L'atto finale
Tutto l'odio che provava per il ragazzo che fino a pochi minuti prima considerava la bestia peggiore che potesse esistere sulla faccia della terra svanì. Un mantello di tristezza e dolore lo avvolse, e qualcosa di più spesso di un semplice mantello gli perforò il cuore: la storia di Connor Spartamus lo aveva letteralmente sconvolto. Non se lo sarebbe mai aspettato. Pensò per un attimo se tutto quel trambusto fosse accaduto a lui. Non poteva nemmeno minimamente immaginare di uccidere inconsapevolmente Ginny o un suo amico. Non riusciva a concretizzare l'idea. Scosse la testa e, molto lentamente, si alzò a sedere e si sentì più libero, libero da tutto il disgusto e l'odio che aveva provato nei confronti del lupo per tutti quegli anni. Ma qualcosa dentro di lui ardeva ancora forte, e ora avrebbe potuto essere una piuma bagnata: leggero, ma zuppo di qualcosa che lo faceva cadere giù in fretta...
"Dov'è? Dov'è andato?" Chiese meravigliandosi del suo tono calmo e freddo.
"Albus... è andato via... tornerà"
Un senso di colpa minaccioso gli premette contro il petto. Inspirò più aria possibile, come se servisse a farlo tranquillizzare. Ma nitide immagini di Connor che assaliva la madre gli offuscarono il cervello. Che cosa brutta che era l'incoscienza. Sembrava che sentisse ancora il calore delle lacrime di Connor scorrergli sul viso.
Provò a dire qualcosa, ma si afflosciò di nuovo a terra e puntò gli occhi su nel cielo, osservando l'immensità delle stelle che, seppur lontane, gli parvero mille volte più grandi di lui. Si muovevano lentamente... così piano che per un momento parvero cantare una ninna nanna. Al chiuse gli occhi, credendo che così potesse addormentarsi e dimenticare tutto per un po'. Ma qualche altro odio profondo lo sommerse di nuovo. Avrebbe voluto sputare in faccia a Mark, il padre di Eyolf. Davvero era esistita una persona del genere? Viziare la moglie e trascurare il figlio affetto dalla sindrome della licantropia... Ma Mark aveva commesso l'errore più grosso della sua vita: aveva cacciato suo figlio, che era un bambino dall'aria troppo trasandata, fuori di casa. E Eyolf si era trasformato e aveva ucciso entrambi i genitori, inconsapevolmente. Ma, pensò Al, anche se fosse stato cosciente, li avrebbe comunque fatti fuori. E Lucinda... povera Lucinda... farsi sentir dire che suo figlio era un mezzo lupo mannaro... che suo marito si ubriacava. Inspiegabilmente, Eyolf aveva cominciato a ubriacarsi e a spendere i soldi, che avrebbero dovuto essere spesi per la Pozione Antilupo, sia per lui sia per Connor, per comprare alcool. Come aveva potuto esistere un padre così? Era tutta colpa sua se Lucina era morta. Avrebbe dovuto prendere la Pozione Antilupo e darla al figlio. Ma lui era diventato un ubriacone, e la sua stupidità gli aveva fatto perdere una moglie, l'unica donna che gli era stata vicina per così tanto tempo e che lo aveva aiutato in questioni che forse lui non avrebbe mai risolto da solo.
Albus scacciò per un istante quei pensieri, e fissò le stelle più intensamente, catturandole con gli occhi verdi di sua nonna, di suo padre, e di sua sorella...
D'un tratto le stelle luminose si chiazzarono di blu, o almeno era quello che stava accadendo dentro la sua testa. Blu... il colore degli occhi di Filenide, di Eyolf, di Lucinda, di Connor. Di Connor... Il ragazzo solo ma forte, trasformato da persone che avrebbe creduto migliori.
"Ora capisci perché ci sto insieme? Ora capisci quanto lui possa sentirsi solo? Capisci quanto ha bisogno di amare e di avere una persona al suo fianco?" La voce di Rose lo cullò con grazia.
"Sembra che lo devi fare per forza, però" Osservò Albus fiutando l'odore di pioggia misto a terra. Udì il suono di una chitarra in lontananza.
"No, non lo sto facendo contro la mia volontà. La sua storia mi ha toccato moltissimo, ed è stato tipo come... se il mio corpo fosse stato attratto dal suo. Come una calamita che non si sarebbe mai più potuta staccare. Ho sentito il bisogno di stargli vicino..."
"Lo ami?" Non era più geloso. Pronunciò le parole con tale facilità che si meravigliò di non essere diventato rosso dalla rabbia. La gelosia era totalmente scomparsa...
"Sì" Sussurrò. "Sì, lo amo"
"Perché non me lo hai detto pri..." Tentò di chiedere riferendosi alla storia del lupo.
"Mi ha fatto giurare di non dirtelo finché non lo avesse voluto lui" Lo interruppe lei sulla difensiva. Le lacrime erano sparite, ma i suoi occhi erano ancora rossi e gonfi. Poi Albus si ricordò che c'era anche un altro essere vivente con loro.
"E tu? Lo sapevi?" Chiese a Scorpius.
"Il giorno che sei svenuto dopo la morte di... dopo la battaglia al Ministero Rose mi ha fatto vedere tutto"
"E... e... perché a lui..."
"Connor mi aveva detto già da tempo che a lui avrei potuto farglielo vedere. Ma... a te... mi aveva detto di aspettare"
Annuì debolmente e, cercando di non replicare, chiuse gli occhi. Non c'era bisogno di fare altre domande o di pensare a tutto quella che aveva visto. Era tutto chiaro. Tutto assurdamente chiaro.
'No che non è tutto chiaro' Pensò accigliato.
"Rose. Dove hai preso e come hai messo nella borsetta il Pensatoio? Insomma... Durante la battaglia non ti ho vista Appellarlo..."
"Questo non è il Pensatoio dell'ufficio della McGonagall, Al. Questo è un Pensatoio che teniamo a casa. Papà lo ha preso in Egitto qualche annetto fa"
"Ma come lo hai messo...?"
"Oh! Non chiedermi altro! Sono ancora traumatizzata per il fatto che tu e Connor..."
"E il ricordo, almeno? Chi te l'ha dato?" La interruppe alzando gli occhi al cielo.
"La fialetta col ricordo la porto sempre con me, ovunque io vada. La tengo dentro una tasca, qualunque sia" Spiegò voltandosi dietro per assicurarsi che non ci fosse nessuno.
Ancora un po' titubante, annuì. Si passò una mano fra i capelli e sospirò profondamente. Il dolore di aver appena visto una tragedia sintetizzata in un ricordo parve stringergli il cuore. Giurò di impegnarsi nei giorni a venire di non provare gelosia nei confronti di sua cugina: Connor se la meritava tutta...
