Accanto alla fontana
Un pugnale di ghiaccio attraversò il cuore di Albus e la sua bacchetta emanò improvvisamente calore. Rose si pietrificò, le guance chiazzate di un rosso acceso. L'aria sembrava appesantirsi. Prima che Al potesse reagire o muoversi di un centimetro, Rose emise un urlo di terrore: su in cima, verso le ultime scalinate, cadevano fluttuando nell'aria delle figure incappucciate. Volavano come fumo. Fiotti di luce rossa e verde si andarono a infrangere contro le solida mura, e centinaia di quadri cominciarono a staccarsi dalle pareti. L'urlo della Signora Grassa si unì a quello di molti ritratti.
Il panico.
Rose si accasciò a terra e si coprì il volto con le mani, mentre Albus sfilava la bacchetta dalla tasca. Seguì con gli occhi i Fedeli che avanzavano verso di lui. E poi, un grande, rumorosissimo scoppio: Seamus Finnigan era a qualche scalinata più in là, la bacchetta levata in aria e grandi zampilli di luce rossa che fuoriuscivano dalla punta.
"Stupeficium!" Urlò Albus seguendo con la bacchetta il Fedele più vicino a lui. La chiazza rossastra lo colpì in pieno volto, ma ne mancavano ancora quelli che avrebbero potuto essere una ventina.
"Rose! Dobbiamo chiamare Scorpius! Vallo a svegliare! Impedimenta!" La fattura mancò di poco un Fedele e si andò a infrangere contro una scalinata: cadde giù e colpì altre scalinate. Il rumore della pietra infranta echeggiò per tutto il castello. Prima di lanciare altre fatture, Albus si assicurò che Rose fosse entrata nella Sala Comune.
E nel momento in cui il ritratto della Signora Grassa si aprì, una ventina di studenti in pigiama si affacciarono, guardando in su, le bacchette strette in pugno. Le gemelle Alamon non c'erano...
"Possumy!" Urlò Albus cercando di rallentare più Fedeli possibili. Dietro di lui le ragazzine più piccole emettevano urla di puro panico, mentre gli alunni più grandi si unirono ad Al nel lanciare maledizioni e fatture contro le figure.
Un Fedele atterrò a pochi metri da lui, rilasciando dietro di sé una scia nerastra, che si dissolse nell'aria in pochi secondi come vapore. Puntò la bacchetta su Al.
"Incarceramus!" Delle lucide corde nere fuoriuscirono dalla bacchetta del Fedele e lo avvolsero: lasciò la presa sulla bacchetta. Cercò di dimenarsi, ma invano: le corde erano strette benissimo.
Ora che avrebbe potuto fare? Si ritrovò sospeso a mezz'aria, le gambe che pendolavano sopra le teste dei Grifondoro che continuavano a combattere: ora le figure, che prima volavano, erano a terra.
La sua bacchetta era sepolta in un cumulo di macerie: se i Fedeli sapevano che la Pietra si trovava al suo interno, l'avrebbero già presa, pensò Al facendo una smorfia di dolore.
Dalle molte scalinate in basso spuntarono dei visi: professori e alunni urlarono, correndo verso una via d'uscita. Albus era intrappolato e pezzi di cemento gli cadevano pesantemente sulla testa, ferendolo.
Ed ecco una briciola di speranza: una decina di Auror fluttuarono nell'aria in sella a delle scope. Si posizionarono attorno ai Fedeli e cominciarono a scagliare Schiantesimi: i Fedeli si muovevano con una rapidità incredibile, e saltavano da un posto all'altro volando come fumo.
Il Fedele che aveva legato Al ora si levò a mezz'aria e gli si avvicinò, la bacchetta tesa davanti a sé. Albus seguì con gli occhi la punta della bacchetta davanti a lui: era a qualche centimetro dal suo naso.
Ma perché gli alunni di sotto non abbattevano quel maledetto Fedele?
Albus fiutò sangue, sudore e terra. Voleva liberarsi... ma era completamente avvolto dalle corde.
L'uomo gli puntò di nuovo la bacchetta contro.
"Crucio!" Ma non fu lui a urlare la maledizione, e non era lui il torturato: Albus scorse con gli occhi Scorpius, la bacchetta levata. L'incappucciato cadde a terra con un tonfo sordo alla sua sinistra e inciampò su una grossa pietra.
"Slegatemi!" Urlò mentre seguiva con lo sguardo un Fedele torturare un Auror.
Scorpius alzò di nuovo la bacchetta e, con un rapido movimento, la abbassò: sembrava aver tagliato l'aria. Le corde nerastre liberarono Al, che cascò a terra. Cercando di non farsi colpire dalle maledizioni che volavano sopra le teste degli alunni, si buttò verso la sua bacchetta. La prese e, con un misto di gioia e spavento, urlò "Bombarda Maxima!"
Quelli che avrebbero potuto essere dieci Fedeli caddero giù, verso il piano terra. Alcuni colpirono le scalinate, mentre altri si Smaterializzavano mentre cadevano giù in picchiata.
