Proprio loro due

Non sapeva quanto tempo era passato, e riusciva a malapena ad aprire gli occhi. Si trovava in un letto abbastanza scomodo, le lenzuola bianche. Vedeva sfocato. Non riusciva a capire chi c'era intorno a lui. Poi capì...

Si trovava in infermeria, lo aveva capito dalla voce di Madame Pomfrey, l'infermiera del reparto medico di Hogwarts.

"Fate largo, fate largo! Tenga signor Potter, ti farà bene, ti dico, sà di piscio di Troll" Disse l'anziana mentre gli porgeva un bicchiere di vetro contenente una strana sostanza.

Aprì gli occhi. Accanto c'era il fratello James, il volto pallido, privo di espressione. Intorno al letto c'erano Rose, Scorpius, Elly, Margarit, la McGonagall, il professor Longbottom ed un gruppetto di Grifondoro.

"Cosa è successo? " Domandò Al con un filo di voce.

"Albus, James, cari miei... siete stati attaccati da dei Dissennatori" Rispose la McGonagall.

"Oh... sì... ricordo, ma, perché ci troviamo in infermeria?" Era confuso.

"Siete svenuti" S'intromise Rose.

"Da quanto siamo qui?"

"Mezz'ora" Rispose Roxanne Weasley, la seconda figlia di George Weasley e Angelina Johnson. Era molto simile a Rose, solo che Roxanne aveva il colore della pelle abbastanza scuro.

Albus guardò furtivamente tutti i presenti. Buttò un occhio dietro tutti i Weasley, dove c'erano due uomini: un ex Grifondoro e un ex Serpeverde... alti e vestiti elegantemente.

Appena i due Potter notarono della loro presenza, spalancarono gli occhi e un bel sorriso fu padrone del loro viso, come se avessero dimenticato l'attacco dei Dissennatori.

"PAPÀ!" Dissero James ed Albus all'unisono.

"COSA? MA COSA CI FAI QUI? " James era incredulo. Era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato vedere suo padre.

Harry Potter si avvicino ad Albus, lo baciò sulla fronte e fece lo stesso col fratello.

Era molto alto, dei capelli corti spettinati come sempre e un paio d'occhiali tondi. Aveva una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, e pur essendo piccola e sbiadita, si notava lo stesso. Era incredibile quanto assomigliasse ai suoi due figli.

"Ciao, ragazzi, sono venuto col signor Malfoy... "

"COSA? DRACO? MA NON..." Provò a dire Albus col cuore che gli martellava sul petto.

"Albus, dopo parleremo" S'intromise la McGonagall, dando un'occhiata furtiva a Scorpius.

La mente di Al cominciò a lavorare freneticamente. Allora Draco Malfoy era vivo, stava bene! Il ladro della Bacchetta di Sambuco non l'aveva ucciso, o ancora lo doveva uccidere? Scorpius ancora non sapeva che la vittima del sogno era suo padre... Quando gli andava riferito?

"Siamo venuti a parlare con la professoressa McGonagall di cose importanti, importantissime. E soprattutto siamo venuti per parlare con te, Albus" Disse Harry fissando negli occhi il figlio. Avevano gli occhi uguali.

"Chi ci ha salvato dai Diss-dissenatori? " Domando velocemente James.

"Io e tuo padre, ovvio" Rise Draco Malfoy. Era altissimo, capelli biondo platino come il figlio e il mento appuntito.

"Ma... come facevate a saperlo? " Albus era stordito. La felicità lo stava divorando, ma era anche un po' perplesso.

"Abbiamo sentito freddo e abbiamo visto delle figure incappucciate" Rise Harry e Draco.

"Be'... che tempismo... grazie, ma... di cosa dobbiamo parlare?" Al si sistemò i capelli appiccicati alla fronte. Fece un bel sospiro.

Harry disse qualcosa alla McGonagall e quest'ultima disse "Ok ragazzi, tornate nelle vostre Sali Comuni, i signori Potter stanno bene, ci prenderemo cura di loro" Rivolta a tutti i presenti in Infermeria "Oh, Rose, Scorpius, voi potete rimanere"

Nell'Infermeria rimasero Harry, Draco, la preside, James, Al, Rose e Scorpius. I passi degli altri studenti echeggiarono attraverso la porta di quercia dell'infermeria.