Rose fece fluttuare verso di lei il Pensatoio con un pigro movimento della bacchetta, poi lo ripose dentro la borsetta di perline e la chiuse. Ma nel momento esatto in cui si mise la borsetta in spalla, un rumoroso crac echeggiò per la viottola. Qualcuno si era di nuovo Materializzato a pochi metri da loro.
Albus sussultò e si alzò in piedi di scatto, sfilando la bacchetta di ebano e puntandola verso una figura nerastra che stava avanzando verso di loro, lentamente.
Era un uomo. Il suo volto era coperto da cicatrici e, notò subito Albus, da un segno sulla guancia e forma di spirale. Dalla spalla pendolava un grande tronco di legno, che finiva dividendosi in tanti piccoli rametti.
"Quercia!" Urlò sorridendo incredulo Albus e correndogli contro. Ma Oak levò la bacchetta e la puntò con fare minaccioso contro il petto del ragazzo, assumendo d'un tratto un'aria alquanto inquietante.
"Come si fa ad entrare al numero sette di Pytchley Road?" Chiese Quercia riducendo gli occhi a due fessure. Ma prima che Albus potesse rispondergli, Rose avanzò verso l'uomo, levando la bacchetta.
"Non siamo nessun Fedele che ha preso le sembianze di ognuno di noi, Quercia. E tu? Come possiamo essere sicuri che sei quello vero?" Chiese con un tono di voce scontroso e duro.
Oak arricciò le labbra in un sorriso e guardò Albus.
"Se fossi un Fedele non direi che la notte dell'attacco a Casa Potter ho parlato con Albus a Pytchley Road in privato" Sussurrò.
"È lui" Disse deciso Al a Rose stringendo la mano all'uomo e chiedendosi come mai non fosse venuto Harry o qualcun altro della famiglia.
"È un piacere rivederti, Al" Sorrise " 'Sera Scorpius" Lo salutò chinando leggermente la testa. Poi si voltò verso Rose, che ora era accanto a lui. La luce fioca di un lampione infondo alla stradina gli illuminò un po' il corpo: era vestito di un lungo mantello nero, e i suoi capelli color paglia bruciata erano impastati e unticci.
"Mi sei piaciuta, Rose. La sicurezza prima di tutto"
Rose arrossì per un istante e poi prese a chiedere. "Avete ricevuto il Patronus? Perché sei venuto solamente tu? Stanno bene gli altri?"
"Stanno benissimo. Abbiamo ricevuto il Patronus. Ma ora quello che conta è... avete veramente ucciso l'altro lui?" Chiese con vivo interesse.
"Sì" Rispose sibilando Rose. "È stato un po' complicato ma... ce l'abbiamo fatta"
Albus la guardò: stava arrossendo. Non aveva detto della spada...
"Benissimo, siete stati grandiosi, ragazzi. Dovrete spiegarci tutto"
"Perché 'dovrete'?" Domandò curioso Scorpius alzandosi da terra. Si scrollò la polvere dal giaccone e si avvicinò ai tre, con un'espressione mista tra l'incredulità e la confusione.
"Perché ora non c'è tempo. Dobbiamo fare in fretta. Abbiamo un compito da svolgere" Disse Oak guardandosi intorno. "Ah, giusto, voi non sapete nulla..." Proseguì. "Dobbiamo andare ad Azkaban, ci aspetta una Passaporta. I Fedeli ora arrestano e uccidono gli innocenti, a volte anche le famiglie babbane! Famiglie babbane ad Azkaban... il mondo magico sta proprio morendo. Be', allora... dicevo? Ah, quelli dell'Ordine stanno aspettando il mio segnale, ed io mi sono preso la briga di scortarvi alla prigione"
Rose, Al e Scorpius lo guardarono a bocca aperta, come se facessero fatica ad elaborare le frasi che aveva appena detto. 'Azkaban', 'Ordine', 'Babbani'...
"C-cosa... cosa dobbiamo andare a fare ad Azkaban?" Chiese scuotendo la testa Albus.
Oak si voltò di nuovo e aguzzò gli occhi neri nell'oscurità infondo alla viottola.
"Dobbiamo liberare Kingsley, poi per gli altri ci sarà tempo. È successo il finimondo, ragazzi. Kingsley ha rubato la bacchetta ad un Fedele ed ha spedito un Patronus a Pytchley Road, dicendo che doveva riferirci qual'era l'atto finale del ladro. Non sappiamo cosa gli sia successo dopo... non abbiamo spie ad Azkaban, e anche se ci fossero non potrebbero usare la bacchetta per spedire Patroni. Ora, il fatto è che Kingsley potrebbe essere morto. Ma meglio non pensarci, siamo ottimisti. Bene. Ora andiamo ad Azkaban per questo: liberiamo Kingsley, sempre se è vivo, e ci facciamo dire qual'è l'atto finale" Disse così velocemente che Scorpius parve colpito da un Bolide.
"Quindi tutto l'Ordine si sposterà ad Azkaban? Ma... Quercia... è pieno di Fedeli e di Dissennatori! Non possiamo..."
"Ah, giusto, il piano..." Esclamò impaziente Oak. "Non possiamo andare lì e liberare Kingsley senza che nessuno se ne accorga. I visi di Harry, James ed Ambrius sono ben conosciuti dall'altra parte, quindi..."
"Pozione Polisucco?" Grugnì Rose.
"Esatto. Ognuno di noi si trasformerà in un membro del Ministero. I Fedeli credono che gli ultimi rimasti siano dalla sua parte, e quindi nemmeno li comandano con la Maledizione Imperius. Mundungus ha preso i capelli a loro Schiantandoli e li ha portati a Pytchely Road. Ora sono tutti trasformati, mancate solo voi tre"
"Dobbiamo prendere la Pozione Polisucco e trasformarci in membri del Ministero per entrare ad Azkaban?" Chiese incredulo Malfoy passandosi una mano fra i capelli.
"Esatto, questo è il piano per liberare Kingsley" Disse asciutto. "Se i Fedeli vedessero Albus con la bacchetta in mano ad Azkaban non ci sarebbe momento migliore per farlo fuori" Ringhiò in un sussurro. "Quindi la Pozione Polisucco è il metodo migliore per entrare là dentro. Saremo io, voi tre, Harry, James, Ambrius, Dean ed Arthur"
"Va bene" Albus annuì e fece un giro su se stesso, mentre immagini nitide di Lucinda Karen gli offuscavano il cervello. Poi pensò che avrebbe preso per la prima volta in vita sua la Pozione Polisucco, e inspirò più aria possibile, come se servisse ad alleviare la tensione.
