XXV - Lettera del 14 Aprile

Lettera del 14 Aprile

Il mio, è un disperato bisogno di scrivervi, giacché la cara luna non passi inosservata e le agiate inondazioni d'anima confusa possano toccar fiore di quest'opera minore non del tutto conclusa.
Io stento a credere che voi possiate godere dell'intensa natura, cosa nuoce incustodito dentro di me io non so spiegarvelo... - ma mia cara amata dovete perseverare a questo povero sventurato di non buttarsi in braccia scomode, la brezza del mio vento è assai reverenda poiché sono assolto da qualsiasi malessere, dai giorni, dal medesimo tempo che scuote il mio capo illuminato da raggi che s'assottigliano, sino a rendere il muro che ci divide poco più piccolo e spesso, poco più invecchiato anch'esso dal ricordo straziante di quanto io v'abbia amato, di quante poche ore ancora io debba custodire nel dedicarvi tale incesto a quest'affinità ch'io non posso donarvi seppur poche parole recano conforto ai miei caratteri spessi, a ciò che tende ad avvicinarmi più all'acclamata notte i cui canti rimano l'indomani.

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