L'uomo sotto il cappuccio
Per un attimo tutto svanì. I suoi occhi parvero essere offuscati dalle cataratte, ma poi Al si accorse che il suo corpo si stava sciogliendo, un'altra volta, e si colorava d'azzurro...
Rimase sospeso nell'aria davanti ad un'incredula Elly, che rimase in sella alla scopa, gli occhi illuminati dal bagliore azzurrino che emanava Albus.
Ora poteva volare. Poteva muoversi velocemente. Sembrava una nuvola con una testa galleggiante in cima.
Sfrecciò verso il lampo di luce verde, poi su Luna, che era rimasta immobile sulla superficie dell'acqua. Non seppe come, ma il suo corpo parve soffiare: Luna prese a indietreggiare ad una velocità troppo assurda per essere reale. La Maledizione Mortale si infranse sul ciglio dell'acqua e questa prese a vorticare, velocissima, frenetica, come se qualcuno nel fondo del fiume avesse tolto un grande tappo.
E poi accadde qualcosa che forse non avrebbe mai fatto se non stesse volando: il vapore azzurrino prese a espandersi, raggiungendo la dimensione di una grande nuvola carica d'acqua, contro la volontà di Al. Senza meravigliarsi troppo, andò incontro all'Ardemonium, e questo, per quanto avesse potuto risultare strano, si dissolse nell'aria: l'enorme drago sparì nell'immensità del cielo scuro, e le stelle ripresero a brillare allegre e luminose.
"Rose! Connor! Dean! Salvate loro!" Gridò riassumendo le dimensioni di una piccola nuvola e indicando con la mano - poteva far comparire parti del corpo se lo voleva - la folla di gente a galla nelle acque del Tamigi.
"E tu cosa fai?!" Urlò in risposta Rose agguantando Scorpius e Draco, completamente zuppi e ansanti.
Al si voltò e, attraverso il reticolo di ferro che formava il London Eye, scorse i tre Giganti che ora stavano distruggendo lo Shell Centre, un alto, rettangolare edificio grigiastro.
"Vado a fermare quei bestioni" Disse con aria decisa. Volò alla velocità della luce e, galleggiando sopra i Jubilee Gardens ormai distrutti - giardini ai piedi dello Shell Centre -, si fece coraggio. Gli enormi mostri stavano staccando pezzi di edificio con le mani, come se fossero fatti di sughero.
"Ehi, voi, cervelli di gallina!" Urlò Albus galleggiando intorno a loro, che cominciarono a guardarsi intorno confusi. Uno somigliava tanto ad Ambrius McKinnon, ed un altro aveva dei piccoli, verdi serpenti al posto dei capelli.
"Cosa credete di fare?" Urlò Albus allungando improvvisamente le mani. Sentì una piccola scarica elettrica attraversargli il braccio e, librandosi un po' più su, lanciò grosse, luminose sfere argentee. I fiotti di luce colpirono un Gigante, che prese a barcollare all'indietro: cascò con un tonfo pesante su delle costruzione in pietra alla sinistra del grande edificio.
Sopraffatto dallo stupore, Albus allungò di nuovo le mani verso il secondo Gigante. Ma prima che le sfere potessero uscirgli dai palmi della mano, la creatura cercò di afferrarlo: la mano attraversò il fumo azzurrino, ed Al provò la stessa sensazione che provava quando usciva dalla doccia bollente. I capelli gli si scompigliarono e un piccolo alone azzurro si dissolse nell'aria.
"Brutto bestione..." E poi udì un battito d'ali e qualcosa di enorme oscurò le stelle: un grosso, bluastro uccello planò a pochi metri dal Gigante. Albus riconobbe Alisecco, l'Ippogrifo di Hagrid, che ora si era avventato violentemente sul Gigante: questi pendolò come un'orologio, sfregiato dagli artigli affilati come rasoi.
"ALISECCO! BELLO!" Urlò immerso dalla gioia Albus: nella sua vita aveva visto la creatura solamente una volta, nel lontano 2015. Guardò il Gigante piombare accanto all'altro semisvenuto a terra. Ora ne mancava solamente uno...
Le sue orecchie parvero riscaldarsi: la battaglia era ricominciata, la gente era stata salvata nelle acque e i Fedeli erano tornati. Ma stavolta la battaglia era in mezzo alla strada, ad alcuni metri da quello che ormai era un precipizio formato dal Westminster Bridge.
Lasciando il compito di far fuori il Gigante ad Alisecco, Albus sfrecciò verso la battaglia. Le maledizioni volarono sopra la sua testa, così vicine che ne sentì la forza spostargli i capelli. Abbatté un Fedele con uno Schiantesimo e, di colpo, sentì un gelo innaturale: il vapore azzurrino stava riassumendo la forma del suo corpo...
'Cavolo! No! Mi servi ora!' Borbottò Albus cascando giù addosso alla folla di gente.
"Arresto Momentum!" A pochi centimetri dall'asfalto, si bloccò, rimanendo sospeso per pochi secondi, poi cadde, sbattendo la testa. Un Fedele notò immediatamente la sua presenza, e vi si scagliò contro.
"Dammi la bacchetta, Potter!" Abbaiò il Fedele strattonandolo con forza.
"Mai!" Gridò in risposta.
"Ma non vi è bastato che abbia ucciso uno dei vostri al Ministero? Avada Kedavra!" La voce di Ginny fu come un arcangelo. L'incappucciato smise di stringerlo e cadde a terra, colpito dalla Maledizione.
"Mamma! Stai bene...?"
"Sì, tesoro, sto bene. Ora devi solamente andare via di qui, è troppo pericoloso. Non ci aspettavamo tutto questo..."
"Voglio combattere! Tutto questo sta succedendo a causa mia!"
"Albus. Allontanati di qui, o ti prenderanno la bacchetta. Se proprio devi combattere, usa una scopa" Disse Schiantando un Fedele. A pochi metri da loro, Cornelius Pavwok, Amarog e Abeforth stavano sostenendo un grande scudo invisibile.
