Mente, sorella e corpo

Voleva sorridere, perfino ridere. Ma rimase lì, immobile, in quel ponte desolato e luminoso. Fissò con le pupille dilatate Neville, che ora si trovava a pochi metri da lui. I suoi capelli erano spettinati e molto più lunghi di quanto Al ricordasse. La sua pelle emanava lo stesso bagliore che emanavano tutte le cose in quel posto e un sorriso dolce a mostrare stranamente comprensione aleggiava sulle labbra dell'ex Grifondoro.

"Ciao, Albus" Parlò di nuovo. Ora si era fermato, ed era così alto che Al dovette alzare lo sguardo.

Finalmente, dopo quella che avrebbe potuta essere un eternità, o forse solamente pochi secondi, Albus aprì bocca.

"Neville?"

Quella parola gli risultò così ridicola e infantile. Forse avrebbe dovuto prima salutarlo. Ma era immerso nella confusione quanto quel posto era immerso nella luce. E anche Neville era immerso nella luce, totalmente pulito e fresco. Eppure...

"Ma tu... sei morto" Osservò con freddezza.

"Davvero? Quando ci eri arrivato? Pensavo che nessuno lo sapesse..."

Albus soffocò una risata. Lo guardò diritto negli occhi marroni e poi riprese a parlare.

"Quindi... anch'io sono morto?"

Dopo aver posto la domanda si rese conto che il suo tono di voce era cambiato. Sembrava divertito, e chissà per quale ragione...

"Oh, diciamo di... no"

"No?"

"No"

"Diciamo di no? Cosa dovrebbe voler dire diciamo di no? Insomma... Draco mi ha ucciso e..."

"Draco ti ha ucciso... sei perspicace Albus. Anche se detto da me non vale niente" Rise.

Albus lo guardò sbigottito. Anche se dentro di lui regnava la confusione, un senso di tranquillità e sollievo lo cullava ancora.

"Come fai a sapere di Draco? Insomma... Non sono stato il primo a cui ha rivelato l'identità oltre ai Fedeli?"

"Be', mettiamoci seduti, no?" Ignorò la domanda del ragazzo. "Credo che ci siano molte cose di cui parlare" Disse l'uomo piegando le gambe e mettendosi seduto sul marciapiedi. Albus credette di aver visto il paesaggio muoversi, come se tutte le cose che circondavano il ponte si fossero spostate. Ma poi si sedette, posando le braccia sulle ginocchia. Il pantalone marrone che indossava sembrava fatto di un materiale sconosciuto. E improvvisamente lo colpì la piena consapevolezza di quello che era successo chissà quanti minuti prima.

"Scorpius mi ha Disarmato... La bacchetta è sua. La pietra è di Draco. Ora ha riunito tutti i Doni della Morte..."

"Ne sei sicuro?" Un luccichio che non proveniva da quel posto illuminò di colpo gli occhi di Neville, come un fulmine che colpisce la terra.

"S-sì. Ha il Mantello dell'invisibilità, la Pietra della Resurrezione e la Bacchetta di Sambuco. Tutti e tre, ed ora è diventato un Padrone della Morte..."

"Sul Mantello e la Pietra hai ragione, Albus, ma sulla Bacchetta di Sambuco ci rifletterei un attimo. Ci rifletterei un attimo: detto da me sembra una presa per i fondelli" Rise per alcuni secondi, mentre Al lo guardava divertito e confuso.

"Cosa vorresti dire? La Bacchetta appartiene a lui..."

"E da quando? Ha mai Disarmato o ucciso tuo padre? Si è mai veramente impossessato di essa? No, Albus, non l'ha fatto. Se gli funziona bene non vuol dire che sia sua"

Albus rimase a fissare per un po' un punto imprecisato davanti a lui, elaborando le parole di Neville. Poi, dopo esser giunto ad una conclusione, parlò.

"Ma Draco questo lo dovrebbe sapere, no? Caccia per sette anni i Doni e poi non sa che la Bacchetta appartiene veramente a lui?"

"Esatto, Albus. Lui non sa che la bacchetta appartiene ancora a tuo padre. Lui non lo sa, proprio per niente. Vedi, a volte, la stupidità fa brutti scherzi, che poi, sempre detto da me, suona veramente male" Finì di parlare e diede una pacca sulla spalla del ragazzo, poi prese a toccarsi la barba sotto il collo, facendo avanti e indietro con le dita.

"E mio padre questo lo sa? Insomma... Tutto il mondo magico dovrebbe saperlo..."

"Tutti hanno pensato che siccome la bacchetta funzionava bene al ladro, essa era veramente sua. Ma si sbagliavano, e di grosso. Ricordo ancora la mia chiacchierata con Ollivander tanti anni fa, quando mi disse che è la bacchetta che sceglie il mago, e non il contrario. Ma poi aggiunse che una bacchetta potente può funzionare anche nelle mani sbagliate. Forse al momento solamente i fabbricatori di bacchette sanno questa cosa. Ricordo anche il periodo della Seconda Guerra. Dopo la sconfitta di Lord Voldemort, tuo padre mi disse tutto. A Voldemort non funzionò mai bene la Bacchetta di Sambuco, perché non ne era il legittimo proprietario. Ora, la stessa cosa avrebbe dovuto accadere a Draco, ma no, non è accaduta, perché dipende"

"Dipende?"

