L'assalto

//Ammettetelo: non ve lo sareste mai aspettato.//

//Parte iniziale, Snape to Malfoy Manor - Alexandre Desplat, Statues - Alexandre Desplat. Parte finale, Dumbledore's Farewell - Nicolas Hooper.//

I due notarono il viso triste di Yvan. Un alone grigiastro parve coccolargli gli occhi.

"Cos'hai?" Chiese Albus preoccupato del cambiamento d'espressione del suo amico.

"Quelle fiamme..."

"Cosa?" Anche Scorpius ora aggrottò la fronte, fissando il Calice di Fuoco.

"Mio nonno è stato ucciso da delle fiamme blu" Disse rapido abbassando lo sguardo, incapace di aggiungere alcunché.

"Oh... fiamme blu? Credo che non esista un incantesimo che produce fiamme blu!" Ragionò Malfoy.

"Sì... Magia Oscura... più Oscura di quanto tu possa immaginare. È una fiamma dalla quale non puoi scappare: se l'evocatore sceglie il nome della vittima, la fiamma la va a cercare, ovunque sia, e la uccide"

Scorpius sembrava che fosse alle prese con concetti troppo complicati. Una fiamma che ti viene a cercare?

"E... chi è stato ad uccidere... tuo nonno?" Chiese timidamente Albus guardando l'amico e cercando di non pensare alla fiamma blu.

"Fox Matthews, lo conoscete?"

"Come no, ha cercato di far saltare casa mia cinque anni fa, ma ora è morto, e anche da un bel pezzo" Esclamò piuttosto soddisfatto nel dire "è morto".

"Io ero davanti a lui... mio nonno cercava di scappare da quella fiamma, da quel giorno ho scoperto di essere un futuro mago. Degli Auror si sono precipitati a casa mia, spiegando ai miei tutto... Quando è uscito l'argomento 'Hogwarts' quelli del Ministero non hanno esitato a dire ai miei che potevo frequentarla"

Ricordi di un Yvan triste fecero comparsa nel suo cervello, minacciosi e pesanti, mentre scorgeva l'Hyde Park di Londra scivolargli sotto gli occhi come se la terra stesse girando velocissima.

La fiamma era dietro di lui, così calda che Albus ne percepì il calore anche a trenta metri di distanza. Ma quei trenta metri, da lì a qualche secondo, sarebbero diminuiti a venti, e poi a dieci, e poi si sarebbero trasfigurati nella morte.

La morte...

La figura incappucciata aveva già fatto visita ad Albus tante di quelle volte che il ragazzo ne era stufo. Non voleva più a che fare con la morte. Mai più.

E come se qualcuno avesse abbassato la temperatura di venti gradi, il fumo azzurrino di Albus divenne color plumbeo. Le particelle grigiastre si dispersero nell'aria, dissolvendosi dopo alcuni istanti sotto un cielo più brillante che mai. Il cielo dell'Inghilterra.

Schivò uno stormo di uccelli e proseguì, voltandosi terrorizzato: la fiamma blu mare ora si era allungata di una decina di metri e sembrava più vicina, così vicina che sembrava toccare le punte dei piedi di Albus. Ma per il momento, era ancora abbastanza lontana da poterlo lasciare ragionare. Ragionare. Aveva ragionato troppo. In tutta la sua vita. Così tanto che aveva sprecato del tempo, e quel tempo voleva dire solo una cosa: morte.

Cosa avrebbe potuto fare? Un paio di soluzioni rischiose si impadronirono della sua mente, come aveva fatto il suo migliore amico per sette anni. Poteva voltarsi ed andare in contro alla fiamma, come aveva fatto con la madrina di sua fratello poche ore prima sul Westminster Bridge ridotto a macerie. Ma era troppo rischioso. Troppo. L'altra ipotesi era di ritornare indietro e far colpire Draco dalla fiamma, passandogli vicino. Ma Draco lo avrebbe anticipato con una mossa astuta, e poi la fiamma lo avrebbe rincorso di nuovo, perché...

"Questa Maledizione non ha contro-incantesimi... e non ci si può sfuggire. Se l'evocatore la lancia, non c'è scampo per la vittima. I vostri sforzi per allontanarvi dalla fiamma saranno inutili, tanto vi prenderà e..."

"Ci ucciderà" Concluse Yvan interrompendo Ron.

"Esatto Radmore. Se adesso una persona lanciasse il Fuoco Inseguitore dall'One Canada Square, e pronunciasse il nome della persona che vuole che il fuoco raggiunga, per esempio qui ad Hogwarts, quella persona sarebbe spacciata. La fiamma è di un colore bluastro, un blu intenso, blu mare diciamo. Ha gli stessi effetti dell'Ardemonio, e può essere lanciata solo alle persone. Be', questa Maledizione credo che la aggiungeranno alla lista delle Maledizioni Senza Perdono, perché, secondo me, è la peggiore. Immaginatevi una persona con alle calcagna questa fiamma, che cerca di scappare, ma nel suo profondo sa che alla fine morirà. Si scappa inutilmente... rinvia solamente la morte di qualche secondo"

Ed ora Albus stava scappando, proprio come aveva detto suo zio a lezione di Difesa contro le Arti Oscure tre anni prima. Si scappa inutilmente... Era tutto inutile. Non c'era alcun contro-incantesimo, e la fiamma non si sarebbe mai dissolta.