"Quindi tutto l'Ordine ci sta aspettando?"
"Sì. Prenderanno la Passaporta da Pytchely Road, ed ovviamente si sono assicurati che i Fedeli al Ministero non li rintracceranno. Noi, invece, prenderemo un'altra Passaporta" Ringhiò.
"Ma i Fedeli non avevano reso punibile con la carcerazione i viaggi con le Passaporte..."
"Rose, ormai i Fedeli arrestano maghi e streghe solamente perché si toccano i capelli" Mormorò. "Primo punto a favore: il ladro non sa che sei qui a Londra, Albus. Secondo punto: possiamo viaggiare ad Azkaban senza che lui se ne accorga. Terzo punto: il ladro non è ad Azkaban. Quarto punto, stavolta a sfavore: hanno rintrodotto i Dissennatori come guardie"
Albus annuì meccanicamente.
"E c'è un problema" Proseguì mentre il suono di un clacson di un'automobile echeggiò per la viottola. "Non sappiamo dove si trova la cella di Kingsley, e la Pozione ha durata di solo un'ora. Quindi prima facciamo meglio è. Se ritorniamo in noi mentre girovaghiamo per Azkaban credo che... moriremo. Avremo alle calcagna più di mille Dissennatori e cinquecento Fedeli" Disse spostando gli occhi da Rose ad Albus.
"Ma... perché dobbiamo venire anche noi? Insomma... cosa c'entriamo?" Chiese accigliato Albus.
"I tuoi non vogliono lasciarti solo. Già sei rimasto mesi lontano da loro"
"Oh, quindi è meglio andare ad Azkaban dove ci sono mille Dissennatori che rimanere a girovagare per Londra?" Intervenne Malfoy.
"Ah... non sapete nemmeno di... giusto. Allora, i Fedeli girano per tutte le strade di Londra, da Wimbledon a Canary Wharf. Il ladro ha praticamente riempito la città con Fedeli e Dissennatori. Giù alle metropolitane ha piazzato anche qualche basilisco" Spiegò come se stesse dicendo gli ingredienti di una pozione.
"B-Basilischi nelle metropolitane? Ma che..."
"Inoltre..." Lo interruppe "... ci sono state varie stragi. Ad Elephant and Castle sono morti improvvisamente venti tassisti, mentre giù a Mitcham sono esplose una trentina di case in solo un'ora. Sono chiari segnali del ladro: vuole che noi dell'Ordine reagiamo"
"E perché non reagite? Cosa state aspettando?"
"Potremo fare qualcosa solamente dopo aver liberato Kingsley. Ha detto che l'informazione è vitale. Quindi non ci tocca che partire. Tenete" Disse Oak. Malfoy non sembrava convinto di tutto ciò, ma Quercia stava già sfilando dal mantello tre bicchierini grandi come portauova, che distribuì ai tre prima di versare in ciascuno una piccola dose di Pozione Polisucco. Poi prese un piccolo sacchettino trasparente dallo stesso punto del mantello da cui aveva tirato fuori i bicchierini e ne estrasse una ciocca di capelli neri. La fece cadere dentro il liquido melmoso del bicchierino di Rose e la Pozione prese subito a schiumare e fumare, poi di colpo diventò limpida e d'oro come l'oro.
Ripeté lo stesso procedimento con Al e Scorpius, prima di prendere un altro bicchierino e di versarci dentro la Pozione per se stesso. Fece scivolare dei capelli biondi nel suo e poi levò il bicchiere in alto, mentre Albus guardava disgustato la pozione fumante sotto il suo naso.
"Tutti insieme allora" Ruggì guardandosi per un'ultima volta intorno. "Alla salute!"
Quercia, Albus, Rose e Scorpius bevvero. Tutti boccheggiarono e fecero smorfie quando la Pozione arrivò loro in gola: subito i loro tratti cominciarono a ribollire e deformarsi come cera calda. Rose ed Albus crebbero ; Oak e Scorpius rimpicciolirono; i loro capelli sparirono, quelli di Rose si ritrassero dentro il cranio. Albus sentì torcersi le budella come se avesse inghiottito dei serpenti vivi: piegato in due, si chiedeva quando avrebbe vomitato; poi si sentì bruciare tutto, dallo stomaco fino alla punta delle dita delle mani e dei piedi, e davanti agli occhi le mani crebbero, le dita si allungarono, le unghie si allargarono e le nocche si gonfiarono come bulloni. Le spalle gli si stirarono dolorosamente e dal prurito sulla fronte capì che i capelli gli stavano crescendo quasi attaccati alle sopracciglia; il torace gli si allargò come un barile a cui saltassero i cerchioni, gli abiti si strapparono. Così com'era iniziato, tutto cessò di colpo. Albus si stese faccia a terra sul freddo asfalto bagnato.
"Benissimo, ragazzi. Tenete i vestiti" La voce di Oak echeggiò nelle orecchie di Albus, che ora erano grosse e bollenti.
Si alzò e, con un misto di preoccupazione, dolore, confusione ed incredulità, mise a fuoco le figure davanti a lui. Un uomo con i vestiti di Rose giaceva a terra. Aveva dei corti capelli neri, gli occhi marroni e delle guance così scolpite che sembravano fatte di pietra. Il suo corpo era massiccio e muscoloso.
"Tieni, Rose" Oak diede un gran mantello nero all'uomo e un paio di grossi, sporchi pantaloni verdi. Ora Quercia era un ometto basso e dall'aria assente. Era magrolino e il braccio di legno era del tutto scomparso.
"Caspita, Quercia, ma chi sono? Un Troll misto a Viktor Krum..."
"Vestiti, di fretta" Disse asciutto alla Weasley. Poi puntò i suoi nuovi occhi grigi su quello che avrebbe potuto essere Scorpius. Era un po' più alto di Oak, e aveva uno sguardo minaccioso e sinistro. I suoi occhi erano iniettati di sangue, e il suo naso era così lungo che avrebbe potuto essere quello di Snape.
Poi Albus distolse lo sguardo dai suoi amici e lo abbassò, fissando il suo nuovo corpo. Il petto era circa tre volte più grande di quello suo, e le mani potevano essere grandi quanto piatti di coccio.
"Ecco i vostri vestiti, invece" Oak lanciò un paio di mantelli elaborati a Malfoy e ad Al.
Una volta assicurato che fossero tutti vestiti, si vestì anche lui. Poi prese a parlare.
