Pytchley Road numero sette

Bill si Smaterializzò insieme a Fleur, che in mezzo a quella piccola folla sembrava la più sconvolta. Hagrid oltrepassò la porta del salotto diretto verso il cortile di Casa Potter. Il signore e la signora Weasley lo imitarono. Albus era rimasto lì, impalato, pensando a parole del tipo 'Fedeli... Dissennatori... Raduno... Arma...', mentre Harry, che stava cercando di prendere in mano la situazione con efficacia, spediva alcuni Patronus.

"Harry, Pytchley Road? Sei sicuro..." Chiese Hermione che venne bruscamente interrotta.

"Sì, non abbiamo tempo, dobbiamo ricompattarci ed organizzarci. Hermione, per il bene delle nostre famiglie e di tutte quelle di questo paese"

"Va bene... Sì. D'accordo... Ci vediamo là" E si Smaterializzò insieme a Ron, Hugo e Rose.

"Papà mi puoi spiegare..."

"No, Albus. Non ora. Ti prometto che avrai una risposta ad ogni domanda che farai. Ti chiedo di pazientare ancora un po' e ascoltare bene qualunque cosa ti dica, ok?" Albus annuì, incapace di parlare. "Kingsley, vai con James ed Al, io vado con Ginny e Lily. Elly, Smaterializzati insieme a tua sorella a Pytchley Road, strada principale, dovresti sapere dov'è visto che abiti a Lewisham"

E prima di capire di che cosa stesse parlando, Albus sentì una mano afferrarlo per il braccio e stringerlo forte. Un attimo dopo, tutto diventò nero; si sentì premere da tutte le parti; non riusciva a respirare, come se fasce di ferro gli stringessero il petto; le pupille gli vennero ricacciate nella testa, i timpani premuti più a fondo nel cranio, e poi...

Inghiottì enormi sorsate di fredda aria notturna e aprì gli occhi lacrimanti: si sentiva come se fosse stato infilato a forza in un tubo di gomma molto stretto. Capì che non si trovava più a casa sua: si era appena Smaterializzato, e la mano che lo aveva afferrato era quella di Kingsley, che ora stava accanto a lui insieme a James. Poi, a qualche decina di metri dai tre, apparvero tre figure che Albus riconobbe come quelle dei genitori e della sorella, che avanzarono subito verso di loro. Lily si reggeva la pancia: non si era mai Smaterializzata, e sembrava sul punto di vomitare. Invece, Albus, ricordò, aveva viaggiato tramite la Smaterializzazione Congiunta una sola volta nella vita, quando scappò da un salotto a lui sconosciuto, insieme a Connor Spartamus, la sera della momentanea morte di Scorpius; tramite la Smaterializzazione normale, invece, una decina di volte, visto che l'anno precedente aveva fatto dei corsi per l'esame che avrebbe affrontato all'inizio del nuovo anno insieme a tutti quelli del sesto e settimo anno: era risultato il più brillante ai corsi.

Gli ci volle un po' a capire che si trovava in un luogo in cui non era mai stato: delle lunghe a basse case gli si mostrarono davanti come degli unici grossi mattoni di cemento, punteggiate qua e là da qualche finestra; la vernice di molte porte era scrostata e mucchi di immondizia giacevano davanti a parecchie scalinate d'ingresso. Il color marrone delle case rendeva un po' triste quel luogo.

Improvvisamente, a cinque metri da una scalinata d'ingresso di una casa (numero 8) si materializzò una grande porta di legno, da cui ne uscì Ron. Stava frugando dentro il suo mantello. Poi, dopo qualche secondo, levò quello che sembrava un accendino d'argento e lo fece scattare: il lampione più vicino si spense con uno schiocco; continuò a far scattare l'attrezzo finché tutti i lampioni della strada deserta furono spenti e la sola luce residua veniva dalle finestre schermate e dalla falce di luna in alto.

"Dove siamo?" Chiese Albus, ma Kingsley disse piano "Tra un minuto".

Ron fece scivolare lo spegnino in una tasca interna del mantello e mormorò "Meglio che entri... così potrete mostrare il procedimento di apertura ai ragazzi" E sparì oltrepassando la porta, che sparì con un piccolo poof.

"Abbiamo spento le luci... questo sistema qualunque Babbano che guardi fuori dalla finestra" Spiegò Kingsley. Il rumore di una televisione usciva da una finestra in alto nella casa più vicina e Albus poté udire il grattare delle sedie di una tavola e lo sbattere delle posate sui piatti.

"Dietro di me" Disse ancora il Ministro.

