Il colpo nel buio
//Siete pronti? Bene, rilassatevi e respirate chiudendo gli occhi. Fatto? Ok, ora leggete. Buon viaggio per i vostri feels. Dust, Paradox, Cornfield Chase di Hans Zimmer per la parte iniziale e centrale, mentre per la parte finale... Voldemort's End - Alexandre Desplat. Che la vera fine abbia inizio!//
***
La morte gli era passata vicino così tante volte che ora Albus ne avvertì la presenza fisica. Il suo cervello pareva un nuovo mezzo di trasporto verso la fine, la fine di tutto, la fine dei suoi giorni, perché era così, incomprensibilmente vero. La sua mente lo stava trasportando all'esasperazione, a buttarsi giù dalla torre o di farla finita allo stesso modo del traditore. Ma se aveva imparato una cosa da tutte le persone che aveva visto prendere la morte, era che non bisognava mollare, non bisognava far sopraffare la paura e il dolore di qualunque cosa accadesse nella vita, perché soffrire è umano, qualcosa di molto doloroso, e lui aveva sofferto così tanto che, lì immobile a guardare il corpo senza vita di suo fratello, non aveva le forze nemmeno di piangere o di urlare, di inginocchiarsi e urlare invano il nome di James. Era come se gli atti di dolore non fossero più suoi, ma fossero volati via per sempre, lasciandolo nudo.
"L'unica cosa che posso ammirare di te, Albus, è che sei una persona forte"
Come pochi istanti prima, la voce dell'uomo gli risultò lontanissima.
"Sciocco, come una persona possa morire da un momento all'altro, con delle semplici parole, con un semplice movimento"
Albus non distolse lo sguardo dal fratello, che, pur senza vita, teneva gli occhi incollati su di lui. Le labbra allungate in un sorriso si stavano riabbassando, e stavolta non avrebbe più riso. Mai più.
Al aveva l'assassino più spietato d'Inghilterra a pochi passi, e lui se ne stava lì, come pietrificato, il cuore che sembrava produrre un battito ogni cinque secondi. E solamente ora le lacrime cominciarono a traboccargli dagli occhi, gonfie e calde; scendevano giù, percorrendo guancia e collo, e poi si perdevano nella giacchetta del ragazzo.
Era così ignaro del suo futuro: cosa stava aspettando Draco a farlo fuori? Avrebbe potuto pronunciare di nuovo la formula, e lui sarebbe morto lì, in cima al Big Ben, insieme a James, lontano da tutti.
D'un tratto tutto ciò gli risultò ridicolo. La metropolitana, il sole, la fiamma blu, una seconda battaglia, la morte di suo fratello. Lui avrebbe dovuto morire. Morire e basta, strappato dalla terra da un raggio verdastro. Avrebbe dovuto stare con Lily e Neville per l'eternità, e magari chissà, anche con le future vittime che ci sarebbero state negli attimi a venire lì sul ponte.
Il pensiero della protezione di sua sorella, però, gli diede una piccola scossa al cuore, o forse qualcos'altro non suo; con tutta la forza che aveva in corpo, distolse lo sguardo da quello che sarebbe stato il ricordo più terrificante della sua vita, quello più duro da scacciare via dalla mente, poi, con degli occhi che avrebbero potuto far invidia al Dio dei fulmini, fissò quelli di Draco, che parevano vibrare.
"Albus, ho provato qualcosa che non ho mai provato in vita mia. Credo che l'abbia provato tu. Cosa è successo? E dove sei?"
Di nuovo, la voce di Rose sovrastò qualunque cosa avesse in mente. Ascoltò la eco della voce pastosa di sua cugina per alcuni istanti, poi, socchiudendo gli occhi, e cercando di non farsi sentire da Draco, bisbigliò. "Rose, James è morto"
La stessa spada di emozioni tristi che lo aveva trafitto sette anni prima, quando vide Neville cadere a terra con occhi grigi, lo trafisse non al cuore, ma in volto. Sentì qualcosa propagarsi per tutto il corpo, un'emozione non sua. Era Rose, che non rispose alla notizia di Al. Ma lui riusciva a sentire le cose che stava provando, ed erano forti, dolorose, così dolorose che sentiva una parte imprecisata nel petto restringersi di vari centimetri.
