4.

Amy. Amy. Amy.
La dolce Amy. La sensibile Amy.
Venne tutto cancellato dal ritrovamento del cadavere di John e da quel maledetto sogno. Il suo cuore aveva subito così tanti danni da non poter più essere riparato.

Il telegiornale nazionale, dopo due settimane di orrori e sangue, aveva finalmente deciso di parlare ai suoi cittadini dell'accaduto. La ragazza lo guardava dal suo divano con espressione neutra. Aveva le gambe incrociate, sulle quali era appoggiata una bustina trasparente. Stava rosicchiando un po' di șoric¹, mentre una signora sulla quarantina annunciava il ritrovamento dell'ennesimo cadavere nei boschi attorno alla cittadina.

Ce n'erano stati sette fino a quel momento. L'ottavo era quello del corpo bambina di dieci anni, la quale probabilmente voleva andare alla ricerca di funghi. La pelle gommosa produsse un rumore sinistro tra i suoi denti. I suoi amici avevano rifiutato di prendere parte allo spuntino "solo" perché si stava parlando di cadaveri.

«È terribile» asserì Beth, che era seduta alla sua destra. Amy la vide portare la mano davanti alla bocca in un moto di preoccupazione.
«Quel bosco è maledetto!» Dean, alla sua sinistra, aveva gli occhi infossati, tipici di chi non riusciva a dormire da giorni. «Ci ha portato via John e ora si sta prendendo tutti gli altri» continuò.
«La polizia ha avvisato tutti quanti di chiudersi in casa, di tenere sotto controllo i bambini e di stare alla larga dai boschi. Non erano indicazioni troppo difficili da seguire» disse Amy. Il ragazzo, preso dallo sconforto più totale, si alzò dal divano e indicò il televisore. «Tu non capisci! Ma che ti succede, ce lo vuoi dire? Ho guardato io stesso gli occhi vitrei di John e ho visto il suo torace aperto e mangiucchiato. So più di te cosa vuol dire trovare un amico vittima di qualunque stramaledetta creatura abbia preso possesso del bosco!» Le sue guance si infiammarono dal fervore con cui aveva sputato quelle parole. Amy si limitò ad alzare un sopracciglio.
«Non pensi a cosa abbiano provato i genitori alla vista di loro figlia sul tavolo dell'obitorio? O al fatto che domani potrebbe toccare anche a te?» intervenne Beth.

Niente. Lei non provava niente. Sgranocchiò altro șoric.
Beth sbuffò sonoramente. «Riprenditi! Reagisci, cazzo! Non puoi continuare così e noi abbiamo bisogno di te.» L'amica si corresse: «Io ho bisogno di te.»
Portandosi una mano sugli occhi, le diede le spalle. Si prese un momento per calmarsi, d'altronde da quando Amy era caduta in quello stato catatonico non era stato facile trattare con lei.
«Sentite, che ne dite se andiamo al mercato a prendere qualche schifezza e ci guardiamo un film?»
«Gogoș²?» chiese Dean. «Sì, ce ne serviranno fino a star male» scherzò la bionda³, per alleggerire l'atmosfera.

Il mercato, a dirla tutta, era una baracca abbandonata dove gli zingari vendevano i loro stracci e riempivano l'aria di olio bruciato a causa delle loro friggitrici. Avevano trovato residenza fissa lì, tra le lamiere arrugginite. I compaesani amavano quel posto, in particolare passavano il loro tempo a scavare tra i sacchi di plastica colmi di magliette e pantaloni.

Amy, Dean e Beth si ritrovarono davanti a un piccolo cancello in mezzo a un sentiero pieno di erbacce. A forza di camminare, le erbacce si erano appiattite e avevano preso la forma delle impronte delle scarpe. Amy odiava quel posto dove regnava la povertà e il degrado. I bambini degli zingari chiedevano insistentemente a chiunque soldi o gogoș. La ragazza non riusciva né a provare pena né a dispiacersi per loro. Li guardava correre tra le gambe degli adulti con i loro vestiti sporchi e rattoppati.

Amy si propose di andare a prendere i dolci. «Mi raccomando, prendi anche quelle con la nutella dentro» urlò Amy, mentre lei si era già allontanata.
Di solito sia la baracca che i dintorni erano pieni di gente, ma dopo gli avvenimenti di quelle settimane restavano solo i bambini e qualche donna che vagava tra i sacchi.

Amy raggiunse la prima friggitrice disponibile e concluse in fretta il suo acquisto. Prese sei frittelle grandi, metà con lo zucchero e metà con la nutella. La zingara in questione le chiese quasi il doppio del prezzo normale. Di rimando, la ragazza guardò di traverso.
«Non ci sono più clienti» si giustificò.

Trovò Beth che contrattava con una signora bassa e tarchiata per un maglione. «cincisprezece lei⁴» disse la sua amica, le mani incrociate ale petto. Amy non aveva voglia di sprecare tempo per un maglione mezzo fucsia e mezzo verde chiaro. Afferrò Beth per un polso e la trascinò via senza troppe cerimonie.
«Hey! Io lo volevo. Era così bello.»
«No, fidati se ti dico che non lo volevi davvero» ribatté la mora con voce atona.
Insieme, recuperarono Dean. In mano stringeva un sacchetto che, a primo acchito, doveva essere pieno di carne. Si intravedevano un paio di salsicce sbucare fuori.
«Bene, ora torniamo a casa a guardarci uno dei miei film strappalacrime» strillò Beth, elettrizzata.