"ALBUS!" Si girò e, con un misto di terrore e sollievo, vide Quercia. Teneva in mano due scope.
"Sali! Vieni con me!" Proseguì mentre fatture e maledizioni schizzavano nella notte: Albus corse da Oak, che si trovava accanto una statua d'argento di un grande leone. Prese la scopa, scalciò forte a terra e si levò in volo, insieme ad Oak.
"Al, dobbiamo fare una cosa!" Disse mentre si levavano a un centinaio di metri da terra.
"Che cosa?" Ora Albus provò il freddo vero: le mani gli si screpolarono e le labbra gli si colorarono di un viola spettrale.
"Incantesimo dell'Acqua Permanente sui Fedeli. Se gliela buttiamo addosso non potranno più volare..."
"Geniale!" Commentò di scatto Albus, fermandosi e puntando la bacchetta giù, verso i combattenti.
"Agli altri non succederà nulla, tanto nessuno sa volare, tranne te, certo... poi mi dovrai dire come fai. Be', pronto? Al mio tre. Uno... due... tre! Aguantom!"
Albus ripeté la formula e dalle bacchette di entrambi fuoriuscirono litri e litri di acqua limpida. Sembrava melmosa, quasi gelatinosa. L'acqua colpì in pieno sia i Fedeli sia i loro rivali: i primi presero a tossire, mentre i secondi presero a fissare Al e Quercia.
"Maledizione! Non riesco a volare...!"
"Nemmeno io, Jugson!"
"E nemmeno io..."
Le voci dei Fedeli echeggiarono per tutta la zona.
"Bastardi! Quelli lì su ci hanno buttato addosso qualcosa..."
"Vedi, Albus, questa si chiama maleducazione, e io non la tollero" Sussurrò Oak ad Al sovrastando le urla degli incappucciati. Levò la bacchetta di nuovo e urlò. "Avada Kedavra!" Lo sputo di luce verde colpì il Fedele che li aveva offesi, e questo cadde a terra con un tonfo sordo.
"Ben gli sta" Commentò Albus. "Oak" Borbottò poi mentre la battaglia di sotto ricominciava. "Ora me la puoi raccontare quella storia di come ti sei procurato quel braccio di legno?"
Quercia allungò un angolo della bocca in un sorriso. "Tutte le volte che ci siamo visti, proprio ora me lo devi chiedere?"
"Be', che ne sai se moriamo e non potrai più dirmi questa storia?" Rise Albus. L'aria gli premette contro come un Doxy.
"Bene" Sospirò. "Ho trascorso la mia adolescenza incastrato nell'albero che la morte utilizzò per costruire la Bacchetta di Sambuco. Ecco, finito" Disse di fretta.
"C-cosa?" Balbettò stupefatto.
"Scusami ma... no... non ho capito"
"Ho vissuto dentro il tronco dell'albero che la morte ha utilizzato per fare la Bacchetta di Sambuco ad Antioch Peverell. Sono marcito lì dentro, ci sono cresciuto. Giorni e notti insonne, un'adolescenza assurda. Non posso dirti perché sono finito là dentro. Posso solo dirti che ogni diavolo giorno un uomo mi portava da mangiare. Ho vissuto così, in un tronco"
Albus si sforzò nel continuare ad ascoltare quello che stava dicendo Quercia.
"La storia dei tre fratelli è vera, Al, non è una legenda" Borbottò. Il Big Ben alle loro spalle aveva preso fuoco. "A diciannove anni sono finalmente uscito dal tronco..."
"Non potevi prima? E... non sei andato ad Hogwarts?"
"No, qualcuno si è divertito a scagliare un Incantesimo di Adesione Permanente. E no, non sono andato a Hogwarts"
"Scherzi? Ma è... orribile... no... non ci credo, è... impossibile!"
"Sì, lo so" Fiatò abbassando il capo. La cicatrice a forma di spirale sulla guancia sinistra parve arrossarsi. "Ho passato così tanto tempo là dentro, e non ho mai conosciuto l'uomo che mi cibava... Quando sono uscito non ho più trovato la mia bacchetta e mi sono ritrovato al posto del braccio questo tronco"
"E... quindi..." Non riusciva a formulare una domanda fatta per bene. "Ti s-sei costruito la bacchetta dal legno che hai sul braccio?"
"Esatto. Ma come ti avevo detto quel giorno a Pytchley Road, non esiste una bacchetta fatta solamente di sambuco, tranne quella. Tutte le altre sono mischiate con qualche altro legno. Per esempio, la mia è di sambuco e di mogano"
Albus annuì, incapace di aggiungere alcunché.
"Dopo la mia 'esperienza' ho deciso di appassionarmi ai legni e alle bacchette, e sono diventato un fabbricatore. Ho rifiutato il permesso di affittare una stanza a Diagon Alley e ho seguito dei corsi serali di magia..."
"Perché?" Chiese debolmente Al.
"Al, credo che abbiamo parlato a lungo. Dovremmo dare una mano lì giù, no?" Rise l'uomo sfrecciando verso la battaglia.
Tutto di dissolse. Tutto diventò nero ed Al provò la stessa sensazione che provava quanto si Smaterializzava. Lui era il ladro... era nella sua mente... di nuovo.
Stava volando. Si stava dirigendo verso la battaglia: ne avrebbe preso parte lui stesso. I suoi uomini non erano riusciti ad attaccare il ragazzo e a sottrargli la bacchetta. Era stufo di quel ragazzo. Insieme ai suoi due stupidi amici aveva ucciso la sua Copia Omogenea, e lui doveva fargliela pagare. Era in volo verso il London Eye... avrebbe giocato la sua carta...
Scosse la testa e inghiottì aria, rabbrividendo sulla scopa.