"Sono in cima al Big Ben, Rose, vieni qui"
L'ultima parola sembrava fosse sussurrata dal vento, che ora passava attraverso i buchi ovali di quella stanza spoglia fatta di cemento. Solamente ora Albus notò che al centro della stanza c'era una botola di legno. I rumori della battaglia, almeno da lì su, sembravano ovattati, ma Albus non li avrebbe potuti ascoltare lo stesso, perché l'ultima parola di suo fratello ora era come un tamburo dentro la sua testa: Albus. E quell'ultimo nome, quell'ultima boccata d'aria, era stata accompagnata da nientemeno che un sorriso, un sorriso di un diciottenne.
"E ora morirai anche tu, come tuo fratello"
"Cosa vuoi da me? Hai la bacchetta, e non mi rispondere come prima che mi devi uccidere perché ti ho causato danni, perché faresti la figura del bambino. Di nuovo" Le lacrime continuavano a scendere lente fino al collo.
"Perché non morire col dubbio, Al?"
Quando lo chiamava col suo nomignolo, le viscere di Albus si contorcevano così tanto che queste avrebbero potuto essere piccoli Platani Picchiatori.
"Prima che tu muoia voglio che tutto ti sia chiaro. Non erano state queste le tue p-parole?" Sibilò con le labbra viola e le mani rosse per il freddo. Percepiva la presenza di James come se fosse ancora vivo, sorridente e pronto a scagliare una Maledizione Senza Perdono sull'uomo lì davanti.
"Cosa ti cambia, Albus? Per sette anni io e mio figlio abbiamo cambiato il concetto di mente. Abbiamo cambiato tutto. E ora, tu vuoi delle spiegazioni?"
"Ma cos'hai?" Ruggì stringendo i pugni Albus. Spalancò per un attimo gli occhi vedendo che il fumo azzurrino non c'era più. Aveva le gambe, e queste tremavano. Da quanto aveva perso l'abilità del volo? Non se ne era manco accorto. Sentiva ancora la parte imprecisata del petto restringersi e poi allargarsi. "Prima, quando Scorpius era ancora vivo, mi hai detto tutto. Tralasciando il fatto che non mi hai parlato del legame che avevo con lui, tu mi hai detto la verità. Che ero un Serpeverde, che ero..."
Non sapeva nemmeno perché stesse parlando. Lui non doveva parlare. Doveva accasciarsi lì a terra, la testa appoggiata sul muretto e guardare per l'eternità la sagoma di James, magari parlando a vanvera.
"È questo che ha fatto la differenza: Scorpius" Sussurrò Draco levando di scatto la bacchetta. Le sue labbra tremarono, e Albus percepì un pizzico di esasperazione nel suo volto di sangue. "La sua morte ha cambiato il mio modo di pensare. Lui era l'unico figlio che avevo, l'unica persona che, insieme a mia moglie, mi ha dato delle soddisfazioni"
Albus lo guardò con aria indifferente, mentre un ricordo improvviso sovrastò qualunque cosa nella sua mente. Un ricordo di Lily Luna e James Sirius.
"James! Lo dico alla mamma! Ridammi quel..."
"Ooooh! Lo dice alla mamma!" Lo interruppe lui, correndo per la stanza di Albus. Teneva in mano quella che sembrava una lettera. Lui avrebbe potuto avere tredici anni.
"Chiudi il becco e dammi quella pergamena, o ti ritroverai le mutande al posto della lingua!" Gli abbaiò rincorrendolo.
Albus fissava la scena con aria divertita, mentre tentava di vedere una serie TV nella televisione babbana che gli aveva regalato il padre per il suo sesto compleanno.
James buttò un occhio sulla lettera, sorridendo.
"Newt? E chi sarebbe Newt? Il tuo fidanzato?" La derise facendole la linguaccia.
"Stai zitto! Albus, ti prego, digli qualcosa!" Disse esasperata mentre cercava di aggrapparsi al divano e acciuffare il fratello maggiore.