"Crucio!" Albus si voltò: un Fedele era sospeso a mezz'aria davanti a Rose, che cascò a terra e cominciò a dimenarsi dal dolore. Sulla guancia le si formò un profondo squarcio.
"Eh no, questo no! Sine Ossa!" Urlò Scorpius. Fu come vedere un palloncino sgonfiarsi: la struttura ossea dell'uomo sparì, e, per un attimo, la carne sorretta da niente rimase in piedi; poi cascò a terra come un pezzo di prosciutto appena tagliato. Albus guardò la figura a terra e vomitò. Era una cosa orribile.
In quel mentre accaddero molte cose contemporaneamente.
Una ventina di figure incappucciate irruppero dalle finestre. Schizzi di luce verde colpirono un paio di Auror e una decina di alunni. I corpi senza vita caddero a terra come delle semplici marionette. La luce si dissolse, e le stelle nel cielo che brillavano attraverso le finestre scomparvero. Uno strato di ghiaccio si formò sulle mura e sul pavimento di pietra. Albus si pulì la bocca con la manica e sentì qualcosa dentro di lui gelarsi. Una strana, improvvisa tristezza lo invase. Guardò in su e, se non fosse stato per le emozioni che stava provando, non ci avrebbe mai creduto: un centinaio di Dissennatori erano apparsi dal nulla, le mani putrefatte e le grandi bocche pronte a baciare chiunque avessero avuto davanti.
Albus alzò la bacchetta, ma non c'era niente di felice a cui pensare...
Non riuscì a produrre il Patronus, ma qualcun altro lo fece al suo posto: dietro di lui si formò una grandissima, lucente lepre, che andò incontro ai Dissennatori. Con un solo rapido movimento, le creature sparirono, e il senso di tristezza che stava attanagliando Abus sparì di colpo. Si girò per vedere chi fosse l'artefice del meraviglioso Patrone, mentre una Maledizione Mortale lo sfiorò.
Era Luna Lovegood.
"Professoressa!"Esclamò lui sorridendo.
"Non mi chiamare così, Albus. Mi fai sentire vecchia. Stupeficium!" Colpì in pieno petto un Fedele. "E poi sono la madrina di tua sorella, quindi non usare più quella parola con me" Disse mentre emanava fiotti di luce giallastra.
Ma in quel momento la mente di Al si concentrò su quella del ladro... Chiuse gli occhi, accasciandosi a terra.
Era in volo verso Hogwarts... sapeva che i suoi Fedeli stavano combattendo e sperava di catturare Albus... Era pronto ad uccidere chiunque lo ostacolasse...
Con un fortissimo dolore alle tempie, Albus riaprì gli occhi: erano arrivati una cinquantina di Fedeli.
Ma quanti erano?
Non c'era più niente da fare... i Fedeli erano troppi... e a momenti sarebbe arrivato il ladro, pronto ad uccidere...
"Avada Kedavra!" Albus parve vedere la scena al rallentatore: lo zampillo di luce verde fuoriuscì dalla bacchetta di un incappucciato. Avanzò verso Albus, minacciosa... ma lui la deviò, tuffandosi in mezzo alle macerie.
E quando si alzò per puntare la bacchetta contro l'uomo, lui apparve. Teneva stretta in pugno la Bacchetta del Destino, lunga e imponente. Dietro di lui avanzavano altri Dissennatori, ma quella volta non erano cento, bensì quasi il triplo. Doveva arrendersi... non c'era scampo... sarebbe finito tutto...
"Albus! Afferra la mia mano!" L'urlo di Rose gli echeggiò nelle orecchie come un arcangelo.
Si voltò e, fissando per un attimo il ladro - che teneva la bacchetta levata - prese per mano Rose. Scorpius lo imitò, ansante.
Venne inghiottito dall'oscurità, mentre udiva in lontananza un urlo di rabbia dell'uomo che temeva tanto. Il cranio gli si strinse di qualche centimetro e le gambe si alzarono dal suolo. Roteò per quelli che avrebbero potuto essere dieci secondi, poi atterrò bruscamente su una viottola illuminata da dei lampioni. Si guardò intorno: delle case erano appostate ai lati della strada, piccole e unticce. Tutto il caos di pochi attimi prima era del tutto scomparso: ora l'unico rumore proveniva da una televisione babbana in una casa alle sue spalle. Rose e Scorpius si alzarono sospirando profondamente. Albus li imitò, un po' confuso, chiedendosi come diavolo aveva fatto sua cugina a Smaterializzarsi da Hogwarts.
Rose camminò per una decina di metri; poi si bloccò davanti il numero otto di...
"Pytchley Road!" Esclamò Albus roteando su se stesso.
"Perspicace, cuginetto" Sospirò Rose. "Voldemort è morto, ed ha il naso corto"
Una grande porta di legno si materializzò davanti ai tre, con inciso, accanto al batacchio d'argento a forma di spada, il numero sette. Rose sfiorò la porta con la bacchetta e questa si aprì, cigolando. I tre entrarono e Rose si appostò dietro i due.
"Avada Kedavra deficiente, non vali proprio niente" E la porta si chiuse.
