10. L'udienza
«Quello è il palazzo del Consiglio» disse Keeryahel. «Hanno accettato di darvi udienza, domani mattina alla terza ora dopo l'alba. Fino a quel momento, vi terremo nelle prigioni della Guardia cittadina. Avrete una sola possibilità per convincerli, è già un enorme privilegio per voi essere qui e poter esporre le vostre ragioni al Consiglio elfico.»
I due ragazzi non risposero, e l'Elfa li scortò fin dentro un edificio dorato, squadrato e senza troppi fronzoli che doveva essere la Guardia. Scesero nelle prigioni sotterranee, dove Keeryahel si premurò di incatenarli entrambi per un polso alla parete di una cella, e chiuse la porta a sbarre con un chiavistello incantato.
Myrindar si sedette in un angolo, guardando fuori attraverso la minuscola finestrella in alto, da cui entrava il bagliore dorato della città. Le prigioni erano polverose come se fossero usate solo raramente, e la ragazza non se ne stupiva, visto quanto gli Elfi tenessero alla perfezione. Probabilmente erano tutti saggi, misurati e devoti alle leggi.
La ragazza si voltò a sbirciare Jahrien. La ricrescita bionda cominciava a essere evidente sotto la tinta castana.
Chissà cos'avrebbe detto il Consiglio il giorno dopo... la ragazza cominciava già ad essere preoccupata, non aveva dubbi che sarebbe stato difficile difendere le loro posizioni di fronte ai rappresentanti del potere di una razza così superba. Però sperava lo stesso che sarebbero stati comprensivi. L'Usurpatore era un pericolo, e non solo per i reami liberi. Layrath aveva un potere immenso, ed era nelle sue mani.
Senza contare che in poco più di dieci anni di guerra aveva completamente conquistato il regno di Kaiylee, che comprendeva quasi tutti i territori a sud di Yndira, e ora minacciava Thral. Da cinque anni era un continuo avanzare e retrocedere tra Antya e Thora, e nessuno dei due schieramenti sembrava in grado di compiere il passo successivo ed espugnare la città nemica. Dopo la disfatta di Thora, in cui erano stati spazzati via dalla magia di Layrath, il fronte era retrocesso pericolosamente, avvicinandosi ad Antya per la prima volta dall'assedio di cinque anni prima, quello in cui Jahrien l'aveva trovata, e che si era concluso dopo una settimana di combattimenti con una disfatta dell'Usurpatore. Tutti però sapevano che era stata solo la fortuna, quella volta, a salvarli, e ora l'Esercito Libero combatteva strenuamente per difendere ogni singolo metro che separava l'Usurpatore dalla Città di Confine; ma i soldati erano scoraggiati e stanchi, e i rinforzi da Yndira ci avrebbero impiegato mesi ad arrivare, visto che dovevano attraversare le montagne a nord. Per questo avevano un bisogno disperato degli Elfi. Loro potevano attraversare la foresta di Ashintra senza incorrere nell'ira dei popoli che la abitavano, e avrebbero dato all'Esercito Libero un vantaggio non irrilevante con la loro forza e la loro magia.
Dovevano solo sperare che il Consiglio acconsentisse.
***
Il palazzo del Consiglio era maestoso. Era scuro, color bronzo rosato, si innalzava tra quattro alberi secolari che stavano ai quattro angoli dell'edificio come torri; la facciata era un intrico di decorazioni più chiare che si susseguivano tra le finestre a sesto acuto e le sottili colonne dei loggiati. Keeryahel aveva detto che tutti i bassorilievi rappresentavano la storia del popolo elfico, le grandi battaglie contro i Demoni, l'alleanza con le Fate, quando ancora i Regni dell'Ovest erano sotto il loro dominio, e l'arrivo degli umani inferiori dall'est, che li aveva costretti a rifugiarsi nei recessi di quella foresta dopo una lunga guerra. Myrindar si chiese se fosse anche per quel fatto l'odio che gli Elfi nutrivano nei loro confronti era così profondo.