"Madame Pomfrey, la invito a bersi un tè nella Sala Comune" Disse la McGonagall. L'infermiera si alzò dalla sedia e uscì di corsa. "Bene"

Scorpius si mise vicino al padre. Albus e James rimasero a letto.

"Allora, Minerva, ho ricevuto la tua lettera" Cominciò Harry "Si tratta di una questione molto seria"

"Sì, Harry, le mie paure crescono di giorno in giorno" La preside aveva sempre quello sguardo preoccupato e, almeno secondo Al, un po' addolorato.

"Scusami se non ti ho risposto per lettera, ma la questione è grave e ho preferito venire direttamente ad Hogwarts per un discorso faccia a faccia"

"Mi spiegate cosa sta succedendo? " Si mise in mezzo Albus.

Harry lo guardò un istante, un ombra di un sorriso che gli aleggiava sulle labbra. Poi si sistemò i capelli - che tanto ritornavano in disordine - e prese a dire "Il tuo sogno Al, è la causa della mia visita e di Draco"

"Ma allora tu non sei in pericolo!" Esclamò Albus rivolto a Draco.

Draco lo fissò, la fronte aggrottata. "Questo è ancora da chiarire"

"Che significa che mio padre non è in pericolo? Cosa state dicendo?" Chiese confuso Scorpius, rosso in volto.

"Malfoy, ora ti racconto" Lo calmò la McGonagall.

"No, Minerva, lasciamelo spiegare a me" Draco abbassò lo sguardo verso il figlio e prese a parlare.

"Figlio mio, Albus ha sognato che u-uccideva con la Bacchetta di Sambuco una persona, forse qui dentro sei l'unica persona che non lo sa, ma, quella persona ero io"

Scorpius guardò Albus, Rose e James, cercando di dire qualcosa, ma le uniche cose che uscirono dalla sua bocca furono soltanto delle parole incomprensibili.

"Ora, presumiamo che il ladro sia un Legilimens, ricordi? Quando ti avevo parlato, nel campeggio con mamma dello scorso anno, cos'è un Legilimens? Bene, presumiamo anche, anzi, ne siamo quasi certi, che ci sia un legame con la mente di Albus e quella del ladro, e proprio quest'ultimo ha fatto sognare ad Albus che venivo u-ucciso"

Il figlio lo guardò incredulo.

"S-sapevo tutto, tranne che la vittima eri te, papà" Mormorò debolmente Scorpius.

"Bene, abbiamo ancora un piccolo dubbio: è probabilissimo che la scena del sogno sia una scena che deve ancora accadere, futura. È per questo che sono in pericolo" Draco Malfoy prese fiato.

Rose era sul letto di James, attenta a non perdersi nulla e senza dire una parola.

"Perché non me l'avete mai detto? È mio padre!" Scorpius si rivolse alla Weasley e ad Albus, che distolsero immediatamente lo sguardo dal loro amico.

"Malfoy, è stato un mio ordine, te lo avrei detto comunque, in ritardo, ma te l'avrei riferito" Spiegò la McGonagall.

"Io... non capisco delle cose..." Mormorò Albus improvvisamente, sovrastando i lamenti di Scorpius.

"Anche noi, Al" Disse il padre.

"Io... perché a me?" Il volto di Albus riprese a prendere un'espressione e si colorò di rosso.

"Ne abbiamo già parlato Al!" S'intromise Rose "Quella bacchetta è di tuo padre, mio zio! Il ladro vuole interferire con lui tramite te, forse la mente di zio Harry è troppo esercitata per permettere l'intrusione di sogni altrui" Harry annuì "e quindi il ladro non riesce ad interferire direttamente con lui, sennò suppongo che l'avrebbe già fatto. Abbiamo detto anche che la bacchetta, appartenendo a tuo padre, non risponde bene ai comandi del ladro, e quindi vuole mandarci dei segnali"

"Che mente straordinaria!" La McGonagall sorrise.

"Grazie, professoressa" Rose parve addolcita.

"Ma perchè uccidere Draco?" Albus non riusciva ancora a trovare una risposta. Se il ladro doveva avvertire Harry, cosa diavolo c'entrava l'uccisione di Draco?

"Bella domanda, Albus, nessuno di noi lo sà" Disse Harry "Non hai sognato nient'altro? O avuto delle visioni?"

"No, niente" Confessò, anche se a volte la testa gli pulsava forte.

Harry gli fece un cenno con la testa e chiuse gli occhi, pensando.