In quel mentre Albus si sentì soffocare: quelle che avrebbero potuto essere dieci persone lo strinsero e lo baciarono sulla testa. Riconobbe subito le figure in penombra dei suoi genitori.
"Albus! Albus... Oh, come state? Vi siete Smaterializzati? Erano lì, vero? Oh, ci sono tantissime cose che dobbiamo dirvi! E queste visioni? Da dove spuntano?" Ginny prese Albus per mano e lo condusse nella stanza circolare dove era stato dopo l'attacco dei Fedeli a casa sua. Il circolare tavolo di legno ospitava una ventina di maghi e streghe.
"Oh, ragazzi! State bene! Siamo stati in'ansia tutto questo tempo..." La voce di Amarog tuonò nelle orecchie di Al. Rose e Scorpius accettarono dei bei bicchieroni di acqua fresca e dei piccoli asciugamani puliti.
"Hanno attaccato? Sono entrati dentro le mura?" Chiese con le pupille dilatate Hestia Jones.
"Facciamoli respirare!" La voce della signora Weasley, Molly, sovrastò quelle degli altri.
Albus prese un bicchiere d'acqua e lo buttò giù in un sorso. Solo ora si accorse che Rose sanguinava dal collo e lui dai polsi. Si guardò intorno frettolosamente, distinguendo alcuni membri dell'Ordine: in penombra, dall'altra parte del tavolo, c'era Quercia che lo stava fissando. Si mise seduto accanto al padre, che lo stava sorreggendo. Pensò alla sua fidanzata... chissà se si fosse salvata dall'imboscata... e Hugo, suo cugino... e tutti gli altri Weasley... e Yvan Radmore... E TUTTA HOGWARTS...
"Sono entrati... I Fedeli sono entrati ad Hogwarts. Hanno ucciso... c'è stata una piccola battaglia e... e... c'erano i Dissennatori. Cento" Disse mentre la testa gli doleva fortissimo: la stanza sparì per un attimo, e lui era il ladro...
Era in volo, ed era più arrabbiato di quanto non lo fosse mai stato in vita sua. Teneva in mano un oggetto pesante. Voleva il ragazzo... Voleva sapere dov'era la Pietra... Aveva ucciso una decina dei suoi seguaci perché non avevano svolto bene il loro compito... Quella sporca maga della McGonagall lo aveva affatturato in volto... Ma ora stava tornando a Londra, pronto per il suo piccolo atto...
La stanza riapparve e notò che nessuno lo stava guardando, poiché aveva preso a parlare sua cugina.
"... mi hanno torturata. Non so dove siano Hugo e Lily... Sono morti un paio di Auror e anche degli alunni... mi sembravano Tassorosso... Vanessa Podger e Marcus Wellhope e..."
La stanza sparì di nuovo. Albus si sentì premere le tempie ferocemente... Non poteva sopportare tutto quel dolore: era come una Maledizione Cruciatus alla testa. Gli venne la nausea, ma qualcosa di strano era accaduto: lui era di nuovo il ladro... si trovava in volo sopra il grande parco di Hyde Park... era diretto al Ministero per compiere una strage... Lui se ne era già impossessato... aveva già rapito il Ministro della Magia... ma doveva andare ugualmente al Ministero... con lei tra le mani.
"NO!" Urlò di scatto.
Aprì gli occhi: si ritrovò di nuovo seduto al grande tavolo circolare. Per la prima volta Quercia cambiò espressione: sembrava preoccupato, ma rimase comunque in silenzio.
"Cosa è successo?" Gli chiese improvvisamente sua madre.
"Il ladro... è diretto al Ministero... vuole compiere una strage. Io... l'ho appena visto..."
Un borbottio rumoroso si levò dal tavolo.
"L'hai visto? Hai avuto una visione? Ora?" Gli chiese di nuovo la madre, le lacrime agli occhi. Albus non voleva che piangesse...
"D-dobbiamo andare al Ministero... sarà già arrivato..." Mormorò con un fil di voce.
"Ragazzo! Sei rimasto indietro, eh? Il Ministero è caduto quaranta minuti fa! Abbiamo scoperto che quasi tutti gli addetti erano stati sottomessi alla Maledizione Imperius, e in un Tribunale della Legge della Magia all'ultimo piano sono stati trovati più di cinquanta corpi privi di vita! Ormai è finita per il Ministero, non esiste più! Hanno rapito Kingsley e non sappiamo cosa fare!" Urlò battendo una mano sul tavolo Knox Quiss.
"Ma dobbiamo andare al Ministero! È da solo! Possiamo fermarlo!" Ribatté in tono di sfida Albus. Ginny si asciugò le lacrime e avvolse il figlio con un braccio. E in quel momento la stanza si dissolse per la terza volta...
Era in una grande sala bluastra... le scure mattonelle sulle pareti erano quasi tutte staccate e grandi cumuli di cemento giacevano a terra. Avanzava lento verso una grande fontana d'oro alta tre volte il Platano Picchiatore. Trasportava qualcosa di pesante tra le mani. Era una persona. Trascinava l'esile corpo della ragazza come se fosse un vecchio peluche enorme... Ma lui doveva... Doveva uccidere la sorella di quel Potter, Lily. La ragazza piagnucolava e cercava di staccare il piede dalla mano del ladro, ma invano. Aveva una forte presa e le sue unghie le solcavano tratti di pelle della caviglia... Doveva solamente portare la ragazza nell'Atrium e farla finita...