Lily, Harry, Ginny, Albus e James obbedirono. Harry si mise per secondo in quella che avrebbe potuto essere una fila indiana.

"Se non son io quello che deve entrare, son un Mangiamorte con una banana da pappare" Borbottò Kingsley. Davanti a lui si materializzò di nuovo la stessa porta di prima: il batacchio d'argento aveva una forma di una spada in miniatura. Non c'era la serratura. Al notò che sulla porta c'era inciso il numero sette.

"Entrate, andiamo... L'ultimo della fila? Ah, sei tu James. Quando entrerai ti volterai di nuovo verso la porta a dirai 'Ora io son entrato, e di questo ne sono grato'... Capito?"

"Capito" Rispose James borbottando confuso le parole a mente.

Il Ministro picchiettò la porta con la bacchetta una volta. Albus udì molti rumori metallici e un paio di secondi dopo la porta si spalancò.

Entrarono tutti insieme e, una volta borbottate le parole, James vide la porta alle sue spalle chiudersi di scatto. Si ritrovarono nell'oscurità totale di quello che avrebbe potuto essere l'ingresso. Albus fiutò umidità, polvere e un odore zuccherino di caramello, lo stesso che le sue narici percepivano a Mielandia. Di colpo, la bacchetta del padre si illuminò, gettando una luce tremolante sulla tappezzeria e sulla moquette lisa di un lungo, cupo corridoio, dove un candelabro coperto di ragnatele brillava sopra di loro. Sulle pareti erano appesi quadri raffiguranti dolci, grandi paesaggi e maghi.

Si udirono dei passi dall'altra parte del corridoio, dove emerse dall'oscurità Ron, la punta della bacchetta illuminata. Sembrava aver fretta. Harry, Ginny, James, Lily, Albus e Kingsley lo raggiunsero, fino ad arrivare alla fine del corridoio, dove c'era una grande porta. La oltrepassarono e fiotti di luce colpirono gli occhi di Al, che cominciò di nuovo a lacrimare: si era abituato all'oscurità totale della notte e del corridoio. C'erano una ventina di sguardi fissi su di lui, incuriositi. Alcuni gli sorridevano, altri ancora lo scrutavano con aria sinistra. Albus avrebbe potuto giurare di aver visto un ramo al posto di un braccio ad un uomo che lo stava fissando intensamente. Si trovava in una grande stanza circolare, le pareti coperte da pentole e altri quadri. Nel punto centrale del soffitto c'era quello che sembrava un lucernario che emanava fiotti di luce a volontà: ma era notte, pensò Albus, e quindi si trattava solamente di un incantesimo.

Al centro della stanza c'era un grande tavolo di legno che avrebbe potuto ospitare per bene una trentina di persone. Seduti intorno ad esso c'erano streghe e maghi.

"Oh, Harry... Ben arrivato. Bill è venuto poco fa, mi ha detto del... insomma... Piano d'Emergenza" Un uomo alto, vecchio, calvo e con la barba rossastra avanzò verso Harry. Era molto corpulento, notò Al osservando la camicia dell'uomo praticamente appiccicata alla pelle.

"Sì. Sarei grato se ci mettessimo tutti quanti seduti" E guardò furtivamente la sua famiglia.

Albus, esitante, prese posto su una sedia e cercò di non guardare i maghi che lo stavano fissando.

"È vero? Ha dei seguaci? Si fanno chiamare Fedeli?" Chiese ancora l'uomo rapidamente, le palpebre pesanti e contornate da una sfumatura nerastra.

"Sì, Amarog. Un'imboscata, a casa mia. Erano una quindicina, credo. Abbiamo catturato uno di loro, lo abbiamo interrogato prima che scappasse"

"È tornato, di nuovo?" Chiese debolmente una strega che era seduta vicino ad Al.

"C'era da aspettarselo, Hestia. Cosa credevi, che rimanesse nascosto per sempre?" Ruggì un altro mago dall'altra parte del tavolo. Era basso e aveva dei capelli bianchi impastati di sporco. I suoi vestiti assomigliavano a un sacco di sporcizia e reggeva tra le mani una vecchia pipa di legno.

"Mundungus ha ragione. Dovevamo aspettarcelo. E ora è più forte che mai" Tuonò Ron, che era in mezzo a Hermione e Rose; quest'ultima sembrava confusa, ed ogni tanto lanciava un'occhiata al mago che Albus aveva scambiato per il Platano Picchiatore.

"Ha radunato i... li chiama Fedeli... e... ha molte creature" Aggiunse di nuovo.