Scorpius fissava la finestra di vetro accanto a lui, ancora rosso in volto e gli occhi dilatati dallo stupore.

"Ricordi il tuo sogno, Al?" Chiese Harry di colpo.

"Pochissimo... Più passano i giorni, e meno ricordo"

"Voglio sapere di più..."

"Harry, ho estratto il sogno e l'ho riposto al sicuro" Lo interruppe la McGonagall prendendo dalla tasca interna della veste una fialetta trasparente.

"Benissimo, voglio vederlo"

"Certo" Approvò la Preside riponendo la fialetta all'interno della veste. Draco la fissò senza dire una parola.

In quel mentre il portone di quercia dell'Infermeria si spalancò. Harry si voltò e rimase pietrificato a quella visione. La Umbridge, con un completino rosa e un cerchietto col topo infilato nei capelli, entrò nell'Infermeria guardando Albus e James.

"Oh, miei cari, state bene, ho sentito parlare di Dissennatori... è vero?" Chiese la professoressa con la faccia da rospo. Si girò. Harry la fissava con disprezzo. Ricordava benissimo quando a Little Whinging due Dissennatori avevano assalito lui e suo cugino...

"Oh, guarda chi abbiamo qui" Gli occhi della Umbridge indugiarono su tutto il corpo di Harry "Signor Potter, quanto tempo, ricordo come se fosse ieri quella battuta sull'articolo 24 dei Diritti Babbani al Ministero, oh, Potter, ho riso come non l'ho mai fatto in vita mia"

"Vedo che ricordi anche battute di sette anni fa, Dolores" E alzò la voce pronunciando il suo nome, come per farlo ben sentire a tutti.

"Le sto dando del lei, signor Potter, ma lei no" Sibilò agitata,

"Dolores, non sono più un alunno. E perché mai dovrei portare rispetto ad una donna che si è fatta quindici anni ad Azkaban?"

La Umbridge diventò paonazza, fece un sorrisino forzato e si girò, rivolta alla McGonagall "Minerva, dovrò spedire un mandato a Shaklebolt per far allontanare i Dissennatori da Hogwarts?"

"Provvederemo più tardi, Dolores" Disse lei asciutta.

"Benissimo, oh, signori Potter junior, come state?"

"Bene" Risposero freddi i due fratelli, che avevano notato un pizzico di rivalità tra il padre e la Umbridge. Albus si chiese a mente come mai la Umbridge era andata ad Azkaban per quindici lunghi anni... Sembrava così innocua quella donna... così... rosa.

"Signor Malfoy, non l'ho nemmeno notata" Si voltò di nuovo, stavolta guardando intensamente Draco, con occhi ridotti a fessure.

"Salve Dolores"

La vicepreside fece una smorfia di disapprovo contro quel "Dolores".

Un'ora dopo Harry ed Albus, che era riuscito a convincere Madame Pomfrey ad uscire dall'infermeria, fecero una lunga passeggiata nel ponte che collegava il castello alla Foresta Proibita: c'era un buio spettrale, accompagnato da una bella luna piena che illuminava il lago nero e gran parte del castello.

"Oltre al sogno Al, come va?" Chiese mentre toccava con un dito i pezzi di legno del ponte.

"Bene, bene... come sta mamma?" Era curioso.

"Benissimo, ti salutano tutti a casa, Lily voleva venire con me, ma le ho detto di no, di certo non poteva ascoltare cose del genere"

"Io sono più piccola di lei di poco, non c'è una grande differenza"

"Si ma tu sei me, più piccolo, ma sei me, coraggioso e forte, e ti metti sempre in situazioni non piacevoli" Rise.

"Tu cosa facevi al primo anno?" Domandò allegramente Al.

"Studiavo!" Harry rise.

"No, dico, in che situazioni ti mettevi? Insomma... mica vorrai dirmi che hai sconfitto Voldemort e basta,no?"

"Oh, quante ne abbiamo passate io, zia Hermione e zio Ron. Al primo anno abbiamo affrontato un cane a tre teste, si chiamava Fuffy" Confessò divertito.

"Che razza di nome è?!" Sbottò ridendo.

"Gliela aveva dato Hagrid" Rispose Harry "Poi abbiamo fatto una partita a scacchi"

"Cosa c'è di straordinario in una partita di scacchi?"

"Oh, poi domandaglielo a zio Ron... Lui saprà cosa dirti esattamente..."