Non poteva rimanere lì fermo aspettando il ladro. Scese giù in picchiata e scorse Rose, Connor e Scorpius, tutt'e tre sanguinanti.
"Albus!" Urlò Rose abbattendo quello che avrebbe potuto essere un grande scorpione.
"Rose... ma quello è uno Schiopodo Sparacoda?" Chiese poggiando la scopa a terra e creando uno scudo invisibile alle sue spalle. Oak era ancora in sella alla scopa e lanciava sprizzi di fuoco sulle teste dei Fedeli.
"Perspicace, Scorpius" Rise la Weasley. Albus si chiese perché lo aveva chiamato Scorpius... Possumy!" Gridò ancora mentre Connor cercava di tenere a bada un...
"Cavolo! Un Vampiro!"
"Non fare il bambino, Potter, non hai mai visto un Vampiro?" Albus si voltò di scatto e il suo scudo si ruppe: un Fedele avanzava verso di lui.
"Dammi la bacchetta, ora" Ringhiò puntando la sua su un occhio del ragazzo.
"No!" Rispose indietreggiando.
"Credi che con tutto questo fracasso noi non riusciremo a prendertela? Sei sciocco, ragazzino"
"Sta' zitto!" Scorpius si avventò sul Fedele e lo atterrò. Cominciò a sferrargli pugni e testate, insultandolo. I suoi capelli biondo platino svolazzarono da tutte le parti.
"Rose!" Continuò Malfoy sovrastando le urla delle centinaia di persone in mezzo alla strada. "Come andrà a finire questa battaglia non lo so, e non so nemmeno se ci rimetterò la vita" Disse ancora sbattendo la testa dell'uomo sull'asfalto. Rose, seppur indaffarata nel tenere a bada lo Schiopodo, sembrava ascoltare il suo migliore amico con aria curiosa. "Quindi... devo dirti che... a prescindere da Connor e la sua storia..." La Weasley ora aveva smesso di lanciare fatture sulla creatura. Si girò verso Scorpius mostrando una lieve sfumatura rossastra sulle guance, e lui, sussurrando il più piano possibile, confessò "... tu mi piaci".
Al provò una sensazione che, in tutta la sua vita, non aveva mai provato. Un senso di gelosia misto a sollievo lo invase, mentre acqua gelida parve bagnarlo da capo a piedi.
Rose, invece, immobile accanto ad Al e a pochi metri da Malfoy, abbozzò un sorriso a suggerire incredulità e abbassò lo sguardo. Grosse, calde lacrime gli affogarono gli occhi, e il colorito rossastro che aveva sempre avuto si scurì.
Connor, invece, non diede segno di aver ascoltato, e continuò a lanciare maledizioni contro il Vampiro, un uomo alto e dalla pelle olivastra.
E tutto svanì di nuovo. Albus era il ladro. Era in una capsula della ruota panoramica, e stava aspettando il ragazzo...
'Vieni qui, Albus, o vedrai tua madre morire'
La voce parve echeggiare solamente nelle sue orecchie, perché la gente accanto a lui continuò a combattere senza guardarsi intorno confusi.
Alzò lo sguardo verso il London Eye, rosso e imponente, luminoso e vivo.
Il ladro aveva rapito Ginny... Ginny era nella capsula insieme a lui... doveva assolutamente andare... non poteva far sopraffare la paura che il ladro lo Disarmasse...
"La scopa... dov'è la scopa... devo andare..." Parlò da solo: avanzò per alcuni metri e, deviando uno zampillo di luce blu, afferrò una Nimbus Quadfly gettata a terra.
Si librò nell'aria come un Patrone. Il rumore di un'elica di un elicottero babbano lo distrasse per un attimo, ma poi prese a sfrecciare verso il grosso cerchio rossastro immobile. L'acqua che scarseggiava ai piedi dell'imponente costruzione rifletteva debolmente il bagliore rossastro. Volò in alto, verso le capsule in cima, ma non vide ancora nessuno. I polmoni gli si erano ghiacciati... E poi...
"ALBUS! NO! VATTENE!" La voce di Ginny gli tuonò nelle orecchie attraverso il vetro di una capsula. Era avvolta da delle catene nere e il suo viso era macchiato di sangue. Accanto a lei c'era lui, avvolto in un gran mantello nero. Il suo viso, come i Fedeli, era coperto di bende nere, e nella mano teneva l'oggetto che avrebbe fatto gola anche al mago più potente al mondo. La Bacchetta di Sambuco parve luccicare... era così lunga... coi rigonfiamenti ad ogni cinque centimetri... così imponente.
"Bene bene bene, Albus, che bello vederti" Flautò con voce cavernosa il ladro mentre Al apriva la portiera della capsula ed entrava dentro, sorregendo con una mano la scopa e poi poggiandola accanto la vetrata.
"Sapevo che saresti venuto" La sua voce lo fece rabbrividire. Ogni centimetro della sua pelle vibrava e grondava sudore.
"Lascia mia madre" Disse con aria di sfida, ma nascondendo timore e terrore.
"Lascia mia madre? Lascia mia madre? Credi davvero che la lasci andare senza che tu non mi dia la tua bacchetta?" Chiese facendo un passo verso Al. Tra lui e l'uomo c'era una panchina ovale di legno.
Albus non rispose. Rimase lì, come pietrificato.
"Non rispondi, Albus?" Insisté ferocemente il ladro.
"Non la passerai liscia, giù c'è tutta Hogwarts e tutto l'Ordine della Fenice"
"Ah ah ah, l'Ordine della Fenice! Un misero gruppetto di gentaccia che si lascia ingannare da tuo padre..."
"Ma cosa stai dicendo? Perderai! Ora, lascia mia madre, e combatti da vero uomo" Il coraggio eruttò dalla sua bocca come acqua.