"Ooooh stiamo attenti alla ragazza qui presente! E Newt? Anche a Newt dobbiamo stare attenti?" La sua risata era molto contagiosa, perché anche Albus cominciò a ridere come un matto.
Gli venne perfino voglia di arricciare le labbra, pensando a quei momenti buffi. Momenti che certa gente avrebbe dato per scontato, ma che lui non avrebbe mai più rivissuto.
"Scorpius è morto a causa di quella sanguemarcio di tua cugina, Al, e questa è la cosa che più mi irrita. Mio figlio meritava di vivere, quantomeno di non innamorarsi di lei, che sta con una bestia"
"Basta" Mormorò Albus. Non sapeva come riuscisse a trovare lo sforzo per parlare, per comporre frasi. E più i secondi passavano, più questa forza svaniva, il lampo di luce verde che colpiva il petto di suo fratello impresso nella mente.
E poi, un movimento. Albus vide l'uomo afferrare un bastoncino di legno da una tasca interna del mantello nero. Poi la sollevò in aria, e questa parve brillare sotto il cielo ora diventato di nuovo azzurro. Era la bacchetta d'ebano. La bacchetta di Albus.
"L'ho presa dalla tasca di tua sorella dopo, diciamo, il mio sfogo esplosivo" Sussurrò afferrandola con tutte e due la mani.
Un altro movimento. La bacchetta si spezzò, e una piccola pietra si presentò incastrata in un bastoncino. Una polverina era fuoriuscita durante la rottura della bacchetta. Draco, con due dita, la prese e la tirò fuori, stringendola in mano. Chiuse per un attimo gli occhi e sospirò, mentre Albus lo guardava immobile, il volto rigato e distrutto dalle lacrime. Un dolore sovrannaturale si stava impadronendo di lui, ma c'era qualcosa che lo teneva in piedi...
"La Pietra della Resurrezione" Borbottò il ladro lasciandola sospesa ad altezza occhi. Questa prese a girare lentamente, come se fosse una scena al rallentatore. Albus non aveva le forze di fare niente.
Draco la fissò per un momento, il blasone dei Peverell inciso sopra. Poi si frugò un'altra volta nel mantello nero. Afferrò qualcosa di color grigio sfumato col marrone, che sembrava acqua e aria messe insieme. La tirò fuori, stringendola nel pugno insanguinato. I suoi occhi erano ancora in balia di una tempesta.
"Il Mantello dell'Invisibilità"
Quel sussurro echeggiò nel cervello del ragazzo come una mosca, una mosca fastidiosa, irritante.
Sembrava essere in uno stato di trance, in cui i volti di sua sorella Lily e di suo fratello James gli apparivano ad intervalli regolari davanti agli occhi, come se loro due fossero lì, proprio davanti a lui, pronti a tendergli la mano e ad accompagnarlo verso la morte.
Poi Draco levò di nuovo quella bacchetta, il braccio tremante e gli occhi che ora eruttavano sangue. Stava subendo la penitenza.
Albus lo fissò, sentì il cuore battere forte nel petto. Strano che, nel terrore della morte, pompasse più forte, tenendolo debolmente in vita.
Poi pensò a Rose. Le aveva detto che lui si trovava lì, e aveva bisogno d'aiuto, perché la verità lo stava distruggendo.
Quando sarebbe arrivata? Chissà in quanti erano già a conoscenza lì alla fine del ponte nella battaglia, tra migliaia di schizzi di luce colorata della morte di James. E poi Draco. Cosa aspettava ad ucciderlo? A farla finita una volte per tutte? Albus non aveva più alcuna protezione. Sarebbe morto, perché le forze che lo tenevano aggrappato alla vita, ad una via di salvezza, stavano svanendo, come il fumo azzurrino chissà quanti minuti addietro. E quelle forze non erano sue... non le sentiva più sue...