Per un momento rivisse anche i momenti in sella alla Quickfire nuova di zecca nella Corsa dello Zoppo, quando l'aria congelata gli premeva forte sulla pelle come il Basilisco giù nella metro. Ricordò il Doxy, che gli aveva procurato la ferita più profonda che avesse mai avuto, e l'Ironbelly Ucraino, che gli aveva fatto perdere l'indice della mano sinistra carbonizzandolo del tutto. Pensò che forse avrebbe potuto essere meglio rivivere quegli attimi invece di scappare da una morte certa. Forse.

Aprì leggermente la bocca e lasciò che l'aria fredda mattutina gli invadesse i polmoni. Il fumo color plumbeo sembrava aver aumentato le sue dimensioni, perché ora avrebbe potuto essere una nuvola. Da quel momento, Albus non riuscì più a vedere il Fuoco Inseguitore.

Il panico gli scorticò gli organi interni.

Scorse un'infinità di case e palazzi scorrergli sotto gli occhi verdi, insieme a qualche parco e reticoli di strade che parevano ragnatele. Volò sopra la zona di Shepherd's Bush, e poi quella di Perivale. Anche da lì su, la città era immensa, proprio come l'aveva vista mentre stava gareggiando per arrivare alla Torre Eiffel.

Si voltò un'altra volta. Il fumo color plumbeo gli offuscava la vista, per questo cercò di salire di qualche metro, lasciando momentaneamente il vapore giù. Scorse la fiamma blu intenso, che ora era così vicina che la distanza fra lei ed Albus avrebbe potuto essere di dieci metri.

"Albus"

La voce lo spaventò più di qualunque altra cosa. Il respiro gli si mozzò nel petto, provocando un lungo sospiro. Spalancò gli occhi e scosse la testa, sicuro che fosse frutto della sua immaginazione.

"Albus, sono io"

Udì di nuovo la voce, dolce, calma, echeggiante. Le parole gli tuonarono in testa come piccole mosche assassine.

Corse più veloce, cercando di trovare una soluzione a quell'evento. Come poteva essere vero? Guardò a destra e a sinistra, ma non c'era nessuno, solo cielo e campagne.

"Ascoltami. Sono io, Rose"

I suoi occhi lacrimarono a causa del vento gelido e forte che gli premeva sul viso. Aggrottò per un istante la fronte nell'ascoltare la voce di sua cugina.

"Al, ascolta, non c'è tempo per le spiegazioni. Ho visto quello che ti ha fatto Draco" Flautò dolcemente.

Albus continuò a volare, mentre la città cominciava a sfumarsi col verde. Aveva raggiunto una velocità che mai si sarebbe potuto aspettare di raggiungere.

"Al, cuginetto, non farti domande. Hai un problema più grosso a cui pensare ora, non la mia voce nella tua testa"

Alquanto sorpreso, il ragazzo parlò. Lui udì giusto qualche sibilo, perché il vento era fortissimo.

"R-Rose? Ma che diavolo...?"

"Continua a volare, Al. Non ti fermare, ti prego. Non morire"

Realizzò che la testa gli stava dolendo proprio come faceva quando aveva delle visioni su Draco, prese inconsciamente dalla mente del traditore.

"No... Io non morirò..." Sussurrò.

"Esatto, non morirai. Ora stammi bene ad ascoltare, cuginetto. Stai zitto e non fiatare, agisci e basta"

"Va bene..." Rispose cercando di trovare un perché a quella cosa.

"Ho detto di non fiatare, cuginetto" Lo interruppe bruscamente Rose. Albus avvertì l'agitazione e uno strano senso di sicurezza nella sua voce. "Devi volare più veloce di quanto non lo abbia mai fatto. Albus, devi correre così tanto che credo che vomiterai o avrai gli spasmi. Ma non ti preoccupare, preferisci avere gli spasmi o morire?"

"Avere gli spasmi..."

"Ho detto di non fiatare. Quando raggiungerai una velocità massima, la fiamma dietro di te comincerà a disintegrasi, perché anche lei cercherà di stare al passo con te. Ma c'è un problema: se si disintegrerà lei, anche il tuo fumo lo farà. Perderai l'abilità del volo e piomberai giù. Ma non ti preoccupare, c'è una persona pronta a salvarti"

"Quindi io..." Tentò di dire mentre il rumore del vento, della fiamma dietro di lui e la nuvola color plumbeo gli martellavano i timpani. Ma con tutto ciò, Al riusciva a sentire la cugina perfettamente.

"Zitto. Se parli tu io perdo il filo del discorso e mi viene da piangere e... non voglio piangere. Ho pianto abbastanza" Fece una piccola pausa. "Il Fuoco Inseguitore andrà così veloce che sparirà. Nessuno ci è mai riuscito, credo. Ora, Albus, dai il meglio di te e disintegra quella fiamma"

Deviò un altro stormo di uccelli e proseguì, acquistando velocità. Sentiva l'aria invadergli non i polmoni, ma persino tutto il corpo. La sentiva impadronirsi di lui...

"Rose, ma come fai..."

"Cuginetto, il legame mentale che avevi con Scorpius ora è dentro di me: io sono stata la prima a toccare Scorpius dopo la sua morte, e il contatto ha fatto sì che la Nota Selettiva si impadronisse della mia mente. Non chiedermi come sia successo, ma è successo. Albus, ora la tua mente è legata con la mia"

Il freddo si sciolse dentro di lui.

"Cosa diavolo... come fai a sapere della Nota Selettiva...?"

"Non meravigliarti, Albus, meravigliati più che altro del fuoco blu che hai dietro a quelle tue belle chiappe"

La confusione cominciò a farlo a pezzi. Sentiva la mente sgretolarsi come tanti pezzi di un puzzle, pronti ad essere riattaccati alla fine di tutto. Sempre se ci fosse stata una fine.

"Quindi... possiamo parlarci in questo modo?"

