Episodio 5

La mattina successiva ci chiamarono perché trovarono una barca bruciata in mezzo al mare e quello che ci rimase  era un ciuffo di capelli che, secondo Alec, appartenevano a Mark.

Dopodiché ci  avviammo alla casa dei Latimer per aggiornarli sulle ultime notizie:

- Abbiamo chiesto alla scientifica di esaminare a fondo i vestiti di Danny, sono emerse  altre piste dalle ultime indagini - disse Ellie.

- Avete smesso di rompermi le scatole - disse Mark.

- Faremo un incontro pubblico alla scuola più tardi solo per informare la città e rispondere alle domande. Voi non dovete esserci - li informò Ellie.

Una volta usciti di casa ci dirigemmo alla scuola e rispondemmo alle molte domande dei cittadini, tra cui anche quelle della signora delle roulette, Susan Wright, che cominciavo a sospettare sempre di più perché di solito nei libri che lessi, come quelli di Agata Christie e Sherlock Holmes, la persona di cui si sospetta di meno è colpevole.

Tornati alla macchina ci venirono incontro Oliver e il suo capo che ci  informarono che Jack Marshall era stato in prigione cinque anni per abusi su minori. A quella notizia rimasi sconvolta.

Non può essere! Quel Jack?! Sicuramente ci dev'essere una spiegazione logica!

Così sulla base di quella notizia lo interrogammo e lui lo confermò ma durante tutte le sue risposte io fui dalla sua parte.

È vero, il mondo tende a dare ragione ai pettegolezzi forniti dai media invece che alla verità. Inoltre si tende a vedere oscenità anche in una semplice carezza o abbraccio.

Dopo che interpellammo Jack lo facemmo con Paul Coates, il prete, che ci rivelò di quanto Danny e Tom fossero bravi nella tecnologia e che soffriva di insonnia ma che non si ricordava della sera di giovedì.

La sera arrivò e noi ci preparammo per la cena tanto attesa con i Miller e, dopo una complicata spiegazione da parte di Alec ( che capimmo solo noi due) sul perché non amasse usare i nomi, ci mettemmo a tavola:

- Come hai conosciuto Joe? - domandai  interessata.

- A lavoro, Joe era un paramedico - mi rispose Ellie.

- E ora? -

- Ho smesso quando è nato Fred. Ma comunque ero un po' stufo -

- Stufo perché? - chiesi con curiosità.

- La burocrazia, cose che impediscono di salvare vite e fatte passare per tutela della salute -

- Lei è di qui? - continuai  a chiedere sempre più interessata.

- Di Cardiff. Sono venuto qui tredici anni fa per lavoro e ho incontrato Ellie. Lei è sposata? -

- Quasi, se non fosse stato per questo caso di sicuro lo ero. Ma, io e Alec, abbiamo deciso di sposarci appena tutto questo sarà finito e poi è anche giusto per i bambini - spiegai.

- Come dei bambini?! - chiese sorpresa Ellie.

- Sì, dall'ecografia è venuto fuori che sono due gemelli, forse, ma è ancora presto per dirlo - spiegò  Alec mettendomi una mano sul ventre.

La cena passò  tra chiacchiere e risate ma appena tornammo a casa Alec si diresse in bagno e batté la testa, svenendo.

Io, presa dall'ansia e dalla paura, chiamai  subito i soccorsi che  arrivati all'ospedale lo portarono in una stanza, come successe mesi fa, e io ebbi  il timore che quella volta, come disse  un medico, non ce l'avrebbe fatta.

Stetti tutta la notte a pregare, a pregare che si salvasse anche quella volta e la mattina successiva venni informata  che si svegliò e corsi  nella sua stanza piangendo di gioia:

- Alec, Alec, menomale che ti sei svegliato! Ho avuto troppa paura che morissi questa volta! Non mi fare più uno scherzo del genere, hai capito?! - lo rimbrottai saltandogli praticamente addosso e baciandolo.

- Ora sto bene e vorrei riprendere a lavorare - disse alzandosi.

- No, Alec Hardy, tu rimani qui. Non ho voglia di vederti su una barella un'altra volta o magari sentirmi dire che sei morto. No! Stai per diventare padre, quindi per favore, rimani a riposo - lo implorai  anche se sapevo bene che dopo il caso Sandbrook, fallito per la fuga del criminale, non avrebbe sentito storie.

- No Anna, io devo risolverlo questo caso, è tutta la mia vita - disse determinato.

Così, ormai rassegnata a dover patire ogni volta che stava male o finché non si decidesse a farsi mettere un pacemaker, lo aiutai ad alzarsi dal letto e a tornare in ufficio.

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