fesserie!! Io sono morto! Sono stato avvelenato da un dottore come lei e uno sporco demenziale comandante!-

Notevole.

Si ricorda persino degli avvenimenti.

"Il paziente Scargard ricorda ogni cosa dell'esperimento".

- Signor Scargard, non vorrei scombussolarla ma lei non è stato ucciso da nessuno. E' in perfetta salute e i suoi compagni sono perfettamente in salute come lei nelle altre stanze- Socchiude gli occhi in due fessure prima di alzare un bel dito medio nella mia direzione.

- Vaffanculo! Crede che stia dicendo frottole?! -

" il paziente Scargard si è svegliato dalla parte sbagliata del letto."

- Benvenuto al" Project Sententia"caro mio, un progetto realizzato per coloro che soffrono la tanatofobia, progettato con il solo scopo di aiutare il paziente ad accettare la morte -

Si passa una mano tra i folti capelli neri prima di liberare una serie di imprecazioni.

- A che razza di fottutissimo esperimento mi avete sottoposto?! Sembrava cosi reale! No!Era reale! Ho provato ogni cosa! Ho visto persone morire...-Guardo il mio paziente con grande curiosità, sorridendo di nuovo prima di annotare altre informazioni sul foglio.

- Che cazzo scrive ora!?-

Mmm...Che cane rabbioso.

- Formidabile vero? Hai visto quale geniale tecnologia abbiamo adesso? A tal punto da spedire attraverso il coma, venti persone in uno spazio tridimensionale senza tempo...?-

- Siete gente malata! Con un esperimento malato!-

Rido. Rido con piacevole disinvoltura.

- Jake Scargard, ammetto di essere stato un po' tosto ma non crede di avere imparato qualcosa in tutto questo?- Distoglie gli occhi castani dai miei.

- Forse...- La sua risposta arriva quasi sussurrata.

- Sententia Project esiste per aiutare il paziente ad accettare l'idea della morte. Accettare l'idea che la morte esiste e questo non si può cambiare. Cambia quello che fai fino a quel momento- Jake riporta la sua attenzione su di me.

- E devo ammettere che tu Jake, sei stato un successo dall'inizio fino alla fine-


3155 parole ( sono al corrente che va oltre, mi assumo le mie responsabilità)

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