"La bacchetta, Albus" Tuonò lui con fare minaccioso. "Se non lo fai, ti Disarmerò, quindi alla fine mi impossesserò della tua bacchetta. È inutile che cerchi reagire"
"Va bene..." Disse sussurrando. "Tieni la bacchetta..." Non seppe se l'uomo ci sarebbe cascato, ma nel momento in cui allungò la mano per consegnargliela, i suoi occhi brillarono di coraggio. Sentì una scarica d'adrenalina attraversargli il corpo come un getto d'acqua calda. Levò improvvisamente la bacchetta d'ebano sul ladro e, afferrando la scopa con l'altra mano, urlò una Maledizione Cruciatus contro l'uomo.
"Vuoi la bacchetta? VIENI A PRENDERMI!" Si mise in sella alla scopa così velocemente che la capsula ondeggiò come un ponte di una nave e, buttandosi dalla portiera aperta, sentì un misto di coraggio e stupore invaderlo.
Si voltò appena in tempo per vedere il ladro volare come fumo nero verso di lui.
"Stupeficium!" Gridò mentre oltrepassava l'ormai distrutto Hungerford Bridge. Decise di volare sopra il tratto del Tamigi, diretto chissà dove.
Il ladro non reagì, ma continuò a stargli alle calcagna come un cane.
Non seppe dove andare, ma qualcosa dentro di lui gli suggeriva di andare avanti, di allontanare il ladro dalla battaglia, di cercare di farlo fuori in un altro posto di Londra...
Passò sopra il Waterloo Bridge con la scopa mentre udiva i babbani urlare e gridare 'Guardate lì! Proprio sotto il Big Ben!' e 'No! Guarda lì su! Ma cosa... sbaglio o quella è una befana che l'ha appena mollata?' e ancora 'No! Le befane non la fanno nera!'
Abbozzando stranamente un sorriso, Albus si voltò: il ladro continuava a inseguirlo...
"Bombarda Maxima!" Urlò poi puntando la bacchetta contro una barca: questa balzò in aria come se spinta da un enorme mostro sottomarino e sfiorò di colpo l'uomo.
Il Blackfriars Bridge gli scivolò sotto gli occhi in un colpo.
Non aveva una meta... doveva andare avanti... Ginny se la sarebbe cavata lì nella capsula...
Pensò per un attimo ad Elly e alla sorella morta. Poi pensò ai suoi due migliori amici, che forse si trovavano nella situazione più imbarazzante della loro vita: a Scorpius piaceva Rose...
"Deprimo!"
L'incantesimo mancò per un soffio l'uomo.
I palazzi ai lati del fiume luccicavano e alberi di Natale arricchivano la già grande bellezza di Londra. Forse Albus avrebbe voluto passare un Natale più tranquillo... ma proprio forse.
"Dammi la bacchetta!" Il ladro parlò. La sua voce rimbombò attraverso l'aria che sembrava fatta di ghiaccio.
Non poteva dargli la bacchetta... Lui sarebbe diventato un Padrone della Morte, e sarebbe diventato invincibile. Avrebbe sottomesso l'intera comunità magica e avrebbe ucciso la famiglia di Al e maghi innocenti...
"Mai!" Rispose mentre sfiorava con la punta delle scarpe l'acqua del fiume.
L'uomo dietro di lui era ormai a dieci metri di distanza...
"Non puoi vincermi, Albus. Perderai, così come la tua fami..."
"EXSCINDO!" Dalla punta della sua bacchetta fuoriuscì uno sbuffo di luce blu, che improvvisamente crebbe e si allungò: la scia bluastra colpì il ladro in pieno volto, ma questi non diede segni di debolezza.
"Mossa sciocca, Albus" Flautò lui mentre oltrepassavano il Millennium Bridge. Il ponte era stracolmo di babbani e alla sua sinistra si alzava elegantemente la cattedrale di St. Paul.
Dopo quello che avrebbe potuto essere un paio di chilometri, enormi grattacieli si mostrarono in tutta la loro bellezza, brillando più che mai: sembravano rilasciare un'aura di felicità e speranza. Le navi sotto i due si muovevano sull'acqua e una sfumatura di rosso colorava la zona del London Eye, ancora visibile.
La gente urlava stupefatta, mentre gli elicotteri della polizia babbana cadevano a terra dietro di loro.
"Expelliarmus!" Gridò Albus prima di vedere con la punta di un occhio il ladro proteggersi con un Incantesimo Scudo.
Il London Bridge gli scivolò sotto come tutti gli altri ponti e le torri del Tower Bridge ora divennero nitide e luminose come una lampadina gigantesca. Il ladro aveva cominciato a scagliare fatture e Maledizioni Oscure non solo su Al, ma anche sui babbani nelle strade. La Maledizione Feremort gli passò così vicino che i suoi capelli, raccolti in un mega ciuffo disordinato sulla destra, si spostò sulla sinistra. Deviò con la scopa quella che avrebbe potuto essere una piccola nave e per poco non cadde giù in acqua.
"Vieni qui, Potter!"
Ora si trovava sul Tower Bridge. Le alte e imponenti torri illuminate dalle luci decorative sembravano due grandi grattacieli. Delle grosse corde di metallo bianche e azzurre cadevano giù dai lati delle torri fino a toccare due costruzioni in pietra molto più basse delle due principali. Le torri, invece, erano unite da un ponte sopraelevato con due bandiere al centro. Bus a due piani vi scorrevano sotto e i flash delle macchine fotografiche babbane illuminavano ancora di più il posto.
"Mamma! Guarda! La befana!" Albus udì le voci dei bambini sotto di lui urlare eccitati. Se solo avessero saputo che se lui, Al, non fosse riuscito a sconfiggere il ladro, sarebbero tutti quanti morti...
Sfrecciò su, verso il tetto di una torre, sputando sangue sul fiume. L'aria gelida gli sferzò il viso, ma, pensò, il freddo era il suo ultimo problema.
"Vuoi morire in alto, eh? Vuoi morire in alto, perché non ti piace stare in basso, come la feccia della tua famiglia" Abbaiò l'uomo mentre lo inseguiva salendo su in cima come fumo.