"Sì, dipende. L'arte delle bacchette, un'arte troppo complicata per una mente come la mia"

"Tu sei diventato un Professore, Neville, come puoi essere stupido? Tu hai ucciso Nagini, tu... cavolo... tu hai una testa grossa quanto la pancia di Hagrid"

Neville non rispose. Ispirò talmente tanta aria che il suo viso tondo ma eroico si colorò di rosso, poi guardò su, diritto verso le nuvole che emanavano luce pura. Ancora una volta, Albus avrebbe potuto giurare di aver visto le cose attorno al ponte muoversi, come se avessero delle gambe e che camminassero. Ma forse era la confusione che gli divorava il cervello, o forse era solamente la magia di quel posto.

"Quindi, Draco non è diventato un Padrone della Morte?"

"No. Non lo è diventato, e non lo diventerà mai"

"E se viene a scoprire che deve Disarmare mio padre o ucciderlo?"

"Non lo saprà, Albus, non lo saprà" Sorrise, lisciandosi i capelli lunghi che arrivavano a toccare la metà del collo.

"E riguardo Scorpius? Ora la mia bacchetta è sua"

"Oh, sì, lo è. Ma cosa importa? Tu hai doti che puoi usare anche senza una bacchetta" Rispose allungando un angolo della bocca in un sorriso.

"Cosa vuoi dire...?"

"Lo scoprirai dopo. O, meglio ancora, lo vivrai un'altra volta più tardi"

Aggrottando le sopracciglia, Albus si grattò la nuca.

"Neville... Prima che lui mi uccidesse mi ha detto che io... avrei dovuto essere un Serpeverde, che io sono nato per essere Serpeverde. Ma tu hai confuso il cappello, e sono finito in Grifondoro"

"Vero, Albus, vero"

"E... ti sbagliavi sul conto della Umbridge. Lei era intenta a smistarmi in Grifondoro, e non in Serpeverde come tu dicesti alla McGonagall. Draco mi voleva in Grifondoro per svolgere meglio i suoi piani. E tu hai fermato appena in tempo il Cappello Parlante. Tu... gli hai fatto un favore enorme"

"Non mi dire, dopotutto, che avresti preferito finire in Serpeverde invece che in Grifondoro?"

"Io..." Rifletté. Non intendeva questo. Ma ormai Neville glielo aveva chiesto.

"Albus Severus" mormorò, in modo che nessuno sentisse a parte Ginny, e lei, con molto tatto, finse di salutare Rose, già sul treno. "Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto"

"Ma se..."

"...vorrà dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no? A noi non importa, Al. Ma se per te è importante, potrai scegliere Grifondoro invece di Serpeverde. Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta"

"Davvero?"

"Con me l'ha fatto" confermò Harry.

"Mio padre mi disse che se fossi stato smistato in Serpeverde, quest'ultima non avrebbe che guadagnato un ottimo studente. Ma io... non lo pensavo. Non l'ho mai pensato" 

"Questo vuol dire che il tuo cuore è Grifondoro, ma qualcos'altro è Serpeverde, dentro di te. Il Cappello è un gran bell'oggetto magico, non sbaglia mai. Forse ha sbagliato con Peter Pettrigrew, ma non conosco altri errori..."

"Ma..." Lo interruppe Albus "sono stato un falso Grifondoro per tutto questo tempo"

"Io non volevo fermare la verità, stavo solamente mettendo il cappello a posto. Pensavo che la Umbridge, sotto la Meledizione Imperius, volesse farti smistare nei verde-argento"

Albus annuì. E con quello fece capire a Neville che "l'argomento Cappello Parlante" avrebbe potuto finire lì.

"E prima che mi uccidesse mi stava per dire la causa del nostro legame mentale, ma poi... ha fatto quello che ha fatto. Tu... tu sai...?" Tentò di chiedere. Ricordava benissimo quei secondi di puro desiderio di sapere. Voleva scoprire la causa del legame.

Neville rimase in silenzio per quelli che avrebbero potuto essere trenta secondi. Poi, come fa un professore, parlò freddo e deciso.

"Ti chiedo per la prima volta di ascoltare benissimo quello che sto per dirti, Albus. Non fare domande, non fiatare, non reagire"

Al non fece altro che fissarlo con la bocca quasi aperta, gli occhi verdi di sua nonna e di suo padre immobili come se fossero pietrificati.

"Tu non hai mai avuto un legame mentale con Draco Malfoy. Lui non ha mai fatto esperimenti su di te o checchessia per legare la tua mente alla sua. La tua mente, in realtà, è stata sempre collegata con quella di suo figlio, Scorpius. C'è un motivo perché provavi spesso emozioni alquanto particolari nei confronti di tua cugina, c'è un motivo perché ti faceva sempre male la testa ogni volta che avevi visioni. La presenza di Scorpius ha fatto tutta la differenza, Albus. È stato lui a farti sognare e farti vedere cose che il padre gli diceva di fare. Erano come delle piccole commissioni per Scorpius. Doveva solamente mandarti segnali ogni volta che Draco glielo diceva"

"Ma lui mi ha sempre detto che..."