Lui, ora, era l'unico figlio di Harry Potter. Uno su tre. Due morti, uno sopravvissuto. Per un momento pensò che Lily non avrebbe mai dovuto lasciargli la Protezione Fedele, che il suo destino avrebbe dovuto essere morire, ucciso davanti al ladro e al traditore. Ma c'era qualcosa, nel suo profondo, che lo aggrappava alla vita, qualcosa che sentiva non appartenergli, perché aveva già pensato di buttarsi dalla torre e farla finita già pochi secondi prima.
I suoi occhi seguirono il movimento del bastoncino di legno che teneva in mano Draco.
Albus sentiva la maledizione arrivare, cominciarsi a generare dal nucleo di crine di Thestral dell'oggetto che aveva fatto cominciare tutto, che aveva fatto iniziare tutta quella complicata e orrenda storia. E poi fece un passo all'indietro, sapendo di dover morire lo stesso. Sentì la gambe battere contro il muretto in cui era andato incontro James. Chiuse gli occhi, strinse le mani più forte che poté, e poi svuotò i polmoni, pronto a buttarsi dal Clock Tower.
Sì, voleva farla finita in quel modo. Non aveva forze, e mai le avrebbe recuperate. Era più debole di quanto non lo fosse mai stato in vita sua, così debole che pareva un neonato, un bambino indifeso dentro una culla.
Se fosse morto, forse Draco avrebbe smesso di fare catastrofi. I suoi parenti forse avrebbero affrontato il criminale con più lucidità.
Chiuse gli occhi, scorgendo per l'ultima volta gli occhi rossi di Draco.
Se non lo avesse fatto lui, lo avrebbe fatto Draco, e sarebbe comunque morto lì, di nuovo, per sempre.
Aveva i battiti contati, e lui ne assaporò ogni singolo tonfo sul petto, segnato dalla cicatrice a forma di saetta.
Ma ora non gli venne in mente di fuggire, di correre più veloce di Draco. Era finita, lo sapeva, e restava solo la cosa in sé: morire.
Morire...
Lui era già morto, e sapeva che non faceva male, perché si era già ritrovato nel nulla, coccolato dalla goduria e dalla tranquillità, prima di incontrare Neville. Sapeva che sarebbe stato più facile che addormentarsi, un lampo.
Sarebbe arrivata Rose con i rinforzi da lì a qualche minuto, ma lui non ce la faceva più. Aveva sofferto troppo, e perfino quello che aveva pensato pochi istanti prima, cioè che soffrire è umano, gli risultò altamente ridicolo. Le forze che lo avevano tenuto in piedi se n'erano andate, via nel cielo, come Patroni.
Come la pioggia contro una finestra fredda, questi pensieri tamburellavano sulla dura superficie dell'incontrovertibile verità: voleva morire. Non doveva, ma voleva. Era una scelta, e non un obbligo come la situazione del padre sedici anni addietro.
Il cuore gli sbatteva contro le costole come un uccello agitato. Sapeva che gli restava poco tempo, forse era deciso a completare tutti i battiti di una vita prima della fine, una fine che non voleva far completare da Draco, ma da lui stesso.
Ora le gambe erano completamente attaccate al muretto. Doveva solamente sbilanciarsi all'indietro e cascare giù, lontano da tutti, ma così vicino alle persone che amava.
Voglio morire. Non ho più forze.
Rivoli di freddo gli gelarono la pelle, e lui, immobile accanto al fratello, ignorò Draco, cosciente che aveva la bacchetta puntata contro di lui. Non riusciva più a controllare il proprio tremito.
"Non mi dire che ti stai arrendendo, dopotutto" Disse l'uomo. Albus sentì la voce forte e chiara, mentre il buio si impadroniva dei suoi occhi. Non voleva aprirli, voleva saltare nel buio.
La lunga partita era finita, il Boccino era stato preso, era ora di lasciare il campo..
Non gli rispose. Si limitò a pensare di nuovo, e per l'ennesima volta, ai volti dei suoi fratelli. Spinse le gambe più forte contro il muretto gelato di cemento.
Doveva solamente cascare giù.
La fine è arrivata.
"Dopo tutto quello che hai fatto, dopo tutti gli sforzi, vuoi arrenderti?"