«Wow, non vedo l'ora.» L'entusiasmo di Amy era pari a quello di un morto nella bara, ma ai suoi due amici non importò nulla. Loro avevano bisogno di fingere che fosse tutto a posto, che andasse tutto bene. Lei non voleva prendere parte a quella recita perché niente andava bene. Willy e Mike erano scomparsi, probabilmente morti, e John era stato letteralmente mangiato da qualcosa.
Quella storia non poteva finire bene, pertanto
Amy non sorrise a nessuna delle battute che la bionda aveva fatto durante il ritorno a casa.

Il bosco era tempestato di bureți iuți⁵ che spuntavano da sotto il fogliame. Amy si piegò sulle ginocchia attirata da un oggetto piuttosto famigliare: una piuma di gufo molto grande. Prese un fungo tra le mani e lo schiacciò. Inclinò leggermente la testa mentre osservava il liquido biancastro che rilasciava come arma di difesa contro i nemici naturali. Si alzò poco dopo, lasciandolo cadere a terra con noncuranza. "Chissà se i bambini torneranno mai a raccoglierli per venderli ai lati delle strade" pensò. "Mi sa di no"

Camminò in mezzo agli alberi a lungo. Amy sentiva solo il rumore delle ali degli insetti in mezzo a quel buio. Lei sapeva di essere in piena notte, eppure riusciva a vedere lo stesso. Era tutto nitido ai suoi occhi. Nessun albero si schiantò contro la sua fronte, nessuna radice le si mise tra i piedi: lei procedette a passo di marcia lì in mezzo come se fosse stato giorno. L'istinto la indirizzò verso un punto preciso.

Rallentò solo quando iniziò a sentire dei gemiti poco distanti. Girovagò fino a quando non intravide delle grandi ali che sbucavano da dietro un albero.

«Amy» la chiamò una voce femminile. I pezzi del suo cuore tornarono al loro posto all'improvviso. La ragazza si sentì completa, a casa dopo una lunga attesa. L'emozione la pervase dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi quando la vide. Era lì, la creatura dalle fattezze femminili. Ondeggiava piano davanti a lei e, quasi per provocarla, si stringeva i seni con entrambe le mani.

«Vieni da me» gemette. Il movimento accellerò, facendole gettare la testa all'indietro dal piacere. Amy non riusciva a spostare lo sguardo da lei. Quel gufo aveva l'espressione talmente estasiata che non poteva fare altrimenti.

Poi un verso gutturale. Appena accennato, ma sufficiente affinché lei lo sentisse. Piegò la testa verso il basso e scorse ciò che l'aveva fatta preoccupare per settimane: Mike.
Se ne stava appoggiato contro il tronco di un albero. Aveva il viso sporco e la maglietta stracciata, piena di sangue. Sul petto aveva due tagli da cui fiotti cremisi imbrattavano qualunque cosa.
Il labbro di Amy tremolò. Il suo Mike era lì. Si stava spingendo dentro la creatura con violenza. L'amplesso era tutto fuorchè normale. "È animalesco" pensò lei. Il ragazzo stringeva con prepotenza le natiche del gufo.

«Amy» disse lui.
La sua voce.
"Da quanto tempo non la sentivo?"
Era diversa, però. Niente a che fare con quella solita del suo fidanzato. Era più simile a quella degli orchi de "Il Signore degli Anelli" che a un umano.
La creatura si piegò su di lui, le ali ancora spiegate. Praticò un terzo taglio con gli artigli sul petto di Mike e lo leccò in tutta la sua lunghezza. Lui non fece una piega. Non un grido di dolore uscì dalle sue labbra. Anzi,la sua espressione era di puro godimento. Quando la creatura si rissolevò, gocce di sangue le scendevano sul mento, fino a raggiungere il collo dove avevano iniziato una danza tutta loro.

Amy stacco gli occhi da quella visione, tentò di allontanarsi e fallì miseramente quando lei la richiamò un'altra volta. Si bloccò e si rivolse di nuovo verso di loro. Da quell'angolazione, la ragazza poteva vedere tutta la lunghezza di Mike entrare dentro la creatura. Niente amore, solo puro istinto selvaggio. Ne rimase incantata ancora una volta.
Avrebbe dovuto piangere, gridare e forse scappare a gambe levate. Lei non ci riusciva. Mike era lì. Era vivo, più o meno. E c'era quella donna, qualunque cosa fosse. Inoltre, i respiri affannati di quest'ultima erano il suono più bello che Amy avesse mai udito. No, lei non voleva andarsene. Non più.
«Vieni da me, Amanda» le disse Mike.

E si risvegliò sul divano.

¹ pelle di maiale affumicata. Nella campagne rumene è uno snack molto apprezzato. È molto gommosa e salata

² Sono delle frittelle rumene. È il classico impasto del pane fritto in olio abbondante e guarnito con zucchero o nutella.
³ Nella seconda stesura Amy avrà i capelli mori, mentre Beth biondi.
⁴ i lei sono una valuta rumena. 15 lei corrispondono a 3,02 euro.
⁵ funghi tipici dei boschi della Romania. Rilasciano un latte piccante se tagliati. In italiano si chiamano peveraccio.

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