"La Feremort, il luogo della Copia Omogenea, il sogno, e tutte le visioni, Albus, erano come iniettate nel tuo cervello da nientemeno che Scorpius. E viceversa, lui leggeva nella tua mente e glielo riferiva al padre. Un gioco da ragazzi: ha sempre avuto contatti visivi. Non è mai stato quello che pensa Draco pensi tu, ma bensì quello che pensa Scorpius pensi tu. È stato lui, sempre, e riferiva tutto al padre. Tutte le informazioni che ha ricevuto il tuo conscio venivano direttamente dal conscio di Scorpius. È tutto qui, nella genialità"

Albus provò qualcosa che non aveva mai provato in vita sua: voglia di ridere, di piangere e voglia di prendere a pugni tutto e tutti.

"Ma Draco mi disse: prima che muoia voglio che tutto ti sia chiaro"

"Perché credere ad un uomo che ti ha fatto male per tutto questo tempo?"

"Io... quindi... ma... la domanda è sempre la stessa. Perché la mia mente è legata a...?"

"Ci stavo arrivando" Trasse un profondo sospiro, quasi esagerato, e spiegò.

"Sei stato tu, Albus, a connettere la tua mente con quella di Scorpius"

Al piegò la testa di lato, aggrottando le sopracciglia.

"Tu, solo tu. Diciamo, ti sei fatto comandare, ed hai accettato. Sotto l'uso della Maledizione Imperius. La prima notte ad Hogwarts. Scorpius, poco prima che ti addormentassi, ti scagliò la Maledizione Imperius. Andasti con lui nella Foresta Proibita, dove incontrasti Draco, e lì ci fu la Nota Selettiva. Un fenomeno raro, molto raro, a cui Scorpius partecipò con entusiasmo. Draco vi fece abbracciare, come due innamorati. Vi puntò la bacchetta contro e pronunciò la formula. Le vostre menti si unirono, come allacciate da un filo invisibile, e da quel momento Scorpius poteva estrarre ricordi, informazioni e pensieri dal tuo subconscio e tu fare la stessa cosa, anche se non ne eri capace. Infatti, come ha detto Draco, le informazioni al tuo conscio rivelate sono state rivelate casualmente e accidentalmente"

"Quindi..."

"Scorpius ti riportò al castello. Nessuno avrebbe mai sospettato di nulla. Nessuno. Tu hai sempre creduto che avevi un legame con il ladro, ma no, non lo hai mai avuto. Tu hai avuto un legame con il figlio, il traditore"

Poteva chiedere qualsiasi cosa, qualunque. Ma le parole che gli uscirono di bocca furono alquanto strane, e si meravigliò perfino di averle pronunciate.

"Hai detto che è per questo che io provavo emozioni alquanto particolari nei confronti di Rose. Questo vuol dire che..."

"Sì, a prescindere da quello che è, e da quello che ti ha detto prima, ovvero che non è mai caduto ai piedi di alcun Grifondoro, Scorpius è stato innamorato di Rose Weasley"

"È stato? È stato innamorato? Ora non lo è più?"

"No, non lo è più. Seguimi"

Colse Albus alla sprovvista. Neville si alzò e camminò verso l'altra parte del ponte. Albus lo imitò, chiedendosi dove andasse, e tutto diventò ancora più bianco, come se quel posto lo stesse prendendo in giro. La luce esplose nel verde degli occhi di Albus e dopo alcuni secondi, o forse nessun secondo, il bianco venne inghiottito da un nero sfumato di blu.

"Padre..."

Strizzò gli occhi per il cambiamento improvviso. All'inizio non riuscì a scorgere niente, solo il nero e il blu. Poi, col passare dei secondi, distinse due figure. Una era in piedi, un'altra appoggiata ad un muro. Poi scorse un lungo tavolo e un camino senza fuoco. Attraverso il vetro di alcune finestre fiotti di luce lunare entravano e illuminavano di poco il salotto di Malfoy Manor.

"Io non posso continuare. Sarò troppo debole. Io... io la amo"

Anche se Albus non lo vide in viso, era sicuro che quello che parlava fosse Scorpius. Faceva avanti e indietro lungo un lato del tavolo, sfiorandone la superficie con i polpastrelli delle dita.

"Non possiamo permetterci storielle, Scorpius. Siamo stati così forti in questi anni, e ora tu mi vieni a dire che ti sei innamorato di una che sta con un lupo mannaro?"

"Posso farle cambiare idea, padre, io... mi sentirò meglio e potrò svolgere il piano con molta tranquillità"

"Dov'è lo Scorpius che conosco io? Dov'è? Forte, senza rimorsi..."

"Padre, il nostro ideale rimarrà sempre il male. Uccidere Albus? Per me va bene. Rubare? Ok. Ma lascia che..."

