4.


Con Shinichiro Sano si sentivano sempre al sicuro, loro. Era davvero un ottimo stratega, un abile condiero e Hajime aveva scelto bene. Con Sano sarebbero andati sempre al colpo sicuro. Era bravo e aveva steso un paio di uomini della Moebius con un solo pugno, Inui si era trovato invischiato nella rissa aveva ricevuto un paio di pugni sul viso, percepiva il sangue ferroso sulla lingua e il naso che gli doleva: ma era il prezzo da pagare. Con lo sguardo, spaesato, cercava in mezzo a tutti quelli vestiti di rosso la figura familiare di Kokonoi: lo avvistò, un paio di pugni dopo, che stava combattendo. Aveva un grazia mai vista prima, si muoveva agile come un felino che giocava con la sua preda e con quel sorriso scaltro. Assestò un pugno a uno di loro, lo stese velocemente.

"Inupi !"
Sentì Hajime esclamare il suo soprannome, quel soprannome che si erano dati dal primo momento in cui si erano conosciuti. Si era distratto troppo a guardarlo che non si era nemmeno accorto che, un membro della Moebius si stava scagliando su di lui. Lo aveva steso subito a terra, il viso ormai grondante di sangue. Lo aveva colto alla sprovvista, non aveva avuto tempo per difendersi, ma nonostante questo avevano avuto la vittoria in mano.
Cadde steso a terra sì, ma nello stesso istante Shinichiro aveva steso oltre la metà di quelli della Moebius.

Il biondo sentiva la testa pulsare e il fiato corto. Era sicuro di avere un aspetto terribile ma almeno avevano vinto, quando riuscì a tirarsi su avevano appena battuto anche l'ultimo uomo.
Sano era forte ed era anche una bestia, con lui Hajime avrebbe fatto dei grossi affari.
Si passò un braccio sul viso, la sua giacca bianca si sporco di sangue e sudore.
Hajime era magnifico, anche se pure lui sporco di sangue e affaticato.

"Abbiamo conquistato anche questa parte  !"
Tuonò potente la voce di Sano, aveva alzato un braccio in aria.
Mancava per lui battere un'altra gang prima di conquistare del tutto quella fazione della città: la Kanto Manji, Wakasa Imaushi era il capo fondatore della gang.
E poi i black dragons si sarebbero ripresi tutto, Hajime avrebbe sfruttato quel potere per fare circolare i soldi, attuando vari progetti che aveva nella testa. Gliene aveva sempre parlato. Lo aveva fatto in passato e non si era fatto nessuno scrupolo a sfruttare Shinichiro per la sua potenza.

I due si scambiarono uno sguardo. Vide il viso di Hajime steso in un sorriso, un sorriso che non prometteva niente di buono ma che anche in quel momento sarebbe stato al suo fianco. Avrebbe portato contro tutti, amici e nemici, pur di non abbandonare il suo posto come la spalla destra di Hajime Kokonoi.

Più tardi, erano ricasati alla base; il loro luogo di ritrovo era l'officina di Shinichiro, perché oltre a essere un teppista a lui piaceva riparare le auto e scambiarne i pezzi, pulirli e prendersi cura di loro come se fossero state le cose più preziose del suo mondo. A volte Inui si incantava mentre sistemava qualche motocicletta, gli piaceva vedere come accarezzava dolcemente con un panno il motore della stessa e con una mano prendeva una chiave inglese per sistemare qualche bullone fuori posto.

Quella sera, però non era così: Shinichiro non stava aggiustando qualche moto, era seduto sul sedile di una delle tante e aveva lo sguardo corrugato, una sigaretta fumante tra le labbra e la schiena dritta.
"La settimana prossima ci scontreremo con una delle gang piuu forti. Mi raccomando, dobbiamo continuare ad allenarci non possiamo permetterci di perdere."
Il ragazzo sbuffò il fumo dalle narici e spense la sigaretta.
Seishu si guardò intorno, in mezzo a tutte quelle teste, scorse Hajime di spalle: la schiena dritta in una linea rigida e lo sguardo serio rivolto verso il loro superiore. Era così bello, ma impossibile.

Un urlo di incitazione si innalzò tra i vari partecipanti e la riunione venne sciolta, dopo le ultime parole di incoraggiamento da parte di Shinichiro. Lui aveva ancora il viso pieno di graffi e tagli, e anche sangue.
Prima di andare a casa, dovette fare una sosta nel bagno, che fungeva anche da infermeria, il negozio di Shinichiro ne aveva una per loro.
Cercò tra i vari cassetti e trovò un paio di garze, dei cerotti e dell'acqua ossigenata. Si osservò le nocche, piene di tagli e sangue, aprì la bottiglietta d'acqua ossigenata e si versò del contenuto sulle nocche, storcendo le labbra quando percepì un leggero pizzicore sui tagli.

"Ti serve una mano ?"
Sentì la voce di Hajime in quella stanzetta; alzò il viso, lo intravede nel riflesso dello specchio. Aveva le braccia avvolte intorno al petto e aprì la bocca, ma il corvino era già vicino a luim aveva afferrato l'acqua ossigenata e una garza.

"Non ne avevo bisogno."
Seishu su sentì il fiato corto; Hajime era troppo vicino a lui. Era abituato a quella vicinanza con lui, ma ogni volta gli faceva sempre quello strano effetto. L'altro, osservandolo con quello sguardo assotigliato, si lasciò scappare un mugolio.

"Non penso proprio."
A quel punto premette la garza, imbevuta, sulle ferite sul volto, facendolo sussultare e rabbrividire.
Provò un violento bruciore che si propagò per furto il corpo e dovette frenare l'istinto di tirargli un pugno in pieno viso.

"Avresti potuto avvisare prima di farlo."
Non riuscì però a trattenere un ringhio dovuto al dolore, però i tocchi di Hajime erano delicati e tamponavano la sua pelle.

"Non ci sarebbe stato nessun divertimento."

Un piccolo sorriso sbucò sulle sue labbra sottili. Sapeva che stesse scherzando, non disse nulla ma percepì un calore che gli si propagò lungo il petto e gli scaldò il cuore.

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