Albus salì ancora per qualche decina di metri oltrepassando delle finestre oscurate. Arrivò in cima, dove pavoneggiavano altre quattro piccole torrette di pietra ai lati di un rettangolo. Al centro del rettangolo si ergeva quello che avrebbe potuto essere un trapezio con uno strano simbolo d'oro incastonato sulla cima. Lui vi si posizionò sopra e si mise diritto con la scopa, mentre sentiva la pelle ghiacciare e il cuore premere sul petto come se volesse uscire. In basso a destra scorse il Tower of London, e dietro una decina di grattacieli, tutti quanti illuminati e vivi.
La bellezza di quel posto venne inghiottita dal fumo nero del ladro, che, soffiando vento freddo, si posizionò davanti ad Al, rimanendo sospeso in aria.
Albus lo trafisse con gli occhi, e per un momento credette di avergli lanciato una Maledizione Mortale con lo sguardo. Il vento diminuì e tutto tacque. I babbani sul ponte e sulle strade lì vicino guardavano incuriositi le due figure volanti sopra il Tower Bridge.
"Davvero credi di sconfiggermi, Potter?" Ringhiò lui mentre il borbottio sotto di loro aumentava notevolmente.
"E tu davvero credi di potermi togliere la bacchetta?" Replicò meravigliandosi del coraggio che stava tirando fuori quella notte.
"Hai solamente diciassette anni, Potter, cosa credi di fare?"
"Mio padre a quest'età ha sconfitto il Mago Oscuro più forte di tutti i tempi"
"No, ti sbagli. Io sono il Mago Oscuro più forte di tutti i tempi, e tu, Potter, sarai colui che è morto scappando dalla battaglia per mettersi in salvo! Avada Kedavra!"
"Possumy!"
Non seppe perché aveva scelto quell'incantesimo, ma quello bastò a tenere a bada la scia verde che stava avanzando verso di lui. Il giallo e il verde illuminarono ancora di più le quattro torrette e il trapezio della torre, e gli occhi di Albus vennero completamente acciecati dal miscuglio di luci. Sentì qualcosa espandersi dentro il petto come un uragano e i suoi organi interni parvero riscaldarsi come se immersi in un calderone fumante. Il sangue nelle vene scorse più velocemente e la sua mano tremò incontrollabilmente... e tutto questo forse stava accadendo perché lui, Albus, era ancora in vita, dopo tutto quello che aveva passato quella sera... la Copia Omogenea, Connor, Azkaban, il Tamigi, il ponte, e ora il Tower Bridge...
"Senti la morte? La senti? Minacciosa e opprimente, proprio come lo è stata con tua sorella!" La voce dell'uomo gli perforò il cervello, e questo bastò a scatenare la sua collera.
Al alzò la mano bruscamente, e le due scie colorate di dissolsero come vapore nell'immensità del cielo, poi urlò "Crucio!"
Il ladro sferzò l'aria con la mano: la Maledizione Senza Perdono di Al gli si riversò contro, e lui prese a urlare dal dolore mentre, con uno sforzo che forse non avrebbe mai più fatto, tentava di rimanere in equilibrio sopra la Nimbus Quadfly.
"Sei così sciocco e debole, come la maggior parte degli uomini: vi arrendete come se la vostra ultima speranza non esistesse, come se tutto quello che siete riusciti a fare non avesse un'anima. Nelle cose bisogna metterci l'anima, Potter, e tu non l'hai mai messa"
"Non mi dire, dopotutto, che tu possiedi un'anima? Tu... non... hai... un... anima"
"Ah, no?" Rise.
"No... se ti nascondi sempre dietro un velo non hai un'anima. L'anima è nel volto, nel corpo, dentro di noi... e tu nascondi tutto..."
"Io non mi nascondo, vedo solamente le cose senza che loro vedano me. Expelliarmus!"
"Stupeficium!" Replicò Albus riacquistando un po' di forze.
Parve un'unica scia rossastra: Al non capì quale o dov'era il suo Schiantesimo, e né l'Incantesimo di Disarmo del ladro. Ma qualcosa dentro di lui gli suggeriva di continuare... di continuare e di non mollare... di resistere perché lui, almeno secondo Dumbledore, era l'unica persona che il ladro avesse mai temuto...
Si abbassò con la scopa e la luce rossa colpì una torretta sotto i due, che esplose e cadde giù, sulla strada; Albus fece per sparare un Incantesimo di Disarmo al ladro, ma questi si disintegrò in fumo. Il vapore nerastro parve espandersi fino al cielo, e poi, come un acquazzone improvviso, si riversò contro Al.
Il suo corpo venne inghiottito dal fumo, e per un momento credette di essere cascato giù dalla scopa. E come se stesse di nuovo attraversando le nuvole della Corsa della Zoppo, sfrecciò diritto il più velocemente possibile, e poi...
L'idea che gli affiorò in mente era forse la più folle che gli fosse mai venuta. Guardò in alto, verso lo Shard of London, un altissimo grattacielo grigiastro dalla forma piramidale. La punta superava i trecento metri e le centinaia di finestre giallognole illuminavano la notte con maestosità.
Volò come la luce su in cima al grattacielo, e scorse i babbani affacciati dalle vetrate urlare e indicarlo con aria incredula. L'aria gli sferzò il viso così tanto che sentì del sangue colargli dallo zigomo e dal naso. L'ultima frenata con la Nimbus gli risultò da Olimpiadi, e ora ebbe tutta Londra sotto i suoi occhi: la città sembrava una donna con un vestito di smeraldi luminosi.
Vide verso la zona dell'ormai caduto Westminster Bridge: la battaglia non cessava, e uno strano fuoco stava inghiottendo le case lì attorno. Sperava tanto che la sua famiglia se la stesse cavando...
"Sempre più in alto, eh, Potter?"