"Non possiamo permettercelo. Il giorno dell'atto finale è vicino. Le nostre abilità hanno superato ogni mia aspettativa e non ci saranno storielle d'amore! Quando ti ho Fortificato, sette anni fa, mi dicesti che non saresti mai caduto ai piedi dei Grifondoro. Mai"

Ora Albus poté vedere chiaramente tutte le cose che lo circondavano. Neville non c'era. Quadri e spade erano appese per tutte le mura grigiastre in pietra. Poi posò gli occhi su Draco. I suoi lineamenti mostravano disgusto, perfino vergogna.

"Non posso, padre. Ormai sono follemente innamorato di lei e... non c'è cosa più bella del suo viso. Io... Se solo potessi manipolare la situazione da solo..."

Albus vide gli occhi del traditore gonfiarsi e riempirsi di lacrime.

"Ma non capisci?" Ora era Draco a parlare. "Tra poco tutto finirà, tutto. Alla fine la verità verrà a galla e lei saprà che sei mio figlio. E poi, sarebbe una distrazione troppo grande. I nostri incontri saranno ostacolati da lei"

"Padre, io..."

Albus non provava nessuna emozione. Non provava né compassione né rabbia. Niente. Niente di niente.

"Io... a questo punto... voglio che tu... mi Fortifichi"

E nel momento in cui Albus chiuse gli occhi, le sue palpebre parvero dissolversi nell'aria. L'oscurità venne inghiottita a sua volta dalla luce di prima. Il suo cuore parve avere un tremito, ma forse era il solito battito...

Si ritrovò assurdamente dall'altra parte del ponte, il più lontano possibile dall'House of Parliament. Dietro di lui il London Eye sembrava un grosso pezzo di metallo a forma di "I", almeno dalla prospettiva del ragazzo. Si trovava esattamente sul luogo dell'ultima volta in cui aveva partecipato alla battaglia.

Accanto a lui c'era di nuovo Neville, seduto sul marciapiedi. Anche Albus era seduto sul marciapiedi: avrebbe potuto giurare di trovarsi in piedi pochi secondi prima.
Neville lo stava guardando. Albus non parlò. La conversazione tra il traditore e il ladro gli stava ancora riecheggiando in testa, come se vorticasse, sospinta da un vortice di fuoco.

"Lui l'ha amata..."

"Sì, ed anche tanto, al punto che ha pensato per un attimo di abbandonare i piani con Draco. Ma Draco l'ha Fortificato, ed è riuscito a sconfiggere l'amore. Perché secondo i cattivi, l'amore si sconfigge"

"E... una Fortificazione può...?"

"Sì. Una Fortificazione può darti le forze necessarie per sbarazzarti anche dei sentimenti"

Silenzio. Albus fissò l'asfalto lucente ai suoi piedi. Non riusciva a provare emozioni. Non ci riusciva.

"A cosa stai pensando?" Chiese in un sussurro l'uomo.

"Io..." Cominciò il ragazzo, mentre parole senza senso minacciavano di uscirgli dalla bocca. "Ho provato emozioni abbastanza... forti nei confronti di mia cugina, e a questo punto non resta che dire che il motivo è stato perché avevo il legame mentale con Scorpius. Ma... io mi chiedo... l'amore non... non viene dal cuore? Cosa c'entra la testa? Insomma... Le emozioni non si provano nel cervello!" La sua voce era cresciuta d'intensità fin quasi a urlare l'ultima parola.

Neville annuì, anche se Albus non capì il perché.

"Vedi, Al, a volte il cuore non c'entra niente. Segui il tuo cuore. Quante volte hai sentito questa frase? Be', in parte, sì, bisogna seguirlo, ma ricordati che il cuore bisogna seguirlo con la testa. Afferri?"

Albus annuì. Non poteva che dar ragione a Neville. Era la pura verità. La verità più semplice. Qualcosa che non aveva mai sentito, ma che era di una semplicità assurda. Il cuore bisogna seguirlo con la testa.

"Prima, durante la battaglia, Scorpius ha confessato i suoi sentimenti a Rose. Ha detto che le piace. Come è possibile? Tu mi hai detto che non l'ama più"

E per la prima volta, Neville aggrottò le sopracciglia, come se fosse sorpreso. Sembrava aver disegnato un grosso punto interrogativo sul viso.

"E tutto quello che mi ha detto Draco è vero, tranne ovviamente la parte del legame?" Proseguì velocemente dimenticandosi di quello che aveva detto prima. Aveva così tante domande da fare. Ma Neville come faceva a sapere tutte quelle cose?

"Sì, tutto vero"

"Io non capisco..." Proseguì Al, che venne bruscamente interrotto.

"E questo ha fatto la differenza in tutti questi anni. Il non capire, Albus"

"Cos..."

"Ti sei mai chiesto cosa sarebbe successo se fossi morto?"

Quella domanda colpì Albus sul volto come uno schiaffo, e ancor di più il cambio d'argomento. Rifletté per alcuni istanti. Lui era morto. O forse no. Neville aveva detto di no. Era stato colpito dall'Anatema che Uccide.