"Bene. Tu, Rose, sei Amos Quirrel, capo dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Mi raccomando, Amos non parla quasi mai e preferisce le mani alla bacchetta. Tu, Scorpius, sei Est Ameccius, un Obliviatore. Fa a tutti un po' di paura, ma è un tutto cervello e niente muscoli, quindi dovrai sempre tenere la bacchetta pronta" Spiegò. "Ora, Albus, tu sei John Wellfak, un Auror. È stato l'unico che si è ribellato a tuo padre quando era ancora Capo dell'Ufficio Auror, e i Fedeli diciamo che... lo apprezzano per questo. Sei un duro, un combattente, ami la Maledizione Cruciatus" Spiegò. "Riguardo la mia identità, mi chiamo Alex Injur, e tu, Albus, ce l'hai con me. Da sempre. Al Ministero litighiamo spesso. Quindi, se avete memorizzato tutto, possiamo andare..."
"No, aspetta" Convenne Malfoy pallido. "Io chi sono? Mi sono scordato il nome..."
"Est Ameccius, Obliviatore" Aggiunse frettolosamente Oak. "Albus, Rose, domande?"
Albus, che sentiva ancora quel nodo in petto che ormai lo torturava da vari minuti, disse di no, e pure Rose.
Dovevano liberare Kingsley per sapere qual'era l'atto finale...
L'atto finale era vitale...
Quercia prese dal mantello che indossava prima, e che ora si trovava a terra, un piccolo libro rilegato in pelle di serpente. Lo tese davanti a sé con la mano rigida e immobile. Poi avvicinò l'altra braccio agli occhi. Albus riconobbe l'orologio che aveva lui: d'oro, e con stelle al posto delle lancette.
"Undici meno un minuto" Esclamò. "Fra sessanta secondi il libro si accenderà. Quelli dell'Ordine appariranno nello stesso istante in cui appariremo noi. Ricordate il piano: cercare Kingsley. Cercate di parlare il meno possibile e di non insospettire i Fedeli. Siate scontrosi, è così che funziona con loro. Niente 'buonasera' o 'dove si trova Shaklebolt?'. Gli altri hanno preso le sembianze di altri del Ministero, li riconoscerete dalla voce, non vi preoccupate. Se i Fedeli vi chiedono qualcosa, rispondete che ci ha mandato Socratis dal Ministero per assicurarci che la gente si muoia di fame. Ah, un'ultima cosa: la Materializzazione è consentita a quelli come noi, del Ministero, insomma. Quindi qualsiasi cosa accada siate pronti per Smaterializzarvi "
I tre davanti a lui annuirono, poi tutto diventò luminoso: il libro nelle mani di Quercia si aprì all'istante, e la viottola si illuminò di bianco. Albus, Rose e Scorpius fecero lo stesso movimento: posarono le dita sopra il libro che ormai sputava luce, e tutto svanì. Per Albus fu come se una forza irresistibile lo avesse arpionato all'ombelico, strattonandolo in avanti. I suoi piedi si staccarono da terra, avvertì Scorpius e Oak ai suoi fianchi, spalla contro spalla, e tutti sfrecciarono in un ululato di vento e di colore vorticante; il suo indice era incollato al libro come trascinato da una calamita, e poi...
I suoi piedi toccarono bruscamente il suolo: Scorpius gli barcollò addosso e lui cadde; la Passaporta piombò a terra con un tonfo morbido vicino alla sua testa. Ma prima che potesse riaprire gli occhi o parlare, un pop tuonò dentro le sue orecchie.
"Eccoci arrivati. Ambrius, James, alzatevi" La voce di Harry echeggiò per il posto in cui si trovavano. Non c'era nessun altro rumore, e non tirava un filo di vento, quindi avrebbero potuto trovarsi dentro una stanza.
"Papà! Sono io, Alb..." Tentò di dire alzandosi da terra ed aprendo di colpo gli occhi.
"Shh! Non parlate, ci sono i Fedeli dietro la porta" Esclamò Oak. Albus ricordò che lui poteva vedere attraverso il legno.
Harry, che aveva impersonato un uomo che somigliava tanto al signor Weasley, corse ad abbracciarlo. Gli occhi gli divennero lucidi, e la ragione non poteva che essere lei, la piccola Lily. James, che era un mago calvo con tutte bruciature sulle guance, fece lo stesso, mentre Ambrius McKinnon e Dean Philips gli strinsero la mano calorosamente. Quest'ultimi due si erano trasformati nei gemelli Acros, due Auror: pallidi, fronte ampia e alti circa due metri. Il signor Weasley, invece, che era un mago di colore, si lasciò sfuggire un gemito, ma poi sussurrò "È un piacere rivederti, Albus. Ma ora è meglio che stiamo zitti. Dopo parleremo".
Albus annuì e, dopo aver realmente realizzato di trovarsi in compagnia di suo padre e di suo fratello, sentì la voce di Quercia rimbombare per la stanza.
"Ehi, voi. Apriteci. Siamo del Ministero"
La porta della piccola stanza di pietra si spalancò, mostrando un enorme, muscoloso Fedele avvolto da un gran mantello nero.
"Oh, Alex! Sei tu. Cosa ci fai qui?" Chiese con voce cavernosa ma rassicurante fissando Oak. Accanto a lui c'era un altro Fedele basso e tozzo. Dietro di loro Albus poté vedere un lungo, roccioso corridoio.
"Ci ha mandato Socratis. Dobbiamo perlustrare le celle"
"Dobbiamo?" Chiese il Fedele. "Hai portato qualcun altro con te?"
"Lumos" Borbottò Oak. Il Fedele allungò il collo oltre la soglia della porta.
"Oh, bene. Ciao Est, John" Il Fedele chinò pigramente la testa.
Scorpius non rispose, ma assunse uno sguardo assassino. Albus chinò a sua volta la testa, mentre sentiva il cuore salirgli in gola. Non potevano sbagliare... Erano arrivati ad Azkaban senza problemi... Il suo cervello era ormai sovraccarico per il tentativo di dare conto dell'assoluta assurdità di quella situazione.
"Ciao, Pokert" Salutò ancora il Fedele rivolgendosi ad Harry, che si limitò a sussurrare pigramente un 'ciao'.
"Avete un mandato?" Chiese il Fedele basso alla destra di quello alto.
Oak frugò dentro la tasca del pantalone e ne estrasse una piccola pergamena giallastra, che srotolò sotto il naso del Fedele basso e tozzo.
"Va bene" Disse asciutto. "Andate"
Oak, Rose, Scorpius, Albus, Harry, James, Ambrius, Dean e il signor Weasley uscirono di fretta dalla porticina di legno, e si avviarono lungo il corridoio di pietra.
"Amos" Ringhiò il fedele mentre Rose lo superava. "Cos'è quella? Una borsa da donna?"