Albus aprì gli occhi di scatto, la fronte completamente bagnata e il cuore in gola. Non poteva essere vero...
"HA RAPITO LILY!" Si alzò di scatto, fece rovesciare parecchie bottiglie sul tavolo e, prima che qualcuno potesse chiedergli dove stesse andando, oltrepassò la porta. Corse con un fiatone assurdo nel corridoio oscuro, rischiando di inciampare in un portaombrelli gigante.
"Albus! Torna qui!" Sentì le voci dei membri chiamarlo. Ma a lui non gliene fregava niente. Il cuore gli martellava sul petto ferocemente. Raggiunse la porta e quasi non credé che avrebbe dovuto pronunciare la Frase Rimata.
"Se ti mando a quel paese, cara rima, faccio prima" Urlò disperato. La porta si aprì ed uscì nel viottolo babbano di Pytchely Road. Non si preoccupò nemmeno di chiuderla. Girò su se stesso un paio di volte, e in quel momento vide sfocato la figura del padre che usciva ansante dalla porta, la bacchetta in mano. Poi sentì l'urlo di disperazione della madre e la voce di Rose chiamarlo terrorizzata. Ma non poteva dar loro retta: si concentrò sulla destinazione: il Ministero della Magia.
I piedi si staccarono dal suolo e venne divorato dall'oscurità. Ruotò per alcuni secondi nel nulla, mentre udiva ancora lontane le voci dei genitori. Sentì un liquido bollente salirgli dallo stomaco e il mal di testa raggiunse l'apice del dolore. Sentì il cranio bruciargli... E poi i suoi occhi catturarono della luce. Al cadde a terra violentemente e, con uno sforzo che gli costò un debole urlo, si alzò subito.
Era arrivato a destinazione.
Si trovava all'estremità di un lunghissimo, rovinato salone d'ingresso con il pavimento splendente di legno scuro. Il soffitto blu pavone era incastonato di scintillanti simboli dorati che continuavano a muoversi e mutare come un enorme tabellone celeste. Le pareti ai due lati erano coperte da pannelli di lucido legno scuro bruciato dove si aprivano molti camini dorati, alcuni rotti, alcuni del tutto spaccati a metà. Al centro dell'ingresso c'era una fontana. Un gruppo di statue dorate, più grandi del naturale, si ergeva al centro di una vasca circolare. La più alta di tutte rappresentava un mago dall'aspetto nobile, con la bacchetta spezzata a metà puntata diritta in aria. Attorno a lui c'era quella che avrebbe potuto essere una strega decapitata e senza braccia, un centauro, la coda completamente bruciata e un pezzo di coscia staccato, e un goblin quasi tutto distrutto. Albus guardò ai piedi delle sculture: c'erano grossi pezzi d'oro e un'intera statua di un elfo domestico.
Prese la bacchetta dalla tasca e corse verso la fontana dei Magici Fratelli, la cui acqua scintillava debolmente all'interno.
"Sciocco da parte tua venire qui stanotte, Albus" La voce del ladro echeggiò rauca e sinistra per tutto l'Atrium. Albus venne percorso da brividi incontrollabili. Si voltò e, tenendo la bacchetta stretta in pugno, vide l'incappucciato sbucare da un camino dorato ancora intatto. Era più alto di quanto Al ricordasse. Nelle giallognole mani teneva la Bacchetta di Sambuco.
Ma prima che uno dei due potesse aggiungere alcunché, Albus levò la bacchetta e gridò "Expelliarmus!"
Ma, subito dopo, la voce del ladro gli tuonò dentro le orecchie, minacciosa e pesante. "Avada Kedavra!"
La scia rossastra di Albus incontrò quella verde del ladro a mezz'aria: si scontrarono così bruscamente che crearono sopra di loro un enorme vortice d'aria, che cominciò a spazzare via tutte le mattonelle blu pavone dalle pareti. I due fiotti di luce, imponenti e carichi d'energia, ondeggiavano sotto la forza del vortice. Albus fece un passo indietro e strinse ancora di più la bacchetta nella mano. La sua corda rossastra avanzò verso quella verde, che diminuì notevolmente.
"DOV'È MIA SORELLA?!" Urlò cercando di sovrastare il boato creato dalle due scie colorate e dal vortice sopra di esse.
Il fiotto di luce verde riprese potenza e sovrastò quello rosso. Albus tentò di respingerlo: ci riuscì, ma avrebbe potuto giurare di sentire qualche ossa nel petto spaccarsi.
"Intendi lei?" E indicò col mento una figura legata con delle spesse, lucide corde al braccio dorato del centauro della fontana.
Albus si voltò verso Lily: sanguinava sul volto e dalle caviglie colava giù del sangue, che si andava a mischiare con l'acqua della fontana.