"Be', se fossi morto, sarebbe tutto finito, no? Tutto finito. Boom. Come ora, no? Non è tutto finito?"

"Albus Severus Potter, non tutto finisce" Sibilò Neville.

"Ma..."

"Secondo te, ora sei morto, vero?" Chiese Neville interrompendolo.

"Be', io... tu hai detto di no..."

"E se non te lo avessi detto tu avresti continuato a pensare che..."

"Ovvio, sono stato colpito da un Avada Kedavra"

"E non ti sei mai chiesto cosa sarebbe successo se fossi stato colpito da un Avada Kedavra?"

"Dove vuoi arrivare? Non capisco..."

"Tua sorella, ti dice qualcosa?" Chiese di colpo. Quella domanda fece meravigliare così tanto Al che le parole che gli uscirono di bocca furono incomprensibili.

"Mia sor... la? Qualcosa? Mia sorell... Cosa diao doebbe dimmi?" Il suo volto si chiazzò di un rosso accesso, quasi come se la sua pelle interna fosse esplosa.

"La sua morte, ti dice qualcosa? Il modo in cui è morta, ti dice qualcosa? Il modo in cui si è opposta tra te e Draco, ti dice qualcosa? Il modo in cui ti ha protetto, ti dice qualcosa?"

"Non vorrai mica dire che..."

"Albus, tua sorella ti ha lasciato una protezione"

Di tutto quello che aveva sentito in vita sua, niente lo colpì diritto al cuore come quelle parole, nemmeno la vista del volto di Draco sotto il cappuccio. Qualcosa dentro di lui parve accendersi, come una lampadina. Un centinaio di emozioni gli esplosero nel corpo.

"Tua sorella ha cambiato tutto, Albus"

"Ma che diavolo..."

"Lei sì che ti ha amato, Albus. Lei sì che si è sacrificata per te. Lei ha fatto si che tu sopravvivessi"

Perfino la momentanea morte di suo padre gli risultò ridicola davanti a quella rivelazione.

"Tua sorella ti ha protetto come tua nonna fece con tuo padre, Albus. Magia antica, magia che racchiude amore, coraggio e determinazione. Una protezione che Draco Malfoy non avrebbe mai potuto immaginare"

Voleva che Neville tacesse, giusto per cadere a terra e piangere. Ma voleva sapere ancora.

"Nel tuo sangue scorre la Protezione Fedele, Albus. Non uguale a quella di Lily Evans, ma efficace. Tu sei il Protetto, mentre tua sorella è l'Arcatrice. Ma questo non ha importanza, quello che conta ora è: come ha fatto una ragazzina di sedici anni a compiere una magia del genere? Be', tua nonna ne aveva ventuno, e non c'è tanta differenza..."

"Protezione Fedele...?" Borbottò sconvolto.

"Una protezione minore rispetto a quella che ebbe tuo padre. Una protezione che si infrange dopo aver fatto un figlio o dopo che il Protetto viene ucciso"

Doveva parlare. Non poteva rimanere lì, muto. Doveva chiedere.

"Lei mi ha veramente..."

Per un attimo credette che era nel suo letto, undicenne e addormentato. Credette che da lì a qualche secondo Ginny lo avrebbe chiamato per andare al suo primo giorno ad Hogwarts. Che quello era tutto un sogno. Che tutta la sua vita era un sogno. Un brutto, un terribile sogno.

"Sì, Albus, lo ha fatto veramente"

Non era un sogno. Lui stava vivendo la morte. La morte è il sapere tutto. La morte è farsi rivelare tutto, pensò.

Lo Smistamento, la fuga dal lupo, la Umbridge, Hogsmeade in fiamme, la Corsa dello Zoppo, il Mantello, la Bacchetta, la Pietra, la Giratempo, la festa di compleanno, l'Ordine della Fenice, sua sorella, la Copia Omogenea, la Battaglia, Draco, Scorpius: era tutto vero. Faceva tutto parte della sua maledetta vita da incubo. E ora la Protezione Fedele lasciatogli dalla sua piccola Lily...

Passarono quelli che avrebbero potuto essere minuti, forse ore, forse anni, o forse niente, e Albus parlò.

"Lily... Come ha fatto?"

"Con l'amore" Rispose Neville arricciando le labbra.

Silenzio. Altri minuti passarono, o forse il niente passò. Poi Albus appoggiò i gomiti sulle ginocchia e buttò la testa fra le mani.

"Quindi ora... Io non ho più la protezione?" Chiese. Ogni parola gli graffiava la gola. Forse c'era un Doxy dentro la sua bocca.

"Esatto. Svanita. Poof. Ma se Draco non ti avesse ucciso, questa sarebbe svanita quando avresti fatto un figlio. È un po' complicata la Protezione Fedele, ma è una bella protezione. Cavolo, se lo è. Anzi, è stata"

"E..." Lo interruppe Al affondando le dita nei capelli. Solo ora si rese conto di quanto fossero morbidi e lisci. "Non sarebbe dovuto accadere come a mio padre? Insomma... La Maledizione gli rimbalzò in fronte e tornò da Voldemort. Mio padre non morì, rimase nel suo lettino. Invece io... sono morto e... Draco è vivo. Insomma, so che Voldemort non morì, ma rimase in vita grazie agli Horcrux, però... se avevo questa Protezione... io... non avrei dovuto uccidere Draco?"