Albus si voltò di scatto e vide il solito fumo nerastro ricompattarsi. Il ladro ora sembrava essere cresciuto di qualche centimetro e dal punto in cui avrebbe dovuto esserci la bocca fuoriuscivano delle scintille rosse...
"Ma cos..."
Le scintille divennero fuoco, un fuoco rosso vivo...
Le fiamme mutarono forma: volarono sopra la testa del ladro per alcuni istanti, poi presero a trasformarsi in delle figure. Le sagome rossastre emettevano calore e i vetri del grattacielo sottostante esplosero di colpo. Il fuoco ci mise un po' di secondi a chiarire le idee di Albus. Le sagome divennero più nitide e compatte, e ora Albus, inutilmente, allungò il collo verso di loro. Si coprì con la mano destra gli occhi e attraverso le dita scorse dei corpi di fuoco avanzare verso di lui...
"Dagli la bacchetta, Albus"
Non volle crederci. Non volle.
"Dagliela e finirà tutto, Albus"
Pensò che la voce potesse sentirla solo lui, ma mise a fuoco ancora una delle figure che avanzavano verso di lui fluttuando nell'aria: era una persona.
"Consegnagliela" Ripeté fredda la voce di sua sorella. La figura di fuoco era sua sorella... un corpo di fuoco...
"Falla finita, fratello. Fallo..."
"Dalle retta" Ora era la bocca di un'altra figura di fuoco a muoversi. Albus scosse la testa e la fissò.
"Ormai è finita, Albus" Neville Longbottom avanzò verso di lui con la mano tesa, e il freddo di dicembre parve sparire del tutto: goccie di sudore gli solcarono il viso.
"Non esitare, cuginetto" La voce di sua cugina Roxanne gli echeggiò nelle orecchie come una tortura. Le tre sagome di fuoco si avvicinarono ancora di più a lui, mentre il ladro galleggiava a mezz'aria dietro di loro.
Erano fantasmi? Esistevano fantasmi di fuoco? Che razza di stregoneria era mai quella?
"Ora o mai più, amico" Ora era Godys McDonald a parlare: la sua sagoma di fuoco apparve dal nulla e si avvicinò alle altre tre, che avevano il braccio destro alzato.
Il cuore di Albus raggiunse il cervello, e questo parve bloccarsi, come se fosse alla presa con concetti troppo complicati.
Rimase lì, sulla scopa, fissando con occhi vuoti le figure delle persone che aveva ucciso il ladro.
"Cosa aspetti? Raggiungici, dai, fratello. Potremmo stare insieme per l'eternità..."
"Vieni con noi e lascia tutto, Albus, fidati di noi" Convenne Neville.
"Io..." Balbettò lui facendo una smorfia di dolore: la testa aveva ricominciato a dolergli.
"La battaglia non avrà fine finché non avrai consegnato la bacchetta, Albus"
Intervenne sputando fuoco dalla bocca Roxanne. Le figure rossastre galleggiavano in aria come le candele della Sala Grande...
"Albus" Quella voce gli perforò completamente il cuore: alla sinistra di Godys era apparso Elliot Flynn, le labbra ancora curvate in un sorriso.
"Vieni con noi, vieni..."
Le lacrime si unirono alle goccie di sudore e per un momento credette di essere cascato dalla scopa, colpito da una spada impregnata di emozioni tristi.
Posò gli occhi su tutte le figure: luminose, rosse, calde. Sembravano così vive, così vere...
"Lascia il mondo... questo mondo pieno di menzogne e ipocrisia, lascialo... vieni da noi... è un posto molto migliore"
Cosa doveva fare? Le figure erano così vive... ragionavano... incitavano Albus ad andare con loro verso la morte...
Ma le figure indietreggiarono, ed Al ebbe un tuffo al cuore: alla sua destra avanzava lento un leone enorme d'argento. Rilasciava un'aura di pura felicità e le lacrime di Al si dissolsero nell'aria come fumo. Il ladro era rimasto ancora lì, immobile nell'aria, e ora fissava il Patronus con la testa piegata da un lato.
"Controlla la tasca posteriore" Furono le parole di Rose Weasley. Il leone esplose in un vortice argenteo ed Albus, curioso e indeciso, rimase a fissare il punto in cui era apppena sparito il leone. Poi, chiedendosi se ne valesse la pena, mosse la mano senza indice: la fece scivolare dentro la tasca posteriore del jeans e sentì qualcosa... qualcosa di piccolo... qualcosa di vetro...
Afferrò l'oggetto e lo portò davanti agli occhi: una fialetta molto piccola di vetro contenente un liquido dorato scintillava riflettendo il bagliore del fuoco delle sagome, che erano immobili come il loro evocatore.
E ora Albus capì...
Stappò la fiala e, davanti due occhi umani e dieci di fuoco, fece scorrere la Felix Felicis in gola: questa bruciò per un momento, e poi...
Lentamente ma in maniera sempre più decisa, un formidabile senso di sicurezza s'impadronì di lui come se d'improvviso gli si spalancassero davanti infinite possibilità; in quel momento era sicuro di poter fare qualsiasi cosa... sapere cosa fare non solo ora sembrava possibile, ma addirittura un gioco da ragazzi.
Levò la bacchetta e, immergendosi in una vasca di coraggio, la puntò contro le figure di fuoco.
"Aguantom!"
L'acqua pastosa fuoriuscì dalla bacchetta d'ebano e colpì le figure in un onda gigantesca. Queste presero a eruttare ancora di più fuoco e poi sparirono, come uno sbuffo di vapore.
"Il bello di tutto questo è che tu sei facile da gestire, Potter" Urlò il ladro mentre avanzava verso di lui volando.
Albus indietreggiò con la scopa, allontanandosi da lui e dalla cima del grattacielo.
"Non sono facile da gestire, è solo che tu sei fedele un po' troppo alle tue convinzioni" Replicò mirando con la bacchetta al petto dell'uomo.
