17 anni dopo
//Piangerete con me, vero? D-dopo questo capitolo c-ci saranno vari spazi autore, ringraziamenti, ed anche alcune sorprese. Ricordatevi, una storia su Wattpad è finita quando c'è scritto completata//
//Leaving Hogwarts - John Williams per tutta la durata del capitolo. Non aggiungo altro...//
***
La tempesta di pochi giorni prima aveva scombussolato un po' la città. Non c'erano stati feriti, ma quella era stata una delle più volente d'Inghilterra. Menomale che, la famigliola che ora scendeva dalla macchina babbana sospesa a mezz'aria abitava in un punto di Londra abbastanza in discesa, e questo avrebbe garantito loro la salvezza per qualsiasi uragano. Si parlava addirittura di inondazione del Tamigi.
Ma quel giorno sembrava un opera d'arte. L'azzurro sfumato col bianco leggero delle nuvole sembrava uno schizzo con la tempera, e i palazzi ai lati delle strade erano più colorati: ovvio, tre anni prima c'era stata la famosa invenzione Lucideis, che trattava di ingegni tecnologici altamente Babbani che pulivano gli esterni delle abitazioni durante l'ora di pranzo.
I quattro Potter attraversarono velocemente Euston Road, affollata di macchine - che erano sospese di pochi centimetri dall'asfalto - e di strane persone che trasportavano cartelli con bauli e gabbie enormi.
"Attirano un sacco l'attenzione" Disse sorridendo Corbin, il maggiore. I capelli neri lunghi fino alle spalle luccicavano sotto la luce del sole che attraversava le nuvole.
"Infatti, almeno noi ci vestiamo normalmente" Intervenì il fratello Connor fissando un gruppo di persone con dei lunghi mantello verde smeraldo. Si stavano dirigendo tutti verso la stazione fuligginosa.
"Con, io sono stata una Babbana, e tuo padre diciamo un miscuglio" Convenne la madre dei due ragazzi. Era alta quanto il marito e i suoi capelli neri come la pece parevano tinti con la magia. I loro fiati scintillavano come ragnatele nell'aria fredda di quel primo di settembre.
Entrarono nella stazione e guardarono verso sinistra, verso il binario nove e dieci. Albus fece un cenno con la mano ad un uomo della sicurezza, che indossava un abito giallastro e che fissava le enorme gabbie sbattere contro i carrelli che trascinavano i ragazzi. Poi udì di nuovo la voce del figlio maggiore, rivolto al più piccolo dei Potter.
"Non è colpa mia se sono più grande te, potevi chiedere ai nostri di darsi da fare un po' prima"
Lo vide spingere il carrello carico di bauli e sfrecciare verso la colonna; Corbin Potter oltrepassò la barriera di mattoni di cemento con grazia, senza nemmeno prendere la rincorsa. Era così calmo e silenzioso quel ragazzo, sembrava pensare con intensità ogni secondo. Forse erano i suoi occhi piccoli e tirati ai lati che gli davano un'aria pensierosa, o forse il vizio di arricciare le ciocche dei lunghi capelli scuri che non voleva tagliare più, o perfino il suo essere Corvonero.
Elly ed Albus misero entrambi una mano sulla spalla del loro secondogenito, che fissava con aria impacciata la barriera.
"Siete sicuri che non mi schianterò? Insomma..."
"Non c'è da preoccuparsi. Corri, se vuoi, ma non andrai a sbattere. Ti ritroverai subito dall'altra parte" Lo rassicurò il padre stringendogli la spalla e allungando le labbra in un sorriso.
"D'accordo" Sussurrò il ragazzino passandosi una mano sui capelli neri come quelli del fratello. Però, lui li aveva corti, come quelli del nonno Harry, che quel giorno sarebbe arrivato giusto in tempo per salutarlo e per accompagnare il suo nuovo figlio.
Il piccolo Connor sospirò e fece un passo avanti, lasciandosi alle spalle i genitori. Allungò ancora di più le gambe e chiuse gli occhi, trattenendo il respiro. Non ci fu nessun impatto. Si ritrovò dall'altra parte, emergendo nel binario nove e tre quarti, oscurato dal senso vapore bianco che usciva dal rosso Hogwarts Express.
Con aguzzò gli occhi nel bianco per cercare di scorgere suo fratello, ma questo era stato inghiottito dalla nebbiolina. Si voltò e, un po' stordito, si ritrovò i genitori, che si tenevano per mano.
"Andiamo, zia Rose e zio Connor ci stanno aspettando" Parlò Al oltrepassandolo. Con lo seguì, guardando il Barbagianni dentro la sua gabbia. E proprio quando veniva inghiottito dalla nuvola biancastra gettata dalla locomitiva, si ritrovò le braccia della cugina Luce legate al collo.