"Esatto, e lo poteva fare anche Scorpius, ma non l'ha mai fatto. Lui ha sempre preferito farti avere visioni. Ma cuginetto, per favore, ora pensa al Fuoco..."

Più i secondi passavano, più Albus acquistava velocità, come una meteora che entra nell'atmosfera. Correva così veloce che sentiva il fumo color plumbeo sparire dietro di lui.

"No, aspetta, Rose. Spiegami meglio questa cosa del legame" Parlò con la bocca asciutta. "Com'è possibile?"

"Non lo so nemmeno io. Quando ho toccato Scorpius ho sentito come se fossi cascata nel vuoto e sbattuto forte su qualcosa di morbido. La testa mi girava e... ho avuto delle visioni. Ho visto tutti i brutti momenti di Scorpius. Ho visto... ho visto la fase della Fortificazione. Non puoi immaginare quanto sia brutale. E con tutte le visioni, continuavo a combattere, prima di essere rapita da Draco. Quando mi ha toccata, sono svenuta. In quella fase ho rivissuto tutto quello che hai passato nella mente di Draco con Neville, e lui mi ha preso la, diciamo, tua ex bacchetta. Ho scoperto molte cose, anche se alcune già le sospettavo"

"Rose, ma la tua mente ora non è... non è... legata a quella di Draco?" Chiese mentre sentiva qualcosa di acido ribollirgli nello stomaco. Aveva una fame tremenda.

"No, la parte mentale di Scorpius legata a Draco, che non sarebbe proprio un legame, ma un contatto di Legilimanzia, è rimasta nel corpo morto di Scorpius. Solamente la parte mentale legata a te si è aggrappata a me"

"E non c'è modo di distruggere il legame? Insomma, non possiamo condividere le emozioni dell'uno e dell'altra per sempre"

Il suo corpo sembrava essere in uno stato di trance. Sarebbe potuto sembrare pancia all'ingiù, con le mani appiccicate ai fianchi e i capelli completamente spazzati all'indietro. I suoi occhi erano diventati di un rosso intenso.

"A quanto pare, solamente chi l'ha scagliato può distruggerlo" Sentì la voce di sua cugina echeggiargli in testa, rimbalzare da una parte all'altra del suo cervello.

"Draco" Sussurrò più a se stesso che a Rose. Aveva superato Londra da ormai un minuto e ora scorgeva piccole cittadine e campagne immense, accompagnate da qualche foresta ricoperta dalla neve.

"Esatto. Solo lui può spezzare il nostro legame, e non lo farà mai"

Albus chiuse per un attimo gli occhi e lasciò che i pensieri lo invadessero.

Il legame che aveva con Scorpius era andato a finire dentro la mente di Rose, come se fosse un pezzetto di anima di un Horcrux. Ron, Hermione ed Harry erano forse ancora intrappolati dentro la bolla. Draco gli aveva lanciato il Fuoco Inseguitore, che poteva disintegrare raggiungendo una velocità che gli avrebbe fatto perdere l'abilità del volo. C'era una persona che lo avrebbe salvato.
Piegò leggermente la testa a destra e scrutò il paesaggio sotto di lui. Poi guardò a sinistra. Non c'era nessuno. E poi, chi mai avrebbe potuto raggiungere lui e la fiamma in tempo?

Poi gli venne in mente Connor. Il suo volto. Il suo corpo. La sua audacia. La sua calma. Il suo braccio. E poi Margarit, e un senso di vuoto cominciò a mangiargli l'interno dello stomaco.

Ma sentiva come se quei pensieri non fossero suoi, ma di qualcun altro.

"Rose, smettila di pensare. Lo sai che i pensieri intensi interferiscono con la mia mente"

"Scusa, cuginetto, è che..."

"Dove sei?" La domanda gli uscì di bocca prima che potesse accorgersene.

"Questo non importa. Ora corri, Albus, per l'amor di Merlino, corri!"

L'ultima parola gli esplose in petto. Albus acquistò ancora velocità, mentre cominciava a perdere il senso dell'udito. Il vento e il rumore della fiamma dietro di lui lo stavano stordendo.

Realizzò con sua grande piacere che ora poteva vedere la fiamma blu dietro di lui: la nuvola grigiastra si stava rimpicciolendo. Il cuore gli salì in gola.
La fiamma lo avrebbe raggiunto, non c'era dubbio. Era così vicina che la distanza avrebbe potuto essere di cinque metri. Cinque metri dalla morte. E più Albus andava veloce, e più la fiamma lo imitava. E così doveva andare.

Con il terrore e l'adrenalina che gli invadevano il cuore, Albus ebbe un idea. Sentiva già il vomito uscire dallo stomaco e dirigersi in bocca.

"Bombarda Maxima!"

L'esplosione lo catapultò a più di un chilometro di distanza dalla fiamma, che però lo raggiunse in pochi attimi. L'incantesimo, invece, si andò a infrangere giù nella terra, esattamente come un fulmine. Aveva acquistato del tempo, ma non metri: la fiamma era sempre dietro di lui, imponente, minacciosa, assassina.

E proprio quando la sua mente cominciava a immergersi nei bei momenti passati con la sua famiglia, Albus esplose in tutta la sua forza. Irrigidì il corpo e si sforzò nel pensare di volare più veloce. Più veloce di qualunque altra cosa esistesse al mondo.

Il suo desiderio parve essere esaudito, perché lui sentì il fumo grigiastro sparire man mano. E anche la fiamma dietro di lui. Era sul punto di lasciare tutto e piombare giù, ma l'adrenalina stava scacciando questo brutto pensiero. Ora aveva i conati di vomito. Pensò che avrebbe dormito per settimane dopo quella corsa.