Keeryahel e gli altri cinque Elfi li scortarono nel grande salone ellittico che era il luogo in cui il Consiglio li attendeva. Era una sala ampia, dal soffitto alto, a sesto acuto, con tutta una serie di finestre alla base della volta che illuminavano d'oro la stanza; sul pavimento si intuiva un mosaico, ma era difficile capire cosa rappresentasse vedendolo solo dal basso.
C'erano tre porte nella sala, tutte presidiate da guardie. Due guerrieri stavano nell'ombra ai lati degli scranni dei Consiglieri. Myrindar fece un rapido calcolo: otto guardie nella sala, sei erano venute scortando loro. Quattordici soldati Elfi. Avevano paura di loro?
La ragazza rivolse lo sguardo ai Consiglieri. Sedevano su alti scranni sul lato più lungo dell'ellisse, lungo la parete. Erano nove: quattro di loro erano donne, gli altri cinque uomini. Se gli Elfi finora le erano sembrati quasi evanescenti, esseri eterei che brillavano di luce propria, quei nove sembravano essere fatti di luce.
Indossavano semplici vesti color avorio lunghe fino ai piedi, dalle maniche ampie, con sottili fregi dorati sul petto, che rappresentavano la regione del regno che i Consiglieri rappresentavano. I capelli bianchissimi ricadevano sulle loro spalle come un velo, negli occhi a mandorla contornati da un intrico di rughe sottili si vedeva la saggezza di chi ha vissuto molto, e ha visto molte cose. La loro espressione era imperturbabile.
«Siete infine al cospetto del Consiglio» iniziò l'Elfa che sedeva in centro. Doveva essere il capo: era l'unica che tra i capelli portava un semplice diadema dorato.
«Spero che siate consapevoli del privilegio che vi è stato concesso. È già molto raro che un non-Elfo entri a Gylne Lyset. Sono stati davvero pochi i non-Elfi che hanno potuto esporre le loro richieste al Consiglio.»
Myrindar cominciava a sentire una specie di paura salire lentamente. Sentiva una leggera oppressione che la faceva respirare più affannosamente.
«Mezzosangue ambasciatore dell'Esercito Libero, esponete le ragioni che vi hanno spinto fin qui.»
La ragazza notò chiaramente l'espressione che Jahrien fece a essere chiamato in quel modo, ma non disse niente, prese un respiro profondo e cominciò a parlare.
Partì raccontando in breve come l'Usurpatore avesse preso il potere e riassunse i primi anni di guerra, e dopo aver fornito una rappresentazione del contesto, cominciò a parlare degli ultimi anni di guerra, gli eventi legati a Myrindar, e infine descrisse la battaglia di Thora, e il potere immenso e distruttivo che Layrath aveva mostrato.
A mano a mano che Jahrien parlava, la sensazione negativa dentro Myrindar saliva sempre di più, e più la ragazza cercava di rallentare il respiro e riprendersi, più sentiva di caderci dentro. Vide Keeryahel scoccarle un'occhiata nervosa, ma si sforzò di riprendersi.
«Tutto questo è molto interessante, ambasciatore. Ma perché secondo voi dovremmo intervenire in una guerra che evidentemente non è nostra?»
«Consigliere, non è vostra solo per poco tempo ancora. Il potere di quel Marchiato minaccia chiunque. L'Esercito Libero non potrà contrastarlo ancora a lungo, e presto o tardi il comandante teme che possa riuscire a ottenere Myrindar. Finora gli è sempre sfuggita per miracolo. Ma cosa succederebbe se con la magia dei due Marchiati arrivasse a minacciare il vostro regno? Dokhet è sempre stato il regno più forte militarmente, non dobbiamo sottovalutarlo come il precedente comandante fece in passato. È vero, quell'errore di valutazione fu nostro, ma non possiamo permettercene un altro. Dokhet, con il potere dei Marchiati, è perfettamente in grado di sconfiggerci e attaccarvi.»
«Ambasciatore, noi Consiglieri dobbiamo pensare prima di tutto al nostro popolo. Prima di combattere le battaglie degli altri dobbiamo occuparci delle nostre.»