"Creature? Seguaci? Mica siamo tornati ai tempi di Voi-Sapete-Chi?! Fedeli? Chi sono? Una brutta copia dei Mangiamorte?" Ringhiò la streghetta che era seduta accanto ad Al.

"Hestia, potresti anche pronunciare il suo nome, è morto venticinque anni fa. Comunque... potreste anche non crederci ma... sì, il ladro ha radunato molte forze, e non solo umane, come dicevo... ha Dissennatori, Inferi, Giganti e scommetto la mia camera blindata che i lupi mannari sono andati dalla sua! Vi avevo rivelato i miei sospetti in questi due anni, sospetti che ora sono concreti!"

"E Kingsley? Ti crederanno al Ministero? Quali prove avranno per esser sicuri che il ladro è tornato e che ha dalla sua creature e uomini?" Chiese sussurrando un'altra strega vicino a Hermione. Era spaventosamente anziana e aveva un lungo vestito verde. Indossava un alto cappello con un avvoltoio impagliato in cima e sul grembo teneva una grande borsa rossa.

"Augusta, avranno come prova me. Credi che contraddiranno il Ministro della Magia?" Rise Shacklebolt.

"Oh, Kingsley. Ma sarà difficile a credere che il ladro ha radunato uomini e creature! Vorranno i fatti, oh sì, li vorranno!" Tuonò la nonna del defunto Neville.

"Allora se non mi crederanno dovranno aspettare che il ladro attacchi col suo esercito, no? E caso mai compiere una strage?"

"Be', almeno ne saranno sicuri"

"Il punto non è che il Ministero debba o non debba sapere. Prima il..." Harry si morse le labbra, cercando di non pronunciare le parole seguenti "... quel Fedele ha detto che si stanno impadronendo del Ministero. Kingsley, hai avvertito..."

"Attendo risposte" Sibilò il Ministro. "Per ora non c'è stato nessun attacco"

"Potrebbero aver teso un'imboscata anche lì. Ora" Disse Ron, cupo.

"Sword è andato a controllare, è tutto a posto" Intervenne Hermione.

"Be', allora? Qual'è il motivo? Perchè ci avete fatto venire qui?" Chiese ad altissima voce un mago di colore dall'aria simpatica. Per tutta la durata della conversazione un sorriso aveva aleggiato sulle sue labbra, notò Albus, che si stava chiedendo ripetutamente a bassa voce perché si trovava lì insieme a tutti quei maghi.

Harry esitò per un istante, poi prese a parlare. "Amarog vi ha detto del Piano d'Emergenza, no? Be', credo sia giunto il momento di metterlo in atto... e di... visto che il ladro possiede un esercito... di far risorgere l'Ordine della Fenice"

"Ah, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato!" Esclamò Augusta facendo spuntare un calice di vetro dalla punta della sua bacchetta e versandosi del buon vino rosso.

"Se il ladro gioca la sua carta, noi ci giochiamo la nostra" Aggiunse di nuovo Harry.

"Ma di quale Piano d'Emergenza state parlando? Parlate come se vi foste gi organizzati in passato" Intervenne James.

"In effetto è così, ragazzo mio. Oh, sei uguale a tuo padre" Gli rispose Hestia Jones, un grande sorriso stampato in faccia. "La comunità magica può permettersi brevi periodi di gloria e di pace... perché ogni tanto spunta qualche Mago Oscuro. Dopo la Seconda Guerra la paura non si è mai allontanata dalle anime dei sopravvissuti... quelli erano tempi duri... e come se lo erano! Eravamo convinti del fatto che Tu-Sai-Chi era morto -e in effetti era così- ma il timore, la paura, i vecchi ricordi, gli omicidi compiuti da lui, tutte le cose che aveva fatto... suscitavano in noi un piano d'emergenza: avevamo paura che per qualche strano caso risorgesse. Quindi abbiamo deciso che se fosse risorto avremmo unito le forze e combattute contro di lui. Ma il Piano d'Emergenza non fu discusso solo per lui, ma anche per qualche futuro Mago Oscuro che si sarebbe presentato a noi, come il ladro, ora. Correva il 1999 quando mettemmo in luce il Piano d'Emergenza: unire le forze e combattere, come ho già detto. Ricostruire l'Ordine della Fenice, insomma. Abbiamo preso le giuste precauzioni"

"Che cos'è l'Ordine della Fenice?" Chiese Rose per la prima volta da quando erano arrivati in quella casa. Era rimasta timidamente in silenzio.

"È una società segreta" Rispose Ron in fretta "L'ha fondata Dumbledore molti anni fa per combattere Voldemort. Negli anni in cui l'Ordine era attivo sono morte molte persone..."