Rose si chiazzò di un rosso sgradevole fermandosi, ed Albus poté udire il battito del suo cuore aumentare notevolmente. Non rispose. Si era dimenticata di nascondere la borsetta di perline...
"No, è da maschio. La modernità, caro, la conosci?" Chiese allungando un angolo della bocca Oak, voltandosi e continuando a camminare. Rose rimase un attimo lì accanto al Fedele confuso ed incredulo, poi corse frettolosamente verso il gruppo. Albus scorse un piccolo cartello biancastro appiccicato alla porticina di legno da cui erano appena usciti: Arrivi Passaporte.
Avanzarono lungo il tetro corridoio, poi svoltarono a destra, seguendo i movimenti di Quercia.
"Questo posto è immenso. Io sono stato rinchiuso qui dentro per un mese. Fate attenzione a dove mettete i piedi" Sussurrò mentre giravano a destra, verso una scalinata.
"Harry, tu vai con Al e James. Io andrò con Scorpius e Ambrius. Dean, vai con Arthur e Rose" Ordinò guardandosi intorno.
Albus si avvicinò ad Harry, che era James Porkes, un duro del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici Auror. Albus, invece, non riconobbe l'uomo che aveva impersonato suo fratello. Mostrava una calvizie coperta da alcune bruciature e cicatrici e le sue mani erano così abbronzate che sembravano fatte di cioccolata.
"Andiamo, Al, non vedo l'ora di sapere com'è andata" Borbottò Harry con un tono freddo ritornando indietro e salendo una rampa di scale seguito dai figli. Albus, che ancora aveva impresse nella mente le immagini di Connor che piangeva, si meravigliò di come quella serata fosse passata come un bus a due piani su un ponte. Avevano ucciso la Copia Omogenea. Albus aveva scoperto chi era in realtà Connor e ora si trovava ad Azkaban per liberare l'ex Ministro della Magia con quelli dell'Ordine della Fenice sotto l'effetto della Pozione Polisucco.
"Come va, fratello?" James parve volesse fargli quella domanda da quando lo aveva appena visto. L'argomento 'Lily' sembrava non volere uscire dalle bocche dei due...
"Bene, insomma... sì, tutto bene, e tu?"
"Niente di che! Il resto dell'Ordine è ancora a Pytchley Road. Siamo usciti veramente poco, col Mantello dell'Invisibilità che ci ha dato Mundungus"
Albus non ce la fece più a trattenersi. Voleva chiedere come stava...
"Elly?"
James allungò un angolo della bocca in un sorriso, poi si passò una mano sulla barba tagliata di fresco e prese a parlare, mentre avanzavano dietro il padre.
"Gli manchi. Non parla da giorni, ormai"
Albus sentì il cuore raggelare. Non rispose e proseguì diritto verso un corridoio che sembrava non finire mai, poi Harry si bloccò di scatto, levando la bacchetta: qualcuno era appena spuntato da dietro una porta.
"Pokert! Cosa ci fai qui? Ti credevo al Ministero! Il nostro Signore non ti aveva detto di controllare..."
"Levati di mezzo, mi ha mandato Socratis" Ringhiò Harry con una voce non sua.
Il Fedele chinò leggermente il capo.
"E cosa dovete fare?" Chiese ancora.
"Perlustrare le celle. Siamo tre gruppi"
"Oh, bene" Disse con una voce pastosa che fece trasalire Albus. "E chi credete di trovare? Albus Potter?" Il Fedele scoppiò in una fragorosa risata alla propria battuta. Albus rispose con una risatina forzata.
"No, ah ah ah, ma dobbiamo assicurarci che nessuno si muoia di fame, no?" E strizzò l'occhio all'incappucciato, mentre Harry, a pochi metri da lui, stiracchiava le labbra rossastre.
"Ben detto, John! Intere famiglie a soffrire lì dentro, che genialità! E ci sono anche i Babbani! Favoloso, no?"
Albus si sforzò nel cercare di mostrare un'espressione malvagia.
"Be', meglio che andiamo" Disse Harry facendo un passo avanti, ma il Fedele lo bloccò per un braccio.
"Non eri andato in vacanza, Pokert?" Chiese il Fedele con un tono di colpo più sinistro. Harry guardò il volto coperto dalle bende nere e poi prese a parlare.
"Ehm, sono ritornato. Ieri" La butto lì.
"Oh" Il Fedele lasciò la presa sul braccio di Harry. "Va bene, andate" Disse. Albus seguì il padre e il fratello oltre un porta, e quando fece per chiuderla, scorse in lontananza il Fedele che lo stava guardando con la testa piegata da un lato. Terrorizzato, chiuse forte la porta e proseguì per quelli che avrebbero potuto essere duecento metri. Smarrito nei suoi pensieri, non si accorse subito del gelo innaturale che si insinuava nelle sue membra, come se si stesse immergendo nella nebbia. A ogni passo il freddo aumentava: un freddo che penetrava nella gola e lacerava i polmoni. E poi quello strisciante senso di disperazione che lo riempiva, si dilatava dentro di lui.
'Dissennatori' Pensò prima di oltrepassare un'altra porticina di legno. Entrarono in quella che avrebbe potuto essere una sala alta trecento metri. Era più alta che larga, e aveva una forma spaventosamente triangolare. La porta da cui erano appena entrati si trovava esattamente su una delle tre punte del triangolo. Sopra di loro le mura sembravano avere migliaia buchi coperti da sbarre di ferro. Sembrava un grosso barattolo triangolare di pietra alto circa trecento metri. Ma poi Albus capì...
"Albus, questa è la seconda Sala delle Celle. Ce ne sono novecentoquarantadue. Oak è andato nella prima, mentre Ambrius nella terza" Gli sussurrò all'orecchio. Albus spostò lo sguardo ancora più in su, e sentì la pelle ghiacciare. Centinaia di Dissennatori erano posti sul soffitto, i lunghi mantelli nerastri bucati e unticci e le mani viscide e morte. Diffondevano la loro aura gelida e triste come acqua.
"Identificazione?" Una voce femminile echeggiò dentro le orecchie di Albus, che si voltò di scatto. Ad una ventina di metri dalla porta da cui erano entrati pochi secondi prima giaceva quello che avrebbe potuto essere un ufficio senza mura: una grande, squallida scrivania di pietra era circondata da mobiletti rocciosi e coperti di muschio nerastro.
Mise a fuoco la donna che avanzava verso di loro. Per un attimo credé di avere un'allucinazione o qualcosa del genere, perché proprio non ci volle credere.
"Oh, Dolores" Esclamò Harry con voce eccitata, ma quasi non diventò rosso per lo sforzo. Ai piedi della donna bassa e tozza, camminava un gatto a pelo lungo di un luminoso color argento avanti e indietro, avanti e indietro; Albus comprese che era lì per proteggere la Umbridge dalla disperazione emanata dai Dissennatori in cima al soffitto scuro di pietra.