"Pensi davvero di potermi fermare? Dopo aver bevuto una pozioncina della fortuna credi di essere diventato invincibile? No, non lo sei! Bombarda Apocalypsum!" Urlò puntando la bacchetta contro il grattacielo sotto di lui.
Un'esplosione. L'aria si fermò. Le stelle sparirono. I rumori della battaglia di Westminster e lo strepito delle macchine cessarono. Albus era certo che quella era una scena al rallentatore e che il tempo si stava prendendo gioco di lui.
Lo Shard of London parve un'eternità a cascare. Le finestre si oscurarono del tutto e un boato pazzesco si levò dalle strade giù in fondo. La struttura piramidale si piegò di lato, e gli occhi di Al si dilatarono così tanto che parvero del tutto neri. Il grattacielo grigiastro piombò sulle altre case come un piccolo giocattolo e quella che avrebbe potuto essere una gigantesca nuvola di polvere si levò da terra e raggiunse il cielo ormai senza una stella. Il boato echeggiò per tutta la città, e i pezzi di vetro dell'ormai distrutto Shard raggiunsero il centinaio di metri.
Solamente dopo aver visto cosa il grattacielo aveva colpito il cuore di Albus batté ancor di più: il Tower Bridge era ridotto a decine di migliaia di macerie mescolate a quelle degli argini del fiume e delle altre bellissime costruzioni.
I babbani stavano urlando così forte che le orecchie di Albus diventarono rosse.
Ma gli urli non erano niente in confronto a quello che avrebbe potuto celarsi sotto le macerie: migliaia di corpi privi di vita.
"Cosa hai fatto..."
"Vedi, sei facile da gestire. Stai provando centinaia di emozioni mescolate in un'unica forte emozione. E sono io quello che te la sta facendo provare, Potter, io"
E sopra quella che avrebbe potuta essere una zona colpita da un terremoto, Albus pronunciò la formula.
"Feremort!"
La maledizione colpì in pieno petto il ladro, che precipitò giù lasciandosi dietro un alone nerastro.
Albus sentì le sue urla echeggiare per tutta la città e il solito tremito invaderlo. Provò un senso di vendetta e di sfogo, ma allo stesso tempo anche di paura e vicinanza alla morte. Forse era così vicino alla morte che lei avrebbe potuto essere dietro di lui, la mano tesa e le lunga dita pronte a prenderlo per il colletto del giacchetto e trascinarlo giù, sempre piu giù...
Mentre gli ultimi echi del tonfo del grattacielo spezzavano l'aria che sembrava fatta di ghiaccio, Albus girò con la scopa e corse verso la battaglia, seguendo di nuovo il tratto del fiume. Decine di ponti gli scivolarono sotto gli occhi. Alcuni tratti erano bruciati e le strade sembravano aver subito un impatto con delle comete. Non solo si lasciò alle spalle tutte quelle macerie, ma forse anche il ladro...
Corse il più veloce possibile... forse aveva rallentato il ladro... voleva sapere come stavano gli altri... Ginny se l'era cavata di sicuro...
La sua Londra era distrutta, colpita dalla Magia Oscura. E proprio quando il termine 'Magia Oscura' gli offuscò il cervello pensò ai fantasmi di fuoco che il ladro aveva evocato dalla bocca. Esisteva davvero quel tipo di magia? Quei corpi di fuoco avevano ragionato e parlato, come se fossero stati vivi. Avevano provato a convincere Albus a consegnare la bacchetta e a morire. Erano i corpi delle persone che il ladro aveva ucciso e che Al conosceva di più. Vedere il volto di sua sorella, seppur infuocato, gli aveva raggelato il cuore. Ma la Felix Felicis gli aveva suggerito di usare dell'acqua, e le figure erano sparite del tutto... Come aveva fatto Rose a mettergli in tasca la fialetta? E quando lo aveva fatto? Era così intelligente quella ragazza, proprio come la madre. Rose... Albus sperava che se la fosse cavata insieme a Connor nei migliori dei modi.
Quella sera era passata così in fretta, e il gelo aumentava col passare dei secondi...
L'Hungerford Bridge totalmente distrutto dai Giganti gli passò sotto gli occhi e ora poté osservare il luogo della battaglia: il fuoco era diminuito e l'acqua nel fiume quasi del tutto scomparsa. Una barca di venti metri era incastrata nelle mura dell'House of Parliament e una cinquantina di Fedeli giacevano sul letto del fiume come addormentati.
Sulla Westminster Bridge Road la battaglia sembrava avere pochi combattenti: i morti erano aumentati notevolmente, ed Al sperò con tutta l'anima che non ci fosse nessuno della sua famiglia.
Avanzò lento con la scopa verso i lampi di luce: scorse Luna e Harry abbattere tre Fedeli e i signori Weasley evocare dei Patronus per allontanare dei Possicriti. Bill, Fleur, Ted, Dominique e Victorie stavano combattendo contro una decina di incappucciati e George stava in sella ad una scopa mentre lanciava delle Maledizioni Senza Perdono con sua moglie Angelina. E dire che lui, Al, aveva visto la figura di fuoco di loro figlia pochi minuti prima...
Ron e Hermione si tenevano per mano mentre facevano fuoriuscire dalle bacchette delle corde nere per imprigionare degli Inferi, e Ambrius McKinnon ed Elly stavano cercando di evocare luce solare dalle bacchette contro un paio di Vampiri insieme a Dean e Francisco.
"Prendete Potter! Eccolo lì!" La voce di un uomo lo fece sussultare e si bloccò con la scopa. Girò a sinistra la testa per vedere del fumo nero avanzare verso di lui a velocità incalcolabile... E poi...
L'effetto della Felix era ancora fresco. D'istinto cadde giù in picchiata, verso il letto senz'acqua del Tamigi pieno di corpi morti. Scorse per un attimo suo fratello James volare su una scopa insieme a Louis.
