La signorina Settima Luna
Le conchigliette appoggiate delicatamente sulle mie orecchie si accendono improvvisamente, e mentre una musica forte mi rimbomba nel timpano, il primo pensiero del giorno è di ricordarsi si selezionare “Mozart” per la mattina successiva.
Mi alzo, buttando controvoglia le coperte ai piedi del letto, ma continuo a tenere le cuffiette, così che la scena che mi si presenta davanti agli occhi, ovvero le mie compagne di stanza che si tirano le reciproche sveglie e i propri cuscini, acquista una nota esilarante sulle note di “Back in Black” degli AC/DC.
Con passo ritmato mi dirigo in bagno, cantando a squarciagola.
Tutte le ragazze si fermano, mi guardano perplesse ma poi, seguendo Alex, scoppiano in una risata che le trascina tutte, mentre rimangono con i cuscini ancora sospesi in aria.
Le osservo: Lilly, Marta, Alex, Arty, Faty, Gatta.
Manca solo Gaia, ancora a mollo nel suo bagno mattutino.
Le mie nuove compagne.
Compagne di avventure, mi magia, di divertimenti, alle volte.
Come adesso.
Continuai a cantare, stonata più di prima, e mimai con le braccia l’atto di suonare la chitarra.
Cosa per me non difficile, dal momento che la suono veramente.
Le lascia alle mie spalle continuando a camminare a ritmo di quella musica, felice di aver fatto tirar fuori loro le solite risate e averle aiutate a smettere di litigare.
Piu o meno.
Già, perché come girai l’angolo del piccolo corridoio, sentii gridare Marta:
-Alex, se non ti muovi, ti mangio!-
Tipico delle sorelle.
Litigano spesso.
Anch’io litigavo spesso con mio fratello
Aveva dieci anni…. Era carino.
Dispettoso ma carino.
Si chiamav….
Vabbè, lasciamo stare.
Però non posso ignorare i miei pensieri, e mentre varco la soglia del bagno, non prima di aver chiesto il permesso a Gaia, ancora dentro, le immagini di quelle foto, una accanto all'altra che si cancellano in sequenza, eliminandomi dalla vita della mia famiglia, attraversano il mio cuore, mentre le solite parole, ripetute come una preghiera nella mia testa, risuonano ancora una volta.
“L’ho fatto per loro, per il loro bene…”
So che in realtà non è così, ma mi convinco che lo sia e allora tutto sembra più …. facile.
-Ehi Signorina Luna, che hai?-
Chiede Gaia guardandomi in faccia e leggendo chiaramente il senso di malinconia che mi pervade.
-Niente, niente…..
-Non mi pare.-
-Sto bene, grazie.-
Vorrei dirle che no, non sto bene, ma sono le mie nuove compagne e non posso certo fare la figura della frignona davanti a loro, visto che sono stata io ad accettare la loro offerta.
Non mi sarei mai sognata di rifiutare una vita nella magia e nell’avventura.
Dopotutto, l'ho sempre detto che venivo da un altro pianeta, ma nessuno mi credeva.
Solo mia zia, che poi ho scoperto di aver ereditato da lei tutti i miei poteri.
Mia zia è una maga, che non ha mai frequentato Hogwarts perché non aveva mai ricevuto la lettera, finita nel camino sbagliato, al momento sbagliato, nella casa sbagliata .
Neanche io l’avevo ricevuta, ma semplicemente perché erano arrivati dei dolci biscotti chiaccherini a prendermi e “portarmi via”.
Così ereditai da mia zia il suo potere, come lei lo ereditò da sua madre, che lo ereditò da sua zia e così via, tutte streghe provenienti dalla Luna .
E come tutte loro, porto i capelli corti, tagliati un po' alla maschietto, non sono alta per niente, ho la magia nelle mie mani, nelle mie vene e non ho bisogno di bacchetta.
Il mio elemento è l’acqua, infatti io e Gaia andiamo molto d'accordo.
Mentre mi preparavo e pettinavo i capelli ribelli, sentii le ragazze scendere nella saletta per fare colazione.
Mi vestii, con i soliti leggins neri e una maxi maglia colorata, gli scarponcini con un po' di tacco (giusto per alzarmi un po' ), e scesi in saletta.
Dopo la colazione sarebbero cominciate le lezioni, così ci dirigemmi tutte quante nell’aula di incantesimi. Avevamo per quell’ora lo stesso orario, dal momento che io faccio parte di Corvonero, così restai con loro.
La mattinata trascorse tra capelli macchiati di colori usciti dalle nostre dita o dalle bacchette.
Amavo quella materia, ed assieme a trasfigurazione era la mia preferita.
Dopo le lezioni di Quidditch, ovvio.
Ma eravamo così impegnate nelle nostre missioni a Maughrest che facevamo fatica a trovare tempo per noi.
Per l’ora di pranzo ci dirigemmo in Sala Grande, ma una figura misteriosa, apparentemente uguale a tutti gli altri alunni, ci fermò, chiamandoci a lui.
-Siete voi l’Ordine delle Tort…-
-TACI BRUTTO IDIOTA! Questa ….cosa è segreta! Vuoi che ci scoprano tutti?!-
Alex, anche se era stata un pochino scortese, non aveva torto, e tutte noi annuimmo con un cenno della testa.
-Ora vai avanti, che ho un certo languorino-
Disse Marta.
-Allora siete voi o no?- Chiese il ragazzo, questa volta in un sussurro, quasi avesse paura di farsi sentire da noi.
-Certo che siamo noi, razza di microcefalo senza cervello- gli rispose imitandolo Lilly.
Alex alzò gli occhi al cielo, chiedendosi se veramente Zeus aveva scelto lui come “Messaggiero”.
Insomma, oltre che tonto, non era nemmeno carino, come darle torto?
-Ho una missione per voi-
Ci guardammo e sorridemmo.
-Uffa, io avevo fame! -
Concluse Marta, prima di sparire assieme a tutte noi in un trillo di forno, come quando la tua torta è pronta e non aspetta altro che essere mangiata.
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