"Wellfak, cosa ti porta qui?" Chiese con voce mielosa riferendosi ad Al. Preso da una rabbia incontrollabile, Albus fece scivolare la mano dentro la tasca del pantalone, ma Harry si avvicinò a lui facendo un passo grande quanto quello di un Troll.
"È sotto la Maledizione Imperius, mantieni la calma" Gli sussurrò all'orecchio frettolosamente.
Albus non riuscì a liberarsi da quella rabbia opprimente e minacciosa che lo stava divorando, ma non prese la bacchetta. Fece lo sforzo più grande della sua vita: arricciò le labbra in un sorriso, la vena sul collo viola e pulsante. Poi si ricordò che infondo non era stata lei ad uccidere Neville: anche in quell'occasione era sotto la Maledizione Imperius del ladro.
"Perquisizione delle celle. Ci ha mandato Socratis" Fiatò Al cercando di non assalirla.
"Avete un mandato?" Chiese con la sua voce stridula da bambina.
Harry sembrò un'armatura vivente: avanzò verso la donna vestita di un maglioncino rosa con dei passi rigidi e a scatti, come se non riuscisse a camminare. Le mostrò la pergamena giallastra e si voltò, cercando di far vedere il più possibile che le stava dando le spalle.
"Bene" flautò la Umbridge con la sua morbida voce setosa. "Potete cominciare dalla cella numero trecentonovantatré, è la prima di questa sala. Prego" Proseguì abbozzando un sorriso alquanto inquietante. "Le scope sono accanto alla Pietra Visiva" Continuò.
Chiedendosi cosa fosse la Pietra Visiva, Al allungò il collo verso James.
"Le scope?"
"Sì, come credi di arrivare alle celle?" Gli mormorò sorridendo.
"Ah, giusto"
Harry avanzò verso lo squallido ufficio di pietra e proseguì dietro la scrivania: c'erano quelle che avrebbero potuto essere venti scope, tutte poste una accanto all'altra sul pavimento di pietra.
Ora Albus capì che la Pietra Visiva era quella mezza specie di ufficio roccioso. Si avvicinò al padre e prese una Nimbus Golden Hewp, elaborata e costruita nel 2021. Ma prima che potesse salirci sopra, la risatina della donna che aveva odiato di più nella vita gli echeggiò nelle orecchie. Si voltò insieme al padre, chiedendosi perché la Umbridge ridesse. La fissarono per un istante, poi salirono in sella alle scope e si levarono da terra spingendo con i piedi.
Stava andando tutto bene...
Ad ogni lato della sala triangolare Albus vide una ventina di Fedeli, rigidi e le bacchette strette in pugno, come se fossero pronti ad attaccare qualche intruso.
"Non mi piace per niente questo posto" Sussurrò il più piano possibile al padre mentre qualcosa dentro il suo petto cominciò a gelargli il cuore. La tristezza lo invase e non riuscì nemmeno a pensare a qualcosa di bello - non che non ce ne fosse bisogno -.
Ma prima che potessero cominciare la loro triste, lunga ricerca, la Umbridge tossicchiò rumorosamente, nascondendo l'ombra di un sorriso sulle sue labbra fine e rugose.
"Ehm ehm"
Spazientito, Albus abbassò lo sguardo sulla donna che assomigliava tanto ad un rospo. Harry lo imitò, ma stavolta assumendo un'aria seria e sospettosa.
"E quindi sei venuto qui con i tuoi figli per liberare Kingsley Shacklebolt, Potter?" Se Albus non avesse visto le sue labbra muoversi, non ci avrebbe mai creduto. Il cuore parve salirgli fino alla punta della lingua e venne scosso da un tremito incontrollabile. La disperazione venne alimentata dalla paura, e ora i Dissennatori avanzavano verso di lui, come se fossero stati attratti da quel bel miscuglio appetitoso.
"ALBUS, SPOSTATI!" Gridò Harry sfoderando velocissimo la bacchetta e puntandola contro i Dissennatori. Ma il bastoncino di legno venne colpito di colpo da una Fattura: cadde giù, a terra, a pochi metri dalla Pietra Visiva. La Umbridge aveva la bacchetta puntata contro di lui.
Al sfoderò la bacchetta e per un attimo la puntò contro i Fedeli che stavano correndo nella sua direzione, ma notò che erano troppo distanti per colpirli...
"Stupeficium!" Urlò puntando la bacchetta contro la Umbridge mentre le grida degli innocenti prigionieri tuonarono per la sala come centinaia di zanzare tigre.
Un lampo di luce rossa; la Umbridge si afflosciò picchiando la fronte su un mobiletto di pietra alle sue spalle: i documenti posti sopra il mobiletto volarono via e schizzarono in aria per vari metri e il gatto argenteo che stava proteggendo la donna svanì. Un'aria ghiacciata investì i Potter come un'improvvisa raffica di vento; i Fedeli correvano verso di loro, e i Dissennatori pure. Un Fedele aveva corso così tanto che ora si trovava accanto alla Pietra Visiva. Alzò lo sguardo verso Albus e verso la bacchetta puntata contro di lui. Cercò di estrarre a sua volta la bacchetta, ma troppo tardi.
"Stupeficium!"
Il Fedele cadde a terra, accartocciato sul pavimento, colpito dallo Schiantesimo di Al. Harry corse giù in picchiata per recuperare la bacchetta, mentre James cercava di evocare un Patronus, ma invano.
Albus lanciò una Maledizione Feremort nella macchia nera in movimento di Fedeli che correvano verso la Pietra Visiva: alcuni Fedeli presero a sanguinare e a contorcersi dal dolore. Ma qualcosa dentro di lui gli disse che doveva arrendersi... che non aveva scampo... loro erano solamente in tre... sarebbero arrivati altri Fedeli...
Scosse la testa. Cercò di allontanare la disperazione che lo stava facendo arrendere e, prima che gli uomini incappucciati potessero essere abbastanza vicini da lanciare qualche maledizione, Albus levò la bacchetta in aria, e, sforzandosi centomila volte di più rispetto a quando aveva sorriso alla Umbridge, urlò "Expecto Patronum!"
La cerva d'argento sbucò dalla punta della bacchetta di Albus e balzò verso il centinaio di Dissennatori, che indietreggiò e tornò a confondersi con le ombre del soffitto altissimo della sala. La luce del cervo, più potente e calda della protezione del gatto che pochi minuti prima camminava accanto alla Umbridge, illuminava tutte le mura mentre l'animale trottava per l'enorme sala, respingendo qualsiasi Dissennatore in circolazione.