Si voltò ancora una volta: la fiamma non era più blu mare, ma bensì azzurrina, e si stava schiarendo sempre di più, dissolvendosi nel cielo, allontanando la morte dal ragazzo. E anche Albus sentì l'abilità del volo non appartenergli più, perché cominciò a perdere quota. Non sentì nemmeno il corpo. Durante la sua caduta, aveva sempre tenuto gli occhi su, diritti verso la fiamma blu, che ormai stava scomparendo del tutto. Ma ora lui cascava giù, come una meteora pronta a prender fuoco.

I piedi gli si riformarono e le braccia gli cominciarono a vibrare fortissimo, mentre qualcosa di più intenso del terrore gli suggeriva di chiudere gli occhi e di esser pronto alla morte. Allargò le braccia e si mise, con uno sforzo che gli costò una mezza specie di urlo disumano, in pancia in giù, come fanno i paracadutisti babbani: così avrebbe rallentato la caduta.

E poi vomitò, mentre veniva colpito bruscamente da qualcosa. O da qualcuno. Scosse la testa e mise a fuoco quello che aveva davanti. O la persona che aveva davanti. Ci mise ben venti secondi a capire che si trovava in sella ad una scopa. Un vortice di colori lo immerse da capo a piedi mentre vomitava ancora, e veniva risucchiato nel nulla.

E poi, i suoi piedi toccarono finalmente terra. Mise un attimo le mani sopra le ginocchia, giusto per riprendere fiato. Poi, capendo che doveva essersi appena Smaterializzato, alzò il busto e si guardò intorno.

Si ritrovò Teddy Lupin al suo fianco.

"Hai volato abbastanza, Al?" Rise lui, spostando una ciocca di capelli color verde smeraldo dietro un orecchio. I suoi occhi erano neri come l'oscurità che Albus conosceva bene, e sulla fronte aveva una grossa crosta color cioccolata.

Dopo aver respirato per almeno un minuto, Albus si asciugò la bocca, realizzando di aver sbavato.

Come aveva fatto Ted a raggiungerlo così in fretta? Si era Materializzato fuori Londra con una scopa e poi lo aveva aspettato? Ma questo era impossibile...

"Stai messo male, eh?"

"Ted, sono stato più veloce di mio zio Ron di fronte ad una coscia di pollo!"

Il paesaggio di fronte a lui gli risultò familiare. Era in un parco, abbastanza piccolo, con grandi palazzi intorno. Davanti a lui c'era l'House of Parliament, che sembrava un vecchio albero di legno andato a male.

"Siamo a Parliament Square, vero?" Chiese scrutando il cielo: non c'era nemmeno un Fedele, e nemmeno il gas che aveva generato il piccolo sole.

"Sì" Rispose il ventiseienne. Aveva una grande cicatrice sul collo.

"Ted, mio padre! Dov'è? Ron? Ed Hermione? Erano intrappolati..."

"Ci ha pensato Amarog. Li ha liberati, ma Draco lo ha... lo ha ucciso" Confessò mentre un velo di tristezza gli avvolgeva il viso.

Albus sentì qualcosa dentro di lui rompersi e ricomporsi in fretta.

"Amarog? È morto?"

Teddy annuì debolmente. Albus non aveva conosciuto bene Amarog, ma ricordava ancora la conversazione che aveva fatto con lui e James nella sua Stanza del Caramello, a Pytchley Road.

"Grand'uomo, quell'Amarog. Era nell'Ordine di Amboswell in Canada. Mi mancherà" Disse Teddy, incamminandosi verso il Westminster Bridge, che cominciava dopo aver percorso circa cinquecento metri dal parco-piazza in cui si trovavano.

Albus rimase in silenzio mentre lo seguiva. La sua testa cominciò ad elaborare una miriade di pensieri. Pensieri sul passato. Sul presente. E sul futuro.

Ci sarebbe stato un futuro?

Con l'aiuto di suo padre e di Rose sarebbe stato in grado di sconfiggere Draco?

Per un momento il folle pensiero di non dover uccidere Draco lo fece bloccare, ma poi riprese a passo svelto. Non aveva ancora concretizzato l'idea di uccidere Draco. Era ancora sotto shock dopo aver visto l'uomo togliersi il cappuccio. E dopo aver sentito il suo discorso riguardo il tradimento di Scorpius. Scorpius...

"Dove stiamo andando?" Chiese mentre un formicolio ad entrambe alle gambe lo faceva sussultare.

"Draco crede che tu sia morto. Ha accerchiato tutti quelli che stanno dalla nostra con i suoi Fedeli, e tra poco, almeno questo è quello che mi ha detto Rose, ucciderà tutti, farà esplodere Londra e si impadronirà di tutto, perfino della politica babbana. Schiavizzerà tutti, e chi non lo farà, be', farà una brutta fine" Concluse Teddy mentre osservava con attenzione un punto in lontananza: un'altra entrata per l'Underground.

Albus ebbe la sensazione di gelo al cuore. Gli vennero i brividi nel leggere le parole "Westminster Station".

"Connor mi ha parlato di un Basilisco. È vero? Ci hai combattuto?" Chiese ansioso Ted guardandolo divertito.

Albus lo guardò con un'espressione impacciata.

"Connor? Cosa? Dov'è ora?"

E prima che Ted potesse rispondergli, la voce di sua cugina gli riempì la mente.

"Albus, ce l'hai fatta! Per i sandali di Voldemort! Connor è qui con me e... fatti spiegare il piano da Ted. Lui saprà dirti tutto quanto. Dobbiamo agire in fretta"

Albus non rispose. Scosse la testa e fissò di nuovo Ted.