"Conny! Oh, sei spaventato? Emozionato? Teso? Contento? Nervoso...?"
"Lucinda, lascialo respirare" La voce della madre la interruppe. Quella ragazzina non faceva altro che parlare. Forse era per questo che Con le voleva tanto bene. Eppure aveva tre anni in più di lui.
"Rose!" Albus le diede un bacio sulla guancia.
"Al, com'è andato il viaggio? Noi siamo rimasti venti minuti a Cleveland Street!" Ansimò la donna mentre il marito la stringeva in un abbraccio. Lui aveva un lungo taglio sul collo e la camicia bianca sbottonata mostrava un petto scolpito alla perfezione.
"Tutto bene, ho parcheggiato l'auto proprio qui fuori" Rispose il cugino.
Rose Weasley e Connor Spartamus sembravano la coppia perfetta ad un matrimonio. Lei vestita di bianco, lui vestito dello stesso colore, ma coi pantaloni neri e delle scarpe tirate a lucide che sembravano costare l'ira di Merlino.
"Papà, io vado con Luce da George Junior e Niall, ci vediamo tra un po' " E i due ragazzi se ne andarono. Luce, alta e coi capelli neri, aveva una grossa cicatrice sulla guancia, segno di una lotta passata contro qualche creatura: lei era un mezzo lupo mannaro. Aveva ereditato la sindrome della licantropia dal padre. Ma ciononostante, la loro unica figlia era una delle ragazze più conosciute ad Hogwarts. Era conosciuta col nomignolo Luce, anche se il suo vero nome era Lucinda Margarit, ed era stata insignita Ordine di Merlino, seconda classe, per aver contribuito nella ricerca di magie e pozioni contro le trasformazioni dei lupi mannari. Ed aveva solamente quattordici anni.
Albus seguì con gli occhi la nipote svoltare verso destra insieme a Con, poi si voltò verso sua cugina e suo cognato.
"Allora? È vero? Zia Hermione è stata rieletta Ministro della Magia?" Chiese accigliato e sorpreso.
Rose annuì, proprio mentre una mano toccava Albus da dietro. Si voltò di scatto. Era suo cugino Louis, coi figli Freddy e Dylan. Il primo, un brillante dodicenne coi capelli rossi, il secondo, un ragazzo di sedici anni con capelli biondo platino e un naso così piccolo che avrebbe potuto essere quello di un bambino.
"Louis! Dov'è Jade?" Chiese Rose salutandolo allegra con la mano. Albus ed Elly la imitarono.
"Oh, è andata a casa di Lorcan e Dominque: loro figlio Vanbrugh ha l'influenza e mia moglie conosce un piccolo trucchetto per rimediare al danno"
"Fantastico" Canticchiò Albus voltandosi di nuovo. Gli occhi blu mare di Connor lo stavano fissando. In quel momento qualche ricordo di una lotta in biblioteca a scuola gli affiorò in mente, o forse di qualche piccola battaglia in un vicolo di Londra...
"Rose, ricordati di mandarmi una lettera quando vai all'Ufficio Auror" Disse di scatto Al mentre si passava la mano nella barba che non tagliava da due settimane "su come procede l'andamento del dopo Elezioni. Fammi sapere tutto su tua madre. Oggi sono impegnato ad Hogwarts, sai, sono un professore"
"Non ti preoccupare, ti scriverò tutto. Tu, invece, stai attendo a quello che insegni! L'anno scorso hai fatto incendiare le scarpe a tuo nipote Alouis. Ti prego, stai attento e cerca di non strafare con le tue abilità azzurrine"
Albus rise alle parole della cugina.
"A proposito di Alouis, dov'è James? Aveva detto che sarebbe arrivato per primo. Ma io lo so, arriva sempre in ritardo! Non c'è una volta che sia puntuale! Anche al matrimonio di Teddy e Victoire: è arrivato quando stavamo cenando!"
"Parlate di me? Guardate che mi offendo!"
James Sirius fece comparsa tra la folla di genitori e bambini. I suoi capelli tinti di biondo gli davano un aria più che ribelle. Teneva per mano la sua piccola figlia di appena sette anni Ginevra, mentre nell'altra teneva quella della dodicenne Mariangel. La minore, le guance enormi e rosse, portava un cerchietto arancione infilato nei capelli neri di sua madre: Charlotte Grey, un ex Serpeverde che, almeno ai tempi della scuola, avrebbe potuto somigliare ad un maschio per il suo comportamento. Aveva gli stessi occhi di Albus, e la sua pelle così uguale ad Elly la sembrava far somigliare ad un angelo. Lei era avvolta dalle braccia del figlio anche lui dodicenne, Alouis, che portava i capelli lunghi in una coda di cavallo. Aveva delle incredibili fossette, frutto di tutti i pizzicotti ricevuti quando era neonato.