Albus quasi non credette che quelle parole erano uscite dalla bocca del ladro.
"Io non sono forte" Sussurrò più piano che poté il ragazzo, mentre la paura lo divorava. Stavolta sarebbe morto per davvero. Niente più scherzi o colpi di scena, che lo avevano accompagnato per così tanto tempo. Era debole. Ecco il punto, e non poteva più sopportare tutto quel peso.
Ma poi, le forze che aveva pochi istanti prima parvero riaffiorare in lui. Sentì una piccola vibrazione al petto, sul punto preciso della cicatrice, e lui aprì gli occhi, mentre una forza non sua si impadroniva di lui.
Quelle emozioni erano di Rose.
Il pensiero del suicido parve scivolare via, e dentro il suo cuore si accese una luce, la luce della mente di Rose, una mente troppo brillante per essere umana.
Le emozioni di Rose lo avevano salvato.
Di scatto, fece un passo avanti, mentre guardava la Pietra della Resurrezione e il Mantello dell'Invisibilità fluttuare a mezz'aria, e la Bacchetta di suo padre in mano all'uomo.
Fu più veloce di quanto si potesse aspettare, perché Albus si ritrovò appiccicato a Draco, mentre la forza di sua cugina gli esplodeva in petto.
Urlò per lo sfogo, e scaraventò Malfoy sul pavimentò, la bacchetta che gli scivolava dalla mano.
Voleva finirla senza magia.
Mise le mani intorno al collo dell'uomo, cominciando a stringere, mettendosi in ginocchio sopra di lui, che ora scalciava e agitava le braccia con una rabbia feroce, senza mollare, spingendo in avanti tutto il suo peso per tenerlo fermo mentre stringeva con ferocia.
Albus fece partire un pugno diritto sulla guancia sinistra dell'uomo, e ne osservò la testa piegarsi di lato, con il sangue che gli schizzava dalla bocca. Non seppe se quel sangue stava fuoriuscendo per la penitenza o per il pugno, ma Albus si mise in ginocchio sopra di lui, accertandosi che non avesse la bacchetta, e tirò pugni, testate, schiaffi, liberandosi del più grande sfogo che avesse avuto in tutta la sua esistenza.
Al si preparò a sferrare un altro attacco, ma Draco inarcò il corpo con violenza, scaraventandolo via; atterrò di schiena, proprio accanto al fratello. Si rialzò in tutta fretta e, guardando per un attimo il ladro cercare di riprendere la bacchetta, lo placcò, sbattendolo di nuovo a terra. Gli bloccò le mani poggiandosi sopra le ginocchia e continuò a sferrare pugni, pugni di vendetta. Ma l'uomo sembrava non arrendersi. La pazzia lo stava divorando. Puntò i piedi a terra e spinse il ventre verso l'alto. Si sollevò di poco, ma questo concesse a Draco di liberare le braccia sotto le ginocchia del ragazzo. Albus stava allungando la mano all'indietro per un altro pugno, quando Draco gli prese l'altra mano senza indice e gliela strinse, facendolo urlare. Albus abbassò il braccio destro cercando di afferrargli il volto e sbatterlo sul cemento, ma Draco, con una forza sovrannaturale, si liberò di lui e gli diede un calcio sulle costole. Albus si accasciò a terra, poggiando entrambi le mani sul punto colpito. Ma l'uomo lo aveva preso e si era messo in ginocchio sopra di lui, iniziando a colpirgli il volto con pugni e gomitate. La forza divampava dentro l'ex Serpeverde come il Fuoco Inseguitore. Il dolore raggiunse Albus ovunque, mentre scalciava e agitava le braccia. Sentì il naso spezzarsi con un rumoroso crac, e poi sentì qualche osso vicino l'orecchio destro fare un rumore che non avrebbe mai dovuto fare.
Stava perdendo fiotti di sangue.
Draco continuava a prenderlo a pugni.
Al impazzì; cominciò a tirare calci, pugni e a contorcersi per liberarsi di lui. Rotolarono uno sopra l'altro, e quando per una frazione di secondo sembrava uno dei due stesse avendo la meglio, l'altro riusciva a invertire la posizione.