"Piano? Che piano devi spiegarmi?"

"Come fai a saperlo...?"

"Spiega e basta" Sibilò mentre salivano sul marciapiede e si lasciavano alle spalle il parco. Alla loro destra la strada era desolata, e alla loro sinistra c'erano alcuni negozi sbarrati. Poi aguzzò gli occhi oltre il ponte crollato: quelli che avrebbero potuto essere duecento puntolini neri stavano accerchiando qualcosa di colorato.

"Bene. Vedi i Fedeli là giù?" E indicò dove Al stava guardando. "Al centro ci sono tutti i combattenti, indifesi. Sono stati tutti Disarmati e stanno tutti aspettando Draco, che crede che tu sia morto. Credo debbano fare una strage..."

"Dobbiamo impedirlo. Non può accadere" Ribatté aspro Albus rallentando il passo.

"È quello che faremo. Albus, io e te siamo una coppia, e non solo. Rose e Connor sono dentro una capsula del London Eye. Harry, Ron ed Hermione sono dietro quella statua" E indicò una statua, la stessa che Al aveva visto dopo aver incontrato gli Inferi e Dissennatori nel fiume. Gli pareva un'eternità fa. Raffigurava delle divinità in un carro trainato da dei cavalli. Albus scorse un ciuffo infangato dei capelli di sua zia.
Un senso di felicità e sollievo lo tranquillizzò.

"Tuo fratello James, che voleva stare a tutti i costi con me, ora si trova sul tetto del County Hall con Elly" Indicò un palazzo mezzo intero e mezzo bruciato, lo stesso in cui si trovava il London Aquarium, alla destra del London Eye. Immagini della costruzione che assumeva forme di una frittata fatta male piombarono nella mente di Al.

"Luna, Hagrid e Quercia sono appostati in una barca desolata sul letto del fiume" Ora i due si ritrovarono all'angolo del palazzo, proprio di fronte al ponte. Davanti ad Al c'era la statua dove erano nascosti i suoi parenti, mentre alla sua sinistra si ergeva imponente l'Occhio di Londra. Alla sua destra, invece, ora poteva vedere il Big Ben in tutta la sua "bellezza": la punta era caduta e un fianco della torre era bruciata, come un pezzo di legno. Sembrava potesse sgretolarsi da un momento all'altro.

"Sono tutti ben nascosti, Albus. Ecco il piano: appena arriverà Draco, usciremo tutti allo scoperto e cominceremo ad attirare l'attenzione dei Fedeli, sparandogli addosso incantesimi e fatture. Li dobbiamo far allontanare dalla massa di persone intrappolate, cosicché quest'ultime possano scappare. Alcuni Fedeli hanno perso l'abilità del volo, grazie a te e ad Oak, ma ci sono più Fedeli di quanto potevamo aspettarci qualche ora fa. I mille in cielo di qualche minuto fa ne sono la dimostrazione"

Cercando di prendere in mano la situazione, cosa assai difficile, visto che Albus aveva ancora i brividi di paura e il corpo dolente, annuì.

"Quindi dobbiamo attaccare i Fedeli e combattere. Ma, Ted, noi siamo pochi, loro sono più di duecento!"

"Siamo pochi?"

Una voce alle sue spalle lo fece girare di scatto. Un po' spaventato, realizzò di avere davanti centinaia di persone, alcune ferite e altre messe a posto. Avevano tutti un'aria stanca. C'era il suo professore di Incantesimi Seamus Finnigan. Poi c'era suo zio George, insieme alla moglie Angelina. Dietro di loro c'erano Dean Thomas, che Albus conosceva ben poco, due gemelle di origine asiatiche che Al non riconobbe affatto, suo zio Percy e il padre di Lee Jordan Junior, con lunghi capelli rasta e una folta barba nera che sembrava fatta di plastica. Scorse anche una bella donna anche lei di origine asiatiche, come le due gemelle. Accanto alla ragazza, c'erano Bill e Fleur, tutt'e due sanguinanti.

"La vecchia famiglia al completo" Disse un uomo al centro della folla.

"Cho, meglio che ti sposti, dobbiamo far vedere al ragazzo chi abbiamo qui" Disse allegramente Seamus.

Albus vide delle persone spostarsi, e poi un uomo, un uomo che avrebbe potuto essere il doppio di lui. Aveva folte sopracciglia nerastre e un naso adunco, che lo facevano sembrare un avvoltoio. Albus lo riconobbe subito.

"Viktor Krum!" Disse un po' sorpreso da tutta quella gente davanti a lui. Erano tutte ammucchiate sul marciapiede.

"Allofa? Cando comincia battalia?" Grugnì lui guardandosi intorno, gli occhi neri socchiusi.

"Viktor, ce n'est ancora il momanto!" Lo rimproverò Fleur, che teneva la mano di suo marito Bill. Le cicatrici che gli aveva causato Fenrir Greyback erano stranamente chiazzate di rosso.

"Ha ragione, dobbiamo aspettare quel pazzo di Draco. E a pensare che io ero nel suo stesso anno e nella sua stessa casata" Sbuffò una donna con capelli cespugliosi e tinti di biondo platino. "Io sono Millicent Bulstrode, Albus. Fidati, io ci sto capendo quando ci stai capendo tu. È tutto un casino!"

"Ted! Sono arrivate anche Katie e Alicia!" Ruggì un uomo in fondo alla fila alzando la mano e saltellando.

Ted annuì e, dopo aver fatto un giro su se stesso, annunciò.

