CAPITOLO 8
Ci misi 10 minuti a piedi solo per arrivare, non mi aspettavo fosse così lontana.
La porta era socchiusa e su di essa c'era un cartello con scritto l'orario di apertura: 14:30-20:30.
Guardai l'orario
11:53
Staranno pulendo?
Ero arrivata fino a lì per niente, stavo per andarmene quando sentii il rumore di un pallone sul parquet.
Non stavano pulendo evidentemente.
Decisi di entrare piano piano per controllare.
Era enorme, non avevo mai visto una palestra così grande. Appena varcai quella porta mi ritrovai rinchiusa tra tue tribune. Feci qualche passo in avanti e guardai l'intera palestra facendo un giro su me stessa, come minimo le tribune potevano ospitare più di mille persone.
Le pareti erano di un rosso troppo acceso per i miei gusti e su ogni parete erano presenti cartelloni e murales con la mascotte della scuola: il lupo.
La cosa non mi dispiaceva, il lupo è uno dei miei animali preferiti, lo trovo affascinante.
Ammetto che il mio amore per lui è nato in seguito alla visione della serie tv americana "Teen Wolf". Il protagonista è Scott McCall, uno studente di liceo che vive nella città di Beacon Hills. La vita di Scott cambia drasticamente quando viene morso da un lupo mannaro Alpha, durante un'uscita di notte nel bosco con il suo migliore amico Stiles. Dopo aver scoperto di essere diventato a sua volta un lupo mannaro, Scott è costretto a ricercare un equilibrio tra la sua nuova identità, fonte di molti pericoli, e la sua vita da adolescente.
Il lupo è l'animale che più si avvicina all'indole umana, vive soprattutto in branco e quando si accoppia diventa un devoto capo-famiglia che alleva i suoi cuccioli con amore e rimane fedelmente accanto alla compagna sino alla morte.
Un simbolo perfetto per una squadra sportiva.
I lupi attaccano e agiscono insieme, proprio come una squadra, non lasciano mai nessuno indietro e si prendono cura l'uno dell'altro.
Il capo branco può essere identificati con il capitano della squadra: colui che guida gli altri verso una meta, in questo caso verso la vittoria.
La forza e l'ardore in combattimento fanno del lupo il simbolo per eccellenza dei guerrieri. I giocatori sono dei guerrieri, ogni volta che entrano in campo sono pronti per affrontare una nuova battaglia.
Fui distratta da altri palleggi, mi voltai e vidi un ragazzo che faceva qualche canestro, sicuramente un giocatore della squadra di basket. Volevo un po' di tranquillità ma andava bene lo stesso.
Mi sedei sulla tribuna e cercai nello zaino il bigliettino che mi avevano lasciato nell'armadietto. Lo riguardai.
L'autore lo aveva scritto in stampatello minuscolo, quasi nessuno scriveva più così. Io per lo più scrivevo tutti in stampato e a volte per sottolineare le cose importanti in corsivo, sì dovrebbe essere il contrario ma io ho sempre fatto così.
Adesso contro luce notai qualcosa sul retro, lo girai immediatamente. Dietro al bigliettino c'era disegnata una semi circonferenza tratteggiata. Ero condusa, che significava? Si sarà sbagliato? Forse non era importante.
Nel momento in cui riappoggiai il bigliettino sentii una voce dire < Ehi > era un "ehi" un tantino infastidito e quasi con tono interrogativo.
Alzai lo sguardo e lo guardai senza dire nulla.
< Non puoi stare qui > disse con tono autorevole.
< Nemmeno tu direi, apre alle 14:30 la palestra. >
Alzò gli occhi al cielo e continuò con il suo "allenamento", io mi alzai e mi avvicinai.
Mi piaceva il basket, non quanto il nuoto ma non era male. Mio padre era capitano della squadra del liceo quando andava a scuola e fuori al giardino aveva messo un canestro, già da piccolina mi faceva fare qualche tiro e crescendo mi insegnò le basi, ci divertivamo a giocare io, lui, la mamma e...Skye. Era l'unico momento in cui non mi sentivo esclusa dalla famiglia oppure a disagio.
Erano penso tre anni che non giocavo, da quando era morta.
Continuai a guardare come giocava.
< Passii > urlai.
Si girò confuso.
< Hai fatto tre passi con la palla in mano > dissi un po' più a bassa voce.
< E tu che ne sai delle regole del basket? > scoppiò a ridere come un cretino, maschio!
< Non saró una giocatrice ma conosce le basi e questa era un'informazione di passi. Sei partito in palleggio con il piede perno. >
Rimase stupito ma cambiò subito espressione e con aria di sfida mi invitò a fargli vedere come si faceva.
Appena misi il piede sul campo mi lanciò la palla con forza, lo fulminai con lo sguardo e con molta nonchalance gli feci vedere.
Mi trovavo sulla parte destra, quindi cominciai con il piede destro poi sinistro con il quale mi spinsi il più possibile verso l'alto, saltando, in modo da ridurre la distanza dal tabellone e poi boom, canestro.
Fiera di me feci un inchino e lui mi battè le mani e nel mentre si avvicinò tendendomi la mano per congratularsi. L'avvicinai anche io e lo guardai. Riconobbi la cicatrice sotto l'occhio. Era Austin.
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