Un odio mai provato lo sommerse, spingendolo a lasciare la presa sulla bacchetta. Il fiotto di luce rossa svanì nell'aria, così come quello verdastro. "Crucio!" gridò.
La figura incappucciata deviò la Maledizione e puntò di nuovo la bacchetta verso Al.
"CRUCIO!"
Albus non tentò nemmeno di difendersi: aveva la mente vuota, la bacchetta inerte rivolta contro il pavimento. Ma d'un tratto la statua d'oro decapitata della strega prese vita e balzò giù dal piedistallo per atterrare fra Albus ed il ladro. La maledizione rimbalzò sul suo petto, respinta, mentre la statua spalancava le braccia per proteggere Albus.
"Che cosa...?" urlò il ladro, guardandosi attorno. E poi sussurrò "Harry Potter"
Albus si voltò, il cuore in gola. Suo padre era comparso davanti ai cancelli dorati, seguito da gran parte dell'Ordine, le bacchette levate.
E in quel mentre, quelli che avrebbero potuto essere venti Fedeli apparvero nell'Atrium fluttuando nell'aria come fumo nero. Atterrarono a terra e cominciarono a lanciare Maledizioni Mortali dappertutto. Rose e Scorpius si difendevano con grande abilità, mentre Quercia si muoveva con una rapidità assurda: Albus si chiese se fosse una scena velocizzata o no.
Poi si voltò verso il ladro e, con un misto di rabbia e incertezza, urlò "Feremort!"
"Protego Maxima!" La maledizione di Albus rimbalzò sullo scudo invisibile del ladro e andò a infrangersi contro un camino dorato.
"Eh no, Albus. Quell'incantesimo non fa per te... Crucio!" Albus sentì le ossa fratturarsi: voleva morire. Era un dolore al di là di quanto avesse mai osato provare. Squarci profondi gli solcarono la pelle del collo.
"Stupeficium!" Al sentì la voce della madre echeggiare per tutto l'Atrium: lo Schiantesimo colpì in pieno petto il ladro, che barcollò per alcuni istanti all'indietro.
Al rimase a terra, quasi privo di sensi. Vedeva sfocato centinaia di luci, e i Fedeli volare da un punto all'altro della grande sala come vapore. Harry aveva Schiantato due incappucciati, mentre Amarog era alle prese con due Dissennatori spuntati dal nulla.
A pochi metri di distanza da Al, con un sonoro crac, si Materializzò Ted, la bacchetta in mano. Si guardò per un istante intorno, poi i suoi occhi incrociarono quelli di Al.
"Albus! Cosa... Cosa hai fatto?" Chiese ansante mentre osservava i fiotti di luce volare da un punto all'altro della sala.
"Libera Lily... è legata sul braccio del centauro..." Mormorò con un fil di voce.
Ted si alzò e, scavalcandolo, corse verso la fontana.
Albus si mise sulle ginocchia, il cuore che batteva all'impazzata e gli occhi che gli bruciavano. La testa gli stava scoppiando...
"ATTENTO AL!" Urlò Scorpius. Albus si girò, e vide avanzare verso di lui una grande nuvola nera. Ma poi si accorse che non era una semplice nuvola: il corpo di un Fedele si formò a mezz'aria, poi atterrò violentemente sul legno scuro lucente e prese Al per il collo. Lo alzò da terra di qualche centimetro e cominciò a sferrargli pugni sul volto e sullo stomaco.
"NO! MIO FIGLIO NO! AVADA KEDAVRA!" L'urlo di Ginny sovrastò quello di chiunque altro. Uno zampillo di luce verde fuoriuscì dalla sua bacchetta e colpì in pieno volto il Fedele, che sbatté a terra con un tonfo sordo. Ginny si inginocchiò e prese a urlare per la disperazione. Al, che era cascato a terra insieme all'incappucciato, si alzò frettolosamente e corse a baciare sulla guancia la madre.
"Ti amo, mamma" Le sussurrò all'orecchio.
Le lacrime di Ginny traboccarono dai suoi occhi marroni e caddero a terra, mentre le sue guance si coloravano di un rosso che non apparteneva alla classica sfumatura dei Weasley.
"Protego!" L'incantesimo di disarmo di un Fedele si andò a schiantare contro lo scudo invisibile: la scia rossa rimbalzò e tornò dal suo evocatore, che cadde all'indietro mostrando bene il suo viso. Albus spalancò gli occhi: era Mark Luscreb, un ragazzo più grande di lui di tre anni. Aveva frequentato Hogwarts nella casata di Grifondoro e al primo anno stava quasi per far fuoriuscire scintille rosse dalla bacchetta contro Scorpius. I suoi duri lineamenti e gli occhi neri si colorarono di viola e allargò le braccia in segno di arresa.
Un ex studente di Hogwarts era un Fedele...
Si voltò appena in tempo per vedere suo fratello James volare all'indietro: altri cinque Fedeli avevano fatto irruzione; James urtò contro un bordo della fontana, vi scivolò sopra e atterrò dall'altro lato, afflosciandosi sul pavimento, immobile come Knox Quiss, che era stato pietrificato.