"Bene, Al" Ted posò una mano sulla spalla del ragazzo. "Questa gente che hai di fronte è la vecchia combriccola di Hogwarts. Io sono nato proprio quando loro erano all'ultimo anno"

"Per modo di dire! Quella feccia dei Carrow non facevano altro che torturarci!" Esclamò convinta una donna con la pelle color panna e i capelli neri ricci che avrebbero potuto essere quelli di Hermione.

Per un momento Albus pensò che tutto quello fosse frutto della sua immaginazione, che si trovasse ancora a scappare dal Fuoco Inseguitore, che fosse perfino morto. Ma invece ce l'aveva fatta. Grazie all'aiuto di Rose, che ora aveva un legame mentale con lui.

Un susseguirsi di voci lo fece tornare al presente. E che presente.

"Dov'è Draco?" Chiese di colpo.

Le voci cessarono all'istante. Fu Teddy a parlare.

"È sceso giù nelle Metropolitane, di preciso in quella di Piccadilly. I Fedeli lo hanno detto, urlando anche che sarebbe arrivato a momenti"

"Non voglio più sentire parlare di Metropolitane!" Brontolò Albus mentre, alla sua sinistra, le fiamme sugli alberi cominciavano a rimpicciolirsi.

"E io non voglio più sentire parlare di gente morta! I Fedeli laggiù stanno accerchiando i nostri figli!" Disse Seamus, stringendo la bacchetta in pugno.

"Patrick se la caverà, è un tipo in gamba" Intervenne Albus rassicurando il suo ex professore. "Tutti se la caveranno!"

"Ben detto" Varie approvazioni si levarono dal gruppo di uomini e donne che gli stava alle spalle.

Ma Albus venne distratto di nuovo dalla voce di Rose, ora più forte che mai.

"Albus, guarda dietro la ruota!"

Si girò appena in tempo per vedere una nuvola nerastra avanzare velocissima verso la fine del ponte, dove c'erano i Fedeli. Draco Malfoy oltrepassò la ruota panoramica e atterrò elegantemente accanto ai suoi servitori, mentre il vapore nero si dissolveva nell'aria.

Lui pensava che Albus fosse morto. Ma non era così.

E senza preavvisi, Albus corse, bagnandosi di coraggio. Corse accanto alla statua, che oltrepassò, e poi si fermò sul ciglio del ponte crollato. Sentì le urla di Ted e del vecchio gruppo di Hogwarts, tutti con le bacchette levate, pronti a Materializzarsi dall'altra parte del ponte. Scorse Rose e Connor decollare con una scopa dal London Eye e suo fratello James con Elly Materializzarsi accanto alla massa di Fedeli. Hagrid, invece, aveva cominciato a far divampare del fuoco da quello che sembrava un ombrello, insieme a Luna e a Quercia. Sentì vari suoni di Smaterializzazioni alle sua spalle e Materializzazioni oltre la parte crollata del Westminser Bridge. E anche lui partì alla carica, mentre il fumo di nuovo azzurrino faceva comparsa sotto il suo busto. Volò per una centinaio di metri, prima di planare ancora più in alto e colpire vari Fedeli con Maledizioni Cruciatus. Sentiva la forza divampare come fuoco dentro di lui, una forza indescrivibile, quasi non sua. E forse questo era causato anche perché in quel momento poteva provare le stesse emozioni intense della cugina.

Vide Seamus colpire diritto in volto vari uomini ormai senza cappuccio con degli Schiantesimi e le due gemelle indiane far volare dappertutto massi di pietra enormi. George e sua moglie stavano Pietrificando chiunque si avvicinasse al loro figlio Fred II. Varie Maledizioni Mortali gli schizzarono davanti gli occhi. Evocò alcuni Incantesimi Esplosivi sul ponte prima di proteggere suo cugino Louis da un gruppo di Fedeli che cercavano di assalirlo. Le persone più giovani se la stavano dando a gambe, ormai esauste.

Il caos più totale.

Draco aveva ucciso un paio di persone, ed Albus riconobbe tra queste Patricia Jiroux e Millicent Bulstrode.

Come aveva potuto uccidere due donne?

Albus schivò un raggio di luce blu e si avvampò sul ladro degli ormai tre Doni della Morte, gli occhi verdi che parevano nuvole cariche di fulmini da far esplodere.

La sorpresa comparve sul volto deformato dal dolore e dalla rabbia dell'uomo come il sole compare all'alba. Fece un piccolo movimento con le labbra, prima di librarsi ancora nel cielo e abbassare la Bacchetta di Sambuco verso il ragazzo. Una scia sfumata tra il blu e il verde fuoriuscì dalla punta e deviò Al, andandosi a infrangere su una parte di ponte non crollata. Questa prese a sgretolarsi, ma non cedette. Alcuni Fedeli barcollarono a destra e a sinistra, mentre migliaia di luci schizzavano nella mattina. In quel piccolo momento di distrazione, Draco evocò un altro incantesimo. Albus ne sentì la forza arrossargli la guancia, poi si voltò, e i suoi occhi caddero su Elly, appoggiata al muretto del ponte. Era sola, circondata da tre Fedeli, che le urlavano cose assai sgradevoli.

Lasciandosi alle spalle Draco, Al corse dalla sua ragazza. Doveva essere del tutto sicuro che Elly si salvasse... non poteva nemmeno permettere che l'idea prendesse forma: lei uccisa dai Fedeli. Non lo avrebbe mai permesso.

Diede una gomitata in faccia ad un uomo magrolino e le spalle curve a parentesi e con l'altra mano - qui si meravigliò molto della sua agilità - Schiantò il compagno. Elly pensò all'ultimo: fece partire un calcio nei gioielli di famiglia di un uomo che Albus aveva già visto, forse ad Azkaban.