"Cos'è questo posto?" Chiese improvvisamente Albus. Chi lo stava già fissando pareva sporgere le orbite di qualche centimetro.

"Siamo al numero sette di Pytchley Road, a Londra, ragazzo. Un letamaio babbano, diciamo. Ma sicuro per noi maghi. È casa di Amarog, quel mago con la barba rossa" E indicò l'anziano mago che aveva accolto Harry per primo "Come hai visto prima, per entrare ci vuole la Frase Rimata e una bacchetta" Spiegò Ambrius McKinnon, che aveva sul petto il suo nome ricamato sulla giacca con colori vivaci. Avrebbe potuto avere la stessa età di Harry.

"Cos..."

"Devi inventare una qualsiasi frase rimata per far apparire la porta e un'altra quando sei all'interno per farla sparire, tutto questo con una bacchetta in tasca" Concluse strizzandogli l'occhio.

"Ah, ok. Quindi voi combattete contro..."

"I Maghi Oscuri, sì. Stavamo per uccidere Fox Matthews, ma in quel periodo eravamo ancora sciolti... insomma, non avevamo deciso di rifondare l'Ordine"

"Oggi, invece, sì. Uniamo le forze e facciamo dell'Ordine della Fenice un punto di riferimento per tutti noi. Siete tutti d'accordo?" E lo sguardo di Harry si posò su Mundungus Fletcher, che sembrava non accettare l'idea di far parte all'Ordine un'altra volta.

"Eh va bene, seh" Disse poi in fretta l'ometto dai capelli impastati di sporco.

"Quanti sono?" Disse Luna Lovegood spuntando dal nulla, mentre reggeva tra le mani una rivista di nome Il Cavillo.

Harry sapeva benissimo a cosa si riferiva."Non lo sappiamo... ma credo in tanti... noi ci saremo. Noi li affronteremo, è questo il compito del Nuovo Ordine"

"E cosa ti fa pensare che noi crediamo a tutto questo?" Chiese allungando un angolo della bocca un mago anziano, calvo e, almeno da quanto aveva visto Al, dai denti d'oro. Harry si alzò dalla sedia e sfilò rapidissimo la bacchetta, puntandola sulla guancia dell'uomo coperta dalle rughe.

"Stavano per uccidere tutta la mia famiglia, Knox. In quel maledetto salotto ci stavamo giocando la pelle!" Sussurrò. Poi si infilò, molto lentamente, la bacchetta nella tasca, continuando a fissare il mago. "Chi altro non ci crede? Veramente credete che stiamo scherzando?"

Quasi tutti i maghi scossero la testa.

"Bene, perché se dobbiamo stare uniti dobbiamo avere fiducia" Concluse Harry riprendendo posto sulla sedia accanto a Kingsley.

"Cosa volevano?" Aggiunse poi lo stesso mago mettendo il broncio.

Harry lo guardò per alcuni istanti.

"Volevano Albus. Quello che abbiamo catturato ha detto che il ladro vuole... un oggetto che desidera animatamente, e senza quest'ultimo non potrà compiere l'atto finale. Il ladro vuole radere al suolo la comunità magica. Ha detto che quest'oggetto ce l'ha Albus, e che lo sta cercando da sei anni"

Albus nascose un sorriso. Non sapeva a quale gioco stava giocando il padre. Perché non aveva detto che dentro la sua bacchetta c'era la Pietra della Resurrezione? Perché non aveva detto che era proprio quello l'oggetto di cui il Fedele parlava?

E come se gli avesse letto nella mente, l'uomo che assomigliava al Platano Picchiatore guardò la tasca di Al, dove c'era la sua bacchetta; la fissò per alcuni istanti, poi riprese a guardare Harry con gli occhi ridotti a due piccole fessure.

"Quale oggetto?" Chiese Luna con occhi sognanti.

"Pensateci, su. La teoria che tanto dominava sul Profeta... Ha rubato la Bacchetta di Sambuco dalla tomba di Albus Dumbledore, poi, e supponiamo che sia stato lui, il Mantello dell'Invisibilità ad Albus!"

"Ovviamente non siete sicuri che sia stato lui a rubare il Mantello del ragazzo" Tuonò Augusta mentre sorseggiava a labbra strette il vino.

Dentro quella stanza solo Al, Rose ed Elly sapevano certamente che era stato il ladro a rubargli il Mantello. Il ladro glielo aveva fatto vedere mentre lo torturava... E non aveva detto niente al padre.

"Be', ne siamo altamente sicuri. E l'unico altro oggetto che completa il puzzle ..."