"Prendete Potter!" strillò il ladro, lanciandosi verso di lui. Albus lo schivò e attraversò di corsa la sala, sapendo di essere al sicuro con i membri dell'Ordine.
Harry avanzò deciso verso l'incappucciato, cercando di fermarlo. Gli lanciò getti di luce giallastra e, almeno per un momento, Albus avrebbe potuto giurare di aver visto delle nuvole che sparavano pioggia sopra di loro.
Al si mise seduto a terra appoggiato con la schiena su un bordo della piscina dei Magici Fratelli, in un punto dove non c'era nessuno: alzava ogni tanto la testa all'indietro per vedere cosa stava succedendo. E in quel momento si sentì soffocare: un gran cuscino gli si formò sulla bocca. Non riusciva a toglierselo di dosso, perché questo continuava a premere sul suo viso... non riusciva a vedere niente... e improvvisamente sentì calci e pugni colpirlo su tutte le parti del corpo: erano più di due Fedeli.
Albus, che aveva la bacchetta in mano, urlò "Diffindo!" puntandola contro il grande cuscino: questo esplose, sparando in aria centinaia di piume biancastre.
"Sei solo, Potter" Ringhiò un Fedele, la bacchetta levata e puntata su un occhio di Al, che sentì improvvisamente un piacevole calore su tutto il corpo: si stava sciogliendo di nuovo... come nel salotto... come nella biblioteca. Si colorò di un azzurrino lucente e volò a mezz'aria sopra i quattro Fedeli, che lo fissarono sbalorditi. Senza esitazione, Albus cominciò a far piovere fuoco sugli incappucciati, mentre la testa gli pulsava così tanto che avrebbe giurato di sentire un osso del cranio rompersi.
Due Fedeli spiccarono il volo volando come lui: ma loro si muovevano come del fumo nero, che andò a coprire totalmente la vista ad Al. Questi si levò in aria ancora di più, ed ebbe l'intera vista di tutto l'Atrium: sotto di lui c'era la grande fontana d'oro, e davanti a questa si formava la lunga sala con i camini ai lati. Tra la lunga sala e la fontana c'erano i membri dell'Ordine che spedivano Schiantesimi e Maledizioni Senza Perdono. Ted aveva liberato Lily, che ora si era unita insieme al padre a combattere.
I Fedeli raggiunsero Al su al soffitto decorato con strani simboli.
"Non sei l'unico a saper volare, Potter" Gli urlò un Fedele.
Quindi Albus sapeva volare... Quello era 'volare'...
Senza cercare di mostrare incredulità, assunse di nuovo il suo corpo e cadde giù in picchiata: si girò appena in tempo per lanciare delle Maledizioni Feremort contro gli incappucciati, che caddero insieme a lui gocciolanti di sangue.
"Gommosus!" Urlò voltandosi di nuovo. Il pavimento sotto di lui si ammorbidì all'istante e, quando cadde, rimbalzò su di esso facendo un salto di tre metri.
Vide diritto a sé: Harry e il ladro stavano sorreggendo con la bacchetta un grande getto di luce verde e rossa. Quello rosso avanzava sempre di più verso il ladro, e Ginny si difendeva da quattro Fedeli che la stavano accerchiando. Ted stava combattendo contro un grande serpente alato, nero e viscido. Avrebbe potuto essere largo quanto una coscia di un uomo: era la stessa creatura che Albus aveva affrontato alla Corsa dello Zoppo...
Si avvicinò a Ted, puntò la bacchetta contro il serpente e, cercando di deviare le Maledizioni Mortali che volavano accanto a lui, gridò "Vipera Evanesca!"
Le ali del serpente scomparvero, bruciando. Dopo alcuni secondi il suo corpo divenne fumo nero, che si unì a quello di un Fedele in volo.
"Grazie Albus!" Urlò Ted scappando a salvare Bill che era stato Schiantato e che ora stava subendo torture da parte di un Fedele tozzo e abbastanza basso.
Il caos dominava su tutto... Ogni angolo dell'Atrium era illuminato dai getti di luce che fuoriuscivano dalle centinaia di bacchette in uso...
Albus si voltò a correre senza meta... Il corpo gli doleva tantissimo...
"Scorpius!" Urlò.
Malfoy stava sprigionando dei grossi palloni dorati che esplodevano appena si avvicinavano a un Fedele.
Albus si unì a lui e sparò scintille rosse, il cuore che ormai sembrava un cavallo.
Uno dei Fedeli più robusti, improvvisamente, gli arrivò alle spalle e gli bloccò le braccia lungo i fianchi. Si divincolò e tirò calci disperatamente, suscitando molte risate.
"Potter. Stai fermo. Sappiamo che la Pietra si trova dentro la tua bacchetta" Gli sbraitò il Fedele.
Albus sentì il cuore gelarsi come un ghiacciolo. Non poteva essere vero... Come facevano a saperlo?
Si voltò a destra, dove Quercia stava abbattendo dei Giganti sbucati dal nulla; Hagrid lo aiutava.
"Lasciami stare!" Urlò Albus mentre Scorpius veniva legato a delle corde nerastre. Il Fedele lo colpì in pieno viso, facendogli perdere alcuni denti.