"Ok, papà. Volevo chiederti.. cosa c'è che non va con la Umbridge?" Chiese di colpo. Harry si bloccò e lo fissò per un attimo.

"Come ti ho scritto, non è stata una grande insegnante con me, anzi, era pessima, le sue punizioni erano torture, e poi, ti ricordi Dudley? Mio cugino? Quello che si è trasferito a Praga due anni fa? Be', quando avevo quindici anni, io e lui ci trovavamo a Little Whinging, era sera, e la Umbridge ci ha mandato due Dissennatori"

"Cosa?" Albus rimase a bocca spalancata. Come poteva essere vero? Quella piccola e tozza donna dolce...

"Sì, era una pazza isterica" I due risero "Cambiamo discorso, hai fatto confidenza col Pensatoio?"

"Oh, no, ancora no, ma la McGonagall me l'ha fatto vedere e l'ha usato davanti a me. Tu che ne sai del Pensatoio? Lo conosci? " Chiede di nuovo Albus che stava pensando ancora alla storia dei Dissennatori a Little Whinging.

"È un bel oggetto... utile, se non ci fosse stato forse ora saremmo ancora sotto il dominio di Voldemort"

"Cosa? Perché?"

"Io e Dumbledore abbiamo scoperto, grazie ad un ricordo di Horace Lumacorno immerso nel Pensatoio, gli Horcrux, parte fondamentale per sconfiggerlo"

"Ah Sì, gli Horcrux, me ne avevi parlato... che orrendi"

I due si incamminarono a casa di Hagrid, sperando che non stesse dormendo. Zanna abbaiava rumorosamente, guardando stranamente fuori dalla finestra, verso la foresta.

"Albus, stai attento a questi sogni o visioni, non permettere che entrino nella tua mente, altrimenti il ladro... potrebbe scoprire cose che lo favoreggeranno"

"Va bene papà, starò attento" Ma come avrebbe potuto fare? Non aveva mai studiate Occlumanzia.

Harry bussò alla porta del capannone di Hagrid fortemente, mentre si guardava intorno.

"Chi è?" Ruggì il Mezzogigante.

"Harry!" Rispose lui sorridendo.

"Oh Harry, Ron, Hermione, entrate, ho preparato il tè... COSA? HARRY?"

Il gigante aprì la porta e fissò Harry.

"HARRY! Caro mio!" E gli tese la manona grande quanto un coperchio di un bidona della spazzatura. "Mi sembrava venti anni fa quando venivi sempre con Ron e Hermione... la mia testa è rimasta indietro, ho detto talmente tanto quella frase che mi è rimasta impressa ancora oggi!"

Harry ed Albus entrarono e parlarono a lungo dell'andamento lavorativo di Harry al Ministero. Dentro quella casetta faceva un caldo tremendo... Zanna abbaiava ancora.

"Riguardo al ladro?" Chiese il guardiacaccia.

"Stiamo facendo del nostro meglio, anche se supponiamo che lui... insomma... è me che cerca"

"Giusto, scommetto che la bacchetta non ci risponde bene ai suoi comandi" Disse Hagrid. Albus aveva notato il suo modo di parlare: non parlava proprio bene.

"Esatto, prima o poi dovrà affrontarmi"

Albus abbassò lo sguardo, era triste pensare che forse Harry avrebbe dovuto combattere contro il ladro prima o poi, o che il ladro non fosse così infame a tal punto da coglierlo di sorpresa.

"Hei, Al" ChiamòAlbus mentre tornavano nel castello salendo la collinetta.

"Sì, papà?"

"Vuoi che... insomma... che io..." Tentò di dire.

"Cosa?"

"Ti insegni lo Stupeficium?"

Albus si bloccò di colpo e un gran sorrise fu padrone del suo volto. Gli occhi gli si dilatarono dalla felicità. Sarebbe stato stupendo se avrebbe imparato lo Stupeficium.

"COSA? LO FARESTI? "

"Ovvio, per difenderti da qualunque cosa o da chiunque" Disse a mo' di spiegazione.

"Non ci credo"

"Non dirlo alla mamma. Dai, vieni qui" E si incamminarono nella foresta, più oscura che mai.

Camminarono per un po' ed Al aveva i brividi: faceva abbastanza freddo e ogni tanto sembrava che qualcuno li stesse seguendo.

"Ok, qui va bene" Disse Harry "Ti eserciterai su questo bell'albero" Indicò una quercia enorme davanti a lui.