Ora Albus riacquistò coraggio e determinazione. Le urla dei prigionieri gli tuonarono come delle mosche dentro le orecchie, e per un momento pensò di azzittirli tutti con un Incantesimo Silenziatore, ma poi lasciò stare: cominciò a far sputare la bacchetta scie blu e rosse, che si andarono a infrangere contro i Fedeli. Scorse per un attimo il padre, che aveva preso la bacchetta, e poi urlò "Expelliarmus!" puntando la sua contro gli incappucciati.
Varie bacchette schizzarono in aria come fuochi d'artificio, poi caddero a terra rumorosamente, sparando scintille di fuoco.
"ALBUS! JAMES! HARRY! VENITE QUI!"
Assicurandosi che una decina di Fedeli fossero ben Schiantati, si voltò: a circa centro metri da lui, in alto, Kingsley Shacklebolt muoveva goffamente la mano attraverso le sbarre. Era vivo. Non lo avevano ucciso.
"Andate, ragazzi! Penso io a loro!" Trillò Harry muovendosi col braccio agilmente. Respinse varie Maledizioni Oscure e poi sparò Incantesimi di Disarmo a non finire.
"Expecto Patronum!" Urlò James. Un enorme cane d'argento scuro sbucò dalla punta della sua bacchetta e raggiunse la cerva con grazia nell'aria.
"James, andiamo!" Albus chiamò il fratello e sfrecciò verso la cella di Kingsley. Ora i Dissennatori erano tenuti a bada dai due Patroni e la disperazione sembrava essere volata via. James lo seguì, aiutando per un momento il padre che stava cercando di fermare la ventina di Fedeli. I prigionieri nelle varie celle imprecavano aiuto, alcuni urlavano e altri ancora piangevano dalla disperazione. Ma non c'era tempo per loro... dovevano liberare Kingsley...
"ALBUS! O MERLINO... CE L'AVETE FATTA. AVANTI! SPACCATE TUTTO!"
Preso dal solito tremito incontrollabile, puntò la bacchetta contro le sbarre incastonate nella solida roccia grigiastra.
"Fatti indietro! Bombarda Maxima!" La pietra si spaccò e cadde giù per centro metri, mentre le sbarre schizzarono in aria e colpirono James, che cadde dalla scopa: precipitò giù, più veloce della luce, la bacchetta che volava accanto a lui.
"No!" E con l'abilità di un Cercatore, Albus sfrecciò verso il fratello prima che questi morisse infranto sul pavimento di pietra. Lo afferrò per il lungo mantello nero e lo posizionò dietro di lui in sella alla Nimbus Golden Hewp.
"Scusa, James, non volevo..."
"Non fa niente, pensa a prendere Kingsley ora!" Ringhiò buttando un'occhiata al padre: aveva fatto fuori metà dei Fedeli.
Salì di nuovo verso la cella ormai aperta dell'ex Ministro e lo afferrò per un braccio.
Accaddero molte cose contemporaneamente.
James li stava facendo Smaterializzare. La scopa cadde a terra e per un momento parvero sospesi in aria, ma poi cominciarono a roteare. Conati di vomito soffocarono Albus, i cui occhi, improvvisamente, si illuminarono di un verde che non apparteneva alla sua sfumatura chiara. Aguzzò gli occhi nel vortice in cui stava roteando insieme a suo fratello e a Kingsley: vide l'uomo che aveva impersonato suo padre cadere dalla scopa, le braccia spalancate, colpito dalla Maledizione Mortale di un Fedele.
Non riuscì a urlare. Non riuscì a dimenarsi. Non riuscì a liberarsi dalla Smaterializzazione che ormai lo stava trascinando nell'oscurità. Non poteva fare niente. Era tutto finito.
"NO!"
Voleva uscire dal quel vortice... non voleva andarsene... non voleva Smaterializzarsi...
Accadde qualcosa di straordinario: sentì il corpo sciogliersi, come se fosse cera calda, poi, evaporando, si liberò dal piccolo vortice e il grigio della seconda Sala delle Celle sostituì il nero della Smaterializzazione. Volò verso il padre, che era a terra, circondato dai Fedeli.
E come fecero nella battaglia al Ministero, grosse, luminose sfere azzurrine uscirono di colpo dalle mani di Al: schizzarono verso la decina di Fedeli, che volò all'indietro priva di sensi.
Riacquistò il corpo e, senza preoccuparsi se la cerva e il cane fossero ancora attivi, si chinò accanto al padre, un senso di terrore peggio di quello che aveva provato alla morte di sua sorella.
Era morto, era tutto finito. Non esisteva più la vita. Non esisteva più niente. Non lo avrebbe mai accettato. Non poteva morire. Come era accaduto? Harry Potter, il Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto, il Prescelto, colui che aveva sconfitto il Mago Oscuro più forte di tutti i tempi, un padre...
"Papà... no... ti prego" Le lacrime scivolarono dai suoi occhi e caddero sul corpo del padre. Non voleva affatto che morisse con le sembianze di uno sconosciuto, anzi: non voleva affatto che morisse.
"Papà, ti prego... ti scongiuro... non andare via, no... sei il padre che tutti vorrebbero avere... papà... no... NOOOO!" L'ultimo urlo uscì dalla sua bocca come una tortura. Voleva suicidarsi... non poteva sopportare tutto quel dolore... voleva morire... non poteva vivere... Avvicinò la bacchetta alla tempia tremando. Seanche Harry era morto non poteva che morire, lasciare tutto, abbandonare quelmondo che lo aveva solamente deluso. Era la cosa giusta da fare...
"Avada Keda..." Si bloccò. La bacchetta d'ebano gli scivolò dalle mani e cadde a terra con un tonfo sordo.
Harry stava respirando.
Il suo petto si allargava e si rimpiccioliva.
Le sue palpebre stavano vibrando.
"Cos... papà... PAPÀ! SEI VIVO!" L'urlo di gioia echeggiò per tutta la sala. Il suo cuore prese a battere più forte che mai, e le lacrime cessarono improvvisamente di sgorgare dai suoi occhi.
"Non sono mai morto" Le labbra di Harry si mossero appena.
"Papà! Porca..."
"S-sono stato colpito da uno Schiantesimo" Spiegò debolmente. Poi prese a inghiottire aria.
"C-cosa? I-io avevo v-visto una Maledizione M..."
"Come potevi esserne certo? Eri nel bel mezzo di una Smaterializzazione. Il lampo mi ha sfiorato appena, poi sono stato Schiantato"
La pura, limpida gioia gli si diffuse dentro il cuore. Pensò per un attimo che per tutti i Patronus che avrebbe evocato nei giorni a venire avrebbe pensato a questo momento. Harry non era morto. Era stato colpito solamente da uno Schiantesimo. Era vivo...