"Osservazione interessante, ma sbagliata. La Protezione Fedele non ti fa rimanere vivo. Se il Protetto viene ucciso, ovvero tu, ti spedisce qui, in questo posto"

La domanda gli affiorò in bocca prima che potesse accorgersene.

"Che posto è questo?"

Neville sorrise. Albus avrebbe preferito che non lo facesse.

"Temo che questo sia il nostro ultimo problema"

Il nostro ultimo problema? Pensò Albus, mentre il labbro inferiore gli vibrò come una bacchetta fresca d'incantesimo. E poi la domanda gli sgorgò di bocca di colpo. Era più forte di lui.

"E la cerva d'argento?"

Neville girò la testa di scatto verso di lui.

"Cosa?"

"La cerva d'argento!" Ripeté Albus mentre le immagini di qualche ora prima gli affioravano in mente. "Prima, sul luogo della Copia, una cerva d'argento è comparsa dal nulla e mi ha portato diritto verso la spada di Salazar Serpeverde"

"Cosa? Un... un momento... Hai detto cerva d'argento? Un Patronus? E... la spada di Serpeverde?" Ora sembravano aver invertito i ruoli. Neville era Albus ed Albus era Neville. L'uomo sembrava confuso, quasi sbalordito udendo le parole del ragazzo.

"Sì. Credevo che tu sapessi qualcosa al riguardo. Siamo qui per le spiegazioni, no?" Per la prima volta da quando era arrivato in quel posto, Albus sorrise, coinvolgendo anche gli occhi. Era un sorriso quasi infantile.

"Io... tuo padre mi disse che..."

Ma le cose intorno a loro si mossero. Albus vide attentamente ogni movimento. Ma il ponte rimase fermo, immobile. I palazzi si spostarono di qualche centinaio di metri e l'House of Parliament, alla fine del ponte, scivolò verso destra. Il London Eye fece un balzo all'indietro e tutto si illuminò ancora di più. Neville scorse con la punta dell'occhio l'espressione confusa di Al e proseguì.

"Sta cambiando"

"Cosa? Cosa sta cambiando?" Chiese Al fissandolo intensamente. Voleva delle risposte. Ma poi spostò di nuovo lo sguardo intorno a lui. Ora non si muoveva più niente, anche se i palazzi e le costruzioni erano tutte in disordine. Sembrava che la gravità si fosse preso gioco di lui. Sempre se in quel posto esistesse la gravità. Ma mille domande gli vorticavano nel cervello come delle Radiselle. Voleva sapere. Doveva sapere. Doveva chiederlo.

"Neville, lascia stare" Disse bruscamente. In effetti la cosa che stava per dire valeva più di qualunque altra cosa. "Perché Dumbledore ha messo la Pietra della Resurrezione nella mia bacchetta tre anni fa?"

Sembrava avere fretta.

"Ottima domanda"

"Insomma... Lui mi disse che io sono l'unico che il ladro abbia mai temuto, e che c'è anche un altro motivo, che poi mi avrebbe spiegato più un là. Ma sono passati tre anni e... io... voglio sapere. Nascondere un Dono della Morte dentro la bacchetta di un allora quattordicenne. Un po' azzardato, non dici? Meglio nasconderla nella Gringott o in qualche nascondiglio segreto, no?"

Fece una pausa, poi riprese.

"Come può un ragazzino come me ad essere l'unico che un criminale abbia mai temuto? Cosa ho di speciale? Lui mi ha sempre parlato con un tono abbastanza... superiore. Non credo che mi tema. Mi ha ucciso con troppa facilità. Non mi è mai sembrato che mi abbia temuto"

Neville scosse la testa. Albus si chiese perché lo avesse fatto.

"Neville?"

"Purtroppo io non posso risponderti" Disse dopo una lunga pausa di silenzio. Oltre alle loro voci, niente emetteva suoni o rumori. Nemmeno il vento c'era.

"No?" Chiese di nuovo con un tono di voce non suo.

"No, non posso. Le risposte non sono sempre pronte sulle bocche altrui, Albus, a volte bisogna prepararsele da soli, nella mente"

Albus annuì confuso.

"E tu cosa pensi? Perché mai Dumbledore avrebbe dovuto metterla nella tua bacchetta?"

Al affondò ancora di più le dita nei capelli lisci e morbidi e chiuse gli occhi. Immagini offuscate della notte nell'ufficio della McGonagall gli annebbiarono il cervello. Scosse la testa, poi, divorato dalla curiosità e dalla confusione, guardò Neville.

"Non ne ho idea. Forse pensa che abbia qualche abilità che gli altri non hanno?"