"La Pietra della Resurrezione" Esclamò Hestia Jones. "Ma... cosa c'entra Albus con la Pietra della Resurrezione? Perché quel Fedele aveva detto che ce l'aveva lui?"

"Perché io c'entro tutto con la Pietra" Mormorò Albus rosso in volto. Prese la bacchetta e la poggiò sul tavolo. L'uomo che prima stava fissando la sua tasca scosse il capo e guardò intensamente il bastoncino di legno, come se potesse guardarne l'interno.

"La Pietra della Resurrezione si trova all'interno della mia bacchetta"

Tutti i presenti risero.

"È vero" Disse lentamente l'uomo che stava fissando la bacchetta con le orbite di fuori.

"Cosa dici, Oak?" Chiese una streghetta con lunghi capelli ricci castani e un mantello color grigio spettrale. "Tu che sei un fabbricatore di bacchette credi a questa scemenza? È impossibile!"

"Signora, non so chi sia lei, ma le sembra il modo di definire la mie parole? Ho detto forte e chiaro che la Pietra si trova qua dentro, e in questo momento non c' bisogno di dire sciocchezze, visto che siamo stati appena attaccati da quindici pazzi" Disse gelido Albus. "E se non mi vuole credere, peggio per lei"

Ginny allargò le spalle e gli lanciò un'ochiattaccia, che Albus comprese come un rispondi-bene-alla-gente-che-non-conosci.

"Il ragazzo non mente. Posso vedere l'interno della bacchetta, e... sì, c'è una pietra, proprio col blasone dei Peverell" Disse cupo l'uomo.

"Qu'est-ce que cette historie?!" Ringhiò Fleur.

In quella stanza, dove la tensione era al massimo, solo Harry, Rose, Hermione, Ron, Ginny e James sapevano della Pietra.

Albus trasse un profondo respiro e prese a parlare "Due anni fa, al mio quarto anno, Dubledore in persona -no, in realtà era un fantasma- ha unito la mia bacchetta con la Pietra. Mi ha spiegato il motivo: io sono l'unico che il ladro abbia mai temuto. Non rida signora, mi farei due risate se fosse lei quella al mio posto" Disse acido alla stessa signora di prima. Al ignorò lo sguardo minaccioso di Ginny e riprese "Mi aveva detto anche che c'era un altro motivo, che poi mi avrebbe riferito a lungo andare. Perché il ladro mi teme? Non lo so, ma volete contraddire Albus Dumbledore, il mago più potente che sia esistito sulla faccia della terra?"

"Un fantasma? Dumbledore? Non era un quadro? Non mi convince la storiella... ragazzo!" Disse ancora la streghetta.

"Il ragazzo non mente" Dal nulla spuntò quello che avrebbe potuto sembrare proprio Dumbledore.

"Aberforth! Eccoti" Disse Hermione cercando di alleviare la tensione.

L'uomo fece un cenno con la mano e disse "La storia è vera, Patricia. Mio fratello, sotto forma di spirito, ha unito la bacchetta di Albus Potter con la Pietra della Resurrezione"

"Solamente perché ha detto che il ragazzo è l'unico che il ladro abbia mai temuto?"

"Sì, e sarei grato se non dassimo peso a questa storia. Mio fratello ha avuto le sue buone ragioni per compiere quest'atto insolito. La pietra è al sicuro all'interno di quella bacchetta"

I maghi, che sembravano non aver capito, borbottarono tra loro.

"Quindi il ladro sta cercando la Pietra? Lui sa che si trova all'interno della bacchetta di Albus?" Chiese la signora Weasley sconvolta.

"Il ladro sta cercando la Pietra, sì... ma credo che non sappia che si trovi proprio dentro la bacchetta di mio figlio... solamente noi lo sappiamo. Non è possibile..."

"Ma allora perché quel Fedele ha detto che l'oggetto ce l'ha Albus?" Chiese Hestia Jones.

"Non lo so... davvero. Non lo può sapere. Non so..."

"Potrebbe averlo scoperto facendoci pedinare da qualche Fedele" Ragionò Albus.

"Può essere ma... mi sembra tutto così strano. Qualcuno può averglielo riferito, anche"

"Impossibile... nessuno di noi lo farebbe" Disse Albus deciso. Non avrebbe mai creduto che c'era una spia. Era impossibile!

"Non-ci-sto-capendo-niente! Torniamo a prima. Bene. Il ladro vuole la Pietra. Vuole radunare i Doni della Morte. Il compito dell'Ordine sarà di proteggere Albus e impedire al ladro di fargli del male, oltre che a sconfiggere il ladro stesso" Disse Hermione di fretta come se avesse studiato un piccolo articolo.