Poi levò la bacchetta. "Crucio!"
Al urlò e ritrasse così bruscamente le gambe contro il petto che per un attimo il Fedele sostenne tutto il suo peso. Lo lasciò cadere sul pavimento, dove rimase a contorcersi, urlando di dolore. Non ce la faceva più...
"Questo era solo un assaggio!" disse il Fedele robusto con voce rauca. A un gesto della sua bacchetta, le urla di Al si placarono e il ragazzo rimase disteso singhiozzando ai suoi piedi. L'incappucciato poi si voltò a fissare Scorpius, sospeso a mezz'aria legato dalle corde.
"Allora... Tu sei Malfoy, vero? CONFERMACI CHE LA PIETRA SI TROVA DENTRO LA BACCHETTA DI POTTER! O... vedrai il tuo amichetto morire nel peggiore dei modi!" e si lasciò andare ad una risata senza allegria.
Scorpius non rispose, e rimase lì, fermo, senza poter fare niente.
Si sentì un urlo, un urlo spacca timpani. Albus si voltò appena in tempo per vedere Luna avanzare verso di loro sparando Schiantesimi contro il Fedele robusto, che cadde all'indietro inciampando su un bordo della piscina: si tuffò nell'acqua mista a sangue, le braccia spalancate.
"Grazie Luna" Sospirò debolmente Albus, riprendendo fiato e slegando Scorpius.
«Tarantallegra!» urlò un Fedele alle loro spalle, puntando la bacchetta contro Luna, le cui gambe iniziarono immediatamente una specie di frenetico tip-tap, sbilanciandola e facendola cadere a terra.
"SCORP, AL, ATTENTI, SOPRA DI VOI!" Al alzò appena in tempo lo sguardo per vedere cader giù la mano della statua del centauro. Malfoy lo placcò in vita violentemente e lo salvò dall'imponente massa dorata: ma lui rimase lì, immobile, gli occhi fissi sulla mano enorme. Albus lo guardò terrorizzato mentre udiva strilli e tonfi di persone che cadevano a terra: Scorpius venne completamente sepolto dalle macerie d'oro.
"NO!" Albus deviò uno Schiantesimo e andò incontro alla mano che stava soffocando il suo migliore amico.
"Vitus Ogectum!" Urlò disperato, e la mano camminò verso tre figure incappucciate che stavano assalendo Sturgis Podmore.
Scorpius eruttava fiotti di sangue dalla bocca e il polso gli si era storto in una stranissima angolatura.
"No, Scorpius..." Mormorò cercando di farlo alzare. "Andiamo..."
"Sto bene, lasciami... il polso... è rotto. Non posso più combattere..."
Sbam
Un Gigante afferrò per le gambe Malfoy, che si ritrovò a penzoloni sopra la battaglia. Era un gigante alquanto strano: al posto dei capelli aveva quelli che avrebbero potuto essere venti serpenti, verdi e squamosi. Sputavano veleno dappertutto, e gli occhi del mostro erano offuscati dalle cataratte.
Albus si voltò un istante per vedere suo padre combattere contro il ladro, usando tutta la sua potenza. Poi alzò lo sguardo verso l'amico e, improvvisamente, volò. Il suo corpo si trasformò nuovamente in quello strano fumo azzurrino e l'unica cosa fatta di carne era la sua testa che galleggiava sopra quella nuvoletta lucente e la mano destra, quella ferita dal Doxy tre anni prima...
Salì ancora più su per arrivare alla gigantesca mano del gigante e, con un tuffo al cuore, ebbe un'idea alquanto assurda... Sperò solamente che gli riuscisse.
"Lapifors!" Disse, la bacchetta puntata sul Gigante. La mostruosa figura giallastra lasciò cadere Scorpius, che cascò a terra e corse via; il busto del Gigante si rimpicciolì, così come le mani, le cosce, i piedi, e la testa. Due lunghe orecchie pelose gli sbucarono vicino alle tempie mentre si rimpiccioliva notevolmente: ora sembrava un elfo domestico. Peli grigiastri apparvero sul corpo della creatura e, con grande stupore di Al, si trasfigurò in un coniglio, che prese a saltare qua e là per la sala.
"HARRY POTTER! TU NON MI VINCERAI!" L'urlo del ladro raggiunse ogni angolo dell'Atrium. Il pavimento sotto i combattenti tremò per un attimo.
Dalla bacchetta del ladro fuoriuscì un piccolo sbuffo di fuoco, che poi aumentò rapidamente; assunse una forma di un enorme drago, che prese ad avvicinarsi minaccioso al padre di Al. Il suo sguardo si fece decisamente terrorizzato.
Albus corse verso il drago di fuoco e, volando come lo aveva fatto già tre volte quella sera, gli andò incontro: spontaneamente le sue mani si irrigidirono e spararono grossi getti di luce azzurra: il drago si rimpicciolì immediatamente e rientrò dentro la Bacchetta di Sambuco. Il ladro alzò lo sguardo verso Al, poi urlò: gli altri urli erano niente in confronto a questo. Tutte le mattonelle bluastre delle pareti si staccarono e caddero a terra, alzando cumuli di polvere. Albus riassunse una forma umana e cascò a terra, sotto lo sguardo incredulo e stupefatto di Harry.