"Può essere, io non lo so. Quello che so è che ora di alzarsi, dobbiamo arrivare dall'altra parte del ponte"

Prima che Albus potesse chiedergli il perché, si ritrovò in piedi, come se qualcuno di invisibile lo avesse preso dalle braccia e tirato su con la forza.

"Vedi, il tuo legame con Scorpius, la Protezione Fedele... Sono avvenimenti che hai scoperto qui, in questo posto. Se fossi rimasto vivo, non avresti mai scoperto nulla. Avresti continuato a credere che avevi un legame mentale con Draco e che tua sorella è morta senza lasciare impronte"

"Ma tu... come fai a sapere tutte queste cose?" Chiese infantilmente.

"Diciamo che..." Fece una pausa, poi riprese. "Mi sono fatto una bella chiacchierata con Dumbledore. Ma ora, quello che ti chiedo io, e che forse vorrai sapere anche tu, è: dove siamo?"

"Se lo voglio sapere anche io perché lo chiedi a me? Tu non lo sai?" Cominciarono a camminare verso la fine del ponte, proprio sotto il Clock Tower.

"Oh, sì che lo so, Al"

"Quindi... dov'è che siamo? E perché le cose attorno a noi si muovono ogni tanto?"

"So che risulterà strano..."

Albus lo guardò incuriosito. Non era mai stato più curioso di adesso. La voglia di sapere ardeva ancora una volta dentro il suo corpo morto... o forse vivo. Neville aveva detto che non era morto. Ma se così fosse, come avrebbe potuto tornare nel luogo della battaglia? Con un semplice battito di mani?

"Albus..."

"Dove siamo, Neville?"

E il posto attorno a loro mutò di nuovo. Albus, stavolta, sentì l'asfalto sotto i suoi piedi tremare. Il cielo divenne improvvisamente più cupo e le nuvole smisero di emanare luce. Il Big Ben, a un centinaio di metri dai due, scivolò ancora di più verso destra, andando a finire verso un piccolo porto, lo stesso che Albus aveva usato per raggiungere il ponte dopo l'attacco dei Dissennatori e dopo l'entrata nel suo cuore della cerva d'argento. Si voltò di scatto. Il London Eye ora era lontanissimo e anche l'Hungerford Bridge alle sue spalle.
Era tutto in movimento. Albus era confuso più che mai.

"Neville, perché... Dove siamo!? Perché Londra è tutta bianca?"

"Albus, ti spiegherò tutto"

"Cosa...?"

"Ci troviamo nella mente di Draco Malfoy"

Rise. Albus rise. Ma cessò improvvisamente. Tutto intorno a lui ritornò al proprio posto. L'House of Parliament tornò indietro e il London Eye anche. I palazzi balzarono esattamente al loro posto originario e il cielo si incupì così tanto che sembrava sera. Ma era sera. Albus riusciva a scorgere le stelle. E poi la luna. E poi udì le urla. Le sue orecchie parvero esplodere udendo tutto quel fracasso. La battaglia ancora non era finita. Giurò di aver sentito un urlo del fratello. E poi volò. Si ritrovò a qualche decina di metri da... il ponte era sparito. Era crollato nella battaglia. Quindi era ad una quarantina di metri dalle acque ormai prosciugate del Tamigi. Accanto a lui c'era ancora Neville, gli occhi marroni che luccicavano. Erano tutt'e due sospesi a mezz'aria.

"Albus, ora dovrai compiere qualcosa che supererà ogni tua assurda immaginazione" Disse. Il suolo sotto di loro si colorò e l'intera Londra brillò come un albero di Natale.

Era tornato in vita?

Fissò sbigottito la battaglia. I morti erano aumentati notevolmente, ma notò che c'erano più studenti che combattevano. Solamente pochi Fedeli stavano volando, visto l'Incantesimo dell'Acqua Permanente di Al e di Oak.

"Cosa sta succedendo?" Chiese Albus respirando dopo chissà quanto aria congelata.

"Albus, ascoltami. Guardami. Puoi tornare in vita. Puoi"

Cercando di prendere la situazione in mano - cosa assai difficile -, annuì. Sentì il cuore accelerare il battito.

"Cosa devo fare?" Chiese mentre guardava il suo corpo sospeso in aria. Sembrava che sotto i suoi piedi ci fosse una superficie solida e invisibile.

"Fai quello che ti dico, Albus. Non controbattere. Non ridere. Non meravigliarti. Non fare domande. Non sprecare tempo. Fai solamente quello che ti dico. Una volta compiuto, potrai tornare in vita"

Albus annuì, mentre un senso di panico cominciava a divorarlo da capo a piedi. Non voleva far sopraffare il panico. Voleva fare altre domande. Doveva sapere di più. Neville non poteva abbandonarlo così. Doveva sapere...

"Ora verrai catapultato nel corpo di Draco. Una volta lì, dovrai uccidere una persona"

"Cos..."

"Zitto e ascoltami. Uccidi una persona. Non puoi uccidere te stesso, ovvero Draco. Uccidi un Fedele, chiunque. Devi usare l'Avada Kedavra. Mi raccomando. Ora è troppo tardi per spiegare. Una volta uccisa, tornerai in vita. Vedrai come. Fa che tua sorella non sia morta invano"

Di tutto quello che aveva sentito in vita sua, niente gli risultò così assurdo come le parole di Neville. Voleva non essere mai nato.
Non parlò. Si ricordò della necessità di respirare. Non si mosse. Era tutto così assurdo.