"ALBUS!" Urlò lei mentre lui le si avvicinava e tendeva la mano, il fumo azzurrino che divampava come una grossa fiamma. Le mani di lei toccarono le mani di lui, ed Albus provò una piccola scossa al corpo, come se fosse stato colpito da qualche Fattura. I suoi occhi brillarono di fronte a una Elly che sembrava non avere ferite mortali.

"Elly! Scusami... tutto questo tempo... non ho potuto starti vicino e... proteggerti. Scusami. E Margarit..."

"Non ti preoccupare per questo, me la so cavare da sola! Pensa a quello che devi fare! Uccidi Draco!" Esclamò convinta mentre le sue labbra toccavano quelle del ragazzo. E in quel momento, Albus si vergognò di quello che aveva fatto poche ore prima: aveva permesso a Rose di baciarlo, appena lui era risorto.

"Smettila di baciarla!" Sentì la voce di sua cugina nella mente. "Sto provando troppe cose dolci in questo momento, e sto combattendo!"

"Scusa" Mormorò lui mentre Elly inarcava le sopracciglia. Poi, notando con la coda dell'occhio un movimento sinistro, urlò. "Confringo!"

Cinque Fedeli vennero colpiti con due sonori, spaventosi tonfi e si accasciarono dall'altra parte del ponte. Albus vide una piccola barca volargli sopra la testa e cascare pesantemente su delle persone: era pronto a giurare di aver visto una delle gemelle asiatiche venire schiacciata. Poi si voltò di nuovo verso Elly, che stava fissando la sua mano con aria confusa e sconcertata.

Albus la guardò, come se volesse dire "è una lunga storia", la baciò per un ultima volta, stavolta per vari secondi, e si voltò, dicendole di andare via da lì e salvarsi.

"Ti amo!" Sentì Elly urlare. Lasciarla lì per continuare a combattere gli provocò un'altra fitta al cuore.

"Indietro, Albus" Una mano di un uomo lo spinse a terra, mentre vedeva una fiamma rosso sangue volare sopra di lui e sparire. Vide il suo salvatore: suo padre.

C'erano duelli ovunque e Fedeli ovunque: Mark Luscreb, vicino al precipizio del ponte, contro Louis Weasley, e lì accanto uno mascherato contro Kingsley e Sturgis Podmore. Gli studenti correvano ovunque; alcuni sorreggevano o trascinavano gli amici feriti. Albus scagliò uno Schiantesimo contro il Fedele incappucciato che lottava contro Kinglsey; lo mancò e rischiò di colpire suo cugino Hugo.

Hugo?

Non si era mai accorto della sua presenza. Aveva una grossa chiazza nera sui capelli rossi. Sparò dai palmi delle mani altre Fatture e Incantesimi e alzò lo sguardo verso Draco. Stava lottando contro la McGonagall, che sembrava esausta ma ancora carica d'energia. Quella donna non smetteva mai di meravigliare Albus, che ora sparava maledizioni contro tutti i Fedeli che gli passavano vicino, tramortendoli senza che sapesse chi erano; i loro corpi venivano calpestati dalla folla. Albus vide ancora Harry proteggerlo, creando scudi e respingendo le Maledizioni. Poi questo si allontanò, andando da sua cognata Hermione, sussurrandogli qualcosa che Albus capì come "sei un Potter".

"AL!" Udì l'urlo di suo fratello e un rumore di cemento infranto sull'asfalto.

Si voltò, respingendo un Incantesimo di Ostacolo. Suo fratello gli veniva in contro, una gamba ferita e il braccio levato. Albus lo invitò ad avvicinarsi in una parte del ponte piuttosto desolata. Nei suoi occhi marroni brillavano speranza e audacia.

"Albus... la gamba... credo sia rotta" Grugnì lui facendo una smorfia di dolore.

"Ok, stai fermo, ci penso io" Mormorò Albus col panico che lo abbracciava.

"Ferula" Delle bende biancastre apparirono proprio davanti alle sue mani, e si andarono a legare intorno la gamba di James, che sussultò.

"Molto meglio. Sembrano resistenti, queste cose" Esclamò mentre camminava a tondo. "Aspetta un momento..."

L'aria attorno a loro si fece immobile: il respiro di Al si fermò, come solidificato nel petto. Sopra i combattenti si muovevano forme, figure mulinanti di un nero fittissimo, che avanzavano come una vasta ondata verso chissà dove, i volti incappucciati, il respiro ansimante...

"Non adesso, cavolo!" Urlò James puntando la tredici pollici di legno di corniolo nell'aria. Parve esitare un istante, poi sorrise, e dalla punta della sua bacchetta fuoriuscì un bellissimo cane d'argento, che scalciò muovendo il muso frenetico. Poi, corse dalle creature. I Dissennatori si librarono nell'aria mentre il cane le raggiungeva e dava testate, scodinzolando la coda. Quel Patronus era la felicità.

E in quel mentre, proprio quando il cielo sembrava esplodere di un azzurro sfumato di blu, l'aria si incupì, e stavolta non era colpa dei Dissennatori. Draco era salito in cielo, accanto la punta del Clock Tower, il fumo nero che faceva ombra persino sul ponte. Gli studenti e i genitori parvero bloccarsi un attimo, ma i Fedeli continuarono a scagliare Maledizioni dappertutto.

"Andiamo Albus! Andiamo da Draco! Accio Firebolt!" Urlò convinto James mentre una vecchia scopa gli si presentava nelle mani. Lui la strinse e ci si mise in sella.