Non seppe come ci era riuscito... Ma aveva un'abilità che gli altri non avevano... Riusciva a generare energia dalle sue stesse mani mentre era in volo...
Ma i suoi pensieri vennero interrotti da un boato pazzesco: guardò oltre la lunga sala coi camini distrutti, dove avanzava minacciosamente una massa d'acqua che avrebbe spazzato via un palazzo. L'acqua sembrava viva: delle lunghe mani fuoriuscivano dalle onde che si facevano sempre più grandi e assassine.
Il ladro spiccò il volo lasciandosi andare in una risata senza allegria. La battaglia dietro Al era finita: ormai tutti gli sguardi erano fissi sull'onda gigante che avanzava verso di loro. Non avrebbero potuto reagire... Migliaia di mani uscivano dall'acqua e si muovevano velocemente... Sarebbero stati soffocati...
"PROTEGO MAXIMA!" Era enorme... più grande di quanto Al si sarebbe potuto aspettare. Al aveva appena creato una barriera invisibile che stava momentaneamente respingendo quello che avrebbe potuto essere chiamato uno 'tsunami vivente'.
"Bel colpo, Neville!" Urlò Luna da dietro la fontana d'oro. Albus si chiese perché lo aveva appena chiamato così... Ma non poteva pensare a niente: doveva concentrarsi a far rimanere intatto lo scudo che aveva raggiunto il soffitto scuro. Se un Fedele lo avesse colpito era finita... non poteva più fermare l'acqua e tutti sarebbero morti... La battaglia riprese con un boato di urla e maledizioni infrante.
Il ladro lì sopra si mosse di scatto e volò verso di lui a velocità incredibile, la bacchetta tesa davanti a sé e il lungo mantello nero che gli svolazzava dietro come una bandiera.
Ma qualcun altro si era appena posizionato tra Al, la bacchetta levata a sostenere il flusso invisibile protettivo, e il ladro, pronto a scagliare una Maledizione Senza Perdono.
"Lily! Cosa fai? VATTENE!" Urlò Albus in preda al panico. Non poteva permettere a sua sorella di proteggerlo dal Mago Oscuro più potente del decennio. La potenza del suo Incantesimo Scudo aveva creato una specie di vento che gli stava spostando i capelli dalla fronte bagnata.
L'uomo sotto il cappuccio era sempre più vicino... stava raggiungendo Al e Lily...
"LILY! VATTENE!"
"NO! Devo salvarti! Sei mio fratello..."
Ma cessò improvvisamente di parlare. I suoi capelli rossastri ondeggiarono all'indietro, come se sospinti da un vento forte. La mano della ragazza rimase per un istante levata verso il ladro, poi si abbassò a sfiorare la zona del cuore. I suoi occhi verdi diventarono vuoti e freddi come il ghiaccio, come se fossero stati pugnalati da qualcosa senza un briciolo di pietà. La luce della Maledizione Mortale che l'aveva colpita in pieno petto sembrava ancora illuminare il suo viso angelico, privo d'espressione.
Lily Luna Potter parve impiegare un'eternità a toccare terra: il suo corpo si piegò con grazia e cadde all'indietro, ai piedi tremanti del fratello.
L'urlo di terrore non uscì mai dalla bocca di Albus. Pensava che anche lui fosse stato colpito insieme alla sorella... pensava che anche lui fosse morto insieme a lei ed era convinto che si sarebbero incontrati al di là dell'immensa felicità...
Ma il suo cuore batteva ancora forte, all'impazzata, come non lo aveva mai fatto in tutta la sua vita: era vivo. Ma lui non doveva essere vivo... non voleva vivere... se avesse dovuto vivere doveva farlo con sua sorella... e ora niente aveva più un senso.
Voleva morire a tutti i costi... Voleva raggiungere Lily nel posto che tutti, escluso Harry Potter, temevano più di ogni altra cosa.
Sperò che il ladro gli avrebbe scagliato una Maledizione Mortale anche a lui, ma non lo fece; si bloccò per un attimo fluttuando leggermente sopra la testa del ragazzo, poi svanì nel nulla.
Lasciò la presa sulla bacchetta e lo scudo si ruppe: non aveva più forze. Voleva andare da sua sorella...
Per un attimo scorse gli occhi dei suoi genitori, grigi e colmi di lacrime. Ma prima che il getto di acqua vivente lo travolgesse, sentì una mano afferrarlo. I suoi piedi si staccarono dal suolo e prese a vorticare velocissimo per la terza volta in quella lunga sera.
Sperava tanto che quella fosse la mano della morte che lo stava portando da Lily, la sua piccola dolce sorella coi capelli rossi...
Ma dopo alcuni secondi si ritrovò carponi su una superficie liscia e congelata. Si alzò frettolosamente asciugandosi le lacrime che gli stavano interamente bagnando le guance e si guardò intorno: quella che lo aveva preso per mano non era la morte.
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