Cazzotti, calci, macchie di sangue, testate, urla, parti del corpo che si squarciavano.
Scariche di dolore trafiggevano il corpo del ragazzo, accompagnato dalla consapevolezza della morte di suo fratello.
"Tu hai ucciso James! Lurido verme!" Urlò mentre con una gamba gli bloccava entrambe le gambe. Lo afferrò per la testa e fece un movimento brusco verso destra. Il sangue dell'uomo gli schizzava in volto come pioggia.
"Hai ucciso Lily! Hai ucciso i miei fratelli!" E con le lacrime miste a sangue che gli rigavano il volto, Albus unì le mani, come se stesse pregando. Poi le mise a pugno, le levò in aria e le abbassò velocemente, colpendo il volto di Draco: parve un polmone quello che gli uscì dalla bocca.
Possibile che tutta quella era la forza della cugina? Forse era anche sua, di Al, nascosta nel suo profondo...
Draco si portò le mani sul viso, mentre cercava di liberarsi dal ragazzo, che in quel momento avrebbe fatto invidia a Connor Spartamus.
"Io non morirò mai! Sono un Padrone della Morte!" Sentì Draco urlare da dietro le mani.
Albus approfittò di quel momento di distrazione: allungò la mano verso sinistra, e afferrò la Bacchetta di Sambuco.
Sferrando un altro pugno a Draco, gliela mise davanti il naso, gli occhi verdi che brillavano.
"Vedi questa? La vedi? NON È MAI STATA TUA!"
Draco levò le mani dal viso, mostrando un volto deformato dai pugni che Albus aveva sferrato per tutti quei minuti. Sembrava un mostro. Intorno all'occhio c'era qualcosa di gommoso e biancastro...
Fissò per un momento la bacchetta più potente al mondo, poi afferrò il ragazzo per il collo e lo buttò alla sua destra. In quel momento, Albus giurò di vedere le stelle.
Si mise subito in piedi, la Bacchetta di Sambuco tra le mani, il volto di Draco fisso sul suo. Parevano due bestie.
"La Bacchetta di Sambuco è sempre appartenuta a mio padre, e non a te!"
Urlò indietreggiando. Draco si stava avvicinando a lui. Aveva la gamba destra in fiamme e le costole sembravano rotte.
"Tu non lo hai mai Disarmato, non lo hai mai ucciso. NON TI SEI MAI IMPOSSESSATO TOTALMENTE DELLA BACCHETTA! Qualunque Maledizione tu faccia a mio padre, ti rimbalzerà contro, e non avrai scampo di fronte a lui!"
L'orgoglio e il coraggio gli scoppiarono in petto, e, provando un piccolo fastidio alla cicatrice, Albus corse di nuovo verso Draco.
Lo afferrò con entrambe le braccia alla testa, e lui, senza reagire, cadde a terra. Poi rotolò verso sinistra e acciuffò il ragazzo per un piede, che tirò bruscamente. Albus cadde faccia in giù, e sentì un dolore atroce agli incisivi. Sentì la mandibola spostarsi di qualche centimetro. Vide le stelle. Draco lo prese per un braccio e gli sferrò una ginocchiata in petto. E in quel mentre, la stanza si annebbiò di oscurità, totalmente nera e pesante. Il fumo di Draco entrava dentro la bocca di Albus e raggiungeva i polmoni, e faceva male. Sdraiato a terra, gattonò all'indietro e dimenò le mani davanti gli occhi, ma il fumo gli offuscava la vista, copriva tutto. Non riusciva nemmeno a vedere il cielo, tanto era tutto nero, nero come la notte, la notte che gli aveva portato via le persone a lui care. Si alzò e camminò a vuoto, in cerca di un punto visibile, ma niente. La paura lo stava ancora facendo a pezzi, ma la forza di sua cugina no, quella era forte, impenetrabile, infinita.
E poi qualcosa di duro, di freddo e bagnato gli colpì il volto. Si ritrovò di nuovo sotto il corpo di Draco, e, anche con tutto quel fumo, Albus ne vide gli occhi iniettati di sangue.
