V - Lettera del 26 Maggio

Lettera del 26 Maggio

Ne avrà scritte di lettere, di rado, poggiandomi nella sua perfetta statua.
Ma io sono ancora del tutto indeciso, poiché pentirsi è un perdono mancato, ma ella, proprio ella sembra perdersi nei rametti spezzati che nel lento scorrere dell'io toccano le nostre mani prima di toccare il nodo di un fondo smisurato.
Le rispondo in merito ai suoi scritti, e mi creda; lancette scomode di orologi stanchi continuano nella mia testa a creare non so cosa, forse un lume di pensiero, cos'è mai la resa di un uomo e come egli dirige i suoi doveri dinnanzi al Mestre scorrevole che reverendo alimenta i nostri sospiri più stanchi?
Taccio.
Immune taccio.
E le dirò di più, non ho mai annusato così tante pagine, e forse, chi potrebbe mai annientarsi nel solo cosmo di un'anima così impetuosa?
Io piango, e continuerò piangendo, con le mie lacrime,
con le nostre lacrime.
Chissà, se essendo nei tuoi vani pensieri, rimembrerai ancora la mia voce ondeggiare nel vuoto perso dei tuoi occhi fragili.

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