VI - Poeta Maledetto

Poeta Maledetto

Una stagione all'inferno, nel misero sistema affondo,
il siero della rabbia acceca, mia diletta,
che la luce mi sostenga,
che il cielo riservi tante stelle alla cui massa suicida io appartenga,

suoni occultanti rimbombano assiduamente, perseverano l'incanto che i miei occhi nel piano di questo algoritmo dipingono,
ombre evidenti,
che oscurano le lame taglienti di questa perfida scrittura aulica.

Messere mio abbi fede, le impronte mie oscillano, risaltano l'inchiostro ch'io non ho mai amato incustodito,
inebriando un perdono ch'io non cesso ramingo di dover espiare.

Un passo m'ha guidato, lacera e frantuma, logora all'interno,
nei passi celebri della sua incompletezza,
affonda in un pianto,
s'accosta a me,
diluendo in frammenti le opere a me consacrate,
Io dissipo, mio beato,
perdoni il mio rancore,
assimilalo e beatamente ricostruisci la sua dannazione.

Non sento che un boato straziante, la musa delle mie ispirazioni,
Il cantico Mestre, s'appoggia nelle mie illusioni,
di coi tanti frammenti, pezzi di vetro sgorgano attraverso l'anima mia,
dissuadendo il freddo consono, sino all'alba, i cui sogni mi trascinano nutrendosi.

Impazzendo nella confusa osservazione, nella divina natura, i cui canti affascinano la mia scrittura, sino ad indurla nei peccati del silenzio, un vortice salente che alcuna gelida compassione non ha.

Casa De Rosa -
22 Marzo 2018, 9:49 PM

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