"Quindi è sicuro?" Un borbottio si levò dal grande tavolo tondo "Rifonderemo l'Ordine?"

"Sì, lo rifonderemo"

E in quel mentre fecero irruzione George, Ted, Dominique e Percy, tutti coperti di una leggera pioggerellina.

"Bene, mancano in pochi. Hagrid è in viaggio, deve avvertire i giganti. Draco arriverà a momenti... Avete mica una pergamena per caso?" Chiese gentilmente Harry.

Ambrius McKinnon, che Albus aveva scambiato per un orrido Troll deformato, si alzò e diede una grossa pergamena giallastra ad Harry.

"Voglio tutte le firme, e..." La porta alle sue spalle si spalancò. "Draco, sei arrivato. Hai saputo di..."

"Sì, mi dispiace. Albus, ti hanno rovinato la festa. Allora è vero? Farò parte dell'Ordine? Lo rifonderemo?" Disse Malfoy. Era più alto di Harry. Portava un cappotto scuro abbottonato fino alla gola e aveva un mento molto appuntito. Aveva pochissimi capelli.

"Sì. Sta radunando seguaci e Creature Oscure, un vero e proprio esercito! Dobbiamo saperci difendere e attaccare, non possiamo rimanere fermi" Disse deciso Harry mentre Draco si metteva seduto e si sfilava il cappotto.

"Bene. Da questo momento in poi l'Ordine è attivo. Conoscete lo scopo: dobbiamo fermare quell'uomo che ha ucciso Neville e tanti altri. Resistiamo fino alla fine, ce la faremo. Ci terremo informati per le riunioni... I ragazzi che vanno a scuola riceveranno gufi"

Prese il foglio e, facendo spuntare dal nulla una penna d'oca e un calamaio, scarabbocchiò il suo nome sulla pergamena. Poi lo passò a James.

"Anche loro faranno parte dell'Ordine?" Chiese Hestia guardando furtiva James, Albus, Rose, Lily, Hugo e le Alamon.

"James, Albus, Rose e le due ragazze sì, sono maggiorenni e..."

"Harry, non rischiano troppo?" Chiese preoccupata Ginny. "Albus ha appena compiuto diciassette anni..."

"No, amore. Sono maggiorenni, e anche se Al avesse avuto sedici anni lo avrei fatto partecipare, lui sa combattere, è un mago coi fiocchi, se vi dicessi quello che ha fatto con me al primo anno..." E lo guardò sorridendo "E se non vogliono partecipare non firmano, ecco tutto. Ma loro ne sono coinvolti, soprattutto, con la S maiuscola, Albus" E il foglio girò intorno al tavolo. "Lily e Hugo... voi siete ancora minorenni"

"Esatto! Sono ancora minorenni, e troppo giovani" Tuonò Hermione con aria di rimprovero.

"Anche se non faremo dell'Ordine non vuol dire che ce ne staremo a casa mentre combatterete" Rise Lily. Hary gli strizzò l'occhio e fece un gran sorriso.

Albus era l'ultimo della fila e, con grande sorpresa, notò che a far parte dell'Ordine c'erano un sacco di persone. Prese a leggere la lista.

ORDINE DELLA FENICE

Harry Potter

James Potter

Draco Malfoy

Kingsley Shacklebolt

Ginny Weasley

Augusta Longbottom

Hermione Granger

Ronald Weasley

Rose Weasley

Hestia Jones

Ambrius McKinnon

Molly Prewett

Arthur Weasley

Bill Weasley

Fleur Delacour

Ted Lupin

Dominique Weasley

Mundungus Fletcher

George Weasley

Fred II Weasley

Knox Quiss

Oak Steewe

Sturgis Podmore

Aberforth Dumbledore

Margarit Alamon

Elly Alamon

Amarog Werdies

Cornelius Pavwok

Percy Weasley

Patricia Jiroux

Dean Philips

Arnold Sword

Luna Lovegood

Ed Albus scrisse il suo nome, sperando nel meglio.

"A ogni modo... Auguri Albus!" Urlarono parecchi maghi e streghe sorridendo e stringendogli la mano. "Diciassette anni mica si compiono tutti i giorni!"

"Come sta Scorpius?" Domandò Albus a Draco cinque minuti dopo, mentre i maghi cominciavano ad alzarsi dal tavolo. Oak Steewe, che stava ancora fissando Albus, si alzò molto esitante.

"Bene. Sta bene, ti saluta. Non vede l'ora di fare gli esami di Smaterializzazione..."