"Bene, come sai la formula è 'Stupeficium', non è tanto difficile, io al mio primo tentativo ci sono riuscito" Disse come se stesse parlando di come afferrare un Boccino d'Oro.

"Wow, bene" Sorrise. La luna piena gli illuminava debolmente il viso.

"Ok... è uno Schiantesimo utilizzato per colpire persone o oggetti facendogli perdere i sensi, se si utilizza più volte su una persona, quest'ultima può anche morire, caro Al"

"Bene" Disse sarcastico.

"La controformula è Innerva, per far risvegliare una persona dallo svenimento. Ora ti faccio vedere"

Harry prese la sua bacchetta dalla tasca. In quel mentre Albus giurò di aver sentito uno scricchiolio dietro un albero alla sua sinistra, ma la foresta era piena di piccoli, strani animaletti, pensò.

"Ok, guardami, concentrati sulla formula e sull'oggetto da colpire... Stupeficium! "

Un fascio di luce rossa uscì dalla bacchetta di Harry e si infranse nell'albero di quercia. L'albero barcollò, ed anche le sue radici si mossero sotto la terra.

"Wow papà, quanta forza hai messo in quello Schiantesimo?" Si meravigliò il figlio.

"Volevo buttarlo giù, ma, fa niente. Ok, ora prova tu"

Albus tirò fuori la bacchetta dalla tasca della veste. La strinse bene, si concentrò sull'albero, doveva solamente dire Stupeficium, sempre se lo Schiantesimo gli sarebbe riuscito bene.

Urlò, facendo echeggiare per un bel po' la sua voce "Stupeficium! "

Boom! L'albero cominciò a muoversi, obbligando Al e Harry a correre. Le radici fuoriuscirono dal terreno. Era come se un Troll si stesse liberando da delle lunghe funi. Con un tonfo assordante, l'albero cascò colpendo altri alberi: sembrava un domino infinito, alzando un nuvolone di terra e polvere. Albus non ci credeva, primo tentativo e primo Schiantesimo riuscito. Era incredibile.

"Be', Albus, si vede proprio che sei mio figlio" Rise il padre scrollandosi la polvere di dosso.

"Sì, con una mezza parentela con un gigante". I due sorrisero. Il rumore dei rami spezzati cessò e si sentì solamente il respiro dei due, pesante e rumoroso.

"Be', ora sai come fare, stai attento. Usalo in caso di estrema necessità, non è da tutti avere undici anni e fare uno Schiantesimo! Ancora non ci posso credere... undici anni"

"Sì, lo so papà, è veramente folle, e poi sono un Potter, no?"

"Ben detto!" Esclamò.

Si avviarono nel sentiero che portava vicino al capannone di Hagrid. Ogni tanto spuntava un pipistrello o un gufo, che facevano sobbalzare Albus di continuo.

"Ehi, sst, ho sentito qualcosa" Disse Harry, fermandosi, immobile "Resta fermo"

"Sarà qualche animale papà, dai, andiamo"

"No! Fermati!" Urlò Harry in un sussurro, quasi per non farsi sentire da chissà chi. E in effetti c'era un rumore, che aveva accompagnato i due per il cammino d'andata verso la quercia.

Si sentì uno scricchiolio.

"Sst, ecco, silenzio, senti"

Il silenzio. Un silenzio impenetrabile, pauroso. Al provò una sensazione stranissima, sinistra, come se qualcuno li avesse sempre seguiti, e che questo qualcuno abbia ascoltato ogni parola che si erano detti. Il padre provava la stessa sensazione? Albus aveva paura, ma voleva scoprire cosa fosse quel rumore. C'era qualcuno? Chi? Poi, il fitto silenzio che era durato per una trentina di secondi cessò: da dietro un albero si sentì un respiro, un respiro affannato. Non sembrava umano. Harry estrasse la sua bacchetta ed Al lo imitò. Chi c'era dietro l'albero? Un'ombra dietro quel tronco copriva il terreno illuminato dalla luna piena, ma Albus non riconobbe bene la figura: la testa gli doleva forte. Lentamente, Harry avanzò in direzione dell'albero, la bacchetta tesa davanti a sé. Albus rimase fermo, pietrificato, il cuore in gola, la testa che gli scoppiava. Harry era vicinissimo all'albero, mancava circa un metro.

***

Ciao ragazzi, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Volevo far tornare un po' Harry ad Hogwarts per trovare il figlio. Be', votate in tanti:)

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