"Non stavamo affatto parlando di te, stavo parlando del nostro fratellino Remus Neville" La butto lì Al.
Remus Neville...
Di tutto quello che gli era capitato nella vita, niente era stato più sbalorditivo della sera di quel lontano duemila ventitré, subito dopo la Terza Guerra, in cui sua madre gli aveva annunciato che Albus e James avrebbero avuto un nuovo fratello. Albus non aveva dormito per giorni, perché fu un fatto alquanto strano ma allo stesso tempo stupendo, difficile da spiegare, almeno secondo lui. E quando era nato, coi capelli rossi di un Weasley, non aveva pianto, questo se lo ricordava. Strano come un neonato appena dato alla luce non possa piangere.
Ora quel neonato era cresciuto, ed era un ragazzo di ben sedici anni, che frequentava il sesto anno ad Hogwarts nella casa di Corvonero. Il quartogenito di Harry Potter e Ginny Weasley.
Si parlava dello studente più intelligente della scuola, e faceva a competizione con la nipote Lucinda. Aveva strappato tutti Eccellente ai G.U.F.O. e aveva perfino eguagliato Patrick Finnigan, il professore di Trasfigurzione, nel trasfigurare una rana in una scopa da volo durante il suo terzo anno.
"Il piccolo Remus. Mi ha proiettato stamattina dicendo che sarebbe venuto in ritardo. Doveva finire di leggere un libro. Sai, lui è ossessionato dai libri e dal loro odore stantio" James Sirius alzò gli occhi al cielo, poi lasciò la mano ad entrambe le figlie. Charlotte lo guardò sorridendo.
"Zio! Zio!" Le urla di Niall Weasley, il primogenito di Fred II Weasley e Jimmy Bones, fecero girare di colpo James.
"Zio! C'è George Junior che dice che hai un dilatatore nell'ombelico! È vero? Fammelo vedere! Immediatamente!"
Niall, un ragazzino biondo e con la pelle chiara come la sabbia di una spiaggia dei Caraibi, sembrava la copia identica di Bill Weasley. Era la simpatia in persona. Albus lo considerava quasi un terzo figlio.
"Certo che non ce l'ho! Cosa cavolo gli frulla in mente a quel George? Ho solamente un piercing!"
Il gruppetto lì davanti al treno cominciò a ridere, e così forte che una famigliola dietro di loro lo guardarono accigliati.
Di tutto quello di cui Albus aveva bisogno, era proprio la risata, perché questa gli era stata rubata quando era appena un ragazzino. E una risata, per un ragazzo, è tutto.
Quando Con e Luce tornarono, le famiglie Weasley e Potter si unirono tutti insieme in un unico gruppo, dando gli ultimi saluti e ramanzine di famiglia.
Rose e Connor presero da parte la quattordicenne Lucinda, mentre James e Charlotte parlarono a lungo soprattutto con Mariangel. Alouis fece salire sulle spalle la piccola Ginevra e scomparve nelle ultime nuvole di vapore che stava gettando il treno sulla folla.
"Papà"
Albus si voltò, notando un pizzico di nostalgia nella voce del figlio Con. Sotto l'occhio destro, l'appena undicenne, portava una piccola cicatrice, segno di un atto di salvezza nei confronti del fratello Corbin cinque anni prima. Lo aveva afferrato giusto in tempo per la mano prima che Corbin cascasse giù da uno scoglio alto quattro metri. E in quel momento, Con aveva sbattuto la faccia contro la pietra umida e calda.
"Dov'è Remus? Sai che non entro nel treno senza di lui. Gliel'ho pure detto!"
"Non ti preoccupare, arriverà. Lo potrai aspettare dentro" Disse Albus accovacciandosi in modo che il viso del figlio fosse appena sopra il suo. Con scorse il fratello Corbin lasciarsi baciare da Elly, abbracciare in fretta il padre e balzare sul treno che si andava riempiendo. Lo vide agitare il braccio in segno di saluto e correre via lungo il corridoio, a cercare i suoi amici. Poi si voltò di nuovo verso il padre.
"Promettimi che mi insegnerai a volare come lo fai tu. Con lo stesso fumo azzurro. Con la stessa velocità con cui hai fatto fuori il Fuoco Inseguitore"
Albus gli sorrise e gli strizzò l'occhio, poi allungò una mano e la posò sulla spalla del ragazzino.
"Il tuo fumo sarà più intenso, e tu sarai più veloce di me. Raggiungerai la luna senza nemmeno dover trattenere il respiro"
"Lo farò, ne sono sicuro. Diventerò il primo mago astronauta"
"L'importante è non smettere mai di sognare, Con. Qualunque cosa ti accada, la tua mente dovrà sempre essere una sognatrice"
"Come lo è in questo momento. Voglio diventare un Serpeverde"
Anche se doveva far trapelare espressioni dubbiose o incerte, Al sorrise ancora di più. Si passò la mano senza indice tra i capelli e sospirò, chiudendo per un istante gli occhi verdi, che aveva ereditato solamente il ragazzino che aveva di fronte.
"Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta. Non tutti desiderano di diventare Serpeverde, Con, ma se tu lo vuoi davvero, deve essere un sentimento molto forte"
"Lo è di sicuro, perché mai dovrebbe voler dire che non è vero? Andiamo! Corbin ha sognato la casa di Corvonero ed è stato smistato in Corvonero. Grandioso, no?"
Albus annuì, fissando gli stessi occhi suoi del figlio con ammirazione e speranza.
"Se devo dirla tutta, Connor Severus, tu porti due nomi di due Serpeverde. Uno di questi è stato l'uomo più forte che abbia mai conosciuto, più forte di chiunque altro"
Il piccolo Connor stiracchiò le labbra carnose della madre.
"Stai attento a Luce, e mi raccomando, non farti sbranare vivo" Scherzò l'uomo, issandosi su. "Noi ci vediamo dopodomani. E sii puntuale alla mia lezione! Non accetterò ritardatari!"
"Contaci, papà"
Connor Severus diede un rapido bacio sulla guancia al padre e alla madre, poi, con l'abilità di un vero cavaliere, prese per la mano sua cugina Luce e andò insieme a lei a cercare uno scompartimento nell'Hogwarts Express. Le ultime braccia fuori dai finestrini finivano di agitarsi freneticamente e i chiacchierii dei genitori si fecero più intensi.
Alouis e Niall caricarono i propri bauli sul treno insieme al nuovo arrivato Vanbrugh, il figlio di Lorcan Lisander e Dominique Weasley.
E poi, correndo, arrivarono Harry e suo figlio Remus Neville. Il primo, ormai il viso ospite di qualche ruga, i capelli di qualche sfumatura biancastra e la cicatrice sbiadita sulla fronte, teneva in mano un baule. Remus, i capelli rosso vivo lunghi abbastanza da coprirgli le orecchie, si guardava intorno, forse in cerca di qualcuno. Connor ricordava che Remus aveva una fidanzata, e che nessuno sapesse chi fosse. Infatti veniva soprannominata Girlfriend-Quasi-Senza-Nome.
Albus salutò il fratello minore e il padre, poi levò le mani, salutando le figure oltre i finestrini del treno.
"Remus! Ricordati di stracciare anche quest'anno tua nipote Luce! Voglio un fratello super a scuola! Tanto in Volo già sei il migliore!"
Il rosso gli sorrise, e solamente ora il suo viso venne ben illuminato dalla luce solare che passava dalle vetrate su in cima. Il suo naso era chiazzato da qualche lentiggine ed aveva gli zigomi così scolpiti che, se non fosse stato per altri aspetti, avrebbe potuto somigliare a Connor Spartamus.
"Ci vediamo domani!" Urlò Albus mentre si tirava su la cravatta bluastra.
Alle sue spalle, suo padre salutava un po' tutti, mentre Charlotte e James cercavano di tenere a bada la piccola Ginevra, che si era scordata di dare un bacio al fratello Aluois.
Ma il treno era già partito, e ora visi affacciati dai finestrini cominciavano a diminuire. Albus sapeva che Harry stava seguendo con lo sguardo il volto di Remus Neville, perché lui era un po' quello speciale dei Potter. Nessuno si sarebbe mai aspettato del suo arrivo.
Elly strinse in un abbraccio il marito e ricordi di una cavalcata su una Quickfire su nei cieli della Scozia gli piombarono in mente.
Alzò ancora di più la mano monca per salutare i suoi figli, Corbin e Connor.
Non c'era da preoccuparsi per loro, e nemmeno per nessun altro, tanto li avrebbe tutti rivisti ad Hogwarts, e si sarebbero potuti salutare in qualsiasi momento della giornata. E anche Connor Spartamus non doveva preoccuparsi. Lui era l'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.
Il treno sparì nell'esagerata nebbia autunnale, ed Albus abbassò la mano a sfiorare il punto della sua giacca gessata che copriva la cicatrice a forma di saetta. Strano che, dopo tutto il dolore che aveva provato, questa non gli avesse mai doluto dopo la Terza Guerra.
Abbassò lo sguardo, e sentì la mano di suo padre sfiorargli la spalla, come una foglia leggera.
Per un momento si immaginò sua sorella Lily con i figli, sorridente e orgogliosa delle sue piccole creature.
Chiuse gli occhi e lasciò che l'oscurità di una vita lo invadesse. Un'oscurità che, forse, era stata frutto dell'essere figlio di quell'occhialuto di un Harry.
THE END
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