«Comprendo perfettamente, Consigliere, ma non ritenete che cercare di unire i nostri popoli potrebbe portare a benefici per entrambi? La divisione e l'odio non sono mai buoni.»
«Il Consiglio si riunirà per deliberare» sentenziò l'Elfa, e con questo era evidente che considerava chiusa la conversazione. Jahrien abbassò gli occhi, sconsolato. Le aveva provate tutte.
Myrindar sentì la sensazione oscura invaderla. Non riusciva più a respirare e si sentì svenire.
Una voce nota gridò qualcosa, ma lei non capì, nelle sue orecchie c'era solo il battito accelerato del suo cuore e il respiro affannoso.
Tutto intorno a lei era nero.
Si sentì gridare.
***
Jahrien guardò Myrindar, e capì subito che qualcosa non andava. Era terrorizzata da qualcosa, gli occhi grandi spalancati come quelli di una preda braccata. Il petto sottile si muoveva rapido seguendo il ritmo del suo respiro, e il suo viso era bianco, cadaverico.
Le si avvicinò di corsa, giusto in tempo per prenderla al volo prima che crollasse a terra.
Che cosa le stava succedendo?
I suoi occhi lo guardavano senza vederlo, colmi di terrore.
«Lo sapevo.»
Keeryahel era comparsa al suo fianco, con un'espressione indefinibile sul viso candido. Con decisione, l'Elfa scostò appena il corsetto della ragazza. Un lembo di marchio si vedeva, nero, enorme, pulsante di luce violacea. Strane linee nerastre si irradiavano dal marchio verso tutto il corpo della ragazza.
«Il Kratheda sta diventando sempre più potente.»
«Che cosa significa?»
«Quella è una magia troppo potente perché un umano possa sopportarla a lungo. In genere i Marchiati da questo tipo di magia non vivono più di dieci anni da quando hanno il marchio, per questo mi stupivo che lei fosse ancora in sé nonostante avesse diciassette anni...»
Myrindar gridò, un urlo colmo di terrore, paura, dolore.
«Cosa significa tutto questo?» gridò Jahrien, terrorizzato.
Keeryahel sembrò stupirsi del suo comportamento.
«Da quando una persona viene marchiata, la magia cresce dentro di lei, diventando sempre più forte. La persona guadagna poteri sempre maggiori, certo, ma il marchio si rafforza sempre di più finché non è così potente da sopraffare la persona e possederla, consumando la sua anima. Diventa schiava del marchio, un corpo vuoto manovrato dalla magia.»
«Cosa? Vuoi dire che Myrindar sta diventando questo?»
Jahrien aveva le lacrime agli occhi. Keeryahel sembrò esitare qualche secondo, poi si alzò, voltandosi verso i Consiglieri che stavano lasciando la sala.
«Consigliere Anishel!» gridò. L'Elfa che aveva parlato, quella con il diadema dorato, si voltò.
«Vi prego... il Kratheda sta per sopraffare quella ragazza. Vi prego, potete sigillarlo?»
Se Anishel si stupì all'insolita richiesta, non lo diede a vedere. Si avvicinò, e senza dire una parola allungò una mano. La tese sopra il corpo della ragazza, chiuse gli occhi.
Una debole luce candida si trasmise dalla mano dell'Elfa al petto di Myrindar, che sembrò calmarsi. Ora dormiva tranquilla.
«Non durerà a lungo. Dovete contrastare la magia demoniaca, e l'unico modo di farlo è usare la magia delle Fate. Portatela alla Sorgente degli Specchi» disse, seria, per poi lasciare la sala.
«Non è possibile» esplose il ragazzo. «La Sorgente degli Specchi è solo una leggenda.»
«No, non lo è.»
Keeryahel era decisa. Guardò il fratellastro negli occhi.
«Ti ci porterò io.»
*********
Ecco l'aggiornamento! Le cose si complicano: Myrindar è stata sopraffatta, e il Consiglio non sembra aver accettato la richiesta di aiuto. Come si evolveranno le cose? Fatemi sapere cosa ne pensate u.u e se vi è piaciuto lasciate una stellina! ^^
~ Vy
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