"Lui non farà parte dell'Ordine?"

"Cosa te lo fa pensare? Certo che ne farà parte. Parlerò con tuo padre..."

"Albus?" La voce rauca e sinistra di Oak Steewe tuonò nelle orecchie di Al per alcuni istanti. Girò la testa e lo vide avvicinarsi a lui. "Posso parlarti un momento?"

Albus, che definiva quell'uomo 'inquietante', annuì debolmente. Uscirono dalla porta e svoltarono a destra, dove c'erano due pouf marroncini, gli angoli consunti e sporchi.

"Ecco qui, siedi" L'uomo era terribilmente alto. Indossava un gran mantello nero, che copriva una camicia bianca strappata nel punto in cui avrebbe dovuto esserci la spaccatura del petto. Il suo viso era marroncino, come un albero; i suoi lineamenti erano duri e sembravano sprigionare odio a chiunque lo guardasse; aveva tagli e una grossa, strana cicatrice a forma di spirale sulla guancia sinistra. Ma Albus stava fissando sbalordito quello che sembrava un tronco d'albero spuntargli dalla spalla. Ma non aveva il braccio destro. Dalla spalla scendeva solamente quel gran tronco delle dimensione di due braccia umane; alla fine i rametti si dividevano in tante piccole unità, sprigionando sfumature marroncine a non finire.

"Ti stai chiedendo se sono mancino? Be', sì" Rise l'uomo cupamente. "È una brutta storia, questa del braccio... forse un giorno te la dirò"

Albus annuì distrattamente, senza capire il perché lo avesse fatto.

"Sono Oak Steewe, ma sono conosciuto più comunemente come 'Quercia' " Scrutò torvo il volto pallido di Albus.

"Signore... Io... ho visto lei... insomma... ho letto un articolo che diceva che al Mini..."

"Con Arthur Weasley, bla bla bla, scintille dalle bacchette, bla bla bla... Odio i giornali: soprattutto il Profeta... Cosa non farebbe per avere sempre gli abbonati... Be', comunque, un piccolo incidente con Arthur, niente di grave, ci siamo subito chiariti. Comunque, ragazzo, di' un po'... come ha unito la Pietra con la bacchetta Dumbledore?" Chiese improvvisamente serio.

"Oh... lui, be'... Non so... ha sfiorato gli oggetti con le mani e poi ha mosso le mani velocemente... e... e... si sono unite" Disse sforzandosi di ricordare. Oak pareva interessato più a quella faccenda che a quella del ritorno del ladro.

"Notevole... Un fantasma che compie atti simili... Be', stiamo parlando di Albus Dumbledore, no?" E stiracchiò le labbra in un sorriso che non coinvolse gli occhi.

"Sì, signore" Si guardarono per una manciata di secondi, prima che Albus riprendesse a parlare "Signore... Lei è un fabbricatore di bacchette?" La curiosità ardeva dentro Albus come fuoco: quell'uomo sembrava nascondere un sacco di cose.

"Sì che lo sono. La mia bacchetta è fatta di sambuco... ma non è quella, tranquillo" Aggiunse in fretta dopo aver notato lo strano sguardo di Al "Ma ha un collegamento con la vera Bacchetta di Sambuco. Be', vedi questo mio braccio?" E indicò col mento il tronco che spuntava dalla sua spalla "È lo stesso legno dell'albero da cui la morte fabbricò la Bacchetta di Sambuco... Conosci la storia dei tre fratelli, no?"

"Sì, signore"

"Bene. Credo che dirti come ci sia finito questo pezzo di legno sul mio braccio sia un po' maleducato da parte mia... ti spaventerei. Be', avrai tempo di ascoltare questa storia un altra volta. Dicevo..." E guardò il corridoio "... la mia bacchetta proviene dal mio braccio. Ma non è solamente fatta di legno di sambuco... anche di mogano. Non c'è bacchetta al mondo, dopo l'unica che il ladro possiede, fatta totalmente di legno di sambuco. Sappilo"

Albus fece un cenno con la testa, come per mostrare che aveva capito.

"Quindi esiste solo una bacchetta al mondo fatta solo di sambuco?" Chiese curioso.

"Sì"

"E lei ha fabbricato la sua bacchetta mischiando il legno che ha come braccio, che è sambuco, con del legno di mogano?"

"Sì" Rispose calmo. La fioca luce che proveniva da una lampada là sopra disegnava ombre sul viso dell'uomo che lo rendevano ancora più inquietante, ma Albus sembrava meno teso di quanto lo era prima.