"Solamente usando l'Avada Kedavra potrai tornare in vita, Albus. È troppo complicato da spiegare. Ti lascio al tuo compito vitale" E Neville sparì. Albus venne inghiottito dall'oscurità. Roteò per alcuni secondi, come se si stesse Smaterializzando. Il suo stomaco parve sciogliersi e i conati di vomito lo soffocarono. E poi...

"Padre! Ti senti bene?"

Aprì gli occhi. Davanti a lui c'era Scorpius Malfoy. Alto, i capelli biondo platino raccolti all'indietro e del sangue sparso per tutto il corpo. Aveva in mano due bacchette.

Non poteva essere vero. Non poteva essere lui. Albus non poteva essere dentro il corpo di Draco Malfoy. Era impossibile.

"Padre! L'hai ucciso, ce l'abbiamo fatta" Le parole del traditore gli echeggiarono nelle orecchie come una tortura cinese.

Si rese conto solamente ora di trovarsi a terra pancia in giù. In mano teneva la bacchetta più potente al mondo.

Come può essere vero? Questa non è magia.

Sentì la mano di Scorpius afferrarlo per il braccio. Si ritrovò di colpo in piedi.

Non è possibile.

"Padre, ti senti bene? Cosa...?"

"Sto bene" Parlò. Sentì un liquido bollente salirgli fino alla gola: vomitò. Il liquido giallognolo cadde a terra e macchiò le scarpe di Scorpius.

Ti sta bene.

Ma non era il momento di scherzare. Scosse la testa, mentre altri conati minacciavano di soffocarlo. La sua testa stava per esplodere.
E poi si lasciò andare. Vomitò ancora, e ancora, poggiando le mani sulle ginocchia. Non poteva accettare una cosa del genere.

"Padre!"

"Levati di torno!" Urlò con voce cavernosa Albus. Gli venne ancora da vomitare sentendo la sua voce trasformata in quella di Draco.

Vide Scorpius indietreggiare.

Era una sensazione orribile. Alzò gli occhi. Il rosso lo accecò. Il London Eye era ancora lì, intatto. Dietro Scorpius, invece, enormi fiamme divoravano alberi e un enorme palazzo. Albus nemmeno ricordava il nome del palazzo.

Barcollò all'indietro. Doveva almeno rimanere in piedi. Era una sensazione che non aveva mai provato, nemmeno quando si era trasformato con la Pozione Polisucco poche ore prima.

"Cos'hai, padre?"

"ZITTO, DEVI STARE ZITTO!" Sbraitò Albus. Doveva accettare il fenomeno: aveva impossessato il corpo del ladro. Poteva comandarlo.

Uccidi un Fedele, chiunque. Devi usare l'Avada Kedavra. Mi raccomando. Ora è troppo tardi per spiegare. Una volta uccisa, tornerai in vita.

Quindi Albus era ancora pensiero disincarnato? Non era ancora tornato vivo?

Come poteva fidarsi di quello che gli aveva detto Neville? Era così... fuori dal normale. Era successo tutto così in fretta.

Ma io sono un mago. La magia è fuori dal normale. Però questa non è magia...

Se era veramente dentro il corpo di Draco, allora quello che gli aveva detto Neville aveva un senso. L'unica via d'uscita era uccidere qualcuno. Almeno questo era tutto quello che sapeva. Era l'unico modo che conosceva. E se non avesse funzionato? 
Ma poi rifletté su chi era veramente Neville. Un leone, un uomo. Un uomo vero. Neville aveva ucciso l'ultimo Horcrux di Lord Voldemort. Doveva credergli, e poi valeva la pena tentare. Doveva agire: non voleva rimanere lì dentro.

Tornerai in vita.

Non voleva che sua sorella fosse morta invano. Gli aveva lasciato una protezione. Lo aveva amato. Si era sacrificata per lui.

Strinse la Bacchetta di Sambuco. Sentì la forza di essa attraversargli il braccio e raggiungere il petto.
Doveva tentare. Era l'unico modo. Non conosceva altre vie d'uscita. Doveva fidarsi di Neville. Le spiegazioni sarebbero arrivate più in là, come diceva Dumbledore. Non poteva resistere un minuto di più dentro quel corpo. Lo odiava.

Doveva usare la Maledizione Mortale per ritornare in vita?

Come può essere?

Strinse così forte la bacchetta che ne sentì la forza sgorgare dalla punta.

Uccidi un Fedele, aveva detto Neville.

Ma Albus doveva uccidere un'altra persona. Doveva e voleva.

Scosse la testa. Era arrivato il momento di accettare la verità e di cercare di non meravigliarsi più come un bambino.

Levò la bacchetta contro Scorpius, avvolgendola con le lunga dita giallognole. Era pronto a tornare in vita. Doveva solamente pronunciare la formula.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top