Continuarono a lottare nel buio fino allo sfinimento, fino alla fine. Quella era la fine. La fine di tutto. E combattere in mezzo a quella nube oscura era una cosa anormale.
Sentiva le ossa del corpo infiammarsi, il cuore pompare più sangue e le gambe esplodere per lo sforzo.
Ma una voce lo bloccò. Quella di suo padre. La voce di Harry Potter.
Continuando a lottare, Albus immaginò suo padre che entrava nella stanza, cercando di vedere qualcosa.
Albus desiderò tanto che non andasse a inciampare nel corpo di James, perché non voleva vedere suo padre afflitto dal dolore di un'altra perdita così importante. Non avrebbe sopportato il suo volto rigato dalle lacrime.
E poi, come se qualcuno avesse fatto esplodere una bomba nella stanza, il fumo aumentò.
Draco si stava avventando su Al come una bestia della savana sulla preda, mentre la stanza si scuriva ancora di più, inghiottita dal fumo nero che emanava Draco dal corpo. Albus, ora, non riuscì più a vedere i suoi occhi. Le urla di Malfoy erano come Maledizioni Mortali, e voleva che tutto finisse, prima che la paura lo tradisse e le forze scomparissero.
Quante persone erano con Harry?
E poi un luccichio.
Un luccichio argenteo.
Mentre cercava di bloccare le mani dell'uomo, udì un rumore metallico, come se qualcosa fosse cascato lì, sul pavimento dell'ultimo piano del Big Ben, accanto a loro due.
Realizzando di trovarsi sopra il corpo di Draco, spostò la testa a destra e sinistra.
Scorse di nuovo il bagliore, e poi qualcosa di rossastro. Si sforzò nel capire cosa fosse. E poi, almeno questo era quello che i suoi occhi riuscirono a vedere attraverso il fumo, vide una lunga scia argentea, con l'impugnatura sfavillante di rubini...
Scorse il rosso sangue alla sua destra. Draco gli stava urlando contro, sputandogli sangue e dimenando il corpo come se fosse un grande serpente. Allungò il corpo verso il luccichio, e sentì qualcosa nella spalla scricchiolare rumorosamente.
Afferrò velocemente l'impugnatura e la strinse forte, così forte che si fece male.
Il sibilo della lama d'argento fece scattare qualcosa. L'urlo di suo padre.
"Usala! Albus! Usala!"
Non riusciva ancora a vedere niente intorno a lui, nemmeno Harry, ma la Spada di Godric Grifondoro pareva emettere luce, ed era chiaramente visibile, come un Patronus. Emanava una luce propria.
Ora sembrava tenere in mano una croce d'argento, l'elsa incrostata di pietre rosse.
E come aveva fatto con quella di Salazar Serpeverde, la sollevò in aria, rendendosi conto di quando pesasse. E la forza di sua cugina ora era niente in confronto alla forza che gli trasmetteva quell'oggetto. Una forza che non aveva mai provato prima.
Con le gambe teneva ancora immobile il busto di Draco, che si stava dimenando con tutte le sue forze, e Albus avvertì qualcosa, un dolore lancinante al petto, sembrava avesse la lava. Sentì la cicatrice schizzare sangue, sputare le ultime gocce che aveva in corpo, almeno secondo lui, farlo svenire... farlo morire...
Ma poi levò ancora di più la spada.
Nel buio più totale, nel dolore della morte delle persone a lui care, nel corpo che gli aveva donato suo padre, nella più grande paura dell'uomo, e nel suo sé così tanto distrutto, Albus sferrò il colpo.
Il corpo sotto di lui smise di dimenarsi, prima di tremare per un'eternità, e qualcosa di caldo gli invase il viso, mentre udiva un tonfo di qualcosa che cascava a terra e rotolava via nel fumo.
Rimase immobile, le braccia tese e la spada macchiata di sangue luccicante davanti ai suoi occhi, l'ultimo briciolo di coraggio svanire dentro di lui e abbandonarlo per sempre, perché da quel momento, forse, non gliene sarebbe servito più.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top