"Signore, potrei sbagliarmi ma... lei riesce a... a guardare l'interno delle bacchette? Come ha fatto prima con la mia?" Si era trattenuto anche un po' più del dovuto per formulare quella domanda.

Oak annuì lentamente, stentando di trattenere un sorriso.

"Signore... Potrebbe dirmela anche ora... la storiella... di come quel tronco sia finito sul suo..."

"Albus! Vedo che hai fatto conoscenza col mitico Quercia!" Dall'oscurità emerse Harry, seguito da Lily, James e le gemelle Alamon, che osservavano la casa con un certo interesse. "Be', è molto tardi, sono quasi le due del mattino. Dobbiamo andare"

Albus, un po' deluso, si alzò e seguì il padre lungo il corridoio, dopo aver salutato con un cenno Oak, che ricambiò con una pigra alzata di un rametto. Quell'uomo era tanto inquietante quanto curioso.

Erano arrivati alla porta che li avrebbe portati sulla strada principale di Pytchley Road, quando qualcuno urlò "Harry! Fammi parlare un attimo con i tuoi due ragazzi!" James ed Albus, dopo aver dato un'occhiata rapida all'orologio, raggiunsero Amarog Werdies. Al lo avrebbe scambiato per il professor Lumacorno, se non fosse stato per la diversità dei lineamenti del viso e della barba rossastra. Avevano la stessa corporatura, notò Al notandolo da molto vicino.

"Entrate qui, su!" Il mago li condusse in una stanza che Albus scambiò per Mielandia: scatole strapiene di dolci ingombravano i pavimenti colorati con Tempere Magiche, e quelle che avrebbero potuto essere duecento chupa-chups traboccavano da una cesta giallastra che galleggiava a mezz'aria. Delle tazze colme di un liquido che tendeva sul marrone erano poste su delle mensole di legno. C'erano quadri raffiguranti frutti e dolci di ogni tipo, dai budini alle torte.

"Ciao James, ciao Albus" Disse in fretta l'anziano mago "Volevo presentarmi" Disse mentre prendeva delle caramelle mou e le lanciava diritte nelle mani dei ragazzi. "Sono Amarog Werdies, Ordine di Ambosswell, Prima Classe, e Stregone Secondario del Wizengamot..."

"Molto piacere, signore" Albus gli strinse la mano. James lo fissava con educata curiosità. Doveva essere un grand'uomo, Amarog, pensò Al.

"I miei più sinceri auguri, Albus. Peccato, quei scagnozzi ti hanno rovinato la festa... Be', ci sarà modo di festeggiare nei prossimi giorni" E sorrise, mostrando ai due fratelli un incisivo color rosso sangue. James sembrava confuso "Be', comunque. Sono il proprietario di questa casa... L'ho offerta a Harry come base per il Piano d'Emergenza... Potevo anche farlo durante la prima e la seconda guerra per Dumbledore... ma gran parte della mia vita l'ho trascorsa in Canada... Non sono granché con la magia, i canadesi... Be', a ogni modo: questo è un luogo sicurissimo, e per dei ragazzi come voi è importante saperlo. Non voglio che tramiate che questa sia una casa-spazzatura" Si bloccò, fissando Al. "Cosa ti turba, ragazzo?"

"Mi chiedevo cosa fosse questa stanza"

"Oh... Questa è la mia Stanza del Caramello. Sapete, sono molto goloso, e non c'è dolce al mondo che non mi piaccia! I miei colleghi la scambiano per un negozio di dolci... Hestia Jones l'aveva scambiata per Mielandia! E Dean Philips per una stanza di un ragazzino molto obeso"

"Fantastico" Rise James.

I tre rimasero in silenzio, guardandosi curiosamente.

"E sapete una cosa? Questa è stata la dimora di..."

"Di?" Dissero all'unisono James ed Albus mentre il mago si arricciava i baffoni rossastri con le dita, ansante.

"Di Merope Gaunt... Era molto povera e si accostò qui per qualche mese mentre era incinta, poi è dovuta scappare all'orfan... credo proprio che voi non sappiate chi sia" Aggiunse vedendo le fronti aggrottate dei due. "Be', ora non conta più. Questa casa ora è la sede dell'Ordine della Fenice, e niente o nessuno potrà ostacolarci nel nostro cammino verso la lotta per il bene. Il bene non lo si crea, lo si ottiene, ragazzi" E i suoi occhi si persero nel nulla. Albus e James rimaser lì, in piedi davanti alla porta e annusando il dolce, tenero odore di carammello fuso. Il silenzio dominò per alcuni istanti, poi Amarog riprese.

"Il male non è altro che il voler dominare sul prossimo"

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