"Ricordi, fratellino, quando al primo anno decidemmo di imparare incantesimi il più in fretta possibile, per eventuali battaglie contro il male? Contro il ladro?" Sorrise lui. "Quel momento è arrivato. Io e te, solo io e te, avevamo composto una piccola squadra. Ed ora dobbiamo schierare la formazione!"

Sfrecciò su nel cielo ora coperto dal fumo nero che emanava Draco, oltrepassando il precipizio creato dal ponte crollato, poi salì ancora di più, dirigendosi verso la torretta con l'orologio in cima.

Al fece per spiccare il volo, ma una sordo pensiero si era impadronito di lui: Scorpius non c'era più, Lily era morta, e anche Neville, e tutti lì nella battaglia infinita sembravano poter morire da un momento all'altro; chissà quanti altri erano caduti che ancora lui non sapeva; era come se l'anima avesse già abbandonato il suo corpo...

"ALBUS, MUOVITI!" Fu l'urlo lontanissimo del fratello a farlo scuotere. Il suo corpo vibrò, come se preso dalle convulsioni. Poi si levò in aria, allo stesso modo del cane di suo fratello e della cerva di chissà chi, girando un momento la testa per scorgere suo padre ed Hermione fare fuori uomini e proteggere alcuni ragazzi.

Quella battaglia sembrava non finire più. Solamente in pochi si erano resi conto che Albus e James si stavano dirigendo da Draco, che pareva proprio aspettarli accanto la punta crollata del Big Ben, un finto sorriso di felicità che gli aleggiava sulle labbra secche e macchiate di sangue; in realtà, notò Al, quasi tutto il suo corpo era macchiato di sangue, come se fosse coperto da un velo sottile e rossastro, il velo dell'immortalità distrutta da Rose.

"Due contro uno, Potter, credete di farmi fuori?" La sua voce era scorticata e tetra. "Albus, hai avuto tanta fortuna..."

"Non ho mai avuto fortuna, ho creduto sempre che non bisogna mai arrendersi" Rispose, una rabbia incontrollabile che si generava dentro di lui, si espandeva in tutte le parti del corpo. La mente di Rose interferì con la sua. Provò dolore, altra rabbia, e paura. Avrebbe potuto giurare di vedere quel posto colorarsi di grigio.

"Avanti, Albus! Non perdiamo tempo in chiacchiere, facciamola finita!" Ruggì James puntando la bacchetta sull'uomo, che era immobile e sospeso sopra la nuvola nerastra, proprio come Al, che, con un misto tra il terrore, la stanchezza e il coraggio, levò entrambi le mani. Due raggi rossastri fuoriuscirono dai suoi palmi e si andarono a infrangere contro Draco, che, illeso, sorrise.

Come aveva potuto non muoversi dopo essere colpito da uno Schiantesimo?

James tese ancora di più il braccio, mentre il fragore della battaglia alle loro spalle si attutiva all'improvviso, si spegneva, perché un silenzio che solo il terrore poteva portare cadeva denso sulla mattina.

"Expelliarmus!" Urlò James con tutta la rabbia che aveva in corpo. Albus la percepiva, come se fosse una presenza. Draco si scansò appena, seguendo con gli occhi la traiettoria dell'Incantesimo di Disarmo di James.

Albus urlò un altro "Stupeficium!" che Draco deviò ancora, mentre il fumo nero aumentava. Diventò tutto nero, poi, aguzzando gli occhi nella nube, Albus scorse Draco entrare dentro l'ultimo piano della grande torre con la punta crollata. L'orologio aveva smesso di funzionare.

"Andiamo!" James partì a tutta carica verso quella che avrebbe potuto essere una stanza quadrata, con delle finestre senza vetro a forma di un ovale allungato. Albus lo seguì, ammirando la stranezza di quel posto: non era mai salito fino lì in cima, e nemmeno sapeva se fosse permesso ai Babbani. Sopra di loro il cielo era visibile, visto che la punta a forma di piramide era stata abbattuta nella prima battaglia nella notte.

Si trovavano nel punto più alto del Big Ben. Albus si sentì in cima al mondo.

Draco sorrideva ancora, mentre la nube nerastra spariva. Al, invece, rimase sospeso a mezz'aria, mentre suo fratello scendeva dalla scopa e puntava attentamente la bacchetta sul volto del ladro.

Quegli attimi furono insopportabili per Al, visto che Draco continuava ad avere un'espressione indecifrabile. I suoi lineamenti erano pieni di odio, e gli occhi sembravano un mare di sangue in balia di una tempesta.

Improvvisamente, James sospirò e scoppiò in una risata fragorosa, levando ancora di più la bacchetta. Poi si voltò verso il fratello minore, gli occhi marroni di sua madre scintillanti di coraggio. Le sua labbra erano ancora piegate in un sorriso. Al lo guardò a sua volta, chiedendosi perché ridesse.

"Avanti, facciamola finita, uccidiamolo una volte per tutte Albus..."

Ma qualcosa lo interruppe. L'urlo mortale di Draco.

L'ultima risata parve non scomparire mai dal volto del primogenito di Harry, come indelebile, gli occhi ancora fissi sul fratello minore.

James Sirius rimase assurdamente in piedi per alcuni istanti, poi, come se sospinto dal vento, barcollò all'indietro e sbatté la testa sul muretto alle sue spalle, il corpo ormai controllato dalla morte.

Gli occhi di Albus sembravano ancora riflettere lo zampillo di luce verde, increduli di quello che era appena successo.

La voce di Draco fu come un lontanissimo sussurro.

"Il momento di giocare è finito, Albus"

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