"Non puoi scappare per sempre, Potter!"
Col cuore in gola, corse verso i piedi del London Eye: una scarica d'adrenalina lo sommerse del tutto e gli occhi di sua nonna parvero luccicare. Ma forse l'effetto della pozione era svanito, perché Albus cadde dalla scopa: piombò sulla strada pedonale ai piedi della ruota. Davanti a lui il London Aquarium era ormai distrutto e un McDonald's era completamente sommerso dalle fiamme.
"Cru..." La voce del Fedele gli perforò le orecchie, ma qualcun altro parlò.
Il suono spaventò Albus al di sopra di tutto quello che aveva vissuto quella sera.
"No" Il ladro apparve dietro di lui atterrando elegantemente come un aquila a terra.
"Lascialo a me" Proseguì con voce fredda e decisa. Il Fedele davanti a lui chinò il capo, si voltò e poi corse via volando come fumo, verso i lampi di luce accanto il ponte caduto.
Il cuore di Albus raggiunse l'apice del dolore: sentiva fitte continue a tutti gli organi. I suoi occhi si dilatarono dal terrore e dallo spavento, ma era ancora sotto l'effetto della Felix, e in qualche modo se la sarebbe cavata, forse...
"Osi usare le mie Maledizione contro di me? Me? Il Signore?" Chiese avanzando verso di lui l'uomo. Albus si alzò di scatto e levò la bacchetta. Alla sua sinistra la battaglia continuava...
"Ti ho lasciato giocare per tutto questo tempo, Albus, ma ora è il momento di farla finita..."
"Perché stai facendo tutto questo?" La sua voce risultò un po' troppo calma. "Hai ucciso tantissima gente per tre maledetti oggetti..."
"Zitto! Hai fatto mosse troppo azzardate contro di me, e io non perdono quelli che si comportano così" Ringhiò avanzando ancora di più. La distanza tra lui ed Al avrebbe potuto essere di dieci metri. Entrambi tenevano la bacchetta levata...
"Dai troppo retta alla storia, tu. Un vero Padrone della Morte è colui che accetta la morte, come mio padre!" Le parole gli uscirono di bocca prima che potesse rendersene conto.
"Tuo padre..."
"Non dire niente nei confronti di mio padre! Mio padre è un grand'uomo, a differenza tua!" Abbaiò mentre sentiva un liquido bollente salirgli dalle gambe. Stava tremando..
"Tuo padre è un maiale!"
Tutt'e due fecero lo stesso movimento. Levarono ancora di più le bacchette e le loro labbra tremarono.
"Mio padre per combattere non si nasconde dietro un velo nero! E non indossa cappucci..."
"Non ne avrebbe bisogno, lui. Io, invece, sì" Sibilò con voce improvvisamente più calma l'uomo.
Non poteva più trattenersi.
L'unica, l'essenziale, l'attesa, la misteriosa domanda uscì di colpo dalla bocca di Al.
"Chi sei?" Sussurrò così piano che dubitò che il ladro lo avesse sentito.
Ma il ladro allargò il petto e avanzò ancora verso di lui, abbassando la bacchetta. Albus, invece, la tenne ancora levata. Tutto il suo corpo tremava, e, seppur il freddo glaciale, il sudore gli stava bagnando la fronte e il collo. Poteva lanciargli una maledizione, una fattura, un incantesimo, ma non lo fece.
"Devo ucciderti, Albus, ma hai fatto una cosa giusta a chiedermi chi sono..."
"Levati il cappuccio" Borbottò ancora Al, gli occhi imprigionati dal volto nero dell'uomo. Tremava così tanto che la bachetta minacciò di cascargli dalla mano.
"... devo spiegarti tutto..." Sussurrò il ladro con voce di colpo più profonda.
"Di che cosa stai parlando?" Chiese addirittura sorridendo Albus. L'ultima sorsata d'aria fresca gli invase i polmoni come un getto d'acqua gelata.
L'uomo fece ancora un passo verso di lui, e le stelle parvero di nuovo sparire. I rumori della battaglia ad un centinaio di metri da loro diminuirono ed Albus cercò di tenere la bacchetta ancora alzata. Doveva resistere...
E come era accaduto già un paio di volte quella sera, tutto svanì, come se inghiottito dal nulla più immenso, rapito dalle mani del ladro che ora si alzavano verso il cappuccio.
Le dita giallastre dell'uomo toccarono finalmente la seta nera.
Albus non respirava più... sarebbe morto d'infarto, e tutto sarebbe maledettamente finito.
Le luci rossastre del London Eye parvero illuminarsi di colpo, e pure le fiamme alle spalle del ragazzo.
Ma qualcun'altro era apparso davanti ai due. Albus mosse di scatto la testa a sinistra. Ebbe un tuffo al cuore alla vista di Scorpius, la bacchetta levata e un angolo della bocca alzato in un sorriso. Era vivo, sanguinante, ma vivo. Non avrebbe dovuto preoccuparsi di nulla con lui, perché l'unione fa la forza, e loro erano in due, mentre il ladro era solo, e l'amicizia tra loro due avrebbe vinto su tutto...
Ma mise a fuoco attentamente la bacchetta di Malfoy: era puntata contro di lui, Albus, il cui cuore cominciò a produrre tre battiti al secondo.
"Scorpius... ma cosa...?"
Un movimento. Un bagliore. Un volto.
Albus spostò di nuovo lo sguardo sull'uomo davanti a lui e cadde in ginocchio. Lasciò la presa sulla bacchetta d'ebano e spalancò gli occhi così tanto che quando li richiuse lacrime calde gli scorsero sulle guance.
Credeva che stesse sognando, o perfino che fosse morto, che avesse raggiunto sua sorella, Neville, Elliot, Roxanne e Godys. Credeva che se non era ancora morto, lo sarebbe stato a momenti, perché non voleva credere che l'uomo sotto il cappuccio era il padre del suo migliore amico.
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