"Afferra la mia mano" Sospirò Harry.
Albus, ancora incredulo di tutto ciò, prese la bacchetta accanto alla sua coscia e con la mano senza indice agguantò quella del padre. Dopo alcuni secondi, si ritrovò circondato da persone.
"ECCOLI! Ce ne avete messo di tempo, eh!?" Albus scosse la testa, confuso e un po' stordito: aveva provato tantissime emozioni quella sera, e forse gli sarebbero bastate per un'eternità.
Si accorse che era sdraiato in faccia in giù. Si alzò e mise a fuoco le persone sedute a terra che aveva davanti: riconobbe all'istante il fratello e Kingsley, anche loro illesi. Alla loro destra c'era Quercia insieme a Scorpius e Rose, solamente coperti di polvere. Dietro di lui, invece, c'era Ambrius, il volto deformato coperto da qualche graffietto.
"Meglio tardi che mai, no?" Rise Harry alzandosi da terra e infilando la bacchetta di agrifoglio in tasca. Albus lo imitò: solamente ora si accorse che si trovavano in cima ad un grande grattacielo di Londra. Il tetto dell'edificio aveva la forma di una grossa piramide e una vista spettacolare gli si mostrò davanti gli occhi. Ai lati dell'edificio c'erano altri grattacieli, le finestre illuminate.
"R-ragazzi, sbaglio o... siamo sopra l'One Canada Square?" Chiese incredulo Al.
"Sì, esatto, ma non c'è tempo per meravigliarsi. Abbiamo compiuto la missione" Disse asciutto Ambrius asciugandosi con la mano il sudore sulla fronte. Lì sopra tirava un vento da far volare via anche una Pluffa. "Ma ci hanno scoperto..."
"Come cavolo...?"
"Non ne ho la più pallida idea. Forse Mundungus non ha nascosto bene i corpi dei veri membri..."
"Penseremo più tardi a Fletcher" Intervenne Harry. "Andiamo subito al sodo ora"
"Sì..." Sospirò Kingsley. Era vestito di una grossa camicia grigiastra che avrebbe dovuto essere bianca, tanto era tutta sporca. "Hai ragione. Andiamo subito al sodo..."
Albus lo fissò, e il cuore gli risalì in gola, mentre riassumeva il proprio corpo. Sentì lo stomaco piegarsi in due e bollire come cera calda. Poi si rimpicciolì di qualche centimetro e i suoi muscoli si sgonfiarono come dei palloncini. Anche Rose, Scorpius e Quercia ritornarono normali. Harry era tornato in se stesso durante la Smaterializzazione, mentre gli altri, suppose Al, avrebbero dovuto farlo prima che arrivasse col padre.
"Qual è l'atto finale, Kingsley?" Chiese ansante il signor Weasley spuntando da dietro un muretto di metallo.
"Ho sentito tutto quello che il ladro ha detto ai Fedeli nella seconda Sala delle Celle prima che vi spedissi il Patronus. Ha parlato della Copia Omogenea e non gliene è fregato nulla di essere sentito da centinaia di prigionieri. Ha urlato l'atto finale..."
"E...?" Chiese un po' spazientito Oak.
L'ex Ministro trasse un profondo sospiro.
"Ha in mente di far saltare in aria Londra. Un attacco senza precedenti. Ucciderà tutti i Babbani. Partirà da li giù" E indicò col dito un grosso cerchio di metallo rossastro nel cuore della città.
Albus parve aver capito male. Rose gemette e Scorpius si portò le mani sulla testa, mentre Harry sfilava la bacchetta con fare minaccioso.
"Quando ha intenzione di farlo?" Chiese poi.
"La notte del 13 di dicembre" Rispose facendo una smorfia di dolore. "Ovvero fra sei minuti" Proseguì dando un'occhiata all'orologio d'oro di Oak. "Doveva compiere l'atto fra qualche settimana, ma viste le circostanze ha deciso di anticipare"
Cercando di non buttarsi dall'edificio o di non urlare dalla disperazione, Albus prese a fissare le migliaia di luci sotto di lui, quando all'improvviso una voce fredda e acuta parlò così vicino da farlo balzare in piedi, convinto che il ladro si fosse Smaterializzato lì vicino al gruppo.
La sua voce riverberava dal cielo e dal tetto. Al sentì chiaramente le frasi del ladro come se lui fosse stato accanto a loro, il suo respiro sul collo, mortalmente vicino, sovrastando i potenti soffi di vento.
"Avete ucciso la Copia Omogenea. Siete entrati ad Azkaban. Avete liberato Shacklebolt" La voce acuta e fredda dell'uomo parve rompere i timpani ad Albus.
"Avete combattuto contro i miei uomini, avete liberato un prigioniero. Avete respinto i Dissennatori. Avete scatenato la mia ira, e ora ne subirete le conseguenze"
Scorpius si tappò le orecchie.
"Mi rivolgo a voi maghi, a voi che siete nascosti per le città, a voi che avete cercato di sconfiggermi: l'atto finale verrà compiuto fra pochi minuti. Ogni Babbano, ogni mago, ogni strega ed ogni bambino verrà ucciso. Ma, c'è una una persona che può fermare tutto questo. Ora mi rivolgo a te, Albus Potter: consegnami la tua bacchetta, e l'atto finale non verrà compiuto. Consegnami la tua bacchetta, e il mio esercito non ucciderà nessuno. Consegnami la tua bacchetta, e la città verrà lasciata intatta"
Albus si mise in ginocchio, le orecchie che gli dolevano come non lo avevano mai fatto.
"Consegnati, Albus Potter, se non vuoi vedere milioni di persone morire per colpa tua. Se non lo farai, ti verrò a cercare"
Harry e Oak scossero la testa, guardando Albus, le pupille dilatate dal terrore.
"Ecco, questa è l'informazione che vi dovevo dire spiegata nei migliori dei modi" Disse Kingsley alzandosi da terra.
"Vuole la Pietra della Resurrezione" Sibilò Albus con un fil di voce.
"Non gliela darai. Non consegnerai niente" Ringhiò il padre alzandosi in piedi. Misurò a grandi passi un quadrato che disegnò con i piedi, poi, fissando l'infinità di punti di luce della città, prese a parlare.
"Ambrius, avverti tutti quelli dell'Ordine e di' a loro che Dean è morto ad Azkaban. Albus, Rose, Scorpius, avvertite tutta Hogwarts. Appuntamento sul Westminster Bridge fra tre minuti" Ordinò con voce chiara e decisa "Si combatte".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top